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Autore: lulette    12/11/2021    5 recensioni
Dal primo capitolo:
[...Merlino era ancora esausto e si lamentava con il re: "Ecco qua: un'altra settimana nella foresta, a mangiare strani animali, a essere mangiati da strani animali, niente acqua calda, niente bagno, e questa è l'ultima notte in cui dormiremo in un letto come si deve."
"Sono disposto ad affrontare tutti gli orrori del mondo, Merlino, ma non dividerò il mio letto con te!"...]
[..."No, non intendevo questo!"...]
Atto unico in più capitoli | Merthur | passato amoroso di Merlino | passato amoroso di Artù | Non-con presunto~non Merthur~no descrizione | confessioni.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, Crack Pairing | Personaggi: Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate | Contesto: Quarta stagione
Capitoli:
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5965 parole
Capitolo IX
 


 


 


SIAMO SICURI DI ESSERE NOI?
 
 




 


 




Merlino correva e correva, più veloce che poteva. Era stravolto. Quell'asino di Artù stavolta aveva superato il limite.
 
'Come farò domattina a partire con lui?' singhiozzò. 'Mi darò malato ... me ne andrò da Camelot' e pianse ancora più forte al pensiero 'Ma non posso ... cosa devo fare?'
 
Era ormai arrivato in fondo all'ultimo corridoio che lo avrebbe portato all'esterno del castello, poi al laboratorio di Gaius e quindi nella sua stanzetta, quando perse uno stivale che cadde dal groviglio di panni che teneva tra le braccia. 
 
"Maledizione!" sussurrò con rabbia e si girò per tornare a prenderlo, ma si bloccò, vedendo un'ombra scura che si chinava sul pavimento.
 
Ebbe letteralmente un tuffo al cuore. Artù era lì, spettinato e ansimante con in mano il suo stivale. 
 
"Non sei abbastanza veloce per me, Merlino" mormorò Artù che non voleva attirare l'attenzione delle guardie: fortunatamente Jeremy e Thomas, dormivano seduti per terra, di fronte alla sua porta.
 
"Sire, vi prego di rendermi lo stivale" sussurrò Merlino asciugandosi il viso.
 
"Certo, se torni indietro con me."
 
"Non posso. Non dopo quello che avete detto."
 
"E tu allora? Che sei scappato come un ladro, senza una parola? Che diavolo ti é preso?"
 
"E lo chiedete pure?"
 
"Non qui, Merlino. Possono sentirci!" fece Artù sottovoce e alzò il braccio con lo stivale in mano, verso di lui, senza muovere un passo. Il servo gli si avvicinò con circospezione e sporse il braccio in avanti. Non appena toccò lo stivale, Artù con uno scatto fulmineo, si impossessò del suo polso.
 
"No!" strillò Merlino.
 
"Sssh... Vieni con me ... per favore."
 
"Lo sapevo che era un trucco!"
 
"Non voglio farti niente!"
 
"Lasciatemi andare, Artù!"
 
Tenendo ben saldo il polso del servo, il re fece due passi in avanti.
 
"Voglio solo parlare, Merlino."
 
La presa sul suo polso faceva sentire il servitore insicuro e indifeso. Guardò Artù che con i tratti ingentiliti dalla semioscurità, a quella distanza ravvicinata, era una visione per il suo povero cuore.
 
"Sei il mio migliore amico..." gli soffiò Artù sul volto.


'Ma non vi basta più!' pensò l'altro.
 
"Ti sei sempre fidato di me!"
 
'É di me che non mi fido.'
 
"Siamo stati bene questa sera ..."
 
'Sì, ma ormai é finita.'  
 
"Non voglio che finisca in questo modo. Proviamo a chiarire e poi sarai libero di andare. Sei libero di andartene anche adesso..." e staccò la presa dal suo polso, lasciandogli una leggera carezza involontaria sul braccio, che fece rabbrividire Merlino.
 
'No, non voglio cedere, non posso!'
 
"... ma ti prego, torna di là con me. Non è un ordine del tuo re ... é solo Artù che te lo sta chiedendo."
 
Sentire il re parlare in questo modo lo aveva toccato fin nel profondo.
 
Anche se aveva paura, doveva dare al re la possibilità di spiegarsi: sarebbe stato meglio per tutti e due, finire la serata in modo più tranquillo.
 
Merlino prese un paio di respiri tremanti e sussurrò: "Va bene."
 
Mentre tornavano indietro, il re gli camminava lentamente al fianco, con la paura che Merlino scappasse di nuovo. Artù si girò verso di lui ed ebbe un motto di compassione: il servo ansimava profondamente, aveva gli occhi lucidi e arrossati, aveva i capelli stravolti e tremava, tanto che il re cominciò a preoccuparsi per lui. 
 
Giunti di fronte alla sua porta, Artù indicò le guardie addormentate e con un accenno di sorriso gli mormorò: "Dovrò fargli un discorsetto."
 
Appena entrati Artù riempì due coppe e ne porse una a Merlino, che si era già seduto sulla solita seggiola.
 
"No, grazie maestà. Non mi va di bere in questo momento."
 
"É acqua!"
 
Merlino accettò la coppa con gratitudine, vergognandosi del modo in cui gli tremavano le mani e cominciò a bere adagio, cercando di non pensare a nulla per un attimo. Ma sentiva ancora il groppo in gola che non voleva sciogliersi e che gli rendeva difficile deglutire.
 
Artù tornò a sedersi sul bordo del letto. Il servo si stupì nel vederlo così calmo. Il re rimase a lungo senza fare nulla, gettandogli un'occhiata ogni tanto.
 
Nel frattempo Merlino cominciò a pensare a quello che gli aveva detto il re, prima che lui fuggisse. Stavolta era sicuro di avere capito quel che intendeva Artù con quel 'tutti'. Si stava proponendo a lui. Cosa gli stava offrendo? Una notte? Una storia di solo sesso? Ma il valletto era stato più che chiaro riguardo alle storie senza amore, eppure sembrava che ad Artù non importasse poi molto. Il re credeva che Merlino fosse innamorato di un altro uomo. E anche il sovrano amava un altro. Ma allora perché? Tutti i discorsi fatti con la complicità del vino avevano forse acceso in lui un eccesso di lussuria? Merlino non sapeva più a che nume votarsi.
 
Anche Artù pensava. Pensava di essere stato patetico. Appena il suo servo gli aveva detto che non l'avrebbe mai amato, dentro di sé non era riuscito ad accettarlo e se n'era uscito con una specie di proposta indecente. L'aveva fatto veramente? Pur di avere Merlino per sé si sarebbe accontentato delle briciole, di un rapporto solo fisico, per poter avere l'illusione di essere amato da lui anche solo per qualche attimo? Avrebbe rinunciato all'amore, visto che il cuore del suo servitore era già impegnato con un altro? Lui voleva amarlo completamente. Gli sarebbe bastato il suo corpo? Ma ... anche se aveva capito che Merlino era attratto da lui in qualche modo, il suo servo non era certo il tipo da storie squallide, mentre lui era fin troppo esperto in questo genere di rapporti. Non aveva speranze. Non l'avrebbe avuto né in un modo, né in un altro.
 
Si girò verso Merlino, che guardava a terra e non si muoveva.
 
Sapeva che il suo servo lo stimava come guerriero e come re e sentiva che l'affetto nei suoi riguardi era sincero e profondo, come amico e confidente. Un piccolo dubbio, nuovo, forse stupido, travestito da speranza, si fece spazio nella sua mente. Il dubbio che anche il suo valletto avrebbe potuto fare come lui: parlare di un altro uomo fittizio, quando l'uomo in questione era lì presente davanti ai suoi occhi. Lui l'aveva fatto. Possibile che l'avesse fatto anche Merlino?
 
Artù si alzò dal letto per avvicinarsi al servitore e si mise accucciato di fronte a lui per poterlo guardare in volto.
 
"Io ti piaccio?"
 
Il servo sgranò gli occhi e si portò una mano sulla bocca con l'intento di nascondere parte del viso. 
 
"Cosa?" mugugnò attraverso la mano con il cuore che batteva irregolarmente.
 
"Tu mi vedi come un bell'uomo?"
 
"Io vi vedo come un bel vanitoso" rispose Merlino guardandolo giusto un attimo.
 
"No, dai sul serio. Mi trovi attraente?"
 
"Ma cosa centra adesso?"
 
"Centra. Per favore. Tu, in quanto uomo a cui piacciono gli uomini, pensi che io sia attraente per un uomo?"
 
E Merlino, a dispetto del fatto che per tutta la sera non aveva fatto altro che considerarlo molto più che attraente, rispose tiepido: "Credo che le cose che attraggano una donna siano le stesse che attraggono un uomo ... più o meno."
 
"Non é quel che ti ho chiesto" affermò deluso il re.
 
Allora Merlino sbuffò spazientito. "Artù, siete sicuramente un uomo attraente e chi non vi trova attraente probabilmente non fa parte del genere umano o se ne fa parte é una persona con dei grossi problemi. Ma questo lo sapete anche troppo bene."
 
Il re abbassò il capo e con fare abbacchiato pensò: 'Non riesco a farmi capire. Ho sbagliato di nuovo. Questo approccio ha quasi sempre funzionato con le ragazze con cui ho avuto a che fare. Ma lui é diverso, non é come loro. Con lui non funziona affatto, anzi é già contrariato.'
 
Merlino continuò: "Mi state per caso offrendo le vostre grazie? Siete generoso, maestà, ma non credo che per amicizia si debba arrivare a tanto. Avete capito che vi trovo attraente e pensate non ci sarebbe niente di male a tuffarvi per un po' nel piacere con me? Credete che anch'io sia abbastanza piacente per poter farvi compagnia nel vostro letto? Pensate che abbia sofferto a stare da solo per così tanto tempo e che avrei bisogno di lasciarmi andare con voi?"

Merlino si fermò per prendere fiato. A dispetto delle parole sicure che aveva usato, dentro si sentiva cosí male: gli sembrava che le proprie parole gli rimbalzassero addosso come sassi. "Vi ho già spiegato come la penso. E anche se accettassi, so che non mi basterebbe: io credo di meritare di più e anche voi. Soprattutto voi, Artù."

 
 
Il servitore si allungò per versarsi una coppa di vino. Ora ne avvertiva necessità per placare il tormento che lo attanagliava e l'umilizione presente nelle sue stesse parole.
 
"E poi vorrei sapere chi é quest'uomo che ha l'ardire di rifiutarvi" disse stizzito, il valletto.
 
"Lui non lo sa."
 
"Cosa vi impedisce di dichiararvi?"
 
"É una persona per bene. Dovrei proporgli un amore segreto, pieno di sotterfugi, che non potrebbe mai vivere alla luce del sole, assieme a me."
 
"Ma questo varrebbe in ogni caso. É doloroso, lo so, ma al momento non c'è altro modo in cui due uomini possano amarsi."
 
Artù non riuscì a ribattere niente e Merlino parlò di nuovo:
 
"Al contrario di voi, io so di non essere molto attraente. Niente di grave. L'ho accettato e ci convivo..."
 
Artù storse la bocca e scosse la testa irritato.
 
"...Chi mi amerà, amerà anche i miei difetti, maestà, fisici e di carattere, come farò anch'io con i difetti di colui che amerò."
 
Artù ritrovò la voce: "Questa cosa non riesco a capirla in nessun modo! È un controsenso. Da un lato dici che non amerai mai nessun altro se non il tuo cavaliere, dall'altro parli dell'uomo che amerai! A meno che tu... tu non hai perso le speranze con lui, non é così?"
 
"Dentro di me, forse spero ancora, ma solo perché mi aiuta a non crollare."
 
Il re si alzò in piedi, cominciando a camminare su e giù. Non sapeva come sentirsi. Era dispiaciuto e inquieto, ma si sentiva anche leggermente su di giri. Aver fatto capire a Merlino, anche solo una piccola parte del desiderio che provava per lui lo faceva sentire strano ... più libero ... più audace. E poiché non aveva più nulla da perdere, ormai non si sentiva nemmeno più a disagio. Il fatto di avergli fatto capire qualcosa era meglio che non avergli detto nulla, anche se il suo servo non avrebbe potuto ricambiarlo.
 
"Ah ... Merlino! ... e così, mandi in bianco il tuo re!" disse con un tono tra il serio e il faceto. "Dovresti prendere esempio dai cavalieri, qualche volta ..."
 
"...e abusare di voi nel cuore della notte?" rise piano il servo.
 
"Idiota ... intendo ... vivere la vita ogni giorno come se fosse l'ultimo e goderti le cose belle!". Artù prese alcuni respiri profondi e il suo viso si fece improvvisamente grave.
 
"Tu mi hai mai mentito, Merlino?"
 
Il servo rispose con un'espressione talmente innocente da sembrare finta: "Sono un libro aperto!"
 
"Sì, come no!" ribatté sarcastico il re.
 
"Certo che vi ho mentito, maestà, ogni giorno: per poter andare a ubriacarmi alla taverna, per andare a sbaciucchiare altri servi o stallieri, per..."
 
"No, Merlino. Sto parlando seriamente ... é da quando ti conosco che ho la netta impressione che tu mi tenga nascosto qualcosa!" Artù aveva ora un'espressione triste.
 
"Quello che vi ho detto stasera non vi é bastato?"
 
"Sei ancora un enigma per me ... nonostante tutto quello di cui abbiamo parlato ... lo sei ancora! Io so che c'è qualcosa di te che mi sfugge."
 
Merlino si fece scuro in volto e abbassò la testa. Artù era in piedi di fronte a lui. Il servo aveva di nuovo la gola secca. Alzò la testa verso il suo re; deglutì più volte e lo guardò con occhi enormi e liquidi.
 
"Avete ragione Artù ... vi ho nascosto una cosa, ... una cosa importante, una cosa che ho provato a dirvi almeno mille volte ... ma ... é una cosa che ... ancora non posso dirvi. E non sapete quanto questo mi addolori!"
 
Nonostante i tentativi, Merlino non riuscì a frenare le lacrime, che scesero lungo le guance, rigandogli il volto.
 
"Perdonatemi, maestà, vi prego. Un giorno ve lo dirò ... ve lo prometto. Per ora vi basti sapere che non vi ho mai tradito, né con le azioni, né con le intenzioni, mai, neanche una volta. Aiutatemi, Artù: ho bisogno del vostro perdono".
 
Anche Artù aveva gli occhi lucidi, forse per la delusione, pensò Merlino e gli si strinse il cuore ancora di più. Si guardarono dolorosamente negli occhi, a lungo, poi il re dichiarò solennemente:
 
"Per il bene che ti porto, per l'amicizia e l'affetto che ci lega, Merlino, io ti perdono!"
 
Merlino scese dalla sedia e si inginocchiò di fronte al sovrano, gli prese le mani tra le sue e le baciò più volte, con un impeto pieno di gratitudine, inumidendole con le sue lacrime.

Artù si sentì sciogliere dentro al petto a quella vista e al tocco premuroso di quelle mani e di quelle labbra. Calde lacrime scesero anche dai suoi occhi.

 
Tramite le loro mani ancora congiunte il re aiutò il servo a tirarsi in piedi. "Un' ultima coppa, Merlino? Brindiamo ai poveri sodomiti bistrattati, che vivono una vita di tribolazioni."
 
Merlino rise forte, nonostante le lacrime. "Voi brindate pure a quelli. Io brindo al mio re!"
 
Artù accostò la coppa alla bocca e si fermò un attimo chiedendo, in modo un po' titubante.
 
"Allora prima sei scappato perché non volevi offendermi col tuo rifiuto?"
 
"No, al contrario. Sono scappato perché temevo di non riuscire a dirvi di no" rispose Merlino con sincerità.
 
"Come sei complicato!"
 
"Già!" 
 
'Complicato e stupido a quanto pare!' pensò il servo frustrato.
 
Bevvero insieme e il re chiese con un sorriso: "Che ne dici? ti va di tirare le tende del baldacchino?"
 
"Certo, sire, lo faccio subito!"
 
"Aspetta" ribadì il re "ti aiuto, ti mostro come si fa."
 
Cominciarono a slegare le tende dalle colonne, agli angoli del letto e a tirare per stenderle come fossero sipari. Merlino salì in piedi sul letto, ma non aveva tenuto conto di quanto avesse bevuto e guardando verso l'alto, sentì la testa cominciare a girare sempre più forte. Si aggrappò alla tenda per sorreggersi e con una mezza capriola finì sul letto con la parte inferiore del corpo, mentre la testa e il tronco ciondolavano al di fuori. Artù si buttò in ginocchio tra le coperte, dalla parte opposta a quella di Merlino e gli afferrò le mani dandogli un forte strattone verso di sé.
 
Il servo però era così leggero che Artù ricadde sul letto di schiena con l'altro sopra di sé: il busto di Merlino ricopriva quello del re, mentre gambe e bacino poggiavano scompostamente sulle coperte.
 
Che sensazione incredibile! pensò Artù. Adorava sentire addosso il peso e il calore del servo. Quando era stato che si erano avvicinati così tanto, senza neanche rendersene conto? In poche ore, quella sera, c'erano stati tanti e tali cambiamenti, che il re trovò il fatto quasi prodigioso. Artù appoggiò il dorso delle dita su una guancia di Merlino.
 
"Che fate?"
 
"Nemmeno la tua temperatura é normale: hai il corpo caldo, le guance fresche e le mani ghiacciate" sorrise il sovrano.
 
"Grazie Artù, mi avete salvato!"
 
"Come sempre, idiota!"
 
Merlino non aveva più le forze, né la testa per cavarsi da sopra il re. Si stava così bene lissù e il re aveva un odore così buono che il servo senza pensarci, avvicinò il naso al collo del re inspirando profondamente. Il sovrano perplesso e accigliato chiese:
 
"Mi stai annusando?" "Non posso farne a meno!" * rispose estasiato Merlino, ma per trarsi d'impaccio, subito aggiunse:
"Odorate piacevolmente di Mertù ed é irresistibile."
 
Artù gli rivolse un sorriso incerto.
 
Il servitore sentì nuovamente girare la testa e scivolò leggermente in basso, sul corpo del re, poggiandogli la testa sul petto. Era una sensazione meravigliosa: con la guancia sentiva il calore di Artù attraverso la trama sottile della camicia e si sentiva comodo e protetto. Avrebbe voluto dormire così tutta la notte.

'Dei!' pensò 'Mi sto comportando come uno svergognato...' e si mise a quattro zampe, allontanandosi dal suo re, dicendo:

"Ora che abbiamo chiarito, vorrei lasciarvi dormire" ma Artù lo riportò bruscamente su di sé ponendogli una mano sulla schiena e tirandoselo addosso.

"Non credo che abbiamo chiarito proprio tutto!" borbottò il re.
 
Artù aveva gli occhi chiusi e il broncio sulle labbra: era un incanto e Merlino lo guardava adorante. Purtroppo non aveva idea di come posizionarsi, per non gravare con il proprio peso sul corpo del re e per non spiaccicarsi contro di lui che teneva ancora la mano sulla sua schiena. Si sentì perso quando il re aprì gli occhi, guardandolo intensamente a così poca distanza. Il suo cuore perse ben più di un battito. Il sovrano accostò la bocca al suo orecchio sussurrando:
"É tanto tempo che le tende del mio letto non vengono tirate ... capisci Merlino?"
 
Merlino improvvisamente avvampò e aprì la bocca stupito:
 
"É ... é quello che intendevate? ... Le tende vanno tirate quando siete malato ... o avete compagnia!"
 
"Apriti, sesamo! ... Davvero non ci eri arrivato?" mormorò Artù divertito.
 
"No, ... ma non vi basta chiudere a chiave?"
 
"Il re non può mai chiudere a chiave, nemmeno nella stanzetta dei bisogni, altrimenti la prima guardia che se ne accorge ha l'ordine di sfondare la porta. Per questo motivo ho le tende."
 
Merlino non riusciva più a tenere quella posizione. I muscoli cominciavano a tremargli per lo sforzo e cominciò a respirare più velocemente.
 
"Che c'è? Tremi e hai il fiatone! Sei così a disagio?"
 
"No, non é questo ... Sto scomodo." rispose
 
"Quando prima ti sei buttato addosso a me, eri scomodo?
 
"No. Quando prima mi avete buttato addosso a voi, ero comodo."
 
"Puntiglioso!" rise Artù "Rimettiti come prima, allora!"
 
"Se mi togliete l'artiglio dalla schiena" rise a sua volta Merlino. "Ma tanto devo andare!" anche se poi il servo si sistemò più comodamente.
 
"Ma non eri tu che volevi condividere il mio letto con me?" sorrise il re.
 
"No, voi avete detto che l'ho detto, ma io non l'ho detto. Siete un babbeo, Artù, e lo resterete sempre, credo."
 
"C'è a chi piaccio così!"
 
"De gustibus non disputandum est!" **
 
"Oh, dei! Che strazio avere un servitore così saccente!" Rise forte il re.
 
"Però quando vi scrivo i discorsi, vi va bene!"
 
"... Lasciamo perdere! Volevo dirti che se vuoi, puoi restare. Ho talmente sonno che non mi accorgerò neppure che ci sei."
 
'Tante grazie!' pensò Merlino scocciato.
 
"Così finalmente capirai cosa vuol dire dormire in un vero letto!"
 
Il valletto taceva e guardava altrove. Oh, quanto era tentato di dire di sì! Ma dopo quello che era appena venuto fuori, sembrava quasi che acconsentisse a qualcos'altro. Anche se Artù davvero, sembrava cascare dal sonno, mentre lui era sicuro che ormai non avrebbe chiuso occhio, ovunque avesse dormito. Questo perché anche se era sicuro dei propri propositi, si rese conto di quanto sarebbe stato difficile e doloroso, rinunciare anche solo a un'unica volta con Artù. Mentre con gli altri non aveva avuto dubbi. Ma gli altri mica li amava. Per la prima volta avrebbe voluto avere dentro di sé una piccola parte di Gwaine, per smettere di farsi mille problemi per una cosa che aveva così tanto desiderato.
 
Artù lo scosse via dai suoi pensieri:
 
"Voglio dirti la verità, Merlino! Credo che 'tutto questo' sia iniziato proprio da lì, da quel fraintendimento giocoso sul fatto del 'condividere il mio letto con te'. Non era mai uscito fuori un argomento come questo, tra noi. Ha fatto in maniera che ti vedessi in modo nuovo, mi ha offerto una nuova maniera di stare insieme a te. Mi ha dato idee e speranze, che non avevo mai considerato come possibili. E pensare a noi, qui, così, mi ha fatto parlare e agire come nemmeno tra mille anni avrei immaginato di poter dire o fare."
 
Merlino continuava a guardare altrove, ma rispose ad Artù:
 
"Anche per me é stata una serata decisamente particolare, folle, un po' magica, difficile anche, ma bella. Io mi sento quasi ... felice, ma anche confuso ... e spaventato."
 
Stettero in silenzio per qualche tempo. Merlino temeva che Artù riuscisse a udire i battiti del suo cuore in tumulto. Il sovrano mise la mano sotto il mento del servo, perché lo guardasse negli occhi.
 
"Merlino ... sono io ... il cavaliere al quale hai dato il tuo cuore?" chiese Artù con semplicità.
 
Merlino non rispose e distolse lo sguardo, almeno per quello che gli permetteva la mano del re. Poi riportò gli occhi su quelli del sovrano, facendogli un piccolo sorriso. Fu allora che Artù ebbe uno scombussolamento a livello dell'addome. 'Saranno le farfalle nello stomaco di cui tutti parlano' pensò felice.
 
Merlino chiese in un mormorio: "È possibile che sia... io...l'uomo che ha preso il vostro?"
 
Anche Artù non rispose ma guardò il suo servo con un grande sorriso.
 
"E adesso che si fa?" fece il re, distruggendo l'atmosfera romantica che si era creata tra i due. Merlino boccheggiò e se non fosse stato per il fatto che si erano appena dichiarati, gliene avrebbe dette delle grosse.
 
"Non so, potremmo prenderci un po' di tempo per riflettere sulle nostre parole."
 
"Ancora?" disse Artù, secco.
 
"Cosa proponete allora?" rispose Merlino incerto.
 
"In generale posso anche essere d'accordo, ma chi mi dice che domani non scapperai da me?"
 
"E chi mi dice che invece non siate proprio voi a tirarvi indietro?"
 
"Io ti prometto che domani sarò ancora qui!" disse il re solenne, mettendogli una mano sulla spalla."
 
"Anch'io prometto che ci sarò!" continuò Merlino, afferrando dolcemente il polso della mano che il sovrano teneva su di lui.
 
"Maestà, ci vorrebbe qualcosa che suggellasse questa specie di promessa che ci facciamo scambievolmente."
 
"E cosa?"
 
Merlino sorrise dolcemente, piegò la testa di lato, spostò lo sguardo sulle labbra di Artù, così rosse e invitanti, poi avvicinò una mano ai capelli del re e si chinò su di lui dandogli un morbido bacio, piuttosto breve poi si allontanò per vedere la reazione di Artù che lo guardava tiepidamente. Merlino si riabbassò sul volto del re, lasciandogli un altro bacio a labbra morbide: un po' più lungo, premendo un po' di più, muovendo leggermente il viso. Quando si staccò vide che l'espressione del re non era mutata e che la reazione di Artù era pressoché nulla.
 
Il valletto fu colto da un dubbio. Forse non avrebbe dovuto prendere l'iniziativa. Lo guardò: 'l'ho baciato con tutta la dolcezza di cui sono capace ... solo che non mi ha ricambiato, ... ma non mi ha nemmeno fermato, però ... Al diavolo!' e per la terza volta si piegò su Artù per baciarlo. Ma ecco che il re, stavolta, gli andò incontro a metà strada, alzando la testa dal cuscino, verso di lui e afferrandogli la nuca con presa ferrea. Il bacio si intensificò e senza rendersi conto, Merlino, ingolosito, leccò appena le labbra di Artù.
 
Il re schiuse la bocca e il servo si sentì invitato a entrare. La cosa che più temeva in quel momento era quella di perder i sensi, visto come tutto aveva preso a girare. A poco a poco, il servo si sentì pervadere da una sensazione bruciante, quasi dolorosa e si lasciò andare nel gorgo di quell'umido bacio che Artù ricambiò subito con vigore. Si abbracciarono forte nel bacio. Brividi bollenti percorsero il corpo di Merlino che iniziò a tremare.
 
Artù gemette rumorosamente e Merlino, eccitato, rispose con un gemito ancora più forte.
 
Quel bacio disperato tanto voluto e tanto temuto, era per il servitore, quanto di più inaspettato potesse esserci al mondo. Non si era mai sentito tanto eccitato e terrorizzato. Il servo socchiuse gli occhi: voleva rendersi conto che era tutto vero. E si ritrovò davanti lo 'spettacolo' di Artù, che era per certi versi anche un po' comico.
 

La prima cosa che vide furono due fori frementi che sembravano essere le narici del re. Poi vide gli occhi chiusi, sovrapposti in uno solo a causa della vicinanza. Artù era bellissimo anche come ciclope. Poi notò, e qui Merlino cominciò a non ragionare più bene, gli incavi formatisi nelle guance del re, poiché la sua bocca era bene aperta, e ancora le sopracciglia aggrottate per l'impegno profuso nell'impresa e tumide labbra rosse e bagnate ovunque.
Quando si separarono Merlino ebbe quasi l'impressione di essere un'altra persona e di trovarsi in un'altra realtà con un Artù sconosciuto. Era una sensazione molto strana, non spiacevole certo, ma comunque un po' inquietante. Il re chiese: "Siamo sicuri di essere noi ... a fare questo?"
 
"No, per niente" rispose il servo, sollevato dal fatto che il re sembrava sentirsi come lui.
 
"Non immaginavo che tu sapessi baciare così bene, Merlino. Mi sentivo così leggero che mi è quasi sembrato che qualcuno ci avesse sollevati in aria. Una sensazione indescrivibile." Merlino sorrise, perché sapeva che la sua magia in realtà non centrava per niente ed erano solo percezioni di Artù.
 
Il valletto scivolò sul letto a fianco del sovrano, accostando il suo corpo a quello del suo amato e portandogli una mano sul petto. Le sue dita stazionarono vicino alla pelle del petto del re che il servitore intravedeva dallo scollo della camicia e che era quanto di più desiderabile Merlino potesse immaginare.
 
La mano del sovrano si posò sulla sua, con tocco gentile ma sicuro, carezzandola con dolcezza.
 
Il servo sapeva che Artù avrebbe potuto avere ragione di lui in qualunque momento. Anche ora. Ma in realtà non avrebbe voluto bruciare i tempi. Non voleva che il vino e la stanchezza li portassero a non essere lucidi, a non essere attenti, a offuscare quelle che potevano essere sensazioni meravigliose, le prime che avrebbero vissuto insieme e che sarebbero diventate ricordi preziosi. Non voleva neanche aspettare troppo però. Giusto il tempo sufficiente a riprendersi. Artù lo guardò con un sorrisino e propose: "Ne riparliamo domattina? ... Però tu resti qui!"
 
Possibile che il sovrano fosse anche un po' mago? Sembrava avergli letto nel pensiero.
 
"Va bene, maestà!"
 
Artù lo baciò più volte su tempie, zigomi, guance e collo, mentre Merlino ne godeva ad occhi chiusi. Improvvisamente il valletto si tirò su a sedere, spalancando gli occhi, disperato!
 
"Oh, no! Artù, no! Domattina! Dovremo alzarci tra poche ore e preparare tutto per il viaggio ... Annis ... la foresta!" disse con voce mesta, sempre più flebile.
 
Il servitore istantaneamente rivalutò l'idea di aspettare e si preparò a dire addio all'idea di fare l'amore per la prima volta con il suo amato Artù, nella maniera più romantica possibile, come aveva sempre desiderato.
 
'Chi se ne frega, lui é qui, ora. Di cos'altro ho bisogno?' e già cominciava a pregustare il momento.
 
Artù si mise in volto un'espressione falsamente seriosa:
 
"Ah, credevo di avertene parlato, Merlino. Oggi pomeriggio mi sono consultato con il consiglio reale."
 
"Davvero? Perché non me l'avete detto?"
 
"Te lo sto dicendo ora. Abbiamo inviato un nostro messaggero, che porterà un proposta di pace alla regina Annis."
 
A Merlino si spalancarono le orecchie.
 
"In cambio della restituzione dei villaggi che hanno conquistato con la forza, le restituiremo immediatamente suo marito e i suoi soldati; inoltre, poiché ho saputo che il popolo di Caerleon é in gravi condizioni di povertà, vogliamo che le terre coltivabili a est di Camelot siano considerate zona neutra e messe a disposizione dei contadini di Caerleon. C'è molto lavoro da fare: edificare ponti, strade, canali e siamo disposti a collaborare con loro anche in questo senso. Forse servirà a portare stabilità e pace tra i nostri popoli."
 
Merlino era a bocca aperta. Era visibilmente commosso poi si buttò sopra il sovrano che sussultò ed emise un verso soffocato per il colpo ricevuto in pancia. Il servo gli spettinò i capelli ridendo.
 
"Artù, io vi adoro!"
 
Poi gli pizzicò le guance con le dita, stringendo forte e tirandole in fuori: "Dei, ho sempre voluto farlo. Artù, sembrate una rana; siete così carino!"
 
"Aaah!" si lamentava il re.
 
E quando lo lasciò: "Ahia! Merlino, mi hai fatto male!" il servo appoggiò le mani sulle guance arrossate del re, guardandolo negli occhi con gioia e continuò:
 
"Quindi domani avremo la mattina tutta per noi? Non partiremo più?"
 
"Guarda che Annis non ha ancora accettato."
 
"Ma lo farà, se é in gamba come dicono!"
 
"Che matto che sei!" disse Artù spostandogli qualche ciuffo di capelli dalla fronte.
 
"Voi forse non lo sapete" e ricominciò a dargli brevi baci alternati ad altrettante frasi.
 
"Voi siete il mio eroe" -bacio- "siete il mio cavaliere" -bacio- "senza macchia" -bacio- "e senza paura" -bacio-
 
Artù rideva.
 
"Io sono vostro" -bacio- "e voi siete mio" - bacio-
 
"Vi amo da morire!" urlò Merlino esultante poi si buttò su Artù, dandogli un bacio che era tutto fuorché casto e che il re ricambiò con sollecitudine.
 
Rimasero a lungo a baciarsi alternando baci più focosi e passionali ad altri più teneri e languidi. Poi si abbracciarono e rimasero così, entrambi con il respiro affannato.
 
"Artù? Com'é finita con quella donna vecchia e brutta?"
 
"Merlino! Non é niente di tutto questo! Se é questa l'impressione che ti ho dato parlando di lei, allora devo avere sbagliato qualcosa. Comunque abbiamo rallentato sempre di più, ma ogni tanto ci vado ancora. In teoria, non é mai finita" disse Artù, nascondendo un sorriso maligno.
 
Merlino scattò a sedere sul letto, allontanandosi da Artù.
 
"State farneticando, maestà? Ditemi per favore che é uno dei vostri stupidi scherzi."
 

"Ovviamente non ci andrò più" riprese Artù con un sorriso brillante "ora che sono fidanzato con l'uomo della mia vita. Mi rimane il dubbio se dirglielo o no. Forse non é neppure necessario oppure potresti accompagnarmi..."
 
Merlino era rimasto alle parole 'fidanzato' e 'uomo della mia vita' e sorrise, senza poterselo impedire. Era quello che ci voleva per scaldargli il cuore e farlo sentire più sicuro dei sentimenti del re nei suoi confronti, visto che si erano appena confessati l'un l'altro. 
 
Forse Artù l'aveva detto di proposito, per farsi perdonare, dopo la piccola cattiveria.
 
"Merlino, ti ho preso in giro. Era uno scherzo e volevo vedere la tua reazione. "
 
"Quindi non siamo più fidanzati?"
 
"No, cioé ...sì! Certo! ... Parlavo della donna. É finita circa due anni fa, con lei. Non avrei mai tradito Ginevra. Non ti é venuto in mente?
 
"No, però con Percival, mi sa che l'avete tradita lo stesso!"
 

Artù rimase a bocca aperta. "Non avevo mai pensato a questa cosa. Tecnicamente ...sì! Ma siccome non era intenzionale, non credo che valga come tradimento!"

"Beh, vi assicuro che se venissi a sapere di una cosa del genere, intenzionalità o no, avreste a pentirvene amaramente! Credo che sia meglio mettere in chiaro le cose, fin da subito!" sogghignava Merlino.


"E che cosa mi faresti per esempio? Sei diventato piuttosto forte ma io lo sono molto di più!"

"Niente lotta o vendette fisiche, sire. Potrei semplicemente andare a casa di un amico a trovarlo: Gwaine potrebbe aiutarmi ma forse anche Percival o ancora meglio prima uno poi l'altro. E dopo vi lascerei..."

"Ho capito con chi ho a che fare! Me l'aspettavo forse, magari non proprio così, ma per me va bene! Io sono sicuro di amarti. Non ti darò motivi per lamentarti, in questo caso. Ma voglio lo stesso da te."

"Naturalmente. ..Quella donna di prima, la conoscevo?"

"Sì, tu l'hai conosciuta."
"Davvero? E chi era?"
 "Ricordi che ti dissi che mi aveva offeso, la prima volta che la vidi, per i complimenti che fece ad un altro e che invece avevo pensato fossero rivolti a me?"
 
"Sì..."
 
"Beh, eri tu quell'altro."
 
"Cosa? No, ... vi sbagliate! ... Quali complimenti?"
 
"- Ma che bel ragazzo! - Quel giorno partecipammo a una rissa nella sua locanda e conoscemmo Gwaine!"
 
"... No, non può essere lei! Artù é impossibile! É ... Mary?"
 
"É proprio lei!"
 
Merlino era senza parole: Mary e Artù erano stati insieme? E tra tutte era quella con cui era stato meglio! Ma erano la coppia più improbabile dell'universo!
"Non finirete, mai di stupirmi Artù!" rise Merlino.
"Lo spero. Senti ... c'è una cosa che volevo dirti, una cosa su Will."
 
"Vi ascolto!"
 
"Lui era tuo amico, ed era uno stregone e mi odiava, anche se poi si sacrificò per salvarmi."
 
"Non vi odiava. Era solo geloso di voi, perché aveva capito che provavo qualcosa di profondo nei vostri confronti."
 
"Già allora, provavi qualcosa per me?"
 
"Dalla prima volta che vi ho visto Artù. Anche se subito dopo vi odiai."
 
"Hai provato a darmi un pugno!"
 
"Sarebbe stato il mio primo pugno, Artù."
 
"Si vedeva. Non avresti battuto nemmeno un bambino".
 
"Dei, Artù se non vi amassi tanto, vi odierei."
 
"Mh, adesso non ti credo più... Quindi Will era geloso: ora la cosa sembra avere più senso. Io... non l'avrei mai portato a Camelot, per farlo processare, se fosse sopravvissuto. Tenevi troppo a lui e lo avrei lasciato in pace ... per te. Questo volevo dirti."
 
Merlino era commosso e si sentì in dovere di dirgli una cosa anche lui: "Voi sapete che l'ho amato in passato ma voglio che sappiate che non sono mai stato così innamorato di nessuno, come di voi."
 
"Vieni qui" sussurrò Artù per poi dargli un lungo, tenero bacio.
 
"E voi da quanto provate qualcosa per me?" chiese il valletto curioso.
 
"Anch'io dalla prima volta. Mi sentivo strano a parlare con te: mi infastidivi ma mi incuriosivi, mi irritavi ma mi intrigavi. E mi divertivi. Il primo brivido, per te, e non di paura, é stato quando mi hai buttato a terra salvandomi la vita per evitare mi farmi infilzare dal pugnale della strega. Quando mio padre ti nominò mio valletto in realtà finsi di essere sorpreso e scandalizzato, ma in realtà non stavo nella pelle dalla contentezza.
"Infatti pensai foste molto contrariato ... ora, dormite, avrete bisogno di molte energie domani" disse Merlino con gli occhi chiusi, abbracciato stretto all'altro. Il re gli succhiò il collo.
 
"Oh, Merlino, anche tu avrai bisogno di tutte le tue energie, domani."
 
"Non vedo l'ora" disse il servo, malizioso "spero di riuscire ad arrivare fino a domattina."
 
"Se non ci riesci, svegliami, che vediamo il da farsi!"
 
Merlino cambiò tono ed espressione. "Ho paura Artù ... temo di non essere all'altezza delle vostre aspettative. Temo di deludervi. Sono così tanti anni che non..."
 
"Io voglio solo che tu ti senta a tuo agio con me, che ti senta bene, come io mi sento quando sono con te. Io voglio fare tutto quello che tu vuoi fare con me. E se non ti senti pronto, io ti aspetterò. Io ti amo e vorrei darti ciò di cui hai bisogno. La tua felicità rende felice anche me. Questa é la cosa più importante. E ricorda sempre che a me piaci così come sei ... E poi anch'io é tanto che non lo faccio. Con Gwen non c'è mai stato nulla di fisico. E spero di non essere io a deluderti, Merlino. Anche tu dovrai avere un po' di pazienza con me."
 
"Non preoccupatevi, l'avrò e comunque conosco qualche espediente!"
 
"E io che pensavo che tu fossi un ragazzo romantico!"
 
"Lo sono!"
 
"Non hai idea di ciò che ho in serbo per te! Domani dovranno raccoglierti con il cucchiaino, Merlino!" sussurrò Artú suadente dandogli un dolce bacio.
 
"Probabilmente non sarò il solo, maestà!"
 
 
 



 



 
 
 
* Dialogo tra Hannibal e Will, nella serie tv Hannibal.
 
** Sui gusti, non si può discutere.


 
Ciao ragazze, in origine questo era l'ultimo capitolo. Siccome sono andata decisamente oltre il previsto, credo di aver creato delle aspettative e ho pensato di aggiungere anche un epilogo, per chi vuole sapere come andrà la notte tra i due. E ci sarà anche uno sguardo al futuro.
 
Allora; è un finale un po' sotto tono, per questo ho deciso di scrivere un epilogo. Sento che in qualche modo ve lo devo.
 
So che la confessione d'amore tra loro non é così travolgente, ma ho pensato che fossero arrivati  a quel punto in modo graduale e ormai era palese anche per loro. Accetto critiche e pareri. Ne terrò conto.
 
Riingrazio "le tre Marie", per l'incoraggiamento, la pazienza per gli scleri, i consigli e la dolcezza: IDALBERTA; ITSNOTBROKEN; LADYKANT (mi mancano le vostre storie).
 
Un bacio a tutte.
 
   
 
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