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Autore: FairyCleo    15/11/2021    1 recensioni
Dal capitolo 1:
"E poi, sorprendendosi ancora una volta per quel gesto che non gli apparteneva, aveva sorriso, seppur con mestizia, alla vista di chi ancora era in grado di fornirgli una ragione per continuare a vivere, per andare avanti in quel mondo che aveva rinnegato chiunque, re, principi, cavalieri e popolani".
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Goku, Goten, Trunks, Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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L’ultima Onda Energetica
 
 
Goten era stato il primo a riprendere conoscenza. Il vento freddo gli aveva arrossato la pelle del viso e arruffato i buffi capelli a forma di palma. Erano ancora in volo quando aveva aperto gli occhi, e per puro caso non era caduto di sotto, terrorizzato, in quanto non aveva la più pallida idea di dove si trovasse e cosa diavolo fosse la cosa morbida e tiepida che stava trasportando lui e Trunks a quell’altezza vertiginosa. Istintivamente, si era stretto al suo migliore amico, incapace di comprendere come si fosse trovato lì. Poi, piano piano, la memoria era riaffiorata, e non c’era voluto molto tempo per capire che si trovassero a bordo della fantomatica Nuvola Speedy, ma il perché fossero lì non era ancora riuscito a capirlo.
 
“Che ci facciamo qui? Come ci siamo arrivati? Trunks! Trunks! Svegliati!”.
 
Con cautela, per evitare che a causa dello spavento Trunks potesse precipitare al suolo, Goten aveva scosso il suo amico per il braccio, costringendolo a destarsi dal torpore in cui era precipitato.
Le precauzioni prese da Goten non erano state inutili, data l’espressione affiorata sul viso di Trunks.
 
“Ma che cavolo…? MA CHE CAVOLO! GOTEN!”.
 
Terrorizzato, il bambino si era gettato addosso al suo migliore amico, stringendosi forte a lui. Goten era arrossito: non si aspettava quel contatto così ravvicinato, ma nascondere l’emozione e la gioia che stava provando sarebbe stato un gesto folle. Per questo non lo avrebbe fatto. Non dopo quello che avevano vissuto sino ad allora, non dopo quello che avevano passato. Per questo motivo, aveva ricambiato l’abbraccio in silenzio, sorridendo felice.
 
“Va tutto bene… Siamo al sicuro”.
 
Erano veramente al sicuro? Trunks non lo sapeva, ma era contento di essere lì con Goten. Lentamente, aveva sciolto quell’abbraccio, cercando di non sembrare eccessivamente imbarazzato.
 
“Ma come siamo finiti qui? E cosa diamine è questo coso?”.
“Non ne ho la più pallida idea, ma questa è la nuvola di mio… di Goku. Si chiama Nuvola Speedy”.
“Una nuvola? Forte!” – Trunks sembrava effettivamente molto eccitato, e in un’altra circostanza sarebbe stato tutto molto divertente, se solo non fossero riaffiorati alla memoria improvvisamente gli ultimi minuti che aveva vissuto prima di perdere i sensi – “Ehi, ma dov’è papà? Dove… Dove lo abbiamo lasciato?”.
“Non ne ho idea… Quando mi sono svegliato, qui c’eravamo solo io e te…”.
“Ma non… Non possiamo lasciare papà da solo! Era in pericolo! Ricordi o no quello che è successo?”.
 
Purtroppo ne ricordava ogni singolo istante, e il solo pensiero gli aveva causato un’angoscia interminabile.
 
“Papà non può difendersi… Lui è troppo forte. Cavolo! Mi ha fregato! Ci ha fregati! E ora papà potrebbe essere già morto… Goten, dobbiamo tornare indietro! Come si pilota questa cosa?”.
“Non dire queste cose…”.
“So che non vuoi sentirle, ma non voglio più nascondermi, non voglio più sbagliare! Se ci troviamo in questo casino è perché…”.
“Se ci troviamo in questo casino è perché un mostro senza scrupoli si è preso gioco di noi, Trunks. Perché abbiamo avuto paura di dirci quello che volevamo e provavamo… È questo che ci ha fatto sbagliare ancora, ancora e ancora. Ok?”.
 
Lo pensava realmente? Quelli erano i reali sentimenti provati dal bambino che era arrivato quasi a odiare? Goten non provava alcun tipo di risentimento, nessun tipo di rabbia. Ma non era solo quello… Era arrivato a comprendere pienamente qualcosa che altri avrebbero solo sfiorato superficialmente. E non lo aveva solo capito, lo aveva interiorizzato così profondamente da riuscire a spiegarlo come se fosse stata la più semplice delle circostanze. Così facendo, quel piccolo bambino dai buffi capelli a forma di palma aveva mostrato di essere molto più maturo della sua età, molto più maturo di chiunque altro avesse mai incontrato prima.
 
“Non so come si ferma questa cosa, a ogni modo… Come vorrei sapere come ci siamo finiti sopra…”.
“Pensi che sia opera di Goku?”.
“Non credo… Se così fosse, vorrebbe dire che ha ripreso il controllo del proprio corpo, e a questo punto sarebbe venuto a cercarci, no?”.
“Potresti aver ragione…”.
“Vorrei solo sapere dove ci sta portando… Ehi! Guarda laggiù! Ma quella non è l’isola del Genio delle Tartarughe?”.
“In effetti, mi sembra proprio la casa del Vecchietto delle Tartarughe!”.
“Guarda: Nuvola sta perdendo quota…”.
“Caspita! Ci sta davvero portando lì, allora!”.
 
La nuvola dorata aveva continuato a scendere sino a raggiungere la buffa casetta e, in pochi attimi, i bambini si erano ritrovati a contatto con la tiepida sabbia dorata, intenti a osservare a bocca aperta il luogo in cui abitava il fantomatico Genio delle Tartarughe.
 
“Però… Si tratta bene il vecchietto…”.
“Trunks! Non dire certe cose!”.
“Perché? Mica ho detto qualcosa di male!”.
 
Incurante del silenzio che regnava in quel posto, il figlio di Vegeta si era incamminato con una certa sicurezza verso l’ingresso della casa, desideroso di vedere dove vivesse il Genio. Sua madre lo aveva portato lì quando era molto piccolo e, in seguito, era stato sempre lui a recarsi alla Capsule Corporation, motivo per cui il bambino non aveva un ricordo netto di quel luogo.
 
Goten aveva lasciato che Trunks gli facesse strada, attardandosi ancora qualche istante per salutare la piccola e soffice nuvola.
 
“Grazie mille… Ci hai portati qui per un motivo, vero? Qui siamo al sicuro… Lo sento. Adesso, se vuoi, puoi tornare in cielo dalle tue sorelle”.
 
Scattante come indicato dal suo nome, la Nuvola Speedy aveva preso la via del cielo, confondendosi con le sue compagne accese dal sole del tramonto.
 
“Auguro tutta la fortuna del mondo a chiunque ti abbia mandato da noi. Grazie”.
 
“Goten! Ti vuoi sbrigare? Vieni dentro! Forza! Qui ci sono un sacco di cose fighissime! Mi viene quasi da piangere!”.
“A-arrivo!”.
 
Presi dall’eccitazione di esseri trovati davanti a una serie di tecnologie che avevano quasi dimenticato, i bambini avevano cominciato a saltellare da una parte all’altra, mangiando cioccolata, biscotti, dolci, ascoltando musica ad alto volume e ridendo fino alle lacrime.
 
“Questo posto è fantastico! Non voglio più andare via! Mai più!”.
“Neanche io, Trunks! Si sta divinamen-“.
“Ma si può sapere cosa sta succedendo, qui dentro?”.
 
In un primo momento, avevano creduto di aver avuto le allucinazioni a causa dei troppi zuccheri ingeriti dopo tutto quel tempo, ma poi, dopo aver messo bene a fuoco quello che avevano davanti, non avevano potuto fare a meno di constare che sì, quella che era comparsa dal nulla era un’enorme tartaruga di mare e che, nonostante sembrasse impossibile, avesse proprio aperto bocca per parlare.
 
“Vi sembra modo di comportarvi a casa di chi vi ospita? Se vi vedessero le vostre madri…”.
“Ma-ma-ma-ma tu-tu-tu…”.
“Sì, tu-tu parli!”.
“Guarda un po’ cosa mi tocca sentire! Certo che parlo! Che c’è di strano, mi chiedo!”.
“Co-come sarebbe?” – Trunks era interdetto – “Le tartarughe non parlano!”.
“Già!” – gli aveva fatto eco Goten – “Non parlano!”.
 
Mossa dalla grande pazienza che la contraddistingueva e dalla tenerezza nei confronti dei bambini, Tartaruga aveva prima scosso il capo e poi aveva sorriso, dandogli il benvenuto che si meritavano.
 
“Le altre, magari! Ma io sì. Piacere di conoscervi, Trunks e Goten. Io sono Tartaruga, e questa è la Kame House. Benvenuti!”.
 
I piccoli si erano guardati, stupiti ed eccitati allo stesso tempo.
 
“Siamo venuti qui quando eravamo molto piccoli. O, almeno, io cui sono stato” – aveva detto Trunks – “Ma di te non ho ricordi, perdonami. Sono contento di conoscerti, comunque”.
“Anche io! Piacere!” – Goten era molto emozionato. Mai avrebbe pensato che potesse capitargli di parlare con una Tartaruga!
“Vedo che vi siete già serviti, meglio così… Ora, lasciate che vi spieghi alcune cose. Avete viaggiato comodamente, spero”.
“Siamo arrivati qui a bordo di una nuvola d’oro!”.
“Sì! Abbiamo viaggiato bene, grazie! Ma non ricordiamo niente di quello che è successo prima. In pratica, non sappiamo chi ci ha messi lì, ecco”.
“Capisco…”.
“Tu sai qualcosa vero?” – gli aveva chiesto Trunks.
“Bambini, è stato sicuramente Genio a chiedere alla Nuvola Speedy di portarvi qui. Deve aver pensato che questo, per voi, fosse l’unico luogo sicuro”.
“Genio? Il vecchietto che abita qui?”.
“Ehi! Porta un po’ di rispetto, ragazzino!”.
“Oh, scusa…” – il figlio di Vegeta era arrossito.
“Genio sa tutto quello che è successo, bambini. Sa ogni cosa. Per questo è venuto a cercarvi. Purtroppo, ha impiegato più tempo del previsto, ma alla fine ci è riuscito. Ditemi… Goku è ancora tra noi?”.
 
Un velo di tristezza esca sceso negli occhi di entrambi i bambini.
 
“No. Lui è… Sembrava… Insomma, sì, è diventato un tutt’uno con un mostro”.
“Oh, povero ragazzo… Goten, stai tranquillo. Tuo padre è forte. Sono sicuro che riprenderà il controllo di sé al più presto. Abbi fiducia in lui, va bene?”.
 
“Tuo padre”. Goten proprio non riusciva ad abituarsi all’idea che sì, Goku fosse il suo papà biologico. Gli faceva male sentirlo dire, soprattutto dopo quello che aveva vissuto poco prima. Riusciva ancora a sentire la sua stretta mortale e le forze che scivolavano via dal suo corpo, questo nonostante fosse consapevole che quello non era veramente Goku. O, almeno, questo gli era parso di capire dai ragionamenti fatti poco prima di subire una sua aggressione.
 
“Di’ un po’, ma tu come fai a sapere tutte queste cose?” – Trunks stava cominciando a diventare sospettoso.
“Ragazzo, io ho centinaia di anni… Non meravigliarti se conosco tante cose. Ma questa, nello specifico, ha a che fare direttamente con il proprietario di questa casa. Vi prego di avere un po’ di pazienza e di sedervi, in attesa che vi racconti tutto”.
 
E, i bambini, non solo avevano dimostrato non solo di avere pazienza, ma di avere una sete di conoscenza e una curiosità che sembravano impossibili da appagare. A ogni parola, sui loro visi si accendevano espressioni diverse: stupore, rabbia, tristezza, meraviglia.
 
“Siamo davvero stati fregati, allora!” – aveva esclamato Trunks, in preda alla rabbia – “E io che ho creduto di essere stato la causa di tutto! Poi ho dato la colpa a Goten, poi a Goku quando invece… CHE RABBIA!”.
 
Se non fosse stato un evento già avvenuto, i sentimenti che stava provando avrebbero fatto in modo di attivare la trasformazione in super saiyan. Goten, al contrario, sembrava come imbambolato, quasi come quel racconto lo avesse intontito. Possibile che avessero sofferto tanto per causa di un ragazzino?
 
“Mi dispiace per lui” – aveva detto, serio – “Io… Provo pena per lui, per quello che ha sofferto”.
“Goten, ma che dici?” – Trunks era interdetto. Davvero provava qualcosa del genere – “È solo colpa sua se ci è successo tutto questo! Non lo capisci?”.
“Lo so. Ma non riesco a essere arrabbiato. Vedi, perso che lui volesse solo essere amato… Non sapeva come ciò potesse accadere, però. O meglio, non riusciva a rendersi conto che questo fosse già accaduto, e ha fatto quello che ha fatto. Non lo giustifico, Trunks… Ma, se ci pensi bene, non è successa la stessa cosa a noi tutti?”.
 
Goten aveva le lacrime agli occhi, e Trunks non aveva potuto pensare che, alla fine, avesse ragione. Per questo, consapevole e sincero, lo aveva stretto tra le braccia, affondando il viso nel suo collo.
 
“Ma che fai?”.
“Mi dispiace, Goten. Credimi, mi dispiace dal profondo del cuore. Per tutto! Per non aver capito i tuoi desideri, per aver pensato di avere sempre ragione, per non averti lasciato scegliere, per averti dato la colpa di tutto! Sono uno stupido, un idiota! Un cretino! Forse, non merito il tuo perdono, ma ti prego di credermi quando ti dico che mi dispiace e che per me non sei solo un fratello! Sei molto di più e io… Io… Ti voglio un bene dell’anima”.
 
Tartaruga aveva sorriso con tenerezza davanti a quella dimostrazione di affetto. Finalmente, Trunks aveva aperto il suo cuore. La maturità di Goten era stata disarmante, così come la grandezza del suo cuore.
 
“Trunks… Io… Ti voglio bene, fratello mio”.
 
Tutti i presenti – compreso Tartaruga – non erano stati in grado di trattenere la commozione sfogata in pianto.
 
“Ti vorrò bene per sempre”.
“Anche io, Goten”.
 
Le gote arrossate e gli occhi velati di pianto avevano reso le espressioni dei bambini più dolci che mai.
 
“Ma ora… Che ne sarà di Goku?” – aveva chiesto Trunks – “Genio riuscirà a salvarlo?”.
“Sì, ce la farà? E poi… Non capisco una cosa… Perché Genio ha messo in salvo solo noi?”.
“Già! Dov’è papà?”.
 
Tartaruga aveva deglutito rumorosamente: era arrivato il momento di metterli al corrente degli eventi attuali.
 
“Venite con me”.
 
Ma, proprio mentre stavano per seguirlo, un boato spaventoso seguito da un terremoto violentissimo li aveva bloccati.
 
“Ma che-che-che sta succedendo? Trunks! Che succede?”.
“N-non lo so! OH MIO DIO, STIAMO PER MORIRE!”.
“State-state tranquilli, e seguitemi! Vi mostrerò che succede!”.
 
Terrorizzati, bagnati fino al midollo a causa delle onde altissime che si erano infrante sulla costa a seguito del terremoto, avevano fatto il giro dietro la casa, raggiungendo le palme alla cui base si trovava una piccola pozza di acqua limpidissima e perfettamente immobile.
 
“Ma com’è possibile che l’acqua sia così perfetta?” – aveva commentato Trunks, spaventato a morte.
“Dovete avere fede” – aveva detto loro Tartaruga – “Ora, mi raccomando, osservate bene… E ricordate che qui, voi siete al sicuro” – aveva aggiunto, anche se non sembrava particolarmente convinto neanche lui.
 
Le immagini dello scontro erano apparse loro sulla superficie dello specchio d’acqua nitide come se fossero state trasmesse da un televisore a 8K.
 
“Quello è Goku! E quello è Genio!”.
“Sì… Mio Dio, che scontro micidiale! Devono essere loro gli artefici di tutto questo trambusto! Ma dov’è papà?”.
“Non lo vedo da nessuna parte” – aveva detto il bambino, cercando di aguzzare la vista – “Possibile che sia sparito nel nulla?”.
 
Poi, all’improvviso, un lampo aveva alluminato il cielo, e un fulmine si era abbattuto sull’isola, cadendo proprio in direzione di Goten.
 
“NOOOOOO!”.
 
Pensava di averlo perso per sempre. Anzi, ne era sicuro, fin quando Trunks non aveva ricacciato le lacrime indietro e non lo aveva visto: quello che se ne stava dietro il piccolo Goten svenuto ma illeso, quello che fluttuava a mezz’aria, evanescente, con tanto di aureola in capo, era Vegeta, era proprio il suo papà.
 
*
 
Ce l’aveva fatta.
Vegeta era giunto sul pianeta di re Kaioh da pochissimi minuti e aveva preteso di sapere che cosa fosse successo ai ragazzi. Re Kaioh, gentile ma allo stesso tempo terrorizzato di avere davanti un ragazzo dal temperamento particolare come quello del principe dei saiyan, non aveva perso tempo in chiacchiere, spiegandogli che Genio avesse ordinato alla Nuvola Speedy di condurre Trunks e Goten sulla sua isola, allontanandoli da ogni pericolo e ponendoli sotto la sorveglianza del paziente Tartaruga.
 
“TSK! MA CERTO! Facciamo fare da balia a una tartaruga! Mi pare logico!” – aveva urlato, in preda a una vera e propria crisi di nervi.
 
Era giunto lì con il suo corpo, intatto, perfetto, così in forma da non sembrare neppure passato a miglior vita. In un primo momento, non si era neanche reso conto di essere in forma smagliante, di aver riacquistato il vigore fisico e la massa muscolare che lo contraddistingueva, ma lo sguardo di ammirazione della vecchietta puntato sui suoi pettorali gonfi e scolpiti lo aveva riportato alla realtà.
 
“Questa è bella… Dovevo morire per tornare così? Se lo avessi saputo prima…” – e, senza perdere altro tempo, aveva teso il braccio destro davanti a sé, stendendo bene il palmo della mano. Si stava concentrando al massimo per raccogliere l’energia spirituale e lanciare uno dei suoi potentissimi Ki-Blast, ma qualcosa non era andato come previsto: evidentemente, non era tornato esattamente uguale a prima.
 
“Tsk! Maledizione…”.
“Credo che tu debba avere ancora un po’ di pazienza, ragazzo… Sei tornato ad avere la forma fisica perfetta, ma per quanto riguarda la tua forza spirituale, temo che se Genio non sconfiggerà il nemico, tenderà a non tornare”.
“Tsk! Posso considerarla persa, allora… Lei è re Kaioh, vero?”.
“Sì, giovanotto. Sono proprio io, re Kaioh dell’Ovest”.
“Bene, re Kaioh dell’Ovest… Mi dica come posso fare per vedere i ragazzi e mi spieghi come pensa che quel vecchio decrepito possa sconfiggere il bastardo che ha preso possesso dell’idiota di terza classe”.
 
Era stato in seguito alla cortese richiesta formulata dal principe dei saiyan che re Kaioh aveva spiegato che vedere i ragazzi non sarebbe stato più possibile per lui, ma Vegeta non sembrava particolarmente entusiasta della risposta ottenuta, considerando il pulsare ininterrotto della vena che aveva in fronte. In quella circostanza, re Kaioh non poteva non gioire dell’assenza dei poteri dei saiyan: se ne fosse stato ancora in possesso, avrebbe sicuramente fatto saltare per aria il pianeta e tutti i presenti.
 
“Non accetto un no come risposta. Io DEVO vederli”.
“Sì, ma…”.
“Shhh… Faccia silenzio! Non vede com’è tornato a essere sicuro di sé, il ragazzo? Com’è concentrato?”.
 
Baba doveva avere sviluppato un improvviso debole nei confronti di Vegeta, non c’erano dubbi, perché mai prima di allora si era esposta tanto per qualcuno e, a giudicare dal rossore delle sue anziane gote, doveva proprio essere così.
 
“Baba” – aveva sussurrato il povero sovrano – “Può anche concentrarsi, ma…”.
“Guardi lei stesso! Guardi! Questo ragazzo può tutto, invece!”.
 
La sfera di cristallo di proprietà della vecchia strega aveva mostrato l’immagine dei bambini raccolti attorno alla pozza che gli aveva mostrato tartaruga. Poco dopo, alle spalle di Goten, era comparso Vegeta, lo stesso che si trovava sul piccolo pianeta ubicato in Paradiso, in piedi, ma completamente assente. Era incredibile che ci fosse riuscito – e senza che nessuno glielo insegnasse – ma sua maestà era stato capace di inviare il suo spirito sulla Terra, anche se solo per pochi attimi, e di raggiungere il luogo prefissato, salvando la vita al piccolo Goten. Poi, così com’era arrivato, Vegeta era tornato indietro, stremato.
 
“Porca miseria…” – aveva esclamato, cadendo rumorosamente sul suo regale deretano. La testa girava vorticosamente, e non credeva che sarebbe mai più stato in grado di muovere un passo.
 
“Sei stato formidabile! Un portento!” – lo aveva acclamato Baba.
“Devo farti davvero i miei più sinceri complimenti. Non pensavo fossi in grado di fare una cosa del genere, figliolo”.
“Tsk! Piantatela!” – aveva sussurrato appena, sfinito, prima di sdraiarsi a braccia larghe sul prato perfettamente tosato – “E rispondete alla mia seconda domanda”.
 
*
 
Genio non riusciva a combattere non come avrebbe dovuto, ma come avrebbe voluto. Si sentiva estremamente stanco, e non perché gli mancasse il vigore fisico, ma perché proprio non riusciva ad accettare di dover ferire chi amava così profondamente.
Così facendo, però, non faceva altro se non prolungare l’agonia. Quello che aveva davanti non era chi pensava che fosse. O meglio, lo era. Il problema era proprio questo. Ma non poteva fingere che le cose non fossero com’erano.
 
“Perché non vuoi fermarti? Ascoltami, almeno. Lasciami spiegare!”.
“TACI!”.
 
Goku aveva provato a lanciare qualcosa che ricordava un’Onda Energetica, ma era evidente che ancora non fosse capace di padroneggiare quella tecnica. Quella non era altro se non una benedizione per Genio, ma la velocità con cui il suo primo allievo si stava adattando al nuovo corpo era spaventosa, e non volgeva a suo favore. Doveva agire, e subito, anche se non come avrebbe voluto.
 
“Io lo so che non vorresti farlo… So che non è il tuo volere. Tu non puoi realmente desiderare una cosa del genere”.
“Ti ho detto che devi tacere! Cosa ne sai tu di me? Cosa sai di quello che mi avete fatto passare? Tu mi hai tradito! Lo capisci questo? Avevo fiducia in te, e tu, alla fine, mi hai tradito!”.
 
Era diventato una vera furia. Se Genio avesse atteso ancora, presto il mondo non sarebbe più stato quello che era, ma si sarebbe trasformato in una landa desolata e inospitale su cui avrebbe regnato un ragazzino sadico che aveva preso possesso del corpo del guerriero più potente dell’universo.
 
“Io ti avrei tradito? Perché mi rivolgi parole così dure… Questo tradimento di cui parli non è mai avvenuto. Lo capisci, o no?”.
“Non è avvenuto? NON È AVVENUTO? TI HO DETTO CHE DEVI TACEREEEE!”.
 
Questa volta l’Onda Energetica aveva raggiunto la potenza desiderata e i capelli del nemico avevano ricominciato a splendere d’oro, indice di un brutto, bruttissimo aumento di livello. Fortunatamente, Genio era dotato di ottimi riflessi, perché se così non fosse stato, non avrebbe avuto modo di schivare quel colpo così micidiale.
 
“Si mette male… Non posso più temporeggiare. Perdonami, Goku. Speravo che la mia voce arrivasse dritta al tuo cuore, ma a quanto pare, le mie sono state solo speranze vane”.
 
Non aveva avuto altra scelta se non raccogliere le energie e lasciare che esse defluissero improvvisamente nel suo apparato muscolare, permettendo alla sua massa di crescere a dismisura. L’aspetto minaccioso e vigoroso di quel corpo cozzava fortemente con il volto rugoso e privo di capelli, ma era proprio quella la grande contraddizione che lasciava senza parole i nemici, impedendo loro di agire nell’immediato. E, anche quella volta, l’effetto sorpresa era stato stupefacente. Genio era partito alla carica, sferrando un potentissimo gancio destro sul volto del nemico, catapultandolo a decine di metri di distanza.
Con quel gesto, aveva mostrato di non avere più remore, di aver accantonato definitivamente la scelta di esitare e di voler concludere quello scontro al più presto. Ormai, aveva accettato l’idea di perire insieme ai ragazzi che aveva addestrato: il suo destino si sarebbe compiuto insieme a quelli del suo primo e del suo ultimo allievo. Quale divinità aveva ordito una tale beffa ai danni di un uomo il cui unico scopo era fare del bene? Di certo, doveva trattarsi di una divinità estremamente sadica.
Genio aveva sorriso, a quel pensiero, ma, ancora una volta, gli occhiali scuri avevano fatto da schermo alle pupille velate di lacrime amare.
 
“Non sono stato capace di proteggervi su questo mondo. Non sono stato capace di insegnare a proteggere voi stessi. Adesso, lasciate almeno che vi prenda per mano e vi conduca dove, finalmente, troverete la pace”.
 
Aveva preso un respiro profondo e aveva lasciato che l’energia celata fosse rilasciata in un unico, devastante momento.
Aveva scelto: quella volta, non avrebbe usato il suo Mafuba. Quella volta, non avrebbe punito il suo allievo con la prigionia. Quella volta, avrebbe scritto la parola fine a una storia iniziata centinaia di anni prima e che era semplicemente stata dimenticata in un cassetto della memoria.
 
“CHE PENSI DI FARE, VECCHIO? PENSI DI POTERMI BATTERE CON SIMILI MEZZUCCI? NON PUOI FARLO! NON NE SEI IN GRADO! SEI UN DEBOLE! MENTRE IO SONO UNA CREATURA NUOVA! IO SONO UN SUPER-SAIYAN!”.
 
Nello stesso istante, il nemico aveva liberato un’aura di una potenza spaventosa, un’emanazione talmente violenta da polverizzare tutto ciò che aveva attorno nel raggio di decine e decine di chilometri. Le scariche elettriche non provenivano più solo dalle nubi levate in cielo, ma anche dai due combattenti, intenti a misurarsi non solo a suon di pugni, ma a intimidirsi con l’energia celata. Genio non aveva perso di vista il suo avversario, al contrario di quest’ultimo che sembrava aver perso completamente la ragione. Purtroppo per lui, però, quella condizione di rabbia estrema aveva fatto sì che qualcosa di nuovo si palesasse, qualcosa di mai visto prima e che avrebbe fatto tremare di paura un avversario più sprovveduto: l’aura proveniente dal corpo di Goku si era intensificata, e la forma del viso e la lunghezza dei capelli avevano cominciato a cambiare, dando nuove sembianze alla figura che tutti erano abituati a vedere.
 
“Non ci posso credere… Si sta trasformando ancora! Ma di cosa si tratta? Deve essere un nuovo stadio del super-saiyan, uno stadio di cui nessuno era al corrente! Questo non va bene! Oh, Goku… Ce lo hai tenuto nascosto, oppure è stata la sua rabbia a far sì che avvenisse questa mutazione in questo preciso istante? Devo attaccarlo prima che riesca a raggiungere questa nuova forma! DEVO SBRIGARMI!”.
 
Le mani di Genio avevano preso la posa che tante volte aveva usato anche Goku: polsi uniti, palmi aperti, gomiti indietro, e un piccolo puntino luminoso sempre più grande che aumentava di volume con il passare dei secondi.
 
“QUESTA È LA MIA ULTIMA ONDA ENERGETICA!” – aveva urlato Genio – “E NON SAI QUANTO MI DUOLE IL CUORE NEL DOVERLA USARE SU DI TE”.
 
I muscoli erano tesissimi, l’energia era al massimo, così intesa da far saltare via gli occhiali dal viso di Genio.
Non aveva più schermi che lo proteggessero dalle sue stesse emozioni. Adesso, aveva mostrato l’uomo distrutto che stava per porre fine alla vita dei suo stessi figli.
 
“Perdonatemi… Entrambi. Sappiate solo che vi ho amato più di quanto sia stato capace di mostrarvi”.
 
Ormai non c’era più molto tempo: in pochissimi secondi, il nemico avrebbe raggiunto lo stadio finale di quella forma spaventosa, e forse, se fosse stato capace di controllare i suoi poteri, Genio non avrebbe più potuto fare niente per batterlo.
 
“ONDAAAAAA...” – non era ancora pronto. Aveva bisogno solo di un istante in più, ma il nemico orami era quasi pronto – “ENER...” – ancora un istante- “GEEEEE...” – cominciava a pensare di non farcela – “TI…” – ormai era tardi – “CAAAAA!!!!”.
 
E poi, era accaduto.
Il fascio di energia aveva colpito in pieno il suo avversario ancor prima che si rendesse pienamente conto di quello che stava per succedergli, tanto rapido era stato l’attacco. La sua trasformazione era stata completata, ma se Genio non avesse avuto un piccolo, piccolissimo aiuto inaspettato, forse non sarebbe stato in grado di colpire il nemico. Era stato solo grazie all’intervento di Goku se la trasformazione completa era stata ritardata giusto il tempo necessario per poterlo colpire. Genio aveva visto con chiarezza lo spirito del suo allievo comparire per un brevissimo istante proprio accanto al suo stesso corpo occupato dal nemico, una specie di avvertimento, un modo per fargli capire che, per quello che poteva, lui era lì, presente, e voleva aiutarlo a sconfiggere quel mostro a scapito della sua stessa vita. Quello era Goku, quello era il bambino che aveva cresciuto e tramutato in guerriero, l’unico che avrebbe sacrificato se stesso all’infinito per la sopravvivenza di ogni singolo essere vivente, anche il più piccolo, anche quello che a qualcuno poteva sembrare il più inutile e insignificante.
 
Era durato tutto per un tempo che Genio non avrebbe saputo definire. Dopo aver visto Goku, aveva lasciato che le lacrime sgorgassero senza sosta, ma non aveva perso la concentrazione raggiunta, continuando a rilasciare energia dai palmi in direzione del nemico, colpito in pieno e devastato da quel flusso letale.
Poi, così com’era iniziato, tra le lacrime e un urlo straziante, il tutto era finito, lasciando dietro di sé solo silenzio e un paesaggio colpito da una catastrofe annunciata.
Stremato, Genio era caduto al suolo, in avanti, tornando ad avere il corpo da fragile anziano che tutti avevano imparato a conoscere. Aveva perso i sensi per qualche minuto e, quando si era ridestato, non sapeva dove avrebbe trovato la forza di alzarsi e scoprire se aveva portato a termine o meno il suo compito.
Aveva gli occhi impastati di lacrime e terra, la guancia scorticata, e un senso di ansia che gli attanagliava il cuore. Non avvertiva alcuna aura, né quella di Goku, né quella del suo primo allievo, ma questo non era abbastanza per capire se la parola fine era stata apposta a quella storia così travagliata.
A fatica, aveva fatto leva sui palmi delle mani stanche, mettendosi in ginocchio e sollevando piano il capo. Una vertigine improvvisa e violenta aveva colpito Genio, causandogli un violento conato di vomito. Tutto attorno a lui era diventato confuso, come su una tela dove inavvertitamente i colori avevano finito col mescolarsi a casaccio. Che stesse per morire? Che la sua vita fosse giunta alla fine, ora che il suo compito era stato portato a termine? Forse, era quello il destino che toccava a chi, come lui, aveva osato sfidare le leggi del tempo e della natura. O forse, semplicemente, era solo ciò che lo rendeva umano.
Era caduto di fianco, Genio, privo di forze e con il respiro corto. Era caduto, e non si era più rialzato, questo dopo aver esalato il suo ultimo respiro.
L’era dei Guardiani era finita. E, con essa, era finito il mondo così come l’uomo lo aveva conosciuto.
 
Continua…

 
Ragazze/i,
Come va?
Ho trovato un po’ di tempo per aggiornare prima questa mia storia ormai arrivata alla fine, e spero che questo vi abbia fatto piacere.
“Bene, bene, bene” (cit.). Siamo alla rea dei conti. Genio ha VERAMENTE sconfitto il mostro? Ce l’ha fatta veramente?
Sono tutti passati a miglior vita?
Attendo vostri commenti, opinioni, scleri (ammesso che ce ne siano).
 
A presto!
Un bacino,
Cleo

 
   
 
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