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Autore: Kifuru    21/11/2021    0 recensioni
All'indomani della Quarta Grande Guerra Ninja, nel mondo shinobi iniziava una nuova era di pace, sotto l'insegna della grande alleanza. Tra i complessi e delicati rapporti diplomatici e la lotta contro pericolose organizzazioni criminali, i giovani eroi della guerra, salvatori dell'umanità, cercavano di costruire con tutte le loro forze una vita serena e felice, lasciandosi alle spalle tutto l'odio e la violenza del passato. In questo clima di incertezza e speranza, l'ambasciatrice Temari della Sabbia e lo stratega Shikamaru della Foglia affronteranno ogni genere di esperienza per poter difendere il loro legame e il loro futuro insieme.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Naruto Uzumaki, Shikamaru Nara | Coppie: Hinata/Naruto, Shikamaru/Temari
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
Capitoli:
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CAPITOLO 7
 
SEPARAZIONE
 
 
Il dolore era intenso. Forte al punto da aiutarlo a restare debolmente cosciente.

Shikamaru Nara era abituato alle ferite e alla sofferenza. Fin da quando era un ragazzino svogliato, il suo approccio in battaglia era sempre stato riflessivo e mai impulsivo o irrazionale, come erano soliti essere i suoi compagni più cari. Shikamaru aveva intrapreso la pericolosa via dei ninja, restando fedele alle tradizioni della sua famiglia. Pur ammirandolo sinceramente, lui era diverso da Naruto, lo sapeva bene, ma questo non gli aveva mai impedito di combattere coraggiosamente, sfidando la morte innumerevoli volte.

La sua ragazza lo aveva sempre lodato per il coraggio che riusciva a tirare fuori in battaglia e per i piani spesso decisivi che elaborava anche sotto pressione. Lei odiava quando si sminuiva tra inutili insicurezze.

Come i suoi compagni più cari, Temari aveva imparato a conoscerlo a fondo, lei sapeva bene che in Shikamaru non c’erano soltanto razionalità e capacità di giudizio in battaglia, in lui c’era anche qualcos’altro.  Una vena di imprudenza e avventatezza, che veniva alla luce soltanto in situazioni estreme, nelle quali persino la sua mente geniale faticava a trovare una via d’uscita.
Si trattava di momenti particolari, momenti in cui l’unica cosa da fare era gettarsi nel pericolo senza alcuna strategia. Per difendere le persone che amava, anche Shikamaru tendeva a perdere la propria razionalità.

Perdersi completamente alle proprie emozioni, era un lusso che un ninja non poteva mai permettersi, eppure Shikamaru lo aveva fatto così tante volte durante la sua vita e soprattutto durante l’ultima guerra. Francamente non credeva di poter cambiare questo lato del suo carattere. E non voleva nemmeno farlo.

Il colpo che lo aveva tramortito si faceva ancora sentire. Shikamaru lottava nell’oscurità, parzialmente consapevole che qualcuno lo stesse trasportando. C’erano stati dei momenti in cui aveva persino riacquistato quasi completamente conoscenza, anche se per pochi attimi, prima di ripiombare in una profonda oscurità.  Ad un tratto, dopo un tempo che egli non riuscì proprio a definire nel suo stordimento, ebbe la netta percezione che chiunque lo stesse portando sulle proprie spalle, lo stava facendo con ogni delicatezza possibile. La vista andava e veniva a ritmi anormali, ma Shikamaru comprese ugualmente di trovarsi fuori dal Villaggio della Sabbia.

Mentre lottava con l’oblio e con il dolore che aveva invaso tutto il suo corpo, finalmente i ricordi di quanto avvenuto nell’ufficio del Kazekage riaffiorarono bruscamente. Quando aveva perso conoscenza, Shikamaru era girato di spalle, ma sapeva esattamente cosa lo avesse colpito.

Molti anni prima, durante il loro primo scontro agli esami Chunin, gli era capitato di schivare diverse volte quel genere di attacco. Lei usava molto spesso la sua arma come una vera e propria mazza da guerra, tenendo i tre astri del vento serrati del tutto. La maestria della sua amata nell’utilizzo del tessen in battaglia era leggendaria e Shikamaru nel corso degli anni aveva visto con i suoi occhi ogni genere di attacco scatenato con quell’arma. Era pienamente consapevole di come la sua ragazza lo avesse messo fuori combattimento.

A quel punto la sua mente iniziò a porre domande ripetizione. Ad analizzare la situazione con fredda precisione. Che cosa era accaduto? Quale ragione poteva aver spinto la sua fidanzata ad attaccarlo con violenza? Il dolore fisico era molto forte e ad esso si aggiungeva un turbine inarrestabile di emozioni e dubbi. Tuttavia, il giovane stratega della Foglia non arrivò neanche lontanamente a dubitare di lei, a dubitare del loro legame o dell’amore che la kunoichi provava per lui. Anche nell’oblio forzato in cui si trovava, egli era sicuro che ci doveva essere per forza una ragione estremamente grave dietro il suo inspiegabile comportamento.

Egli era inoltre consapevole del fatto che il colpo di Temari era stato fortemente trattenuto. Certamente aveva provato un dolore accecante, perdendo immediatamente i sensi, ma allo stesso tempo era sicuro del fatto che la forza di Temari avrebbe potuto produrre molti più danni sul corpo di un vero nemico. L’aria calda del deserto continuava ad aggredirlo senza sosta. Per Shikamaru, così abituato al clima temperato di Konoha, il caldo rovente e incessante della Terra del Vento era un’autentica tortura.

La vista ritornava a tratti, ma nonostante questo lo stratega non riusciva proprio ad orientarsi. Solo dopo un tempo che gli parve infinito, finalmente egli sentì lo sconosciuto che lo stava gentilmente trasportando fermarsi di colpo. Il suo corpo venne delicatamente posato su un terreno fresco e soffice, per nulla riconducibile alla sabbia rovente di Suna. Il moro riconobbe che il terreno sui cui era disteso era senza dubbio erboso. Il suo sconosciuto salvatore gli fece poggiare delicatamente il capo su un qualcosa di estremamente caldo e profumato. Era un profumo che lui conosceva bene. Poi arrivarono le carezze, delicati tocchi che esploravano ogni lineamento del suo viso: la fronte, le guance, la bocca. Con l’altra mano, lo sconosciuto gli carezzò i capelli. Anche quel tipo di carezza era inconfondibile per lui. Un’espressione di forza, amore e orgoglio.

Erano mani gentili e forti al tempo stesso. Le mani di una giovane donna non troppo abituata ad occuparsi del proprio aspetto esteriore. In esse c’erano cicatrici e calli che richiamavano una vita di allenamenti massacranti e di battaglie sanguinose. Tuttavia, per Shikamaru quei tocchi simultaneamente forti e amorevoli significavano il miglior conforto che potesse trovare, perché solo una persona fortemente fastidiosa nella sua vita lo aveva accarezzato in quel modo.

Una voce autorevole e gentile cercò di scuoterlo dal suo torpore. Una voce che lui conosceva molto bene < < E’ ora di svegliarsi, piagnucolone > >.

Shikamaru subì passivamente innumerevoli schiaffetti su entrambe le guance. Ci volle qualche minuto e come suo solito il giovane stratega iniziò a considerare l’intera situazione estremamente fastidiosa. Alla fine, però, Temari, come sempre accadeva, vinse la leggendaria pigrizia del suo uomo, forzandolo a riaprire gli occhi. Il moro lo fece lentamente, mentre la bionda continuava a scuoterlo.

< < Andiamo, Shikamaru! > > sbottò Temari < < Svegliati, maledizione, non abbiamo molto tempo > >.

Shikamaru riaprì gli occhi, mentre lanciava mugugni di stanchezza e dolore. Per la prima volta riprese completamente conoscenza dopo molte ore.

< < Era ora, dannazione > > esclamò lei, anche se adesso la sua voce trasmetteva un certo timore.

Lo stratega restò qualche altro secondo in silenzio, disteso con la testa ancora poggiata sulle gambe di Temari. Provò debolmente a sollevarsi e immediatamente un’ondata di malessere allo stomaco, oltre che un dolore quasi accecante alla testa, lo fece desistere. La kunoichi gli mise una mano sul petto per costringerlo a restare giù. Mettendo a fuoco la realtà intorno a sé, Shikamaru vide una splendida oasi piena di sorgenti e fresche palme. Durante questo primo intenso anno di relazione, Temari lo aveva costretto quasi fisicamente a visitare molti luoghi in tutta la sconfinata Terra del Vento, tra cui le leggendarie e bellissime oasi del deserto. Erano distesi su un terreno verdeggiante, a pochi passi dalle rive di un laghetto. Intorno a loro c’erano palme e molti altri alberi colmi di frutta. Sembrava davvero un piccolo angolo di paradiso. Qualche tempo prima, Temari gli aveva spiegato quanta importanza avessero le oasi nel loro paese, non solo per le attività commerciali e di trasporto, ma anche per la produzione di una grande varietà di prodotti vegetali, come albicocche, fichi, aranci, olive e pesche.

Le mura del Villaggio della Sabbia erano ben visibili all’orizzonte, ma dovevano essere lontani di almeno una decina di miglia dal villaggio. Ciò significava che la sua Temari lo aveva trasportato per tutta quella strada con le proprie forze prima di arrivare in quel piccolo paradiso. Conosceva bene la forza della sua donna, ma ogni volta che vedeva con i suoi occhi le imprese che portava a termine, non poteva fare a meno di sorprendersi, provando un immenso orgoglio, oltre che una smisurata gratitudine per il fatto di aver incontrato una persona così straordinaria. La donna di cui era perdutamente innamorato.

< < Cerca di non agitarti troppo, Shikamaru. Non dovresti avere nessuna commozione cerebrale, ma è meglio non correre rischi > > disse Temari, osservandolo preoccupata < < In questo posto siamo al sicuro, almeno per il momento. Ma dobbiamo sbrigarci. Mentre eri privo di sensi, ti ho somministrato un anti dolorifico composto da speciali erbe delle nostre serre. Tra qualche ora ti riprenderai del tutto, forse rimarrà solo un piccolo segno > >.

< < La mia povera testa > > si lamentò debolmente il moro < < Potrei non avere commozioni, ma di certo non ci sei andata troppo leggera, amore mio > >.

Temari non rispose subito. Tremante e con gli occhi lucidi, ella non sapeva proprio cosa dire, ricordare ciò che gli aveva fatto procurava al suo cuore un dolore intenso e terribile. Un dolore che in quel momento non poteva contrastare. Il momento in cui lo colpiva con forza alle spalle con il suo tessen tormentava la sua mente già provata dagli ultimi eventi.

Alla fine riuscì a sussurrare una semplice e debole risposta, mentre continuava a carezzarlo con mani tremanti. < < Lo so > >.

Shikamaru osservò attentamente il volto sofferente della fidanzata. Non poteva sopportare la sua sofferenza, non sapeva ancora che cosa l’avesse spinta ad attaccarlo, ma lui si fidava ciecamente di lei.

Di colpo comprese che la prima cosa che desiderava fare era lenire il suo dolore. Così, Shikamaru si sollevò a fatica dalla comoda posizione in cui si trovava, mettendosi a sedere di fronte a lei. Gli occhi scuri del giovane trasmettevano soltanto affetto, in essi Temari non vide rabbia o risentimento come aveva temuto o peggio ancora il tradimento.

Vide solo quello sguardo amorevole che aveva imparato a conoscere e ad adorare. Uno sguardo riservato solo a lei. Una mano si posò gentilmente sulla guancia della kunoichi. Dapprima il bacio che ne seguì fu gentile e casto, ma dopo pochi secondi Temari si aggrappò ad esso con fare disperato, come se Shikamaru potesse sparire dalla sua vita da un momento all’altro. Quando si separarono, rimasero a fissarsi l’un l’altra senza dir nulla. Tra loro era sempre così, fin da quando si erano conosciuti avevano dialogato meglio con i fatti più che con le parole. Gli occhi di lei erano ancora umidi. Il moro si chiese quante lacrime avesse versato dopo averlo tramortito.

Egli non poteva sapere che la sua donna avesse giurato con sé stessa che non avrebbe più pianto, ora si trattava solo di combattere e schiacciare i nemici come si era promessa di fare. Temari aveva versato le ultime lacrime, mentre trasportava il suo uomo al sicuro fuori dalle mura del villaggio.

Era una cosa che proprio non riusciva a sopportare: il fatto di aver dovuto portare Shikamaru fuori dal suo stesso villaggio natale, come se lui fosse un volgare criminale. Durante l’ultimo anno in cui si era sviluppata la loro relazione, Temari gli aveva sempre mostrato con orgoglio la propria terra di origine, sperando che lui arrivasse a considerare Suna quasi come una seconda casa. Tutto questo alimentava non soltanto frustrazione e tristezza, ma soprattutto l’odio profondo che provava per Oteru. Un odio implacabile, tale persino da spaventarla.

< < Temari > > disse Shikamaru, distogliendola dalle sue riflessioni. I suoi tocchi riuscirono finalmente a procurarle sollievo dopo moltissime ore.

< < So bene che avevi delle ottime ragioni, tesoro. Io sto bene, non devi preoccuparti. Ho la pelle dura, nonostante tutto. Io sto bene, Tem > > sperava di confortarla con tutto sé stesso.

Temari non riuscì a resistere. Gli afferrò non troppo gentilmente il viso tra le mani e di nuovo prese possesso delle sue labbra con fare possessivo e disperato. Lo baciò rudemente, cercando di trasmettergli il turbine di emozioni che provava in quell’istante e soprattutto dopo l’enorme sforzo emotivo che aveva dovuto affrontare per poterlo colpire. Shikamaru si impegnò a rispondere al bacio con tutto l’entusiasmo e la passione di cui era capace. Ignorò ogni dolore e le circondò la vita con un braccio, mentre seppellì l’altra mano tra i folti capelli biondi raccolti nelle solite quattro trecce.

Continuarono a baciarsi per diversi minuti, mentre con le mani si esploravano a vicenda con tocchi frenetici e impazienti. Per Temari fu terribilmente difficile separarsi da lui, il suo unico desiderio in quel momento, era di restare lì con il suo uomo in quell’oasi paradisiaca, dove nemmeno il terribile caldo desertico della sua terra poteva arrivare con tutti i suoi disagi.

La kunoichi mise le mani sulle spalle del moro per poterlo guardare negli occhi. < < Dobbiamo sbrigarci, Shikamaru. Presto si saprà della tua fuga dal villaggio. Si saprà che non ti trovi più sotto custodia a Suna. Io mi devo muovere in fretta per raggiungere la squadra di Kankuro. Sono partiti alcune ore fa all’inseguimento degli schiavisti > >.

< < Per quale motivo mi hai colpito, Tem? Devo saperlo prima di ogni cosa > > chiese il giovane, fissando gli occhi verdi di lei.

La ragazza abbassò gli occhi, incapace di sostenere il suo sguardo. < < La presa di Oteru sul Consiglio della Sabbia è diventata forte, Shikamaru. Agisce sulla paura del popolo e cerca in tutti modi di screditare i miei fratelli. La posizione di Gaara non è mai stata così a rischio, nonostante tutto quello che ha fatto, nonostante le sue imprese in guerra, nonostante tutta la prosperità che ha portato a Suna > >.

< < Il popolo ha paura, Shikamaru. Paura che si scatenino altre guerre o altre crisi. Abbiamo subito così tanto nell’ultimo conflitto. Anche se la Sabbia ha effettivamente aderito all’Unione Shinobi, molte persone faticano ancora a credere del tutto nei nostri progetti, al punto da arrivare a credere alle menzogne di una carogna del calibro del Consigliere Oteru > >.

Afferrandole affettuosamente la mano, Shikamaru sperava di darle conforto. Non si era reso conto di quanto la situazione interna a Suna fosse tesa, pronta a esplodere da un momento all’altro.

< < Ti ho colpito per proteggere tutti noi, amore > > disse la guerriera, con voce tremante < < Ma soprattutto ti ho colpito per proteggere la tua vita. Attaccare un Consigliere della Sabbia significa mettersi contro l’intera comunità. È un reato per il quale è prevista la pena di morte, Shika. Nemmeno Gaara avrebbe potuto fare nulla. Oteru non aspettava altro. Era l’occasione perfetta per colpirci > >.

< < Io era il suo mezzo. La sua arma per il potere > > commentò lui < < Ora capisco molte cose > >.

< < Esatto. Cercando di arrestarti sulla base di improbabili sospetti, Oteru ha chiaramente dimostrato le sue intenzioni. Anche se non proprio esplicitamente, ha dichiarato guerra totale a tutta la mia famiglia e tu fai parte della mia famiglia. Per questo dovevo proteggerti > > disse Temari, sfiorandogli dolcemente una guancia con le dita.

< < Quel bastardo brama il potere più di ogni altra cosa e farebbe di tutto pur di ottenerlo. I giochi di potere sono spietati e forse qui lo sono di più rispetto a tanti altri villaggi. Non è come in battaglia, dove sei quasi sempre consapevole di ciò che accade. Chi sono i tuoi compagni e chi sono i tuoi nemici. In politica chiunque può aggredirti alle spalle. Esiste soltanto il potere e il modo per ottenerlo. Oteru non si fermerebbe di fronte a nulla > >.

< < Hai ragione, Tem > > convenne Shikamaru, perso in mille riflessioni < < Per esempio, non avrebbe scrupoli nemmeno ad assoldare un gruppo di schiavisti mercenari per rapire un gruppo di bambini dall’Accademia e scatenare il caos nel Villaggio della Sabbia, per poi dare la colpa al fidanzato straniero della sorella del Kazekage. Un Consigliere conosce perfettamente ogni aspetto e ogni evento del proprio villaggio. Oteru sapeva delle esercitazioni notturne e così ha sfruttato l’occasione insieme al mio arrivo a Suna. Non è escluso che i mercenari li abbia fatti entrare lui stesso > >.

Temari conosceva bene quell’espressione. La prima volta che le era capitato di vedere quell’espressione così riflessiva e concentrata in un ragazzino magro e svogliato, era lei stessa l’avversaria da battere. A quel tempo la kunoichi aveva sottovalutato a sue spese le strategie che lui era in grado di elaborare e dentro di lei sperava che anche i loro attuali nemici si sarebbero comportati allo stesso modo.

< < Le vittime innocenti dei suoi intrighi sono soltanto effetti collaterali per lui. Non si fermerà, Shikamaru. E’ un uomo molto pericoloso, per di più ricopre una posizione di prestigio e potere. Potrebbe colpirci in qualsiasi modo o in qualsiasi posto > >.

Shikamaru annuì < < Per il momento possiamo solo avanzare ipotesi senza poterle provare. Noi possiamo avere la certezza che sia stato Oteru ad organizzare il rapimento dei bambini la notte scorsa, ma non abbiamo modo di provarlo > >.

< < E non sarà nemmeno facile trovarle queste prove contro di lui > > osservò la kunoichi < < Pur essendo codardo e meschino, Oteru resta comunque un politico esperto, abituato ad ogni genere di intrighi. Non si espone mai in prima persona e agisce sempre nell’ombra. Conosce bene le regole del gioco. Io stessa ho cercato molte volte di inchiodarlo per altre vicende sporche interne al nostro villaggio, non sono mai arrivata a nulla di concreto. Gli intrighi di palazzo e gli inganni sono il suo territorio > >.

< < Per il momento questo passa in secondo piano > > concluse alla fine il moro < < Adesso la nostra priorità è unicamente rappresentata dai bambini. Dobbiamo trovarli in fretta, prima che succeda l’irreparabile > >.

Temari si sentiva oppressa da un’ansia terribile. La sentiva chiaramente in un soffocante malessere allo stomaco. Era arrivato il momento, doveva fare di tutto per convincerlo a seguire, almeno per il momento, la sua strategia. Non sarebbe stato facile, ne era consapevole, ma la bionda confidava nel modo più assoluto nella straordinaria capacità di giudizio del suo uomo.

< < Shikamaru > > sussurrò Temari, cercando di farsi forza. Poteva vedere che era pronto a seguirla dovunque, dimenticando ogni prudenza.

< < Che ti prende adesso, Tem? > > chiese Shikamaru, riconoscendo chiaramente dubbio e paura in quegli occhi color smeraldo che tanto amava.

< < Ti prego, Shikamaru > >.

Il ninja della Foglia non l’aveva mai vista così combattuta e incerta. La sua voce, solitamente sicura e allegra, aveva un tono quasi disperato. Di colpo, Shikamaru capì e il cuore iniziò a battere all’impazzata. Aveva una paura dannata di quello che gli avrebbe chiesto la sua ragazza.

Temari gli prese affettuosamente una mano tra le sue per farsi coraggio. < < Dobbiamo separarci, Shika. Non c’è altra scelta > >.

< < Non se ne parla! > > scattò furiosamente Shikamaru, mentre la sua ragazza cercava di trattenerlo con forza. Gli afferrò saldamente le braccia, costringendolo a guardarla dritto negli occhi.

< < Per favore, Shikamaru. Cerca di calmarti e ascoltami. Sarà solo per un breve periodo > > gli disse per calmarlo.

< < Hai bisogno di me, Temari > > esclamò il moro, per nulla convinto < < Gli schiavisti sono assassini imprevedibili e senza scrupoli. Faranno di tutto pur di proteggere i loro sporchi affari, combatteranno con ogni mezzo. Per di più ancora non sappiamo nulla riguardo l’arciere che ti ha quasi uccisa, tranne che ha condotto un’incursione notturna in uno dei più potenti villaggi shinobi, arrivando a uccidere ben quattro persone. È escluso che tu vada sola, non posso rischiare di perderti > >.

< < Non sarò da sola, amore > > replicò determinata la bionda, stringendo con forza il davanti della sua camicia.

< < Per prima cosa raggiungerò la squadra di ricerca capeggiata da Kankuro. Non mi muoverò da sola contro gli schiavisti, dei quali tra l’altro conosciamo ancora ben poco. Gaara ha già richiesto l’aiuto della Foglia, di conseguenza il Sesto Hokage invierà presto molti rinforzi. Ti chiedo di raggiungere le squadre di supporto che verranno sicuramente inviate da Kakashi. Ti prometto che nel frattempo farò in modo di tenerti aggiornato sui miei spostamenti con l’aiuto di Kamatari > >.

Shikamaru deglutì, ancora incapace di arrendersi agli eventi. < < Per quale motivo non posso seguirti adesso? Potresti avere comunque bisogno di me > > chiese con voce tremante, pur avendo già ben presenti le motivazioni della sua donna.

< < Io avrò sempre bisogno di te > > rispose Temari, < < Tuttavia, in questa singolare situazione non abbiamo scelta che separarci. In questo momento tu ti trovi ufficialmente sotto custodia a Suna come sospettato di un grave crimine. Non importa quanto ci fidiamo del nostro reparto investigativo, non possiamo sapere quali notizie trapeleranno e Oteru dispone di molte spie e informatori. Quando scoprirà la verità, ossia che io stessa ti ho portato fuori dal villaggio con la complicità di alcuni ninja della nostra unità investigativa, lui si affretterà sicuramente a contrattaccare. Farà in modo di scatenare il popolo contro il Kazekage, accusandolo di non osservare le leggi del Codice della Sabbia > >.

< < Non dubito che Gaara possa degnamente affrontare eventuali tumulti, ma immagina cosa succederebbe se si venisse a sapere che un sospettato, per di più un ninja straniero, non soltanto è riuscito a fuggire dal villaggio, ma addirittura è arrivato a unirsi alla squadra di Kankuro per indagare sullo stesso reato di cui è accusato. Un reato che rientra unicamente nella giurisdizione della Terra del Vento > >.

Shikamaru aggrottò la fronte e si avvicinò di più alla sua amata. Le sue riflessioni erano chiare e precise, degne della sua grande intelligenza e di tutta l’esperienza che aveva maturato lavorando come ambasciatrice. Il giovane stratega della Foglia non poteva essere più orgoglioso di lei, eppure non era per nulla pronto ad accettare fino in fondo la sua strategia. Voleva disperatamente trovare delle ragioni, qualsiasi motivazione che potesse impedire quella separazione. Il peggio era che nella sua stessa mente, egli aveva già concluso con orrore che non esisteva altra via da seguire.

< < Come faccio a lasciarti in un momento simile, Tem? Come farò ad affrontare qualsiasi situazione in futuro, sapendoti lontana e in pericolo di vita? Non ti sei ancora ripresa del tutto dall’agguato e io non posso vivere con il terrore che possa accaderti qualcosa > >.

L’ambasciatrice emise un respiro lento e pesante, come a volersi costringere a proseguire nelle sue strategie. < < Per breve tempo, Shika > > promise ancora una volta la bionda, quasi sussurrando < < Te lo prometto, resteremo lontani per poco tempo. Quando sarà il momento, mi raggiungerai subito > >.

Temari provava una strettissima morsa alla gola al pensiero di lasciarlo. Si trovò a rammentare quelle vecchie nozioni ninja imparate a memoria durante la sua infanzia in Accademia. La vita di un ninja si basava su così tante imposizioni, come ovviamente quella sull’amore. Il codice dei ninja imponeva il divieto assoluto riguardo l’attaccamento e i sentimenti verso un’altra persona. A prescindere dalla guerra o dalla pace, per un guerriero ninja i sentimenti rappresentavano il più grande ostacolo alla buona riuscita della missione. Per un ninja esisteva soltanto la fedeltà al proprio villaggio. Era questo che insegnavano all’Accademia fin dalla più tenera età.

Tuttavia, a distanza di così tanti anni, dopo aver vissuto ogni genere di esperienza, bella o brutta che sia, Temari aveva molto presto compreso l’assoluta inutilità di quelle lezioni, così illogiche da rasentare persino una profonda stupidità. < < Siamo umani > > pensò semplicemente la giovane, sfiorando con affetto le guance del suo uomo.

< < Hai detto tu stessa che Oteru è diventato molto pericoloso. Mai si era esposto così tanto per le sue aspirazioni. Potrebbe tentare di ucciderti in qualsiasi momento, forse il rapimento è solo un’esca per costringere te e i tuoi fratelli a uscire allo scoperto. Forse il suo obiettivo non è più soltanto quello di gettare fango sulla famiglia reale, magari l’intenzione di quel bastardo è solo quella di togliervi di mezzo per sempre. A prescindere da cosa pensa il popolo della Sabbia, senza voi tre, Temari, lui potrebbe ottenere il potere assoluto con facilità > >.

Temari alzò le braccia in un chiaro gesto di frustrazione. Condivideva i suoi timori e sapeva bene che ogni resistenza da parte sua nasceva dall’amore che egli provava per lei. Continuava a credere che non c’era scelta nella loro situazione, ma anche lei provava un dolore profondo al pensiero di doversi separare da lui. < < So bene quanto la situazione sia grave, amore. Ma devi fidarti di me. Anche se tendi spesso a dimenticarlo, resto pur sempre il più forte ninja nell’utilizzo del chakra del vento > >.

Disse queste parole con il solito sorrisetto di scherno. Shikamaru sospirò, ma allo stesso modo si sentiva un po’ meglio, leggermente confortato dalla sicurezza incrollabile della sua donna. Quello stesso sorriso lo aveva mostrato per la prima volta dopo essere intervenuta nello scontro con Tayuya, uscendone vittoriosa e salvandogli la vita.La sicurezza, che riusciva sempre a trasmettere quella ragazza così testarda e fastidiosa, poteva davvero essere estenuante in certi casi. Tuttavia, anche se la paura diveniva sempre più opprimente nel suo petto per l’imminente separazione, essa non inibiva per nulla il grande senso di orgoglio che provava.

La sua compagna era forte e testarda. Shikamaru ne era pienamente consapevole e in tutta sincerità, nonostante tutte le lamentele e le situazioni fastidiose, egli adorava questo lato del carattere di Temari. < < So badare a me stessa. In poche ore raggiugerò la squadra di Kankuro. Avranno bisogno anche di me durante la caccia. Non commetterò imprudenze. Devi avere fiducia in me, Shika > > ribadì lei con voce più dolce, poggiando la fronte su quella di lui.

< < Io mi fido ciecamente di te > > rispose il moro, abbracciandola per i fianchi.

Shikamaru sospirò, arrendendosi alla fine di fronte alla determinazione incrollabile riflessa negli occhi color smeraldo della sua donna. Si sforzò persino di sorridere.

 < < Sei davvero testarda, lo sai vero? La mia donna fastidiosa > >.

Lei ridacchiò leggermente abbracciandolo. Finalmente aveva capito. Si avvicinò con fare sensuale alle sue labbra < < Io sarò pure la tua donna fastidiosa, ma tu sarai sempre il mio uomo piagnucoloso e pigro > >.

Si baciarono profondamente, il più a lungo possibile, quasi a sperare che almeno il sapore di quel bacio potesse restare anche dopo aver preso sentieri separati. Solo quando entrambi furono senza fiato interruppero il bacio, restando ancora per qualche minuto l’uno nelle braccia dell’altra.

< < Stai attenta, Temari > > disse il moro, con seria preoccupazione.

< < Sii prudente anche tu, piagnucolone. Ci vedremo presto > > rispose Temari, prima di donargli un ultimo casto bacio.

Con grande forza di volontà si separarono. La kunoichi della Sabbia lo guardò ancora per qualche attimo, prima di voltarsi. Corse oltre i confini della piccola oasi verdeggiante. Col cuore pesante, Shikamaru osservò il tessen legato alle sue spalle, mentre lei si dirigeva a gran velocità verso chissà quali pericoli. In breve la perse completamente di vista tra i venti caldi e impetuosi del deserto.
Con dolorosa rassegnazione, il giovane stratega di Konoha si incamminò nella direzione opposta verso i confini della Terra del Vento. Superò a piccoli passi la distesa di alberi della pacifica oasi.
Una dolorosa stretta al petto accompagnò quel solitario viaggio verso casa.
 
……………………………..

 
 
Sasha aveva già ucciso ben tre scorpioni giganti durante il primo interminabile giorno di marcia lungo le sconfinate piane desertiche della Terra del Vento. Per ognuna di esse era bastata un’unica freccia nera scagliata con l’ausilio di una minima quantità di chakra. In realtà, lei era perfettamente in grado di uccidere un qualsiasi essere vivente sfruttando unicamente la sua abilità di arciera.
Tuttavia, per creature di così grandi dimensioni, Sasha aveva preferito non rischiare. Non appena si facevano avanti per attaccare il loro gruppo, lei le uccideva immediatamente senza alcuna esitazione, sfruttando il proprio potere. I bambini, che aveva dovuto rapire, erano sotto la sua responsabilità. Inoltre, non si fidava per nulla dei ninja mercenari che avevano partecipato all’ultima incursione notturna.

Gli uomini sotto il suo comando erano cinque e l’avevano aiutata a distrarre le guardie quel tanto che bastava per le sue frecce. Ognuno dei ninja a guardia dell’Accademia si era scoperto per brevi istanti e subito dopo la loro vita era terminata. Poi Sasha aveva dovuto uccidere anche il maestro, mentre i bambini dormivano ancora profondamente. Con quattro frecce aveva preso quattro vite. Tutto per il bene supremo, per la sopravvivenza della sua razza e dell’umanità intera. Almeno nessuno delle sue vittime aveva sofferto.

< < Sacrifici per il bene supremo > > pensò freddamente Sasha, osservando i volti pieni di lacrime dei suoi piccoli prigionieri.

Quando avevano visto al loro risveglio il corpo senza vita del loro maestro, i bambini avevano urlato terrorizzati. Venti piccoli allievi rapiti nel cuore della notte in uno dei più grandi e potenti villaggi ninja del mondo. Sasha aveva provato a confortarli in qualche modo, ma si era subito resa conto di quanto risultasse falsa. Le sue parole sarebbero state vuote e inutili. Lei odiava profondamente l’ipocrisia.

Tutto quello che poteva fare era aiutarli nella comprensione. Aiutarli a capire che quello che stavano affrontando era essenziale per l’umanità. Doveva confidare nel loro coraggio e nella loro comprensione. Anche per questo li avrebbe protetti da ogni pericolo. Uno dei mercenari continuava a fissare i piccoli con occhi pieni di disgustosa lussuria, mentre marciavano nel deserto. Sasha provava un disprezzo sconfinato verso ognuno di loro. Odiava persone del genere, così succubi della propria avidità, incapaci di seguire un ideale. Erano diversi da lei e da ciò che era.

Fino a quel momento l’uomo non aveva provato a toccarli, ma l’arciera rossa stava costantemente all’erta. Indossava la sua fedele tuta nera da battaglia, insieme ai guanti con le borchie d’acciaio.
Al minimo passo falso avrebbe combattuto e avrebbe ucciso senza pietà. Per di più forse con una certa soddisfazione che non provava quasi mai quando prendeva una vita. L’omicidio era un atto necessario per il sentiero tracciato dal Grande Leader, ma Sasha non provava alcun piacere nel farlo. Forse quell’uomo poteva diventare un’eccezione a questa sua filosofia di vita.

< < Mi chiedo quanto tempo ci metteranno prima di trovare le nostre tracce? > > chiese un altro mercenario di nome Tokuo.

Era l’unico sopravvissuto all’agguato contro l’ambasciatrice della Sabbia. Ancora la rossa guerriera fremeva di rabbia per non aver portato a termine quell’incarico, ma l’arrivo di quel ninja senza bandiera l’aveva fatta desistere almeno per quell’occasione. Non era il momento giusto per affrontare un combattimento così impegnativo. Uchiha Sasuke, questo era il nome di quello sconosciuto nemico.

< < Non molto > > rispose Sasha < < Tenete sempre a mente che abbiamo attaccato un grande villaggio ninja, uno dei più potenti e organizzati al mondo. Li abbiamo colti di sorpresa la scorsa notte, ma presto organizzeranno una caccia spietata. Presto i loro migliori cacciatori ci saranno addosso. Per questo non possiamo tardare nella marcia > >.

< < Ancora non capisco per quale ragione tu abbia deciso di rapire questi bambini, mia signora. Il Consigliere Oteru ci aveva lasciato carta bianca, avremmo potuto rapire una personalità importante del villaggio e possibilmente ricca. Da questi marmocchi non credo potremmo aspirare ad un ingente riscatto > >.

Di nuovo la voglia di ucciderli tutti cercò prepotentemente di dominarla, ma Sasha resisteva per un bene superiore. < < Il denaro non rientra tra le mie aspirazioni. Qualche volta può essere utile, ma i bambini rappresentano un tesoro che voi non potete nemmeno immaginare > >.

Forse i ninja mercenari si accorsero dell’odio che provava, perché nessuno di loro osò controbattere. Il gruppo di schiavisti proseguì la marcia tra dune e distese pianeggianti. Sasha stava bene attenta a nutrire spesso i bambini, oltre al fatto che li faceva riposare costantemente, ignorando del tutto le proteste dei mercenari.
Durante quella lunga giornata di marcia, Sasha si impegnò a studiare i suoi piccoli prigionieri. Analizzò ogni loro singolo comportamento, valutò le loro personalità, la loro capacità di affrontare una situazione inaspettata e terribile. Alcuni erano così terrorizzati da muoversi quasi meccanicamente, insieme alle costrizioni dei loro rapitori. Ma altri, invece, pur provando paura e smarrimento, sembravano più lucidi, maggiormente pronti ad affrontare la situazione, addirittura capaci di farsi carico delle sofferenze dei più deboli e dei più piccoli.

L’attenzione della guerriera venne soprattutto catturata da una bambina. Aveva lunghi capelli neri e occhi castani, con un fisico snello e forte nonostante la sua giovanissima età. Sembrava così forte, incline più dei suoi compagni ad affrontare la situazione. Ogni volta che un bambino necessitava di conforto o aiuto, quella bambina era sempre la prima a fare del suo meglio per aiutare.

Sasha si interessò molto a lei, per questo continuò ad osservarla attentamente durante le lunghe ore di marcia. Fu alla fine della seconda giornata di cammino, al calar della sera, che Sasha decise finalmente di parlarle. Voleva capire fino in fondo se quella ragazza avrebbe potuto servire il Grande Leader in un modo ancora più incisivo e rilevante rispetto a tutti gli altri ostaggi.

Si accamparono sotto una grande roccia al riparo dai venti freddi della notte. Si sarebbero fermati solo per poche ore, anche se Sasha avrebbe tanto voluto concedere molto più riposo ai bambini. Li fece stendere e coprire in caldi e soffici sacchi a pelo. Più tardi, mentre osservava il campo completamente dormiente, Sasha posò ancora una volta gli occhi sulla ragazzina. Quest’ultima stava facendo del suo meglio per confortare un bambino incapace di addormentarsi per la paura e il freddo.

La giovane allieva non si accorse che l’assassina del suo maestro d’accademia la stesse osservando con insistenza. Sasha non riuscì più a resistere, quella scena le procurava un dolore che non riusciva a spiegare, come se il suo cuore volesse spingerla ad interrompere il male che stava compiendo, nonostante il nobile fine. Durò solo qualche istante, subito si maledisse con tutta sé stessa per aver osato mettere in discussione i sommi ideali del Grande Leader.

Tuttavia, alla fine Sasha decise di avvicinarsi a quella ragazza così forte e coraggiosa. Lo fece a piccoli passi, non volendo spaventarla. L’arciera rossa poteva muoversi silenziosamente meglio anche del più abile shinobi e difatti molti ninja esperti non l’avevano neanche sentita arrivare quando lei li aveva uccisi.

< < Come ti chiami, ragazza della Sabbia? > > le chiese con un tono più freddo di quanto avesse voluto.

La ragazzina trasalì impaurita, portandosi il capo del bambino contro il petto, nel disperato intento di proteggerlo da lei. Sasha comprese di ammirare moltissimo un coraggio del genere. Provò una sensazione di disagio. Nonostante la forza del suo ideale, sentiva di non avere alcun diritto di parlare alla sua prigioniera. Ma lei voleva conoscerla a tutti i costi.

< < Non devi avere paura > > disse la rossa guerriera, ma lei stessa poteva ben comprendere quanto le sue parole suonassero vuote e false.

La ragazzina la fissò un attimo con i suoi occhi castani prima di rispondere con voce tremante. < < Mi chiamo Tamara > >.

< < Ti ho osservata oggi. Hai molto coraggio, Tamara > > si limitò a dire Sasha, fissandola attentamente, sempre provando quella strana e sgradevole sensazione di disagio.

< < Cerca di riposare, Tamara. Domani sarà una giornata lunga per te e i suoi compagni > >.

Pur sforzandosi, non trovò più nulla da dire. Soppesò ancora per qualche momento le reazioni della ragazza, la quale continuava ancora a far da scudo al piccolo al suo fianco. A quel punto Sasha distolse lo sguardo proseguendo il suo giro senza aggiungere altro.

 Facendo la guardia ai suoi piccoli prigionieri, la guerriera continuò a chiedersi per quale misterioso motivo quella giovanissima allieva l’avesse colpita così tanto. Non riuscì a trovare una risposta.

 
 .................................

 
Alcune ore dopo Sasha ordinò la ripresa del viaggio. Non era ancora sorta l’alba e la temperatura era ancora molto fredda. Per i bambini fu traumatico abbandonare il caldo abbraccio dei sacchi a pelo, ma non c’era altra scelta. La caccia era cominciata, Sasha poteva già percepire il pericolo alle proprie spalle, anche se non era ancora ben chiara la distanza. Dopo aver fatto mangiare frettolosamente i bambini, la spedizione schiavista proseguì la marcia verso est. I piccoli ostaggi, nelle loro prime esercitazioni nel deserto, avevano visitato molti posti della loro terra natale, anche alquanto pericolosi. Tuttavia non l’avevano mai fatto in condizioni così estreme, per di più in zone sempre più desolate e lontane. I bambini continuavano a marciare sperduti e confusi, costretti dai loro rapitori.

Questi ultimi erano tutti schierati secondo le disposizioni impartite da Sasha. I giovani allievi procedevano a fila indiana per coppia, mentre i mercenari erano disposti in ogni lato, oltre che davanti e dietro la lunga fila. Sasha si teneva sempre sul centro destra della formazione, dove sentiva di avere il massimo controllo su tutto il gruppo.

Nonostante il fatto che i piccoli ostaggi fossero abituati alle temperature della loro terra natale, la marcia forzata di quel viaggio iniziò ugualmente a mettere a dura prova i loro fisici non ancora del tutto allenati. Sasha vide chiaramente con quanta fatica i bambini continuavano a camminare sulla sabbia rovente. I volti sudati e impauriti, così giovani e innocenti, le trasmettevano una dolorosa sensazione al cuore, ma lei lottò duramente per ignorare qualsiasi emozione.

< < E’ per il grande disegno. Il Grande Leader lo impone > > si disse disperatamente, ma il dolore interiore non andava mai via.

Fu allora che accadde. Un bambino, che non poteva avere più di otto anni, perse l’equilibrio all’improvviso. La stanchezza e la paura ebbero la meglio sul ragazzino, il quale cadde a testa in giù nella sabbia con un gemito di dolore. Sasha lo vide piangere a dirotto disteso sul terreno, probabilmente anche per il disperato bisogno di tornare a casa. Prima che Sasha potesse intervenire, il mercenario, che lei avrebbe così tanto voluto uccidere, rifilò sprezzante un calcio sul fianco del ragazzino. Tamara gli si gettò addosso come una furia, dimenticando ogni prudenza.

< < Lascialo stare > > urlò la ragazzina, cercando di afferrare il braccio del suo rapitore. Quest’ultimo sogghignò malignamente, mostrando denti sporchi e mezzi frantumati.

Tamara non lo vide nemmeno arrivare, il manrovescio fu così forte e violento da farla girare su sé stessa. La ragazzina atterrò nella sabbia, urlando per il dolore e lo shock.

< < Stai al tuo posto, piccola feccia > > ruggì l’uomo, squadrando la ragazzina con occhi maligni e desiderosi.

Sasha si avvicinò lentamente. Non mostrava alcuna emozione, come se la scena appena accaduta non fosse mai avvenuta. Lanciò una breve occhiata ai due bambini stesi per terra. La ragazza aveva il labbro spaccato. I suoi freddi occhi azzurri come il ghiaccio si posarono poi sulla figura del mercenario. Di colpo la sua immagine rifletteva una profonda oscurità. Nella sua tuta aderente, nera come la notte, la guerriera rossa rappresentava la terribile consapevolezza della morte che si avvicinava inesorabile. L’uomo si trovò inconsciamente ad indietreggiare di qualche passo.

< < Sei già un uomo morto, ma ancora non lo sai. Sei troppo sciocco e codardo per saperlo > > dichiarò semplicemente la rossa, senza trasparire alcuna emozione.

Con una mano e molto lentamente Sasha estrasse l’arco dalla custodia nera in pelle di cuoio, che teneva legata sulle spalle. Gli altri bambini si raggrupparono fra loro in preda al terrore.

< < Mi sono stancato di prendere ordini da una ragazzina inquietante come te > > sibilò il mercenario, facendosi avanti < < Mi sono stancato di seguire le tue stupide farneticazioni e soprattutto mi sono stancato di vagare inutilmente in questo maledetto deserto. Prenderò questi inutili mocciosi e li venderò al miglior offerente. Molti saranno disposti a pagare una grossa cifra per loro. Sono stato uno shinobi della Roccia, ho ucciso molte persone. Non credere di potermi spaventare > >.

< < Mi divertirò a uccidere anche te, stupida cagna. Ma non prima di averti fatto implorare ai miei piedi > > ringhiò il mercenario, pieno di rabbia.

Senza rispondere alla provocazione, la rossa balzò con leggerezza sulla sua destra, allontanandosi dai piccoli prigionieri. La distanza di sicurezza era appropriata secondo il veloce calcolo che aveva fatto. Adesso era pronta per prendere un’altra vita. Sarebbe bastata una sola freccia.

Il mercenario si chinò rabbiosamente sul terreno sabbioso, continuando a ringhiare insulti e maledizioni alla sua giovane avversaria, la quale restava immobile, con l’arco rosso stretto tra le mani.
< < Arte della Terra: tecnica delle pietre lunari > > urlò l’uomo, in preda all’ira.

Sotto i piedi del mercenario un’imponente massa di terreno sabbioso si solidificò in un attimo, sollevandosi lentamente. Il ninja urlò ancora, emettendo enormi quantità di chakra e riversandole tutte sull’enorme pietra sollevata a mezz’aria. Dalla massa rocciosa che l’uomo aveva creato si formarono macigni sferici più grossi della testa di un uomo. Quest’ultimo sollevò i palmi guantati verso la ragazza e con un ultimo urlo di rabbia, scagliò i massi colmi di chakra contro l’odiata nemica.

Decine di pietre sferiche impregnate di energia magica furono scagliate a gran velocità contro la rossa. Quest’ultima non aveva ancora nemmeno provato ad incoccare una freccia. Al contrario si limitò a schivare i massi di chakra con velocità e grazia. Li evitava con calma, sapendo esattamente come e dove spostarsi. Nessuna pietra riuscì minimamente a sfiorarla, ma il mercenario continuò il suo attacco facendo appello a tutta la sua energia.

< < Maledetta > > urlò il ninja della Terra, con il volto arrossato per la rabbia e una stanchezza sempre più evidente con il passare dei minuti.

Sasha ascoltava minimamente le farneticazioni o gli insulti del suo nemico. Era diventata parte integrante del territorio intorno a sé. L’arco rosso si fuse con il suo spirito. Nelle sue mani l’arma diventava parte integrante della sua vita, una forza naturale in grado di travolgere nemici e ostacoli. Si trattava di un meccanismo di fusione preciso e naturale: un tutt’uno fra lei, l’arco rosso e il mondo che la circondava. Una volta scagliata la freccia, essa avrebbe respirato come un essere vivente e avrebbe colpito inevitabilmente il bersaglio.

Sasha attese pazientemente il momento fatale. Bastava una piccola apertura tra i numerosi massi scagliati dal mercenario. Quello di quest’ultimo era un attacco sconsiderato, senza alcuna linea di difesa, in grado di prosciugare ogni energia in pochi minuti. Forse poteva essere utile con avversari lenti e prevedibili, ma non contro un avversario del calibro della terribile arciera rossa.  
Il mercenario ansimava per la fatica e dopo un po’ il numero dei massi scagliati diminuì drasticamente.

Era l’occasione che Sasha stava aspettando. Si gettò di lato, mentre le pietre di chakra proseguivano il loro volo mortale alle sue spalle. Durante il lungo balzo, la rossa aveva incoccato una freccia nera, la quale venne subito scagliata con la giusta forza poco prima che la ragazza atterrasse sul terreno sabbioso. Sembrava quasi che la giovane arciera non avesse nemmeno preso la mira, ma lei l’aveva fatto, anche se per un brevissimo istante.

Il dardo sibilò sinistramente tra i pochi massi ancora in volo e con un suono ancora più terribile trapassò la gola dell’uomo. Immediatamente, le pietre si sgretolarono e l’enorme massa di terra, che il ninja aveva creato dal deserto per attaccare, tornò a far parte della sabbia rovente. Il mercenario, confuso e preda di un dolore terribile, cercò di impugnare la freccia conficcata con una mano, ma la lasciò subito ricadere. Cadde sulle ginocchia, mentre il sangue gli riempì la bocca, facendolo tossire rumorosamente e bagnando il terreno dello scontro. Alcuni bambini fissavano la scena inorriditi e spaventati. Altri, abbracciandosi fra di loro, avevano preferito non guardare.

Il ninja mercenario ci mise del tempo a soffocare nel suo stesso sangue. Mentre moriva, l’uomo si ritrovò a fissare ancora la donna rossa che aveva messo fine alla sua vita. Lei ricambiò lo sguardo con gelida indifferenza, con l’arco rosso già deposto nella custodia. Dopo aver scagliato la freccia mortale, alla guerriera era bastata una semplice capriola sul terreno sabbioso per ritornare in posizione eretta e ora osservava gli occhi morenti della sua ultima vittima, accompagnandolo silenziosamente nei suoi ultimi istanti di vita.

L’uomo crollò in avanti morto. Il vento del deserto tornò ad essere l’unico suono distinguibile. L’intera spedizione era totalmente ammutolita, nessuno dei compagni del ninja ucciso osava fiatare.

Sasha distolse gli occhi dal cadavere, rivolgendosi agli schiavisti con estrema calma. < < Chiunque proverà a toccare i bambini può considerarsi cibo per avvoltoi. Non ci sarà spazio per discussioni, chi li tocca o prova a toccarli muore. È molto semplice. Abbiamo rapito questi bambini del Villaggio della Sabbia, ma essi sono e resteranno sempre sotto la mia protezione. Il vostro compagno ha aggredito fisicamente un bambino e ora è morto, ma da questo momento tenete bene a mente che basterà molto meno per decretare la vostra fine. Ricordatelo sempre per tutta la strada che dobbiamo ancora percorrere > >.

Tokuo si fece umilmente avanti, non fissando mai direttamente gli occhi di ghiaccio della donna. < < Noi non abbiamo alcun interesse a disobbedire ai tuoi ordini. Noi vogliamo solo essere pagati, mia signora. Vi assicuro che faremo tutto ciò che chiederete senza discussione > >.

Sasha non rispose, avvicinandosi al corpo del ninja ucciso. Estrasse con un unico movimento deciso la freccia nera dalla gola del morto, prima di rivolgersi al mercenario Tokuo. < < Molto bene > > rispose freddamente.

Sasha osservò attentamente il campo di battaglia. I massi di chakra avevano sconvolto quel tratto di deserto con macerie e crateri di grosse dimensioni. Purtroppo non c’era tempo per nasconderlo.

< < Dobbiamo riprendere subito la marcia. Fate sparire il corpo del vostro amico. Con questa inutile lotta, sarò costretta a lasciare tracce evidenti ai nostri inseguitori. Non voglio lasciarne troppe, se è possibile. Avete dieci minuti > >.

Gli uomini si affrettarono ad eseguire gli ordini della micidiale arciera. Dopo il tumulto e il sangue versato, Sasha finalmente poté rivolgersi ai suoi piccoli e preziosi prigionieri. < < Mi dispiace che abbiate dovuto vederlo. Vi prometto che non capiteranno più altri episodi simili. Siete preziosi oltre ogni immaginazione e io vi proteggerò con tutta me stessa > >.

< < Stai bene, piccolo? > > chiese poi, con voce incerta, al bambino che era stato colpito.

Il piccolo piangeva silenziosamente, con il volto sempre nascosto sul petto di Tamara. Quest’ultima lo stava aiutando faticosamente a rialzarsi.

< < Dove ci stai portando, signora? > > chiese Tamara, cercando di dominare la paura. Teneva ben stretto il bambino in un confortante abbraccio, mentre attendeva la risposta della sua rapitrice.

Sasha la squadrò per un momento, sempre più colpita dal suo coraggio. Non aveva motivo di mentire con lei, come non aveva motivo di mentire con nessuno dei bambini che aveva rapito, per cui disse solamente la verità.



< < Nella Terra dei Vulcani e dei Ghiacci Eterni, giovane ninja. La nostra destinazione finale è il Regno perduto di Malartor > >.
 
 
FINE DEL CAPITOLO
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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