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Autore: NPC_Stories    27/10/2021    1 recensioni
Inktober 2021 con la lista ufficiale, come sempre troverete storie dei miei personaggi originali nel mondo di Forgotten Realms.
Dovrebbero essere storie brevi (altrimenti come faccio a pubblicarne una al giorno?), ma chissà se ci riuscirò...
Genere: Avventura, Fantasy, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het, Slash | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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- Questa storia fa parte della serie 'Forgotten stories of the Forgotten Realms'
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Genere: fantasy
Note: seguito di Stuck e di Sprout


27. Spark


1371 DR, cittadina costiera di Leilon

A Sharova bastava solo una scintilla. Il suo piano non era il massimo dell'eleganza, ma al momento non sapeva produrre nulla di meglio.
La bambina era nata da pochi giorni, era arrivata senza preavviso e quasi senza dolore. Era stato un buon parto, se non altro. Veloce. Non era la norma con i mezzi umani. La succube si riteneva fortunata.
Ciononostante aveva sperato di avere a disposizione un po' più di tempo. La nave che trasportava quel sacerdote di Waterdeep sarebbe arrivata da un giorno all'altro e lei non era comunque al massimo della sua forma fisica. Inoltre avere la responsabilità di una creatura fragile era una cosa che le dava sui nervi.
La neonata aveva bisogno di mangiare e di dormire, come il suo genitore umano. Che fastidio. A causa di ciò aveva dovuto reclutare una balia, e quindi tutto il paese aveva saputo subito che il lieto evento era finalmente accaduto: Leilon era una cittadina piccola, dove nessuno si faceva i fatti suoi. Sharova aveva sempre più voglia di massacrare tutti e lasciare solo delle rovine dietro di sé.
Il suo amico accolito di Lathander era stato il primo a congratularsi e ad offrirle il suo aiuto. Era stato lui a trovarle la balia, quindi si era rivelato utile dopotutto. Era anche un po' risentito che lei non lo avesse mandato a chiamare quando era giunto il momento, ma lei mentì dicendo che era accaduto di notte e che non aveva voluto disturbarlo. Alla fine era andato tutto liscio, e la bambina era sana.
Comunque secondo Sharova la neonata era una maledetta ragade. Le causava solo fastidi. Piagnucolava, la costringeva ad avere contatti sociali, produceva escrementi a ciclo continuo. Come facevano gli umani a sopportare tutto quello ogni volta che gli nasceva un pupo?
L'unico aspetto positivo della cosa era che la piccola sembrava aver ereditato molti dei tratti di Sharova: era molto bella, per quanto si potesse capire di una neonata: i suoi tratti erano perfetti e simmetrici. Aveva brucianti occhi rossi e delle minuscole ali da pipistrello sulla schiena, e le sue dita avevano dei piccoli ma ben definiti artigli al posto delle unghie. La succube aveva dato una lunga occhiata soddisfatta alla sua piccola alu-demone (così venivano chiamate le figlie di succubi e umani) e poi con un sospiro aveva usato un incantesimo per trasfigurala in una neonata umana. Non poteva permettersi che la balia oppure l'accolito si accorgessero di qualcosa.
Nel frattempo, non poteva limitarsi a fare la mamma a tempo pieno. Doveva anche pensare a un piano per mettere le mani sull'artefatto che al momento era sotto la custodia dei preti. Ma, per tornare alla sua riflessione ricorrente, non aveva bisogno di rubare la pietra magica. Le bastava una scintilla.
In pratica doveva avvicinarsi alla pietra quel tanto che bastava per fare in modo che sua figlia la toccasse. A quel punto, le energie sacrileghe della bambina avrebbero per natura attirato altre energie della stessa polarità, e la piccola mezzumana sarebbe diventata un demone completo, auspicabilmente un'altra succube.
Quello che le serviva, adesso, era un diversivo. Qualcosa che tenesse impegnati i sacerdoti mentre lei si intrufolava fra i loro ranghi e si avvicinava alla meta. Per fortuna era una maga esperta, capace di evocare creature, e nei Piani Inferiori aveva ancora qualcuno da cui riscuotere favori. E c'era qualcun altro che sicuramente avrebbe potuto persuadere con le sue arti femminili.

Tre giorni dopo la pietra magica che Sharova e il suo defunto compagno mago chiamavano Faro venne scortata fuori dal tempio di Lathander. I sacerdoti l'avevano chiusa in una cassa di metallo, un oggetto ingombrante e pesante che sembrava fatto d'oro (di cattivo gusto, secondo lei, come qualsiasi oggetto e ornamento creato dai fedeli di Lathander). Quell'oggetto emanava un'aura sacra ed era così pesante che era stato caricato su un carretto.
Un oggetto di così grande valore, anche solo per il fatto che la scatola era d'oro, avrebbe attirato facilmente briganti e altre creature di quella risma, quindi era guardato a vista dai chierici e dai pochi paladini del tempio.

Di sicuro si aspettavano qualche problema, ma non una piccola orda di demoni minori guidati da una coppia di vrock, creature abissali che parevano l'unione blasfema fra uccelli rapaci e umanoidi. I due vrock erano abbastanza intelligenti da collaborare fra loro e guidare i mani - demoni della più infima specie, pericolosi solo per il loro numero - con una strategia accettabile.

La succube assisteva allo scontro da una certa distanza, protetta da un incantesimo di invisibilità. Valutando lo stile di combattimento dei demoni capì che non sarebbero durati a lungo. Ma l'aveva previsto. Non voleva che durassero a lungo. Aveva dato loro informazioni parziali perché temeva che cercassero di soffiarle il suo premio, se avessero intuito la vera natura dell'oggetto nella cassa d'oro.
I vrock non sapevano che si sarebbero trovati contro dei chierici addestrati. Sharova aveva poco tempo per agire, ma era pronta. Lei si sarebbe concentrata sulla cassa.
Reggendo la bambina nell'incavo del gomito sinistro, puntò la mano destra verso il carretto che i chierici stavano difendendo. Un raggio verde di energia distruttiva partì dal suo dito indice, colpì il grosso bagaglio e, nonostante quello emanasse un'aura sacra, l'incantesimo della succube fu sufficiente a spezzare il metallo. La cassa avrebbe dovuto disintegrarsi, invece si fratturò e cadde in pezzi, ma l'obiettivo era comunque raggiunto. Sharova tornò visibile a causa dell'incantesimo che aveva lanciato, e con lei anche la bambina. Ma ormai era fatta. Un ultimo sforzo. Un ultimo rischio.
Sharova si gettò nella mischia, puntando direttamente alla pietra magica seminascosta dai frammenti dorati.
Doveva solo fare in modo che la bambina toccasse il Faro. Anche sbattendocela contro se necessario.
E ci riuscì. Evitando per un soffio una mazzata diretta alla sua testa, Sharova spinse il suo fagottino contro la roccia.
A quel punto percepì una scintilla che passava dall'artefatto alla neonata. L'energia stava fluendo, direttamente dai Piani Esterni, il suo intrigo aveva funzionato!
In quel momento accaddero due cose: la succube iniziò a sentire un senso di nausea, e la piccola alu-demone scoppiò a piangere. Non un pianto qualsiasi da bambino piccolo, ma proprio il grido disperato di una creatura al limite. Un grido di dolore e paura e tutto, così straziante che perfino una madre degenere come lei si sentì un pochino in colpa.
Qualcosa stava andando storto.
Fu allora che Sharova capì.
Non era la cassa dorata a emanare quell'aura di Bene, o non soltanto la cassa. La pietra era stata purificata. Questo lo sapeva già. Ma che fosse stata anche consacrata… non lo credeva possibile. Magari la semplice permanenza in quel tempio aveva influenzato la pietra e le energie che veicolava? Quando era nella torre del mago la sua influenza era sempre stata casuale, attraeva creature buone e malvagie in egual misura.
Adesso invece, la natura della pietra era cambiata. Che fosse temporaneo o definitivo, Sharova non lo sapeva, ma sapeva che il suo esperimento era fallito.
Anzi peggio, la bimba era stata contaminata.
Sharova scoccò uno sguardo di disgusto alla bambina, come se fosse un sacco di spazzatura. Che fastidio. Tanta fatica per niente.
Un sacerdote notò che la succube era distratta e, non capendo cosa fosse il fagotto urlante che aveva in braccio (l'urlo della creatura non aveva niente di umano!), tentò di nuovo di attaccarla lanciandole contro un incantesimo sacro.
Sharova gli scagliò in faccia la bambina urlante, come se fosse stata una palla di stracci. Questo distrusse la sua concentrazione, ma i suoi riflessi lo salvarono dal prendersi un'infante in piena faccia. Acchiappò al volo il fagotto, e solo allora comprese che era una creaturina. Per fortuna della piccola, i mezzi demoni sono molto più resistenti dei normali bambini umani.
Sharova approfittò di quel momento di distrazione per teletrasportarsi via.
Il suo piano, curato così a lungo, portato quasi a compimento, infine era fallito perché aveva sottovalutato gli umani. Mai una gioia.

   
 
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