File 15.
La
riabilitazione stava andando sorprendentemente bene; merito di una
delle equipe riabilitative migliori del mondo. I problemi alla vista
stavano scomparendo ormai quasi del tutto, così come ogni
difetto
alle funzionalità cognitive. Dopo poche settimane riusciva
già a
stare in piedi senza bisogno di alcun supporto, ma la fisioterapia si
rese necessaria, per via dei mesi passati, trascorsi sdraiato a
letto.
Greg
era felice per Mycroft ed orgoglioso della sua forza d'animo, ma si
premurò di tenerlo per sé, lo aveva
già fatto incazzare troppo
negli ultimi periodi, e si stava comportando, molto, molto docilmente
con lui.
L'uscita
dall'ospedale era prevista due settimane dopo l'ultima radiografia,
in modo da essere sicuri al cento per cento di non avere nessun tipo
di ricadute, anche se sarebbe stato seguito da uno dei medici della
stessa equipe ad averlo operato.
*
Non
parlarono poi molto durante il tragitto verso casa, Greg era ancora
mortificato per quanto successo, e Mycroft... beh, Mycroft non aveva
molto da dire, gli stava facendo pesare ogni singolo istante passato
con ella, semplicemente col silenzio.
«
Porti ancora la fede, Gregory. Mi chiedo quali siano le tue
intenzioni. »
Lo
yarder, che stava guidando in completo silenzio, trasalì e
si guardò
la mano per un attimo e vide la fede. Davvero l'aveva portata per
tutto quel tempo? Si era completamente dimenticato di averla al dito:
le abitudini sono difficili da sradicare, ma non ci pensò
due volte
a levarsela e mettersela in tasca, sospirando lievemente.
«
Non appena andrò a casa, la metterò in un
cassetto, o gliela darò.
Non... non so bene come funzioni. » disse, passandosi una
mano tra i
capelli.
«
Chiedi il divorzio. Una volta per tutte. »
Asserì Mycroft, il
tono non ammetteva repliche o scuse che fossero. Quella frase, Greg
la prese come un pugno dritto nello stomaco. Non perché non
volesse
andare avanti con tutte le pratiche, certo, ma perché
significava
tante, troppe cose e tra le prime, chiudere definitivamente un
capitolo importante della propria vita. Lui era pronto, ma lei? Lei
non lo avrebbe accettato, così come aveva fatto con la
separazione:
aveva impiegato davvero tanto tempo per fargliela accettare, per
farle capire che non poteva tenere il piede in due scarpe, ed ora,
dopo l'ultima volta che si erano visti, sarebbe stato ancora
più
arduo.
«
Non è così semplice, con i tempi di attesa.
»
«
Dimentichi troppo spesso chi io sia, Gregory. »
L'ispettore
non rispose, rimuginando sul fatto che avrebbe dovuto farlo
già
tanto tempo addietro e lo sapeva molto bene, ben prima di entrare in
casa – così come nella testa – del
maggiore degli Holmes, ma non
aveva mai trovato il coraggio. Il coraggio di continuare una vita con
nient'altro che sé stesso. Ma adesso, solo non lo era
più.
La
casa di Pall Mall, Mycroft la ricordava come l'aveva lasciata
ovviamente, così come i dintorni: Buckingham Palace e il St.
James's
Park da un lato e la strada che portava a Trafalgar Square
dall'altro.
Greg
scese dalla macchina, diretto subito ad aprire la portiera al lato
del passeggero, ma Mycroft lo bloccò ancora prima che
potesse
porgergli la mano.
«
Non iniziare a trattarmi da invalido, Gregory. Ce la faccio benissimo
da solo. »
Lestrade
rimase interdetto per alcuni istanti ritraendo subito la mano, le sue
intenzioni erano solo quelle di aiutare il suo compagno. Ma si
dovette limitare soltanto al trasporto della borsa con gli effetti
personali.
*
Quando
la pioggia cominciò a bagnare le strade di Londra, erano
ormai in
casa da un bel pezzo.
Non è che Greg fosse irrequieto, ma essere
calmi e tranquilli era ben diverso da come si stava comportando lui
in quel momento: camminava da una finestra all'altra, come alla
ricerca di qualche silenzioso consiglio, che sperò arrivasse
da lì
a poco.
«
Che palle, piove. »
Da
quando erano arrivati, Mycroft si era già messo al lavoro:
aveva già
fatto un numero imprecisato di telefonate, firmato altrettanti
documenti ed era pronto per almeno 2 seminari online, o qualcosa di
simile.
« E dove volevi andare, di grazia? » rispose,
Mycroft,
raddrizzando un plico di documenti.
« Solamente in giardino a
fumare. »
Mycroft
era calcolatore e sapeva a cosa stesse pensando Greg: quella sarebbe
stata la sua settima sigaretta nell'arco di tre ore, sapeva
più che
bene che Gregory stava ancora rimuginando sul discorso
precedentemente avvenuto in macchina. Poggiò i gomiti sul
tavolo,
cominciando a guardare Gregory, serio.
« Il divorzio non deve
portare a rovinarti i polmoni, più di quanto non lo siano
già.
Saremo in tribunale per firmare le pratiche tra due settimane esatte.
»
« Che? – mosse la bocca senza proferir parole una,
due
volte, non ebbe il tempo neppure di avere una reazione sensata
–
No, Mycroft, no. O almeno, non se non sei in forma e ne dubito,
insomma... E poi come hai fatto a sbrigartela in sole due settimane?
Io – »
« Non ho potuto fare di meglio, – disse, mentre
Greg
si avvicinò al tavolo per vedere a tutti gli effetti che un
paio di
quei plichi erano documenti divorzisti – sono tutti degli
incompetenti, gli avvocati ordinari, e non ne vedevo uno da...
– si
bloccò, facendo un'espressione un po' sconcertata e
titubante allo
stesso tempo – Da Daisy. »
Al nome dell'ex moglie dell'altro,
Gregory trasalì: la propria mente negli ultimi periodi era
stata
così tanto occupata dalla malattia del compagno, che si era
completamente dimenticato del fatto che Mycroft avesse avuto una vita
di coppia, prima di loro due insieme. Che stupido.
« Queste
attese, pratiche degli avvocati le ho sempre detestate. »
« Mi
dispiace. Avrei dovuto sbrigarmela da solo tempo fa, avrei dovuto non
titubare, farmi vedere deciso mentre parlavo, e chiuderla io una
volta per tutte, non... – il suo viso aveva un'espressione
quasi
disgustato – non andarci a letto. »
« Non scusarti, Gregory.
E poi credevo che quella faccenda l'avessi già dimenticata.
»
Come
poteva? Nel gergo delle persone comuni, andare a letto con un'altra
persona equivaleva ad alto tradimento, ovvero lo stesso motivo per
cui li avevano portati lì, in quell'esatto momento. Greg era
un
tripudio di emozioni un'altra volta.
« Non scusarti perché sei
debole. »
Aggiunse
infine, il maggiore degli Holmes.
*
Le
giornate lavorative di Lestrade non erano proprio da considerarsi
“giornate tipo” per un lavoratore normale. E quando
mai lo erano
state? Era tornato a correre su e giù per le scale del 221b
di Baker
Street in cerca di aiuto, a sfrecciare a destra e sinistra per le
strade di Londra con le sirene spiegate, ammanettare scagnozzi di
bande e via discorrendo; erano tornate addirittura le pause pranzo al
volo attaccate al telefono, vuoi per lavoro, vuoi per altro e quella
giornata era da classificarsi nella categoria
“altro”; non fu una
di quelle telefonate, terribili, piene di piagnistei e sospiri, anzi,
era stata una telefonata pacifica, o quasi, che si concluse con un
“te
ne pentirai, ti ho avvisato più di una volta, Greg. Ma la
vita è
tua, stupido.”.
Era stato risoluto, come quando parlava con i sospettati (certo,
magari con un po' più di calma) e ce l'aveva fatta, stava
per
lasciarsi alle spalle il fatidico capitolo della propria vita.
D'altronde, alla firma ufficiale sui documenti, mancava veramente
poco.
« Ehi. »
Esordì entrando in casa, spogliandosi della
giacca e posando le varie cartelle del lavoro all'ingresso. Mycroft
come sempre era con il naso sui fogli e con le mani sul portatile.
Entrando nella sala principale, si avvicinò al lungo tavolo
da
pranzo, su cui ormai Mycroft sedeva sempre più spesso.
« Oggi,
sono riuscito a mettere la parola fine. »
« Lo so. – si
sistemò gli occhiali – Ho avuto l'onore di
parlarle anche io,
questo pomeriggio. »
Non seppe come prendere quell'affermazione,
rispondendo proprio di petto sullo scherzoso andante.
« L'hai
minacciata? »
« Avrei dovuto? » Mycroft sorrise,
genuinamente.
Lestrade prese posto a sedere di fronte al politico,
rispondendo a sua volta al sorriso, con le mani congiunte sotto al
mento, invitò silenziosamente il compagno a raccontargli
della
“chiacchierata”.
« È stata una telefonata breve, ma penso
che abbia capito il concetto. Anche se in principio non aveva colto
con chi stesse parlando, sproloquiando come se io fossi un avvocato
qualunque. Non so come tu abbia mai potuto pensare anche solo per un
istante che potesse conoscerti davvero, Gregory, ma sappi che non ti
conosce affatto. Che donna idiota. - il suo sorriso si fece mano a
mano più sarcastico – Così ho preso la
situazione tra le mani e
le ho detto che “suo marito”, ancora per poco,
adesso sta
benissimo, si sta facendo una vita, che ha qualcun altro da amare e
che lo ami a sua volta e che questa persona fossi io. – fece
una
breve
pausa, zittendo immediatamente Greg che stava per aprire bocca
–
Quando ha capito che il Governo Britannico non stesse effettivamente
scherzando, ha deciso di concludere la telefonata. E aggiungerei
anche con un silenzio imbarazzante. »
Lestrade aveva
letteralmente lo bocca aperta, mentre stava ascoltando Mycroft.
«
Chiedo scusa, avresti dovuto dirle tu che adesso stai frequentando
un'altra persona, è solo che mi ha fatto adirare non poco,
non sei
uno strano oggettino, tu. Tanto meno idiota. Che stronza. »
Finalmente il suo interlocutore scoppiò in una fragorosa
risata
e si alzò, dirigendosi dal lato del tavolo occupato da
Mycroft.
L'altro non poté fare altro che guardarlo con un'espressione
mista
tra lo stranito e lo scettico.
« Ci sarebbero un sacco di cose
che vorrei dirti, ma se ti bacio, faccio prima. »
E così fece:
si abbassò quanto bastava per sfiorare il naso con quello di
Mycroft, e gli prese il mento tra le dita della mano, poggiando
delicatamente le labbra su quelle del politico. Se avesse dovuto
usare un paragone, in quell'attimo si sentì come se fosse in
piedi
su di una nuvola, tanto si sentiva le ginocchia molli. Si guardarono
per diversi istanti negli occhi, accennando sorrisi e silenziosi
grazie, prendendo poi posto accanto a Mycroft.
« Dio mio,
Gregory, è uscita davvero quella parola dalla mia bocca?
Sono
inelegante, guarda come mi fai diventare. »
Gli diede un delicato
bacio sulla fronte, mentre Greg annuì, col sorriso stampato
in
faccia gli prese delicatamente la mano, cominciando a
carezzargliela.
« Lo sa, comunque. – si schiarì la voce
– Sa
che mi sto frequentando con te. Gliel'ho detto quando... quando ci
siamo visti... »
« Quando “dovevi
vederlo come è venuto da me a piangermi sulla spalla”?
»
Annuì
nuovamente, passandosi una mano tra i capelli, mentre
Mycroft infine si alzò, lasciando la mano dell'Ispettore.
« Mi
piaci anche un po' più scurrile, comunque. In tutti i modi.
»
Seguì
i movimenti del compagno con lo sguardo, che andò verso la
vetrinetta dei liquori.
« Cinquanta
sfumature di Mycroft. Tu
quante ne conosci? »
Disse, versandosi una
punta di Brandy nel
bicchiere.
« Vedrai.
»