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Autore: VaniaMajor    02/11/2021    3 recensioni
Kagome possiede un portafortuna. Non avrebbe mai immaginato che a causa sua sarebbe stata portata in un altro mondo, coinvolta in una guerra orribile e legata misteriosamente a un demone dai capelli d'argento...Ma chi è il Principe dai capelli neri dei suoi sogni? Perchè la sua onee-chan deve soffrire tanto? E c'è speranza di tornare a casa...viva?! La ricerca delle Hoshisaki è iniziata. Una AU di Inuyasha e della saga di Cuore di Demone!
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Author’s note: Andiamo a dare un’occhiata a cosa sta accadendo tra Inuyasha e Kagome, che ne dite?
 
CAPITOLO 18
IL SEGRETO DI INUYASHA

 
Il vento, che stava portando via le nubi di quel pomeriggio, faceva stormire le foglie sopra le loro teste con un suono inquietante. Per un po’, nessuno dei due ebbe il coraggio di parlare. Kagome, con le mani ancora schiacciate sulla bocca, aveva abbassato lo sguardo sulle proprie gambe e cercava di calmare il battito impazzito del cuore mentre alcuni pezzi del rompicapo iniziavano a trovare il loro posto nella sua mente, pur riempiendola di nuove domande. Inuyasha, provato dalle ferite non del tutto guarite e da quel disvelamento non gradito né previsto, era rimasto in ginocchio, i pugni stretti sulle cosce, guardando altrove nel buio che li circondava. Ricordava di essersi trascinato nel folto, trasportando Kagome, con le sue ultime forze di hanyo, ma poi aveva perso conoscenza prima di trovare un rifugio dove lasciare la ragazza per tutta la notte.
La sua forma tesa, delineata dalla luce fioca di Shinsetsu, colpì Kagome con un inaspettato desiderio di protezione. Quel principe buzzurro le sembrò indifeso, fragile.
«Eri tu.- mormorò - Perché hai finto di non sapere chi fosse il ragazzo che…»
«Non c’era motivo perché tu lo sapessi. Nessuno deve sapere!- sbottò Inuyasha, rabbioso, sempre senza guardarla - Sarei un pazzo a sbandierare questa mia debolezza ai quattro venti!»
«Debolezza?» chiese Kagome, cercando di capire. Lui finalmente la guardò. I suoi lineamenti erano tesi, gli occhi ora violetti sembravano sprizzare scintille.
«Sono umano, se non te ne sei accorta! Niente poteri, niente artigli…Chiunque mi potrebbe ammazzare facilmente in questa forma!»
«Ma…perché ti accade questo?» chiese Kagome, facendo per avvicinarsi. Lui si tirò indietro, costringendola a fermare il movimento.
«Sono un hanyo. Il mio è un sangue a metà.- sibilò, amaro - La luna nuova mi toglie il potere demoniaco e per una notte ogni mese sono come mi vedi: un normale, debole essere umano.»
«Quindi…all’alba tornerai come prima?» chiese Kagome. Lui annuì, brusco. «Sesshomaru sapeva che eri a rischio? – domandò ancora, poi ebbe un pensiero sgradevole – E Naraku? Lo sa?»
Inuyasha non rispose subito, facendole venire i brividi.
«Siamo nei guai, ragazzina, che Naraku conosca o meno il mio segreto. Fino a domattina, meglio tenere un basso profilo. Soffoca la luce di Shinsetsu, staremo qui in silenzio fino all’alba; se saremo fortunati, gli scagnozzi di Naraku non ci troveranno.» le disse. Il suo tono non ammetteva repliche e Kagome si affrettò a riporre Shinsetsu sotto al vestito. L’Hoshisaki, come comprendendo di non essere più utile, si spense, lasciandoli al buio. Si sedettero contro il tronco di un albero, vicini ma separati da un’atmosfera di tensione che si poteva tagliare col coltello.
Kagome chiuse le palpebre ed esalò un sospiro, il più silenzioso possibile. Era terribilmente preoccupata per gli amici lasciati indietro e sopra ogni cosa per Anna. Ricordava bene l’esplosione di energie sopra le loro teste prima di cadere nel fiume e la impauriva lo sprezzo del pericolo con cui la sorella maggiore ricorreva ai suoi nuovi poteri, senza ancora aver avuto la possibilità di abituarvisi. Se stavano tutti bene, sicuramente erano alla loro ricerca. La imbarazzava, però, che tutte le preoccupazioni fossero soverchiate nella sua mente dalla scoperta della vera identità del suo principe dai capelli neri. Gli lanciò un’occhiata di sottecchi, ma il buio era pesto. Lo sentì muoversi appena, cercando una posizione diversa. Probabilmente la schiena gli faceva ancora male. Il pensiero le ricordò di non averlo ringraziato per averla salvata.
«Inuyasha…»
«Cosa?» borbottò lui, brusco.
«Grazie per esserti buttato insieme a me. Sarei morta, se non mi avessi protetta.» mormorò. Inuyasha borbottò qualcosa sul fatto che aveva salvato Shinsetsu, non lei, ma Kagome iniziava a capire che il Principe di En era refrattario ad ammettere le sue buone azioni. Sembrava ossessionato dalla necessità di non mostrare alcuna debolezza e, dopo aver conosciuto il suo segreto, Kagome capiva perché. Sesshomaru, dall’alto della sua purezza, doveva sempre averlo fatto sentire inferiore per quella sua porzione di sangue umano.
«Vuoi che non dica niente del tuo segreto agli altri?» chiese, gentile.
«Te lo proibisco assolutamente!» disse lui.
«Come vuoi, te lo prometto. – accondiscese lei, docile – Quindi lo sa solo Sesshomaru, giusto? Immagino che anche Jaken ne sia al corrente.»
«Feh! Mi conoscono da quando sono nato, certo che lo sanno. – borbottò Inuyasha, iniziando suo malgrado a partecipare al dialogo – Il primo comandamento per il secondogenito di En è sempre stato quello di nascondersi durante le notti di luna nuova. Nessuno doveva vedere questa parte di me.»
L’amarezza nella sua voce strinse il cuore di Kagome.
«Non ci vedo niente di male nel fatto di avere sangue umano nelle vene! – protestò, infervorandosi – È un ricordo di tua madre, no? Sono sicura che lei sarebbe triste nel sapere che hanno cercato di fartene vergognare!»
«Parla piano!» la sgridò Inuyasha, allungando una mano che le sfiorò le labbra. Si fecero indietro, pieni di improvviso imbarazzo. Forse a causa del buio della notte, quel tocco leggero aveva trasmesso a entrambi una sensazione elettrica che aveva accelerato i loro battiti. «In ogni caso, si tratta anche di una questione di sicurezza. – continuò il giovane dopo qualche istante, desideroso di spezzare quel silenzio ora carico di sensazioni inespresse – Naraku non doveva sapere di potermi colpire nei miei giorni di debolezza. Lo facevano anche per mantenermi in vita.»
«Quindi il fatto che Naraku ci abbia attaccati stasera è stata una pura coincidenza?» chiese Kagome, accigliandosi. Le sembrava una scelta troppo fortuita. La pausa che Inuyasha si prese nel rispondere le fece capire che anche lui era della stessa opinione.
«Non lo so. Magari ha capito qualcosa…sai, prima che io venissi maledetto. Forse non sa esattamente in quali momenti si manifesta la mia debolezza, ma anche lui è un hanyo e potrebbe aver fatto due più due.»
«Non l’hai mai affrontato durante le notti di luna nuova?» sussurrò Kagome, cercando di stimolare i suoi ricordi.
«No, ma questo non…zitta!» iniziò lui, per poi darle quell’ordine brusco. Kagome aguzzò le orecchie e le parve di avvertire un fruscio lontano, verso il fiume. La mano di Inuyasha si chiuse sul suo polso in una stretta forte. «Alzati e seguimi, cerca di non fare rumore. Meglio allontanarsi da quel corso d’acqua il più possibile.» le mormorò, costringendola ad alzarsi per seguirlo.
Si inoltrarono nella foresta, al buio. Inuyasha si districava bene nel sottobosco, anche se non doveva vedere molto meglio di lei in quella tenebra. Presto, a Kagome mancò il fiato, ma non si lamentò e continuò a procedere. Le era capitato di guardare in alto un paio di volte e di scorgere la lieve luminescenza di yokai volanti, probabilmente spie di Naraku che li stavano cercando. Da un certo punto di vista, il fatto che fosse luna nuova stava loro salvando la vita. Il buio li mimetizzava a meraviglia. Solo dopo quelle che le parvero ore, Inuyasha disse che forse si erano allontanati abbastanza. Lasciò andare il polso di lei, che lo massaggiò più per imbarazzo per quel lungo contatto che per dolore.
L’hanyo si aggirò lì attorno, sfiorando gli alberi, poi le disse di raggiungerlo. Aveva trovato un albero cavo al cui interno avrebbero potuto sedersi. Kagome obbedì, ringraziando il buio che non mostrava il suo rossore per il continuo contatto con il braccio o la gamba di lui. Si abbracciò le ginocchia e cercò di stare immobile. Lo sentì trattenere un’esclamazione e un sibilo di dolore quando si sedette. Probabilmente aveva toccato la corteccia con la schiena, che non era ancora del tutto guarita. Pensò di offrirgli l’aiuto di Shinsetsu, poi rimase in silenzio. Non potevano far luce e, in ogni caso, quasi di certo Inuyasha avrebbe rifiutato.
Per un bel po’ di tempo restarono in silenzio, tanto che Inuyasha iniziò a pensare che Kagome si fosse appisolata. Lo sperò. L’alba era ancora lontana, non c’era modo di essere ritrovati dagli altri a meno di un intervento di Sesshomaru e dovevano sperare che la loro pista non venisse scovata dagli scagnozzi di Naraku.
Inuyasha strinse i denti, frustrato e inquieto. Naraku non poteva avere certezze riguardo al suo periodo di debolezza, ma se davvero c’era il suo zampino dietro allo scontro con Kikyo allora non era tanto peregrina l’ipotesi che il maledetto avesse quantomeno subodorato un collegamento. Di notte, Sesshomaru si accampava con loro, rendendo vano qualunque attacco. Sfruttare il pomeriggio precedente, però, era sospetto…sembrava quasi un test delle sue capacità con l’avvicinarsi della luna nuova. Le parole della portatrice di Shinsetsu, la sua ipotesi che fosse stato Naraku a condurre alla morte Kikyo e a farlo maledire, gli tornarono sgradevolmente alla mente. Più ci pensava, più qualcosa non quadrava negli avvenimenti di quella notte. Kikyo che non mostrava alcuno stupore al suo arrivo…l’inseguimento, troppo veloce per una normale donna umana…la voce che lo tallonava e la stessa voce che lo chiamava dalla radura dove poi l’aveva trovata, con l’arco teso…l’espressione sul viso di Kikyo, le macchie di sangue sulle sue vesti colte con un angolo della mente nel momento in cui la freccia gli si piantava in petto…
«Kikyo…»
Sentendo pronunciare quel nome, Inuyasha si irrigidì come se fosse stato attraversato da una scossa elettrica. Ebbe timore di quanto Kagome stava per dire, ma non la fermò. Presagiva quella domanda fin da quando aveva capito di averle mostrato il suo volto umano.
«Kikyo sapeva della tua forma umana, vero?» finì lei. Nella sua voce c’era già una certezza e Inuyasha non se ne sorprese più di tanto. D’altra parte, lei non lo aveva visto così in fondo al pozzo che l’aveva portata a En? Non lo aveva cercato come il suo Principe dai capelli neri? Fece una smorfia amara.
«Kikyo conosceva esclusivamente la mia forma umana. – le rispose, sorprendendola – Perlomeno, questo credevo fino alla notte in cui mi sono presentato a lei nel mio solito aspetto. Con tutta evidenza, era riuscita a ingannarmi benissimo anche su questo punto.»
«Raccontami.» lo invitò lei, gentile. C’era qualcosa di sincero e dolce nella sua voce che tolse il sigillo al più grande e grave segreto di Inuyasha. Aveva bisogno di parlarne, di raccontare quella brutta storia a qualcuno…e quale persona più adatta della nuova portatrice di Shinsetsu?
«Dovevo incontrare Shinsetsu. – iniziò, cupo, quasi parlando a se stesso – Fin da bambino mi avevano detto che la sua portatrice mi era destinata, ma per qualche motivo ne ero sempre stato alla larga. Lei era una miko di grande potere, ma odiava gli yokai. Le avevano sterminato la famiglia e combatteva Gake fin da piccola. Non c’era da stupirsene, ma…non potevo accettarlo. Non la conoscevo e nemmeno mi andava di farlo.»
«Somigliava a Sango, in qualche modo?» mormorò Kagome.
«Sì, in parte. Non è raro, nei combattenti umani di En, trovare quel senso dell’onore e quel profondo rancore. Tutti hanno subito lutti e non si può dire che i nostri yokai aiutino a tenere insieme i cocci. – ammise Inuyasha, riluttante – Comunque, alla fine Sesshomaru mi ci spedì. Non avevo scelta. Solo che…presi tempo. O forse ne persi, dal suo punto di vista. Mi dilungai un po’ troppo sul confine a far fuori demoni di Gake. Quando arrivò la luna nuova ero ancora in giro e  non avevo incontrato la sacerdotessa. Fu lei che trovò me.»
«Davvero? Venne a cercarti?» chiese Kagome.
«No...fu un caso. Era una notte di luna nuova, si era in piena estate e io mi ero nascosto in uno dei templi sulle colline. Kikyo vi era salita per pregare, era accampata con la sua squadra di miko vicino al sentiero. L'avevano accompagnata altre due sacerdotesse e, dal mio nascondiglio, sentii fare il suo nome. Mi incuriosii e le spiai. Fu allora che la vidi per la prima volta. Quando le altre due miko andarono a dormire e lei rimase sola...mi avvicinai.»
«Ti sei fatto vedere così? Perché?» chiese la ragazza, sbalordita.
«Volevo conoscerla senza che lei capisse chi ero. Non avevo alcuna intenzione di espormi e questa faccia poteva tornarmi utile. Chi avrebbe mai pensato di avere davanti il Principe di En? - rise  Inuyasha, amaro, mentre affrontava quei ricordi che aveva tenuto chiusi a chiave fin dal proprio risveglio – Attaccai discorso con lei. Mi presentai come Inuki, un guerriero al servizio dell'Imperatore. Quella sera Kikyo fu fredda e formale, anche se cortese. Mi parve molto competente, senza alcun dubbio potente, ma era anche un pezzo di ghiaccio. Non dava confidenza a nessuno. Beh, non che la criticassi per questo...»
«Insomma, ti aveva fatto una buona impressione o no?»
«Non lo sapevo. Non avrei saputo dirlo. Così, tornai a trovarla il mese dopo. E quello dopo ancora. Iniziammo a parlare di tante cose e...cambiammo. Non so, ci veniva facile lasciarci andare a confidenze che in precedenza non erano mai state espresse a parole. Creammo un legame. - continuò lui, abbassando man mano la voce a un mormorio – Solo che lei non faceva quelle confidenze a Inuyasha. Le faceva a Inuki, che le era diventato amico anche se le dava appuntamenti solo una volta al mese.»
Kagome avvertì una fitta al cuore, comprendendo le sfumature nascoste dietro quelle parole. La pena di chi non sa come rivelarsi a qualcuno che è diventato importante, il desiderio di qualcosa che vada oltre l'amicizia.
«Sesshomaru mi stava addosso, i mesi passavano e anche se gli assicuravo di aver preso contatto con Kikyo in effetti non gli avevo portato prove. Non potevamo andare avanti così, la Guerra delle Hoshisaki non è un gioco. Così, diedi appuntamento a Kikyo in una notte qualunque, in cui avrei potuto mostrarle il mio vero volto. Non sapevo che sarebbe stata la mia rovina. Avevo scelto di vederci...»
«Sotto ai ciliegi in fiore.»  finì per lui Kagome, con voce rauca.
«Come lo sai?!» ansimò Inuyasha, sbalordito.
«Fin da piccola, non posso vedere i ciliegi in fiore senza soffrire. Mi fanno piangere e...e mi danno la sensazione di aver perso qualcosa di importante. - spiegò lei, con un groppo in gola – Se davvero sono la reincarnazione di Kikyo, ora finalmente capisco il perché.»  
Inuyasha rimase senza parole, lacerato tra il desiderio di carpirle quanto poteva dei sentimenti di Kikyo che ancora restavano in lei e la voglia di recriminare ancora, inveire contro di lei, vendicarsi per la propria sofferenza. Qualcosa dentro di lui tremò quando le dita di Kagome si chiusero con gentilezza sulla sua mano. La ragazza appoggiò la fronte sulla sua spalla e Inuyasha rimase immobile, rigido, senza sapere se scostarla o godere di quel contatto.
«Inuyasha, io non so nulla del passato di Kikyo, ma non sono una traditrice. Mai, nemmeno per vendetta, men che meno per ambizione, potrei fare del male a qualcuno che mi è stato amico, anche se questo amico mi avesse detto una bugia. Se il mio cuore è così, quello di Kikyo non può essere stato tanto diverso. - disse lei, e Inuyasha si stupì della propria voglia di crederle – Kikyo non c'è più, ma vorrei che il suo ricordo per te non rimanga una sofferenza. Vuoi provare a darle una possibilità...attraverso di me? Vuoi avere fiducia in me? Io l'avrò in te, Inuyasha. Ho già capito che il tuo cuore è buono.»
Kagome si stupì di essere riuscita a dire quelle parole e benedì di nuovo quella notte senza luna, che non gli avrebbe permesso di notare il suo volto in fiamme o di udire il battito selvaggio del suo cuore. Era stata davvero audace, ma sentiva ogni parola che aveva pronunciato. La faceva soffrire avvertire il rimpianto e l'oscurità che l'esperienza con Kikyo aveva lasciato nell'animo del Principe di En. Sentiva davvero che in realtà Inuyasha era buono, gentile, meritevole di aiuto e amicizia. Avvertiva la sua solitudine e tutto in lei desiderava stargli accanto per dissiparla. Non sapeva se era colpa dei sentimenti di Kikyo, di Shinsetsu, del destino che l'aveva ricondotta a En. Sapeva di essere seduta accanto a qualcuno che poteva avere bisogno di lei, qualcuno che aveva lottato da solo per tanto tempo e che le aveva salvato la vita.
Inuyasha, per qualche tempo, non rispose. Kagome rimase immobile, inizialmente trepidante, poi desolata. Lui l'avrebbe rifiutata. Non era ancora pronto ad aprirsi, a darle una possibilità. Stava per farsi indietro e recidere il contatto, quando la mano di Inuyasha si mosse, sovrastò la sua e strinse. A Kagome bastò. Rimasero in quella posizione, in silenzio, finché entrambi non cedettero al sonno.
***
«Ti senti meglio, giovane Anna?» mormorò la Dea, fermando i propri passi, leggeri come un sospiro, di fronte a lei. Anna non sapeva come fosse possibile per la Dea cieca vedere il mondo con tanta precisione, ma in quel mondo di magie stava imparando a non farsi troppe domande.
«Sto bene. - le rispose, mentendo solo in parte – Come stanno Miroku e Sango?»
«Le ferite di entrambi sono guarite. Non posso, purtroppo, agire sulla maledizione che la Stella di Gake ha lanciato sul monaco. - rispose lei, voltando il viso perfetto alla loro destra – Non gli resta molto da vivere. Potrà usare il suo dono maledetto ancora due, tre volte. Poi, la sua anima vi lascerà.»
Anna guardò il piccolo gruppo nella luce grigiastra che si stava diffondendo sulla foresta, segnalando la fine di quella notte troppo lunga e drammatica. Sango, guarita dal tocco della Dea, stava discutendo a bassa voce con Miroku, ancora scosso e stanco per i prolungati sforzi. Seduto con la schiena contro le rovine del tempio, rispondeva a Sango con un sorriso ammirevole e sotto gli occhi di Anna tentò perfino di allungare le mani, che vennero debitamente schiaffeggiate. Shippo era seduto al suo fianco e teneva il muso, seccato con Jaken dopo una discussione a toni accesi riguardo agli avvenimenti recenti. Quelle persone, che l'avevano accettata e protetta, che erano amiche di Kagome e l'avevano aiutata fin da quando si era ritrovata sola in quella terra pericolosa, rischiavano la vita di professione. Forse loro erano pronti a perderla pur di sconfiggere il nemico di sempre, ma ad Anna si riempivano gli occhi di lacrime al solo pensiero, anche perché non era così cieca da non aver notato che tra il monaco e la cacciatrice stava nascendo un sentimento importante. Voleva aiutarli. Anche lei aveva tutti i motivi del mondo per odiare Naraku e se l'Hoshisaki che le si era incastonata in fronte poteva servire a salvare delle vite, almeno tutto ciò che le era accaduto avrebbe avuto un senso.
«Sagge parole, giovane Anna. - disse la Dea, facendole capire di aver letto i suoi pensieri – Sarà mio compito fare in mondo che tu possa usare Junan per il bene di En. Vieni con me.»
Anna si alzò e seguì la Dea, che si diresse verso Sesshomaru. Il demone si era ripreso prima di lei dal tremendo dolore seguito alla loro litigata, almeno in apparenza, e da allora non aveva più rivolto la parola a nessuno. Anna non lo guardò in volto. Aveva paura che la rabbia che continuava ad agitarlesi nel ventre avrebbe richiesto un ulteriore sfogo. Vedendole avvicinarsi, Sesshomaru stesso si fece loro incontro, lasciando a metà Jaken su una frase che in ogni caso non era stata ascoltata fin dal principio. Fu l'Imperatore di En a parlare, attirando l'attenzione anche di coloro che stazionavano vicino alle rovine.
«Cosa sta succedendo?» chiese alla Dea, brusco.
«Sesshomaru-sama, Chinoo e Junan sono nate per stare insieme. Entrambi, dominati da sentimenti oscuri, le state pervertendo. Se cercate di separare ciò che è nato per unirsi, pagherete il prezzo più alto. Vi state facendo del male per nulla, e lo state facendo a En.» spiegò lei con voce pacata, senza giri di parole. Sesshomaru fece una smorfia sprezzante che mise bene in chiaro cosa pensava della possibilità di cambiare atteggiamento.
«Le Hoshisaki di En non si ribelleranno a me.» disse, in una dimostrazione della sua ferrea volontà e testardaggine.
«Non sono esse a ribellarsi, Sesshomaru-sama, ma voi stesso. Prova ne è che ancora non riuscite a utilizzare l'Hoshisaki della vostra spada.» fu la risposta della Dea, che provò a mitigare la verità con un lieve inchino rispettoso. La mano di Sesshomaru si chiuse in maniera convulsa sull'elsa della spada stessa, mentre Anna la osservava forse per la prima volta e gli altri trattenevano il fiato, chiedendosi se l'Imperatore di En avrebbe dilaniato la Dea con i suoi artigli. Sesshomaru riuscì in qualche modo a trattenersi, ma le sue parole successive stillavano veleno e rancore.
«Hai detto di volermi dare aiuto. Di che si tratta? L'ultima volta che sono venuto da te, me l'hai rifiutato.»
Il volto della Dea fu attraversato da un lampo di tristezza, mentre Jaken si faceva avanti, irritato dalle parole ricevute dal suo Signore.
«Infatti! Era vostro compito aiutare Sesshomaru-sama con Junan e invece ci mandaste a casa con le pive nel sacco!» protestò. Sembrava più arrabbiato che petulante e le parole successive della Dea chiarirono loro il perché.
«Purtroppo, non potevo scrutare il futuro della bambina. Non ne aveva...non nell'ottica delle Hoshisaki. Ella non era l'ultima portatrice di Junan.»
Gli occhi ambrati di Sesshomaru si spalancarono per lo shock. Anna rimase colpita dal lampo di profonda sofferenza che per un attimo attraversò quelle iridi di norma gelide, come se le fosse stato concesso per un istante di vedere dentro un abisso di dolore. Fu questione di un istante, poi quegli stessi occhi si tinsero di rosso.
«Tu sapevi. - ringhiò Sesshomaru, mentre sul suo volto comparivano con maggiore forza i tratti demoniaci – Sapevi che sarebbe morta!»
«Non sapevo né quando né dove, Sesshomaru-sama. Non avrei potuto dirvi nulla che vi desse modo di salvarla. Nessuno di noi dovrebbe portare sulle spalle la colpa della sua morte. Voi, finché è vissuta, le avete regalato felicità.» mormorò la Dea. Anna la guardò, sbalordita da simili informazioni. «Ora, Junan è tornata a voi sotto le spoglie di questa giovane donna. Naraku l'ha marchiata, la sua vita senza di voi è distrutta. È pronta al sacrificio per il bene di tutti. Perché vi ostinate a rifiutare ciò che vi è stato destinato?»
Sesshomaru parve contenersi a fatica e spostò il suo terribile sguardo su Anna, che si trattenne dal fare un passo indietro e alzò la testa. La tensione tra loro era palpabile, pericolosa.
«Lei è la reincarnazione di Rin?» si decise a chiedere il demone, sempre con quella voce da brividi. Anna perse un battito di cuore. Aveva avuto il coraggio di fare la domanda più scomoda. Quando la Dea scosse il capo, Anna esalò un sospiro che parve arrivare dal centro stesso del suo essere. Sesshomaru, al contrario, riprese immediatamente il controllo di sé. Il suo volto divenne pietra, atteggiato a un remoto disprezzo.
«Allora, il discorso è già chiuso.» disse, voltando le spalle alle due donne. Quella era la sua risposta. Non avrebbe mai accettato una Portatrice di Junan diversa dalla piccola Rin.
«Sesshomaru! Stai voltando le spalle a En, non solo ad Anna!» intervenne Miroku, con encomiabile coraggio.
«Taci, monaco! Come ti permetti...» iniziò Jaken, scandalizzato, quando la Dea parlò di nuovo.
«L'anima della piccola Rin è ancora in Junan, Sesshomaru-sama, e vi rimarrà prigioniera finché la Stella di Gake non verrà purificata. Per salvarsi dalle grinfie di Naraku, è diventata una cosa sola con la sua Hoshisaki.»
Le sue parole li gelarono. Anna vide Sesshomaru voltarsi di nuovo e guardare Kiokuchi-sama con un misto di sbalordimento e orrore che le fecero provare, suo malgrado, un moto di partecipazione verso il gelido Imperatore di En. Non conosceva la storia nei particolari, ma era evidente che Rin doveva aver compiuto il miracolo di toccare il cuore di quel demone anaffettivo.
«Cos'hai detto?» mormorò Sesshomaru. Sembrava fosse stato pugnalato alle spalle. Kiokuchi-sama scosse il capo, conscia di essere latrice di un nuovo dolore, ma pose una mano sulle reni di Anna e la spinse avanti, a fronteggiare Sesshomaru.
«Non capite? La giovane Anna è stata scelta da Rin stessa come nuova Portatrice di Junan. Ha attraversato i mondi pur di porre al vostro fianco la persona adatta. - disse, sbalordendoli tutti – È stata Rin a destinarvela, Sesshomaru-sama. Anna è il suo ultimo dono per voi.»
   
 
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