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Autore: Manu_00    10/11/2021    6 recensioni
[Hazbin Hotel]
Uscita viva dall'ultima litigata con Innozenz, Mihaela è stata ingaggiata per indagare su un'attività di scavi presso il complesso della metropolitana di Pentagram City.
Avventuratasi nel grande mondo sotterraneo formato da linee della metro iniziate e mai portate a termine, deposti di gang criminali, rifugi improvvisati ed evidenti sintomi della megalomania di qualche overlord, dovrà avvalersi di una guida per non smarrirsi.
Anche se, tutto sommato, tra la compagnia della guida ed il perdersi sotto terra, non saprebbe dire quale sia l'alternativa peggiore.
[Seguito diretto di Radioactive]
Genere: Avventura, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo VI


Come ogni sera, i pali da strip del Lusten erano animati da demoni di ogni tipo e identità di genere intenti a soddisfare con le loro movenze audaci e i loro corpi oliati la libido di centinaia di avventori mezzi ubriachi, bisognosi di un qualsiasi stacco dalla loro grigia esistenza come anime dannate di Pentagram City.
Ma mentre gli occhi della maggior parte di loro erano fissi sui ballerini, un demone in particolare se ne stava in disparte.
Non che fosse possibile stare in disparte in un locale colmo fino all'orlo, ma tra i demoni seduti al bancone, lei era l'unica che in questo momento non stava guardando l'esibizione.
Insensibile ai rumori e alle luci, i suoi occhi erano infatti incollati sul fondo del bicchiere, che doveva aver vuotato almeno una decina di volte negli ultimi minuti.
<< Un altro giro! Ho avuto una giornata pesante! >>
Accortasi non appena finita la frase che l'attenzione degli avventori accanto a lei era tutta focalizzata sull'esibizione, Sherry ne approfittò per afferrare tre bicchieri con le sue molteplici braccia, bere il liquido al loro interno tutto d'un sorso per poi rimetterli al loro posto.
Nel mentre il barista, un demone dal corpo che sembrava composto da radici e vegetali vari con tanto di zucca sotto l'elegante cappello, le serviva il nuovo drink.
<< Segno sul loro conto? >> chiese con una voce senza intonazione nel mentre che si prendeva un sorso anche lui, Sherry annuì prima di vuotare il bicchiere.
<< Un altro ancora, grazie! >>
<< Giornata pesante? >>
La demone ragno si stiracchiò sul posto, massaggiandosi le braccia doloranti.
<< Chi lo vuole sapere? >>
<< Soltanto un barista che si sta annoiando. >>
Sherry non era abbastanza sicura di avere davanti un barista, conosceva bene quel mucchio di radici e foglie.
Cioè no, non lo conosceva, ma lo aveva visto tantissime volte in giro per il Lusten, sia quando ci andava da cliente che come ballerina, e questa era la primissima volta che lo vedeva dietro il banco.
Beh, con tutta probabilità doveva essere un socio di Melanie che avendo sicuramente una radice al posto del cazzo non poteva certo divertirsi in un locale simile.
Dio, che vita triste che doveva essere.
Certo però, non doveva avere proprio un cazzo da fare se ha deciso di prendersi un turno da barista.
<< Nulla di particolare, solo... degli stronzi mascherati che hanno cercato di strapparmi la pelle, chissà poi perché proprio a me. >>
Il barista alzò le spalle.
<< Pentagram City è piena di delinquenti. >>
<< Sì, ma questi erano ben coordinati, ci sarà qualche overlord dietro... o avranno preso ispirazione da qualche brutta serie tv. >>
Prima che il barista avesse modo di rispondere, uno schianto si fece sentire a poca distanza dai due.
Sherry e Faccia di Zucca spostarono lo sguardo alla loro destra, e subito la demone ragno riconobbe le facce di due clienti che le erano molto familiari.
Ad avere fatto tremare il bancone del bar (assieme all'intero quartiere) era stata una procace demone dalla pelle viola scuro e i capelli sempre dello stesso colore ma di una tonalità più accesa da cui spuntavano due antenne da cavalletta.
Il suo corpo formoso ben evidenziato dai suoi pantaloncini scuri e un vivace top rosso e i suoi magnetici occhi verdi l'avrebbero sicuramente resa oggetto di parecchie attenzioni indesiderate all'interno di un locale simile...
Se non fosse che chiunque avesse voluto provarci si sarebbe tenuto a largo non appena notati i denti da squalo in grado di strappare una testa a morsi senza troppi problemi e le due lunghe lame chitinose che riposavano sotto i suoi avambracci.
Ma anche in quel caso, qualche povero pazzo ci avrebbe potuto provare comunque, se non fosse che la signorina era ben conosciuta al Lusten come cliente abituale e come assassina in grado di tagliare in due enormi travi di metallo con la stessa naturalezza di quando taglia il panetto di burro per la colazione.
Non che nessuno l'avesse mai vista fare colazione, molti erano convinti si cibasse delle sue stesse vittime, anche se per carità, pure se fosse vero, non è che all'inferno sarebbe stata una cosa così disturbante.
Tra serial killer cannibali, feticisti, o semplici anime affamate, il cannibalismo era praticato da un numero non indifferente di dannati.
<< Tu! Dammi l'affare più alcolico che hai! Ho avuto una giornata di merda e devo riprendermi! >>
La demone non sembrava essersi resa conto della loro conversazione, prese posto sulla sedia più vicina e iniziò a tamburellare le dita sul legno del bancone, esibendo un'espressione alquanto scottata.
Accanto a lei, un'altra (procace) presenza abituale che Sherry e il misterioso barista avevano imparato a conoscere pur senza averci mai parlato, ovvero una demone dalla pelle chiara e ricoperta in più punti da uno sottile strato di pelliccia bianca, demone che nonostante frequentasse il locale da anni con l'altra arrivata nessuno aveva mai capito se fosse una sua amica o se invece non la sopportava neanche un po'.
Con i capelli raccolti in un turbine di trecce bianche come la neve, e vestita con pantaloncini, una mimetica come giacca e il seno fasciato, anche lei non era certamente una persona che poteva passare tanto inosservata in un locale frequentato perlopiù da gente disposta a pagare anche solo per dei preliminari.
E inutile dire che se nessuno aveva ancora provato a darle un minimo di fastidio era perché anche lei si era conquistata una certa fama come combattente e assassina, e che assieme alla sua compagna di bevute (forse l'appellativo più vicino alla verità per definire il suo rapporto con la cavalletta) aveva contribuito a ridurre il numero di clienti troppo turbolenti per i gusti loro e della dirigente del locale.
<< E smettila di frignare, neanche ti avessero fatto male. >>
La demone viola girò il collo di novanta gradi precisi precisi per scrutare meglio gli occhi (uno celeste con pupilla verticale bianca, l'altro giallo e senza pupilla) della sua accompagnatrice.
<< È proprio questo il problema! >>
La leonessa sospirò di gran fiato.
<< Ci risiamo... >>
<< Per una volta che qualcuno di enorme, ok con un outfit di merda e una maschera che potrebbe aver disegnato soltanto uno che ha preso molte sberle da piccolo, ma comunque con una stazza non da poco ti blocca la strada mandando fuori l'autobus con un calcio e dice di volerti ammazzare, beh, ti fai delle aspettative! >>
Adesso stava alzando gli occhi al soffitto.
<< Perché devo sentire questo discorso almeno una volta a settimana? Ero davvero una persona così orrenda in vita? >>
<< E invece ecco che come gli tiro un pugno finisco per passarlo da parte a parte! Voglio dire, non si tratta soltanto di delusione! È una mancanza di rispetto che vieni da ME, prendi il MIO tempo e poi muori senza nemmeno farmi divertire? Come se fossi una sfigata qualsiasi! Valgo così poco in battaglia? No! E che cazzo! È un insulto alla mia persona, al mio stile di vita e alla mia figura professionale! >>
<< Così offendi tutti quelli che hanno un lavoro, me compresa. >>
<< Come se non bastasse non so nemmeno chi me lo abbia mandato, almeno risalivo direttamente al boss di turno e mi rifacevo su di lui! E se fosse un overlord? Un overlord che vuole uccidermi! Avresti in mente qualcosa di più eccitante che insegnare un po' di umiltà a quegli stronzetti altocolati? >>
La demone bianca non sembrava particolarmente convinta.
<< Probabilmente sono una banda di tossici che volevano fare gli alternativi con delle maschere disegnate male. >>
Gli occhi della cavalletta si fecero improvvisamente umidi, prima che iniziasse a sbattere la testa sul tavolo, frantumando sotto la fronte il bicchiere che le era appena arrivato.
<< PERCHÈ DEVE SEMPRE FINIRE TUTTO COSÌ? >>
Portò le mani tra i capelli e iniziò a piagnucolare mente l'altra, spinta da un qualcosa che doveva essere simile a della compassione, iniziò a darle pacche sulla schiena mentre ordinava da bere a sua volta.
Arrivato il suo drink assieme a uno nuovo per la sua compagna (il barista evitò saggiamente di farle notare che aveva distrutto il primo bicchiere con la fronte e di chiederne il pagamento), lo bevve tutto d'un sorso mentre l'altra si lamentava e digrignava i denti.
<< Sappi che se trovi la tua non vita così straziante posso semplicemente porvi fine io, guadagnerei qualcosa in salute e serenità. >>
<< Seh, poi trova qualcuno che sopporti tutto il giorno te e la scopa nel culo che ti ritrovi! >>
La bianca iniziò a farsi gli artigli sul legno del banco.
<< Parli spesso della scopa che ho nel culo, non è che ne vorresti una te? >>
Raccogliendo la provocazione, la cavalletta alzò la faccia (ricoperta di schegge), scoprendo un poco rassicurante sorriso a trecentosessanta denti acuminati.
<< Guarda, io ho gusti un po' diversi, ma ehi, il primo passo per superare un problema è ammettere di averlo! >>
<< Ok, ti spacco la fac- >>
<< Ehm, scusate! >>
Come se fossero a molla, i colli delle due mercenarie scattarono verso Sherry, che percepì un'aura omicida talmente intensa che dentro di sé iniziò a pentirsi di averle rivolto la parola.
Ma l'ultima cosa che avrebbe fatto sarebbe stato mostrarsi intimorita davanti a qualcuno, anche a loro due.
Piegò le labbra in un sorrisino subdolo.
<< Anche tu hai incontrato una persona con una brutta maschera? Che coincidenza... >>

<< Beh questo... >>
<< … Certo che... >>
<< … Fa davvero schifo. >>
L'intera stanza era rossa, e non per una qualche anomala pigmentazione delle pietre:
Su tutte le pareti erano presenti disegni, principalmente sorrisi, fatti col sangue.
E tutti sorrisi stilizzati simili a quelli della botola sopra le loro teste, quella dove le punte dei chiodi fungevano da punto medio di due grandi occhi ad angolo acuto, lo stesso angolo di tutti gli altri.
Inoltre, il fatto che la stanza fosse tenuta ben illuminata, con numerose candele disposte in giro, faceva dedurre che il proprietario (o i proprietari) non doveva essere fuori da molto.
Il che non contribuiva affatto alla tranquillità dei presenti.
Mihaela in anni di onorata carriera ne aveva viste di cose... ma questa mai nella sua vita.
Certo, a pensarci bene si era imbattuta in scene cruente più durante gli interrogatori e le visite ai carceri del regime che non mentre era in servizio, si occupava di controspionaggio, non certamente di killer deviati.
Perché solo un deviato con un discutibile gusto nell'arredamento poteva decorare la stanza con sorrisi disegnati col sangue.
Jack invece doveva aver visto di peggio, è stato in Vietnam, il terrificante Vietnam, dove i suoi amici yankee bombardavano i villaggi con il napalm.
Nathan invece... Nathan era rimasto immobile da quando si era accorto di avere affondato il piede in una pozzanghera rossastra ben più profonda di quanto chiunque avrebbe immaginato.
A differenza del sangue sul cadavere sopra le loro teste, questo era bello fresco.
La stanza in sé, a parte i macabri particolari, sembrava un magazzino, un vero magazzino, quello che avrebbero dovuto usare al posto di quello di sopra, tanto da farle venire il dubbio se la stanza non avesse proprio questa funzione prima che quelli sopra si scordassero della botola...
No, seriamente nessuno si era accorto della botola, specie adesso che c'era un cazzo di cadavere impalato sopra?
Per trovare conferma ai suoi sospetti, Mihaela scoperchiò un barile, uno dei tanti presenti nella stanza.
E niente, non l'avesse mai fatto.
Organi e sangue, questo conteneva.
Nessuna traccia di droga o altro, solo uno spezzatino di interiora immerse nel liquido rosso, l'odore era più nauseabondo di qualsiasi cosa avesse mai odorato prima e dopo la sua morte.
Chi gestiva il traffico là sopra o non sapeva di questa stanza segreta, o faceva finta di non sapere, e in questo caso stavano appena mettendo il naso negli affari di qualcuno di molto più importante e stronzo di loro.
<< Ehi... ma perché quello è verde? >>
Mihaela era già pronta a torcere un dito a Faccia Bruciata, ma seguendo il suo indice trovò in effetti una faccia disegnata sulla parete, verde.
Ma per il resto pareva... la stessa sostanza.
<< Siamo all'inferno, non è la prima volta che vedo del sangue verde, o giallo, o una volta... anche viola. >>
Il piccolo spacciatore girò la testa verso di lei.
<< Aspetta. Com'è che hai visto tutto questo sangue? >>
<< Ti lascio indovinare. >>
Nathan rispose facendo più di un passo indietro, lontano dalla portata di quel mostro di donna.
Mostro di donna che poi piegò il collo in direzione di Jack.
<< Ok, ne sai qualcosa? >>
<< No! Non mi è stato detto niente in merito a riti satanici- >>
<< Jack. >>
<< Ho detto che- >>
<< Siamo all'inferno Jack, non credo che fare riti satanici sia un problema a questo punto. >>
<< … Sei un'irritante sapientona! >>
Nathan afferrò un rene da uno dei barili per lanciarglielo in fronte.
<< Resta concentrato cristo! Nessuno ti ha detto che stiamo passando per la casa di uno o più serial killer? Porca puttana, sembra un film dell'orrore! >>
Jack scosse la testa.
<< Nathaniel. >>
<< Nathan! Non mi sono mai chiamato Nathaniel e lo sai! >>
<< Nathan o Nathaniel, dovresti sapere bene non è un film dell'orrore se non c'è un negro che muore per primo, ed io non vedo negri qui! >>
Mihaela, che a differenza di Jack non si era aggiornata sugli sviluppi della cinematografia degli ultimi quaranta anni, inclinò la testa confusa.
<< Non preoccuparti, di solito la bionda muore quando scopa con qualcuno, e tu sei inchiavabi- >>
Sta volta fu un intero barile pieno di organi a volare addosso a Faccia Bruciata, il poveretto non fece in tempo a schivarlo che si trovò schiacciato dal suo peso e da quello complessivo di ben cinque corpi umani contenuti al suo interno.
Non appena atterrò, il coperchio saltò via, facendo piovere una cascata di organi e sangue sulla sua faccia scheletrica.
<< E per tua informazione, probabilmente, anzi, certamente scopo più io di te. >>
Nathan rispose a questa dichiarazione con uno sguardo perplesso.
<< Ehm davvero? Cioè voglio crederti ma tra le radiazioni e tutto il resto... >>
<< Vuoi finire con la faccia in uno di questi affari? >>
Notando che stava indicando i barili, Nathan si chetò di colpo.
L'ex agente Funar si portò una mano alla tempia, pensierosa.
Per quale motivo si era sentita in dovere di rispondere riguardo la sua vita sessuale ai due stronzi qui presenti?
Vallo a sapere, sarà lo stress che le stanno causando.
Prese un respiro, doveva fare appello al suo senso dell'ordine e ad anni di ferrea disciplina comunista.
<< Va bene, dove dobbiamo andare? A parte la botola non vedo altre uscite. >>
Faccia Bruciata, liberatosi dal baule e con quello che doveva essere un intestino tenue a fargli da parrucchino, prese a girare per la stanza, calpestando senza troppo ritegno pozzanghere di sangue e altre robe schifose cadute in giro per la stanza.
Senza che nessuno dei due accompagnatori avesse qualcosa da ridire in merito ai suoi nuovi capelli, continuò a cercare, fino a fermarsi davanti a una grossa libreria appoggiata alla parete.
<< Il passaggio dovrebbe essere... qui! >>
Mihaela si avvicinò a lui, e assieme provarono a spostate la libreria...
Niente, era come incollata alla parete.
Nathan provò ad aiutare.
<< Forse... dovete trovare il libro giusto? Comporre una combinazione? Magari... tutte le facce insanguinate di questa stanza sono la combinazione! >>
Giratasi verso il piccoletto, Mihaela non poté che annuire: se la libreria non poteva essere spostata, allora serviva per nascondere qualcosa.
Si guardò attorno, cercando con lo sguardo le facce disegnate sulle pareti, gli elementi più vicini a degli indizi in quel posto orrendo.
Cinque erano di tonalità rossa accesa, erano recenti, tre erano grandi e due piccole.
Sette erano di un rosso molto scuro, sangue ormai secco, due grandi e le altre cinque piccole.
Una, grande come le altre tre rosse e due scure, era verde.
La libreria d'altro canto aveva cinque ripiani, i libri erano di vari colori, ma svettavano particolarmente il rosso, il rosso scuro ed il verde.
Tutti i libri di questo colore erano di grandezze diverse, e disposti in modo che non si toccassero tra di loro, nessuno poi era posto sul ripiano superiore.
Facendo appello ad anni di esperienza nella polizia segreta, Mihaela trovò presto la soluzione:
<< Fanculo, io sciolgo le pareti. >>
Appoggiandosi alla libreria, concentrò tutto il calore sulle mani, e presto il mobile prese fuoco, in maniera talmente violenta che i libri ed il legno incominciarono a incenerirsi sotto i palmi della demone.
Jack e Nathan fecero parecchi passi indietro, mentre Mihaela lasciava che il calore si diffondesse per tutto il suo corpo mentre questo affondava nel legno, poi nel metallo e infine nella nuda roccia.
Riportare il suo corpo a una temperatura normale sarebbe stato difficile, diversamente liberare il calore era molto facile, bastava smettere di controllarlo e il processo di fusione al suo interno l'avrebbe resa incandescente come il nocciolo di un reattore, se non di più.
Certo, passare attraverso roccia e metallo fuso era sempre... un'esperienza estraniante, un attimo prima era con le mani appoggiate alla libreria e adesso si stava facendo un bagno nella lava.
Poi, le sue mani tornarono ad accarezzare l'aria, e con un vigoroso strattone in avanti per liberarsi dal magma, Mihaela fu presto dall'altro lato del passaggio.
Non si concesse nemmeno di guardarsi attorno per iniziare a correre in giro, nel timore di sciogliere il terreno sotto i suoi piedi mentre una piccola colata lavica invadeva il passaggio.
Notando la presenza di pareti ai lati, iniziò a premere contro una di queste, nel mentre che imponeva al proprio corpo di tornare ad una temperatura tollerabile, cioè una che non le fondeva il terreno sotto i piedi.
Fortunatamente la parete smise di fondersi quando il suo culo stava già iniziando ad affondare, mentre Jack e Nathan saltarono in mezzo alla coltre di fumo che si era formata dalla libreria in fiamme, atterrando abbastanza lontano dal ruscello di magma che andò presto a solidificarsi.
<< Potevi impegnarti di più! >>
<< Io... io sono sempre meno sicuro dell'idea di viaggiare con voi. >>
<< Oh, che peccato. >>
Staccando il sedere dalla roccia ormai solidificata (lasciandosi dietro una cavità abbastanza evidente), la demone si guardò attorno.
Adesso erano dentro una caverna, una gigantesca caverna che si perdeva in un abisso senza fondo.
Erano usciti dal buco scavato nel muro e nel metallo per trovarsi su un terrazzamento che dava sullo strapiombo.
Mihaela non poté fare a meno di provare un raro brivido davanti alla vastità dell'oblio che si apriva davanti ai suoi occhi.
Pentagram City era una città caotica, viva, colorata, certo, tutte caratteristiche da interpretare nella chiave più negativa possibile, ma erano la caratteristiche di quella che ormai da circa quanta anni chiamava casa.
Ecco, quella grotta era il contrario, era pura oscurità, puro silenzio, non si sentiva un rumore, e dopo anni passati all'inferno, pure il suono di anime torturate sul marciapiede era più rassicurante rispetto alla totale assenza di rumore.
Guardando i suoi compagni, non poté fare a meno di notare che Jack e Nathan camminavano più vicini rispetto a prima, e il primo sembrava a corto di cazzate da dire.
Il che applicato a Faccia Bruciata non poteva che essere un segnale preoccupante.
<< Questo posto sarebbe perfetto per una discarica! >>
Ok no, era il solito imbecille.
Beh, tutto sommato la cosa non le dispiaceva, aveva bisogno di un po' di spirito, per quanto irritante.
Smesso di pensare a quanto fosse inquietante questo buco, le fiamme della libreria alle loro spalle si spensero, e l'unica luce oltre a quella che filtrava dal buco aperto dalla stessa Mihaela, era proprio la stessa demone: in assenza di luce la luminescenza si faceva visibile anche quando non era particolarmente accesa.
E grazie alla propria radioluminescenza, Mihaela poté notare sia due bracieri spenti sul limitare del terrazzamento, quella e un binario con un carrello, binario sospeso nel vuoto della caverna, tenuto in piedi da pali che i tre demoni non riuscivano a scorgere oltre il buio.
Il binario e il carrello erano abbastanza larghi, più che un carro per l'estrazione di minerai, sembrava un piccolo vagone, sufficiente a contenere almeno cinque persone.
Considerando a cosa era collegato, era abbastanza chiaro che serviva per spostare persone da quella stanza inquietante ad un posto... molto, molto più in basso.
Forse un posto ben lontano dai sotterranei della metropolitana, forse verso uno degli altri gironi? Era possibile che avessero trovato il limite fisico del girone dell'orgoglio, dove sorgeva Pentagram City ed erano contenute tutte le anime dannate?
C'era soltanto un binario, nessuna via di ritorno.
<< Volete davvero infilarvi lì dentro? >>
Guardando Nathan, Mihaela alzò le spalle.
<< Devo farmi pagare di più. >>
Lei e Jack si accomodarono per primi, mentre Nathan rimase fermo a guardare il buco da cui erano sbucati fuori, e fece anche qualche passo verso lo stesso...
Finché non si udì il cigolio dei cardini della botola e il rumore di qualcosa che scendeva sul pavimento.
<< Oh no no no e andiamo! >>
<< Cosa succede? >>
Il demone corse verso i due compagni di sventura, e senza aggiungere niente si tuffò nel vagone, mentre Jack, alzando le spalle, alzò la leva collegata ai freni.
Il vagone avanzò verso il basso con un movimento lento... per poi cadere con violenza nel vuoto.
   
 
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