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Autore: Josy_98    29/10/2021    0 recensioni
Estratto dal primo capitolo:
Nel piccolo sobborgo inglese di Little Whinging una dolce bambina di nome Honey aveva trovato, diversi anni prima, una coppia che l'aveva accolta e cresciuta, adottandola dopo la morte della sua famiglia biologica. In quei dieci anni passati insieme Magnolia Crescent non era cambiata affatto. Soltanto le foto sparse per casa denotavano quanto tempo fosse passato: con il trascorrere degli anni erano aumentate, e se all'inizio i soggetti erano solo marito e moglie, da quel giorno di diverso tempo prima le foto con la bambina avevano invaso quella casa tranquilla.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Il trio protagonista, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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Nonostante la sua enorme capacità di comprendere le emozioni altrui, Honey non capì mai come fece Harry a superare gli esami senza dare di matto vivendo nella quasi certezza che da un momento all'altro Voldemort stesse per piombargli fra capo e collo. E invece i giorni passarono lenti, e non vi era il minimo dubbio che Fuffi fosse ancora vivo e vegeto dietro quella porta sprangata. Faceva un caldo micidiale, specie nella grande aula dove si svolgevano gli scritti. Per l'esame avevano ricevuto penne d'oca speciali, nuove di zecca, che erano state stregate con un incantesimo particolare per impedire loro di copiare.

Gli esami comprendevano anche esercitazioni pratiche. Il professor Vitious li aveva chiamati a uno a uno nella sua aula per vedere se erano capaci di eseguire lo speciale Tip-tap dell'Ananasso sulla scrivania. La professoressa McGranitt li stette a guardare mentre trasformavano un topolino in una tabacchiera: se la tabacchiera era carina si guadagnavano punti, se aveva i baffi se ne perdevano. Piton li rese quasi tutti nervosi fiatandogli nel collo mentre cercavano di ricordare come si fabbricava la pozione che fa dimenticare le cose.

Honey aveva un forte mal di testa, in quei giorni, probabilmente causato dallo stress emotivo che le trasmetteva Harry e dalla preoccupazione di Ron e Hermione che si aggiungeva a tutto il resto, ma fece del suo meglio, finendo per essere piuttosto soddisfatta dei risultati.

Siccome Harry non riusciva a dormire, Neville era convinto che soffrisse di un grave esaurimento da esami. Ma la verità era che veniva puntualmente svegliato dal solito incubo, solo che adesso era peggio che mai: vi appariva una figura incappucciata che gocciolava sangue. Lo aveva raccontato a Honey fin nei minimi particolari e lei aveva cominciato a fargli compagnia in Sala Comune, dove entrambi finivano per addormentarsi davanti al fuoco e venivano puntualmente svegliati dai loro amici la mattina successiva. Ron e Hermione gli avevano detto che non potevano continuare in quel modo, si sarebbero stancati troppo, ma Honey non se ne lamentò mai nonostante spesso finissero in strane posizioni e si svegliavano doloranti. Almeno Harry riusciva a non avere incubi, così.

Ron e Hermione non sembravano ossessionati quanto Harry dalla Pietra Filosofale, ma Honey pensò che fosse perchè non potevano capire appieno la sua situazione. Harry la viveva in prima persona e lei la sentiva come se in pericolo ci fosse lei stessa. Naturalmente, anche loro erano atterriti nel pensare a Voldemort, ma almeno la notte non avevano incubi, ed erano talmente impegnati a ripassare le lezioni che non avevano il tempo di scervellarsi a pensare che cosa potesse combinare Piton, o chiunque altro.

L'ultimo esame fu quello di Storia della Magia. Dopo aver passato un'ora a rispondere a domande su qualche vecchio mago svitato, inventore del calderone che si mescola da sé, sarebbero stati liberi, liberi per una settimana intera, prima che uscissero i risultati.

Quando il fantasma del professor Ruf ordinò loro di riporre le penne d'oca e di arrotolare le pergamene, Honey non poté fare a meno di tirare un sospiro di sollievo. Forse il mal di testa lancinante che la colpiva da giorni sarebbe finalmente passato.

"È stato molto più facile di quanto credessi." disse Hermione mentre si univano alla folla dei compagni che sciamavano fuori, sul prato assolato. "Era perfettamente inutile imparare a memoria il Codice di Comportamento dei Lupi Mannari del 1637 e studiare la rivolta di Elfric l'Avido."

"Non posso credere che hai imparato le nozioni a memoria." commentò Honey. "Se lo facessi io me le dimenticherei dopo una settimana."

"Perchè, tu come studi?" le chiese Hermione.

"Lo sai come, abbiamo studiato insieme praticamente tutti i giorni dall'inizio dell'anno. Sto attenta in classe, prendo appunti, li rileggo qualche volta e faccio uno schema. Così imparo le cose e non le dimentico più."

"Incredibile che ti basti rileggere un paio di volte i tuoi appunti. Io devo studiare molto di più se voglio prendere dei voti decenti." si lamentò Ron.

"Lei ha una buona memoria, Ronald." disse Hermione.

Hermione si divertiva sempre a rivedere gli esercizi dopo l'esame, ma Ron le disse che gli faceva venire mal di stomaco, e così si diressero verso il laghetto e si stesero comodamente sotto un albero.

I gemelli Weasley e Lee Jordan stavano facendo il solletico ai tentacoli di un calamaro gigante che si crogiolava nell'acqua tiepida e poco profonda. Honey si immaginò il calamaro che avvolgeva i gemelli con i tentacoli e li buttava nel lago e sorrise.

"Niente più ripassi!" disse Ron con un sospiro di sollievo, stiracchiandosi sull'erba. "Potresti anche smetterla di fare quel muso, Harry! Abbiamo davanti una settimana intera, prima di scoprire quanto siamo andati male. Inutile preoccuparsi adesso!"

Harry si stava stropicciando la fronte. Probabilmente era la cicatrice che gli faceva male. Ultimamente gli succedeva spesso.

"Come vorrei sapere che cosa significa!" disse con uno scatto di rabbia. "Questa cicatrice non la pianta di farmi male... mi è già capitato, ma mai tanto spesso."

"Và da Madama Chips." suggerì Hermione.

"Non sono mica malato." rispose Harry. "Credo che sia un avvertimento... significa pericolo incombente."

Ron aveva troppo caldo per arrabbiarsi.

"Rilassati, Harry: Hermione ha ragione, la Pietra è al sicuro fino a che c'è in giro Silente. In ogni caso, non abbiamo mai avuto alcuna prova che Piton abbia scoperto come eludere la sorveglianza di Fuffi. Una volta si è quasi fatto strappare una gamba: vedrai che aspetterà prima di riprovarci. E prima che Hagrid abbandoni Silente, Neville avrà fatto in tempo a entrare nella nazionale di Quidditch."

"Sempre che sia Piton che stia tentanto di rubare la pietra." mormorò Honey con le braccia incrociate appoggiate sulle ginocchia, il mento sopra di esse.

Aveva lo sguardo perso verso il lago e stava riflettendo. Non riusciva a togliersi dalla testa che mancasse un tassello, in quel puzzle incasinato che si erano ritrovati tra le mani. Tuttavia non riusciva davvero a capire di cosa si trattasse.

Anche Harry aveva la sua stessa sensazione e quando tentarono di spiegarsi, Hermione commentò: "È l'effetto degli esami. Io la notte scorsa mi sono svegliata, e prima di ricordarmi quello che avevamo fatto, ero già arrivata a sfogliare metà dei miei appunti sulle Trasfigurazioni."

"No, non è quello." Honey era convinta che quella fastidiosa sensazione non avesse nulla a che fare con lo studio.

Mentre rifletteva, con la coda dell'occhio vide un gufo svolazzare nel luminoso cielo azzurro, diretto alla scuola, con un messaggio stretto nel becco ma non ci fece caso più di tanto.

Stava ancora pensando quando un lampo passò nella sua mente rendendo improvvisamente tutto più chiaro. In quello stesso istante Harry balzò in piedi con uno scatto.

"Ma dove vai?" chiese Ron in tono sonnacchioso mentre anche Honey si alzava in piedi. "Che vi prende?"

"Mi è venuta in mente una cosa." rispose Harry. Era impallidito. "Dobbiamo immediatamente andare a trovare Hagrid."

"E perché?" disse Hermione tutta ansimante mentre tentava di stare al passo con loro.

"A voi non sembra un po' strano..." proseguì Harry mentre risalivano il declivio erboso. "... che la cosa che Hagrid più desidera al mondo sia un drago, e che si presenti uno sconosciuto che per caso si ritrova un uovo di drago in tasca? Quanta gente c'è che va in giro con in tasca uova di drago, visto che è vietato dalla legge dei maghi? È stato fortunato a incontrare Hagrid, non vi pare? Oh, ma perché non ci ho pensato prima?"

"Ma che cosa ti frulla per la testa?" chiese Ron.

Ma Harry, con Honey affianco, attraversando speditamente il parco diretto verso la foresta, non rispose.

Hagrid era seduto in poltrona davanti alla porta di casa; aveva le maniche e le gambe dei pantaloni arrotolate e stava sgusciando piselli in una grossa ciotola.

"Salve!" disse sorridendo. "Finiti gli esami? Avete tempo di fermarvi a bere qualcosa?"

"Sì, grazie." disse Ron, ma Harry lo bloccò.

"No, abbiamo fretta. Hagrid, devo chiederti una cosa. Sai quella notte che hai vinto Norberto? Che aspetto aveva lo straniero con cui hai giocato a carte?"

"Boh." rispose Hagrid, vago. "Non si è mai tolto il mantello."

Quando si accorse che tutti e quattro lo fissavano allibiti, alzò un sopracciglio.

"Non è mica una cosa tanto strana, di gente bizzarra ce n'è tanta al pub della 'Testa di Porco', giù al villaggio. Poteva essere un trafficante di draghi, no? Comunque, in faccia non l'ho mai visto, si è sempre tenuto il cappuccio."

Harry si lasciò cadere a terra, vicino alla ciotola di piselli. "E di che cosa avete parlato, Hagrid? Gli hai mai accennato a Hogwarts?"

"Può darsi." rispose Hagrid aggrottando le sopracciglia nello sforzo di ricordare. "Sì... Mi ha chiesto che mestiere facevo e io gli ho detto che facevo il guardiacaccia qui... Allora ha chiesto di che genere di creature mi occupavo. Io gliel'ho detto... e ho anche detto che avevo sempre desiderato avere un drago... Poi... non ricordo tanto bene, perché quello non faceva che offrirmi da bere. Vediamo... sì, allora ha detto che lui aveva un uovo di drago e se lo volevo potevamo giocarcelo a carte... Però dovevo promettergli che lo tenevo bene: non voleva che finiva al chiuso in qualche casa... Allora io gli ho detto che, dopo Fuffi, tenere un drago era la cosa più facile del mondo..."

"E lui... ha mostrato qualche interesse per Fuffi?" chiese Honey, dopo un momento di esitazione, cercando di mantenere calmo il tono della voce.

Sapeva esattamente cosa stava pensando Harry, era la stessa identica cosa che pensava lei. Beh, più o meno.

"Beh, sì... Insomma, anche dalle parti di Hogwarts, non è che capiti spesso di incontrare cani a tre teste, no? Allora gli ho detto che Fuffi era buono come il pane, se uno sapeva calmarlo. Bastava un po' di musica, e lui si addormentava come un angioletto..." di colpo, un'espressione di orrore si dipinse sul volto di Hagrid. "Accidenti, non ve lo dovevo dire!" farfugliò. "Dimenticate tutto! Ehi... ma dove andate?"

Honey, Harry, Ron e Hermione non scambiarono neanche una parola finché non si fermarono nel salone d'ingresso, che dopo il prato assolato parve loro molto freddo e cupo.

"Dobbiamo andare da Silente." disse Harry. "Hagrid ha raccontato a quello straniero come si fa a eludere la sorveglianza di Fuffi, e sotto quel mantello c'era o Piton o Voldemort..."

"O Raptor." aggiunse Honey.

"Dev'essere stato facile, dopo aver fatto sbronzare Hagrid. Spero solo che Silente creda a quello che gli diciamo. Fiorenzo potrebbe darci manforte, sempre che Cassandro non glielo impedisca. Dov'è lo studio di Silente?" continuò Harry, ignorandola.

Si guardarono attorno come se sperassero di scorgere un cartello che indicasse la direzione giusta. Nessuno gli aveva mai detto dove abitasse Silente, né conoscevano nessuno che fosse stato spedito da lui.

"Basterà che..." cominciò Harry, ma all'improvviso una voce risuonò nel salone.

"Che cosa ci fate qui dentro, voi quattro?"

Era la professoressa McGranitt, che portava una grossa pila di libri.

"Vogliamo vedere il professor Silente." disse Hermione con un coraggio che Honey non si aspettava minimamente.

"Vedere il professor Silente?" ripeté la McGranitt come se quella richiesta le apparisse molto sospetta. "E perché?"

Honey trattenne il respiro e Harry, accanto a lei, deglutì. Che dire?

"Beh, sarebbe un segreto..." disse lui, ma subito rimpianse di averlo detto, perché le narici dell'insegnante cominciarono a fremere.

"Il professor Silente è uscito dieci minuti fa." disse poi in tono gelido. "Ha ricevuto un gufo urgente dal Ministero della Magia ed è subito partito in volo per Londra."

Honey impallidì.

"Se n'è andato?" fece Harry in tono affranto. "Proprio adesso?"

"Potter, il professor Silente è un grandissimo mago, la sua presenza è richiesta da molte parti..."

"Ma questo è importante!"

"Quel che voi avete da dirgli sarebbe più importante del Ministero della Magia, Potter?"

"Senta, professoressa..." fece Harry gettando all'aria ogni prudenza. "... è a proposito della Pietra Filosofale..."

La McGranitt poteva aspettarsi di tutto, tranne quello. I libri che reggeva le caddero di mano e lei non si dette neanche la pena di raccoglierli.

"E voi, come lo sapete?" farfugliò.

"Meglio che non glielo diciamo, mi creda." disse Honey.

"Professoressa: io penso, anzi lo so di certo, che Pit..." Honey diede a Harry una gomitata nello stomaco. "Che qualcuno si prepari a tentare di rubare la Pietra. Dobbiamo parlare con il professor Silente."

La professoressa gli scoccò un'occhiata carica di un misto di orrore e di sospetto.

"Il professor Silente sarà di ritorno domani." disse infine. "Non so proprio come abbiate fatto a scoprire la storia della Pietra, ma state pur certi che nessuno può rubarla, è troppo ben protetta."

"Ma prof..."

"So quel che dico, Potter." tagliò corto la McGranitt. Poi si chinò a raccogliere i libri che le erano caduti. "E adesso, vi consiglio di tornarvene tutti fuori a godervi questo bel sole."

Ma loro non seguirono il suo consiglio.

"È per stanotte." disse Harry quando si fu accertato che la professoressa McGranitt non era più a tiro di voce. "Stanotte Piton ha intenzione di passare attraverso la botola. Ha trovato tutto quello che gli occorre, e per di più adesso Silente è fuori circolazione. È stato lui a mandare quel gufo: ci scommetto che al Ministero della Magia resteranno a bocca aperta quando vedranno arrivare Silente."

"Sorvolerò sulla vostra fissazione che sia Piton il colpevole." disse Honey. "Ora dobbiamo pensare a un piano per impedire che la Pietra venga rubata."

"Ma noi, che cosa possiamo..."

A Hermione, le parole si gelarono in gola. Honey alzò lo sguardo. Harry e Ron si voltarono di scatto.

Davanti a loro, c'era Piton.

"Buon pomeriggio." disse in tono calmo.

I quattro ragazzi lo fissavano.

"Non bisognerebbe stare al chiuso, in una giornata come questa." proseguì lui con uno strano sorriso forzato.

"Stavamo..." cominciò Harry, senza avere la minima idea di come continuare.

"Voi dovete stare più attenti." fece Piton. "Se ciondolate così, la gente può pensare che state combinando chissà cosa. E Grifondoro non può mica permettersi di perdere altri punti, no?"

Harry arrossì. Si voltarono per tornare fuori, ma Piton li richiamò.

"Sei avvisato, Potter: fatti pescare un'altra volta ad andare in giro di notte, e mi occuperò personalmente di farti espellere. Buona giornata."

E si allontanò, diretto verso la sala professori.

Fuori, sui gradini di pietra, Harry espose il suo piano.

"Allora, ecco che cosa dobbiamo fare." sussurrò in tono d'urgenza. "Uno di noi terrà d'occhio Piton: aspetterà fuori dalla sala professori, e se esce lo seguirà. Sarà bene che lo faccia tu, Hermione."

"E perché proprio io?"

"Ma è evidente." interloquì Ron. "Puoi far finta di aspettare il professor Vitious, no?" e proseguì con una vocetta stridula: "'Oh, professore, sono tanto preoccupata, ho paura di aver dato la risposta sbagliata alla domanda 14b...'."

"E piantala!" rimbeccò Hermione, ma poi accettò di andare a sorvegliare le mosse di Piton.

"Noi invece ci apposteremo fuori del corridoio del terzo piano." concluse Harry rivolto a Ron. "Dai, vieni."

"Vi farete beccare di sicuro." disse Honey.

"Tu che farai?" le chiese Ron.

"Cercherò il professor Raptor. Sono ancora convinta della mia idea." rispose lei facendo sbuffare gli altri tre.

Quando tornò in Sala Comune, una quindicina di minuti dopo, trovò Harry, Ron e Hermione con le facce afflitte che la aspettavano. A quanto pare la McGranitt li aveva beccati e il piano per sorvegliare Piton era fallito. Lei raccontò loro di aver trovato Raptor in preda a un'ansia incontenibile, cosa che non aveva molto senso secondo il suo parere, ma gli altri la attribuirono al fatto che Piton gli avesse estorto il modo di superare la sua prova.

"Beh, ci siamo, no?" disse Harry. Gli altri tre lo guardarono allibiti. Era pallido e gli brillavano gli occhi. "Io stasera vado e cerco di arrivare alla Pietra prima di lui."

"Tu sei matto!" esclamò Ron.

"Non puoi farlo!" disse Hermione. "Dopo quel che hanno detto Piton e la McGranitt? Sarai espulso!"

"E chi se ne importa!" gridò Harry. "Ma non capite? Se Piton si porta via la Pietra, Voldemort torna! Non avete sentito che cosa è successo quando ha tentato di fargli le scarpe? Non ci sarà più una Hogwarts da cui essere espulsi! La raderà al suolo, o la trasformerà in una scuola di Magia Nera! Ormai, perdere punti non ha più importanza, non lo capite? O credete forse che, se il Grifondoro vince il campionato dei dormitori, lui lascerà in pace noi e le nostre famiglie? Se mi pescano prima che io riesca a prendere la Pietra, beh, dovrò tornarmene dai Dursley e aspettare che Voldemort mi venga a cercare. Come dire che morirò un po' prima del previsto, visto che io con la Magia Nera non voglio aver niente a che fare! Guardate: io stanotte passo attraverso quella botola, e nulla di quel che direte potrà fermarmi! Ve lo ricordate o no, che Voldemort ha ucciso i miei genitori?"

E li guardò con occhi fiammeggianti.

Honey sbuffò. "Sei un po' melodrammatico, lo sai? In ogni caso non pensare di farlo senza di me."

"Hai ragione, Harry." disse Hermione con un filo di voce.

"Userò il mantello che rende invisibili." concluse Harry. "È una bella fortuna averlo recuperato."

"Ma basterà a coprirci tutti e quattro?" chiese Ron.

"Come, tutti e quattro?"

"Oh, falla finita, mica penserai che ti lasciamo andare da solo? Honey ha già detto che viene, ora lo diciamo noi."

"Levatelo dalla testa." disse Hermione in tono spiccio. "Come pensi che faresti ad arrivare alla Pietra senza di noi? Sarà meglio che vada a sfogliare i miei libri, potrei trovare qualcosa di utile..."

"Ma se ci pescano, sarete espulsi anche voi."

"Non se posso evitarlo." ribatté la ragazza in tono cupo. "Vitious mi ha detto in gran segreto che al suo esame ho preso centododici su cento. Con un voto del genere, non mi butteranno fuori. E nemmeno Honey." aggiunse guardandola. "Lei ha preso centodieci." disse facendo comparire sul volto dell'amica un'espressione totalmente stupita.

 

****

 

Dopo cena, i quattro, nervosissimi, si sedettero ciascuno per suo conto nella sala di ritrovo. Nessuno venne a seccarli; nessuno dei loro compagni di dormitorio aveva più niente da dirgli, dopo la gran quantità di punti che gli avevano fatto perdere. Honey si accorse che era la prima sera che la cosa lasciava Harry indifferente. Hermione sfogliava i suoi appunti nella speranza di ritrovare qualcuno degli incantesimi che quella notte avrebbero dovuto spezzare. Harry e Ron quasi non aprirono bocca. Entrambi pensavano a quello che stavano per fare. Honey faceva finta di leggere un libro. In realtà aveva lo sguardo fisso sulle fiamme scoppiettanti del camino, la mente proietta verso ciò che stavano per fare. Lentamente, via via che i compagni se ne andavano a letto, la sala si svuotò.

"Meglio prendere il mantello." borbottò Honey quando Lee Jordan si decise finalmente ad andarsene, stiracchiandosi e sbadigliando.

Harry corse di sopra, nel loro dormitorio già buio. Tirò fuori il mantello, e poi lo sguardo gli cadde sul flauto che Hagrid gli aveva regalato per Natale. Se lo mise in tasca per usarlo con Fuffi: di cantare, non se la sentiva proprio e dubitava che Honey avrebbe preso il suo violino, avrebbero rischiato che si rompesse e lei non l'avrebbe mai permesso. Poi tornò di corsa nella sala di ritrovo.

"Il mantello sarà il caso di mettercelo qui, ed essere ben certi che ci copra tutti e quattro... Se Gazza nota anche soltanto un piede che se ne va a spasso per conto suo..."

"Io potrei usare l'Incantesimo di Disillusione, nel caso in quattro fossimo troppi." aggiunse Honey.

"Che cosa state facendo?" disse una voce dall'angolo della stanza.

Da dietro una poltrona emerse Neville, stringendo in mano il suo rospo Oscar, che a quanto pareva aveva tentato l'ennesima fuga verso la libertà.

"Niente, Neville, niente." disse Harry affrettandosi a nascondersi il mantello dietro la schiena.

Neville fissò le loro facce su cui si dipingeva un'espressione colpevole.

"State uscendo un'altra volta." disse.

"No, no." fece Hermione. "Macché uscendo. Senti, Neville, perché non te ne vai a letto?"

Honey guardò con la coda dell'occhio la pendola, accanto alla porta. Non potevano permettersi di perdere altro tempo: forse, proprio in quel momento, Raptor stava suonando la ninnananna a Fuffi.

"Non potete uscire." insisté Neville. "Vi pescheranno un'altra volta, e Grifondoro sarà nei guai più di prima."

"Non capisci." disse Harry. "È importante."

Ma Neville stava chiaramente raccogliendo le forze in vista di un gesto disperato.

"Non vi permetterò di farlo!" esclamò mettendosi in piedi davanti al buco dietro il ritratto. "Sono disposto anche a fare a pugni!"

"Neville!" sbottò Ron. "Togliti da là e non fare il cretino..."

"Non darmi del cretino!" ribatté Neville. "Credo proprio che non dovresti violare le regole un'altra volta. Guarda che sei stato proprio tu a insegnarmi a tener testa agli altri!"

"In effetti..." mormorò Honey.

"Sì, ma non a noi." disse Ron esasperato. "Neville, non sai quel che fai."

Fece un passo avanti e Neville lasciò cadere il rospo Oscar, che si allontanò a grandi balzi.

"E allora dai, prova a picchiarmi!" esclamò Neville alzando i pugni. "Sono pronto!"

Harry si volse verso Honey e Hermione.

"Fate qualcosa." disse in tono disperato.

"Ci pensi tu?" sospirò Honey. Le dispiaceva per Neville, ma non avevano molta scelta.

Hermione si fece avanti. "Neville, scusami, scusami tanto." Poi alzò la sua bacchetta magica. "Petrificus Totalus!" gridò puntandola contro Neville.

Le braccia del ragazzo si bloccarono con uno scatto lungo i fianchi; le gambe si strinsero insieme. Il suo corpo s'irrigidì come uno stoccafisso, e il povero ragazzo ondeggiò paurosamente per poi cadere in avanti, lungo disteso e tutto d'un pezzo.

Honey corse verso di lui e lo girò. Le mascelle di Neville erano talmente serrate insieme che non riusciva a parlare. Solo gli occhi si muovevano, volgendo sui compagni uno sguardo inorridito.

"Ma che cosa gli hai fatto?" bisbigliò Harry.

"L'Incantesimo della Pastoia Total-Body." rispose Honey ammirando il lavoro dell'amica.

"Oh, Neville, mi dispiace tanto." aggiunse Hermione con tono sconsolato.

"Abbiamo dovuto farlo, Neville, non c'è tempo di spiegare." disse Harry.

"Capirai dopo, Neville." disse Ron mentre lo scavalcavano e si coprivano con il mantello che rende invisibili.

"Se torniamo vivi." commentò cupa Honey prima di venire trascinata sotto il mantello dalla mano di Harry.

Ma lasciare il compagno steso immobile per terra non sembrava molto di buon auspicio. Nervosi com'erano, vedevano Gazza nell'ombra di ogni statua, e in ogni alito di vento che soffiava a distanza credevano di sentire Pix che piombava su di loro.

Giunti ai piedi della prima scalinata, avvistarono Mrs Purr appiattata sull'ultimo gradino.

"Oh senti, diamole un bel calcio, per una volta." soffiò Ron all'orecchio di Harry, ma questi scosse la testa nello stesso istante in cui Honey gli diede una gomitata nello stomaco. Mentre l'aggiravano con circospezione, Mrs Purr puntò su di loro i suoi occhi simili a fari, ma non fece niente.

Non incontrarono nessun altro fino a quando non furono saliti al terzo piano. A metà della rampa c'era Pix che, ballonzolando a mezz'aria, scostava il tappeto nella speranza che qualcuno ci inciampasse.

"Chi è là?" chiese a un tratto mentre salivano. Poi socchiuse i maligni occhi scuri. "Anche se non vi vedo, lo so che siete lì. Siete mostricini, fantasmini o insulsi studentini?" si sollevò in aria e rimase lì a galleggiare, sempre fissandoli con gli occhi socchiusi. "Qua c'è in giro qualcosa che non si vede. Dovrei chiamare Gazza. Già, proprio così."

Improvvisamente, Harry ebbe un'idea.

"Pix." disse piano, con voce roca e contraffatta. "Il Barone Sanguinario ha le sue buone ragioni per rendersi invisibile."

Pix rimase tanto scioccato che stava per cadere giù dall'aria. Ma si riprese in tempo e rimase a galleggiare a trenta centimetri dai gradini.

"Oh, mi scusi tanto, Eccellenza Sanguinaria!" disse con voce untuosa. "È stato un deplorevole errore... non l'avevo vista... E per forza non l'avevo vista: lei è invisibile... Signore, perdoni l'innocente scherzetto di un povero vecchietto...!"

"Ho da fare qui, Pix." fece Harry sempre gracchiando. "Per questa notte, veda di starsene alla larga."

"Ma certo, signore, ci conti, signore." rispose Pix levandosi in alto. "Spero che passi una buona nottata, barone: io non la disturberò."

E se la filò senza guardarsi indietro.

"Geniale, Harry!" bisbigliò Ron.

"Se tu non l'avessi fatto, lo avrei stordito con un incantesimo." aggiunse Honey beccandosi tre occhiate sorprese. "Che c'è? Conosco l'Incantesimo Confundus, l'ho letto da qualche parte, inoltre non abbiamo tempo da perdere."

Così, qualche istante dopo, giunsero appena fuori del corridoio del terzo piano... e la porta era già aperta.

"Ecco fatto: ci siamo." disse Harry a bassa voce. "Piton è già riuscito a entrare evitando Fuffi." Honey alzò gli occhi al cielo ma non commentò.

Alla vista della porta aperta, tutti e quattro si immaginarono quello che stavano per vedere. Sotto il mantello, Harry si rivolse ai tre compagni.

"Se volete tornare indietro, non vi darò torto." disse. "Potete anche prendervi il mantello, tanto io non ne ho più bisogno."

"Certo che sei proprio un idiota." disse Honey.

"Non fare lo scemo." aggiunse Ron.

"Veniamo con te." rincarò Hermione.

Harry spinse la porta.

Mentre questa scricchiolava, giunse alle loro orecchie un brontolio sordo. L'enorme cane si mise a fiutare nella loro direzione con tutti e tre i nasi, anche senza vedere di chi si trattava.

"Che cos'è quella cosa ai suoi piedi?" bisbigliò Hermione.

"Sembra un'arpa." fece Ron. "Deve averla lasciata qui Piton."

"Piton con un'arpa?" commentò Honey. "Davvero improbabile."

"Probabilmente, quella bestia si sveglia quando uno smette di suonare." commentò Harry. "Beh, cominciamo..."

Si portò alle labbra il flauto di Hagrid e cominciò a soffiarci dentro. Non era un vero e proprio motivo, eppure fin dalla prima nota le palpebre del cagnone cominciarono a socchiudersi. Harry suonava quasi senza riprendere fiato. Lentamente il brontolio cessò: il cane oscillò un poco sulle zampone e poi cadde in ginocchio. Alla fine scivolò a terra, profondamente addormentato.

"Continua a suonare." consigliò Ron a Harry mentre sgusciavano fuori da sotto il mantello e strisciavano verso la botola. Passando accanto alle tre teste gigantesche del cane, sentirono il suo fiato caldo e puzzolente.

"Credo che in tre riusciremo ad aprirla." disse Ron sbirciando oltre il dorso dell'animale. "Vuoi andare tu per prima, Hermione?"

"Manco per sogno!"

"E va bene." Ron strinse i denti e scavalcò con circospezione le zampe del cane. Poi, chinatosi, tirò forte l'anello della botola, che si spalancò all'istante.

"Che cosa vedi?" chiese Hermione ansiosa.

"Niente, solo buio... non c'è modo di scendere, dovremo saltare giù."

Harry, che stava sempre suonando il flauto, fece un cenno a Ron per attirare la sua attenzione e indicò se stesso.

"Vuoi andare tu? Ma sei proprio sicuro?" disse Ron. "Non so neanche quant'è profonda la buca."

"Vado io." disse Honey. "Harry sarà il secondo. Dà il flauto a Hermione, così evitiamo che Fuffi si svegli."

Harry le passò lo strumento. Nei pochi secondi di silenzio che trascorsero, il cane si agitò ed emise una specie di grugnito, ma non appena la ragazza prese a suonare, tornò a dormire profondamente. Harry lo scavalcò e affiancò Honey che già guardava giù nella botola. Il fondo non si scorgeva neanche. Lei gli fece un cenno, poi si calò attraverso l'imboccatura, fino a quando non rimase appesa solo per le punte delle dita.

Poi, rivolgendosi a Harry che era pronto a seguirla, disse: "Se mi succede qualcosa, non venitemi dietro. Andate dritti filati alla voliera dei gufi e mandate Atena da Silente. Siamo intesi?"

"D'accordo." fece Ron.

"Ci vediamo tra un attimo." aggiunse Harry.

"Lo spero..."

E Honey mollò la presa. Con il volto sferzato da un'aria fredda e umida, precipitò in basso, sempre più in basso, finché... FLOMP. Era atterrata su qualcosa di soffice, che produsse uno strano tonfo attutito. Si tirò su a sedere e si tastò intorno alla cieca: i suoi occhi non si erano ancora abituati a tutto quel buio. Aveva l'impressione di stare seduta su una specie di pianta. La cosa non le piacque neanche un po'. Estrasse la bacchetta.

"Lumos." mormorò facendo un po' di luce per guardarsi meglio intorno. Non essendo morta si apprestò a comunicarlo agli altri. "Tutto a posto!" gridò in direzione della lucina piccola come un francobollo che era l'imboccatura della botola. "Si atterra sul morbido, più o meno, potete saltare!" poi riprese a guardarsi intorno senza muoversi di un millimetro. Aveva l'impressione di sapere esattamente cosa fosse quella pianta.

Harry atterrò accanto a lei dopo qualche secondo e Ron lo seguì immediatamente, finendo lungo disteso accanto a lui.

"Che cos'è questa roba?" furono le prime parole che disse.

"Boh! Sembra una pianta. Immagino che sia stata messa qui per attutire la caduta." disse Harry. Honey non era per niente convinta. "Dai, Hermione, tocca a te!"

In lontananza, la musica cessò. Si udì il cagnone abbaiare forte, ma ormai la ragazza era saltata. Atterrò vicino a Honey, dall'altra parte rispetto a Harry.

"Dobbiamo trovarci metri e metri sottoterra, al disotto della scuola." osservò subito.

"È stata proprio una bella fortuna che ci fosse questa pianta." commentò Ron.

"Io non direi." osservò Honey.

"Fortuna?" strillò Hermione nello stesso momento. "Guardatevi un po'!"

Balzò in piedi e cercò di appoggiarsi alla parete umida. Fu uno sforzo immane, perché nell'istante stesso in cui era atterrata, la cosiddetta pianta aveva cominciato ad avvolgerle attorno alle caviglie certi tentacoli simili a serpenti. Quanto a Harry e a Ron, non se n'erano accorti, ma avevano le gambe già strette nella morsa di quelle lunghe propaggini. Honey, invece, sembrava perfettamente in grado di muoversi. Nessuno dei quattro sapeva spiegarsene il motivo.

Hermione era riuscita a divincolarsi prima che la pianta la immobilizzasse del tutto, e adesso guardava inorridita i due ragazzi tentare di strapparsi di dosso i tentacoli della pianta: ma più si sforzavano, più quella rinsaldava la presa.

"State fermi!" ordinò Honey capendo perchè la pianta non l'avesse attaccata. "Questo è il Tranello del Diavolo!"

"Oh, ma quanto sono contento che sappiamo come si chiama: è davvero molto utile!" fece Ron in tono sarcastico, inclinandosi all'indietro nel tentativo di evitare che la pianta gli si avvinghiasse al collo.

"Più ti divincoli, più in fretta ti uccide." spiegò lei. "Ecco perchè non mi ha attaccata. Io non mi sono mossa di un centimetro quando sono atterrata."

"Zitti!" li fermò Hermione. "Sto cercando di ricordare come si fa ad ammazzarla!"

"Beh, spicciati, non respiro più!" disse Harry col fiato mozzo, cercando di divincolarsi dalla pianta che gli si avvinghiava intorno al torace.

"Vediamo: Tranello del Diavolo, Tranello del Diavolo... Che cosa diceva la professoressa Sprite? Honey un aiutino?"

"Che la pianta ama il buio e l'umido..." mormorò lei rimanendo il più immobile possibile e osservando le liane avvolgersi sempre più strette attorno a Harry e Ron.

"E allora accendete un fuoco!" esclamò Harry sempre più in difficoltà.

"Già... certo... ma non c'è legna!" gridò Hermione torcendosi le mani.

"Ma sei diventata matta?" ruggì Ron. "SEI una strega, sì o no?"

Honey, che aveva già la sua bacchetta in mano, l'agitò nell'aria, bofonchiò qualcosa e sparò contro la pianta un getto di fiamme color campanula, le stesse che Hermione aveva usato su Piton. Nel giro di pochi istanti, i due ragazzi avvertirono la presa che si allentava, mentre la pianta si ritraeva dalla luce e dal calore. I tentacoli si accartocciarono sbattendo e srotolandosi dai loro corpi, e i due riuscirono finalmente a liberarsi.

"Fortuna che a lezione di Erbologia state sempre attente, ragazze." disse Harry appoggiandosi al muro accanto a loro e asciugandosi il sudore dalla faccia.

"Già." fece Ron. "E fortuna che Hermione non perde mai la testa in situazioni di emergenza... 'Non c'è legna!'... ma insomma!"

"Da questa parte." riprese Honey, additando l'unica via di uscita che si scorgesse: un passaggio fra due pareti di pietra.

A parte i loro stessi passi, l'unico altro rumore era un lieve gocciolio di acqua che scorreva lungo le pareti. Lo stretto corridoio procedeva in discesa.

"Non sentite niente?" bisbigliò Ron.

Honey tese l'orecchio. Si udiva un lieve fruscio e tintinnio, che sembrava provenire dall'alto.

"Credete che sia un fantasma?" chiese Harry.

"Non saprei... dal rumore sembra un battito d'ali."

"In fondo c'è una luce... vedo qualcosa che si muove."

"Non è un fantasma." disse Honey. "Sentirei le sue emozioni."

Raggiunsero l'estremità del passaggio e davanti a loro videro una camera tutta illuminata con il soffitto a volta, alto sopra le loro teste. Era piena di uccellini dagli splendidi colori, come gemme, che svolazzavano e volteggiavano per tutta la stanza. Sul lato opposto vi era un pesante portone di legno.

"Pensate che ci attaccheranno se attraversiamo la camera?" disse Ron.

"Probabilmente." rispose Harry. "Non sembrano molto cattivi, ma immagino che se scendessero tutti insieme in picchiata... Beh, non c'è nient'altro da fare... Parto io."

Inspirò profondamente, si coprì il viso con le braccia e spiccò la corsa per attraversare la camera. Si aspettava di sentirsi piombare addosso da un momento all'altro becchi acuminati e artigli, ma non accadde nulla. Raggiunse incolume il portone. Tirò la maniglia, ma quello era chiuso a chiave.

Gli altri tre lo seguirono. Si misero a tirare e a scuotere il portone nel tentativo di aprirlo, ma non si mosse neanche quando Hermione provò con la formula magica: Alohomora. Honey quasi ignorò i suoi amici, troppo concentrata su quegli strani uccelli scintillanti.

"E adesso?" fece Ron.

"Questi uccelli... non è possibile che siano qui soltanto per bellezza." osservò Hermione.

"Questi non sono uccelli!" esclamò Honey a un tratto. "Sono chiavi! Chiavi alate! Guardate bene!"

"Allora, questo vuol dire che..." Harry e Honey si guardarono attorno per la stanza, mentre gli altri due scrutavano lo sciame di chiavi. "Ma sì: guardate! Prendiamo i manici di scopa! Dobbiamo acchiappare la chiave che apre il portone!" concluse Harry.

"Ma queste sono centinaia!" disse Hermione.

Ron esaminò attentamente la serratura. "Quella che cerchiamo dev'essere una grossa chiave vecchio tipo... probabilmente d'argento come la maniglia."

I quattro afferrarono un manico di scopa ciascuno e, balzati in sella, si dettero la spinta e si sollevarono da terra fino a ritrovarsi in mezzo a quella nube di chiavi volanti. Tesero le mani cercando di afferrarne qualcuna, ma quelle erano stregate e gli sfuggivano, alzandosi e abbassandosi così rapidamente che era quasi impossibile prenderne una.

Ma non per nulla Harry era il Cercatore più giovane da un secolo a quella parte: aveva un vero e proprio talento per avvistare cose che gli altri non vedevano neppure. Dopo aver zigzagato per circa un minuto attraverso quel turbine di piume di tutti i colori dell'arcobaleno, notò una grossa chiave argentata che aveva un'ala piegata, come se fosse stata già catturata e infilata bruscamente nella serratura.

"È quella." gridò agli altri tre. "Quella grossa... lì... no, là... quella con le ali azzurro chiaro... e le piume tutte arruffate da una parte."

Ron si precipitò a tutta velocità nella direzione che Harry gli indicava, sbatté contro il soffitto e rischiò di cadere dalla sua scopa.

"Dobbiamo circondarla!" disse Honey senza mai distogliere lo sguardo dalla chiave con l'ala rovinata. "Ron, tu sorvegliala da sopra... e tu, Hermione, resta sotto e impediscile di scendere... Harry cercherà di prenderla e io di bloccarle la via di fuga. Forza: uno, due, TRE!"

Ron scese in picchiata, Hermione schizzò verso l'alto, la chiave schivò tutti e due e passò sotto Honey, che si era messa a testa in giù nel tentativo di acchiapparla. Harry si gettò all'inseguimento. Quella partì come una freccia verso il muro. Harry si chinò in avanti e con un rumore sinistro la inchiodò con una mano sulla pietra. Le grida di giubilo di Honey, Ron e di Hermione echeggiarono sotto la volta della vasta camera.

Atterrarono in gran fretta e Harry corse verso il portone, con la chiave che gli si dimenava in mano. La infilò senza tanti complimenti nella serratura e la girò: funzionava. Nel momento preciso in cui la serratura si aprì con uno scatto, la chiave si sfilò e volò via di nuovo, tutta ammaccata dopo essere stata acchiappata per due volte.

"Pronti?" chiese Harry ai suoi compagni, mentre aveva ancora la mano sulla maniglia del portone. I tre annuirono, e lui tirò fino ad aprirlo.

La camera accanto era talmente buia che non si distingueva un bel niente. Ma mentre vi entravano, fu improvvisamente invasa da una gran luce, e la scena che si parò loro dinanzi fu stupefacente.

Si trovavano sull'orlo di un'enorme scacchiera, dietro ai pezzi neri, tutti molto più alti di loro e scolpiti in quella che sembrava pietra. Di fronte a loro, all'estremità opposta del vasto locale, c'erano i pezzi bianchi. Honey Harry, Ron e Hermione ebbero un lieve brivido: erano altissimi e privi di volto.

"E adesso, che cosa facciamo?" sussurrò Harry.

"Ma è chiaro, no?" disse Ron. "Dobbiamo iniziare a giocare e via via attraversare la stanza fino ad arrivare dall'altra parte."

Dietro i pezzi bianchi si scorgeva un'altra porta.

"E come facciamo?" chiese nervosa Hermione.

"Penso..." rispose Ron. "... che dovremo far finta di essere anche noi dei pezzi degli scacchi."

Si diresse verso un cavallo nero e tese la mano per toccarlo. D'un tratto, la pietra di cui era fatto prese vita. Il cavallo si mise a raspare a terra con la zampa, e il cavaliere chinò il capo coperto dall'elmo per guardare Ron.

"Dobbiamo... ehm... dobbiamo venire con voi per attraversare?"

Il cavaliere nero annuì.

"Questa è sicuramente opera della McGranitt. Una prova tanto impegnativa quanto sadica, come una partita a scacchi magici dal vivo, poteva essere ideata solo da lei." commentò Honey studiando la macabra bellezza di quella scacchiera. "Magnifico."

Ron si voltò verso i suoi compagni.

"Qua bisogna pensarci bene..." disse. "Credo che dovremo prendere il posto di quattro dei pezzi neri..."

Honey, Harry e Hermione rimasero in silenzio, osservandolo mentre rifletteva. Alla fine, Ron disse: "Beh, non vi offendete, eh?, ma nessuno di voi è molto bravo a scacchi, a parte Honey..."

"Figurati se ci offendiamo." ribatté subito Harry. "Dicci soltanto che cosa dobbiamo fare."

"Allora, Harry, tu prendi il posto di quell'alfiere, e tu, Hermione, mettiti vicino a lui, al posto di quella torre."

"E tu?"

"Io farò il cavallo." disse Ron.

Sembrava che i pezzi degli scacchi li avessero sentiti, perché a quelle parole un cavallo, un alfiere e una torre voltarono le spalle ai pezzi bianchi e se ne andarono dalla scacchiera lasciando tre caselle vuote, che vennero occupate da Harry, Ron e Hermione.

Ron si voltò verso Honey, che lo osservava in attesa di sapere quale posto avrebbe dovuto prendere. Lei lo stava già fissando e, dalla sua espressione, comprese subito cosa stava per dire.

"Te la senti...?" le chiese.

Lei annuì, fidandosi ciecamente delle capacità del suo amico.

Ron sospirò. "D'accordo, allora. Tu sarai la regina."

Il pezzo in questione prese vita e si allontanò dalla scacchiera, affiancando gli altri.

"Siete sicuri?" disse Harry allarmato. "La regina è il pezzo che rischia di più."

"Ma è anche il più potente." spiegò Ron. "Honey è davvero brava a scacchi e così potrà aiutarmi se io, da questa prospettiva, non noto qualche mossa rischiosa." Honey annuì ancora tranquillizzandoli, nonostante fosse parecchio tesa. "I bianchi muovono sempre per primi, a scacchi." aggiunse Ron lanciando un'occhiata al lato opposto dell'enorme scacchiera. "E difatti, guardate..."

Un pedone bianco era avanzato di due caselle.

Ron cominciò a dirigere le mosse dei neri, che si spostavano silenziosamente seguendo i suoi ordini. Honey pregò tutti i maghi del passato che nessuno di loro si facesse male e che vincessero quella partita.

"Harry... muoviti diagonalmente di quattro caselle verso destra."

Il primo shock vero arrivò quando fu mangiato l'altro loro cavallo.

La regina bianca lo sbatté a terra e lo trascinò via dalla scacchiera: rimase immobile, faccia a terra.

"Ho dovuto lasciarglielo fare." disse Ron con aria sconvolta. "Così tu, Hermione, sarai libera di mangiare quell'alfiere. Dai, muoviti."

Ogni qualvolta perdevano un pezzo, i bianchi si mostravano spietati. Ben presto i pezzi neri cominciarono ad allinearsi contro il muro, inerti come pupazzi. Per due volte Ron si accorse appena in tempo che Harry e Hermione erano in pericolo. Frattanto, mandava Honey da una parte all'altra della scacchiera, mangiando tanti bianchi quanti erano i neri che avevano perso.

"Ci siamo quasi." borbottò a un tratto. "Fatemi pensare... fatemi pensare."

La regina bianca volse verso di lui la testa senza volto.

"Ron..." mormorò Honey, pallida in volto, dopo aver esaminato attentamente i pezzi rimasti e le loro posizioni. "Non vorrai mica..."

"Sì..." disse piano Ron. "È l'unico modo... devo lasciarmi mangiare."

"NO!" esclamarono Harry e Hermione. Honey stava analizzando le possibili mosse e contromosse per trovare una soluzione alternativa.

"Ma a scacchi è così!" tagliò corto Ron. "Bisogna pur sacrificare qualche cosa! Ora farò un passo avanti e lei mi mangerà... e voi sarete liberi di dare scacco matto al re, Harry!"

"Ma..."

"Volete fermare Piton, oppure no?"

"Ron..."

"Sentite, se non vi sbrigate quello ruba la Pietra!"

"Non c'è un'altra soluzione." disse Honey tristemente dopo aver studiato le possibili mosse.

"Pronti?" gridò Ron, pallido ma con aria decisa. "Io vado... ma ricordate: non restate in giro a ciondolare, dopo che avrete vinto."

E così dicendo, fece un passo avanti e la regina lo colpì. Gli diede una forte botta in testa con il braccio di pietra e il ragazzo cadde a terra di schianto. Hermione si lasciò sfuggire un grido, ma rimase ferma sulla sua casella. La regina bianca trascinò Ron da una parte: il ragazzo sembrava proprio K.O.

"Harry, spostati di tre caselle a sinistra." disse Honey lentamente.

Tutto tremante, il ragazzo la ascoltò. A quel punto, il re bianco si tolse la corona di testa e la gettò ai piedi di Harry. I neri avevano vinto. I pezzi si divisero in due gruppi e ciascun gruppo si inchinò all'altro, lasciando intravedere la porta aperta in fondo alla stanza. Gettando un'ultima occhiata disperata in direzione di Ron, rimasto indietro, Harry e Honey spiccarono la corsa, ma si fermarono quando si accorsero che Hermione era corsa da Ron.

"Voi andate avanti!" gridò. "Io mi occuperò di lui."

"Sei sicura?" domandò Harry.

"Porterò Ron fuori di qui." confermò.

"Usate le scope della stanza delle chiavi per risalire la botola e sfuggire a Fuffi. Poi avverti Silente." disse Honey.

Lei annuì e i due, varcata la porta, si diressero di gran carriera lungo il corridoio.

"E se Ron...?" mormorò Honey.

"Andrà tutto bene." disse Harry, cercando di convincere soprattutto se stesso. "Secondo te, che cos'altro ci manca?"

"Beh, la Sprite il suo tiro ce l'ha già giocato, con il Tranello del Diavolo... A stregare le chiavi sarà stato senz'altro Vitious... La McGranitt ha fatto una Trasfigurazione ai pezzi degli scacchi facendoli diventare vivi... Ci manca l'incantesimo di Raptor e poi quello di Piton..."

Intanto erano giunti davanti a un'altra porta.

"Tutto bene?" sussurrò Harry.

"Và avanti tu." rispose Honey riprendendo fiato.

Harry spinse la porta.

Le loro narici furono invase da un odore nauseabondo, che costrinse entrambi a coprirsi il naso con il mantello. Con gli occhi pieni di lacrime videro, steso per terra davanti a loro, un troll ancor più grosso di quello con cui avevano già avuto a che fare. Giaceva inerte con un bernoccolo insanguinato in testa.

"Meno male che non abbiamo dovuto vedercela anche con questo." mormorò Harry mentre, con circospezione, scavalcavano una delle zampone massicce. "Vieni, qui dentro non si respira."

Aprì la porta successiva tirandola a sé. Quasi non avevano il coraggio di guardare quel che avrebbero trovato. E invece non c'era nulla di particolarmente spaventoso: erano in una stanza con un tavolo su cui erano allineate sette bottiglie di forme diverse.

"Qua c'è lo zampino di Piton." fece Harry. "Che cosa dobbiamo fare?"

Varcarono la soglia e immediatamente, nello strombo della porta alle loro spalle, si accese un fuoco fiammeggiante. Non era un fuoco qualsiasi: era viola. Nello stesso istante, fiamme nere si sprigionarono dalla soglia della porta seguente. Erano in trappola.

"Guarda!" Honey afferrò un rotolo di carta posato sul tavolo accanto alle bottiglie. Harry si sporse oltre la sua spalla per leggere quello che c'era scritto:

 

Davanti a voi è il pericolo, dietro la sicurezza

Due tra di noi vi aiutano, usate la destrezza

Una sola, di sette, vi lascerà avanzare

Se un'altra ne berrete, vi farebbe arretrare

Due son piene soltanto di nettare d'ortica

Tre, assassine, s'apprestano alla loro fatica.

Scegliete o resterete per sempre tra i supplizi.

Per aiutarvi a scegliere, vi diamo quattro indizi:

Primo, seppur subdolamente il velen non si svela,

Il vino delle ortiche alla sinistra cela;

Secondo, differenti sono quelle agli estremi

Ma per andare avanti rimangono problemi;

Terzo, come vedete, non ve n'è una uguale

Sol di nana e gigante il vin non è letale;

Quarto, la seconda a dritta e la seconda a sinistra

Sono gemelle al gusto, ma diverse alla vista.

 

Honey rilasciò un gran sospiro incredibilmente sollevata, e Harry, allibito, vide che sorrideva: era proprio l'ultima cosa che a lui sarebbe venuto di fare.

"Geniale!" disse la ragazza. "Questa non è magia: è logica. Si tratta di una sciarada. Ci sono tanti grandi maghi che non hanno un briciolo di logica: loro sì che resterebbero bloccati qui in eterno."

"E anche noi, vero?"

"Ovviamente no." disse Honey. "Su questa carta c'è scritto tutto quello che ci serve sapere. Sette bottiglie: tre contengono veleno, due vino, una ci farà attraversare sani e salvi il fuoco nero e una ci aiuterà a superare quello viola per tornare indietro."

"Ma come facciamo a sapere da quale bere?"

"Dammi un attimo."

Honey lesse e rilesse la carta più volte. Poi si mise ad andare su e giù lungo la fila di bottiglie, borbottando fra sé e sé e indicandole ogni tanto col dito. Alla fine, batté le mani.

"Ho capito!" esclamò, uno scintillio soddisfatto negli occhi. "Quella più piccola ci farà attraversare il fuoco nero... per raggiungere la Pietra."

Harry guardò la bottiglia più piccina.

"Dentro c'è abbastanza da bere per entrambi." osservò.

Si scambiarono un'occhiata.

"E qual è che ci farà tornare indietro attraversando le fiamme viola?"

Honey indicò una bottiglia panciuta, all'estremità destra della fila.

"Bevi tu per prima." disse Harry. "Sei sicura che sia quella giusta?"

"Certo." rispose Honey. Dopodiché bevve una lunga sorsata dalla bottiglietta e fu scossa da un brivido. Per un attimo le sembrò di essere al Polo Nord tanto forte fu la sensazione di essere invasa dal ghiaccio.

"Non sarà mica veleno?" fece Harry tutto ansioso.

"No, ma sembra ghiaccio."

Harry inspirò profondamente e prese la bottiglia più piccola. Volse il viso verso le fiamme nere.

"Arriviamo!" disse, e poi vuotò la bottiglietta in un sorso solo.

Posò la bottiglia e prese la mano di Honey con la sua, stringendola. Se per farsi coraggio o incoraggiare lei, Honey non lo capì. Probabilmente entrambe. Fecero un passo avanti; strinsero la presa sulla mano dell'altro, videro le fiamme nere che lambivano i loro corpi, ma non ne avvertirono il calore... Per un istante non videro altro che fuoco nero... poi si ritrovarono dall'altra parte, nell'ultima stanza.

Dentro c'era già qualcuno... ma non era Piton. E non era neanche Voldemort.

   
 
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