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Autore: acciosnape    28/10/2021    1 recensioni
Ricordava la figura maschile dal completo scuro, gessato, elegantissimo e probabilmente anche costosissimo seduta al fianco sinistro del letto, dove riposava un giovane Sherlock stremato dai sedativi e le mille domande che si pose e che vennero esaudite non appena la figura si alzò e si presentò.
[ Mystrade ispirata ad un roleplay. ]
INCOMPIUTA - ho deciso di riscriverla, modificandone alcuni pezzi, nome compreso e magarli darle un giusto finale. Spero di ripubblicarla presto!
Genere: Angst, Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Lestrade, Mycroft Holmes, Quasi tutti
Note: Lime | Avvertimenti: Incompiuta
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File 15.

“ L'hai minacciata? ”

La riabilitazione stava andando sorprendentemente bene; merito di una delle equipe riabilitative migliori del mondo. I problemi alla vista stavano scomparendo ormai quasi del tutto, così come ogni difetto alle funzionalità cognitive. Dopo poche settimane riusciva già a stare in piedi senza bisogno di alcun supporto, ma la fisioterapia si rese necessaria, per via dei mesi passati, trascorsi sdraiato a letto.
Greg era felice per Mycroft ed orgoglioso della sua forza d'animo, ma si premurò di tenerlo per sé, lo aveva già fatto incazzare troppo negli ultimi periodi, e si stava comportando, molto, molto docilmente con lui.
L'uscita dall'ospedale era prevista due settimane dopo l'ultima radiografia, in modo da essere sicuri al cento per cento di non avere nessun tipo di ricadute, anche se sarebbe stato seguito da uno dei medici della stessa equipe ad averlo operato.

*

Non parlarono poi molto durante il tragitto verso casa, Greg era ancora mortificato per quanto successo, e Mycroft... beh, Mycroft non aveva molto da dire, gli stava facendo pesare ogni singolo istante passato con ella, semplicemente col silenzio.
« Porti ancora la fede, Gregory. Mi chiedo quali siano le tue intenzioni. »
Lo yarder, che stava guidando in completo silenzio, trasalì e si guardò la mano per un attimo e vide la fede. Davvero l'aveva portata per tutto quel tempo? Si era completamente dimenticato di averla al dito: le abitudini sono difficili da sradicare, ma non ci pensò due volte a levarsela e mettersela in tasca, sospirando lievemente.
« Non appena andrò a casa, la metterò in un cassetto, o gliela darò. Non... non so bene come funzioni. » disse, passandosi una mano tra i capelli.
« Chiedi il divorzio. Una volta per tutte. »
Asserì Mycroft, il tono non ammetteva repliche o scuse che fossero. Quella frase, Greg la prese come un pugno dritto nello stomaco. Non perché non volesse andare avanti con tutte le pratiche, certo, ma perché significava tante, troppe cose e tra le prime, chiudere definitivamente un capitolo importante della propria vita. Lui era pronto, ma lei? Lei non lo avrebbe accettato, così come aveva fatto con la separazione: aveva impiegato davvero tanto tempo per fargliela accettare, per farle capire che non poteva tenere il piede in due scarpe, ed ora, dopo l'ultima volta che si erano visti, sarebbe stato ancora più arduo.
« Non è così semplice, con i tempi di attesa. »
« Dimentichi troppo spesso chi io sia, Gregory. »
L'ispettore non rispose, rimuginando sul fatto che avrebbe dovuto farlo già tanto tempo addietro e lo sapeva molto bene, ben prima di entrare in casa – così come nella testa – del maggiore degli Holmes, ma non aveva mai trovato il coraggio. Il coraggio di continuare una vita con nient'altro che sé stesso. Ma adesso, solo non lo era più.
La casa di Pall Mall, Mycroft la ricordava come l'aveva lasciata ovviamente, così come i dintorni: Buckingham Palace e il St. James's Park da un lato e la strada che portava a Trafalgar Square dall'altro.
Greg scese dalla macchina, diretto subito ad aprire la portiera al lato del passeggero, ma Mycroft lo bloccò ancora prima che potesse porgergli la mano.
« Non iniziare a trattarmi da invalido, Gregory. Ce la faccio benissimo da solo. »
Lestrade rimase interdetto per alcuni istanti ritraendo subito la mano, le sue intenzioni erano solo quelle di aiutare il suo compagno. Ma si dovette limitare soltanto al trasporto della borsa con gli effetti personali.

*

Quando la pioggia cominciò a bagnare le strade di Londra, erano ormai in casa da un bel pezzo.
Non è che Greg fosse irrequieto, ma essere calmi e tranquilli era ben diverso da come si stava comportando lui in quel momento: camminava da una finestra all'altra, come alla ricerca di qualche silenzioso consiglio, che sperò arrivasse da lì a poco.
« Che palle, piove. »
Da quando erano arrivati, Mycroft si era già messo al lavoro: aveva già fatto un numero imprecisato di telefonate, firmato altrettanti documenti ed era pronto per almeno 2 seminari online, o qualcosa di simile.
« E dove volevi andare, di grazia? » rispose, Mycroft, raddrizzando un plico di documenti.
« Solamente in giardino a fumare. »
Mycroft era calcolatore e sapeva a cosa stesse pensando Greg: quella sarebbe stata la sua settima sigaretta nell'arco di tre ore, sapeva più che bene che Gregory stava ancora rimuginando sul discorso precedentemente avvenuto in macchina. Poggiò i gomiti sul tavolo, cominciando a guardare Gregory, serio.
« Il divorzio non deve portare a rovinarti i polmoni, più di quanto non lo siano già. Saremo in tribunale per firmare le pratiche tra due settimane esatte. »
« Che? – mosse la bocca senza proferir parole una, due volte, non ebbe il tempo neppure di avere una reazione sensata – No, Mycroft, no. O almeno, non se non sei in forma e ne dubito, insomma... E poi come hai fatto a sbrigartela in sole due settimane? Io – »
« Non ho potuto fare di meglio, – disse, mentre Greg si avvicinò al tavolo per vedere a tutti gli effetti che un paio di quei plichi erano documenti divorzisti – sono tutti degli incompetenti, gli avvocati ordinari, e non ne vedevo uno da... – si bloccò, facendo un'espressione un po' sconcertata e titubante allo stesso tempo – Da Daisy. »
Al nome dell'ex moglie dell'altro, Gregory trasalì: la propria mente negli ultimi periodi era stata così tanto occupata dalla malattia del compagno, che si era completamente dimenticato del fatto che Mycroft avesse avuto una vita di coppia, prima di loro due insieme. Che stupido.
« Queste attese, pratiche degli avvocati le ho sempre detestate. »
« Mi dispiace. Avrei dovuto sbrigarmela da solo tempo fa, avrei dovuto non titubare, farmi vedere deciso mentre parlavo, e chiuderla io una volta per tutte, non... – il suo viso aveva un'espressione quasi disgustato – non andarci a letto. »
« Non scusarti, Gregory. E poi credevo che quella faccenda l'avessi già dimenticata. »
Come poteva? Nel gergo delle persone comuni, andare a letto con un'altra persona equivaleva ad alto tradimento, ovvero lo stesso motivo per cui li avevano portati lì, in quell'esatto momento. Greg era un tripudio di emozioni un'altra volta.
« Non scusarti perché sei debole. »
Aggiunse infine, il maggiore degli Holmes.

*

Le giornate lavorative di Lestrade non erano proprio da considerarsi “giornate tipo” per un lavoratore normale. E quando mai lo erano state? Era tornato a correre su e giù per le scale del 221b di Baker Street in cerca di aiuto, a sfrecciare a destra e sinistra per le strade di Londra con le sirene spiegate, ammanettare scagnozzi di bande e via discorrendo; erano tornate addirittura le pause pranzo al volo attaccate al telefono, vuoi per lavoro, vuoi per altro e quella giornata era da classificarsi nella categoria “altro”; non fu una di quelle telefonate, terribili, piene di piagnistei e sospiri, anzi, era stata una telefonata pacifica, o quasi, che si concluse con un “
te ne pentirai, ti ho avvisato più di una volta, Greg. Ma la vita è tua, stupido.”. Era stato risoluto, come quando parlava con i sospettati (certo, magari con un po' più di calma) e ce l'aveva fatta, stava per lasciarsi alle spalle il fatidico capitolo della propria vita. D'altronde, alla firma ufficiale sui documenti, mancava veramente poco.
« Ehi. »
Esordì entrando in casa, spogliandosi della giacca e posando le varie cartelle del lavoro all'ingresso. Mycroft come sempre era con il naso sui fogli e con le mani sul portatile. Entrando nella sala principale, si avvicinò al lungo tavolo da pranzo, su cui ormai Mycroft sedeva sempre più spesso.
« Oggi, sono riuscito a mettere la parola fine. »
« Lo so. – si sistemò gli occhiali – Ho avuto l'onore di parlarle anche io, questo pomeriggio. »
Non seppe come prendere que
ll'affermazione, rispondendo proprio di petto sullo scherzoso andante.
« L'hai minacciata? »
« Avrei dovuto? » Mycroft sorrise, genuinamente.
Lestrade prese posto a sedere di fronte al politico, rispondendo a sua volta al sorriso, con le mani congiunte sotto al mento, invitò silenziosamente il compagno a raccontargli della “chiacchierata”.
« È stata una telefonata breve, ma penso che abbia capito il concetto. Anche se in principio non aveva colto con chi stesse parlando, sproloquiando come se io fossi un avvocato qualunque. Non so come tu abbia mai potuto pensare anche solo per un istante che potesse conoscerti davvero, Gregory, ma sappi che non ti conosce affatto. Che donna idiota. - il suo sorriso si fece mano a mano più sarcastico – Così ho preso la situazione tra le mani e le ho detto che “suo marito”, ancora per poco, adesso sta benissimo, si sta facendo una vita, che ha qualcun altro da amare e che lo ami a sua volta e che questa persona fossi io. – fece una
breve pausa, zittendo immediatamente Greg che stava per aprire bocca – Quando ha capito che il Governo Britannico non stesse effettivamente scherzando, ha deciso di concludere la telefonata. E aggiungerei anche con un silenzio imbarazzante. »
Lestrade aveva letteralmente lo bocca aperta, mentre stava ascoltando Mycroft.
« Chiedo scusa, avresti dovuto dirle tu che adesso stai frequentando un'altra persona, è solo che mi ha fatto adirare non poco, non sei uno strano oggettino, tu. Tanto meno idiota. Che stronza. »
Finalmente il suo interlocutore scoppiò in una fragorosa risata e si alzò, dirigendosi dal lato del tavolo occupato da Mycroft. L'altro non poté fare altro che guardarlo con un'espressione mista tra lo stranito e lo scettico.
« Ci sarebbero un sacco di cose che vorrei dirti, ma se ti bacio, faccio prima. »
E così fece: si abbassò quanto bastava per sfiorare il naso con quello di Mycroft, e gli prese il mento tra le dita della mano, poggiando delicatamente le labbra su quelle del politico. Se avesse dovuto usare un paragone, in quell'attimo si sentì come se fosse in piedi su di una nuvola, tanto si sentiva le ginocchia molli. Si guardarono per diversi istanti negli occhi, accennando sorrisi e silenziosi grazie, prendendo poi posto accanto a Mycroft.
« Dio mio, Gregory, è uscita davvero quella parola dalla mia bocca? Sono inelegante, guarda come mi fai diventare. »
Gli diede un delicato bacio sulla fronte, mentre Greg annuì, col sorriso stampato in faccia gli prese delicatamente la mano, cominciando a carezzargliela.
« Lo sa, comunque. – si schiarì la voce – Sa che mi sto frequentando con te. Gliel'ho detto quando... quando ci siamo visti... »
« Quando “
dovevi vederlo come è venuto da me a piangermi sulla spalla”? »
Annuì nuovamente, passandosi una mano tra i capelli, mentre Mycroft infine si alzò, lasciando la mano dell'Ispettore.
« Mi piaci anche un po' più scurrile, comunque. In tutti i modi. »
Seguì i movimenti del compagno con lo sguardo, che andò verso la vetrinetta dei liquori.
« Cinquanta sfumature di Mycroft. Tu quante ne conosci? »
Disse, versandosi una punta di Brandy nel bicchiere.
« Vedrai. »

   
 
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