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Autore: Chirubi    11/11/2021    1 recensioni
I. Downstream - Windy with 50% Gravity
II. Static - Sunny with 100% Gravity
III. Upstream - Cloudy with a chance of 1% Gravity
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«Ti prego, allenati con me!»
Ochaco Uraraka aveva chinato profondamente il capo come a voler abbozzare un inchino, sotto lo sguardo impassibile di Katsuki.
Una folata di vento primaverile accorse a smuovere i capelli della giovane, ammutolita in una sorta di stasi e tensione palpabile.
Il tempo parve quasi congelato come se tutta la vita del pianeta si fosse ridotta a loro due, in piedi in un corridoio deserto della U.A..
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katsuki Bakugou, Ochako Uraraka
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Da: Faccia Tonda
Ore: 19:56
Ehi, Bakugō! Ho un favore da chiederti, posso chiamarti?

A: Faccia Tonda
Ore: 20:01
Solo se è una cosa veloce, Faccia Tonda. Mi sto allenando, non ho tempo da perdere con le stronzate.

Da: Faccia Tonda
Ore: 20:04
Grazie! Faccio subito, promesso!

A: Faccia Tonda
Ore: 20:16
Sarà la prima e l’ultima volta, intesi? Se racconti cazzate alle tue amiche sono fatti tuoi. E se ne fai parola con qualcuno ti incenerisco.

Da: Faccia Tonda
Ore: 20:19
Ehi, guarda che tu così ci hai guadagnato i miei appunti per sempre! L’appuntamento è domani alle 17 al bar, non fare tardi! Ciao ciaoooo!

Nonostante Faccia Tonda non sia tra le prime della classe, organizza gli appunti con precisione. Sfruttarla mi farà guadagnare del tempo per allenarmi. È solo per questo che lo faccio, non me ne frega niente di queste cazzate da ragazzine.
«Eccoti qui, Kacchan!»
Nell’udire la voce cinguettante di Ochaco, Bakugō interruppe il suo flusso di coscienza, smise di scorrere distratto i messaggi del giorno prima e ripose il cellulare in una tasca.
Quando alzò lo sguardo su di lei, sembrò non disprezzarne il vestiario: indossava una camicetta bianca piuttosto sbottonata, una gonna nera svolazzante e aveva legato i capelli con delle semplici mollette rosa. Al suo seguito c’erano due ragazze, le amiche della prefettura di Mie che per quella giornata avrebbero dovuto credere che Katsuki fosse il suo ragazzo.
Non sapevo che sarebbero mai venute qui, per questo ho detto di avere un ragazzo.
Loro hanno tutto e inoltre sono delle vere pettegole, non volevo fare una brutta figura.
Non ci sono né Deku né Iida domani, ti prego di aiutarmi, Bakugō!

Due settimane prima la richiesta di allenarsi insieme, poi il finto fidanzamento, poi venir chiamato “Kacchan”.
Nonostante stessero entrando in confidenza, non è che Ochaco si stesse prendendo il dito con tutta la mano?
Ad ogni modo poco importava, si trattava pur sempre di un affare: due ore di noia mortale in cambio di ritrovarsi la fatica dimezzata con lo studio per i prossimi tre anni.
«Ehi, Faccia Tonda. Sei in ritardo, dove cazzo eri finita?»
La brunetta trasalì, spalancando gli occhi.
Non che ci fosse da stupirsi, Katsuki Bakugō non si sarebbe potuto comportare diversamente del resto, però una parte di lei aveva sperato in un atteggiamento un minimo più consono alla situazione.
«Uhm… Lui è Katsuki Bakugō, il mio amato ragazzo! Ci siamo conosciuti qui alla U.A.!», ciangottò, prendendo con poca naturalezza il biondino sottobraccio.
«Ehm… Io sono Shiro e lei è Akemi, molto piacere. Vogliate scusarci un attimo», la più bassa delle due ospiti sorrise freddamente e afferrò la mano dell’altra; soffocarono un risolino e si defilarono all’interno del bar.
Che Ochaco fosse una pessima bugiarda era palese e la scarsa cooperatività del compagno di classe non fece altro che accentuare la situazione.
A quest’ultimo non sarebbe neanche importato più di tanto, se solo non avesse visto lo sguardo della ragazza abbassarsi ed intorbidirsi.
Stringeva forte un lembo della gonna ed iniziò a tremare, come se fosse potuta scoppiare a piangere da un momento all’altro.
Per quanto poco cavaliere potesse essere Katsuki, sapeva di non poter continuare a vedere una persona che rispettava profondamente in quelle condizioni.
Si alzò dalla sedia ed entrò anche lui all’interno del bar per pagare quanto avesse ordinato in attesa delle ragazze e portare Ochaco via, ma delle voci familiari attirarono la sua attenzione.
«Hai visto, Shiro? Uraraka non solo non è tra i migliori della classe, ma gira ancora con quel telefono vecchissimo.»
«Vogliamo parlare del suo finto ragazzo? Che imbarazzo! Mi stavo chiedendo quanto lo avesse pagato, prima di ricordarmi quanto sia povera!»
Esplosero in una risata pressoché sincrona, prima di uscire e trovarsi il biondino davanti.
Sussultarono e restarono pietrificate di fronte a quello sguardo vermiglio e pericoloso.
«Cosa cazzo state dicendo di Uraraka, troie?», sbraitò, bloccando il passaggio di una delle ragazze piantando un braccio al muro, «È quella con più grinta e potenziale della classe e la sto allenando personalmente. Non me ne frega un cazzo di quanti soldi abbiate voi, dopo il diploma potrete solamente farle le scarpe. Ha un quirk eccezionale, sarà una grandissima eroina.»
Gli avventori del posto si voltarono verso di lui, alcuni spaventati da quella voce tuonante ed altri invece in preda all’ammirazione per il vincitore dello U.A. Sports Festival.
«Bakugō, cosa…?»
Ochaco sobbalzò alla vista degli occhi iniettati di sangue del compagno, eguagliabili solo a quando se la prendeva con Deku o Todoroki.
Nella poca lucidità ripensò alla loro battaglia al festival, agli allenamenti delle ultime settimane, addirittura al sorriso dolce e motivato della ragazza di quando riusciva ad utilizzare il proprio quirk su di lui; niente e nessuno avrebbe dovuto o potuto sminuire i suoi sforzi immani, non dinanzi a chi Uraraka la stava coltivando con cura come un’orchidea.
«Inoltre…»
Si girò verso di lei guardandola negli occhi con un’intensità quasi da brividi e le circondò i fianchi con un braccio, suscitandole un lieve sussulto.
«… è davvero la mia ragazza. E proprio perché le voglio bene non le permetterò di continuare a frequentare merda come voi.»
Lasciò scivolare la mano sul suo polso e la trascinò via, non senza incontrare un minimo di resistenza da parte sua.
Restarono in silenzio per un paio di centinaia di metri, prima di fermarsi in un viale affollato.
Si cercarono con lo sguardo per un lungo, interminabile istante.
Ochaco pareva cristallizzata, con una mano stretta sul petto e l’altra ancora stretta nella morsa del biondo.
«Faccia Tonda, promettimi…», quest’ultimo grugnì, rafforzando la presa, «… che non te la farai più con quelle bastarde».
L’eroina iniziò a tremare, ma non più dalla paura.
Il suo cuore viaggiava ad un numero di battiti inedito, quasi preoccupante.
Era la sua mano grande e forte intorno al suo polso esile, erano quei minuscoli rubini incastonati nelle sue pupille, era lui.
Ochaco Uraraka aveva appena realizzato che da Katsuki Bakugō non esistesse una via di fuga.

   
 
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