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Autore: FalbaLove    17/11/2021    1 recensioni
Raccolta di One shots con protagonisti Neji e Tenten e con la partecipazione di (quasi) tutti i personaggi del mondo di Naruto.
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[Dalla Prima Storia]
-Mi manca- e non ci fu bisogno di aggiungere altro perché Tenten sapeva benissimo di chi stesse parlando. Aumentò la stretta di quell’abbraccio, quasi cercasse di colmare le braccia muscolose del terzo componente del loro Team. Anche un semplice gesto non sarebbe più stato lo stesso, non dopo la sua morte.
-Anche a me- si lasciò sfuggire sentendosi egoista a condividere il suo dolore di fronte ad una persona che tanto, troppo stava soffrendo.
-Ma io ci sono ancora, Lee, e ti prometto che non ti lascerò mai- e Rock Lee sapeva che poteva fidarsi delle parole della castana. Oramai il loro Team era stato distrutto, la morte di Neji aveva causato un buco nei loro cuori che mai si sarebbe rimarginato, ma dovevano andare avanti e provare a vivere.
Ci avrebbero tentato insieme.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hinata Hyuuga, Neji Hyuuga, Rock Lee, Tenten | Coppie: Neji/TenTen
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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-Chiudi gli occhi e prova a concentrarti- la voce di Neji risuonò calma e ferma mentre tutto intorno a loro sembrò, per un secondo fermarsi. Boruto si portò le ginocchia al petto sistemandosi in maniera più comoda sulla roccia su cui era seduto: i suoi occhi, di un azzurro brillante, fissarono attenti sua sorella che, senza fiatare, fece ciò che loro zio le aveva ordinato.
-E ora cerca di far fluire il tuo chakra verso il viso- continuò l’uomo mantenendo la posizione di combattimento. Himawari, sotto gli occhi attenti dello Hyuga, inspirò in silenzio per alcuni secondi e istintivamente intorno agli angoli dei suoi occhi, sulle tempie e sulle guance si irradiarono le vene caratteristiche del grande potere degli Hyuga. Un sorriso, appena accennato, sfuggì dalle labbra strette di Neji svelando tutto l’orgoglio che in quel momento stava provando.
-Bravissima- disse Neji.
-Ora possiamo iniziare-
Boruto si morse con forza il labbro inferiore osservando quella scena dal bordo del campo di allenamento: uno strano sentimento, oscuro e corrosivo, si mosse veloce nel suo petto facendolo rabbrividire. Intanto, davanti a lui, due corpi dalla diversa statura iniziarono a muoversi rapidi e veloci. Una serie di colpi, che svelarono immediatamente quanto fosse forte la forza e il potere che si celavano in quel gracile corpicino della bambina di soli sette anni, vennero parati con facilità da Neji, ma le energie in Himawari non sembrarono venir meno.
Il primogenito di Hinata e Naruto assottigliò gli occhi cercando di mettere a fuoco ogni singolo movimento di sua sorella: per quanto si sforzasse di identificare anche solo un singolo attacco sferrato da Himawari in quelli che suo padre gli aveva insegnato, la verità era che a lui pareva che i due fossero bloccati in una danza mortale. Le mani si muovevano veloci, quasi difficili da individuare a occhi nudo, e sembravano colpire punti ben precisi sul corpo dell’avversario. Accigliato si grattò la testa cercando di imitare alcuni loro gesti, ma ogni suo muscolo non sembrava identificare quei gesti come familiari e si sentiva estremamente goffo ed imbranato. Sua sorella, invece, si muoveva leggiadra come una farfalla, cosa che ben celava la sua reale potenza. La verità era che, nonostante nelle sue vene scorresse una certa percentuale di sangue Hyuga, lui non sembrava esserlo a differenza di Himawari, come si poteva benissimo capire dai loro occhi. Le iridi azzurre del biondo brillarono di invidia osservando quelle sotto sforzo della Uzumaki: il colore del cielo più limpido sembrava aver abbandonato i suoi occhi e una tonalità molto più tenue, e decisamente più simile a quelle dell’uomo che aveva davanti, spiccava circondata da vene rigonfie. Il potere più segreto ed ammirato degli Hyuga, il Byakugan, ardeva potente nelle vene della bambina. Per i primi anni della sua vita era rimasto silente, ma ora, all’età di sette anni, il destino di Himawari sembrava già segnato: da quando aveva iniziato quei personalissimi allenamenti con loro zio, era stato chiaro a tutti che la bambina avrebbe seguito le orme del genio degli Hyuga, colui che era considerato un prodigio e che aveva appreso le tecniche più segrete mediante la semplice osservazione. Ma Neji Hyuga non era solo quello: era anche l’uomo che aveva sacrificato la sua vita per salvare i loro genitori durante la Grande Guerra, che era riuscito a scampare da una morte che molti avrebbero dato per certa e che rappresentava tutto ciò che Boruto avrebbe voluto essere. Per questo, osservando in disparte quell’allenamento, il piccolo Uzumaki non riusciva ad essere felice: una strana fitta non sembrava dargli pace mentre desiderava con tutto il cuore trovarsi lui al posto di Himawari. Perché, per quanto si sforzasse e ci provasse, i suoi occhi avrebbero continuato ostinati a rimanere blu e mai avrebbero assunto un colore più perlaceo. Era inutile piangere, urlare e pregare, ogni sua cellula avrebbe continuato a mostrare chiaramente che lui era un Uzumaki, non uno Hyuga.
Con questa consapevolezza che oramai lo accompagnava da molto tempo, il figlio di Hinata strinse con ancora più forza le ginocchia contro il petto: il suo sguardo venne rapito dal viso calmo e rilassato di Neji. Lo leggeva chiaramente da ogni espressione che aleggiava su quella pelle quasi diafana: suo zio era estremamente orgoglio di sua sorella e, per quanto cercasse di non darlo troppo a vedere, era palese che fosse fiero di lei. Una smorfia fece contrarre i segni caratteristici che segnavano le sue guance mentre una domanda, quasi spontanea, occupò la mente del biondo. Chissà se suo zio era orgoglioso anche di lui nonostante niente, se non una certa percentuale del suo sangue, lo collegava ad una delle famiglie più rinomate del Villaggio della Foglia.
Prima che il suo cervello potesse formulare anche solo una vaga risposta a quella dolorosa domanda, uno strano rumore fece mettere in allerta ogni muscolo del suo corpo. Le dita scorsero veloci sulla sua gamba avvicinandosi velocemente all’altezza della caviglia dove teneva un kunai. I polpastrelli non fecero neanche in tempo a sfiorare il freddo metallo dell’arma che una, praticamente identica, brillò colpita dai raggi del sole al di sotto della sua gola. Boruto percepì chiaramente la lama affilata sfiorare appena la sua pelle mentre il suo corpo rimase pietrificato dalla sorpresa.
-Troppo lento- mormorò una voce divertita a pochi centimetri dal suo orecchio, una gocciolina di sudore scivolò veloce sulle tempie fredde del ragazzino che digrignò con forza i denti. Il suo cervello stava ancora elaborando una strategia per allontanarsi da quella situazione pericolosa e potenzialmente mortale, che il kunai si allontanò spontaneamente da lui. Gli occhi di Boruto brillarono di sorpresa non riuscendo a capacitarsi del perché il misterioso nemico lo avesse lasciato andare, ma quando due familiari codini vennero riflessi nelle sue iridi, la sua espressione turbata lasciò posto ad una decisamente più felice.
-Tenten oba-san!-strillò il biondo riconoscendo nella figura appena arrivata quella della donna che, molti anni prima, era stata compagna di squadra di suo zio.
-Ciao Boruto- lo salutò lei sedendosi accanto a lui e permettendo alla sua mano di scompigliare quei capelli gialli come il sole.
-Dovresti cercare di allenare meglio i tuoi sensi di allerta- lo stuzzicò riponendo l’arma che, poco prima, aveva rivolto al bambino di nove anni.
-Se fossi stato un nemico, ti avrei fatto fuori in due secondi- continuò con tono allegro e frizzante. Si aspettava la solita risposta pronta del ragazzino, la stessa che molti anni prima aveva visto fuoriuscire dalla bocca di Naruto, ma questo non avvenne. Il viso di Boruto si scurì all’istante e le sue labbra sottili si piegarono in una strana smorfia.
-Da quanto hanno iniziato?- domandò lasciando che il suo sguardo, così simile a quello di un cerbiatto, si spostasse in direzione delle due uniche persone che stavano combattendo.
-Da una decina di minuti- bofonchiò il biondo ritornando a perdersi nei suoi pensieri. Tenten annuì in silenzio mentre percepiva chiaramente che qualcosa stava tormentando la mente del primogenito di una delle sue migliori amiche. La castana non si riteneva una persona particolarmente empatica, soprattutto se si trovava di fronte a dei bambini: a differenza delle sue migliore amiche, non aveva figli e non aveva una particolare simpatia per i ragazzini in generale. Eppure, con il tempo, aveva iniziato ad apprezzare i membri della nuova generazione e, nonostante continuasse ad odiare il pianto degli infanti e i capricci dei lattanti, doveva ammettere che le piaceva trascorrere del tempo con loro. Per questo trovava estremamente difficile ignorare la sofferenza che aleggiava in quel ragazzino che in tutto le ricordava uno dei suoi più grandi amici.
-A cosa stai pensando?- quella domanda, che sfuggì veloce dalle labbra carnose della castana, sorprese non poco Boruto. Tenten non era come le altre amiche di sua madre: la donna non lo aveva mai trattato come se fosse un bambino, ma si rivolgeva a lui diretta come se fosse un suo coetaneo. Per quanto fosse una cosa decisamente inusuale, all’Uzumaki questo piaceva: Tenten gli piaceva.
-A niente- mormorò a labbra strette ritornando ad osservare suo zio e sua sorella combattere. Un sorriso divertito si dipinse sul volto abbronzato della maestra delle armi.
-Sei un pessimo bugiardo- lo derise dandogli un leggero buffetto sul naso.
-Proprio come tuo padre- continuò, ma se ne pentì appena vide un alone di tristezza inondare gli occhi del ragazzino. Boruto sbuffò sonoramente incrociando le braccia al petto.
-Lo so benissimo che assomiglio a mio padre- rispose in maniera decisamente maleducata. Qualsiasi altro adulto lo avrebbe ripreso per questo suo tono, ma non Tenten. Il sorriso della donna non vacillò di fronte alle sue parole, ma gli angoli delle sue labbra si alzarono ancora di più. Poi, senza lasciare che il biondo potesse aggiungere anche solo un’altra parola, si chinò in avanti permettendo ai loro volti di fermarsi a pochi centimetri l’uno dall’altra. Un leggere rossore ravvivò le guance di Boruto, ma Tenten non parve neanche accorgersene: decisa afferrò tra le sue mani callose il viso paffuto del ragazzino e iniziò a studiarlo con attenzione.
-Sì, sei pressoché identico a lui- disse infine allontanandosi da lui.
-Però non c’è niente di male nell’esserlo, dopotutto Naruto non è solo il Settimo Hokage, ma anche il ninja più forte di tutto il Villaggio della Foglia-
-Ma io non voglio essere come lui!- urlò con forza Boruto alzandosi dalla roccia. Una espressione divertita venne accompagnata da uno strano luccichio nelle iridi marroni della castana. Lasciò che il suo sguardo studiasse per qualche secondo il corpo teso del figlio di Hinata prima di parlare.
-Ah, no?- sospirò mentre il biondo si chiese cosa ci fosse di così tanto divertente.
-No! Io voglio essere uno Hyuga e padroneggiare il Byakugan- si lasciò sfuggire dalle labbra. Immediatamente si rese conto di aver confessato questo suo desiderio così intimo e se ne pentì all’istante: si portò le mani alla bocca, come cercasse di riportare indietro ogni singola lettera pronunciata, ma oramai era troppo tardi.
-Quindi è questo il problema- disse la castana che aveva udito perfettamente. Boruto annuì leggermente mentre i suoi occhi si fecero sempre più lucidi: immaginava già che quella strana donna si sarebbe messa a ridere di fronte a quel suo stupido desiderio e che lo avrebbe detto a tutti, compreso a suo zio. Un senso di imbarazzo e vergogna scaldò il suo cuore mentre le labbra presero a sanguinare a causa dei denti affondati in esse. Istintivamente chiuse gli occhi preparandosi agli scherni parole e alle risate, ma invece non avvenne niente di tutto ciò che aveva immaginato. Qualcosa di morbido sfiorò la sua bocca mentre solo i rumori della battaglia di suo zio e di sua sorella continuarono a rompere il silenzio del campo d’allenamento.
-Posso capirti- la voce della castana era calma e priva di qualsiasi tono giudicante. Lentamente lasciò che i suoi occhi si schiudessero: il viso sereno della donna si riflesse nelle sue iridi mentre un fazzoletto in tessuto tornò ad accostarsi alle sue labbra.
-Non so se lo sai, ma i compagni di Team che mi vennero assegnati furono tuo zio e il padre di Metal Lee- Boruto annuì quasi impercettibilmente rapido dalle parole di Tenten. Lei gli sorrise dolcemente continuò ad asciugare il sangue che fuoriusciva dalla ferita sulle sue labbra.
-E quindi mi ritrovai a dovere affrontare da una parte un vero e proprio genio delle arti magiche e in possesso di una tecnica di combattimento formidabile ed ereditaria del suo clan, e dall’altra un vero e proprio asso nelle Arti Marziali. Io invece non avevo proprio niente di speciale, se non lo stupido desiderio di diventare forte come la Quinta Hokage- ricordò la ragazza ripotendo il fazzoletto sporco di sangue nella tasca del suo vestito dallo stile tipicamente orientale. Scrutò con attenzione il volto del biondo rilassarsi leggermente e se ne compiacque.
-Quindi posso capire il tuo desiderio di avere il Byakugan. Ma- si fermò un istante pensierosa.
-Immagino che non sia il mio stesso motivo a farti desiderare di avere la capacità innata degli Hyuga- Boruto scosse la testa debolmente. Le sue labbra morivano dalla voglia di confessarle gli oscuri segreti che scuotevano il suo cuore, ma il cervello gli intimava di tenere la bocca sigillata non ancora totalmente sicuro di potersi fidare dell’adulta che era seduta a pochi passi da lui. Eppure, Tenten era diversa dagli altri adulti che aveva incontrato nella sua vita, lo scambio di frasi avvenuto qualche secondo prima ne era la chiara prova, e poi la donna gli aveva fatto una confessione sincera. Sentiva, e forse voleva, fidarsi di lei.
-Io vorrei essere come mia sorella, vorrei potermi allenare con mio zio e renderlo fiero- confessò lasciandosi sfuggire un leggero rossore sulle guance. Il suo cuore prese a battere veloce non sapendo cosa aspettarsi come risposta dalla castana.
-Non hai bisogno del Byakugan per rendere tuo zio orgoglioso di te- disse schioccando le labbra come fosse una delle bambine che venivano nella sua classe. Le sopracciglia di Boruto si alzarono sorprese e la maestra delle armi si lasciò sfuggire un sorriso divertito.
-Lo so che preferiresti che queste parole provenissero dalle sue labbra, ma sappiamo entrambi com’è fatto tuo zio e quanto sia testardo ed estremamente orgoglioso a volte. Per questo sarò io a dirtelo: Boruto, tuo zio ti ama così per come sei. È fiero di te per quello che sei e so per certo che non ti cambierebbe per nessun altro nipote al mondo. È vero, ogni cosa di te ricorda tuo padre, ma tuo padre è lo stesso uomo che, nonostante lui non lo ammetterebbe mai, Neji ammira da quando lo sconfisse oramai una eternità di anni fa- un mormorio sorpreso fuoriuscì dalle labbra socchiuse di Boruto. Tenten annuì in silenzio godendosi il viso del bambino ritornare a riempirsi di gioia.
-Lo pensi davvero, Tenten oba-san?-
-Certo! Per tuo zio tu sei perfetto così come sei- concluse lei facendogli l’occhiolino. Boruto strinse con forza i pugni portandosi all’altezza del volto: non sapeva se avesse fatto bene a svelare quello che aveva detto, ma in quel momento si limitò a godersi il solito ed allegro sorriso ritornare a rallegrare il volto di quel ragazzino.
-Disturbiamo?- una voce calda e profonda fece sobbalzare entrambi. Erano così impegnati nelle loro conversazioni che non si erano resi conto di non essere più soli.
-Tenten oba-san!- esclamò la figura più minuta appena riconobbe la persona che parlava con suo fratello. Corse veloce nella sua direzione abbracciandola con foga. Tenten non riuscì a trattenere un sorriso.
-Boruto- il richiamo del suo nome risvegliò il primogenito di Hinata e Naruto che alzò lo sguardo in direzione di suo zio. L’uomo si chinò leggermente permettendo ai loro volti di essere alla stessa altezza.
-Mi chiedevo se ti andasse di allenarci solo io e te questo pomeriggio- continuò lo Hyuga mentre gli occhi azzurri come il cielo si fecero sempre più sgranati. Boruto fissò stupito Neji per alcuni secondi cercando di captare qualsiasi cosa che tradisse le parole di suo zio. Ma il volto del moro era rilassato e il giovane sapeva che ogni parola pronunciata da quelle labbra così sottili non era uno scherzo.
-Davvero?- bisbigliò mentre i sentimenti negativi che fino a pochi secondi prima aleggiavano nel suo petto svanirono all’istante.
-Davvero- rispose Neji annuendo leggermente. Un enorme sorriso venne riflesso negli occhi perlescenti dell’uomo.
-Mi farebbe molto piacere, Oji-san- rispose cercando di tenere a bada il tremolio delle sue labbra.
Tenten osservò con tenerezza quella scena sorridendo: il suo sguardo scivolò sul volto del suo compagno di squadra. Non riusciva proprio a capire come Boruto si fosse domandato anche solo per un secondo se suo zio fosse fiero di lui. Gli occhi perlacei di Neji, che nascondevano qualsiasi emozione o pensiero a qualsiasi persona, erano come un libro aperto per lei. L’amore che lo Hyuga provava nei confronti dei suoi nipoti era lampante ed era lo stesso che quei bambini provavano per lui: un sentimento caldo ed avvolgente scaldò immediatamente il suo petto. Immediatamente i suoi pensieri ritornarono indietro a quello che ancora considerava come il giorno più brutto della loro vita e si domandò cosa sarebbe successo se il sacrificio di Neji gli fosse costato la vita. Prima che la sua mente venisse rapita da quei pensieri negativi, una piccola mano si insinuò tra le sue dita: Himawari le risolve un dolce sorriso ricordandole che quella era la realtà. Anche lo Hyuga parve notare che qualcosa, anche se solo per un secondo, aveva scosso la mente della castana e lentamente si avvicinò alla roccia.
-Himawari, ti andrebbe di andare a raccogliere qualche fiore per Tenten?- immediatamente la figura minuta della bambina scattò in piedi entusiasta.
-Certo, oji-san!- strillò eccitata iniziando a correre in direzione degli alberi senza dare più retta a qualsiasi altra parola dello Hyuga.
-Boruto, potresti andare con lei e controllarla?- il biondo annuì complice e, mettendo le mani in tasca, seguì sua sorella. Neji fissò con attenzione le figure dei suoi nipoti allontanarsi e fermarsi nei pressi di una macchia verde.
-Smettila di fare lo zio apprensivo, non può succedergli niente- lo beccò l’unica figura rimasta oltre a lui. Il moro si lasciò sfuggire un sorriso divertito prima di sedersi accanto alla sua compagna di Team sulla roccia. Rimasero alcuni minuti in silenzio, lo stesso silenzio che aveva accompagnato molti dei momenti che da ragazzi avevano trascorso insieme, a fissare i due figli di Naruto ed Hinata. Poi, le labbra di Neji tornarono a schiudersi.
-Potrei sapere cosa vi siete detti?- Tenten schioccò la bocca divertita mentre un leggero venticello le scompigliò la frangetta.
-Ci stavi spiando per caso?- lo beccò sfiorando la spalla dell’uomo con la sua.
-No- rispose e la castana sapeva che era sincero.
-Quel ragazzino ti adora, Neji- confessò la castana lasciando, finalmente, che i loro sguardi si incontrassero. Le labbra dello Hyuga si strinsero con forza non aspettandosi di trovare così tanta malinconia in quelle iridi marroni.
-E a volte mi viene spontaneo pensare cosa sarebbe successo se quel giorno tu fossi morto- non serviva che specificasse quale fosse quello specifico giorno perché Neji sapeva benissimo a cosa lei si riferisse. Senza remora ricercò la mano della castana che strinse con delicatezza sperando che quel semplice contatto le facesse capire che lui era davvero lì davanti a lei, vivo.
-Non dovresti perché io quel giorno mi sono salvato ed ora sono qui, con te- sussurrò dolcemente. Scrutò con attenzione i muscoli della ragazza rilassarsi all’udire quelle parole mentre una lacrima, solitaria, scivolò veloce sulla sua guancia abbronzata. Gentilmente i suoi polpastrelli sfiorarono il volto della maestra delle armi che non si scostò: quel semplice contatto regalò un senso di pace ad entrambi.
-Come fai a dire sempre le parole giuste al momento giusto?- lo beccò lei facendogli una linguaccia e riportandoli, solo per un secondo, indietro nel tempo.
-Perché sono il genio degli Hyuga-
-Oltre ad essere estremamente modesto- lo sfidò Tenten incrociando le braccia al petto ed alzando un sopracciglio con fare divertito. Gli angoli delle labbra di Neji si alzarono involontariamente di fronte a quel comportamento così fanciullesco che stonava con la donna adulta che si trovava davanti: ma Tenten non era come tutte le altre donne. Lasciò che il suo sguardo, attento, si posasse per un secondo sulle figure dei suoi nipoti che, indaffarati, stavano ancora raccogliendo fiori. Poi, senza che Tenten se ne accorgesse, permise alle sue labbra di sfiorare dolcemente quelle della castana.
-Grazie per non essere morto- sospirò sulle sue labbra Tenten approfondendo il bacio.

 
   
 
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