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Autore: LadyPalma    05/11/2021    12 recensioni
Storia partecipante al contest "Muoiono entrambi, alla fine" indetto da VigilanzaCostante sul forum.
| They both die at the end AU + Soulmate AU
"Ammetto che c'è un altro motivo per cui sono venuta a cercarla…"
"Siamo anime gemelle e stiamo per crepare, possiamo tagliare tutte le stronzate e darci almeno del tu?"

Alastor/Dolores
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Alastor Moody, Dolores Umbridge, Pansy Parkinson
Note: AU, Soulmate!AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Dolores era abituata a lavorare con la morte: per lei non era una vecchia amica, ma una simpatica estranea che le regalava una posizione sociale e un certo prestigio, oltre che un cospicuo stipendio alla fine del mese. 
Era immune a qualsiasi senso di dispiacere; le avevano insegnato, del resto, che la vita andava avanti, e con essa anche la morte. 
Essere il capo del dipartimento “Death Cast” al Ministero era un ruolo che aveva una certa risonanza, anche se in fondo non consisteva in altro che smistare le migliaia di lettere incantate che ogni sera si materializzavano nell’ufficio con i nomi di chi era destinato a morire entro le ventiquattrore seguenti. Prendere una lettera, leggere l’indirizzo, apporre il proprio sigillo ministeriale e poi affidarla a un gufo: niente di più facile e di meno divertente, se non fosse che, almeno, insieme all’annuncio di morte era allegata anche la rivelazione della propria anima gemella, anch’essa destinata a morire quella stessa notte. Dolores le sbirciava tutte e, non poche volte, aveva dovuto trattenere uno sbadiglio per la prevedibilità di alcune accoppiate (James Potter e Lily Potter, sono una coppia di marito e moglie, che fantasia!) oppure, al contrario, una risatina per l’assoluta imprevedibilità di altre (Horace Lumacorno e Minerva McGranitt, ma davvero? Questa sarebbe una bella soffiata per Rita Skeeter!).
Ma quella sera, mentre era all’inizio del suo turno e aveva appena preso in mano la lettera numero undici, il respiro le si bloccò nella gola e prese a sbattere le palpebre con vigore, come se quel movimento ripetuto potesse far sparire il nome del destinatario. Perché su quella lettera c’era scritto proprio Dolores Jane Umbridge, ma in quasi vent’anni di quel lavoro lei non aveva mai pensato all’eventualità di doversi auto-annunciare prima o poi la propria morte. Il primo istinto fu quello di strappare quella lettera, ma per quanta forza ci mettesse, la carta, protetta dall’Incantesimo Infrangibile, sembrava fatta di amianto. Rossa in volto, si alzò dunque in piedi e afferrò con automatismo il suo mantello verde pallido con una mano e una bottiglia di vino elfico con l'altra. 
“Hem hem P-Pansy, cara, puoi pensarci tu allo Smistamento stasera? Io devo… ehm ho un impegno improrogabile”.
E la sua segretaria personale, se pure era seccata dal dover fare il doppio del lavoro da sola, non lo diede a vedere e si limitò semplicemente ad annuire, forse perché quel tono sommesso spaventava Pansy più di quanto avevano mai fatto le consuete urla stridule e poi, d'altronde, non era da tutte le notti sentire quella donna balbettare o vederla tremare.
Ma quello che Pansy non ancora poteva sapere era che quella non era una notte come le altre per Dolores Umbridge, bensì era l'ultima notte della sua vita.
 




 
Mentre morivo
 




Che Alastor Moody non si aspettasse una visita nel bel mezzo della notte era evidente nel suo sguardo confuso e indagatore – eppure molto poco assonnato. "Chi accidenti sarebbe lei? E che vuole a quest'ora qui? Forse non lo sa ma le persone dormono". 
Dolores sfoderò il suo sorriso più ampio – e più finto. "Lei non stava dormendo, però. Ad ogni modo, sono Dolores Umbridge" disse, con uno sguardo eloquente, come se quella presentazione avesse potuto spiegare ogni cosa. E, in effetti, nella sua mente sarebbe dovuto essere proprio così, per cui di fronte alla totale indifferenza del mago non poté che provare un moto di irritazione interiore, che tuttavia si sforzò di reprimere. 
"Hem mi scusi, non ha forse ricevuto la lettera dal dipartimento del Death Cast?" 
"Ah, sì, dannazione, sì che l'ho ricevuta". 
"Ecco, allora, nella parte posteriore avrà sicuramente notato che…" 
Alastor sembrò improvvisamente capire. Con un grugnito le diede le spalle, lasciando la porta aperta e arrancando verso il tavolo del soggiorno su cui aveva lanciato la lettera. Quando tornò dalla strega, l'ex Auror la sbandierava in aria e indossava un'espressione divertita. 
"Quindi tu saresti la mia anima gemella, hm?" 
"Oh, beh, è stata una… sorpresa anche per me". 
Per tutta risposta, lui ridacchiò apertamente. "Sorpresa, eh? Puoi dirlo bene, Bamboluccia. Allora, che cosa sei venuta a fare qui, non avevi proprio niente di meglio da fare nelle ultime ore della tua esistenza che venire a incontrare un fottuto sconosciuto?" 
Dolores si era sentita a tal punto avvampare per quel soprannome inaspettato che non aveva capito subito la domanda. Trovava strano il modo in cui lui la stava guardando, adesso, dopo quella rivelazione: dalla diffidenza era passato al divertimento, alla curiosità, all'interesse perfino. E lei, semplicemente, si era persa a guardare lui che la guardava, perché a quel genere di sguardi non era stata mai abituata. 
"Hem, ero… curiosa" rispose alla fine, ostentando un altro vuoto sorriso, mentre dentro di sé si chiedeva se quell'occhio non avesse il potere anche di leggerle i pensieri, magari. Non ho nessun altro posto dove andare. Non voglio morire da sola. 
Ma il mago ad ogni modo non disse nulla, le fece un cenno con il capo e si scostò dalla porta per farla entrare. 


 
*
 


"Ammetto che c'è un altro motivo per cui sono venuta a cercarla…"
"Siamo anime gemelle e stiamo per crepare, possiamo tagliare tutte le stronzate e darci almeno del tu?" 
"... Dicevo, hem, a cercarti. La fama da Auror infallibile ti precede, così come la recente paranoia ossessiva. Dicono hai sistemi di sicurezza estremi, quindi ho pensato che forse… sì, questa ossessione potrebbe ritardarmi un pochino la morte". 
Un breve silenzio riempì il salotto dove si erano accomodati nel frattempo, fino a che Alastor non scoppiò nuovamente a ridere. 
"Mica male come piano. Però dubito fortemente che riuscirò a vigilare sulla morte, di certo tutte le mie precauzioni non mi salveranno stanotte. Non so come morirai tu, Bamboluccia, ma quanto a me non ho dubbi: ho una maledizione letale in circolo da un anno, ci ha messo un bel po' ad arrivare al cuore, ma finalmente sto per crepare in santa pace, a quanto pare". 
Parlava della morte con tranquillità, come se l'avesse accettata da tempo o non avesse niente da perdere oppure – ed era più probabile – entrambe le cose insieme. 
"Allora non capisco. Se sapevi già di morire, come mai hai continuato ad attuare questa specie di hem vigilanza costante?" 
Alastor considerò la domanda per un attimo."Morire non è tutto, punto soprattutto a evitare torture, sofferenze, mutilazioni…" 
"Più di quelle che già hai? Sarebbe difficile". 
Dolores aveva le sopracciglia sollevate mentre scrutava con attenzione e vago disgusto l'occhio magico, il naso manchevole e lo squarcio della bocca, e Alastor scoppiò a ridere per l'ennesima volta. 
"Mi è capitata proprio un'anima gemella simpatica" commentò, era difficile dire se fosse sarcastico oppure no. Forse non lo sapeva nemmeno lui. 
In ogni caso, Dolores ignorò il commento e scelse quel momento per porgergli la bottiglia che si era portata dietro dall'ufficio. "Non sono venuta qui a mani vuote, ho portato un presente. È hem vino elfico dell'annata 1991, mi è stato regalato ieri e…" 
"Regalato, eh? E da chi? Lo hai controllato con un Incantesimo Rivelatore? Non dirmi che la bottiglia è ancora sigillata?" 
"Stai suggerendo che potrebbe essere avvelenata?" 
Alastor sollevò l'occhio vero al cielo, mentre quello finto fissava la bottiglia nel tentativo vano di penetrare in quel modo i segreti del liquido. "Tutto potrebbe essere avvelenato. Bah, lasciamo perdere. Ti offro io da bere, qualcosa di sicuro". 
Dolores lo osservò quasi incredula trafficare con due bicchieri scheggiati ma puliti e una fiaschetta di Whisky Incendiario. Intimamente, tuttavia, sorrise: trovava quell'atteggiamento a dir poco esagerato, eppure si riferiva proprio a qualcosa del genere quando pensava che forse la morte sarebbe potuta arrivare in ritardo se fosse rimasta insieme a quell'uomo. 


 
*


 
Un Whisky, due Whisky, tre Whisky e poi basta – non bisognava preoccuparsi della sbronza del giorno dopo se si era certi che il giorno dopo non sarebbe mai arrivato, eppure allo stesso tempo morire da ubriachi non sembrava una bella idea. Comunque, con quella onesta dose di alcol in corpo, l'atmosfera era più rilassata, pacifica, confortevole, ed avevano iniziato a parlare con casualità un po' di tutto, tranne che della morte, se non per vie traverse. 
"Mi spiace mancare di tatto ma quelle tende sono davvero hem oscene". 
"Non avevo mai pensato alle tende".
"Sarebbero meglio di un colore rosa confetto, si intonerebbero molto con il ciliegio della mobilia". 
Alastor grugnì, scuotendo la testa. "Il rosa sarebbe meno osceno, hm?" 
"Certamente. Il rosa è un colore riposante, sarebbe bello se tutto fosse rosa, se anche il buio poi…" 
Dolores s'interruppe di scatto, restando per un attimo con la bocca spalancata. Non voleva pensare alla morte, no, per questo fece la cosa che le riusciva meglio: anche se quella non era casa sua, si alzò in piedi e sfoderò la bacchetta, cominciando a combattere il disordine e ad apporre alcune rapide migliorie di arredamento, sotto lo sguardo vigile e incredulo del mago. 
"Ti sembra davvero il momento di fare le pulizie di primavera?" 
Lei indossava il suo solito sorriso forzato e parlava in tono leggero, ma era infinitamente seria. "Ho vissuto nell'ordine una intera vita, e visto che potrei hem morire in qualsiasi momento, e non intendo farlo nel caos. Tu puoi restare pure seduto lì, nel caso ti dirò di spostarti altrove, non mi dai fastidio". 
Alastor esitò qualche istante, vedendola attaccare ora con un incantesimo di Trasfigurazione le tende come se fosse casa sua, e pensò che in un altro tempo, in un altro spazio, lo sarebbe forse stata per davvero. Borbottò tra sé e sé e decise alla fine di alzarsi a sua volta. Lui nel caos ci aveva sempre sguazzato e il controllo dei dettagli si era sempre sposato a una elevata dose di improvvisazione più che di panificazione. Tuttavia, proprio per questo, vedeva ora quella situazione in modo opposto: non aveva mai apprezzato il senso di un ordine perfetto, ma forse valeva la pena di fare qualcosa di diverso e insolito fino alla fine. 
 


 
*
 


Una mattinata non poteva essere sufficiente per abituarsi a quella presenza stridula e rosa, ma Alastor cominciava a pensare che, forse, con solo qualche giorno in più si sarebbe abituato sul serio. Se quello fosse stato soltanto uno dei tanti giorni della loro vita, allora ci sarebbero stati tanti momenti in cui ridere, e conoscersi, e litigare, e arredare una casa, e ubriacarsi, e fare l'amore, e litigare ancora, e chiamarla Bamboluccia in ogni minuto, e alla fine, un giorno lontano, poi sarebbero morti insieme. E, invece, morire era l'unica cosa che di tutto quell'insieme era loro concesso, ma morire insieme a qualcuno che poteva essere tutto e che restava in fondo niente era forse l'ingiustizia più grande di tutta la sua esistenza. 
"Alastor? Al-Alastor?" 
Non si era neanche reso conto di essere caduto a terra, né di stare concretamente per morire. La maledizione, scagliatagli da un Mangiamorte durante il suo ultimo scontro prima della fine della guerra, era finalmente giunta all’ultimo stadio, proprio come la lettera dal Ministero aveva decretato. 
"Alastor! Alastor, rispondi! Non puoi morire adesso… non posso morire da sola, lo capisci?" 
Si accorgeva di avere ancora sensazione del suo corpo solo perché lei lo stava scuotendo, e di essere ancora vivo solo perché sentiva la sua voce. E, per assurdo che fosse, ancora una volta la presenza di lei non faceva altro che fargli venire da ridere, perché era buffo il modo in cui piangeva con gli occhi asciutti e la rabbia, più che il dispiacere, a deformarle il viso. Piangeva per sé stessa e la sua solitudine, Alastor non s'illudeva, eppure gli appariva comunque dolce, talmente tanto che decise di usare le sue ultime parole per mandarle un messaggio.
"Il buio è rosa, Bamboluccia". 
Che cosa sciocca da dire, o romantica forse; dipendeva dai punti di vista. 
 


 
*


 
Dopo che Alastor ebbe chiuso l'occhio vero e quello falso era rotolato via sul pavimento senza più alcuna funzione, Dolores era rimasta lì seduta accanto al cadavere per un tempo indefinito. Ci contava quasi di morire in quella casa sconosciuta, ormai, e aveva sperato proprio di andarsene per prima, così non avrebbe dovuto porsi adesso le domande più fastidiose. Cosa faccio adesso? Da chi vado? Dove me ne vado a morire? Quando si decise a mettersi in piedi, era già pomeriggio inoltrato; non andò troppo lontano comunque, non più lontano del divano del salotto. Senza ragionare troppo, stappò la bottiglia che si era portata dietro e la sollevò in direzione della sua anima gemella, quasi rivolgendo un ultimo saluto. Prese un lungo, lunghissimo sorso del liquido color prugna, che le arrivò dritto in gola, al cervello, al cuore, ovunque. La morte giunse talmente fulminea da non farle razionalizzare che, in effetti, la bottiglia era stata avvelenata e che quell'uomo, finché c'era stato, le aveva per davvero ritardato l'incontro con la morte. 
L'unico, l'ultimo, pensiero coerente andò comunque ad Alastor Moody, mentre la morte la ingoiava e tutto diventava nero, nero, nero, senza neanche una infinitesimale sfumatura di rosa. 
 


 
*
 


"... Li hanno trovati morti insieme, cosa insolita per due anime gemelle conosciutesi lo stesso giorno. Un quadro romantico, potremmo dire, una bella fine per una donna raffinata e tenera come la cara Dolores". 
Ritta davanti alla scrivania del Ministro, Pansy mormorò qualche parola di circostanza e fece per prendere congedo. Dovette fare un certo sforzo per nascondere il ghigno soddisfatto che sentiva nascerle sulle labbra, quando il Ministro, come aveva previsto, la richiamò indietro e la nominò nuovo capo del dipartimento del Death Cast. 
Nel tragitto tra l'ufficio di Cornelius Caramel e quello che ora era pienamente il suo, Pansy poté finalmente sorridere non vista e qualsiasi residuo di senso di colpa lo calpestò sotto i tacchi. Era vero che aveva regalato lei la bottiglia di vino elfico al suo capo, ma gliene aveva regalata una ogni settimana da ormai tre mesi… doveva davvero ritenersi responsabile se proprio quel giorno la bottiglia aveva funzionato? Aveva solo dato una spinta alla morte, tutto qui, e Lei si era lasciata spingere. 
Pansy era stata una segretaria solo per un anno, ma era certa che si sarebbe abituata a lavorare con la morte: per lei, in fondo, non era soltanto una simpatica estranea che le avrebbe regalato a partire da quella notte una posizione sociale e un certo prestigio, oltre che un cospicuo stipendio alla fine del mese, ma anche una vecchia amica. 
Non era immune a qualsiasi senso di dispiacere, ma avrebbe fatto l'abitudine anche a questo. Le avevano insegnato, del resto, che la morte andava avanti – ma con essa anche la vita. 
 




 



 
 

NDA: Il contest chiedeva di scrivere una storia ispirata al meccanismo alla base del romanzo “They both die at the end” (noto in italiano come “L’ultima notte della nostra vita”). Oltre al sistema dell’annuncio dall’alto della morte imminente al personaggio, ho deciso di inserire anche l’annuncio contestuale dell’anima gemella: mi sembrava un’idea per rendere meno improbabile il fatto che, in breve tempo, Alastor e Dolores si incontrassero casualmente o si considerassero in qualche modo.
Ho deciso, poi, di inserire alcune sottotematiche che già dalla lettura del libro mi avevano incuriosita: quanto l’incontro con un’altra persona possa in effetti ritardare la morte, il lavoro di chi deve dare concretamente l’annuncio, e poi ancora il significato dell’omicidio in un simile sistema. Il personaggio di Pansy è stato preziosissimo per gli ultimi due punti.
Il titolo è ripreso dal romanzo di Faulkner “Mentre morivo”, che – per ironia della sorte – ho letto proprio in contemporanea a questo, quindi nella mia mente sono estremamente legati, seppure profondamente diversi, e ho scelto di tenerli legati anche qui. Del resto Dolores muore, e mentre lei muore, succedono cose.
Un’ultima nota riguarda il contesto: vi sarete certamente accorti che ci sono sovrapposizioni poco sensate, come Pansy che lavora in un periodo in cui Cornelius è ancora il Ministro, oppure Alastor che fa riferimento a un anno trascorso dalla guerra magica. Essendo un AU, ho deciso di non curarmi affatto di una precisa linea temporale, ma di focalizzarmi di più sui personaggi e sui ruoli – ecco perché il contesto è classificabile come “vago”.
   
 
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