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Autore: tbhhczerwony    28/10/2021    1 recensioni
[OC & Mirton centric | accenni a qualche ship (ajnashipping, juxtapozshipping) | demenziale, angst, a tratti violento | ambientato durante BW2]
«Se vuoi diventare membro dei Superquattro devi anche studiare molto, sai?» le disse, «Essere Superquattro non vuol dire solo essere forti con le lotte Pokémon: è molto di più»
«Lo so, zio. Ma io vorrei andare in una scuola che mi permetta di non allontanarmi da casa, per tornare quando voglio»
Mirton scoppiò a ridere, facendo roteare una carta del suo mazzo tra le dita, «Hai una fervida immaginazione, signorina. Andrai a un college, non a un altro liceo»

La vita di Jenna si alterna tra piacere e dovere, unendo anche il sogno di diventare Superquattro come suo zio, Mirton. Il percorso è tutt'altro che facile, ma la ragazza non vuole perdersi d'animo e credere di più in sé stessa.
Genere: Angst, Generale, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Altri, Artemisio, Camilla, Catlina, Mirton
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Videogioco
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Jigentō'
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finally, il secondo capitolo! mi scuso tremendamente per il ritardo, avrei dovuto postarlo molto prima e invece è quasi passato un mese, rip. però purtroppo credo che per questa storia l'attesa stimata per i capitoli sarà così, anche perché avevo scritto il primo capitolo molto a mente fresca, mentre invece per il secondo ci ho messo un bel po', 1) per farmelo venire in mente e 2) per scriverlo, quindi si può chiaramente vedere sia per la qualità che per la lunghezza che il blocco mi sta facendo veramente male. ho cominciato a scrivere fanfic per altri fandom (tra cui uno di cui non mi sarei mai aspettato, il me del 2015 sarebbe sicuramente fiero) e di conseguenza ho idee per altri fandom e non tantissimo per pokémon, quando in teoria dovrei riscrivere tutto l'au di pokémon e tutto il mio au di yu-gi-oh che è stato abbandonato quando ancora ero in seconda superiore, ripperoni proprio. purtroppo sono un po' lento sia per questi motivi che per altri, ma spero comunque che vi piaccia/vi stia piacendo, in caso ringrazio sia i lettori silenziosi che quelli che magari la mettono tra le seguite etc. ;; questa fanfic è più seria rispetto alla long precedente che stavo postando (e che sto ancora revisionando prima di ripostare di nuovo) quindi leggete con cautela, in caso i tag sono tutti lì sopra! ;; detto ciò buona, lettura!
 
 



La cosa giusta da fare



 

Forse Mirton aveva ragione. Jenna non avrebbe dovuto giustificare le azioni dell’allenatore, ma cos’altro avrebbe potuto fare in quel momento? Avrebbe rischiato di prendersi altre pallonate. Fortuna che non aveva chiamato in campo il suo Zangoose, la situazione sarebbe precipitata in un baleno. Mightyena era ancora arrabbiato dal giorno prima—non si poteva di certo biasimare, pensava Mirton—ringhiava prima ancora di aprire gli occhi per alzarsi dalla cuccia. Lilligant, d’altro canto, non sapeva nemmeno come esprimersi, ogni tanto lei e Liepard si scambiavano qualche sguardo ma nient’altro. 

Jenna non era ancora uscita dalla sua stanza, non riusciva ad alzarsi dal letto e, oltre il dolore fisico del giorno prima, non sapeva come sentirsi mentalmente. Avrebbe dovuto chiamare qualcuno, un altro docente, probabilmente l’allenatrice della squadra di basket. Avrebbe dovuto chiamare subito Mirton e dirgli tutto, ma aveva paura della sua reazione. Ma ormai era inutile darsi colpe per qualcosa che era già successo, doveva alzarsi dal letto e smetterla di pensarci.

«Buongiorno, zio!»

Mirton fu colto di sorpresa dal solito tono gioioso della nipote, che si era appena preparata. Indossava la sua felpa nera e rossa, la gonna e i collant colorati, quindi probabilmente non aveva nessun allenamento quel pomeriggio. Le sorrise e si voltò nuovamente verso la cucina, prendendo la caffettiera per versare la bevanda amara dentro la sua tazza.

«Buongiorno, Jen» le rispose semplicemente, «Sei sicura di stare bene? Vuoi davvero andare a scuola?»

«Non vedo perché no. E poi oggi devo consegnare il mio tema sulle Gare Pokémon, era una ricerca importante» disse lei, sedendosi al tavolo per addentare una Baccarancia presa dal cestino, «Tu che fai? Hai altri sfidanti che ti attendono?»

«Beh, ieri scarseggiavano, quindi spero di sì» Mirton si sedette di fronte a lei, sorseggiando il suo caffè, «Ma sappi che se vuoi che ti prenda prima da scuola puoi chiamarmi ad ogni momento»

Jenna ridacchiò nervosamente, «Zio, sul serio, non devi preoccuparti» tentò di rassicurarlo, «Sono come un Geodude, vedi? Mi rialzo molto in fretta!»

«Peccato che i Geodude rotolino, signorina» scherzò Mirton, scoppiando a ridere.

Jenna gonfiò una guancia, corrucciando le sopracciglia, «Uffa, hai capito che cosa intendo!»

«Dai, stavo solo scherzando!» esclamò lui, finendo il suo caffè, «Su, finisci di mangiare. Ora ti porto a scuola»

 

***

 

Nonostante le proteste da parte di Mirton, Jenna decise di tenere gli occhiali da sole anche dopo essere uscita dalla macchina. Pensava di poter fare in tempo a escogitare qualcosa per quell’occhio nero, magari prima che iniziassero le lezioni. Non c’era nemmeno Diana ad aiutarla, dato che Jenna stessa le aveva detto di andare avanti senza di lei.

Così si rifugiò in bagno, prese uno specchietto dalla tasca esterna del suo zaino e prese un copri occhi che solitamente usava per appisolarsi in macchina. Prese delle forbici dal suo portapenne e tagliò la fascia a metà, unendo l’elastico con dello scotch. In tutta fretta, lo indossò come una benda sopra l’occhio destro. Avrebbe comunque ricevuto molte domande a riguardo, ma perlomeno poteva nascondere quel livido—che era l’unico scoperto, dato che gli altri li aveva coperti facilmente con i vestiti.

Sentendo il suono della campana, corse subito in classe e andò a sedersi vicino alla sua amica, che la guardò un po’ confusa.

«Ehi, quella benda non ce l’avevi prima…» sussurrò Diana.

«Ho dovuto metterla adesso, ti spiegherò più tardi» rispose evasiva Jenna.

La ragazza dai capelli verdi scrollò le spalle, poggiando le braccia conserte sul banco. La professoressa entrò in classe qualche minuto dopo, iniziando subito la lezione. Jenna non riusciva a pensare ad altro che agli allenamenti del giorno prima; quelle ragazze sapevano a cosa sarebbero potute andare incontro le nuove arrivate, eppure non avevano detto niente. Ma Jenna sapeva che non era colpa loro, se avessero detto qualcosa probabilmente Healey gliel’avrebbe fatta pagare, in un modo o nell’altro.

Strizzò gli occhi, guardando in basso e stringendo i pugni. Non voleva pensarci. Solo immaginarlo la faceva stare male.

«Jenna?» la voce della professoressa la riportò alla realtà, «È il tuo turno, hai fatto la ricerca?»

«Ah… sì,» la ragazza si alzò dalla sedia e prese in mano il suo raccoglitore bordeaux con motivi gialli appoggiato sul banco. Dalla tasca della gonna prese successivamente la sua chiavetta usb fuchsia, che inserì nel portatile sulla cattedra. Si sentiva osservata, probabilmente l’intera classe aveva notato la benda intorno al volto che le copriva l’occhio, ma non era certo quello il momento di parlarne.

«Ieri sera ho preso parte agli allenamenti di pallavolo, ma fortunatamente sono riuscita a correggere delle sviste in tempo,» spiegò Jenna, aprendo uno dei tanti file. Alzò successivamente lo sguardo per vedere quest’ultimo proiettato alla lavagna interattiva, «Dunque, le Gare Pokémon. Quest’oggi esporrò diversi argomenti a riguardo, tra cui le differenze tra i Coordinatori, i Performer e gli Allenatori stessi»

La professoressa annuì e si sedette sulla sedia davanti alla cattedra, ascoltandola in silenzio. Nonostante ciò, mentre la ragazza parlava poté sentire alcuni degli studenti bisbigliare tra di loro e sbatté la mano sul tavolo, guardandoli con le sopracciglia corrucciate. Questi smisero di parlare, ma si scambiavano comunque delle occhiate. Jenna però cercò di non farci caso e continuò ad esporre la sua ricerca.

«I Performer partecipano ai Pokémon Showcase, prevalentemente tenuti a Kalos, e sono principalmente Allenatrici, anche se di recente stanno cominciando a emergere anche artisti uomini ed è stato implementato il titolo di Re di Kalos, insieme a quello della Regina. Tuttavia, il titolo va solamente a chi merita la vittoria, di conseguenza non ci possono essere un Re e una Regina insieme» continuò, «Le Gare Pokémon, invece, si tengono prevalentemente a Hoenn e Sinnoh e in quel caso ci sono sempre stati partecipanti di tutti i generi. Le Gare Pokémon sono un’alternativa alle Palestre, invece di ricevere Medaglie, i Coordinatori ricevono dei Fiocchi»

La docente annuì nuovamente, «Hai dimenticato qualcosa?»

«Mmh?» Jenna diede una sbirciata al suo stesso documento, «Ah, sì!» ridacchiò nervosamente, «Anche i Performer ricevono dei premi, ma nel loro caso si tratta delle Chiavi, che servono per qualificarsi alla Master Class per diventare Re o Regina di Kalos»

«Molto bene»

«Si può anche includere il Teatro Musical che abbiamo qui ad Unima,» continuò Jenna, «Ma invece di Medaglie, Chiavi o Fiocchi, si vincono oggetti in premio per i futuri Musical»

Diana continuò ad ascoltare l’amica che parlava, ma non riusciva a togliersi dalla testa il possibile motivo per il quale stava indossando quella benda all’occhio. Conoscendola, probabilmente potrebbe essere caduta da qualche parte, pensava. Ma sarebbe proprio dovuta andare in un postaccio per farsi male ad un occhio.

«Puoi andare a sederti» le disse la professoressa, «Chi posso chiamare ora… Anthony?»

 

***

 

«Allora, si può sapere cosa ti è successo?»

Diana incrociò impazientemente le braccia, sedendosi sul water chiuso. Jenna chiuse la porta della cabina e si tolse la benda, mostrando il livido scuro sull’occhio all’amica. La ragazza dai capelli verdi si alzò e si avvicinò al suo volto, tentando di toccarlo con sicurezza.

«Santo Arceus… chi è stato a conciarti così?»

«Perché non provi a indovinare? Dove sono stata ieri tutta la sera?»

Diana sgranò gli occhi, «Le ragazze ti hanno bullizzata?»

«Ma no,» la ragazza sospirò, «Poverine, loro non c’entrano niente, anzi: probabilmente sono delle vittime anche loro.»

L’amica la guardò corrucciando appena le sopracciglia, «L’allenatore…?»

Jenna annuì, «Ci ha sgridate perché non riuscivamo a fare una “battuta decente”» le disse, «Mightyena voleva attaccarlo, ma l’ho fermato»

«E non hai chiamato nessuno? Tuo zio sa che cos’è successo?» domandò Diana.

«Certo, dopo che ho provato a nascondermi lui mi ha fatto una bella lavata di capo…» rispose lei, indossando nuovamente la benda all’occhio, «Ho paura che possa venire qui… non ci sarebbe nulla di male con un professore normale, ma con l’allenatore Healey… non oso neanche immaginare» sospirò nuovamente, lasciandosi cadere per terra, abbracciando le sue stesse gambe, «Mi ha detto che avrei potuto chiamarlo in ogni momento e che sarebbe subito venuto a prendermi, ma ho paura che sia una scusa per litigare con lui»

«Ma farebbe bene! Probabilmente nessuno conosce ancora la vera natura dell’allenatore Healey,» le disse Diana, sedendosi nuovamente sul water chiuso, «Ti ricordi la prima volta che lo abbiamo visto? Sembrava un tipo normale, no? Anche quando ti ha fatto provare a giocare con le altre ragazze»

Jenna alzò lo sguardo verso di lei.

«Si comporta così davanti agli altri, ma quando è da solo con voi mostra il vero sé stesso» continuò l’amica, «So che sei in squadra da un solo giorno, ma secondo me dovresti andartene da lì»

«E come? Ora la squadra è al completo, se me ne andassi se la prenderebbe comunque con me perché perderebbe un membro, e poi la pallavolo è una bella alternativa al basket, non posso andarmene…»

«Sì, ma non puoi tornare a casa la sera piena di lividi e stremata! Non dovresti nemmeno essere qui, ma a casa a riposarti» esclamò Diana, «Devi chiamare tuo zio, magari riuscirà a fare qualcosa»

Jenna si alzò da terra, spolverandosi la gonna con una mano, «No, ha cose più importanti a cui pensare»

«E tu non sei una di quelle? Non prendermi in giro.»

«Ha degli sfidanti alla Lega, non posso farlo andare via e farli aspettare!»

Diana si alzò di scatto, «Ma non capisci che se non agite subito la cosa non si risolverà mai?!» urlò, facendola sussultare, «Dopotutto anche lui ha detto che sarebbe venuto a prenderti, no?»

Jenna restò per qualche secondo in silenzio. Non poteva sapere quanti sfidanti ci sarebbero stati quel giorno alla Lega, ma conosceva bene Mirton: lui non avrebbe accettato proteste. Ma allo stesso tempo non voleva disturbarlo durante il lavoro, e lei non poteva di certo risolvere la questione da sola—specialmente se lei e Diana fossero state le uniche a lamentarsi del comportamento dell’allenatore. 

«Senti,» Diana aprì stancamente la porta della cabina, «Fa’ un po’ come ti pare, ma io non voglio vederti soffrire» e uscì dal bagno, lasciandola sola. 

Jenna fece qualche passo avanti, tirando appena su la manica sinistra della felpa, esponendo l’Interpoké. Forse sarebbe stata la cosa giusta da fare.

 
   
 
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