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Autore: pampa98    18/11/2021    7 recensioni
[Questa storia partecipa alla challenge “Questione di voci e di stile” indetta da RosmaryW sul forum “Writing games – Ferisce più la penna”]
Tre flashfic per raccontare Remus, Tonks e il loro rapporto.
Remus avrebbe voluto vivere un giorno simile. Sposare una donna che amava, come Hope aveva sempre sperato – anche dopo; vedere un bambino crescere a sua immagine e somiglianza, e libero di essere sé stesso e scoprire la magia del mondo che lo circondava – lo aveva sognato, anche dopo. Ma nei sogni lui era un uomo e Fenrir Greyback non era mai esistito.
"Questa storia è candidata agli Oscar della Penna 2023 indetti sul forum Ferisce più la penna"
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Colori complementari

 

In a world full of people
You can lose sight of it all
And the darkness inside you
Can make you feel so small
But I see your true colors
Shining through
I see your true colors
And that's why I love you
.

“True Colors”, Cindy Lauper

~ ~ ~
 

Aveva avuto un’infanzia felice, Remus. Prima.
Ricordava i biscotti di sua madre e gli innocui incantesimi che suo padre gli aveva insegnato da quel primo giorno in cui Remus, impaziente, aveva trasportato nel suo piatto un’altra porzione di spinaci facendola fluttuare dalla padella.

La sua memoria era frammentata, i ricordi confusi su ciò che aveva vissuto – prima. Eppure vedeva ancora con chiarezza i volti stupiti dei suoi genitori, che spostavano lo sguardo da lui alla padella ormai vuota, per poi scattare in piedi e abbracciarsi, felici di quella lieta scoperta.

Remus avrebbe voluto vivere un giorno simile. Sposare una donna che amava, come Hope aveva sempre sperato – anche dopo; vedere un bambino crescere a sua immagine e somiglianza, e libero di essere sé stesso e scoprire la magia del mondo che lo circondava – lo aveva sognato, anche dopo. Ma nei sogni lui era un uomo e Fenrir Greyback non era mai esistito.
Lunastorta era un errore, un abominio da tenere nascosto e da cui il mondo doveva essere protetto. Non importava ciò che diceva Silente. E nemmeno Sirius e James e Peter e Lily. Eppure…
Aveva scorto un barlume di felicità in mezzo a loro. Talvolta, osava anche sentirsi normale – James rideva con lui, Sirius gli dava pacche sulla schiena, Peter era sempre al suo fianco. Talvolta, fingeva di essere ciò che non era.
Con gli anni quell’illusione si era sedimentata sempre di più dentro di lui – sbagliata, ma così dolce – e Remus, alla fine, aveva smesso di combatterla.
«Troverai una ragazza molto prima di Felpato, fidati.» Una sera di ottobre, un giorno come un altro. Sirius aveva dato una gomitata a James, indifferente alla presenza di Lily e del piccolo Harry. «Ma dai, è vero! Sei più alto di lui, più intelligente, più elegante. Appena questa guerra sarà finita, se sarai ancora scapolo, provvederemo io e Lily a trovarti una bella fidanzatina che ci permetterà di avere un amico per Harry.»
Lily aveva scosso la testa e Sirius aveva riso, dichiarando che dunque erano in guerra.
Quell’immagine era stampata a fuoco nella mente di Remus, affiancata a quella di una casa distrutta e di qualcuno che un tempo chiamava amico con indosso una casacca a strisce.

Remus aveva conosciuto la felicità e aveva scoperto con quanta crudeltà la vita si divertiva a portargliela via. Lui era un abominio che non meritava di camminare su quella terra, i suoi desideri più puri – poteva chiamarli così? – erano immondi. E allora tanto valeva limitarsi a respirare e attraversare il mondo come uno spettro, ricercando solo nella mente un piccolo sprazzo di felicità.

[438 parole]
 
~ ~ ~
 

Da bambina, non ero abile nel gestire i miei poteri. Quando piangevo i miei capelli diventavano cielo in tempesta, quando ridevo la mia chioma sembrava fiamma viva. Mia madre e mio padre sorridevano e mi incoraggiavano a vivere il mio talento, a scoprirlo ed espanderlo.
Mi sentivo speciale. Spargevo colori e risate intorno a me – anche involontarie, come quella volta in cui inciampai sui gradini del portico mentre cercavo di imitare la moonwalk del cantante Babbano preferito di mio padre.

Porto con me solo ricordi positivi della mia vita. C’è un’unica crepa, un piccolo foro oscuro che non sono mai riuscita a riparare.
«Cosa c’è che non ti piace, Dora?»
«Che tu e papà avreste dovuto chiamarmi semplicemente così.»
«Dora non è un nome completo, tesoro.»
«Ma almeno è normale
Ninfadora aveva un suono stupido, un significato stupido e rendeva me, sfortunata portatrice eterna di quelle lettere, stupida.

«Oh, quindi è per questo che sei così goffa?»
«Ti do in pasto ai draghi, Weasley!»

Avevo trasformato la mia faccia in quella di una spaventosa creatura sputafuoco. Charlie aveva riso, naturalmente: lui amava quelle bestie.

«Sei stata fortunata, o sfortunata, dipende dal tuo punto di vista.»

«Mi dica solo che ho passato l’esame.»
Mi avevano detto che l’occhio magico di Alastor Moody era in grado di trapassare l’anima dei suoi interlocutori, ma anche quello buono non era da meno. Mi imposi di non tremare – di euforia, di preoccupazione: mi avevano detto che i miei poteri erano perfetti per un Auror, e la mia carriera a Hogwarts era stata ottima, ma la mia goffaggine – che, crescendo, era solo aumentata – avrebbe potuto rappresentare un serio ostacolo al mio sogno.
«Sei la ragazzina più imbranata che abbia mai incontrato.»
Sussultai e mi preparai a ricevere la batosta – a testa alta, però, le parole di mia madre a risuonarmi nella mente: sai di aver fatto del tuo meglio. Vivi orgogliosa.
«Ci si può lavorare, però. Congratulazioni, ora sei un Auror sotto il mio comando, Ninfadora Tonks.»

Il salto che stavo per compiere era stato interrotto da quel nome odiato e avevo perso l’equilibrio, riuscendo a ricompormi abbastanza in fretta da non cadere. Malocchio Moody inarcò un sopracciglio verso di me e io mi schiarii la voce.
«Non usi quel nome. Per favore.»
Moody annuì.
«Come preferisci, Ninfadora

[387 parole]

 
~ ~ ~


Grimmauld Place è più tetro di quanto ricordassi dai racconti di un Sirius disgustato. Le pareti urlano morte e il nero è l’unico colore che avvolge quella casa.
«Ciao, io sono Tonks.»
Bastano i suoi capelli rosa e il suo sorriso splendente a restituire colore a ciò che era rimasto spento per molto tempo; talmente tanto che non sei sicuro di sapere come gestirlo. Ti limiti allora a un sorriso e le stringi la mano, e mentre la sua pelle viva e calda tocca la tua ti chiedi se sarebbe così sbagliato illuderti di nuovo.

 
La prima volta che ti ha chiamata per nome lo hai guardato in cagnesco, ma la tua voce non ha protestato con la stessa tenacia di sempre. Hai sentito qualcosa di dolce in quelle lettere e ti sei limitata a un vago: “Non mi piace quel nome.”
Lui ha chinato il capo e si è sforzato di chiamarti solo Tonks – Dora era ancora troppo intimo, ma tu quell’intimità la bramavi, senza successo.
Si è dimenticato, a volte. Le stesse volte in cui lasciava cadere le sue difese e ti permetteva di avvicinarti, abbastanza da sentirlo ma non da raggiungerlo. Tu non hai mai combattuto davvero, non come facevi con tua madre o con Alastor, e alla fine hai deciso di dire anche a lui la verità.
«Non trovo che sia un nome stupido. Ha il suono di una cosa dolce, pura. E amabile.»*
«Allora puoi chiamarmi così, ogni tanto. Ma a me continua a piacere di più Dora.»
 

L’hai vista spegnersi, i suoi capelli senza più colore e il sorriso sostituito da lacrime trattenute. Sai che è colpa tua e sai – speri – che il tempo le faccia dimenticare quell’affetto che ha nutrito per te a favore di un uomo migliore. Ma poi Bill viene morso e Fleur continua ad amarlo e Tonks è sempre lì a pregarti, a incoraggiarti, e tu pensi che l’amore sarà una rarità nei mesi che dovrete affrontare.

«Se dovessi pentirtene...»
«Non me ne pentirò.»
«Sarai libera di andartene in qualsiasi momento...»
«Remus, io me ne andrò solo se tu non mi amerai più.»

La baci e l’illusione diventa una realtà piena di colori e di risate. Torni quel bambino che aveva scoperto la magia davanti agli occhi emozionati dei suoi genitori e lasci che la tua fantasia vaghi: un anello, un bambino con l’arcobaleno nei capelli. Una vita da uomo in cui il nero della bestia sarebbe rimasto relegato in un angolo della tua mente, eterno compagno indesiderato ma mai nemico del rosa intorno a te.

[429 parole]

 
* Frase ripresa da un'altra mia storia su di loro.

Angolo autrice:
Mi rendo conto che sto battendo sempre sugli stessi argomenti con i Remadora, nonostante abbia scritto poche storie su di loro. Devo ancora capire come ampliare un po' la mia resa di questa meravigliosa coppia 🙈
Ringrazio Rosmary per aver indetto questa challenge e soprattutto LadyPalma per avermi sfidata a scrivere su questa coppia, salvandomi così dalla mia perenne indecisione ❤
Grazie anche a tutti quelli che si sono fermati a leggere, spero che la storia vi sia piaciuta ^^


 
   
 
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