Anime & Manga > Candy Candy
Segui la storia  |       
Autore: moira78    31/10/2021    3 recensioni
Un piccolo castello nascosto nei boschi di Lakewood. Una storia che affonda le sue radici in un lontano passato. E un sopralluogo che porterà Candy e gli altri a confrontarsi con eventi soprannaturali. Una mini-fic di Halloween dove tutto può accadere...
Genere: Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annie Brighton, Archibald Cornwell, Candice White Andrew (Candy), William Albert Andrew
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
"Non riesco a credere che porti un machete in quello zaino!", ripeté Archie lottando contro le erbacce usando invece il coltello più piccolo.

Albert fece saettare il braccio e, con un gesto secco, tranciò un fascio di steli verdi che gli arrivava al petto. Rise di cuore all'ennesima esclamazione di stupore del nipote: "Mi sembra di aver già vissuto una scena simile", disse divertito.

Il nipote alzò gli occhi al cielo, detergendosi il sudore con il braccio e riprendendo il suo lavoro: "Oh, no, credimi: il giorno della tua presentazione ci ho messo più di mezza giornata a realizzare che lo smemorato amico di Candy fosse anche il prozio William".

"Ricordo bene la faccia che hai fatto e quante volte hai voluto sentire la mia storia", aggiunse fermandosi per guardare alle loro spalle.

Georges era davanti a Candy e Annie e stava facendo strada attraverso il varco che stavano aprendo lui e Archie. Si propose di dargli il cambio e il ragazzo accettò di buon grado, borbottando per la sua camicia irrimediabilmente rovinata.

"Te l'avevo detto che avresti dovuto mettere qualcosa di più comodo!", lo rimbeccò Annie.

Sentì Candy ridere mentre si voltava di nuovo per guardare le basse guglie stagliarsi contro il cielo: "Litigate già come marito e moglie", disse allegra.

Chiuse gli occhi: se Archie aveva trovato il coraggio di fare il grande passo, allora poteva farcela anche lui,  nonostante le loro storie fossero diverse.

Procedettero tra le erbacce fin quasi all'entrata principale, dove li accolse un giardino anteriore che un tempo doveva essere stato delizioso. Nascosti tra l'erba alta, c'erano un tavolo e delle sedute lavorate nella pietra, mentre sul lato opposto del sentiero d'entrata si trovava un piccolo stagno, che una volta doveva essere un laghetto artificiale ben tenuto.

Albert schioccò la lingua sul palato, contrariato: se lo stato di abbandono del giardino rispecchiava anche quello all'interno, allora c'era davvero poco da fare. Oppure molto.
"Sei sicuro di voler entrare lì dentro?", gli chiese Archie tappandosi il naso dopo essersi accostato all'ex laghetto. L'acqua era così sporca e mefitica che l'odore fece arricciare il naso persino a lui. Sospettò che, oltre alla vegetazione, dentro ci fosse finito anche qualche piccolo animale che non era più riuscito a uscirne.

"Per forza, ormai siamo qui e andremo fino in fondo. Ma preferirei che le ragazze rimanessero qui fuori, magari lontane da quella pozza", ridacchiò indicandola e vedendo le due portarsi una mano davanti alla bocca e al naso.

Anche Georges sembrò d'accordo con lui: "Entreremo noi due e il signorino Archibald può restare qui con le signorine", si offrì.

"E perché dovremmo rimanere fuori?", ribatté Candy.

"Giusto, vogliamo venire anche noi!", le fece eco Annie.

"Potrebbe essere pericoloso, qualche trave pericolante potrebbe colpirvi, oppure il pavimento sprofondare e...".

Mentre Archie cercava di far capire alle ragazze quanto potesse rivelarsi rischioso entrare, Albert abbracciò con lo sguardo quel piccolo castello di cui aveva scoperto la triste storia solo il pomeriggio precedente. All'inizio aveva pensato che potesse trattarsi di una leggenda, ma man mano che leggeva i documenti ingialliti che aveva trovato in biblioteca aveva capito che era una storia realmente accaduta.

Chi aveva innalzato quel piccolo castello gli aveva dato un aspetto medievale solo in parte, perché sulla sinistra c'era un torrione principale circondato da torrette più piccole dalle classiche guglie; sulla destra, invece, gli ricordava molto la sua capanna nel bosco, col tetto spiovente e il comignolo di un caminetto che spuntava di lato.

Nel complesso era molto grazioso, ma poteva vedere che le erbacce intorno e l'edera che cresceva sui muri, oltre a quel giardino abbandonato da decenni, non erano i problemi maggiori. Nessuna delle finestre sulla facciata aveva un vetro integro: in alcuni casi, alcuni spuntoni di vetro sporgevano ancora sulle cornici.

La porta principale, di cui aveva la chiave nella tasca, era fatiscente e non era affatto sicuro che la serratura si sarebbe sbloccata con facilità.

"Magari crolla sotto al suo stesso peso", borbottò tirando fuori la chiave e facendosela saltellare sul palmo della mano.

"Diceva, signorino William?". Georges gli si accostò e vide che stava passando in rassegna con lo sguardo le stesse cose che aveva appena osservato lui.

"Pensavo che siamo fortunati se la porta non ci cade sui piedi", rispose facendogli un cenno con la testa e incamminandosi.

"E noi?", si sovrapposero le voci di Annie e Candy.

Albert si volse a mezzo busto: "Restate qui fuori con Archie", ripeté con voce gentile ma ferma.

Le loro deboli proteste furono coperte dal cigolio sinistro e prolungato che emise il portone quando lo aprì. Non cadde ai loro piedi, né rovinò all'interno di quell'atrio polveroso.
Ma gli ricordò il lamento di una gazzella ferita a morte da un leone della savana africana.
 
- §-
 
Candy si sentiva nervosa come quando, una decina di anni prima, Anthony, Stair e Archie le avevano raccontato la leggenda del fantasma che abitava nella villa degli Ardlay e lei aveva creduto di scorgerlo appena fuori dalla stanza dove Eliza e Neal l'avevano rinchiusa per farle uno scherzo.

Nonostante la storia raccontata da Albert fosse molto triste, un senso di allarme e apprensione le strinse il petto quando lo vide entrare in quel castello con Georges.

Albert non ha parlato di fantasmi, quindi perché sono così in ansia?

"Candy, vieni a sederti qui!", la chiamo Annie indicandole una panca di pietra che Archie aveva liberato dalle erbacce col machete di Albert.

Sospirò frustrata e si risolse a raggiungere i due amici.

"Che hai? Non dirmi che sei preoccupata per loro!", le chiese Archie accomodandosi su un'altra panca più grande con Annie accanto.

Si morse il labbro, giocherellando con la gonna del vestito: "Voi non l'avvertite?", chiese a bassa voce, senza avere il coraggio di guardarli.

"Cosa?", domandarono quasi all'unisono.

"Questa... questa specie di aura di tristezza che avvolge il castello! Questo silenzio innaturale come se i rumori della natura non arrivassero fin qui! Non si sentono nemmeno cantare gli uccelli". Quando ebbe finito di parlare, alzò lo sguardo su di loro e quasi si pentì di aver espresso i suoi timori ad alta voce.

Penseranno che sono impazzita. Magari è davvero così...

I due sorrisero e si fissarono per un istante, poi Annie disse: "Candy, ammetto che la storia che ci ha raccontato Albert ha colpito molto anche me, però non dobbiamo lasciarci influenzare da qualcosa che è accaduto secoli fa".

"Ma io...".

"Non è che sei semplicemente in pena per Albert che è entrato senza lasciarti andare con lui?", le domandò con un sorrisetto malizioso.

Suo malgrado, Candy arrossì: "Ma figurati, certo che no!".

Se potessi correrei dentro solo per accertarmi che è tutto frutto della mia fantasia.

Accanto a lei, Archie si alzò d'improvviso in piedi guardandosi intorno e lanciando occhiate occasionali anche agli alberi nelle vicinanze.

"Cosa c'è?", gli domandò Annie accostandosi a lui.

"Sai, Candy non ha tutti i torti. Ascolta". Chiuse gli occhi e Candy trattenne il respiro, concentrandosi sul silenzio che aveva già notato poco prima. Imitò il gesto di Archie, escludendo persino la vista per captare eventuali suoni.

E quel silenzio che sembrava assordarla fu interrotto dal bisbiglio stupefatto di Annie: "Hai ragione, non si ode proprio nulla".

Se lo avvertono anche loro, allora... allora...

I loro occhi s'incontrarono e Candy riprese a respirare, con un po' d'affanno: "Visto? Ve l'avevo detto io che c'è qualcosa di strano!", si fomentò alzandosi e cominciando a camminare, tenendosi ben lontana dallo specchio d'acqua stagnante.

I passi in avvicinamento le indicarono che anche loro si stavano muovendo. Per la prima volta, Candy provò quasi una punta d'invidia per Archie e Annie, così affiatati e a un passo dal matrimonio. Non che lei e Albert non fossero uniti, ma cominciava a chiedersi quando il loro rapporto sarebbe evoluto un poco.

Ormai il suo cuore aveva ben chiaro da tempo chi ci fosse nel proprio destino da sempre, solo che lei era stata troppo cieca per vederlo. Era come se fosse stata immersa in una nebbia che la rendeva insensibile a tutto ciò che non fosse il ricordo doloroso di Terry. Proprio come quella, invisibile, che aleggiava lì intorno.

Non aveva udito né visto con quanta cura Albert l'avesse consolata e avesse asciugato le sue lacrime finché non era scomparso. Non si era resa conto della devozione e dell'amore disinteressato che le aveva sempre dimostrato, relegandoli a sentimenti di profonda amicizia.

No, il suo rapporto con Albert era divenuto, col tempo, molto più di questo.

I loro cuori e le loro anime erano collegati  da un filo invisibile che li aveva uniti fin da quel giorno sulla Collina di Pony, quando...

"Signorino William?", la voce allarmata di Georges che si affacciava dalla porta principale la fece sobbalzare, interrompendo il filo dei ricordi.

"Georges, che è successo?", chiese Archie allarmato, raggiungendolo mentre lei si portava una mano al petto dove il cuore aveva preso a battere forte.

L'uomo si schiarì la voce, come se fosse a disagio e non volesse allarmare i presenti. Ma Candy era già allarmata, ai limiti del panico. Si vedeva che Georges era preoccupato dal cipiglio che gli aggrottava la fronte.

"Nulla, credevo solo che William fosse qui fuori con voi", disse gelandole il sangue nelle vene.

"Ma, scusa, non era dentro con te?", intervenne Annie avvicinandosi.

"Sì, però ci siamo divisi per visitare meglio il castello e lui si è recato nell'ala ovest, mentre io ispezionavo i piani superiori", spiegò tornando al suo solito tono controllato. "Ma quando sono entrato nel torrione per raggiungerlo non l'ho trovato da nessuna parte e l'ala est è ancora chiusa, quindi pensavo di trovarlo qui con voi".

I piedi si mossero prima ancora che Candy potesse rendersi conto che stava entrando lei stessa a cercare Albert: aveva una brutta sensazione e intendeva assicurarsi di persona che lui stesse bene.

Il braccio di Archie la bloccò prima che potesse entrare: "No, Candy, Albert non mi perdonerebbe mai se ti succedesse qualcosa lì dentro".

Candy sbatté le palpebre. Nell'angolo più sinistro e irrazionale del suo cervello, le parve quasi che lui ne parlasse come se si trattasse di una persona defunta. S'impose di reagire a quella strana superstizione che non le pareva fare altro che aumentare, ma gli scostò comunque il braccio con decisione: "Invece entrerò e lo cercherò anche io", s'impuntò.

"E io verrò con te", s'intromise Annie accostandosi.

Archie la chiamò per nome, sconvolto, tentando di convincerla a restare fuori almeno lei, santo cielo! Candy non li ascoltava più ed era già entrata superando un perplesso Georges, che disse debolmente: "La prego, signorina, non credo che...".

"Albeeeert!", gridò lei portandosi le mani a coppa ai lati del viso, rompendo con tutte le proprie forze quel silenzio inquietante che si aggiungeva all'oscurità del castello.
 
- §-
 
Albert si bloccò con la torcia elettrica puntata davanti a sé, udendo quello che sembrava un richiamo. E, se l'udito non lo tradiva, la voce sembrava proprio quella di Candy.

Impossibile, me lo sono immaginato.

Guardò in alto spostando il fascio di luce e vide il soffitto basso a volta fatto di mattoni: poteva darsi che si trovasse in corrispondenza dell'atrio o dell'ala est. Magari, non trovandolo, Georges aveva chiesto aiuto agli altri per cercarlo ma gli sembrò improbabile.

Certo, era pur vero che era finito lì sotto in modo così repentino che il pover'uomo doveva essere molto preoccupato per lui. Però possibile che non avesse trovato il passaggio segreto che portava alle torri? Georges era pragmatico quanto lui ed era certo che fosse in grado di trovare a sua volta il meccanismo di apertura nel muro, anche se gli si era richiuso alle spalle.

Non era stato gradevole sentirsi praticamente in trappola e non capiva come mai i precedenti proprietari avessero concepito un passaggio così strano. E perché murare l'accesso alle torri, poi? Non che la scala a chiocciola che s'inerpicava ai piani alti fosse molto rassicurante, ma un tempo doveva essere molto più salda.

Scosse la testa, avanzando per raggiungere l'altra ala della casa e  vedere se trovava un modo per risalire: la caviglia gli faceva più male e pulsava a ogni passo, forse si stava già gonfiando e doveva sbrigarsi a togliere gli stivali prima di non riuscire più a farlo.

Ma prima doveva uscire di lì e non lo avrebbe fatto da dove era caduto.

In fondo al corridoio stretto, gli parve di scorgere quello che sembrava l'accesso a uno spazio più largo e meno claustrofobico di quello nel quale si trovava ora.

Rifletté di nuovo sulla stranezza della situazione: possibile che nonostante i suoi richiami nessuno lo avesse udito? Eppure lui aveva sentito bene il grido di Candy e non credeva fosse una pia illusione.

Inoltre, quando il pavimento vicino alla scala a chiocciola si era letteralmente aperto ai suoi piedi mentre saggiava la stabilità del vecchio corrimano in ferro battuto, doveva aver fatto un bel po' di rumore.

In quel momento Georges doveva essere ai piani superiori e gli altri ancora fuori in giardino. Eppure...

Eppure mi sembrava di aver gridato abbastanza forte per farmi sentire.

E perché nel momento in cui, ancora dolorante dopo la caduta, aveva guardato in alto con la luce della torcia non aveva visto altro che nudi mattoni di un soffitto come quello che lo sovrastava ora? Possibile che fosse precipitato in un altro passaggio segreto che gli si era richiuso sopra la testa?

"Che razza di diavolerie si sono inventati e per quale motivo?", mormorò nello spazio angusto. Gli tornarono in mente i mattoni con i quali era stato in parte costruito il castello e si domandò se fosse un escamotage per celarli agli occhi degli altri. Ma non gli veniva in mente alcun motivo valido per spiegare una decisione simile.

Stanco di pensare e dolorante per essere atterrato in mezzo a dei mobili accatastati storcendosi persino una caviglia, Albert sopraggiunse infine all'apertura alla fine del corridoio.

E la torcia gli cadde dalle mani con un gran rumore, rompendosi.
 
- §-
 
 "È molto strano", disse Candy aggrottando le sopracciglia e guardandosi ancora intorno. La piccola serie di finestre rotte illuminava abbastanza bene l'ambiente da rendere chiaro che non portava da nessuna parte.

"Da qui si dovrebbe accedere a delle scale che portano ai piani superiori delle torri, ma non si vede altro che questo muro con i supporti per le torce di legno", rispose Annie toccandone uno arrugginito che cigolò come se stesse per staccarsi.

"Ci sono!", esclamò poggiando le mani a quel muro. "Dobbiamo cercare un passaggio segreto! Magari Albert ne ha scoperto uno ed è rimasto intrappolato dall'altra parte".
"Oppure è nell'ala est dove sono andati Archie e Georges e noi siamo ferme qui a fare le esploratrici del mistero", ridacchiò lei tastandolo dal lato opposto.

"Hai sentito cosa ha detto Georges quando siamo andati da quella parte? Le porte di accesso erano tutte chiuse e non è plausibile che Albert sia andato in esplorazione da quel lato senza lasciarne aperta almeno una per segnalare la sua presenza", ribatté battendo le nocche sui mattoni per scoprire delle irregolarità, un suono diverso o qualunque cosa potesse far pensare a un passaggio nascosto.

Procedettero così per qualche istante, dai lati opposti, convergendo man mano verso il centro.

Candy batté per l'ennesima volta le nocche sul muro e sentì qualcosa di strano: un calore sulle dita, un rumore nelle profondità del muro e la netta sensazione che il suo corpo venisse attratto nella direzione in cui si stava aprendo.

Spalancò gli occhi e si volse verso Annie per avvisarla che aveva trovato il passaggio ma riuscì a emettere solo un breve grido, cogliendo appena lo sguardo spaventato della ragazza e il proprio nome pronunciato con una nota di panico.

La mano di Annie si allungò, ma lei era già dall'altro lato, che cercava di non perdere l'equilibrio, le braccia protese in avanti e i piedi che inciampavano su un'irregolarità del pavimento.

Candy ebbe appena il tempo di alzare lo sguardo verso l'alto, poggiandosi al corrimano di ferro da cui si diramava una lunga scala a chiocciola. Colse i gradini aggrovigliarsi in una spirale e perdersi in cima, appena illuminati da una finestrella alta prima di precipitare.

Il pavimento le si era aperto sotto i piedi e lei gridò mulinando le braccia per cercare un appiglio. Toccò per un breve momento uno dei mattoni di quella sorta di botola e contrasse le dita cercando di aggrapparsi ma scivolò senza poter fare presa.

Il corpo impattò contro qualcosa di duro come il legno e lo scricchiolio che seguì le indicò che ci aveva visto giusto. Anche se 'vedere' non era proprio il termine che avrebbe usato: lì sotto era nero come la pece.

Dopo essersi accertata di non avere altro che qualche livido e che la parte più offesa era il suo fondoschiena, Candy alzò il volto, incuriosita. Dove diamine era finita la botola da cui era appena caduta come un sacco di patate?! Possibile che si trattasse di una trappola che si richiudeva sulle teste dei malcapitati?

Immersa nell'oscurità, si mosse a tentoni, incontrando le parti acuminate del legno spezzato: un tavolo? Una vecchia credenza? Qualunque cosa avessero accatastato in quei sotterranei, Candy non riuscì a vederla e si ricordò solo dopo attimi di frustrazione che doveva avere una torcia nella tasca della gonna: sperava solo che non si fosse rotta con la caduta.

Le sue dita la trovarono quasi subito e riuscì ad accenderla al secondo tentativo, tanto le tremavano le mani gelide. La luce fioca le ricordò che la pila era quasi esaurita e lei aveva quella di ricambio nella borsa che aveva lasciato di sopra.

"Sei davvero un genio, Candy!", disse a se stessa.

Individuò un corridoio stretto fatto di mattoni nudi, con il soffitto arcuato nel quale non trovò alcuna traccia del passaggio che l'aveva fatta cadere sin lì. Puntò il fascio intorno a sé, cominciando ad alzarsi dalle macerie con gesti lenti e controllati: si trattava di un vecchio tavolo spezzato in due. Lei si trovava sulla metà di destra e, aggrottando le sopracciglia, cominciò a sospettare che fosse già rotto prima che precipitasse.

Qualcun altro è caduto qui prima di me e deve averlo spezzato.

"Albert!", esclamò avvertendo una debole eco.

Si alzò in piedi e si accorse di essere a una specie di bivio: sulla sinistra c'era un ambiente un poco più largo, ingombro di quelle che sembravano altre suppellettili abbandonate lì da anni.

O da secoli...

Davanti, invece, si snodava un lungo corridoio anche più stretto di quello in cui si trovava ora. Puntò la torcia e vide che si perdeva a sua volta nell'oscurità.

Possibile che Albert si fosse avventurato lì per cercare una via d'uscita? Quando era entrato nel castello aveva con sé la sacca ed era sicura che, oltre al machete che tanto aveva impressionato Archie, dentro vi fosse anche una torcia.

Dovette fare appello a tutto il proprio coraggio per imporsi di imboccare quel passaggio con la poca luce che aveva ma, proprio quando stava per incamminarsi, udì un suono di passi provenire proprio dalle profondità del corridoio.

Per poco non le cadde la torcia dalla mano.

"C-chi è là? Albert?!". La voce le tremava anche se cercava di razionalizzare. Ma come razionalizzare quel suono scomposto di passi e l'ansimare pesante che lo accompagnava? E la sagoma che cominciò ad apparire, curva, nel buio, senza la minima fonte di luce a illuminarla?

Candy chiuse gli occhi, lasciò alfine cadere la torcia e si portò le mani al viso, urlando terrorizzata quando la figura fu abbastanza vicina da costringerla a indietreggiare ancora fino al muro, rovinandole addosso di peso.
 
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Candy Candy / Vai alla pagina dell'autore: moira78