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Autore: laisaxrem    06/11/2021    0 recensioni
[KakaSaku] Kakashi scopre il mondo delle fanfiction e si mette a scrivere... Rimarrà stupito dall'apprezzamento ricevuto dalle sue storie.
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kakashi, Hatake, Sakura, Haruno, Shikamaru, Nara
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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- Questa storia fa parte della serie 'This Is Us'
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Lunedì 3 Luglio 1683
 
Ma chi cazzo me l’ha fatto fare?” pensò Kakashi per l’ennesima volta in poche ore mentre intingeva l’hanko nell’inchiostro ed apponeva la sua firma sul resoconto mensile da mandare al Daimyō.
Erano più di tre anni che era Hokage, ormai, ed almeno un paio di volte a settimana si pentiva di aver detto di sì a Tsunade quel giorno di Dicembre (non che la Godaime avrebbe accettato un no come risposta, ma forse avrebbe potuto lottare un po’ di più e posticipare quello strazio).
«Io nemmeno volevo farlo, l’Hokage», borbottò tra sé e sé mentre richiudeva il rotolo e ne afferrava un altro che aveva sopra stampato il simbolo del clan Hyūga.
«Hai detto qualcosa, Kakashi-sensei?» chiese Shikamaru, un sopracciglio scuro inarcato come a sfidarlo a ripetere il suo brontolio.
Quel mattino il suo assistente aveva portato con sé una sedia, insieme al suo solito tè e alla montagna di rotoli, perché come ogni inizio del mese tutte le carte approvate durante le settimane precedenti andavano firmate, protocollate e depositate nell’archivio entro il 5. Era sempre uno strazio che portava via ore ed ore ed in quei giorni Shikamaru praticamente metteva radici nel suo ufficio. Grazie a tutti gli dei.
Un bussare alla porta lo distrasse dal suo lavoro e Kakashi accolse con entusiasmo l’interruzione.
Ti prego, fa che ci sia qualche nukenin che si è avvicinato troppo alle mura. Ti prego, ti prego, ti prego”, pensò mentre invitava la distrazione ad entrare.
Sulla soglia c’era una donna minuta, capelli rosa, occhi verdi, una bocca da baciare… Sakura.
Teneva con una mano una borsa di carta di una delle librerie di Konoha mentre con l’altro braccio reggeva una dozzina di rotoli. Merda.
«Buongiorno, Kakashi, Shikamaru», li salutò con un sorriso luminoso mentre attraversava l’ufficio e posava i rotoli sulla scrivania. «Yurito mi ha chiesto di portarvi questi… Ah, e ha chiesto se puoi andare un attimo da lui, Shikamaru: gli serve non so quale rotolo per no so quale richiesta del clan Shimura».
«Dannazione. Che palle», borbottò il giovane mentre lasciava aperto sulla scrivania il rotolo che stava analizzando. Poi si alzò e andò verso la porta chiudendola dietro di sé, ma non prima di aver borbottato un: «Non distrarlo troppo, Sakura: abbiamo del lavoro da sbrigare».
La donna annuì e quando furono soli girò attorno alla scrivania fino a trovarsi davanti a lui. Kakashi girò la sedia e allungò le braccia per tirarla a sedere a cavalcioni delle sue gambe. Sakura ridacchiò mentre gli abbassava la maschera per baciarlo prima lentamente e poi con più passione.
Mentre si abbandonava al contatto con quelle labbra morbide, Kakashi non si preoccupò di dover chiudere la porta per evitare un improvviso ritorno di Shikamaru perché sapeva che non sarebbero andati oltre un bacio o qualche palpatina; erano passati solo pochi mesi da quando si erano messi insieme e Sakura aveva messo bene in chiaro fin da subito che, per usare le sue parole, “mai e poi mai mancherò di rispetto agli Hokage ed al Villaggio scopando qui dentro”.
Quando si separarono per riprendere fiato Kakashi appoggiò la fronte a quella di Sakura e le sorrise.
«Ehi», sussurrò.
«Ehi», rispose lei di rimando, le dita che gli accarezzava la guancia.
Kakashi ancora si meravigliava di quanto fosse fortunato, di quanto fosse un miracolo che Sakura ricambiasse i suoi sentimenti.
«Guarda cosa ho visto in libreria», continuò lei mentre si allontanava da lui quel tanto per permetterle di afferrare la borsa di carta che aveva lasciato sul bordo della scrivania.
Kakashi accettò l’oggetto che gli veniva porto ed estrasse un libro con la copertina di un giallo acceso che riportava a grosse lettere il titolo: Icha Icha Orchestra.
Per un attimo l’Hokage temette di sentire le guance arrossire ma poi riuscì a riprendere il dominio di sé. Non è che si vergognasse della sua attività di scrittore, per niente, e prima o poi ne avrebbe parlato anche a Sakura, ma voleva farlo nei suoi tempi e a modo suo… e, lo ammetteva, una parte di lui era entusiasta di mantenere la sua identità segreta. Per fortuna il libro era firmato con uno pseudonimo e non c’era assolutamente motivo che Sakura sapesse che era lui il ghost writer. Quindi andava tutto bene. No?
Perciò sorrise e le strinse un po’ di più il fianco.
«Oh, finalmente hai iniziato a leggere libri di alta qualità. Mi compiaccio».
«In realtà l’ho preso per te», ribatté Sakura pizzicandogli una spalla. «È uscito oggi. A quanto pare un fan del lavoro di Jiraiya-sama ha deciso di continuare a scrivere nel suo stile».
«E perché l’avresti preso per me?» chiese, un sopracciglio inarcato.
«Oh andiamo, sei il suo fan più accanito, conosci Icha Icha Paradise praticamente a memoria», spiegò Sakura, gli occhi verdi che lo guardavano come a sfidarlo a negare. «Penso tu sia il più adatto a dirmi se vale la pena leggerlo o meno».
Oh, aspetta, questo era interessante.
«Quindi vorresti leggerlo?»
«Certo», confermò Sakura. «Potrebbe anche darci qualche idea, no?» aggiunse con un sorrisetto ed uno scintillio negli occhi e Kakashi maledì internamente il senso di responsabilità della sua ragazza. Tutto ciò che poteva fare in quell’ufficio era baciarla e stringerla a sé e così fece.
«Mmm», mugolò quando finalmente permise alle loro labbra di staccarsi. «Allora lo leggerò di sicuro».
Un bussare alla porta fu tutto l’avviso che ebbero prima che Shikamaru rientrasse nell’ufficio. I suoi occhi scuri si fermarono su Sakura ancora seduta a cavalcioni delle sue cosce e le sue sopracciglia s’inarcarono così tanto che Kakashi temette si sarebbero impigliate nei suoi capelli.
«Cosa avevo detto riguardo al distrarre l’Hokage, Sakura?»
Lei rise e, con un ultimo bacio a fior di labbra, balzò giù dalle sue ginocchia e tornò dall’altra parte della scrivania.
«Scusa, Shikamaru», ribatté lei, ma il suo tono di voce diceva che non era affatto pentita. «Bene, io devo tornare in ospedale; vi lascio lavorare. Ci vediamo stasera, Kakashi», e con un saluto rapido con la mano ed un colpetto al braccio del suo assistente, Sakura sparì fuori dalla porta in una macchia di colore.
Kakashi rimase a fissare l’aria per un momento finché Shikamaru chiuse la porta di legno con un tonfo secco e tornò alla scrivania.
«Pausa finita», gli annunciò il suo assistente. «È ora di rimettersi al lavoro».
Kakashi sospirò e mise il volumetto al sicuro in una delle sacche che portava alla cintura, nuove idee che gli si assiepavano nella mente ma che lui confinò in un angolino buio in attesa di poterle mettere su carta.
«Sì signore».
 
***
 
(Mentre lasciava la torre dell’Hokage Sakura rise internamente perché, insomma, com’era possibile che Kakashi pensasse che lei non sapesse che il ghost writer era proprio lui? Oh bè, sarebbe stato divertente vedere quanto tempo avrebbe impiegato per capirlo).
  
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