"Alex non voglio che soffra, l'ho
voluto io, non merita tutto
questo."
Il ragazzino si
irrigidì. "Nemmeno tu lo meritavi. Si chiama
rimorso ed è la conseguenza della sua scelta."
Si accucciò a bagnarsi
le mani nel fiume. "Sapeva a cosa andava
incontro. Eri suo fratello Myc, la sua famiglia. Come può
ora guardare in
faccia John e non pensare a te?"
Mycroft si contorse nel rimpianto.
"Non posso restare qui se
lui soffre. Io l'ho dannato costringendolo a quella decisione."
"Smettila di darti delle colpe che
non ti appartengono! Non
funziona così, era l'amore verso di te che doveva
contare più del
raziocinio." Mycroft improvvisamente capì: amore e
ragionamento,
sacrificio e vita.
"Fa che possa aiutarlo, Alex, ti
prego. Non avrei mai
pace." Lui lo fissò quasi colpito da tanto affetto.
"Come puoi amarlo così
tanto? Sei sicuro di lui Mycroft? Sei
sicuro del suo amore fraterno? Non mi sembra te lo abbia mai
dimostrato. Ti ha
gridato che John era la sua famiglia."
Myc si strinse le tempie con le
mani pallide e magre, sapeva che
era vero.
"Un altro sacrificio da parte tua
non lo redimerebbe, è lui
che deve dimostrarti amore e pentimento. Non tu."
Alex si alzò e lo
raggiunse guardandolo fisso negli occhi
grigi." Ha la vita davanti per espiare, per capire quello che ha
commesso.
E fare quel gesto che lo potrà riscattare, ma
dipenderà da lui."
Il ragazzo gli appoggiò
la mano aperta sul cuore. Mycroft avvertì
che il dono fatto a suo fratello aveva cancellato gli sbagli commessi
per
troppa sicurezza, per orgoglio, per superficialità. Una
leggera brezza gli
accarezzò il volto, gli scompigliò i capelli, la
camicia bianca svolazzò
ribelle.
"È lui che ti pensa e
che soffre. È consapevole del fratello
premuroso che eri." Sorrise dolcemente, con quel viso paffuto e sincero
come era stato lui da bambino, un ragazzino bisognoso di affetto che
invece non
ne aveva mai ricevuto.
Holmes sapeva che era giusto,
Sherlock avrebbe espiato, avrebbe
vissuto con il rimorso. Ma alla fine avrebbe reso la sua morte una
vittoria. Alex
abbassò la testa silenzioso, gli occhi colmi di dolcezza:
gli concesse
quell'ultimo dono. Si voltò per raggiungere la riva.
Mycroft comprese, con la mente
volò al ricordo del suo orologio
che da quando era morto suo fratello portava sempre con sé.
Sherlock era sempre
stato sensibile e intelligente, avrebbe capito.
Si volse quieto a guardare Alex
sulla riva che immergeva i piedi
nel fiume. "Vieni Myc, l'acqua laverà tutta la tristezza che
porti nel
cuore."
Lo raggiunse, gli si sedette a
fianco. I suoi piedi entrarono
nell'acqua fresca, così piacevolmente rassicurante.
"Il tuo amore ti fa onore, la tua
dedizione è stata
appagante. La tua redenzione è piena. Ora godrai del
paradiso." L'uomo
rigoroso che era stato svanì, il suo tempo era compiuto.
Il ragazzo lo baciò
sulla guancia. "Sei stato un bravo
fratello, Mycroft Holmes. Sherlock espierà le sue colpe e
tornerà da te. Avrà
il tempo di capire, Eurus non è del tutto perduta, e lui
potrebbe compiere quel
miracolo fraterno che lo riscatterebbe."
Alex lo abbracciò forte,
e Myc lo ricambiò. "Ti condurrò dove
ti spetta per l'amore che hai dato: il terzo cielo, quello di Venere,
la sposa
dell'amore in tutte le sue forme. È il posto che ti attende.
Per aver amato gli
altri più di te stesso."
Una dolcezza infinita lo avvolse,
la gioia aprì la sua mente
mentre guardava verso l'alto quel vortice di anime che si nutrivano
nella luce.
L'amore stesso entrò nel suo corpo che divenne lucente. Un
senso di benessere
assoluto cancellò ogni angoscia, tutta la sua vita terrena
svanì.
Alex si ricongiunse al suo essere,
e si librarono indivisibili
verso la luce che li reclamava.
Mycroft divenne parte dell'armonia
celeste. Ciò che era stato, la
sua vera essenza, ora viveva nel ricordo delle persone che lo avevano
avuto.
Dell'amore che aveva seminato.
In quel preciso istante, Sherlock
sussultò nel sonno. Si svegliò,
John dormiva al suo fianco, Rosie nella stanza accanto. Era la sua
nuova
famiglia, quella che gli aveva regalato Mycroft.
Sul comodino vide l'orologio di suo
fratello brillare, illuminato
da una luce sottile che filtrava dalla finestra allo spuntare
dell'alba. Lo
aveva portato sempre con sé, ma si era fermato nello stesso
giorno che aveva
spezzato il cuore a Myc.
Nel silenzio sentì un
leggero ticchettio, l'orologio era stranamente
aperto, la catena sporgeva di sotto e ciondolava appena. Aveva ripreso
a
funzionare. Le lacrime gli scesero lente, poi singhiozzò, la
sensazione di
angoscia e rimorso che aveva provato in quei giorni si
allentò. Un soffio
leggero sembrò lambirlo. E si sorprese a sorridere, mentre
stringeva al petto
quell'orologio che gli era così caro. "Grazie Micky.."
Ora aveva la certezza che Mycroft
stesse bene.
Era in pace, in qualsiasi paradiso
fosse, e gli aveva concesso
quel perdono che solo un fratello amorevole qual'era stato, poteva
donargli.