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Autore: Dharkja    10/11/2021    0 recensioni
È una calda sera di Luglio del 2008, i Tokio Hotel arrivano a Modena il giorno prima della loro l'esibizione. Bill non aveva mai creduto nel colpo di fulmine, ma l'incontro del tutto casuale con Giulia sarà in seguito, una piacevole e lenta scoperta di sentimenti inaspettati. Gli impegni con la band lo porteranno in giro per il mondo, ma lui non scorderà quella ragazza che diventerà pian piano una dolce ossessione portandolo all'irrefrenabile desiderio di volerla incontrare nuovamente.
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bill Kaulitz, Georg Listing, Gustav Schäfer, Tom Kaulitz
Note: Lemon, Lime, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
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Bologna

Agosto – Settembre 2009

 

 

 

 

Ora sentiva di non esserle semplicemente vicino, ma che non sapeva dove egli finisse e lei iniziasse

 

 

 

 

 

 

 

Arrivò al pontile del parco Ca' Bura ormai col fiatone, dopo una buona mezz'ora di jogging.

Si tolse gli auricolari e si sedette sul pavimento lastricato del gazebo per guardare il sorgere del sole: i timidi raggi stavano ridisegnando i contorni dei canneti, pioppi e salici, in un inseguirsi di luci ed ombre, di violetto che lentamente degradava in un rosa arancio per esplodere nell'azzurro più intenso con l'aria fresca che sapeva di rugiada, di erba appena tagliata; si mise nuovamente gli auricolari ed attivò la musica incamminandosi sul prato per fare un po' di stretching davanti al laghetto, con i raggi del sole obliqui che ne fendevano la sua placida superficie.

Chiuse gli occhi provando a rilassarsi, ma fu praticamente impossibile perchè il discorso di Massimiliano continuava a riecheggiare nei meandri del suo cervello così come quella forte attrazione fisica che, inutile dirlo, provava ancora per lui. Spense l'Ipod e tolse gli auricolari per stare in silenzio ad ammirare un gruppetto di cigni e di anatre galleggiare nel laghetto mentre alcuni codoni stavano perlustrando i bordi dello stagno. Si alzò quando sentì tirare il piccolo graffio all'altezza del bicipite.

Il bocciolo.

Willy.

Che strana associazione di pensiero che aveva fatto, come se avesse avuto un senso logico e di logica effettivamente ce n'era poca nel pensare ogni santo giorno a lui; eppure le piaceva quel divenire sempre più intimo del loro legame senza che nessuno dei due forzasse niente, di capirsi per assurdo, anche al di là delle parole: bastava il tono della voce, una inflessione e sembrava sufficiente per capire lo stato d'animo dell'altro.

Che poi era come se vivesse in un mondo a parte dove si sentiva protetta, compresa e nonostante la piccola discussione avuta il giorno prima, ne aveva apprezzato il suo senso protettivo, il preoccuparsi per lei.

Lui era diventato il suo rifugio.

Si avviò verso casa con quei pensieri, quando aprendo il portone, notò con estrema sorpresa che Elena era lì, forse ad attenderla. Si guardarono con gli occhi lucidi, desiderose di abbracciarsi, ma questo non successe, almeno non subito.

 

“Come stai?” chiese timidamente Elena.

 

“Bene o almeno credo. Sono felice di vederti” disse guardandola negli occhi.

 

“Anche io, non sai quanto”disse con un sorriso.

 

“Ti trovo in perfetta forma”.

 

“Anche tu” osservò Elena.

 

“Ero al parco a fare una corsetta”.

 

“Che hai fatto nel braccio” chiese notando subito la piccola ferita.

 

“Oh, questa?” chiese toccandosi il taglio “Ieri...sono finita su un roseto”.

 

“Massimiliano?”.

 

“Sì” rispose sorridendo “Suppongo sapessi che ci saremmo visti”.

 

Fece cenno col capo “Come vanno le cose?”.

 

Giulia parve non capire quella domanda.

 

“Intendo con lui”.

 

“Beh, il fatto che io e te non ci parliamo da un po', non ha ribaltato il rapporto con lui. E' solo un amico. Non provo altro” ci tenne a precisare.

 

“Mirko mi ha detto che non sembra così felice. Ma io ti credo, a me interessa come stai tu e quello che vuoi tu” fece una piccola pausa e disse “Mi dispiace per quello che è successo tra noi due, vorrei non accadesse più, anche se so che tra amiche si può litigare, è umano, l'importante è poi far pace. Questo serve a crescere e a costruire un rapporto più forte. So di aver esagerto con le mie paure e i miei pregiudizi, ma avevo paura”.

 

“Ho sbagliato io ad usare quei termini e ti chiedo scusa” disse Giulia “Chiedevo solo un po' più di comprensione, complicità. Ho te e so che mi avresti protetta comunque e che sempre lo farai, come io lo farò con te. D'altronde tu sei sempre stata la più saggia tra noi due”.

 

Elena si sciolse e corse ad abbracciarla, non poteva aspettare oltre, Giulia si strinse a lei.

 

“L'ho capito solo dopo, siamo giovani e tutto ci sembra così bello e sicuro, pensando che non ci potrebbe accadere niente di male. Molto dipende da noi.” si staccò dall'abbraccio e fissò gli occhi scuri dell'amica “Ti voglio bene Giulia e tanto!” disse baciandole la fronte “Mirko ha capito l'aria che tirava tra noi due ed ha voluto sapere a tutti i costi. Vorrei stessi tranquilla, perchè sono rimasta sul vago. Ma questo era doveroso, sono la sua ragazza, non posso nascondergli le cose all'infinito”.

 

Giulia si staccò dall'abbraccio, ma non era arrabbiata, era una cosa che aveva messo in conto.

 

“L'ho immaginato e ti capisco, forse avrei fatto lo stesso. Vorrei solo che non gli facessi una cronaca minuto per minuto”.

 

Lei sorrise comprensiva. “Spero abbia capito anche la mia situazione, la mia paura”.

 

“Sì, l'ho capita, questo stare lontana da te mi è servito per questo e per avere più chiaro ciò che voglio”.

 

Elena non capì.

 

“Massimiliano è un gran bravo ragazzo. Quella di Mirko, potrebbe essere solo un'impressione sbagliata, è molto impegnato ultimamente, sarà stanco, ha un sacco di responsabilità a lavoro; in verità a me ha detto di esser stato fortunato ad aver incontrato Maria, quindi non mi sembra la frase di uno che abbia l'arma puntata sulla tempia per stare insieme ad una ragazza di cui non gliene frega nulla. Convivono e stanno terminando di arredare la casa. E' la sua vita, è la sua scelta. Ammetto, sono attratta da lui, mi piace moltissimo, ma è solo un'attrazione fisica. Con Willy è diverso, ci posso parlare, scherzare, perchè lui non mi giudica, riesco ad essere me stessa. Ecco perchè sono curiosa di conoscerlo. Non significa che nascerà qualcosa tra me e lui o magari è già nata....” fece una pausa come a volersi correggere, ma non lo fece “Per ora di certo c'è una bella amicizia ed ammetto che non sapere come possa essere fisicamente un po' mi destabilizza, mi spaventa. Ecco perchè vorrei vedere com'è, muio dalla curiosità”

 

“E' già nata...?” chiese sorpresa l'amica “Ma fate sesso al telefono per caso?”.

 

Giulia sgranò gli occhi stupita.

 

“Elena, ma come ti passa per la testa una cosa simile?”.

 

“Hai detto che non sai se nascerà qualcosa o forse è già nata... questo mi fa capire che provate sentimenti l'uno per l'altra e quando c'è questa forte intesa, mi viene logico pensare che ci sia anche l'altra componente...hai capito insomma”.

 

“Ma certo che no!” disse imbarazzata “Ma qualcosa provo e credo anche lui”.

 

“Ma lui non era preso da una misteriosa bionda...? Che fine ha fatto?” chiese con sguardo indagatore.

 

Giulia sorrise, facendo spallucce.

 

“A fine Settembre sarà a Roma per vedere il concerto Coca Cola Festival”.

 

“Cos'è?”

 

“Ho visto che si tratta di una rassegna di artisti che si esibiscono”.

 

“Perchè proprio lì?”.

 

“Non saprei, ero così sorpresa anzi scioccata che quando me l'ha detto, non gli ho fatto alcuna domanda. Anzi” disse riflettendo “Mi ha riferito che aveva dei giorni liberi... ho pensato poi che avesse scelto questa occasione proprio a Roma per venirmi incontro”.

 

“Perchè ti ha chiesto di incontrarvi, vero?” chiese aspettando conferma.

 

“Sì... ho bisogno di questo, non chiedo altro”.

 

“Non ho la minima idea di come saranno i turni a lavoro è presto per sapere se potrò accompagnarti. Sappi che questa mia scelta potrebbe crearmi seri problemi con tuo fratello, cerca di capirmi, ma non potrò nascondergli questa cosa”.

 

“L'importante che non mi stressi con le sue domande, per il resto mi va bene” disse Giulia raggiante.

 

“Grazie, mi sei mancata da morire, non sapevo a chi ossessionare”.

 

“Ah, per questo allora!” disse scherzando l'amica. “Mi sei mancata anche tu! Ma a proposito, non ti ha mandato ancora nessuna sua foto?”

 

Giulia scosse il capo.

 

“Spero per te che ne valga la pena”

 

“Credo di sì e poi la sua voce ...”

 

“Uh uh, la magia del mistero. Secondo me lo fa apposta quello di non mandarti sue foto, così da creare maggiore suspance e stuzzicare la tua fantasia. Alla fine uno rischia pure di innamorarsi!”

 

“Non sono innamorata, te l'ho detto” la corresse Giulia ridendo.

 

“Ma sei presa e non ti accorgi nemmeno quanto cara mia! E' bello ritrovarti, al diavolo tutto il resto” disse abbracciandola e torturandola con il solletico.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“E' perfetto” disse Craig divorando con gli occhi la figura alta e snella di Bill che leggiadra scendeva dalla Muscle Car per andargli incontro “E' meraviglioso, ha una telegenia pazzesca”.

 

Jost sorrise, sapeva di cosa Bill fosse capace.

 

“Il sole sta calando” notò Craig “Ora mi basta la scena delle macchine con i fari accesi e voi quattro che camminate verso di me, ok?” disse mimando la scena.

 

“Ok, s'inizia a morire di freddo” disse Bill, sfregandosi le mani sulle braccia. Era felice, in fondo il lavoro stava procedendo bene, con un ottimo team di lavoro la giornata sembrava trascorrere velocemente anche se non vedeva l'ora di ritornare in hotel per farsi una doccia calda.

 

“E'...'stupendamente' stupendo questo posto.” sentì dire da Georg alla sua sinistra, mentre s'incamminavano a passo lento verso la telecamera.

 

“Ma che cazzo 'stupendamente', io mi sto cagando dal freddo” gli fece notare Tom.

 

Bill trattenne a stento una risata, stavano riprendendo la scena, sperava solo che dal loro labiale non si evincessero le fesserie che stavano dicendo.

 

“Stop” urlo l'uomo che guidava la macchina da presa.

 

“Vaiiii” disse Gustav accelerando il passo verso il fuoristrada che li avrebbe portati in albergo.

 

“Bill” lo fermò Craig “Ottimo lavoro, sta uscendo una bomba”.

 

Lui sorrise raggiante, quella scenografia, era quello che aveva proprio immaginato.

 

“Ne sono convinto, non vedo l'ora di vedere il lavoro ultimato”.

 

L'uomo robusto lo fissò in quegli occhi marcati dal trucco, incutevano soggezione tanto erano belli e Bill se ne accorse.

 

“A domani Craig” disse voltandogli le spalle in un turbinio di cornrows scompigliati, abito da scena ed un delicatissimo profumo che aveva inebriato il suo spazio personale. Rimase rapito da quella personalità così carismatica ed androgina, forse era il più bel essere che avesse mai avvicinato.

 

 

 

 

 

Non era riuscito ancora a pronunciare bene il nome dell'hotel, ma gli bastava esserci arrivato dopo tre ore di viaggio in cui si era appisolato esausto. La temperatura era scesa sotto lo zero e non gli sembrò vero trovare il camino acceso con un fuoco scoppiettante al suo rientro in camera. Si lavò e si mise innanzi al calore del fuoco lasciando che scaldasse il suo corpo. Si sentiva pieno di energie, la doccia l'aveva rinvigorito e desiderava ingozzarsi di cose buone.

Attivò il telefonino, consapevole che per tre giorni isolati da tutto, non avrebbe potuto comunicare con lei, gli mancava terribilmente, sperava solo che il tempo volasse via davvero velocemente.

Fece scorrere le immagini di quella galleria di foto che conosceva a memoria, cercando di sentirla quanto più vicina possibile e fissando il suo viso iniziò a pensare a cosa avrebbe dovuto dirle quando l'avrebbe incontrata; non aveva la più pallida idea di come avrebbe esordito, di come si sarebbe presentato e di quello che le avrebbe detto, ma sopratutto aveva paura della reazione che lei avrebbe potuto avere ed era ciò che temeva più di ogni altra cosa.

Sentì bussare alla porta ed andò ad aprirla.

 

“Si mangia” disse Georg spingendo il carrello pieno di vivande, seguito da Tom e Gus.

 

“Era ora, ho una fame assurda” esclamò Bill felice di vedere tutto quel ben di Dio dentro ai piatti di portata.

 

“Sai che non mi funziona né l'acqua calda né la coprta elettrica?” disse seccato Tom, mentre col piatto pieno si sedeva attaccato al camino.

 

“Davvero? Hai chiesto al responsabile delle stanze? E' assurdo stare così, c'è troppo freddo, puoi venire a star quì”.

 

Gus si mise a ridere “Così addio sonno, principessa. Tom russa e lo sai, non ti farebbe dormire”.

 

“Gus, lasceresti uno di noi morire di freddo, assiderato per caso?” chiese schernendolo Bill.

 

“Sicuro” disse Georg ridendo.

 

“Ancora due giorni e siamo di rientro, sembrano una eternità, stare senza collegamenti telefonici ed internet è assurdo, siamo fuori dal mondo.”

 

“Almeno ti disintossichi da tutte quelle onde magnetiche che in questi anni ti sei preso, che vuoi che siano tre giorni”.

 

“Volevo sapere di mamma e Gordon e se non ti dispiace anche di Giulia, visto che sta spesso sola in quella casa”.

 

“Uh uh” fece ironico Gustav “Sola?, sicuro sicuro...? Ha la guardia del corpo mi sembra”.

 

Bill lo fissò stringendo gli occhi a fessura sapendo a chi si riferisse “Se sei venuto quì a provocare...”.

 

Tom e Georg si misero a ridere.

 

“Nessuna provocazione tesoro, è un dato di fatto”.

 

Bill spalancò la bocca sapendo il suo gusto a stuzzicarlo.

 

“Gus, ti sei perso parecchio della storia. Tra un po' si scateneranno le danze selvagge di sesso”.

 

“Ma possiamo assistere alla scena dell'incontro?” chiese ironico Georg “Errata corrige: l'incontro di quando vi conoscerete intendevo!” precisò, suscitando l'ilarità di tutti eccetto quella del diretto interessato.

 

“Basta” disse Bill innervosendosi “Mi lasciate mangiare in pace? Pensate alla vostra di vita”.

 

“Vorrei proprio vedere la faccia di Giulia quando le dirai -finalmente ci conosciamo, io non sono Willy, ma Billy anzi, Bill, Bill Kaulitz-” fece mimando la stretta di mano.

 

“Oh Geo, smettila! Ho già troppa ansia addosso!” disse guardandolo mangiare un pezzo di pizza grondante di sugo.

 

“Sono sicuro che ti verrà tutto naturale” lo rassicurò poi l'amico “Non puoi scriverti un copione su queste cose. Sarai spontaneo in base a quello che vedi al momento e che senti. Certo, preparati a sbavarle davanti, il giorno sarà uno schianto più di quello che sei abituato a vedere”.

 

“Ah beh” s'intromise il gemello divertito “Sbavare è un eufemismo nel caso di Bill, temo che sarà vittima di qualche erezione improvvisa ed incontrollabile” disse contagiando le risate degli altri

 

Il fratello si voltò e stizzitto gli rispose “Non dire fesserie, non sono te, depravato che non sei altro! Quello è il tuo unico di fare”.

 

Tom gli andò vicino e gli dette dei colpetti affettuosi alle spalle, mentre divorava degli acini di uva ridendo a bocca aperta.

 

 

 

Quando tutti si ritirarono nelle loro stanze, Bill spense tutte le luci e si sedette nella poltrona innanzi al camino, lasciandosi trasportare dal calore e dallo scopiettìo del fuoco: l'intera stanza si era colorata del caldo arancio di quelle fiamme che ardevano vive.

 

'Tre giorni sono un'eternità, mi manca la tua voce, il tuo respiro. Come ho potuto vivere fino ad oggi senza di te?' pensò fissando una lingua di fuoco che aveva assunto le sembianze di un folletto. Sorrise, ma aveva nel cuore l'amarezza dell'ultima chiamata che l'aveva reso più consapevole dei suoi sentimenti di gelosia, non poteva nascondere quello che stava provando.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ricordi il fiore di taràssaco che mi avevi mandato per il compleanno? Ecco, questo è per il tuo lavoro. In bocca al lupo per tutto!” disse, mentre Bill osservò i semini fatti volare dal fiato di quelle labbra appena rosate, nel video che gli aveva mandato.

 

Lui si emozionò, moriva dalla voglia di averla davanti ai suoi occhi, ti poter toccare nuovamente la sua mano di cui non si era mai scordato di quanto fosse magra e fredda, di guardarla finalmente negli occhi, di sentire la sua voce, il calore della sua presenza, di averla tutta per sé, anche solo per guardarla.

 

Allora ciao, fai buon viaggio” gli disse poi al telefono, percependo una nota triste in quella vocina.”Spero abbia salutato la ragazza dei tuoi sogni e che ti porti fortuna”.

 

Quanta voglia aveva di urlarle quello che sentiva dentro e che gli faceva provare! Si trattenne e lo fece a stento, in quella circostanza sarebbe stato facile lasciarsi andare, si sentiva continuamente messo alla prova e sotto pressione ultimamente.

 

Vorrei stessi attenta, visto che sei spesso sola in quella casa, anche se so che hai qualcuno che pensa a te” disse invece come un'idiota; aveva eluso volutamente la sua frase perchè sapeva e voleva che quel messaggio fosse compreso in un certo senso.

Non sopportava l'idea di Massimiliano intorno a lei. Non lo vedeva più come un 'incidente di percorso', come lo aveva definito molto tempo prima, ma poteva essere un problema concreto, anzi, era un vero problema ed il fatto che lei fosse uscita quella sera, lo aveva enormemente infastidito, turbato, persino deluso, ma erano amici, non poteva avanzare alcuna pretesa sul loro rapporto.

 

Nessuno riesce a farlo meglio di te, anche se solo a parole e da così lontano” lo sorprese invece, facendogli provare qualcosa di molto vicino alla vergogna per quello che le aveva appena detto.

 

Ne sei proprio sicura?” controbattè “Massimiliano mi sembra un'amico premuroso, com'è giusto che sia un vero amico. Ma hai anche Elena e Stefania vicino a te” aggiunse, come a voler smorzare la durezza di quella frecciata.

 

Non sarai geloso per caso di una persona che conosco da tempo e che sta per sposarsi?” chiese quasi incredula ma con una punta di soddisfazione.

 

Perchè dovrei esserlo?” le mentì, consapevole che un matrimonio potesse andare a monte più facilmente di quanto si potesse credere “Sei stata tu a dirmi che provavi qualcosa per lui e lui per te, quindi proteggerti penso sia del tutto normale, ma non sono geloso, semplicemente perchè non sei la mia ragazza” le fece osservare, desideroso in qualche modo, che lei captasse almeno una minima parte di quello che stava provando, ma se ne pentì quasi subito.

 

Strano, perchè è proprio questo che percepisco invece stasera nelle tue frasi”.

 

Ti sbagli e mi dispiace che ti abbia dato questa impressione. Sarei felice per te se anche lui ricambiasse” disse quasi al limite di cacciar via una lacrima per la rabbia, sentendosi impotente, spettatore passivo della sua vita, ma sufficientemente controllato da non tradire alcuna inflessione sul tono della sua voce.

 

Beh, anche tu hai chi proteggere: la tua bella misteriosa bionda” disse con un accenno di astio nel tono della sua voce.”Non mi hai mai voluto dire altro se non che la ami alla follia ma che non potete ancora incontrarvi. E' un lato oscuro di te, è come se volessi mantenermi fuori. Capisco che non ho nessun diritto a ficcare il naso nel tuo privato e lo capisco, ma credevo che tra me e te stesse nascendo una bella amicizia, della confidenza, ma queste tue parole stasera, mi fanno rivalutare tutto”.

 

Come potrei dirti tutto quello che mi passa per la testa e le cose che sto provando?Pensi davvero che ti farebbe piacere sentirtele dire?” chiese con l'animo ormai in tumulto.

 

"Sì” rispose decisa “Certo che mi farebbe piacere, siamo amici o no?”.

 

Com'era possibile gestire questa situazione che ogni giorno stava diventando sempre più incontenibile ed ingestibile, si chiese Bill sconsolato; sapeva che fare un passo falso adesso avrebbe significato mettere a rischio tutto quello che aveva costruito fino a quel momento, ma lei lo stava mettendo adura prova. Non poteva aprirsi ora, non in quella situazione, sarebbe stato insensato, impensabile, anche se era la cosa che più dannatamente desiderava, ma poi, cosa avrebbe ottenuto?

 

Ci sono cose che non si possono raccontare e ..”

 

Perchè no?” lo interruppe.

 

Perchè sono talmente intime Giulia, sono pensieri di un ragazzo e questo mi imbarazzerebbe … vedi, tu stessa non lo fai quando ...” fece una pausa per finire la frase di malavoglia “Si tratta di...lui”.

 

Non è vero. Io mi ero aperta molto pù di te, ma certo, non pretendo tu faccia lo stesso ed infatti...”.

 

Perchè ci tieni tanto a sapere quello che provo per lei? E'...”

 

Masochismo?”

 

No, n..”

 

Sì, è questo che stavi pensando”.

 

Se fossi masochista significherebbe che provi... qualcosa...”.

 

Allora sono masochista”sentenziò sicura.

 

Bill entrò in confusione: quella sera sembrava una bambina a cui bisognava dare tutto per accontentarla, altrimenti avrebbe fatto i cappricci pensò e lui era disposto a dare tutto ciò che gli chiedeva pur di sentirsi dire qualcosa che avrebbe nutrito anche minimamente le sue speranze; aveva capito che qualcosa in lei era cambiata, ma non voleva illudersi fino a questo punto, avrebbe significato dover credere nei miracoli e fino ad allora non lo aveva mai fatto e non voleva iniziare proprio in quel momento. Era solo amicizia, nient'altro.

 

Perchè ti stai comportando così? Non lo hai mai fatto, cosa sta succedendo? Ci sono momenti in cui mi è difficile capirti”.

 

Sto chiedendo ad un amico di aprirsi con me. Sono masochista perchè voglio il tuo bene? Se volessi aiutarti a spianarti la strada verso la felicità invece?” gli chiese cercando di smorzare quei toni che si erano irrigiditi.

 

Sai cosa provo per lei ormai e sono certo che lo troverai assurdo, perchè io stesso trovo illogica tutta questa storia. Cos'altro vuoi sapere? Sai tutto Giulia ... E se volessimo parlare proprio di sentimenti e di aprirsi verso l'altro, beh, credo proprio che anche tu in fondo avresti dell'altro da dirmi, come ad esempio che nutri qualcosa di più profondo verso il tuo amico, solo che sei confusa e forse non lo hai ancora capito o non lo vuoi ammettere nemmeno a te stessa. Eri così presa quella sera che stavi con lui che ti sei scordata di me che ti stavo chiamando così tante volte, ero così preoccupato!” rispose senza controllare più le sue frasi ed il suo moto di gelosia ma pentendosi quasi subito.

 

Non trovo assurdo niente di te: voi vi sentite, quindi vi state conoscendo, è un po' quello che sta accadendo a noi due, ci stiamo conoscendo, solo che noi non proviamo altro oltre il sentimento dell' amicizia” disse convinta “E no, Massimiliano non lo amo, se è questo quello a cui alludi e non ho nulla da ammettere a me stessa, perchè mi è tutto chiaro anche se mi piace fisicamente, mi attrae e non ho problemi a dirtelo” fece una pausa che pareva gli servisse a riordinare le sue idee messe a soqquadro dalle quelle frasi accusatorie “Non mi ero scordata di te quella sera, ma preferivo sentirti una volta rimasta sola. Volevo che il tempo da passare con te, fosse solo nostro”.

 

Quelle parole lo annientarono e gli dettero speranze allo stesso tempo: nonostante quel piccolo contentino finale, si chiese che senso avesse continuare a parlare quella sera; l'oscurità era scesa intorno a lui, la percepì quasi fino alle sue ossa e non sapeva come avrebbe percorso quei venti chilometri che ancora lo separavano da Berlino. Si rassegnò ancora una volta perchè lei era capace di tutto questo, di spegnergli l'entusiamo e di riaccenderlo quando voleva.

 

E' un ottimo punto di partenza l'attrazione fisica.” ebbe la forza di dirle.

 

E' un uomo impegnato, non sono di quelle ragazze che non si fanno scrupoli e credo un'altra cosa: se si è fortemente attratti fisicamente da qualcuno ed anche se l'altro ricambia, ma non c'è intesa mentale, non credo che la storia abbia lunga durata”.

 

Era quella una consolazione, si chiese Bill “Credo che lui nutra qualcosa di più della semplice attrazione fisica, quindi...”.

 

Una teoria strampalata la tua, scusa”.

 

Non proprio se mi baso su quello che mi hai sempre raccontato, dai suoi atteggiamenti ambigui, dalle frasi suscettibili di diverse interpretazioni, di quel dannato bacio, oh avanti Giulia, dici a me di aprimi..” disse sconvolto per come si stava lasciando andare.

 

Per me è un amico ed io lo sono per lui. Nient'altro. Me l'ha fatto capire, dopo quel bacio di cui si era pentito. Guarda la realtà, ora si sta per sposare” fece una breve pausa, poi sentenziò sicura “Sei geloso, tu sei geloso, non ci posso credere!”.

 

Cosa?!” rispose imbarazzato “ Non sono geloso!” disse subito dopo.

 

Sì, lo sei, perchè?Oh Willy, non voglio discutere con te, sarebbe assurdo!”

 

Ok, sono geloso, se per gelosia si intende che qualcuno non ti rispetti, ebbene sì, allora lo sono, sono geloso”.

 

Pensi che lui stia facendo questo?”.

 

Sì e credo che dovrebbe rispettarti perchè vedo in lui un continuo giocare con i tuoi sentimenti. Sa che ti piace, oh, ma che mi fai dire, sono cose che ti avevo anche detto!”.

 

Non la sentì più per qualche secondo, era evidente che quella frase l'aveva portata a riflettere.

 

Vorrei solo che avessi più fiducia in me” gli disse poi.

 

Io mi fido di te” rispose, ma rinunciò ad aggiungere altro, non voleva fomentare inutili polemiche.

 

Siamo solo amici, ma sai che con te è diverso: sto bene quando ti sento, quando ti parlo ...mi capisci, sembra che tu sappia quello di cui ho bisogno nei momenti più opportuni, eppure non ci siamo mai visti nè mai incontrati. Mi spiace se stasera non....”

 

Non ti preoccupare” la bloccò.

 

Vorrei che ti confidassi di più, vorrei che fossi più a tuo agio con me, che anche tu stessi bene quando parliamo, almeno quanto lo sono io quando sto con te, ma non sempre ho questa impressione, a volte ho la sensazione che ti controlli troppo, non sia spontaneo, non so. E' come se avessi paura a lasciarti andare”

 

In cosa mi dovrei lasciare andare? Oh Giulia ti supplico, stasera è tutto così strano...” disse guardando il buio squarciato dai fari delle macchine che sfrecciavano sulla strada “E' strano sentirti parlare così, dirmi tutte queste cose, quando ti sei sempre lamentata di non riuscire ad immaginarmi nemmeno e che per te era così strano confidarti con qualcuno che non avevi mai incontrato...ed ora è tutto diverso”.

 

Perchè hai scelto Roma?” chiese improvvisamene cambiando discorso.

 

Ed ecco che il cuore iniziò la sua corsa impazzita che non fece altro che alimentare in modo smisurato quella folle voglia di lei che lo portò al punto di perdere la sua lucidità tanto da essere disposto a raggiungerla seduta stante se lei solo avesse osato chiederglielo.

 

Sarò libero pochi giorni, i miei vogliono passare le loro vacanza in Italia, allora mi sono detto quale migliore occasione per incontrarci?” parve blaterare cercando di riprendere il controllo dei suoi pensieri.

 

La sentì ridacchiare e questo lo rilassò.

 

E' tardi, lo sai che ore sono?”

 

Sì” disse guardando l'orologio sul display della sua Audi “Ma non m'importa”.

 

Buon viaggio allora, appena puoi fatti sentire. Ti penserò in questi tre giorni che sarai chiuso in sala di registrazione”

 

Si sentì un miserabile, come si era sempre sentito da quando era iniziata tutta questa storia di menzogne e mezze verità.

 

Mi mancherai, credo un bel pò”

 

Sospirò appogiandosi esausto allo schienale dell'auto, gli sembrava come se avesse partecipato ad una maratona; guardò lo specchietto retrovisore, intercettando Dirk rimasto tutto il tempo parcheggiato dietro di lui; mise in moto, accese i fari ed innestò la marcia, con la mente che volava altrove per raggiungere lei e quel suo modo di provocarlo, sempre più convinto ormai, di essere stato il prescelto ideale di uno strano sortilegio con l'unico intento di annientarlo per amore.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Mi sembri uno di quei cavalli di razza che stanno a scalpitare tutto il tempo prima che gli sia dato il via alla corsa! Ti vuoi calmare?”

 

“Non ce la faccio ad aspettare” disse alzandosi dal suo posto per cercare l'hostess.

 

“Avrei una telefonata di lavoro importante da fare”

 

L'hostess lo guardò compiaciuta, sapeva chi fosse e convenne che dal vivo fosse ancora più bello e decisamente alto, molto alto.

 

“Certo mr. Kaulitz, il decollo è appena terminato, altrimenti non si sarebbe potuto nemmeno slacciare la cintura e raggiungermi deliberatamente” disse con un sorriso.

 

Lui arrossì imbarazzato, non si era nemmeno accorto di quell'annuncio; per tutta risposta la tipa gli chiese un selfie.

 

“E' un piacere avervi a bordo. Quell'angolo riservato più avanti, penso faccia al caso suo” disse indicando una singola postazione protetta da uno schermo a pochi passi da loro.

 

La ringraziò nuovamente e benedisse la first class di quel volo. Avviò la chiamata ma il sorrise gli si spense sulle labbra dopo aver realizzato che alla sesta chiamata il telefono di Giulia risultava irragiungibile.

Attese cinque minuti per avviare la settima, ottava e nona chiamata, ma ancora nulla. Tentò la decima, ma niente di fatto. Si voltò per intercettare con lo sguardo Tom in fondo al corridoio, ma lo vide intento a sfogliare una rivista, pregò solo che non si trattasse dei soliti giornali spazzatura, ma il suo cervello stava già elaborando immagini di lei in compagnia dell'amico.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Bravo, dai così, avvicinati di più, ancora un po' di più” gli disse Lange inquadrandolo nell'obiettivo della sua macchina fotografica “Più sensuale, ci riesci?” anche se già lo trovava terribilmente sexy con quelle labbra turgide lievemente socchiuse.

 

“Penso che farà altri pochi scatti ed avremo finito” osservò Andreas poco distante da loro.

 

“Ho saputo che la Cherrytree Records ha già mandato in onda Automatic nella sua radio ed ha avuto tonnellate di feeback positivi! Prepariamoci alla gran bomba, questo album sarà epico” disse Jost decisamente felice.

 

“Che ve ne pare giovanotti?” l'interruppe Frank Lange, andando vero di loro.

 

“Non ti abbiamo scelto per caso” disse Jost osservando la galleria di scatti.

 

“Frank” lo chiamò con voce squillante Bill “Mi fai vedere?”

 

“Tesoro, sei uno schianto, quei poveri fans....là fuori...li farai morire tutti. Guarda un po' quì, queste cose sono proibite ad un pubblico minorenne, lo sai?” disse schernendo il modo in cui Bill guardava sensualmente suo fratello “Poi non venire a dirmi che i tuoi fans lavorano di fantasia, perchè anche tu ci metti un bel carico” e Bill scoppiò a ridere.

 

“Andiamo a mangiare qualcosa?” chiese Jost osservando l'orologio “Quì si sono fatte le due ed inizio ad avere un po' di languorìo e da Sansone un bel piatto di pasta è quello di cui ho bisogno”

 

 

 

 

“Lo so Tom, ma avevo bisogno di un po' di sole” disse camminando sul manto erboso del Rheinpark “In fondo Dirk e Mark ci stanno sempre addosso e a quest'ora la gente è alle prese col pranzo”

 

“Come ti senti?” chiese il gemello scrutando il viso pensieroso di Bill.

 

“Non lo so nemmeno io. Siamo pieni di impegni e questo mi impedisce di sentirla come e quando vorrei, l'ho sentita un momento stamattina presto, perchè si stava imbarcando per Roma.” disse guardando lo scorrere delle acque del Reno innanzi a loro. “Non avrò pace finchè non l'avrò incontrata e fino a quando non saprà tutto. Detesto l'idea di Massimiliano che le gironzola attorno con la scusa che è un amico. E' inutile, non lo sopporto”

 

“Manca ormai meno di un mese e l'amico non puoi eliminarlo perchè è un suo amico, lo è già da prima di te. Ci devi convivere così come dovrai convivere con l'idea che lui potrebbe cambiare e chiedere qualcosa di più a lei, perchè da come me ne hai parlato non ha la minima intenzione di sposarsi” sorrise nel modo di uno che la sapeva lunga “Uno non fa tira e molla così, è chiaro che vive uno stato di sentimenti confusi. Non voglio deprimerti Bill, voglio solo che tu riesca a trovare la giusta strategia per non ferirti da tutta questa storia. Lui ha il vantaggio di essere lì e di incontrarla quando vuole” disse guardando il viso del fratello accigliato.

 

“E' quello che sto cercando di fare. Mi consola il fatto che lei ora si fidi di me, c'è più intimità tra noi, confidenza e il desiderio da ambo le parti di incontrarci”

 

“Intimità?!” disse Tom ironico.

 

“Beh sì” rispose voltandosi per guardarlo, quando lo vide ridacchiare“Tom no, ti prego, non iniziare”

 

“Se questa di sentirvi al telefono me la chiami intimità, inizio davvero a preoccuparmi”

 

“Parliamo dei sentimenti in generale, di quello che proviamo, sempre in generale, non certo di sesso”

 

“Dai, ma davvero credi che non si sia mai toccata mentre stava al telefono con te?”

 

“Non le ho dato mai motivo. Smettila, non sei divertente”

 

“Ti dirò che magari è più eccitante ascoltare la voce dell'altro e non sapere come sia fatto. Alle donne piace molto”

 

Bill sbuffò, ma per un secondo pensò la stessa cosa.

 

“Se l'ha fatto, non saprei dirti, ma di certo non è accaduto al telefono nel mentre che stava con me”

 

“Dovresti farlo accadere, non vedrà l'ora di incontrarti ancora di più”

 

“Oh Tom, quanto sei esagerato! Nessun tatto, davvero” osservò sconsolato. Guardò l'orologio per accorgersi che erano in ritardo.

 

“Dobbiamo andare, è tardi!” disse alzandosi dalla panchina.

 

“Sai, a volte mi fermo a pensare a com'eri diverso poco più di un anno fa! Cosa pensi che ti dirà come prima cosa quando dirai chi sei per davvero?” gli chiese mentre s'incamminarono verso la macchina.

 

“Onestamente non sarei in grado di darti una risposta obiettiva. M'immagino ogni sorta di cose, compresa quella di mandarmi a quel paese”.

 

“Penso che poi però, ci sarà anche un momento in cui realizzerà tutto e finirà per adorarti”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Che gioia vederti!” disse abbracciandola forte “Lasciati ammirare, sei sempre più bella e più pericolosa , lo sai?”

 

Giulia si mise a ridere sapeva che Edward era sempre in vena di complimenti smoderati.

 

“Non esagero e lo sai, sei il sogno di tutti i maschietti dell'aeroporto, sei ancora troppo giovane per accorgerti come ti divorano con gli occhi”

 

Lei scosse la testa rassegnata “Piuttosto, con i nostri turni, non ci si vede che di rado ormai”

 

“E che ci posso fare? Uno di questi giorni dobbiamo chiedere al responsabile HR se ci mette nello stesso volo, sai che divertimento!” disse prendendola per mano e portandola nella pasticceria preferita.

 

“Qualcosa mi dice che hai voglia di dolci” disse vedendo l'amico sorridere.

 

“Avete un lavoro bellissimo ma stressante, oggi siete quì e stanotte dall'altra parte del pianeta. Sapete che vi dico? Non v'invidio!” disse il loro pasticcere preferito vedendoli entrare nel suo locale.

 

“Ammazza che sostegno morale” osservò ironico Edward facendo ridere entrambi.

 

“Ti perdoniamo solo se ci porti una cioccolata bollente ed un bignè allo zabaione, tu Ed?”

 

“Un caffè macchiato ed una crostata ai mirtilli, ovviamente in doppia porzione”

 

“Ed!” lo riprese dolcemente Giulia.

 

“Come vanno le cose? Mi farebbe piacere sentirti più spesso anche per messaggio tesoro, adesso eravamo da un bel po' che non ci vedevamo e sentivamo”.

 

“Lo so, anche a me farebbe davvero piacere, ma oltre il lavoro sto cercando di mandare avanti l'esame di inglese. Sono davvero indietro con lo studio, a volte mi balena in testa l'idea di fermarmi con l'università, per un periodo intendo. Il lavoro mi assorbe davvero troppo tempo”

 

“Sarebbe un vero peccato abbandonarla sai? Dovresti cercare di ritagliarti il tempo necessario anche per lo studio anche se capisco che quando rientri a casa sei stanca morta...e sottolineo, quando rientri, perchè a volte dobbiamo stare anche una settimana in hotel”

 

“Per adesso tento questo esame, poi valuterò. A Settembre se mi fermano col contratto mi metto sotto con lo studio”

 

“E col tipo come va? Col bel carabiniere intendo” chiese curioso peggio di una pettegola.

 

Lei lo guardò divertita perchè non si aspettava una domanda simile.

 

“Semplicemente non va, siamo solo amici, perchè me lo chiedi?” disse prendendo dalle mani di Gabriele la tazza di cioccolata ed il piattino con la pasta.

 

“Oh tesoro, ma dai! Si vede da qui a lì, vedi?” disse ironico indicando le piste di volo oltre la vetrata innanzi al loro tavolino.

 

“Cosa si vede?” Chiese imbarazzata.

 

“Che gli piaci da morire. Siete una gran bella coppia e lui se potesse ti sbranerebbe”

 

Lei arrossì improvvisamente.

 

“Oh scusami, non volevo essere così poco delicato, è che ho un terribile sesto senso che a volte mi disturba”

 

“Non devi scusarti Ed, sei un buon amico ed anche se ci conosciamo relativamente da poco, accetto i tuoi punti di vista. E poi sei più grande di me”

 

“Ma cambiamo discorso, sai che ho cambiato appartamento? L'ho trovato fuori Bologna ed ha anche un pezzetto di gardino per il mio collie, Manu, devi vedere com'è felice!”

 

“Dev'esserti costato un botto”

 

“Per ora continuo a stare in affitto, poi valuterò l'acquisto. Voglio vedere se si sta bene in questo mini condominio.”

 

“Sì, ti conviene, i condomini sono un'incognita. Pensa a me abituata alla casa di Maiori, non è grande, ma è indipendente ed ha il giardino, quando rientro a Modena o quì, sento una differenza assurda”

 

“Beh, vuoi mettere una casa indipendente con chi ti calpesta i piedi in testa?” disse ridendo “Assaggia un pezzo di crostata”

 

“No, grazie, altrimenti sto male poi in volo, troppi dolci”

 

“Sai che sei assolutamente deliziosa col baffo di cioccolato?”

 

“Come?” disse strofinandosi subito il fazzoletto sopra la bocca.

 

“Sono assolutamente d'accordo con te Ed! Persino un paio di baffi così sembrerebbero terribilmente sexy su di lei” sentì dire poco vicino.

 

I due si voltarono dalla stessa parte per accorgersi che nel tavolo vicino erano seduti Martin ed Andrea con espressione divertita, fu in quell'istante che Giulia arrossì più di prima e Edward si mise a ridere.

 

“Ma no, Andrea, quello era il baffo della Nike, Giulia è affezionata a quel marchio” fece ironicamente osservare al collega, ricordandosi che lei spesso usava le sneakers di quella marca.

 

“Almeno fa un'ottima pubblicità al marchio, altre lo affosserebbero invece” osservò acutamente Edward, suscitando l'ilarità di tutti.

 

“Sei pronta per un tramonto spettacolare ed una notte romantica sotto il cielo di Parigi?”

 

“Romantica?” chiese curiosa.

 

“Parigi è una città romantica a prescindere. Se poi sei in buona compagnia, beh” disse guardando Martin divertito “Potrebbe diventare davvero bollente”

 

“Che dire, attenti a non bruciarvi. Io preferisco il fresco in questo caso” replicò sarcastica.

 

“Sento una vibrazione di telefono” disse Edward.

 

“E' il mio” rispose Giulia, prendendo l'apparecchio dalla borsa ed allontanandosi dai tre.

 

“Elena, dove sei?”

 

“Sto per uscire di casa. Ti ricordi che per due giorni non ci sarò? Ho sistemato parte della spesa nel freezer, pollo, pane e impasto per la pizza. Miraccomando, cerca di mangiare.”

 

“Grazie tesoro, tra un po' m'imbarco”

 

“Buona serata a lavoro”

 

“Salutami Maiori, beata te, qui si schiatta dal caldo, non oso pensare a Parigi”

 

“Ti aspettiamo in aereo, colazione pagata” disse Andrea passandole vicino e strizzandole un'occhio.

 

“Grazie!”

 

“Perchè?”

 

“No Ele, dicevo ad Andrea; ho incontrato lui ed Edward”

 

“Mi sembrano un po' viscidetti, si vede che sbavano un pò”

 

Giulia si mise a ridere.

 

“Ciao, buona serata a te”

 

“Allora, sei pronta?”

 

“Ma certo” disse dando un colpetto affettuoso al braccio di Edward.

 

“Chiamami”

 

“Senz'altro e stai attenta con quei due”.

 

S'incamminò verso l'area esterna di sosta dei velivoli e non appena si aprì la porta automatica una ventata di aria bollente, irrespirabile la investì in pieno. Aveva ancora a disposizione del tempo e si decise a girare un piccolo video, quando ricevette la chiamata da Willy.

 

“Mi leggi nel pensiero ormai” rispose felice di sentirlo.

 

“Davvero?” rispose Bill altrettanto contento “Non sapevo di avere anche questa facoltà!”

 

“Dove sei? Sento un gran chiasso” disse cercando di tapparsi l'orecchio destro per sentirlo meglio.

 

“Ehi, anche io sento un gran chiasso, sei già in aeroporto?”

 

“Cosa te lo fa pensare?” disse alzando la voce.

 

“Il rombo di qualche velivolo” osservò ridendo “Io sono in un locale, con i miei amici, avevo voglia di sentirti prima che tu partissi”

 

“Aspetta” disse affrettando il passo per raggiungere un angolo più silenzioso, ma con scarso successo “Mi senti un po' meglio?”

 

“Giusto un po', a che ora ti imbarchi?”

 

“Esattamente tra un'ora e quaranta minuti, percui sei fortunato, posso darti udienza!”

 

“Oh mia regina, sono onorato di questo privilegio, come potrò mai ricambiare questo favore?” chiese sentendolo ridacchiare “Giulia?” la chiamò non sentendola per un istante.

 

“Eccomi”

 

“Che hai fatto? Ti sento che è una meraviglia!”

 

“Uhm, vediamo”disse accovacciandosi dentro al bagno del gate “Sono in bagno, è l'unico posto in cui riesco a parlarti e sono meravigliosamente puliti” disse ironica.

 

“Non ti ci vedo chiusa nel bagno dei gates!”

 

Lei per tutta risposta gli inviò un selfie scattato sullo specchio dei grandi lavandini.

 

“Willy? Mi senti? Ci sei?”

 

Gli ci volle qualche istante per riprendersi da quella immagine, ogni volta, vederla, significava morirci dietro.

 

“Sì, ci sono, poi ho visto ora la tua foto sei... sei...”

 

“Sono?”

 

Si sentì uno stupido, ma qualcosa gli uscì in tedesco.

 

“Cosa'hai detto? Giuro, non studio tedesco perchè proprio ho un rifiuto naturale per la tua lingua, mi dispiace. E' troppo complicata!”

 

“Non posso tradurlo”

 

“Allora mi hai detto qualcosa di ridicolo, osceno o brutto”

 

“Ich habe noch nie ein schöneres Mädchen getroffen als dich, non è niente di tutto questo!” disse ridendo.

 

“Me lo ripeti? Lo voglio imparare”

 

Bill continuò a ridere, anche se imbarazzato, ma le ripetè la frase tante di quelle volte che lei la imparò correttamente e se l'appunto su un pezzetto di carta.

 

“Pensa, in poco meno di dieci minuti ho imparato dieci parole, ti rendi conto? Noi non converseremo mai in tedesco e temo nemmeno in italiano. Prova a dirmi questa frase: Trentatré trentini entrarono in Trento tutti e trentatré trotterellando”

 

“Oh no Giulia, no!” disse ridendo dolcemente, sapeva che aveva una certa difficoltà con la pronuncia della lettera R, ma lei insistette finchè dovette arrendersi, oerdendo la battaglia.

 

“E' difficilissima quella frase da imparare, ma cercherò di mettermi d'impegno!”

 

“Bene, perchè la prossima volta te la interrogherò!” disse scherzando “Sai che mi piace il tuo anello? E' un regalo o te lo sei comprato tu?” chiese cambiando discorso.

 

“Li compro io, mi diverto a fare shopping” spiegò quando Tom gli si avvicinò per fargli cenno di andare. “Temo che ora debba salutarti, qualcuno mi reclama, aspetto che ti faccia sentire quando sei a Parigi. A qualsiasi ora”

 

Guardò l'orologio e si accorse che anche per lei era giunta l'ora di salutarlo “ Comunquei selfie fatti in bagno hanno una marcia in più” disse contagiando la sua allegria.

 

“Sono sempre più convinto che sempre più passeggeri sceglieranno i loro voli a seconda della tratta che ti assegneranno”

 

“Uno è già prenotato Devilish: aspetto che diventi famoso e ti riserverò la first class con tutti i servizi esclusivi. In fondo te l'avevo promesso”.

 

“Sarà fantastico volare con te, ma così rischi di viziarmi”

 

“Beh, non pensare che non ci sia una contropartita però”

 

Lui divertito chiese quale.

 

“Aspetto una foto con uno dei tuoi tramonti o albe stupendi”

 

“Solo questo?”

 

“No ovviamente. L'altra cosa sarà conoscerti”

 

Bill sorrise, gli bastò anche solo sentire quelle parole per sentirsi autorizzato a sognare.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Bill incrociò per un secondo lo sguardo di Tom e poi rivolse i suoi occhi verso la platea in fremente attesa, illuminata dalle centinaia di display di cellulari che sembravano seguire un unico movimento guidato dall'accordo di Tom: allora la sua voce librò libera assecondata dal coro dei fans innanzi a loro. Chiuse gli occhi mentre le sue corde vocali intonavano la prima stroffa e la sua voce accarezzava il suo viso, quegli occhi umidi che lo guardavano stupita e quella bocca leggermente socchiusa da un sorriso appena accennato. Le sue mani scivolarono delicatamente lungo l'asta del microfono, sfiorando i suoi fianchi per risalire, stringere e attirare a sè quella vita sottile. Le sue labbra si avvicinarono ad un millimetro dal microfono, era ad un passo ad assaporare quella bocca a cui stava anelando. Si fermò. Riaprì i suoi occhi e la vide sorridere con il pubblico dietro di lei, in trepidante attesa. Prese fiato e riagganciò la stroffa con la sua calda voce, guardò Tom sorridergli, mentre le sue dita stuzzicavano magicamente le corde della sua chitarra.

 

 

Non sentiva nemmeno quello che Tom e Gus gli stavano dicendo, nonostante avesse l'orecchio quasi attaccato alla loro bocca, ma le urla dei fans e la musica sopraffavano ogni cosa; ciò che percepiva chiaramente, era la vibrazione del suo telefonino chiuso nella tasca dei suoi pantaloni ed una gran voglia di afferrarlo ma impossibilitato a farlo per via degli autografi che stava firmando.

Si voltò dietro a guardare la guardia del corpo e gli fece cenno che doveva allontanarsi un momento, strizzò l'occhio a Tom e si avviò verso il corridoio dietro lo stand.

 

“Mamma! Che succede? Mi sono preoccupato vedendo tutte queste chiamate!” disse lievemente agitato.

 

“Quali chiamate? Te ne ho fatto solo due perchè ho immaginato foste ancora al Nokia Store e comunque ti avevo inviato anche un messaggio. Nulla di urgente tesoro, ne riparliamo domani, sono orgogliosa di voi, ti voglio bene”

 

Bill alzò entrambe le sopracciglia meravigliato di quella telefonata di cui non aveva capito nulla. Lesse velocemente il messaggio e si mise a sorridere: era l'invito per il 1 Settembre a festeggiare il loro compleanno e la ricorrenza del primo mese di matrimonio col patrigno. Si mise a scorrere le altre chiamate e vide quelle di Giulia ed una serie di messaggi che l'avvisavano che era arrivata in hotel a Parigi.

Si morse il labbro, aveva una mezza intenzione di farle una chiamata veloce, sapeva che la firming session e le foto con i fans si sarebbero prolungate fino a tarda notte. Si guardò intorno ma la guardia gli fece cenno di ritornare. Aprì velocemente l'ultimo messaggio e lo lesse nell'imbarazzo più assoluto:

 

-Non ho mai incontrato una ragazza più bella di te-

 

Si morse il labbro per quella traduzione inaspettata alla sua frase, inoltre non le aveva detto 'visto' ma 'incontrato' e nella frenesia della situazione, non ebbe modo nemmeno di dare spazio ai suoi pensieri.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Dove vai?” osservò Andreas esausto, fumando l'ultimo pezzo della sua sigaretta.

 

“A dormire, credo che siamo tutti un pò stanchi” disse Bill guardando l'orologio da polso che segnava le tre e venticinque della notte. Non aveva avuto la possibilità di poter richiamare Giulia, in compenso le aveva mandato qualche messaggio in cui si giustificava dell'impossibilità di chiamarla.

 

“E' stata una bella esibizione, siete ritornati alla grande, i fans erano impazziti stasera.”

 

Bill gli sorrise finendo il suo champagne appoggiato al muretto della terrazza con una vista mozzafiato su Colonia.

 

“E' stupendo il Duomo, si vedono le guglie illuminate”

 

Andreas si voltò, si alzò e lo raggiunse.

 

“Emerge dalla nebbia notturna, fa un po' d'impressione, anche i rumori della città sembrano attutiti nonostante sia notte fonda” fece una pausa e prima che Bill si congedasse gli chiese come stesse andando con Giulia.

 

“Non vedo l'ora d'incontrarla, anche se ho una fottuta paura, quella non è cambiata” rispose con un sorriso forzato.

 

“Non ti mai visto così preso da una persona come lo sei con lei e lo trovo straordinario Bill, dev'essere bello provare qualcosa per qualcuno. Desidererei con tutto il mio cuore che lei in qualche maniera possa ricambiare”

 

“Non prendermi per il culo Andy, sopratutto se sai la sofferenza che mi sta comportando. Non mi voglio illudere, è l'unico modo che ho di proteggermi, anche se a volte e così dannatamente difficile. La mia fantasia è a briglie sciolte da quando l'ho incontrata”

 

L'amico sorrise “Principessa...l'amore comporta sempre un lato doloroso della vicenda, significa che lo stai vivendo appieno e c'è sempre qualcosa di positivo anche se l'altro non dovesse ricambiare o non dovesse succedere quello che speravamo. Non sei l'unico su questo pianeta a vivere una simile condizione” disse “Ed ora fammi andare a dormire, credo di essere distrutto, tu cambiato idea?”

 

“Resto a fumarmi una sigaretta e poi vado anche io” ma lo vide ridacchiare.

 

“Che ti prende?” chiese anche lui divertito.

 

“Non ti sono mai piaciute le cose facili, o te le andavi a cercare le situazioni complicate o ti ci trovavi in mezzo. Penso alle tonnellate di ragazze che avresti ai tuoi piedi Bill, se solo ti decidessi e che farebbero di tutto pur di attirare la tua attenzione. E tu che fai alla tua età? Preferisci perdere la testa per una ragazza che non ha fatto nulla, che è entrata in punta di piedi nella tua vita incasinata sconvolgendola ulteriormente ....tutto questo è semplicemente meraviglioso! Notte amico mio, ti voglio bene ogni giorno di più”

 

Si lasciò andare sul divanetto damascato e si mise a fissare il luccichìo tremolante della piccola lanterna riflesso sul vasetto di fiori in vetro; Andreas aveva colto un'altro aspetto del suo carattere di cui andava orgoglioso: ogni cosa che aveva avuto dalla vita, incluso il successo, l'aveva così fortemente desiderata da sacrificarsi pur di ottenerla. Era abituato alla fatica, nulla era arrivato per caso, ma era stato il frutto di dure lotte e sacrifici e questo non lo spaventava affatto. Piegò il capo all'indietro, appoggiandolo al cuscino per ammirare il cielo lievemente coperto da nubi alte: chiuse i suoi occhi concentrandosi sul viso di Giulia; mancava ormai meno di un mese all'incontro e si sentiva ancora impreparato per quell'occasione. Provò ad immaginarsi la situazione, l'ennesima, aveva già programmato con Dirk quello che avrebbero dovuto fare, ma ripensandoci gli sembrava tutto molto indefinito ed inadeguato.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Maiori

 

 

Provò a tapparsi le orecchie con le dita, ma le note di Bad Romance vibravano paurosamente nel locale scavato sulla roccia; cercò di allontanarsi verso l'esterno della locanda, scendendo rapidamente le scale in pietra che portavano sulla spiaggia, ma anche lì, i bassi le facevano vibrare fastidiosamente il petto; s'incamminò lungo il bagnasciuga, facendosi spazio tra la gente che si era messa a ballare con i bicchiere di cocktail in mano; Willy non si era fatto più sentire dalla mattina e lei, sentendosi di malumore, si era sforzata di mandargli messaggi carichi di speranza per il loro prossimo incontro anche se il responsabile delle risorse umane non le aveva fatto sapere ancora niente circa la possibilità di avere il giorno libero per quella data.

 

“Giulia” sentì chiamare da dietro le sue spalle, si voltò e vide Edward con Massimiliano andarle incontro.

 

“Non si può rimanere lì dentro, la musica è assordante”

 

“E dire che tu hai un bel po' di anni in meno di noi” osservò ironico Edward “Sei mai andata ad un concerto tesoro? Sei troppo seria per la tua età” quell'appellativo fece sorridere Massimiliano, che la stava fissando da quando si erano avvicinati.

 

“No, ed il mio primo sarà quello di Enrique”

 

“Te lo auguro, è proprio bravo e a me piace un sacco. A te piace Max?” chiese ormai in tono così confidenziale da far pensare che si conoscessero chissà da quando.

 

“Non particolarmente, ma stai attento, lei è una jacksoniana d'hoc”.

 

“Beh, e allora?” disse sforzandosi in un sorriso; Massimiliano si mise a ridere ed alzò le mani in alto in segna di resa.

 

“Non tocchiamo Michael, lui è un mito, un'icona” disse Edward con le Hogan che sfioravano l'acqua su bagnasciuga “le sue canzoni ed i suoi spettacoli sono superlativi”.

 

“Lui sì che se ne intende” rispose Giulia con una frecciatina verso Massimiliano “Ti dovrai convertire mi sa”

 

“Chi ti dice che non l'abbia già fatto?” rispose camminandole accanto.

 

Edward scoppiò a ridere, gli stava proprio simpatico quel ragazzo “Abbiamo capito tutto e spero che la tua futura moglie sia dalla tua parte”

 

“Ognuno ha i propri gusti, si può convivere ugualmente anche se questi non combaciano e no, caro mio, non è dalla mia parte per quanto riguarda i gusti musicali”

 

“Ma dai, che ci facciamo qui? Raggiungiamo gli altri in sala!” li istigò facendo dietro front ed incamminandosi tra la folla che si era sparpagliata sulla spiaggia.

 

Massimiliano si voltò a guardarla nella penombra sorridente “Qualcosa mi dice che non sei molto d'accordo”

 

“Non si può nemmeno parlare lì dentro” lo guardò mentre allungava il braccio per tenderle la mano, aspettava che lei l'afferrasse, arrossì senza che lui se ne accorgesse ed in pochi secondi si ritrovò le sue dita strette tra le sue.

 

“Non vedo più nemmeno Edward, è letteralmente sparito” disse rallentando il passo “Ti va di passeggiare un po' ?”

 

Lo guardò confusa senza dargli una risposta, con la mano ancora nella sua, in mezzo al chiacchericcio ed alla musica proveniente dal locale.

 

“Ti va?” le richiese dolcemente, fermandosi innanzi al lei.

 

“Non saprei, gli altri ci aspettano, Maria, Elena...”

 

“Beh, siamo quì” disse scansando una coppia che lo aveva urtato involontariamente “Qualche minuto solo, vieni” disse senza mollare la sua mano e trascinandola sulla battigia.

 

Tenne gli occhi fissi sui piedi liberi dai sandali che teneva nella mano, con la mente in totale black out. Arrivarono al termine della spiaggia, innanzi agli scogli, dove qualche coppia si era appartata e lei si scioglie dalla presa di lui.

 

Si sedette sulla punta di una piccola roccia ad ammirare gran parte della costiera illuminata.

 

“Era da tanto che volevo vederla di notte” anticipò lui “Mi mancano certe cose”.

 

“E' bellissima Maiori, mancava tanto anche a me” disse guardandolo fugacemente mentre si era sistemato accanto a lei sulla sabbia.

 

“Solo che quest'anno non avremo il tempo di contare le stelle, diversamente ci daranno per dispersi” disse rilassandosi un po'.

 

“Io le sto già contando e sono arrivato a tre mila e settecento”.

 

“Ma dai!” disse ridendo, con gli occhi che si stavano abituando a quella oscurità. “E' meglio se andiamo o gli altri si preoccuperanno sul serio” disse sentendo squillare un telefonino.

 

“Arrivo tesoro, sono con Giulia che stiamo passeggiando sul bagnaschiuga” disse con una tranquillità che la stupì.

 

“Che ti avevo detto?” disse alzandosi di scatto lievemente agitata.

 

“Sei preoccupata per Maria o perchè io e te siamo quì da soli?” Le chiese, trovandoselo davanti.

 

Era difficile guardarlo nel viso in quella penombra, gli occhi non riuscivano ad osservare la sua espressione, in compenso sentiva il suo profumo.

 

“Nessuna delle due” disse ironica iniziando a camminare svelta.

 

“Ehi, da come stai scappando propenderei più per la seconda” disse divertito camminando dietro di lei. “E poi non ci hanno dato nemmeno il tempo di alzare la testa per guardare questo meraviglioso cielo stellato!”

 

“Ma non avevi già contato non so quante stelle? Guardalo adesso, mentre rientriamo, è pur sempre uno spettacolo”

 

“Che fai mi prendi in giro?” disse sentendola ridacchiare.

 

“Sono assolutamente seria”.

 

Fece uno scatto e si mise davanti a lei, costringendola a fermarsi con un sorriso stampato sulle labbra, mentre le persone intorno a loro passeggiavano pigre a piedi nudi, in quello spettacolo di luci soffuse della riviera amalfitana.

Lo guardò sorpresa in quel cambio repentino di espressione divenendo improvvisamente serio.

 

“Non so che mi prende quando sono con te, mi sento sufficientemente stupido” disse evidentemente imbarazzato per quella confessione spontanea.

 

“E' proprio un bell'effetto, che dire!” rispose, sforzandosi di essere ironica, riprendendo a camminare spedita.

 

“Giulia” disse riuscendo ad afferrarle il braccio e contringendola a voltarsi nuovamente ” Mirko mi ha detto che ti senti con un ragazzo, mi sono meravigliato quando me l'ha detto, sai? Perchè mi sono detto 'solo con uno?' Quando un sacco di uomini sperano in una bricciola della tua attenzione”

 

“Di che parli?” chiese corrugando la fronte turbata e svincolandosi dalla stretta.

 

“Sei consapevole di piacere, non far finta di niente. Ho persino colleghi che mi assillano affinchè ti possa presentare a loro” disse sorridendo, scuotendo lievemente il capo.

 

“Già e magari si stanno anche per sposare!” disse voltandogli le spalle e lasciandolo in un mare di confusione ed imbarazzo; la guardò allontanarsi tra la folla sentendo una strana malinconia pervaderlo dentro.

 

Non aveva raggiunto gli altri al locale, aveva preferito sentire la musica da lontano, incamminandosi da sola verso la parte opposta della spiaggia, avvicinandosi alle abitazioni. Si sedette nella sabbia per placare il suo animo, guardando l'andirivieni della gente tra risate e chiacchericcio; in testa le frullavano mille pensieri, sembravano susseguirsi senza un senso logico e sapeva che finchè ci sarebbe stato Massimiliano sarebbe stato così. Possibile che le sortisse questo effetto ancora? Eppure c'erano state delle volte in cui non la turbava più, mentre in altre sembrava riaccuirsi quella forte attrazione che sentiva per lui. Pensò che alla fine sarebbe stato più saggio accettare e non contrastare quello che provava cercando di evitare il più possibile la sua presenza, ma era davvero difficile sapendo da quanto tempo ormai si conoscevano e il rapporto che li legava. Guardò il cellulare sperando di trovare un messaggio di Willy, ma restò delusa, in compenso ne lesse diversi di Elena, che l'aspettava con Edward e Maria nelle scalinate in pietra in attesa di prendere posto in ristorante. Sbuffò svogliata, si alzò quando sentì vibrare il cellulare appena messo dentro la piccola borsetta.

 

- Spero di riuscire a liberarmi perchè ho solo voglia di sentire la tua voce, nient'altro che la tua voce- ed improvviso si sentì catapultata in un'altra realtà, così dolce e tanto attesa.

 

“Finalmente ti ho trovata” si sentì dire improvvisamente poco lontano: alzò lo sguardo e con stupore vide Massimiliano davanti a lei con lo sguardo puntato sulle sue mani che tenevano il telefonino, potè chiaramente notarlo anche in quella penombra.

 

“Stavo arrivando, ma tu piuttosto, hai usato il Gps per trovarmi qui?!? No perchè da lontano non si vede granchè con questa oscurità”.

 

“Ma no, qualcosa si vede” E s'incamminarono a pochi centimetri da l'uno dall'altra.

 

“Sei cambiata” sentenziò improvvisamente “Un tempo saresti stata tutto il tempo in pista a ballare ed ora preferisci stare sola”

 

“Si cresce e cambiano i gusti” disse sorridendo.

 

“Ti piace?” Si fermò cercando i suoi occhi.

 

“Chi?” chiese, avendo già capito.

 

“Eri con lui al telefono, vero? Spero solo che sia un bravo ragazzo”

 

Quella frase la divertì e la intristì nel contempo.

 

“E' una persona con cui mi diverto parlarci”

 

Lo guardò sorridere, ma era evidente che non fosse convinto di quella spiegazione.“Andiamo a mangiare, mi è venuto appetito” disse sfoderandole un sorriso irresistibile a cui a stento non potè che ricambiare.

 

“Ho fame anche io, sono quasi le undici, con tutta questa gente chissà quando ci serviranno le pietanze”

 

“Ma vuoi che ad un capitano dei Carabinieri facciano aspettare a lungo ?” chiese ironico cercando di capire dove stava mettendo i piedi.

 

Lei si mise a ridere “Potrebbe essere una garanzia, me lo auguro”

 

“E', non potrebbe” la corresse.

 

“Quando rientri a lavoro?”.

 

“La data con esatezza non me l'hanno ancora fornita”

 

“Spero che quanto prima ti facciano un contratto serio. Ehi, guarda il mare” disse fermandosi un istante.

 

“Non si vede una mazza stasera, peccato” disse, notando una coppia che si erano fermata col loro cagnolino.

 

“Questa mazza ha comunque il suo fascino lo stesso, non pensi?” chiese divertito.

 

“Non dirmi, sei romantico allora?” lo schernì.

 

“Sarebbe grave se così non fosse alla mia età”.

 

“Già, sei un vecchietto oramai” disse notando che si era girato a guardarla e ad esclamare scherzosamente che il tempo era la vendetta di tutti.

 

“E' inutile, sei sugli 'enta', ricordi?” continuò a provocarlo.

 

“Sarai sugli 'enti' tu, ma la tua lingua viaggia come una sugli 'anta” disse tirandole dolcemente la punta dei capelli raccolti in una coda di cavallo.

 

“Cosa? Che hai detto?” disse, dandogli un leggero pizziccotto sull'avambraccio e sentendosi afferrare la mano da quella sua.

 

“Ti ricordo, che hai iniziato tu” disse col volto sorridente mentre l'attirava a sé delicatamente “Che male c'è dimostrare nel dimostrarsi una persona matura se lo si è veramente?”

 

Lo guardò per quel che potè a pochi centrimetri dal suo viso, sentendo le sue braccia avvolgerla completamente.

 

“E' così che vorrei stare, anche se sono cosapevole che tutto questo sia sbagliato” le sussurò improvvisamente serio.

 

A quelle parole finì di lottare con i suoi pensieri, con quello che poteva essere giusto o meno: appoggiò il capo su quel petto leggermente scoperto dalla camicetta e godette di quel battito impazzito del cuore chiudendo gli occhi, stordita da tutto.

 

“E cosa sarebbe più giusto per te allora?” gli fiatò il tanto che la potesse sentire.

 

Le prese la mano sinistra che teneva rannicchiata insieme all'altra nel suo petto, l'aprì e se l'appoggiò sul cuore.

 

Giulia alzò il viso cercando disperatamente il suo sguardo, con le dita che percepivano chiaramente quei battiti veloci.

 

“Penso che sarebbe meglio raggiungere gli altri adesso” disse, cercando di riprendere il controllo delle sue emozioni, ma ciò che rimediò fu l'espressione stravolta di un volto che stranamente riuscì a vedere chiaramente e che attendeva una risposta; una risposta che non arrivò, allora lei si scioglie dalla presa, consapevole che qualcosa quella sera era evidentemente successa tra loro due.

 

“Aspetta” disse prendendola nuovamente per mano e facendole strada tra la gente per portarla verso il bagnasciuga; si fermò innanzi a lei con l'acqua tiepida che lambiva i loro piedi, quando si chinò lievemente col capo e posò dolcemente le labbra sulle sue. Non la sentì ritrarsi o irrigidirsi, ma solo tremare lievemente e fu in quell'istante che la strinse forte tra le sue braccia col cuore che gli stava scoppiando nel petto.

 

“E' ancora sbagliato, ma è ciò che desidero” gli disse con un filo di voce; il suo cervello cercò di elaborare il significato di quelle parole appena pronunciate, ma era in preda all'emozione; attese un istante, voltò il capo verso l'immensa distesa scura cercando di calmarsi, inebriato dal profumo di vaniglia che i suoi capelli emanavano “E forse è la cosa più giusta che abbia mai fatto”.

 

Lei si sciolse dall'abbraccio pregando in cuor suo che nessuno li avesse notati.

 

“Giulia...” sembrò pregarla, quando improvvisamente, una voce femminile poco distante li stava chiamando; lei terrorizzata, fece uno scatto improvviso per allontanarsi da lui.

 

“Eccovi!” esclamò Elena mentre si avvicinava con la torcia accesa del suo cellulare.

 

“Devo arrendermi? ” rispose scherzoso Massimiliano con la luce puntata sul volto e le mani in alto.

 

Gli altri si misero a ridere, ma Giulia era ancora spaventata.

 

“Mh, che mascalzone...Mi sei mancato, posso ammanettarti?” chiese candidamente Maria abbracciandolo e baciandolo.

 

Giulia guardò per quel che potè Elena e s'incamminarono tutti verso il locale.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Ciao” disse una voce gioiosa dall'altra parte del capo.

 

Giulia si voltò indietro per assicursarsi che nessuno l'avesse seguita dal locale.

 

“Willy, ma dove sei? E' tardissimo” chiese frastornata.

 

“Avevo bisogno di sentirti prima di rientrare in hotel. Abbiamo suonato in un bar niente male, ma tu dove sei?”

 

“Sono in un locale con i miei amici” ma forse il tono della sua voce aveva tradito la sua emozione che lui percepì al volo.

 

“Cos'hai?” chiese subito, ma ci fu silenzio che gli servì a capire subito. “Ok, c'è anche lui” disse, ma si pentì subito di averlo evidenziato; lei provò quella sensazione sgradevole di chi stava nascondendo qualcosa a qualcuno che pareva avesse già la verità in mano.

 

“Sì, ma è con la ragazza” ci tenne a precisare.

 

Lui irrigidì i muscoli della mascella. “E' tutto ok Giulia, non ti devi giustificare”.

 

“Non mi sto giustificando”.

 

“Allora ok”.

 

Ma la pausa che seguì sembrò più lunga del dovuto.

 

“Beh, allora ti lascio alla tua compagnia, spero ti stia divertendo”

 

“Sì, ma niente di speciale”.

 

“Già, immagino. Sono arrivato in hotel” tagliò corto “Buona notte”

 

“Notte Willy, avrei voluto che rimanessi” disse d'un fiato.

 

“E' tardi e non voglio rubarti tempo per stare con i tuoi amici. Buona notte”

 

D'improvviso tutto tacque, sentì solo la musica provenire dal locale ed il chiacchericcio di qualcuno poco distante. Nn era da lui chiudere per primo la comunicazione. Continuò a camminare con la testa in confusione, senza sapere esattamente dove andare, ma con un vuoto inspiegabile dentro ed una terribile sensazione di aver tradito la sua fiducia.

Ma forse non era una sensazione, era di sicuro una certezza.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Colonia, 12 settembre

Schlag den Raab Studio

 

 

 

 

 

“Ti confesso una cosa” disse Tom rivolto al fratello con sorriso sornione mentre firmava i fogli davanti a lui. “Ho avuto un turbamento”

 

“Addirittura un turbamento fratellino? Sentiamo” rispose Bill, sorridendo alle fans che gridavano il suo nome con tutto il fiato che avevano da dietro le transenne vigilate dalla security.

 

“Ho visto due occhi pazzeschi, credo che stanotte non riuscirò a dormire”

 

“Occhi? Sicuro che fossero occhi? Quando mai guardi le ragazze negli occhi! Dunque Chantelle l'hai già spedita da qualche parte?” chiese ironico, mentre una ragazza gli aveva afferrato il polso piangendo.

 

“Tesoro” la confortò “Va tutto bene, sono quì” le sorrise mentre la guardia del corpo la invitava a lasciargli la mano.

 

“Certo che no! Una Ferrari dev'esserci sempre in garage, ma poi si può uscire anche con altre macchine, capito cosa intendo?” disse con la voce sovrastata dalle grida dei fans.

 

“Oh Tom, non mi risparmi certe stronzate nemmeno quando siamo in mezzo ai fans!”

 

“E perchè stronzate? Questa è vita fratellino, se penso che il tuo garage sia totalmente vuoto...beh non so se vorrei ridere o piangere! Lo hai solo allestito in attesa di portarci la tua Ferrari, ma ancora non se ne vede traccia!” lo stuzziccò.

 

Il fratello si girò per fulminarlo con gli occhi “Non m'interessano i garages, ho progetti più alti dei tuoi da collezionatore seriale di 'auto' ”.

 

“Mi inviti a casa tua?” le urlò una ragazza più o meno della sua età “Sono brava a cucinare, sarò una moglie bravissima. Sposami Bill, ti prego!”

 

Lui si mise a ridere e Gus accanto commentò qualcosa che non sentì.

 

Intervenne il gemello notando il decoltè florido della fanciulla “Non avrai da annoiarti Bill, capito? Facci un pensierino, organizziamo tutto noi, dal catering alla luna di miele! E' ora che impari anche l'arte del collezionatore, potrebbe ritornarti utile”.

 

Bill continuò a firmare autografi scuotendo la testa e sorridendo fino a quando i quattro scortati dalle guardie, raggiunsero il Caravelle Multivan lasciando la sede dello Schlag den Raab Studio in direzione dell'aeroporto Flughafen Köln/Bonn.

 

Si sedette nella poltrona della Business Lounge dell'aeroporto, in attesa del volo previsto per le 20.50; mancava un'ora buona all'imbarco, quando decise di prendere l'Ipod dalla sua borsa per ascoltare della musica. Guardò oltre la vetrata che dava sui parcheggi ed il sole all'orizzonte che stava calando; da tre giorni a quella parte aveva un unico pensiero fisso e gli impegni per l'uscita imminente del loro album e dell'esibizione a Roma non erano bastati a deviare la sua mente da quella immagine di loro due insieme da qualche dannata parte. Gli mancava da morire, ma si era imposto, facendo violenza su se stesso, di prendere un minimo di distanze da lei, limitandosi ad uno scambio di messaggi evitando di sentire la sua voce che altro non avrebbe che acuire quella sensazione di profondo disagio che stava vivendo. Gelosia, pensò, rendendosi conto che era difficile da accettare un sentimento del genere, ma era tutto quello che Giulia gli faceva provare. Quanta sofferenza poteva ancora sopportare? L'ansia e la gioia di incontrarla lo stavano divorando, si sentiva mentalmente stressato e non poteva permetterselo. Guardò Gus ridere con Georg, entrambi intenti a guardare qualcosa sul loro portatile che evidentemente li stava divertendo parecchio ed Andreas accanto a loro che continuava ad indicare qualcosa sullo schermo. Abbassò gli occhi sull'Ipod per cambiare canzone ma non resistette a guardare i messaggi sul telefonino: in realtà trovò anche diverse chiamate di Jost e Pat, ma non li richiamò, non aveva

voglia di impelagarsi in questioni di lavoro. Si alzò per andare verso il bancone del piccolo bar, quando si accorse di avere tutti gli occhi puntati addosso: Dirk lo seguì con lo sguardo, la sala Vip non era piena ma tutto sommato la gente era tranquilla e composta, ma sicuramente molti lo avevano riconosciuto. Si tolse gli auricolari e prese un thè bollente che una tipa curata sui trent'anni al bancone gli offrì gratuitamente con un sorriso che lui ricambiò.

 

“Non posso non chiederglielo, un selfie Bill?”

 

Lui sorrise acconsentendo e nel giro di pochissimo la vide avvinghiata alla sua vita, con la testa che gli arrivava all'altezza del suo petto; la collega dal bancone fece la foto e quando Bill voltò il capo alla sua destra vide Dirk poco distante cercando di tenere distanti altre persone che nel frattempo si erano avvicinate nella speranza di rubargli una foto.

 

Prese il suo thè e si congedò tra la piccola folla che si era venuta a creare, protetto dalla guardia.

 

“Me lo fai assaggiare?” chiese Tom allungando la mano per prendere il lungo bicchiere caldo.

 

Bill guardò l'ora, quando si sentì chiedere di Giulia.

 

“Guarda che non hai bisogno di dirmi niente, ho capito che la stai evitando”

 

“Non la sto evitanto, sto dosando la sua presenza, ne va di mezzo la mia sanità mentale”

 

“Ancora con questa storia di Massimilano! Non è lui il tuo obiettivo, smettila di perdere energie con questo pensiero” disse restituendogli il bicchiere col thè.

 

“Dico che potevi pure alzare il tuo culo ed andare a prendertene uno anziché berti il mio” disse infastidito “Non so nemmeno se verrà all'esibizione. Fanculo a tutto”

 

“Dopo vado e te ne porto un barile, ma se continui a bere di questa roba, sta' pure tranquillo che ti calmerai domani! Ancora non sa se avrà il giorno a disposizione?”

 

“Mi ha scritto che ha ripreso a lavorare da due giorni, che ha già chiesto per il 26, ma che dall'ufficio non le hanno fatto sapere nulla”

 

“Che ragazzaccio che sei” disse ironico.

 

Bill lo guardò con fare interrogativo.

 

“Cioè fammi capire, tu non vuoi sentire la sua voce perchè questo ti ricorda lui?”

 

“Non rompermi le scatole Tom, non ho voglia di parlare di queste cose”

 

“Hai pensato che tutto questo proprio adesso, a pochi giorni dal vostro probabile incontro possa essere controproducente?”

 

“Grazie per avermelo fatto notare genio!”

 

“Fossi in te correrei a chiamarla ADESSO e non aspetterei un minuto di più. Ti avviso, cercando di illuminare quel cervello in blackout cognitivo che hai, che lei è LIBERA e può fare quello che vuole, incluso scopare con chi più le piace. Tu puoi morire di gelosia quanto ti pare, ma questo non cambierà questa situazione. Falla finita di comportarti come un bambino che va all'asilo, anzi, al nido!”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Bruxelles

 

 

 

 

 

“Tesoro, che meraviglia sentirti!”.

 

“Ed, mi senti?”.

 

“Sì, certo che sì, ma che stai facendo? Ti sento col fiatone”.

 

“Sto facendo la terza rampa di scale con la valigetta, sai che in questo hotel l'ascensore è inesistente?”.

 

“No che non lo so!” osservò divertito “Fa bene se hai un po' di cellulite, ma certo, non mi pare il tuo caso” disse sentendola ridere dall'altro capo del telefono “Dove ti hanno spedita?”.

 

“Bruxelles, ci devo stare tre giorni”.

 

“E' una meraviglia di città, ho perso il conto di tutte le volte che l'ho vista”.

 

“Ed” disse, avendo raggiunto la sua stanza e chiudendosi la porta alle spalle. “Mi chiedevo se fossi disponibile per un cambio turno”.

 

“Per quando tesoro? Anche se non so quanto sia fattibile con quei simpaticoni all'uffcio del personale”

 

Si sedette sul letto e si sfilò le scarpe liberando i piedi indolenziti.

 

“Per il 26. Sei la mia ultima speranza. Ad Elena l'hanno fermata da due settimane, Stefania mi ha detto che forse sarà in ferie”.

 

“Per me non ci sono problemi, ma lo sai che non dipende da me”.

 

“Grazie comunque per la tua disponibilità” disse ricevendo un'avviso di chiamata, era Willy.

 

“Scu..scusa Ed, ti devo lasciare, ti richiamo tra qualche minuto” disse chiudendo velocemente la chiamata per agganciare l'altra in entrata.

 

“Willy” disse emozionata per la sorpresa, non sentiva la sua voce da quasi una settimana.

 

“Ehi, come stai?” disse timidamente.

 

“Finalmente ci sentiamo!”

 

“Oh sì” disse appena con lieve imbarazzo; fece una pausa, cercando di riordinarsi le idee. “Dove sei?”

 

“A Bruxelles e la serata sembra davvero bella” anche lei fece una pausa era evidente fossero entrambi imbarazzati. “Sono felice di sentirti”

 

“Anche io”

 

“Mi sei mancato” azzardò sorprendendosi della frase appena detta.

 

Lui trattenne il fiato, Dio quanto l'era mancata!

 

“Anche tu” rispose timidamente e calò il silenzio.

 

“Raccontami di te, cos'hai fatto in questi giorni?”.

 

“Hai saputo qualcosa per il 26?” Chiese subito anche se poi l'aggiornò sui suoi impegni.

 

“Sto aspettando, purtroppo non mi hanno fatto sapere ancora niente”.

 

“Speriamo” risposero all'unisono e si misero a ridere.

 

“Ok, almeno abbiamo pensato la stessa cosa”.

 

Giulia sentì bussare alla porta.

 

“Ti aspettiamo giù per cena?” chiese la collega facendo capolino.

 

“Sì, tra una mezz'oretta”.

 

“Ti lascio andare allora” disse sentendola dialogare con una voce femminile.

 

“No, rimani ancora un po'...ti prego”.

 

“Se vuoi ci sentiamo quando ritorni in camera, se mi mandi un messaggio ti richiamerò, sarò in studio”.

 

“E' che avevo bisogno di sentire la tua voce”.

 

'Ed io della tua' pensò sentendosi morire dentro; guardò fuori dal finestrino della sua Audi e vide Tom che lo fissava all'entrata dello studio: gli fece cenno di andare, li avrebbe raggiunti più tardi.

 

“Mi dispiace non averti potuta chiamare in questi giorni”.

 

“Lo so perchè è successo e se sei onesto non solo nei miei confronti ma anche verso te stesso, ammetteresti che lo hai fatto perchè ti ha dato fastidio che fossi in sua compagnia quella sera”.

 

Rimase spiazzato da tanta schiettezza, forse era prevedibile, anzi scontato che lei gli avrebbe fatto una simile osservazione, d'altronde quel modo di agire non gli era mai appartenuto.

 

“Non ho nessun diritto su di te”.

 

“Eppure ti comporti come se lo avessi” disse con voce tremante.

 

“Detesto che mi si nascondano le cose, anche in un rapporto di amicizia”

 

“Ma io non ti ho nascosto nulla” disse sapendo di mentirgli.

 

“Sì, infatti, ed è tutto a posto, non c'è davvero nessun problema”.

 

Ci fu un breve silenzio, in cui lei cercò di calmarsi.

 

“Ultimamente non facciamo che discutere”.

 

“E' un modo di conoscersi anche questo”.

 

“Tu credi? O è un modo per allontanarsi ed avere meno problemi? Penso sia più semplice così, non trovi?”

 

Bill rimase incredulo nel sentire quelle parole, sperò solo di aver capito male, ma forse un po' se l'aspettava.

 

“Credo che ti stia facendo delle idee davvero strane sul mio conto, sono più semplice di quanto immagini”.

 

“Idee strane? Le chiami idee strane sparire per quasi una settimana e facendoti sentire solo con qualche messaggio? Credi non mi sia accorta che sei cambiato? Guarda che se ci hai ripensato per Roma, non hai che da dirmelo, non c'è problema, davvero” riuscì a dirgli d'un fiato e quelle parole lo travolsero come uno schiaffo in pieno volto.

 

“Perchè mi stai dicendo tutte queste cose? Percepisco solo cattiveria in queste tue parole”.

 

“Avanti Willy, ormai ci sentiamo da quasi un anno, non prendermi in giro. Ammettilo che era per Massimiliano”.

 

“Non ho voglia di discutere, ma proprio per niente, mi stai provocando e questo non te lo permetto”.

 

“Perchè in tutto questo tempo che ci sentiamo non mi hai mai mandato una tua foto? Se sei così semplice come dici, penso che ti sarebbe dovuto venire spontaneo. Scusami, scusami, sono stata invadente e indiscreta” aggiunse poco dopo.

 

“No” disse “Non lo sei stata, perchè è quello che avrei pensato io al tuo posto, ma lasciati dire una cosa: c'è un motivo e non è una bugia”

 

“Non avevo dubbi” disse delusa “Così è facile come risposta, è una specie di passepartout”.

 

“Oh ti prego Giulia...” disse sperando che lo capisse.

 

“Spero solo di riuscire a venire a quell'appuntamento, ma sai che non dipende tutto da me”.

 

“Lo so, ma voglio illudermi che...”.

 

“..accada”.

 

“Sì” disse accorgendosi che Tom gli stava facendo dei segnacci.

 

“Ora temo di dover andare”.

 

“Ok” disse salutandolo.

 

 

Si sdraiò sul letto ed iniziò a piangere: si era accorta quanto le fosse mancato, ma si era altrettanto resa conto di quanto si facesse schifo per avergli nascosto qualcosa d'importante, che forse doveva sapere, anche se era certa che il motivo di quella breve lontananza tra loro era dovuto proprio a questo, a qualcosa che lui si era immaginato fosse successo. Sentiva un peso che non aveva mai provato prima, aveva cercato di non pensare a quella sera, ma era quasi impossibile, perchè per quanto avesse scacciato volutamente quel ricordo, riusciva ancora a sentire il calore di quelle labbra che l'avevano sfiorata.

Si asciugò il viso con la salvietta, si mise un po' di correttore per nascondere il gonfiore degli occhi con scarso risultato e si avviò verso l'ascensore, quando il suo telefonò squillò: afferrò dalla borsetta pensando fosse lui, quando invece lesse il nome di Massimiliano ed il cuore fece un sobbalzo.

 

“Non dirmi che sei a lavoro” disse una voce ferma dall'altro lato dell'apparecchio.

 

“Stavo andando a cena con le colleghe e sono appena uscita dalla stanza”.

 

“Non vorrei trattenerti...”.

 

“No, possiamo restare un pò”

 

“Ed io che ti credevo in aeroporto, pensavo di poterti offrire un caffè prima della partenza, dove sei?”.

 

Giulia guardò le porte dell'ascensore chiudersi senza che nessuno fosse dentro.

 

“Bruxelles e tu, dove sei diretto?”chiese incuriosita.

 

“Venezia, dovrò starci una settimana” fece una pausa, poi il tono della sua voce cambiò improvvisamente“Non ho smesso un solo istante di pensare all'altra sera”.

 

Appoggiò la schiena sulla parete del corridoio innanzi all'ascensore, come a cercare un sostegno sicuro, erano passati alcuni giorni senza sentirlo; aveva accettato la situazione, non aveva nessuna pretesa, perchè sapeva che sarebbe stato assurdo pensare diversamente.

 

“Non sono pentito, vorrei che lo sapessi” fece una pausa “Non so perchè ti sto dicendo queste cose, ma non riesco a toglierti dalla mia mente”.

 

“Avrei preferito non sentire niente di tutto questo”.

 

“Penso di essere nel bel mezzo di un casino” disse con una punta d'ironia “E' che con Maria, sai, la situazione è così frenetica”.

 

“Non voglio sapere nulla, credo che non debba giustificarti di niente”disse sedendosi sui talloni.

 

“Comunque dobbiamo solo decidere il giorno delle nozze, perchè il mese sarà Marzo” disse cambiando discorso.

 

“Oh, il mese della Primavera” disse sgrullandosi da dosso sentimenti negativi che stavano inziando a prendere il sopravvento.

 

“Sì, esatto, ma lei propende per i primi giorni di Marzo”.

 

“E tu sei d'accordo?”.

 

“Per me va bene, non m'interessano queste cose, sono aspetti che incuriosiscono di più voi donne”.

 

Lei sorrise amaramente, stava solo percependo qualcosa che andava contro quelli che erano i reali sentimenti che forse entrambi stavano provando.

 

“Come sta andando col tipo?” chiese improvvisamente “posso sapere almeno il nome? Mi sembra brutto etichettarlo 'tipo'”.

 

Lei non si aspettò una domanda simile e cercò di rimediare una risposta decente.

 

“Ci sentiamo ogni tanto enon mi va di dirti altro”.

 

“Vorrei solo che stessi attenta”disse accettando quella mezza risposta.

 

“Non c'è bisogno che me lo dica”.

 

“Ma vi siete anche incontrati ?” chiese sapendo di essere indiscreto, ma aveva bisogno di sapere.

 

Giulia avvertì disagio, non gli andava di parlare di Willy, era una 'sua' questione.

 

“Max, non mi va di parlare di questa faccenda, scusami”.

 

“E' che....lascia stare, sì, scusami” ma sapeva già che in cuor suo non poteva accettare una cosa del genere, aveva bisogno di vederci chiaro, assurdo solo pensare in questi termini pensò, doveva essere impazzito ad un passo dalle nozze.

 

“Quando ci vediamo? Magari beviamo qualcosa insieme” .

 

“Quando rientrerai da Venezia, fammi sapere”.

 

“Contaci. Buona sosta e se posso consigliarti, dovresti andare a Bruges, credo sia un'ora di macchina da dove sei. Sai che è chiamata la Venezia del Nord?”

 

“Oh, ma quante cose sai?” chiese divertita.

 

“Con me potresti non annoiarti mai, gli amici servono anche a questo. Adesso che ci penso”.

 

“Cosa?”.

 

“Siamo in due Venezie diverse, ma pur sempre 'Venezie'”.

 

“Due citta romantiche, dovresti portarci lei” disse pentendosi subito dopo.

 

“Avrei voluto portare te” gli uscì schiettamente. Seguì un silenzio carico di emozioni a cui nessuno dei due si sognò di dire altro.

 

Giulia si rimise in piedi con le gambe tremanti quando vide la collega andarle incontro nuovamente.

 

“Devo, devo lasciarti”.

 

“Ciao, passa una bella serata e non scordare di mettere i cavolini di Bruxelles nel menù, sono salutari!” le disse rubandole una risatina.

 

Si diresse in ristorante col cuore in tumulto e la testa nella più totale confusione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Amburgo

 

 

 

 

 

“Le radio sono impazzite, stanno mandando a rotazione la canzone” disse Jost entusiasta.

 

“Pat, hai visto il blog?” chiese Tom sorseggiando lo champagne innanzi a lui “E' andato in crash, sicuramente per la mole di messaggi dai fans”.

 

“Era prevedibile, ma Dennis si sta occupando di tutto e mi pare abbia risolto”.

 

“Ehi Bill” urlò il gemello cercando di farsi sentire in mezzo alla bolgia di musica e invitati.

 

Il gemello intento a chiaccherare con due tizi, si voltò a guardare il fratello e poco dopo, riuscendo a liberarsi, gli andò incontro.

 

“Ormai le fans sono pazze per il tuo nuovo look. Ma hai visto le tue foto sul blog? Sono riuscite ad immortalarti nonostante abbia fatto di tutto per tenere segreto tutto. Non ti vorresti divertire a leggere qualche commento hot? Sei decisamente al centro delle loro fantasie sessuali con questo taglio di capelli” disse Tom che nel frattempo si era allontanato da Pat e David “Tutto bene?” gli chiese poi vedendolo maneggiare nervosamente il telefonino.

 

“Sto aspettando che Giulia si faccia sentire, con questo baccano ho inserito solo la vibrazione”.

 

“Allora distraiti e divertiti, ma divertiti seriamente” disse sorseggiando il liquido ghiacciato dal calice.

 

“Ma nemmeno oggi riesci a non pensare al sesso? Un giorno, dico, almeno un solo giorno! Oh Tom sei...”

 

“Ma quanti occhi hai addosso stasera fratellino?” gli chiese senza fargli finire la frase.

 

“Stanno guardando anche te comunque” disse orgoglioso avvicinandosi per baciarlo sulla guancia.

 

“Mh, mi stai facendo venire voglie strane, se non fossi stato mio fratello, ti giuro che un pensierino me lo sarei fatto”.

 

“Tom!” lo sgridò “la finisci di dire porcate? Stasera sei già su di giri senza nemmeno aver bevuto un bicchiere pieno di champagne!”.

 

“Guarda” gli disse Tom mostrando la schermata del telefonino “Sul blog sono tutti impazziti, la canzone piace tantissimo, molti fans hanno già imparato il testo. Queste sono le cose che mi caricano”.

 

“Mancano otto giorni” disse poi improvvisamente Bill.

 

“Vieni” disse il gemello prendendolo per il braccio ed inviatndolo a sedersi sul divano innanzi la vetrata del Clouds Heaven's Nes. “Lo sanno solo Dirk e Dennis? “.

 

“Ho dovuto dare disposizioni anche a Kriegbaum e Köcker ovviamente, Dirk da solo non ce la potrebbe fare. Tom, mi sta divorando l'ansia, non so se riuscirò a sopravvivere” disse mentre due ragazze si erano avvicinate congratulandosi per l'uscita del singolo.

 

“Vedrai che andrà tutto bene, hai sempre saputo gestire lo stress”.

 

“Questa è una situazione diversa, non riesco più nemmeno a dormire, ho bisogno di rilassarmi”.

 

Tom gli fece cenno col capo verso due tipe che li stavano fissando poco distante.

 

“Te l'ho detto prima, distraiti, perchè non ci provi ?”.

 

Bill alzò gli occhi al cielo, rassegnato, aveva altro a cui pensare e quello era l'ultimo dei suoi pensieri.

 

“Provi a fare cosa?” chiese divertito Jost che li aveva sentiti.

 

“Lascia stare David, mio fratello non aggiorna mai il suo repertorio, è di una noia mortale” disse divertito “Chi vuole da mangiare?” chiese, notando che il cameriere si stava avvicinando con un vassoio pieno di tartine al caviale ed altro champagne.

 

“Tom, datti una calmata” disse ridendo Jost sfilando una tartina ed un calice dal vassoio del cameriere “ E a dirla tutta le tipe stanno fissando me, evidentemente a loro piacciono gli uomini più vissuti, temprati dall'esperienza, mi dispiace”osservò suscitando l'ilarità dei gemelli.

 

“Ah, quasi scordavo” disse poco dopo essersi sbranato la tartina “Il 22 Novembre non potrò esserci alla premiere di Arthur, temo che dovrai fare a meno di me Bill, ma per il 5 sarò con voi agli Ema. Simone!” chiamò poi a gran voce vedendo la donna col marito spaesata tra la folla .

 

Bill sorrise nel vedere la mamma con le mani intrecciate a quelle di Gordon, ma nemmeno quella visione riuscì a calmarlo, i suoi occhi stavano sempre scrutando il display del suo cellulare.

 

“E' impossibile starvi dietro, c'è una tale confusione!” osservò Simone “Io e Gordon ci perdiamo in continuazione in questo locale”.

 

Bill si alzò per farli sedere, non prima di averli stretti in un'abbraccio affettuoso.

 

“Non vorrei aprire una parentesi spiacevole, ma sono quasi obbligato e ne approfitto, non me ne volere Simone: l'avvocato Benecken, ha avanzato la richiesta di 10.000 euro a titolo di risarcimento, ovvio che i nostri legali non l'hanno nemmeno ascoltato e mi hanno assicurato che la questione sta evolvendo a nostro favore, com'è giusto che sia, questa è stata solo una mossa squallida per intimorire”.

 

“Sarebbe il minimo, dopo tutte le minacce e l'aggressione a mio figlio! ” osservò piccata.

 

Bill tirò un mezzo sospiro di sollievo, era da tanto che quella situazione li stava opprimendo, ora finalmente poteva vedere un barlume di speranza con questa notizia. Non c'era stato giorno che non avesse pensato all'intera faccenda: quando guardava Tom non poteva non percepire che quella esperienza l'aveva segnato ed anche se lui continuava a mostrarsi spavaldo e con apparente menefreghismo, era certo che stesse soffrendo ed anche molto. Era consapevole che dovevano ancora fare i conti quotidianamente con l'audacia e la sfrontatezza di molti fans, ma almeno non si erano spinti oltre come invece avevano fatto Perrine e le sue amiche con aggressioni anche fisiche.

 

“Dai Bill” disse Tom improvvisamente trascinandolo al centro della pista per ballare; il fratello si mise a ridere, ballare non era mai stata una sua priorità, ma capì subito perchè il gemello lo aveva portato lì quando, voltandosi alla sua destra, si materializzarono due bellissime ragazze.

 

“Ciao” dissero quasi all'unisono urlando per farsi sentire. Bill si sentì in imbarazzo mentre il fratello, a suo agio, si avvicinò con fare confidenziale, segno che le conosceva già; si spostarono verso il terrazzo all'aperto dove dalla vetrata si potè parlare ed ammirare una parte di Amburgo.

 

“Dunque tu sei Bill?” chiese la biondina a pochi centimetri da lui “ Wow! Ma quanto sei alto? Sei impressionante!”.

 

Lui si mise a ridere, ma era evidente che il fratello, con sguardo sornione, l'aveva messo in una situazione di disagio, detestava questo tipo di approcci.

 

“E' timido, solo questo, ma quando si apre, sa essere anche simpatico” disse sorridendo evitando lo sguardo del gemello.

 

“Tom, sei sempre spiritoso, tuo fratello è più serio, si nota subito” disse la ragazza col viso lentigginoso “E comunque ormai il mondo parla di voi, vi abbiamo visto ovunque, in ogni tv e giornale, ma vedervi dal vivo è tutta un'altra cosa” disse rivolgendosi all'amica sorridente.

 

“Nel senso che siamo meglio o peggio?” chiese con aria fintamente innocente lui, tanto che Bill alzò gli occhi al cielo assicurandosi di non essere visto.

 

La bionda si mise a ridere “Secondo te?”.

 

“Beh, meglio essere chiari, a volte certe cose non sono poi così scontate” osservò ironico.

 

“Cosa che vorresti nel tuo caso, vero Tom?” chiese candidamente Bill.

 

“Tom è un perfetto narcisista ed il bello è che sa di esserlo e non fa nulla per nasconderlo” osservò la ragazza dalla chioma rossa e con le lentiggini.

 

Bill si mise a ridere “Gli state dando del disturbo della personalità, fantastico!”

 

“Credo che al giorno d'oggi possa essere un vanto, d'altronde viviamo in una società non esente da questo genere di disagi” disse con le ragazze che lo ascoltarono interessate.

 

“Ovviamente è anche bravo a girare le cose in suo favore, anzi, su questo è un maestro” lo prese in giro Bill.

 

“E tu invece come sei? Sei sempre stato più riservato di tuo fratello, o sbaglio?” chiese la ragazza bionda puntando i suoi occhi verdi su quelli scuri di Bill.

 

“Lui è decisamente timido e più romantico di me” l'anticipò il gemello.

 

“Già e alle donne piacciono gli uomini romantici”.

 

“Sai che Katrina è parente di Benjamin? Ah, non vi ho neanche presentato: Amie e Katrina” disse soddisfatto Tom notando che Bill non aveva rinunciato a tenere quel telefonino tra le mani.

 

Ad un certo punto, Katrina prese per mano Bill e lo invitò ad andare a bere qualcosa nel bar dentro la sala, allontanandosi da Tom ed Amie.

 

“Aspetti qualcuno?” chiese notando che il ragazzo guardava spesso il telefonino.

 

Lui divenne rosso per l'imbarazzo, aveva davanti una ragazza molto curiosa e perspicace.

 

“Oh sì” ammise timidamente, poi non seppe che altro dire.

 

“Benjamin mi parla così spesso di voi! Sono venuta a tutti i vostri concerti ed alle vostre feste coi fans a Mosca e non solo. E' stato bello sai? Ho tante foto con voi, ma certo tu non puoi ricordarti di noi, con tutti i fans che avete, sarebbe impossibile” disse stirando le labbra in un bellissimo sorriso; Bill guardò i lineamente delicati di quel viso diafano dai grandi occhi verdi e pensò a quanto in passato, bellezze del genere riuscivano ad affascinarlo subito.

 

“Non mi ha mai detto nulla a riguardo, Bejamin è molto riservato per certi aspetti”.

 

“Sai com'è fatto, non vuole privilegiare nessuno, sebbene ci sia legame di parentela” disse tenendo tra le dita curate il flûte di champagne.

 

“Quando ero più piccola che vi guardavo in Tv, ho sempre amato alla follia il tuo make up” disse ad un certo punto con un lieve sorriso “E la gente ha avuto di che attaccarti su questo aspetto, c'è così tanta invidia e cattiveria e mi dispiace quello che è accaduto a tuo fratello questa estate”.

 

Bill apprezzò quel dialogo sincero “Ormai ci siamo abituati a far scivolare la negatività delle persone, la sappiamo riconoscere da lontano, non che ne siamo totalmente immuni, ma abbiamo imparato a saper gestire certe situazioni. Anche la questione dell'aggressione a Tom, sono certo che si risolverà positivamente”.

 

“Benjamin è così entusiasta di voi, me ne ha sempre parlato bene”.

 

“E' una persona deliziosa e a lavoro non si stanca mai. Credo che siamo un ottimo team” disse accorgendosi che un nutrito gruppo di persone li stava fotografando.

 

“Tranquilla” disse “Sono autorizzate”.

 

“Non vorrei che uscissero strane voci, sai com'è, anche se ammetto che sarebbe il mio sogno” disse ridacchiando.

 

“Oh!” esclamò Bill imbarazzato.

 

“Ormai si fa tutto molto velocemente, tante cose le apprendi dal web nemmeno da chi ti sta vicino” osservò divertita; Bill si mise a ridere e finì di sorseggiare la sua birra.

 

“Che poi sono certa che tu qualcuna ce l'abbia” disse dando sfogo alla sua curiosità “Mi risulta impossibile pensare diversamente, anche se immagino tu possa mandarmi a quel paese e se pensi di volerlo fare, hai il mio via libera” disse, sfonderando un sorriso.

 

Bill si sorprese a pensare che Katrina fosse non solo bella, ma anche intelligente ed empatica e queste erano qualità che gli piacevano in una ragazza, ma Giulia era altra cosa: non gli ci volle molto a prendere il largo con la fantasia, per immaginarla lì, accanto a lui a guardare Amburgo dall'alto e a sorseggiare champagne abbracciati; la voce di Katrina lo riportò alla realtà quando gli disse che il display del suo telefonino era acceso.

 

“Oh, sì, dev'essere qualche messaggio” disse arrossendo; la guardò con gli occhi lucidi e frementi di attesa nel sapere cosa ci fosse scritto, ma non seppe come allontanarsi da lei.

 

“Non controlli?” gli chiese candidamente fissandolo in quella luce fucsia soffusa e la musica in sottofondo.

 

“Bill, ciao!”

 

Si voltò e vide innanzi a sé Christie sorridente fasciata da un abito lungo nero.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Avanti Elena, rispondi, dannazione!” disse mordendosi le labbra e rinoltrando la chiamata per la settima volta; guardò l'orologio che segnava le 19, si avviò verso il gate trascinando rumorosamente il suo trolley e salì sull'aereo velocemente, senza accorgersi di aver passato una ruotina della sua valigia sul piede di una sua collega.

 

“Oh scusami, davvero, non mi ero accorta fossi affianco”.

 

“Tranquilla, ma cerca di stare attenta” disse leggermente sofferente.

 

“Se posso fare qualcosa per te...c'è la cassettina del pronto soccorso” disse Giulia dispiaciuta.

 

“No davvero, non c'è bisogno. Comunque mi chiamo Michela” disse “Se vuoi andiamo insieme a fare la check-list, così ci sbrighiamo. Siamo in ritardo ed io non amo il volo notturno”.

 

“Per fortuna abbiamo una tratta tranquilla” disse sistemandosi il telefono sul taschino della gonna.

 

Michela sorrise, ma non cambiò idea e si avviò a controllare le cinture di sicurezza. Giulia aiutò la collega poi andò a controllare i pasti e si recò nel bagno per controllare che tutto fosse in ordine e per dare un'occhiata al cellulare.

 

“Ma che succede? Ero con Mirko ed avevo lasciato il telefonino a casa”.

 

“Ele, non ho molto tempo” disse a voce bassa per non farsi sentire dai colleghi “ Tra un po' ho il volo per Palermo. Oh Elena!” disse con voce abbattuta “Non mi hanno dato il permesso, non me l'hanno dato”.

 

“Come immaginavamo e adesso? Willy lo sa?”.

 

“Gli ho mandato un messaggio, non ho avuto il coraggio di sentirlo per telefono. Devo trovare una soluzione”.

 

“Edward, lui potrebbe aiutarti”.

 

“No, gliel'avevo già chiesto e lui era anche d'accordo, ma ha un volo internazionale e starà fuori una settimana. E indovina quando? Tra il 24 ed il 30. Elena, ho voglia di strozzare qualcuno dai nervi”.

 

“Tesoro, dati una calmata. Qualcosa escogiteremo”.

 

“Devo andare, ti chiamo quando arrivo”.

 

Si recò dietro la cabina e si sedette insieme ai colleghi nel suo trapuntino, si allacciò la cintura e si prepararono al decollo; mise le cuffie e scelse una canzone a caso, mentre l'aereo aveva iniziato la fase di rullaggio sulla pista; guardò fuori dal finestrino mentre l'aereo prendeva quota e attraversava le nuvole pennellate di arancio da un sole che stava calando. Il suo campo visivo fu catturato dal lampeggiare del suo cellulare: attivò il display ed aprì la notifica.

 

-Questo è quello che non avrei mai voluto leggere, ma voglio pensare che c'incontreremo ugualmente quel giorno, perchè è troppa la voglia che ho di vederti e farei di tutto per realizzare questo desiderio e perchè so che in fondo è quello che anche tu vuoi. Questo è per te, fai buon viaggio-.

 

Quando lesse quelle parole provò uno strano desiderio di averlo lì, davanti a lei, poter riuscire a guardarlo negli occhi, quegli occhi che ancora non aveva mai visto ma che sentiva sarebbero stati bellissimi; aprì il video che le aveva inviato prima che lei mettesse il suo telefonino in modalità aereo e si mise a sorridere tra le note di There must be an angel degli Euritmics mentre il suo sguardo era rapito da quella terra che stava diventando sempre più piccola puntellata da miriade di piccole luci.

Massimiliano e Willy.

Willy e Massimiliano.

D'improvviso si mise a cercare nella galleria il video che Willy le aveva inviato a Natale e lo attivò: chiuse i suoi occhi un istante e lasciò che la sua calda voce la pervase sentendo crescere dentro un'assurda voglia di lui.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Roma, 26 Settembre 2009

 

 

 

 

Riaprì gli occhi solo quando sentì Tom ridere sommessamente accanto a lui.

 

“Che ti prende adesso?” gli chiese con un occhio mezzo aperto e l'altro chiuso.

 

“Finita l'ora di meditazione?” chiese ancora ridendo.

 

“Quale meditazione idiota! Stavo cercando di rilassarmi”.

 

“Dai un'occhiata quì” gli disse invitandolo a guardare fuori dal finestrino.

 

“Mi rifiuto” disse il fratello richiudendo gli occhi.

 

“Bill” disse il fratello e lui allora fu costretto a riaprirli e rendersi conto che l'aereo stava sorvolando sopra Roma. Ebbe un tuffo al cuore e l'agitazione si rimpossessò di lui.

 

“Non è splendida?”.

 

“Sì, è meravigliosa” disse sforzandosi di guardare dal finestrino: il sole non era ancora sorto, ma prometteva una bella giornata da come stava colorando di oro intenso l'orizzonte dal quale emergeva la sagoma scura della città, con ancora le sue luci notturne e il rigagnolo d'acqua che a quell'altezza sembrava davvero piccolo.

 

“Beh ci siamo, no? Oggi potrebbe essere il vostro giorno”.

 

“Sto morendo Tom, non credo di farcela. Mi sto aggrappando a quella percentuale di possibilità che lei non riesca a venire” disse col viso teso “Assurdo vero?”

 

“Direi decisamente di sì, devi essere impazzito tutto d'un botto visto che mi hai scassato quello puoi immaginarti per un anno e più”.

 

“Lo so, ma è tutto troppo grande per me, non so se riuscirò a reggere”.

 

“Ma reggere cosa? Ormai avete sufficiente confidenza” e si rimise a ridere.

 

“Poi mi spieghi che cosa c'è di così divertente” disse spazientendosi “Ora è diverso, l'avrò davanti ai miei occhi, in carne ed ossa e smettila di ridere, sembri uno psicopatico”.

 

“Pensi che anche lei non sia tesa? Siete in due, questo ti dovrebbe consolare”.

 

“No, no Tom, stavolta è diverso, mi manca già il respiro, come farò? O Signore mio”.

 

“Ehi ci sono io, non sei solo”.

 

Bill si voltò a guardarlo e riuscì ad abbozzare un sorriso in quel mare di agitazione.

 

“Senti, di do un consiglio, con me funziona sempre: immaginatela in certe situazioni, anche ridicole, così sdrammatizzi tutta l'attesa”.

 

“Come in certe situazioni? Oh Tom, non posso immaginarmela...seduta nella tazza del wc!”.

 

Il gemello si mise a ridere nuovamente.

 

“Ma non intendevo quello! Intendevo in 'altre circostanze', insomma hai capito come?”.

 

Bill sgranò gli occhi incredulo “No, fammi capire, tu per evitare di cumulare ansia t'immagini la tua lei facendo sesso o cose del genere?! Non ci posso credere! E magari avendola davanti a te?! Assurdo, tu devi andare a curarti Tom, sul serio”.

 

“Tu provaci e vedrai quanta tensione eviterai”.

 

“Certo, come no, se dovessi darti ascolto Giulia scapperebbe dandomi del maniaco e sarebbe la volta definitiva che non la vedrei mai più” disse scuotendo la testa.

 

“Beh, non ti stavo certo dicendo di applicare questa mia teoria propria davanti a lei!”.

 

“Siamo arrivati” disse sganciandosi la cintura “Si incomincia” si alzò in piedi, mise gli occhiali da sole, fece un ampio respiro e s'incamminò verso l'uscita.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Bologna, 26 Settembre

 

 

 

 

 

 

Si mise a correre, trascinando il piccolo trolley dietro di sè, augurandosi di non schiacciare i piedi a nessuno in quella hall dell'aeroporto piena di gente che la scansava quasi come fosse un'appestata. Col fiatone, oltrepassò l'ingresso e s'incamminò lungo il porticato guardandosi intorno per cercare Elena; aveva il cuore che le batteva fortissimo ed un dolore lancinante alle caviglie, ma affrettò il passo ugulmente per dirigersi verso la strada con gli occhi che scrutavano ogni angolo, quando si sentì chiamare da dietro le spalle.

 

“Elena!” disse con la voce rotta dall'affanno.

 

“Giulia, il taxi è da questa parte”.

 

“L'aereo ha fatto un po' di ritardo, speriamo di arrivare in tempo in stazione” disse notando che l'amica le faceva delle facce strane.

 

“Manca poco più di mezz'ora e se non c'è traffico forse ce la facciamo”.

 

“Cos'hai?”.

 

“C'è anche Mirko” le disse imbarazzata.

 

“Mirko?!?” chiese incredula

 

“Non te l'ho voluto dire prima ma credimi, ha insistito, non sono riuscita a convincerlo che potevamo arrangiarci da sole. Ma come ha sentito del concerto....sai”.

 

“Questo significa che gli hai detto di Willy e del nostro incontro?” chiese scocciata.

 

“Come potevo nasconderglielo? E' stato proprio questo che non l'ha fatto ragionare più, ma mi è sembrato tranquillo...quindi ti prego, non aggredirlo”.

 

“Ma dov'è?”.

 

“Laggiù” disse indicandolo con la mano “Sta parlando col tassista”.

 

“A che ora ti ha dato appuntamento?”.

 

“Mi ha detto che non sarà lì non prima delle 22, 22:30, anche se il Festival inizia verso le 20:30. Ci ha raccomandato di metterci sulla destra sotto il palco” poi aggiunse “Voleva pagarci il taxi fino a Roma”.

 

“Wow, ha tutti questi soldi? E tu? Aspetta” disse schernendola “Hai insistito di no, ecco perchè ci stiamo per prendere il treno”.

 

“Ma per te è normale che io accetti una cosa simile da uno che non ho ancora visto?”.

 

“Io avrei accettato, se non altro per la comodità. Senti, ma quale destra? La nostra destra o quelle del palco? Ah beh, non può essere.... Penso che ci sarà una marea di gente, ho letto che ci sarà anche quella band tedesca, i Tokio Hotel”.

 

“Non iniziare a fare confusione, ha detto alla destra sotto al palco” ed aggiunse “Sarà felice, così potrà vedere il suo tatuaggio, ma in versione originale”.

 

“Come te lo immagini? Oddio, sto morendo dalla curiosità!”.

 

Giulia la guardò col viso provato “Ho solo un'ansia pazzesca, nient'altro. E' tutto il giorno che ho la tachicardia”.

 

“Cerca di non concentrarti solo su questo aspetto, ci sarà musica, andiamo a divertirci”.

 

Mirko le andò incontro e salutò la sorella con un bacio sulla guancia.

 

“Potevi almeno avvisarmi, orami se le cose non le vengo a sapere per caso...”.

 

“Non iniziare a rompere” gli disse leggermente scocciata “Non mettermi stress, voglio andare a divertirmi”.

 

“Certo, come no, sopratutto sapendo che domani devi farti trovare a lavoro alle 9. Dev'essere proprio per quello”.

 

Le prese il trolley e lo diede al tassista per sistemarlo nel cofano.

 

“Lo voglio proprio vedere in faccia questo tizio che ti ammorba da oltre un anno”

 

“Tu non vedrai un bel niente” gli disse con un sorriso “E non ti azzardare a metterti in mezzo, è chiaro?” l'avvertì mentre lui era già entrato dentro la macchina per sedersi.

 

 

 

 

 

Sentì una lieve pressione sulla mano sinistra ed aprì gli occhi: innanzi a lei il fratello appisolato con le cuffie ed Elena che la guardò sorridente; doveva essersi addormentata mentre leggeva il libro che si era portata appresso.

 

“Siamo quasi arrivati, hai dormito tutto il tempo”.

 

“Ero distrutta” disse rendendosi conto che aveva ancora l'uniforme addosso.

 

“C'è tempo sono quasi le 19” disse guardandola mentre ridacchiava “Sembri uscita dai rovi”.

 

Lei si mise le mani nei capelli accorgendosi che lo chignon era quasi completamente sciolto.

 

“Ti ho tolto il cappellino, forse non era il caso di tenerlo ancora addosso”.

 

Giulia la guardò sorridendo “Me n'era scordata di farlo appena scesa dall'aereo”.

 

Controllò velocemente il cellulare cercando i messaggi di Willy, fece scorrere le chiamate perse e vi trovò quelle di Massimiliano: corrugò la fronte e notò anche alcuni suoi messaggi.

 

-Era il minimo che Mirko potesse fare nell'accompagnarvi stasera. Inutile dirti che questa faccenda non mi fa star sereno, hai pur sempre vent'anni, ed hai accettato d'incontrare un perfetto sconosciuto, la cui amicizia è nata su un social, dico social. Lo trovo preoccupante ed un tantino avventato. Non posso negare che sono un po' deluso, visto anche il tuo atteggiamento nel non voler tenere al corrente le persone che più ti vogliono bene; se non fosse stato per l'insistenza di tuo fratello verso Elena, forse non avremmo saputo nulla e tu saresti andata anche da sola a quest'appuntamento. Beh spero solo che vi divertiate e che lui sia di tuo gradimento. A presto-.

 

Spostò poi lo sguardo facendolo cadero su parte del libro che ancora teneva aperto in grembo e vi lesse un passaggio che le suonò come un presagio “Appena passabile, ma non abbastanza bella da tentarmi” così Mr Darcy definì Elizabeth quando la incontrò per la prima volta.

Chiuse il romanzo con una mal disposizione d'animo, Elena se ne accorse subito.

 

“Ma cosa vuole da me Massimiliano? Perchè s'impiccia di cose che non lo riguardano” disse a voce bassa per non farsi sentire dal fratello che ancora sonnecchiava.

 

“Lascia perdere. Oggi è la tua giornata, non rovinartela”.

 

“Intanto mi ha fatto venire il malumore”.

 

“Vuole controllarti, non certo per cattiveria. Ma la storia è solo una: non è innamorato di Maria”.

 

A Giulia ritornò in mente quel dolcissimo bacio di quella sera in riva al mare e sentì avvampare le guance; guardò fuori dal finestrino per rendersi conto che il stava calando all'orizzonte, ma c'era ancora molta luce.

Elena allungò il braccio per toccare il ginocchio di Mirko e svegliarlo perchè il treno stava entrando in stazione. Giulia staccò il caricabatterie del telefonino dalla presa elettrica mentre la gente iniziò ad accalcarsi verso le uscite. Chiuse gli occhi un istante e respirò profondamente cercando di calmarsi, ma sapeva che questo esercizio per quella sera, non sarebbe servito affatto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Roma,
piazza del Popolo, 26 Settembre 2009

 

 

 

 

 

 

 

“E' tutto chiaro?” chiese il tecnico ai ragazzi.

 

“Tutto perfetto, grazie. Il monitor hai detto che ha un woofer da 12'' ed un driver da 4'' di compressione su tromba asimmetrica?” chiese Gustav dandogli un'occhiata.

 

“Sì, ha una potenza di 450W in bi-amplificazione insieme ai Lab Gruppen con processamento Lake integrato”.

 

“Wow, una bomba” rispose estasiato.

 

“Bill, questo ti consente di cantare a 5 metri dal monitor con la voce sempre “in faccia”.

 

“Meraviglioso Gus!” rispose sorridendo, ma la sua testa era altrove, era con lei, immaginando dove fosse in quel preciso istante e se anche lei stesse provando quella strana agitazione che da giorni non gli dava più pace; si allontanò da loro e fece pochi passi in avanti giungendo al limite del palco e lo sguardo si perse su quel panorama infinito della città che si aprì innanzi a lui: la piazza, tinta di un caldo arancio della luci dei lampioni contrastava nettamente con le nubi bluastre che all'orizzonte erano giunte a cingerla per la notte; riuscì ad intravedere ancora qualche sprazzo di luce oro e vermiglio del sole ormai quasi del tutto calato, colorare i loro contorni; insipirò quell'aria tiepida che sapeva di zucchero filato e caramelle alla fragola col frastuono dei motori delle auto in sottofondo che sembrava appartenere da sempre a quell'immensa città che pareva non avesse mai riposato nel corso dei secoli.

Ebbe una sensazione di vuoto e di malinconia perchè lei non era lì con lui, non ancora.

La voce di una donna lo chiamò alle sue spalle destandolo da quei pensieri ed una ragazza si avvicinò per spiegargli altri dettagli tecnici dopo di che la seguì fino al back stage dove trovò Natalie ad attenderlo.

 

-A quanto pare posso dire con certezza che ora ci troviamo nella stessa città a respirare la stessa aria e a guardare gli stessi colori, benvenuto a Roma Devilish-

 

Quando lesse quel messaggio le sue labbra si aprirono in un sorriso carico di gioia pensando che solamente qualche ora lo separava da lei.

C'era riuscita, aveva mantenuto la promessa.

Gli sembrò che il cuore gli scoppiasse in petto per la felicità.

Ed allora tutto sarebbe cambiato, non sapeva in che modo, ma sarebbe successo, necessariamente.

Incluso quel fardello di menzogne che fino a quel momento aveva dovuto caricarsi.



 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Ele, Ele” disse trattenendola per un braccio e facendo in modo che la sentisse “Come sto? Non so se questi jeans vadano bene per quest'occasione”.

 

“Non ho sentito!” disse cercando di subissare il chiasso e la musica.

 

“Come sto?” le urlò.

 

“Te l'ho già detto in hotel!” le disse avvicinandosi all'orecchio “Gli farai venire un infarto! Guarda un po' che macello” disse fermandosi a guardare il fiume umano riversato nella piazza e per le vie che vi confluivano.

 

“Vi volete muovere? Per arrivare al palco ci vorrà una mezz'ora se continuate a cincischiare” strillò Mirko. “Cerchiamo di stare vicino, altrimenti rischiamo di perderci” disse facendosi spazio tra la gente.

 

“Ele” ritornò alla carica Giulia “Non ho coraggio, me ne vado, ho paura, mi sento inadeguata, ho gli attacchi di panico e mi manca l'aria”.

 

“La vuoi smettere?” disse ricevendo una gomitata da una ragazza che si stava spingendo in avanti per farsi spazio “Muoviti, altrimenti sarà un'impresa arrivare lì e mi sento già dolorante con tutti questi colpi mannaggia”.

 

Elena si voltò e le prese la mano trascinandola dietro di sé.

 

“Mi sento soffocare con tutta questa gente attorno” le disse sopraffatta dall'ansia: alzò gli occhi per guardare il cielo tra uno strattone ed uno spintone per cercare di calmarsi, ma si sentiva ubriaca da quelle urla e dalla musica assordante, con i suoi timpani che sembrava si stessero perforando; iniziò ad avvertire una forte nausea ma cerco di raggiungere il suo obiettivo, arrivare sotto al palco.

 

Mirko continuò a tenere la mano di Elena ben salda nella sua sempre cercando di farsi spazio tra la folla che saltava e ballava a suon di When Love Takes Over di Guetta. Elena si voltò a guardare l'amica notando che era in difficoltà, mancavano un centinaio di metri prima che raggiungessero il sottopalco, quando si fermò, obbligando Mirko a fare altrettanto.

 

“Beviti questo” le disse tirando dalla borsetta un brick di succo alla frutta.

 

“Che hai? Ansia?” la schernì il fratello spintonato a destra e sinistra.

 

“Perchè non mi lascia in pace?” gli rispose con lo stesso tono.

 

“Non è il momento i punzecchiarvi, prima arriviamo e meglio è, anche perchè sono quasi le 22 passate e tra queste persone ci saranno 700 gradi Celsius”.

 

A quelle parole Giulia sentì riaccuirsi il disagio, ma cercò a tutti i costi di fare quello che aveva detto Elena. Prese poi il telefonino tenendolo ben saldo nella mano per paura che le cadesse e dette un'occhiata per vedere se c'erano chiamate o messaggi di Willy, ma non ne trovò. Mancavano pochi passi per arrivare al sottopalco e la sua ansia aumentò esponenzialmente: credeva che lui fosse già lì ad attenderla, poi si mise a ridere sommessamente pensando che non avesse la minima idea di come fosse o che abiti indossasse per farsi riconoscere, in fondo lui non le aveva detto niente a riguardo; in mezzo agli spintoni riuscì a mandargli un messaggio anche se trovò questa situazione divertente aiutandola a scaricare un po' di stress.

Si avvicinarono il più possibile alle transenne vicine al sottopalco, lungo il quale era dispiegato un cordone di agenti di sicurezza e si misero a seguire lo show.

 

“Fammi capire” disse Mirko mettendosi dietro di loro, cercando di fare da scudo agli spintoni di ragazze che ballavano sulle note di Gioia Infinita dei Negrita.

 

“Ma come siete rimasti d'accordo?”.

 

“Mi chiama appena arriva”.

 

“E come fai a sentire la chiamata con tutta questa musica?”.

 

“Ho messo la vibrazione”.

 

Le due ragazze si guardarono negli occhi, ed Elena capì a cosa Giulia stesse pensando: brancolava nel buio, ma era sicura che Willy avrebbe fatto in modo di entrare in contatto con lei; per una decina di minuti cercarono di godersi lo spettacolo, ma Giulia guardava in continuazione il telefonino e nonostante si fossero fatte le 22:45, non ricevette alcuna chiamata o messaggio da lui.

 

“Allora? Questo Willy? Ti ha tirato bucca?” disse con espressione dubbiosa.

 

“Mi ha mandato un messaggio poco fa” disse in evidente stato di agitazione sentendo la vibrazione del cellulare proprio in quel momento “E' in ritardo, ma sta arrivando”.

 

Le ultime parole furono letteralmente subissate da urla, pianti e isteria generale, tanto che la security dovette rinforzare il numero delle guardie sotto al palco.

 

“Ma che diavolo succede?” chiese Mirko, spintonato da delle ragazze che urlavano come forsennate.

 

“Ho sentito dire Tokio Hotel” disse Elena raggiante “Sì, sono loro. A momenti dovrebbero arrivare sul palco e così li vedremo anche noi! Ahia!” esclamò abbassando il capo colpito da un cartellone che delle ragazze stavano sventolando dietro di lei.

 

 

 

 

 

Salì gli ultimi gradini del palco preceduto da Georg, quando il tecnico gli allungò il microfono e lui lo afferrò saldamente nella sua mano destra: arrivarono sul palcoscenico sommersi da scene isteriche e urla, con la folla letteralmente impazzita.

Bill salutò sfoderando un magnifico sorriso, infiammando ancora di più il pubblico oramai provato dal caldo e dall'attesa; guardò dritto innanzi a sé, agganciò il microfono all'asta mentre Gus iniziò a scandire il tempo.

Cercava la concentrazione che in quell'istante temeva di perdere, perchè sapeva che ora lei era lì, a pochi metri da lui.

Non era quello che aveva sempre desiderato?

Inevitabilmente lo avrebbe guardato, ascoltato, ignorando tutto, non avrebbe potuto immaginare cosa l'aspettava.

Non avrebbe potuto ancora sapere cosa avrebbe pensato di lui, non più come Willy, ma come Bill. Ancora no, era presto, ignorava ancora tutto, grazie alle sue menzogne; ma poteva immaginarlo e forse poteva essere deludente e doloroso come una pugnalata dritta alcuore, perchè aveva ormai imparato cosa gli altri pensavano di lui, senza nemmeno conoscerlo.

Si chiamava pregiudizio.

E faceva male, ancora dannatamente male.

Ma almeno era libero, libero di essere se stesso.

Fottutamente libero.

Felicemente libero.

Niente e nessuno avrebbe mai ripagato questa sua condizione.

Ma lei non era 'gli altri': lei era la persona che amava, che voleva. E lei aveva un'anima.

Le sagome del pubblico divennero sempre più indistinte dal getto di fumo e quando attaccò con la prima strofa, non resistette oltre e volse il suo sguardo pieno di desiderio verso la sua sinistra, con la sola speranza di vederla, ma sapeva che era folle solo pensarlo, perchè folle era tutta questa storia che stava vivendo nella sua mente da oltre un anno.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“La canzone non è male” disse a voce alta Mirko tra le urla assordanti “Tutte sono davvero pazze per questi quattro e per la cantante? Non riesco a definirlo, definirla! Chiedo per un amico” disse ridendo di gusto.

 

“La smetti di dare definizioni? Qualcuna ti potrebbe sbranare e si vede che è un ragazzo e ti dirò è pure bello” gli disse Elena all'orecchio. Giulia li guardò cercando di carpire il loro dialogo.

 

“Ma si vede lontano un miglio che è gay, ma davvero le ragazze non hanno ancora capito?” disse ridendo.

 

“Mirko, esterna queste penosità altrove, sembri un troglodita, per carità! Ti faccio notare che sei circondato dai loro fans” convenne Giulia avvicinandosi all'orecchio del fratello assicurandosi che avesse sentito.

 

“Che lagna che siete! Piuttosto, questo Willy? E' scomparso? Io mi sono già rotto, potrei ridere da quì fino alla fine dell'anno se non dovesse venire e capiresti che ti ha presa leggermente in giro! Fine della breve storia triste” disse sbottando in una risata che non piacque alle due ragazze.

 

“Sicuramente avrà avuto qualche contrattempo” rispose risentita la sorella.

 

“E certamente avrà avuto difficoltà a barcamenarsi in mezzo a tutto questo caos” la sostenne l'amica, ma entrambe di guardarono velocemente negli occhi ed Elena capì subito il disagio di Giulia, temeva sfociasse in una grossa delusione.

 

“Certo, continuate a giustificare uno di cui non sapete un cavolo” ma non finì la frase perchè furono travolti delle urla raccapriccianti dietro di loro e nuovamente spintoni. Si voltarono insieme ma poi i loro sguardi seguirono un'unica traiettoria: il palco. La band era salita nuovamente per una breve intervista.

 

“Stento a credere che uno così abbia tutte ai suoi piedi e le poverette fingono di non capire che a lui piace altro”.

 

Giulia cercò di concentrarsi su quella intervista per non sentire più il fratello inveire in quel modo anche se iniziava a sentire già una vena di delusione: non un solo messaggio che l'aggiornasse sulla situazione perchè Willy sembrava letteralmente sparito. Non capiva se stesse provando già delusione, amarezza o fastidio perchè aveva paura di destarsi da un sogno per accorgersi che forse l'aveva presa in giro. Elena che la stava osservando percepì quel disagio, allora le si avvicinò per farsi sentire.

 

“Sono sicura che ci sarà un motivo e sono sicura che vi incontrerete”.

 

“Ho paura e non so che pensare. Forse sono stata troppo ingenua a credergli e ad accettare questo invito; mi sembra così assurdo ed io mi sento ridicola”.

 

“Smettila di pensare tutte queste cose negative, al massimo siamo venuti ad ascolatare della buona musica e a vedere finalmente i Tokio Hotel! A proposito, com'è che li abbiamo ignorati per tutto questo tempo quando tutto il pianeta impazzisce per loro?” le chiese riuscendo a strapparle un sorriso.

 

“Che state confabulando?” urlò Mirko dietro di loro.

 

“Sono davvero bravi, guarda” le disse indicando la band che era ritornata ad esibirsi; gli spintoni e le urla isteriche non erano cessate un attimo ed ora sembravano essersi acuite: alcune guardie restarono in determinati punti vicino alle transenne ed altre, in sostegno, continuando ad andare avanti e indietro.

 

Giulia nel mentre abbassò lo sguardo per dare un'occhiata nuovamente al telefonino e vide la notifica che tanto attendeva.

 

- Se riesco ad indovinare cosa ti sta frullando nella testolina in questo momento è che inizi a pensare che ti abbia tirato una fregatura: sto arrivando, mi sono dovuto fermare perchè i miei hanno incontrato dei conoscenti con cui parlare. P.S: hai anche tu una strana e meravigliosa sensazione?-.

 

Sorrise felice come una bambina ed improvvisamente si sentì avvolta da un intenso profumo di caramelle fruttate che delle ragazze stavano mangiando alle sue spalle: chiuse gli occhi per un istante e li riaprì proprio nel momento in cui il cantante si trovava quasi davanti alla sua traiettoria, ma i forti spintoni e i cartelli di adorazione la costrinsero ad abbassarsi per evitare ulteriori colpi facendo intervenire le guardie per cercare di contenere quella forza che l'avrebbe letteralmente sommersa.

 

“Tutto bene?” le chiese in un italiano stentato una guardia alta non meno di due metri e dal fisico possente che aveva assistito alla scena.

 

Gli rispose di sì imbarazzata, d'altronde aveva qualche bernoccolo, i piedi pestati e forse anche qualche livido sulla schiena.

 

Lui le sorrise e stette nei paraggi per tutto il tempo.

 

“Sono delle incivili, ma che pensano di ottenere? Vogliono solo farsi notare” disse Mirko spingendo le spalle indietro per restituire gli spintoni.

 

“Credo sia così in tutti i concerti” obiettò la sorella.

 

“Quì sono fuori testa di brutto e si vede, tutte per farsi notare da quelli che lassù nemmeno si accorgono di loro” disse convinto“Non vedo l'ora che questo tuo presunto amico si palesi per andarmene in hotel, nemmeno quando faccio il turno di notte sono così distrutto. A proposito, che fine ha fatto? Si è ricordato di avere un appuntamento?” chiese ironico rimediando dalla sorella una smorfia per tutta risposta.

 

Elena le prese la mano e le sorrise, si vedeva che era agitata; le grida non cessarono nemmeno quando i presentatori salutarono e ringraziarono la band, annunciando i prossimi artisti. Giulia tirò dalla sacca una bottiglietta di acqua e mentre iniziò a sorseggiarla, la guardia di prima insieme ad altri due che dovevano essere della security, si avvicinarono a loro.

 

“Anche se l'ingresso era gratis, abbiamo l'ordine di effettuare dei controlli di sicurezza”.

 

Mirko si fece subito avanti chiedendo ulteriori spiegazioni.

 

“E' una normale procedura prevista dal prefetto, sono controlli a campione” spiegò “Prego, cinque di voi ci seguano” disse spostando una transenna per farli passare.

 

“Tu, tu e voi tre” disse l'altro della security che era stato per un po' di tempo vicino a Giulia; lei sbuffò, non potè rifiutarsi, ma sperò che durasse poco, temeva che Willy sarebbe arrivato da un momento all'altro.

 

“Attente” disse Mirko restando lì “Uno squillo se ci sono problemi. Ehi Giulia”.

 

Lei si voltò capendo già quello che le avrebbe chiesto “Non ti preoccupare, lo avviso io per telefono. Tanto non sai nemmeno com'è fatto” disse ridacchiando.

 

“E nemmeno tu però eh” la schernì Elena. Entrambe s'incamminarono con altre tre ragazze dietro le tre guardie. Passarono in un corridoio accanto al palco, pieno di cavi e macchinari.

 

“Ma scusi, perchè questo controllo prima che termini il concerto?” chiese incuriosita una ragazza.

 

“Ne dobbiamo fare diversi, i colleghi hanno iniziato nei vari punti della piazza e non possiamo attendere alla fine dell'evento quando tutti se ne saranno andati” rispose quello che parlava meglio l'italiano “E comunque abbiamo un orario anche noi” aggiunse freddamente.

 

“Ele, vedo un grosso punto di domanda sulla tua fronte”.

 

“Tesoro, lo vedo pure io sulla tua” le disse suscitando una risata fragorosa.

 

Le guardie guidarono le ragazze verso dei gazebo contigui, alcuni aperti con persone sedute a terra davanti a televisori piatti ed altri macchinari ed altri con tende chiuse, probabilmente riservati come camerini.

 

“Ma vi è successo altre volte?” chiese una ragazza piuttosto robusta e molto timida.

 

“No, a me mai, anche perchè ai concerti a cui sono andata si pagava il biglietto. Ma io sono sotto shock comunque, ma avete visto i Tokio Hotel? Sto morendo, mi sento male”disse forse la più giovane con le lacrime agli occhi.

 

“Bill e Tom mi fanno morire, vorrei sparire. Oddio, non è che sono qui?”

 

“Chiedi alla guardia” disse una di loro.

 

“Sì, perchè tanto ci porteranno da loro! Saranno già andati via!”.

 

“Tu” disse la guardia dall'italiano stentato a Giulia “Seguimi. Hai i documenti di identità?”.

 

“Sì” disse tirandoli fuori dalla borsa. Seguì la guardia lungo il corridoio all'aperto lasciando le altre quattro dietro di lei. Camminò per una ventina di metri con un caldo afoso e la musica assordante provenire dal palco, schivando un via vai di persone, probabilmente addetti ai lavori, fino ad arrivare davanti ad un gazebo con la tenda completamente chiusa e quattro bodyguard davanti. Si sentì ansiosa e all'improvviso le venne voglia di scappare.

 

“Mi puoi attendere un attimo?” le chiese gentilmente con un sorriso mentre entrava dentro.

 

Lei acconsentì col capo ed attese qualche minuto; la gente le passava davanti guardandola dal basso verso l'alto e qualche bodyguard azzardò perfino un sorriso.

Si sentì a disagio ed allora provò a prendere velocemente il telefonino dalla tasca dei suoi jeans per vedere se Willy le aveva mandato qualche messaggio, ma le scivolò a terra proprio quando la guardia uscì fuori.

 

“Puoi entrare” disse mentre lei raccoglieva il cellulare.

 

Fece pochi passi e chiese timidamente il permesso di entrare, ma nessuno rispose ed allora spostò la pesante tenda rigida color crema ed entrò.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Non c'era né un tavolino né qualche altro suppelletile che le facesse pensare che era lì per un controllo di sicurezza, ma solo un ragazzo a pochi passi da lei.

Stava innanzi che le sorrideva raggiante.

Era bellissimo e alto, molto alto.

I suoi occhi erano così lucidi e luminosi sotto quel trucco pesante.

Il cuore allora le iniziò a battere impazzito.

Quel ragazzo era il cantante della band tedesca.

Non sapeva nemmeno il suo nome, o meglio, non lo ricordava affatto perchè Willy gliel'aveva detto una volta, d'altronde si era arresa nei confronti della lingua tedesca, era troppo complicata da imparare; pensò subito a quante si sarebbero volute al suo posto.

 

Realizzò in fretta e furia che forse la guardia aveva sbagliato gazebo.

 

“Oh scusa, credo, sì, credo che il signore abbia sbagliato” disse sentendosi le guance avvampare e voltandosi per andarsene.

 

“Giulia” si sentì invece chiamare con voce dolcissima “Sono, sono Willy” aggiunse timidamente.

 

Si sentì raggelare il sangue. Quella voce, scacciò subito quel pensiero. Si voltò di scatto e lo vide avvicinarsi timidamente per tenderle la mano.

 

“Come fai a sapere il mio nome? Tu non sei Willy” fiatò a malapena meravigliata.

 

“Sì invece”.

 

“Io ho appuntamento con Willy e tu non sei Willy” gli disse, sentendo il calore di quella mano che delicatamente stringeva la sua.

 

“Sono io Willy, sono Bill, Giulia”.

 

Il battito del cuore le fece tremare la voce “La guardia mi ha fatto venire quì per dei controlli” disse sciogliendo la stretta dalla mano di Bill.

 

“Non sei quì per dei controlli ma perchè lui è la mia guardia del corpo ed era l'unico modo per incontrarci”.

 

Improvvisamente il caldo parve diventare insopportabile.

 

“Giulia...”.

 

“Willy? Bill? Io non sto capendo più nulla!” disse “Ma quanti nomi hai? Ah sì e magari anche Devilish, vero?” chiese a metà tra l'amarezza ed il sarcasmo.

 

Era davvero troppo bella da guardare per uscire lucido da quell'incontro, ma quelle parole lo stavano facendo scivolare pian piano verso un incubo annunciato, perchè quello che aveva sempre temuto, forse si stava avverando.

 

“Certo, Willy, ora che ricordo, ha anche una CERTA ASSONANZA con Bill! Ma no, che dico, ho sentito male la pronuncia, perchè tuo fratello è dislessico, con problemi di linguaggio e ti ha chiamato Bill!” disse col viso teso “ Ma cos'avete voi ragazzi per dire sempre le bugie?” disse guardando quel sorriso spegnersi sulle labbra.

 

Bill provò a fare un passo verso di lei, ma si bloccò subito, lei era sulla difensiva “Giulia, ti prego fammi spiegare” le disse cercando di controllare le sue emozioni.

 

“Ed io che mi ero fidata di te! Ho sempre creduto a tutto quello che mi dicevi, per tutto questo tempo! Aveva ragione Massimiliano, mi sono fidata di un perfetto sconosciuto, che vergogna dover constatare che aveva ragione!”.

 

Ebbe come un pugno nello stomaco nel sentire pronunciare quel nome uscire da quella bocca che desiderava come un pazzo ed iniziò a realizzare che forse la situazione stava prendendo una piega difficile da gestire.

 

“Cosa c'entra il tuo amico?” chiese sconvolto “C'è anche lui?”.

 

“No, ma è al corrente, è un amico che si preoccupa” disse freddamente.

 

“Già, non avevo dubbi”.

 

“Ci manca solo la scenata di gelosia dopo quello che hai fatto! Assurdo! Vuoi un applauso? Non ti bastano quelli che hai preso stasera? Ma no, è evidente”.

 

Incassò quella cattiveria accettando il fatto che solo lui era stato l'artefice di tutta quella messinscena “Se solo mi facessi parlare, io non ti ho mai voluto ingannare” disse consapevole che lei ormai non aveva la minima intenzione di ascoltarlo.

 

“Ma stranamente lo hai fatto. Lasciami in pace e non azzardarti a cercarmi, perchè non ti risponderò mai più!” disse voltandogli le spalle e dirigendosi verso l'uscita.

 

“Giulia, aspetta, non andartene” la implorò “Non puoi chiedermi di fare una cosa del genere perchè non lo farò mai, mai!” .

 

“E per cosa dovrei restare?” disse voltandosi per fissarlo negli occhi “Per sentirmi dire altre bugie?”.

 

“Credimi, non avevo altra scelta, non mi avresti mai creduto se fin dall'inizio ti avessi detto chi ero”.

 

“Non scomodare la tua guardia, conosco la strada” disse girandogli le spalle ed avviandosi nuovamente verso l'uscita.

 

“Ti supplico, rimani!” la pregò “Ho aspettato i tuoi tempi mentre morivo dalla voglia di vederti da quell'10 Luglio dello scorso anno” disse con una dolcezza ed una timidezza che le trafissero il cuore.

 

“Non ci posso credere! Quindi tu sei davvero Brand? Hai portato avanti tutto questo teatrino da allora?” chiese con voce rotta senza voltarsi, perchè le lacrime avevano iniziato ad inumidirle gli occhi.

 

“Credimi, ferirti non è nemmeno l'ultima cosa che vorrei al mondo!” disse sconvolto.

 

“Se davvero fosse stato così, avresti scelto diversamente, perchè quello che hai fatto sembra essere proprio il frutto delle tue intenzioni” sentenziò senza nemmeno voltarsi ed uscì dal gazebo.

 

“Giulia” la supplicò ancora cercando di seguirla, ma Dirk lo bloccò.

 

“Bill, no” lui lo guardò disperato, ma sapeva che non era quello il modo per rimediare.

 

Giulia affrettò il passo per raggiungere l'amica, scontrandosi con la gente che aveva affollato il back stage, quando si sentì chiamare dal bodyguard.

 

“Ti accompagno” disse gentilmente.

 

“Grazie, non c'è bisogno, mi ricordo il tragitto” disse sentendo una lacrima calda bagnarle il dorso della mano.

 

“Non ti farebbero passare senza security e cartellino”.

 

Allora decise di fare quello che lui gli aveva detto, con una gran voglia di scappare da lì per rintanarsi in un posto dove poter piangere.

Arrivarono al termine del corridoio dove non trovò nessuna ad attenderla.

 

“Ciao Giulia. Sono Dirk e spero di rivederti”.

 

Lo guardò allontanarsi, si sentì confusa, frastornata; si passò la mano velocemente sugli occhi per asciugare le lacrime, quando sentì quel profumo impregnato nella sua pelle: non seppe descriverlo, aveva qualcosa di indefinibile, piacevole, non potè scordarlo, mai più, perchè l'avrebbe riconosciuto tra milioni, quello era il suo profumo, quello di Bill.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Non potrò mai scordare quel tuo sguardo così deluso e quel tono di voce, perchè la causa di quel dolore ero stato io, solamente io.

Mi sono odiato.

Farti del male, questo ero stato capace di fare!

Io, che ti amo più di me stesso, più di ogni altra cosa al mondo!

Mai realizzai come in quel momento, l'orrendo mondo di menzogne che avevo messo su con la speranza di averti.

Sì, averti.

Pensavo follemente ad averti ma per raggiungerti, avevo perso la mia lucidità.

Avevo perso me stesso.

Che fine avevo fatto?

Mi ero perso d'amore,

mi avevi reso indifeso, disarmato, inerme.

Avevo paura per quello che mi stavi facendo provare, perchè era così immensamente bello, unico.

Mi sentivo un drogato e più avevo paura, più ne avevo un bisogno disperato, senza il quale, non avrei potuto vivere.

Ti avevo dato le mie emozioni e tu ci giocavi senza accorgetene,

ingenuamente, perchè non potevi sapere ancora quanto amore avessi da darti

semplicemente perchè le mie bugie ti avevano impedito di conoscere la verità,

quando invece era quello di cui tu avevi realmente bisogno.

 

 

 

 

 

 

 

https://youtu.be/noxGKBnUyng

 

 

 

 

Disclaimer: Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di queste persone, nè offenderle in alcun modo.

Ringrazio infinitamente chi ancora legge queste mie pagine.

Ci sono sogni che non smettono mai di farci sentire vivi.

 

 

 

 

 

Rif: https://www.musicoff.com/live-sound-light/palco-e-professionisti/dietro-le-manopole-dei-live-di-vasco/

Cit: (Leo Tolstoj)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 



 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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