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Autore: FairyCleo    09/11/2021    1 recensioni
Dal capitolo 1:
"E poi, sorprendendosi ancora una volta per quel gesto che non gli apparteneva, aveva sorriso, seppur con mestizia, alla vista di chi ancora era in grado di fornirgli una ragione per continuare a vivere, per andare avanti in quel mondo che aveva rinnegato chiunque, re, principi, cavalieri e popolani".
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Goku, Goten, Trunks, Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Verso il Paradiso

 

“Non ci posso credere… Non piò averlo fatto veramente… No… Non può. No!”.
 
Baba non era più stata capace di pronunciare altre frasi di senso compiuto, tanto grande era stato lo shock provato in seguito alla morte del principe dei saiyan. La donna non aveva mai nutrito particolare simpatia per il distruttore venuto dallo spazio, ma con il tempo aveva cominciato ad accettarne le sfumature, soprattutto dopo aver visto quanto si era prodigato per il benessere dei bambini. Era cambiato, questo era più che evidente, ma nessuno di loro era pronto a credere che fosse capace di porre fine alla sua stessa vita pur di impedire al mostro che aveva preso possesso di Goku di assorbire anche la sua essenza e diventare così la creatura che aveva bramato.
Vegeta era morto.
Vegeta si era suicidato per il bene di tutta l’umanità, era inutile che avesse cercato di non farlo notare pronunciando quelle ultime parole di scherno. Aveva sacrificato se stesso per permettere a chi amava di avere una seconda possibilità e, così facendo, aveva donato un’altra chance al mondo intero.
 
Re Kaioh non aveva proferito parola, in un primo momento: purtroppo per lui, aveva avuto un’intuizione in merito al gesto estremo compiuto da Vegeta, ma vederlo passare dall’idea all’azione era stato un colpo molto più duro di quello che si aspettava.
 
“Baba…” – dopo un silenzio che le era parso interminabile, finalmente re Kaioh le aveva rivolto parola – “Puoi asciugarti le lacrime e fare una cosa per me?”.
 
Era così serio, così determinato, ma il lieve tremore delle sue antenne e l’assenza del tipico sorriso che lo contraddistingueva erano la prova più evidente del suo turbamento.
 
“Cosa, re Kaioh?”.
 
La vecchia strega proprio non capiva cosa ci fosse di così urgente da dover fare in un momento delicato come quello, ma non si sarebbe tirata indietro per nessuna ragione al mondo, qualsiasi fosse stata la sua richiesta.
 
“Voglio che tu vada al cospetto di re Yammer…”.
“Davvero?” – forse, cominciava a capire.
“Non permetterò che questa occasione vada sprecata” – aveva asserito, agguerrito più che mai – “Porta Vegeta da me”.
 
*
 
“AAAAAAAAAAHHHHHH!!!!!”.
 
Dopo un lungo momento in cui sembrava che il mondo intero si fosse fermato, era stato l’urlo disumano della creatura che in parte era Goku e in parte era l’essere nascosto nel libro a far sì che il tempo riprendesse a scorrere.
La potenza che aveva scatenato era stata così devastante da far tremare la terra e da dissipare le nubi, ma quello che si era palesato al di là dei nembi carichi di pioggia non era stato l’azzurro del cielo, bensì una massa nera, densa e mobile, attraversata da improvvise scariche elettriche che la rischiaravano a tratti.
I muscoli del corpo di Goku erano talmente tesi da sembrare sul punto di esplodere, le vene del cranio pulsavano incontrollabilmente, e la bava accumulata agli angoli della bocca aveva cominciato a colare lungo il mento sbarbato, mentre gli occhi si erano rigirati all’indietro, lasciando intravedere un bianco attraversato da strisce rosse come il fuoco.
Aveva completamente perso il controllo La beffa giocatagli da Vegeta era stata per lui una sconfitta, una falla nel suo piano all’apparenza perfetto.
Genio poteva avvertire chiaramente gli sbalzi energetici causati dalle vibrazione della sua aura impura, ma non voleva mostrare a nessuno dei presenti quanto ne avesse timore.
Goku era ancora lì dentro, ne era sicuro, ma in quel momento, piuttosto che provare a far ritornare in sé il suo pupillo, la cosa più importante da fare era portare il più lontano possibile da lì Goten e Trunks che, per qualche strano motivo, avevano smesso di dissolversi poco dopo il suicidio di Vegeta.
Genio aveva dovuto raccogliere tutto il suo coraggio prima di agire. Esitare non gli era più permesso. Per questo motivo, aveva colto l’attimo e si era portato con un balzo rapidissimo prima da Goten, che era quello più vicino alla creatura, e poi da Trunks, dirigendosi poi a gran velocità in un punto più riparato.
 
“Ora o mai più”. “NUVOLA SPEEDY!”.
 
Erano trascorsi decenni dall’ultima volta in cui aveva urlato il nome della sua soffice amica. Lei non gli apparteneva più ma, nonostante ciò, la piccola nube dorata non era rimasta insensibile al suo richiamo e, veloce come il vento, si era palesata in men che non si dica, lasciando dietro di sé una lunghissima scia che attardava a dissolversi.
 
“Forse la fortuna inizia a girare dalla mia parte” – aveva commentato, adagiando sopra i teneri cumuli aurei prima Goten e poi il piccolo Trunks.
Per un breve, brevissimo istante, Genio aveva sorriso teneramente: quella scena non si discostava molto dall’idea che si era fatto di Paradiso, quella di un luogo in cui piccoli Cherubini si addormentavano serenamente su soffici e tiepide nuvole striate d’oro. L’anziano guerriero si era preso un momento per accarezzare i capelli di entrambi come avrebbe fatto un nonno amorevole, questo prima di chiedere alla sua fidata amica di condurre i ragazzi in un luogo lontano dai pericoli.
Mentre l’Inferno sembrava essere giunto in Terra, Genio si era preso un istante per osservare la nuvola e i suoi piccoli passeggeri dileguarsi oltre l’orizzonte. Chissà, magari, se avessero volato abbastanza lontano, avrebbero potuto di nuovo godere della luce del sole, della sua luce e del suo calore. In caso contrario, avrebbe dovuto sudare per scacciare via le tenebre che avevano avvolto il pianeta e restituire ai bambini e agli uomini quello che a torto gli era stato portato via.
Ormai, erano giunti alla resa dei conti, e qualcosa gli suggeriva che presto, molto presto, sarebbe stato in grado di verificare se la sua idea di Paradiso – in cui non potevano mancare sexy giovani angeli con mini costumi da bagno e davanzali in mostra – corrispondeva o meno alla realtà.
 
*
 
“Oh, Genio… Che gesto nobile… Sei riuscito a mettere in salvo i ragazzi. Spero veramente che tu riesca a tenere sotto controllo quel coso e a rispedirlo da dove proviene. Sarebbe terribile se ciò non dovesse accadere, perché a quel punto, nessuno sarebbe più in grado di contrastarlo! Voglio sperare che il non aver assorbito anche Vegeta abbia ritardato in lui il processo di acquisizione e comprensione delle abilità di Goku, e soprattutto, che abbia limitato il suo potere. Se così non fosse, non so proprio quale guerriero potrebbe scendere in campo per difendere il pianeta Terra. Per questo, ti prego, non deconcentrarti. Abbiamo bisogno di te”.
 
Re Kaioh era diventato la personificazione dell’ansia. Ormai era chiaro che quell’essere immondo li avesse beffati, agendo sotto il loro naso senza fare mosse eclatanti, ma quello che stava accadendo in quei minuti era un qualcosa che non avrebbe mai creduto di poter vedere. Goku, il suo pupillo, il suo allievo prediletto, era perso da qualche parte nel suo stesso corpo, prigioniero di un nemico le cui arti sfidavano qualsiasi legge fosse stata scritta, ed era per giunta prossimo a battersi in uno scontro all’ultimo sangue con il suo primo maestro, contro un vecchietto apparentemente innocuo che celava in sé un potere che in pochi potevano vantare.
La tensione sulla Terra era alle stelle, poteva avvertirla chiaramente, e sommata al suo stato d’animo avrebbe potuto causargli un colpo fatale, e lui non aveva intenzione di morire. Tutto era nelle mani di Genio che, forse, avrebbe avuto bisogno di un piccolo aiutino.
 
“In bocca al lupo, grande guerriero. Fatti valere, e riporta indietro il nostro ragazzo”.
 
*
 
Baba stava volando a una velocità che non si confaceva a una signora della sua età. Il vento le tagliava il viso e le scompigliava vesti e capelli. Fortuna che la sua sfera era comodissima, ma era stata costretta a tenere il cappello con una mano e ad aggrapparsi al suo fedele mezzo di trasporto con l’altra per evitare di perdere qualcosa per strada. Doveva fare presto, non aveva un minuto da perdere. Se avesse tardato, Vegeta sarebbe già stato destinato all’Inferno, e a quel punto sarebbe stato praticamente impossibile convincere re Yammer a condurlo nel Regno dei Cieli al cospetto di re Kaioh. Quel ragazzo le aveva messo paura, un tempo, ma dopo quell’ultimo anno, e soprattutto dopo quel gesto così inaspettato, poteva affermare con fermezza che quel sentimento fosse ormai acqua passata, e che al suo posto fosse affiorato un profondo rispetto unito a un moto di tenerezza.
 
“Ah, che amarezza… Mi chiedo perché tu sia dovuto arrivare a questo punto, prima di renderti conto di chi fossi veramente, principe dei saiyan. A quest’ora, forse, non dovrei correre a rompicollo per venire a recuperarti ed evitarti di marcire all’Inferno! Ma guarda tu che situazione… Gli uomini sono proprio degli zucconi, a volte, e i saiyan lo sono ancor di più! Spero solo di riuscire ad arrivare in tempo… In caso contrario, non credo che riuscirei a perdonarmelo”.
 
Non poteva concedersi errori. Se Re Kaioh aveva deciso di convocare Vegeta con tanta urgenza doveva esserci un motivo che ancora non aveva individuato, ne era più che sicura. Forse, il principe, poco prima di morire, aveva intuito qualcosa che a loro era sfuggito e re Kaioh voleva interrogarlo. O, forse, Vegeta era molto più di quello che sembrava e averlo accanto sarebbe stato il modo migliore di proteggerlo.
 
“Che sia questo il motivo o meno, devo fare presto… Lo devo fare per me e per mio fratello. Adesso, è tutto nelle sua mani”.
 
*
 
Il campo di battaglia era ormai sgombro. I bambini erano lontani, al sicuro, i popolani si erano rinchiusi nelle loro case, e non vi era traccia neppure degli animali domestici, probabilmente troppo spaventati dall’esplosione di rabbia del mostro che aveva dato il via a quella che sembrava a tutti gli effetti la fine del mondo.
 
Genio si era preso un momento per osservare meglio l’essere che aveva davanti, per scoprire chi fosse realmente l’ibrido con cui presto avrebbe dovuto ingaggiare lo scontro più importante di tutta la sua vita.
Poteva sentire ogni cosa, il Genio delle Tartarughe. Poteva sentire il battito del suo cuore che rallentava sino a ritornare al suo ritmo normale, poteva sentire il rumore dell’aria che entrava e usciva dalle sue narici, il rumore del sangue che scorreva nelle sue vene, quello dei muscoli che si tendevano in vista dello scontro imminente. Ma Genio non aveva solo una percezione amplificata di ciò che stava accadendo al suo corpo: la sua estrema sensibilità gli aveva concesso di avvertire i cambiamenti che stavano avvenendo nel suo rivale. I muscoli tesissimi, l’aura diventata ormai incontenibile e le pupille nere come la notte fisse sull’obiettivo non lasciavano alcun dubbio sull’imminente inizio dello scontro. A quel punto, bisognava solo capire chi avrebbe fatto la prima mossa.
 
L’oscurità che sostituiva l’azzurro del cielo era illuminata da lampi improvvisi che proiettavano al suolo le ombre degli sfidanti. Il vento aveva sollevato la terra in tanti piccoli mulinelli resi variopinti dai petali dei fiori che aveva strappato sin dalle radici, e faceva ondeggiare i capelli di Goku e le vesti del Genio delle Tartarughe. Un istante sospeso prima dell’inizio della fine. Subito dopo, neppure ci fosse stato un arbitro a decretare con un fischio il via al duello mortale, entrambi gli avversari erano scattati in avanti partendo all’attacco.
 
La volontà di ferirsi mortalmente non si era ancora palesata in nessuno dei due avversari: ogni pugno veniva prontamente parato, ogni calcio veniva schivato, ogni colpo sorto dalla concentrazione dell’aura nel palmo della mano veniva deviato. La Creatura e Genio si stavano studiando, stavano testando le potenzialità di entrambi, e la prova più tangibile di ciò era dovuta alla semplice constatazione che non ci fosse stata alcuna trasformazione fisica da parte di entrambi.
Genio era convinto che il suo allievo non si fosse ancora del tutto abituato a quel nuovo involucro. Le abilità di Goku non erano facili da dominare, a cominciare dalla stessa trasformazione in super saiyan. Dal canto suo, la Creatura non sapeva cosa aspettarsi dal suo maestro, ma non sapeva neppure cosa aspettarsi dal corpo che aveva deciso di fare suo per sempre. Il non essere stato in grado di portare a termine il piano di assorbimento del principe dei saiyan era stato un duro colpo, e anche piuttosto inaspettato. Aveva fatto in modo che ogni cosa fosse al suo posto, che tutto si svolgesse come aveva previsto, eppure, quella larva umana aveva rovinato tutto, facendo l’ultima cosa che avrebbe mai creduto di vedergli fare. Vegeta rappresentava un tassello troppo importante per il completamento del suo contenitore, e la consapevolezza di non poterlo aveva mai più, di non potere più sperare di sentirlo parte di sé lo aveva fatto esplodere di rabbia. Quello era il suo momento, quella era la vendetta che aveva sognato sin dal primo minuto di prigionia, era la sua rivalsa! Ora, invece, avrebbe dovuto accontentarsi di un corpo incompleto, di un corpo a metà. Per quanto il principe dei saiyan fosse cambiato, l’odio che aveva seminato, il male che aveva causato era stato troppo grande, e questo lo avrebbe additato per sempre come essere malvagio, ed era proprio per questo che aveva un disperato bisogno di lui, perché Goku, il guerriero più forte di cui avesse mai preso possesso, colui che rappresentava la luce, la purezza, aveva necessità di una controparte malvagia per poter esprimere al meglio le sue potenzialità. Bene e male dovevano fondersi. Solo così avrebbe potuto raggiungere l’apice della perfezione, solo così avrebbe potuto ottenere tutto ciò che desiderava e, a quel punto, avrebbe potuto smettere di soffrire. Aveva letto i sentimenti oscuri che albergavano nel cuore del principe nello stesso istante in cui Trunks aveva sollevato la copertina del quaderno in cui era stato rinchiuso: Vegeta era una spugna intrisa di dolore, sofferenza, di sete di potere e di vendetta. Era tutto ciò che aveva bramato nei secoli trascorsi a progettare il piano che lo avrebbe condotto non solo a nuova vita, ma a sedersi sul trono del mondo. Ma la presenza costante dei due mocciosi e della donna che lo aveva preso in casa propria, il loro affetto, il loro candore, lo stavano cambiando e, in quel buio pesto come la notte, aveva cominciato ad affiorare una luce che non doveva in nessuna maniera palesarsi. Per questa ragione, aveva fatto di tutto per mettere contro Trunks e Goten. Per questa ragione aveva privato il principe di tutto ciò che lo aveva reso migliore, per questo motivo lo aveva ferito, umiliato, costretto a diventare la pallida ombra di se stesso: per rendere il suo cuore sempre più nero e marcio e poter portare a compimento il suo piano. Arrivati a quel punto, però, era più che evidente che quel suo piano così perfetto non avesse funzionato come aveva creduto. Quel maledetto lo aveva spiazzato, reagendo in maniera diametralmente opposta o quanto si aspettava. Era arrivato a suicidarsi pur di salvare i figli, quando credeva di averlo condotto al punto di donarli in sacrificio pur di salvarsi. Aveva sottovalutato il potere del cambiamento, il potere dell’affetto sincero e dell’amore incondizionato. E lo aveva sottovalutato perché non ci aveva mai creduto. Per quale ragione, altrimenti, il suo antico maestro lo avrebbe segregato in quella grotta maledetta, privandolo del suo corpo? Perché non gli aveva mai voluto bene, esattamente come tutti gli altri prima di lui. Nessuno avrebbe mai potuto amarlo. Allora, lui non avrebbe mai amato nessuno.
 
“Ti prego… Fermati. Sei ancora in tempo”.
“Fermarmi? FERMARMI, DICI?”.
 
La creatura non aveva potuto fare a meno di chiedersi come osasse chiedergli di fermarsi. Quel vecchio dalla testa pelata doveva essere completamente rincretinito! Com’era che si chiamava quella malattia che prendeva ai decrepiti? La demenza. Sì, doveva essere affetto da demenza se non peggio, per pensare che potesse acconsentire a quella richiesta assurda dopo tutta la fatica che aveva fatto. MAI. Era libero, finalmente, ed era fortissimo, anche se incompleto, e non vedeva l’ora di mostrare al mondo intero quello che era in grado di fare.
 
“Lo so che sei arrabbiato…”.
“Taci. Tu non sai niente”.
 
Genio non riusciva a essere del tutto imparziale. Era incredibile sentire la voce del suo antico allievo fuoriuscire dalle labbra arricciate del suo attuale pupillo. Goku non avrebbe mai pronunciato parole tanto sprezzanti, tanto crudeli. Però era vero: sapeva come doveva sentirsi la Creatura.
 
“Lo so perché conosco il tuo cuore”.
 
Quella frase aveva scatenato l’ira del suo sfidante, con la sua conseguente trasformazione in super saiyan di primo livello. Genio non credeva che quel momento sarebbe arrivato tanto presto, ma era evidente che si fosse sbagliato: sembrava che quella forma fosse fatta appositamente per lui, che sapesse perfettamente come controllarla, nonostante si trattasse di un’assoluta novità. Come ci riuscisse, non era ancora stato in grado di capirlo, ma aveva dovuto reagire di conseguenza, scegliendo di non aumentare la sua massa muscolare per mantenere l’agilità necessaria a schivare le onde di energia rapidissime che gli venivano lanciate contro.
 
“TU NON SAI NIENTE!”.
 
I colpi erano micidiali: in pochi attimi, aveva fatto terra bruciata attorno a sé. Se non fosse stato un guerriero esperto, e se non avesse conosciuto alla perfezione le mosse di entrambi i suoi allievi, forse non sarebbe sopravvissuto.
 
“TU NON SAI QUELLO CHE HO PATITO A CAUSA TUA! A CAUSA DI TUTTO VOI! VI DETESTO! VI ODIO! SPERO CHE MORIATE TUTTI! TUTTI!”.
 
Spero che moriate tutti.
Ma chi diamine dovevano essere questi “tutti” a cui aveva augurato la morte? Del loro ordine non era rimasto più in vita nessuno, all’infuori del solo Genio. Che si riferisse agli esseri umani? La sua convinzione di non poter essere amato era talmente radicata da impedirgli di pensare che esistesse anche una sola forma di vita capace di provare per lui dei sentimenti? Poteva anche essere, ma Genio non credeva che le sue parole potessero essere riconducibili a ciò. Doveva ammettere di non riuscire a capire.
 
Nel frattempo, la sua furia distruttiva si era abbattuta tutt’intorno. Sperava vivamente che non ci fossero persone nei paraggi, e che i bambini fossero abbastanza lontani da non aver avvertito la forza d’urto di quella devastazione.
Genio era seriamente preoccupato per la velocità con cui il suo rivale era riuscito a fare sue le tecniche conosciute da Goku. Fino a ora aveva temporeggiato, ma se avesse lasciato trascorrere altro tempo, presto non avrebbe più avuto modo di fermarlo.
Era arrivato il momento di tirare fuori le sue reali abilità e porre fine a quella storia il cui inizio era stato scritto in un’altra epoca. Era arrivato il momento di dire addio al mondo che aveva giurato di proteggere.
 
*
 
“No, no e poi no! Non potete venire qui a fare simili richieste! Mi rifiuto di accettare questa imposizione!”.
“Re Yammer, mi rendo conto che si tratti di una cosa alquanto singolare, ma ambiasciator non porta pena. Re Kaioh mi ha chiesto di venire qui a prelevare il principe dei saiyan e di condurlo da lui, e questo è ciò che intendo fare. Mi rendo conto che si tratta di un grosso strappo alle regole, ma…”.
“UN GROSSO STRAPPO ALLE REGOLE? UNO STRAPPO, DICI? QUESTO NON È UNO STRAPPO, È UNA CATASTROFE! UNA VIOLAZIONE CHE NON HA PRECEDENTI! E NON NE AVRÁ NEPPURE ADESSO! QUINDI SMETTILA CON QUESTE IDIOZIE E LASCIAMI LAVORARE!”.
 
Baba sospettava che re Yammer avrebbe fatto storie, ma non pensava di vederlo reagire così male. Aveva gettato per aria tutti i fascicoli che si trovavano sulla sua scrivania ed era scattato in piedi, terrorizzando i suoi collaboratori e le povere anime appena passate a miglior vita. Il suo caratteraccio era famoso, così come la sua incorruttibilità – ricordava benissimo le sue remore nel far tornare indietro Goku anche se solo per poco tempo – ma quella era una situazione che esulava dalla normalità. Vegeta non poteva andare all’Inferno, non dopo quello che era accaduto.
 
“Re Yammer, se posso permettermi…”.
“Baba, io nutro grande stima nei tuoi riguardi e in quelli di re Kaioh, e credo che la cosa sia reciproca. Non mi metterei mai di sentenziare sul vostro operato, quindi non capisco perché voi veniate a dirmi quello che posso o non posso fare. Ma poi, non si tratta solo di questo! Il mio lavoro non è un gioco, fare delle eccezioni può essere rischioso! Hai visto cosa è successo sulla Terra dopo che ho mandato indietro Goku, sì?”.
“Come dice?”.
“Dico, mia cara, che tutto quello che è successo nell’ultimo anno è successo per via del permesso speciale che ho dato al giovane saiyan! Baba, lascia che ti rinfreschi la memoria: mondo dei vivi e mondo dei morti non devono mai incontrarsi, MAI. Le conseguenze sono nefaste! Aver concesso a Goku quel permesso speciale ha scatenato una serie di conseguenze indicibili! Ti rendi conto del fatto che mancano all’appello centinaia, ma no, che dico, MIGLIAIA di anime, vero? Benissimo, quelle si trovano tutte dentro quel ragazzo! Fortuna che è un saiyan dai poteri leggendari, perché un altro, al suo posto, non sarebbe stato in grado di reggere dentro di sé una simile bomba a tempo! Se dovesse esplodere, sarebbe una catastrofe! E poi, sì che mi ritroverei a dover portare il curriculum altrove e cercare un nuovo lavoro. Per cui no, Baba, non prenderai Vegeta. Lui andrà all’Inferno e lì attenderà che la sua anima venga rigenerata, cosa che potrà accadere, tra un giorno, un anno o un millennio! Fine del discorso”.
 
Non avrebbe osato replicare per nessuna ragione al mondo. Baba era amareggiata, si sentiva tremendamente in colpa, ma non poteva biasimare re Yammer. Aveva perfettamente ragione: le regole di quel mondo esistevano da ancor prima delle divinità stesse. Chi erano loro per pensare di poterle cambiare? Era stata la voglia di far incontrare padre e figlio a scatenare quella serie di sfortunati eventi. La strega si sentiva terribilmente colpevole.
 
“Forza! Fatti avanti! Sì, sto parlando con te, razza di fantasmino prepotente! Vieni qui e facciamola finita una volta per tutte… Ma vedi tu se questo pure qui deve fare casino…”.
 
Sotto lo sguardo stupito di Baba, una piccola anima fluttuante si era fatta avanti: non le era per nulla parso che si trattasse di un fantasmino prepotente, ma re Yammer doveva avere le sue buone ragioni per esprimersi in quei termini.
Quell’aura era inconfondibile: non poteva non trattarsi di Vegeta.
 
“Principe Vegeta” – aveva tuonato, leggendo dal registro che aveva davanti a sé “Ultimo della tua stirpe, servitore del tiranno Freezer, conquistatore di pianeti, spietato assassino, io ti condanno a… a… Ehi, un momento… Ma cosa?”.
 
L’espressione comparsa sul viso del sovrano era mutata: se lo avessero immortalato in una fotografia, il titolo più adatto sarebbe stato l’Allegoria dello Stupore.
 
“Che cosa succede, re Yammer?”.
“Io… Ecco, io… Principe Vegeta…” – aveva ripreso a leggere, confuso più che mai – “Nobile guerriero, padre affettuoso, protettore di innocenti… Il posto in cui sei stato destinato è il Mondo di Mezzo. Lì, la tua anima potrà purificarsi e, se sarà degna, un giorno potrà accedere al Regno dei Cieli. Ti è permesso di mantenere il tuo corpo, affinché anche esso possa purificarsi dalle nefandezze commesse in passato. Così Abbiamo deciso. ABBIAMO DECISO. OH MAMMA MIA”.
 
Neanche lui riusciva a credere a ciò che aveva letto: un decreto del genere non si leggeva da eoni. Possibile che Egli si fosse scomodato proprio per lui?
 
Re Yammer, sudato e sconvolto, in men che non si dica, sotto lo sguardo incredulo di Baba, aveva agitato la mano destra, ridando forma corporea all’anima che poco prima fluttuava davanti a lui. Eccolo lì, sua maestà il principe dei saiyan, anima, corpo e aureola dorata sopra la testa.
 
“Tsk! Ci voleva tanto, dico io?”.
“MA COME OSI? COME… COME TI PERMETTI? Ah, oggi mi verrà un infarto! Se LUI ha deciso che sei degno di ricevere una grazia, chi sei tu per dire certe oscenità? Io… Io… AH! PORTATELO VIA, PRIMA CHE… CHE…”.
“Re Yammer, non ha letto la postilla…” – la voce tremante del suo servitore lo aveva ricondotto alla realtà.
“Cosa? Una postilla? Ma…” – veloce, aveva lasciato che lo sguardo scorresse sul documento, sino a raggiungere l’ultima riga – “Si concede al principe una delega per recarsi sul pianeta di re Kaioh dell’Ovest o ovunque sia necessaria la sua presenza”.
 
“Urrà!”.
 
L’entusiasmo di Baba era incontenibile! Non aveva capito molto di quello che era successo, ma non le importava: poteva condurre Vegeta da re Kaioh, e poteva farlo subito! Non c’era tempo da perdere!
 
“Tsk! Quindi conoscerò il tizio che ha insegnato al decerebrato il Kaioh-ken? Interessante…”.
“Oggi mi verrà veramente un infarto…”.
“Ma no, re Kaioh, ma no… Comunque, noi siamo di fretta! Forza, ragazzo, seguimi! E lei si riguardi, mi raccomando!”.
“Vecchia, io non prendo ordini da te! Ti seguo di mia spontanea volontà, sappilo! Tsk! ADDIO, grassone! Divertiti con tutte quelle scartoffie!”.
“MALEDETTO IMPERTINENTE! IO TI-TI... AH! Morirò di infarto!”.
 
E con un gesto teatrale, si era accasciato sullo schiena della sua comoda sedia, lasciando che la strega e il principe partissero alla volta del Paradiso. Peccato che quello sembrasse lo strano l’incipit di una improbabile favola pensata da un autore completamente folle.
 
Continua…


Carissime/i,
Come state?
Ebbene, lo scontro finale è iniziato. Sembrava che non saremmo mai giunti a questo punto, invece eccoci qui!
Non è stato affatto facile per me scrivere questo capitolo: Genio è un personaggio che non ho mai trattato prima di questa FF, ma meritava di avere il suo spazio in uno dei miei lavori. Così come – ovviamente – lo merita il nostro fantastico Vegeta, la mia vittima sacrificale preferita. Che vorrà re Kaioh da lui? E chi sarà mai EGLI?
Attendo di sapere cosa ne pensate!
Grazie per essere rimaste/i con me!
 
A presto!
Un bacino,
Cleo

 
   
 
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