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Autore: FairyCleo    02/11/2021    1 recensioni
Dal capitolo 1:
"E poi, sorprendendosi ancora una volta per quel gesto che non gli apparteneva, aveva sorriso, seppur con mestizia, alla vista di chi ancora era in grado di fornirgli una ragione per continuare a vivere, per andare avanti in quel mondo che aveva rinnegato chiunque, re, principi, cavalieri e popolani".
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Goku, Goten, Trunks, Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il sacrificio più grande
 
Quello sbalzo temporale li aveva stremati.
Il susseguirsi incessante delle ore, dei minuti, dei secondi, aveva ridotto l’anziano maestro e la veneranda strega in uno stato semi-comatoso da cui non era stato facile ridestarsi.
Baba si era aggrappata con tutte le sue forze alla fedele sfera di cristallo, ma alla fine aveva dovuto cedere, arrendendosi a quella stanchezza che sembrava aver consumato anche l’ultimo brandello della sua stessa essenza. La stessa cosa era capitata a Genio: il bastone non era stato un sufficiente supporto, ed era rovinosamente caduto a terra, vittima di quel sortilegio che sembrava impossibile da infrangere.
Solo dopo un lasso di tempo indeterminabile entrambi erano ritornati in sé, incapaci di comprendere pienamente quello che era capitato di nuovo.
 
“Cosa-cosa è successo?” – Baba aveva un cerchio alla testa e sentiva un forte dolore alla schiena. Come aveva fatto a cadere dalla sua sfera? In centinaia di anni, non era mai capitato prima, e la cosa l’aveva fatta vergognare come una ladra.
“Ohi-ohi-ohi… Che botta… Mi sento come se mi avesse investito in pieno un’Onda Energetica” – aveva commentato il Genio, tenendosi la schiena con entrambe le mani. Era ridotto uno straccio, ma non voleva mostrarsi debole davanti a sua sorella, palesemente più provata di lui – “Ma guarda tu che situazione… Non avrei immaginato di sentirmi allo stesso modo per ben due volte di fila e… E….”.
 
Aveva smesso di proferire parole all’improvviso, così all’improvviso da far pensare a sua sorella che avesse accusato un malore e fosse passato a miglior vita.
 
“Genio?”.
 
Sembrava essersi tramutato in una statua di sale: il suo viso aveva assunto un colore spettrale, e sembrava che avesse smesso di respirare.
 
“Fratello, mi stai mettendo paura, io…”.
“È terribile” – aveva sentenziato, all’improvviso – “È terribile”.
“Ma cosa stai dicendo? Cosa… Co-Oh, no… No! NO!”.
 
Sconvolta, la strega aveva portato entrambe le mani alla bocca, cercando di placare l’urlo disperato che cercava forzatamente di venire fuori.
 
“Devi portarmi lì, devi portamici adesso! Ti prego… Potrebbe essere già troppo tardi”.
 
*
 
Il timore di non essere arrivato in tempo era diventato una certezza nel momento in cui si era trovato davanti a quella scena terrificante. Genio aveva sentito la terra tremare sotto i piedi, il respiro interrompersi, il cuore arrestare la sua corsa e, per la prima volta durante la sua lunga, lunghissima vita, aveva creduto che presto avrebbe raggiunto il posto che gli era stato riservato all’Altro Mondo.
Le parole gli erano morte in gola, era inutile sforzarsi a farle uscire, era inutile provare a emettere qualsiasi tipo di suono.
Erano lì, faccia a faccia dopo secoli. Erano lì, identici ma diversi. Erano lì… E solo gli dei sapevano quanto quell’incontro avesse potuto devastarlo.
Aveva avvertito immediatamente che il sigillo apposto su Goku si era spezzato e che quest’ultimo avesse lasciato il luogo sacro in cui lo aveva costretto a sostare. Purtroppo, aveva capito che il ragazzo si era messo sulle tracce dei suoi cari nonostante gli avvertimenti, nonostante le sue suppliche silenziose, ma non avrebbe potuto immaginare che il loro nemico fosse un giocatore talmente astuto e che la partita fosse già a quel punto, l’unico a cui non sarebbero mai dovuti arrivare.
 
“Ragazzo… Ti prego… Torna in te… Lascialo andare e torna in te”.
 
Il figlio che non aveva mai avuto se ne stava lì, in piedi, impassibile, con gli occhi sbarrati e un’espressione indecifrabile. Aveva un braccio sollevato davanti a sé, la mano stretta attorno al collo del suo secondogenito – che aveva attirato a sé con la sola forza del pensiero – mentre, ai suoi piedi, giacevano il corpo inerme del piccolo Trunks stretto tra le braccia di un Vegeta giunto ormai al culmine della sopportazione.
Goku non aveva subìto una qualche trasformazione evidente: i suoi capelli non erano diventati del colore dell’oro, non avevano cambiato forma, né i suoi occhi si erano tinti di azzurro chiaro, eppure, qualcosa in lui era cambiato, diventando terribilmente diverso e spaventoso. Emanava un’aura impura, malvagia, identica a quella della creatura che aveva preso possesso del suo corpo.
In un primo istante, Genio non era stato in grado di notarlo, ma era stato sufficiente focalizzare l’attenzione su padre e figlio saiyan inginocchiati al suolo per accorgersi che lì, a pochi centimetri dal polpaccio sinistro di Vegeta, si trovasse l’involucro vuoto, l’oggetto che avrebbe dovuto prendere e rinchiudere nel luogo sacro che gli era stato chiesto di custodire in quanto unico e solo scopo della sua esistenza. Ma era arrivato tardi per quello, ormai.
 
“Figliolo, torna in te. So che sei lì dentro, così come so che puoi sentirmi. Ti conosco, e sono perfettamente consapevole di cosa sei in grado di fare. Puoi respingerlo… Devi respingerlo! Ne va della vita delle persone che ami! Ne va del destino del mondo intero! Ti prego… Ascolta la mia voce e lasciati guidare… Fai in modo che io riesca ad aiutarti a uscire dalle tenebre!”.
 
Temeva che tentare di stuzzicare il suo animo sarebbe servito a poco, e così era stato. Genio era arrivato troppo tardi, se n’era reso conto nell’istante in cui il suo sguardo aveva incrociato quello del suo pupillo, nell’attimo in cui aveva preso coscienza del fatto che quello che aveva davanti non fosse più Son Goku, ma il ragazzo che aveva addestrato in una vita precedente, quando ancora credeva che il bene albergasse nel cuore di ogni essere umano.
 
Non riusciva a deglutire, Genio. Sostenere quello sguardo era praticamente impossibile, e ringraziava ancora una volta gli Dei di avere gli occhi celati dai suoi fedeli occhiali scuri. Forse, non era poi così coraggioso come credeva di essere. Forse, non era poi così determinato come aveva sperato. Eppure, sapeva di non avere scelta, sapeva cosa avrebbe dovuto fare per sistemare le cose. La conferma l’aveva avuta nell’attimo in cui aveva iniziato a vedere il piccolo Goten diventare trasparente: la creatura non si sarebbe fermata.
 
“VEGETA! SPOSTATI! IL BAMBINO STA SVANENDO!” – aveva urlato Baba, cercando di avvertire il giovane saiyan stravolto.
 
Non avrebbe potuto fare altro se non attaccare adesso, quando ancora non era completo. Se aveva intuito correttamente il suo piano, l’essere entrato nel corpo di Goku prima di assorbire Vegeta non era stato un intoppo, una sorta di ripiego dovuto alle circostanze. L’esito finale non sarebbe stato del tutto identico, quella decisione avrebbe inciso sulla sua potenza definitiva, ma non aveva avuto scelta: o quello, o soccombere. A quel punto, avrebbe dovuto sigillare insieme contenuto e contenitore, questo prima che assorbissero anche la forza spirituale di Vegeta per poi decidere in un secondo momento di porre fine all’esistenza di entrambi. Ma, per farlo, avrebbe dovuto far sì che Vegeta si allontanasse da lì. Sperava solo che quello zuccone non fosse restio ad eseguire gli ordini e non iniziasse a tirarla troppo per le lunghe.
 
“Figliolo, spero che tu possa perdonarmi… Quando tutto sarà tornato come prima, chiederemo a Polunga di ripristinare le cose. Sono stato un vero sciocco a non voler chiedere prima l’intervento degli Dei, a pensare di poter fare tutto da solo. Adesso, per colpa mia, anche Goten e Trunks rischiano di morire”.
 
Ebbene sì: purtroppo per lui, anche il piccolo mezzosangue dai capelli color lillà aveva iniziato a diventare incorporeo, trasparente. Genio era sicuro che, nel rendersi conto di ciò, Vegeta avrebbe tirato fuori la forza necessaria per spostarsi da lì, ma così non era stato: il principe dei saiyan continuava a starsene immobile, sembrava quasi pietrificato. Ma per quale assurda ragione?
 
“RAGAZZO, TI DEVI SPOSTARE!” – Baba continuava ad urlare ma si rifiutava di avvicinarsi. Troppa era la paura di essere assorbita, di diventare parte di quella creatura spaventosa.
 
“BABA! VAI VIA, SORELLA! METTITI IN SALVO!”.
“Ma… Io…”.
“VAI VIA! È una faccenda che riguarda me e i miei allievi, non devi rischiare la vita anche tu per un mio errore! Mi sarai più utile se resterai viva! Vai via sorella mia! SALVATI! Lascia che sia io a porre rimedio dove ho sbagliato”.
 
E, con le lacrime agli occhi, la strega era scomparsa, lasciando suo fratello solo ad affrontare quella creatura malvagia.
 
“Finalmente siamo soli. Ma ora… Ora, che posso fare? Non posso utilizzare il Mafuba con Vegeta messo lì… Non posso… Rischierei di fare il suo gioco! Perché fai così, ragazzo? Per quale ragione?”.
 
Un fulmine. Una saetta improvvisa aveva spaccato il cielo a metà, illuminandolo con la sua fiamma lampeggiante e un mare di nuvole scure di cui un istante prima non vi era alcuna traccia si era radunato sopra le loro teste, preludio di una pioggia che presto avrebbe bagnato quel campo di battaglia così insolito e triste.
 
“Tu non mi avrai”.
 
La voce di Vegeta era stata appena un sussurro, ma anche se avesse usato solamente il labiale, sarebbe stato impossibile non comprendere quanto aveva detto.
Trunks era una figura sempre più evanescente, e lo stesso valeva per il piccolo Goten, mentre Vegeta… Vegeta era lì, solido, immutabile, praticamente immune all’incantesimo vigliacco di quel mostro che indossava come abito il suo eterno rivale.
 
“Tu non mi puoi avere...” – aveva proseguito, rimettendosi in piedi – “E non puoi avere né Trunks, né Goten…”.
 
Lentamente, con una calma che non gli apparteneva, Vegeta si era rimesso in piedi. Genio era confuso, ma la sua confusione era nulla a confronto di quello che aveva visto sul viso di un Goku che, per un attimo, era parso scosso da sensazioni umane.
Quella che gli si era palesata davanti era una scena che Genio e Baba avrebbero fatto fatica a dimenticare: il principe dei saiyan se ne stava lì, in piedi, con il figlio in braccio e una fierezza che non rispecchiava le condizioni misere del suo corpo martoriato. Un altro fulmine, un rombo di tuono, e la pioggia aveva iniziato a scendere lenta, incerta, per poi diventare un temporale sempre più forte, sempre più simile alla tempesta che stava attraversando il cuore del principe dei saiyan.
 
Era stato in quel preciso istante che Genio aveva capito, nel momento in cui aveva visto il viso di Vegeta distendersi e il sorriso affiorare sulle sua labbra. E, in quel preciso istante, aveva capito che non avrebbe potuto fermarlo in nessuna maniera.
 
*
 
“Re Kaioh, ma cosa sta succedendo? Perché Vegeta non si sposta? Perché non fugge? Che cosa ha in mente quel ragazzo? Non riesco a capire! Ah, se mio fratello mi avesse dato retta e mi avesse spiegato cosa stava facendo, se avesse accettato il nostro aiuto invece di fare di testa sua, non saremmo arrivati a questo punto! Guardi quei poveri bambini… Presto, anche loro entreranno a far parte del corpo di quel mostro! Avrei dovuto prenderli e portarli con me, ma avevo troppo timore di avvicinarmi, io… Io… Sono un mostro!”.
 
Baba, in quel frangente, stava incarnando l’esempio più compiuto dell’agitazione e dell’ansia. Le rughe sul suo viso erano diventate ancora più profonde, e proprio non si spiegava come il suo vecchio cuore non avesse ancora ceduto a tutte quelle emozioni così violente. Aveva odiato suo fratello per quello che le aveva fatto, per averla costretta a dimenticare quell’episodio così triste e spiacevole del suo passato, ma in quel momento non poteva fare a meno di odiare se stessa per non aver capito prima che qualcosa non andava, che il vuoto nei suoi ricordi non era dovuto all’avanzare dell’età ma alla volontà di quel furbacchione che si rifiutava di farsi vedere negli occhi e, soprattutto, per aver ubbidito a quell’ultimo ordine che le aveva impartito.
Era tutto talmente assurdo da non sembrare vero: era stato proprio quell’incantesimo ad aver generato una reazione contraria nel genere femminile. Tanto si era impegnato per farle perdere la memoria di quegli istanti così terribili, tanto le donne avevano preso coscienza di quello che era capitato, risultando immuni al maleficio dello spirito contenuto nel quaderno. Non lo avrebbe mai perdonato per quello che le aveva fatto, per averla ritenuta una debole. Ma non poteva fare a meno di ammirare Genio per il suo coraggio e la sua tenacia, per aver deciso, suo malgrado, di accettare completamente su di sé il peso di quello che era successo e di cui si sentiva così tremendamente responsabile.
Ora, però, non riusciva a comprendere le dinamiche di quello scontro, proprio non riusciva a capire cosa spingesse Vegeta a comportarsi in quel modo.
 
“Io… Io credo di aver capito, invece… Solo che non riesco a credere che possa essere vero”.
 
Re Kaioh era sbiancato – se questo era il modo corretto di definire il suo attuale colorito. Il simpatico sovrano dell’Ovest aveva colto immediatamente gli inequivocabili segnali lanciati dal principe dei guerrieri saiyan, ma ancora non riusciva a credere che proprio lui avesse preso una decisione del genere. Nel tempo lo aveva visto crescere, maturare, cambiare al punto di prendersi cura del figlio del suo peggior nemico, ma mai, mai avrebbe creduto di poter vedere Vegeta spingersi a tanto.
 
I movimenti del principe erano lenti e precisi: aveva dato un ultimo sguardo a suo figlio e lo aveva adagiato con cura sul terreno. Il volto del piccolo Trunks era ormai quasi del tutto trasparente, e solo un esperto avrebbe potuto notare l’impercettibile e fugace tocco che il padre aveva impresso sulla sua guancia. Un tocco che suonava come un addio.
 
“Non capisco, re Kaioh… Non capisco”.
 
Peccato che, purtroppo, a breve avrebbe visto.
 
*
 
Il dramma che aveva avuto per protagonisti due padri e due figli si era consumato in pochissimi istanti, e nessuno tra i presenti era stato in grado di evitarlo. Genio era rimasto immobile, incapace di agire. Trunks e Goten non avrebbero potuto fare niente neanche volendo, mentre Goku, o quello che era diventato, era stato l’unico a tentare uno scatto felino, questo dopo aver lasciato cadere rovinosamente al suolo il corpo ormai quasi completamente trasparente del piccolo Goten.
 
“FERMO”.
 
Capire da dove avesse estratto quel pugnale era stato impossibile: rapido come non lo era mai stato neanche all’apice del proprio splendore, Vegeta aveva sorriso prima di conficcarsi la lama nel collo, proprio lì dove la giugulare pulsava energicamente, quasi gli stesse indicando il punto esatto in cui colpire.
 
“Ragazzo… Che cosa hai fatto?”.
 
Era stato uno spettacolo terribile.
Dove avesse trovato la forza fisica necessaria a trafiggersi le carni, Genio non lo avrebbe mai capito. Dove aveva trovato il coraggio di immolarsi? E soprattutto, perché?
Erano queste le domande che continuava a ripetersi.
Gli schizzi di sangue erano violenti, e Vegeta non aveva neanche provato ad arrestare il fiume in piena che sgorgava dal collo martoriato. Se ne stava lì, il principe dei saiyan, imbrattato del suo stesso sangue schizzato anche addosso al figlio, in procinto di spegnersi per sempre, con il sorriso della vittoria ancora stampato sul viso sempre più pallido.
 
“Non puoi avermi” – aveva sussurrato tra un conato di sangue e un respiro preso a fatica – “Né ora, né mai… Soprattutto, non dopo esserti impossessato del corpo di quell’inutile terza classe”.
 
La risata sadica e nervosa di Vegeta poco si addiceva a quel momento così drammatico: ormai prossimo a spirare, era caduto in ginocchio, con il capo riverso in avanti e la pioggia che diluiva il sangue scarlatto sino a lavarlo via, lasciandolo pulito, lindo, immacolato come in quel frangente era il suo cuore, il cuore di un puro che aveva sacrificato la sua stessa vita per un bene più alto.
 
Nessuno avrebbe mai potuto saperlo, ma in quegli ultimi, drammatici momenti, Vegeta aveva visto scorrere davanti a sé le immagini di tutto ciò che aveva vissuto in quello strano anno che aveva trascorso altrove: aveva visto l’esplosione di luce, aveva rivissuto il tragico momento della scomparsa di sua moglie, seguito dalla scomparsa di Chichi e dalla perdita delle sue abilità; aveva rivissuto il tragico momento della morte di Gohan, quello della morte di Ouji, l’incontro con la donna che lo aveva salvato, la sua esecuzione, la prigionia, aveva visto l’arroganza e lo strapotere di Leon, le liti tra i ragazzi, il senso di impotenza e di frustrazione, il desiderio di arrendersi, sino alla presa di coscienza di quale fosse stato l’evento che aveva scatenato quel susseguirsi incessante di tragedie. Eppure… Eppure, nonostante il dolore, nonostante le sofferenze, nonostante il senso di inadeguatezza e la voglia di tornare indietro, il principe si era scoperto felice per quello che gli era stato offerto: l’amore incondizionato dei bambini, la loro fiducia, la possibilità di scoprirsi non solo un padre migliore, ma un uomo migliore. Ora, però, era arrivato il momento di porre fine alle angherie di quella creatura immonda e frustrata: era arrivato il momento di scrivere la parola fine a quell’avventura che lo aveva cambiato sin dentro l’anima.
 
“Ora tocca a te, vecchio”.
 
Avrebbe voluto dirglielo ad alta voce, ma le forze erano del tutto svanite. Vegeta, il principe dei saiyan, si era spento in un pomeriggio di primavera, sotto la pioggia battente, con la consapevolezza di aver salvato chi amava e con una certezza: quella che il vecchio sarebbe riuscito a sconfiggere il mostro nascosto dentro Son Goku.
 
Continua…

 
Ragazze/i,
Eccoci qui con un nuovo aggiornamento! Scusate per il piccolo ritardo.
Ebbene, siamo proprio agli sgoccioli: Goku è stato posseduto, Genio è arrivato e, udite udite, Vegeta ha passato il testimone a quest’ultimo, immolandosi per un bene superiore. Chi lo avrebbe mai detto?
Sono molto triste per la sua dipartita, ma era necessaria.
Grazie per essere rimasti con me fino a ora: un piccolo sforzo, siamo quasi alla fine!
 
A presto!
Un bacino,
Cleo

 
   
 
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