Videogiochi > Kingdom Hearts
Segui la storia  |       
Autore: BeaterNightFury    21/11/2021    0 recensioni
Non importa il tuo aspetto, non importa da dove vieni, né gli abiti che hai. Se hai un nome, una volontà e una famiglia, sei una persona e questo è il tuo posto.
Seguito di Legacy, Journey e Guardians.
All'indomani della sconfitta di Xehanort, i Guardiani della Luce cercano di riprendere le loro vite dove si erano interrotte, o di cominciare quello che gli era sempre stato negato.
Ma l'equilibrio precario raggiunto con la chiusura di Kingdom Hearts viene compromesso quando una voce di Maestri Perduti inizia a farsi strada tra i mondi, e l'ordine dei Signori del Keyblade, spaccato da una tragedia vecchia di secoli, sembra non bastare più a contenere la vecchia minaccia dell'Oscurità.
Verità e segreti potrebbero fare la differenza - ma quanto può essere difficile riuscire a trovare sé stessi dopo anni di oblio?
Genere: Avventura, Fantasy, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
L’ho già detto che il blocco dello scrittore è una brutta bestia?
 
 



«Fhiro, non riefhco a dormire.»
Da quando suo fratello River aveva perso i denti davanti, per Shiro era difficile trattenersi dal ridere quando il settenne parlava. Avrebbe dovuto chiedere a Lea e Isa se lei aveva avuto una lisca così tremenda a quell’età, ma a quanto pareva il ranocchietto doveva aver preso da Papà, perché Mamma le aveva giurato e spergiurato che lui a sette anni aveva parlato anche peggio.
«Cosa c’è, il Maestro Sora non ti avrà mica spaventato oggi? O quello che ha detto Finn riguardo al fantasma magari?» La ragazza si alzò dal letto e prese il fratellino per mano. «Hai bisogno che chiamiamo Chirithy?»
«Uh-uh.» River scosse la testa, per poi allontanarsi via un ciuffo con la mano quando i suoi capelli blu scuro andarono a coprirgli un occhio. «Però il Maefhtro non ha finito di raccontare.»
«Ah.» Accidenti a Sora. Evidentemente doveva aver fermato la storia sul più bello perché si era fatto tardi. Chissà dove si era perso nei dettagli stavolta. Non era affatto facile spiegare a due bambini le regole del Potere del Risveglio, avrebbe potuto saltare quella parte e basta…
«Ti devo raccontare un altro po’?» Shiro propose, sperando che River trovasse il sonno sentendola parlare. Più volte era stato Riku a farlo crollare come un birillo semplicemente parlando, se magari avesse cercato di imitare la cadenza delle sue frasi… poteva funzionare?
River fece sì con la testa.
«Beh… Xehanort era stato sconfitto… avevo rivisto, anzi, incontrato il nonno… e alla fine, Ephemer ci aveva detto addio…»
 
Quando richiudemmo Kingdom Hearts, però, nessuno di noi osò esultare per quella vittoria. Zio Ven sembrava particolarmente cupo, Sora strinse forte Riku e Kairi e si mise a piangere, e Lea ebbe appena il tempo di sorridere a Roxas e Xion quando si aprì un cerchio di scintille e Luna ne saltò fuori, pronta ad assicurarci che stessimo tutti bene.
Non aveva potuto interferire direttamente per gli ordini di quello che allora era il suo maestro, ma oltre che uno stregone era un medico, e ora che la battaglia era finita, era il momento di guarire.
Ed era anche il momento di tornare a casa – e di renderla casa per tutti quelli che volessero restare.

 

 
Re:Union – Capitolo 1
Bentornati, Benvenuti
 
«Con questo dovremmo averne abbastanza,» Riku appoggiò sul pavimento del salone il materasso che aveva trascinato giù da una delle stanze. Altri sei erano stati accostati su una sezione del pavimento, con Sora e Kairi che li sistemavano, Ventus e Roxas ne avevano un altro, e Xion e Shiro avevano le braccia cariche di coperte.
Aqua e Terra, che chiudevano la fila, lei con un rotolo di coperte sotto un braccio e lui con una bracciata di cuscini, si guardarono alle spalle per assicurarsi che nessuno fosse rimasto indietro.
«Ecco, mettilo là.» Ventus guidò Roxas verso gli altri materassi e lo istruì su come posizionarlo.
La Terra di Partenza sembrava essere rimasto lo stesso posto di sempre, anche se era passata una vita. La battaglia era finita quella mattina, e avevano deciso di comune accordo che finché non fossero stati sicuri che era realmente tutto finito, la cosa migliore era restare tutti insieme nella stanza più grande.
Soltanto Topolino, Paperino e Pippo erano tornati rapidamente al loro mondo, per informare le loro famiglie che la guerra era finita. Sora e Riku avevano dibattuto se tornare alle Isole e avvertire i loro parenti, ma avevano ritrattato quasi immediatamente riconoscendo che non avevano detto nulla sull’eventualità di una battaglia. Kairi aveva tirato loro le orecchie, ma i due ragazzi le avevano ribattuto che lei aveva avuto la fortuna di avere un fratello a cui aveva potuto dire le cose come stavano.
Ventus aveva l’impressione che non glielo avrebbero mai “perdonato”.
Quanto a Lea, aveva deciso di tornare a Radiant Garden, per raccontare a Cloud e al giudice (Ilyas? Qualcosa del genere?) di quello che era successo nel labirinto. Roxas e Xion erano stati tentati di seguirlo, ma dopo una breve discussione erano rimasti lì, e prima di andarsene Lea aveva ordinato loro di farsi una doccia e farsi prestare dei pigiami.
«Spero che voialtri abbiate il sonno pesante,» Roxas lasciò andare il materasso, si raddrizzò in piedi e si mise le mani sui fianchi. «Perché Riku russa come una Gummiship!»
«Ah, hai parlato tu!» Xion in un momento fu accanto a Roxas e lo colpì alla pancia con una ditata.
«Non so come tu abbia fatto a saperlo, Roxas, ma questa la paghi cara!» Riku si avventò sul ragazzo e se lo caricò in schiena come un sacco di patate.
«Non sono stato io! Lo giuro!» Roxas cercò di divincolarsi e menare pugni sulla schiena del ragazzo più grande. «È colpa di Sora, è lui la spia!»
«Cosa?» Il diretto interessato fissò il suo “doppio” con occhi sbarrati. «Quando mai ti avrei detto una cosa del genere? E poi al massimo Riku parla nel sonno e tira le coperte, altro che russare…»
Riku lasciò andare Roxas con una mano e prese Sora per il colletto della maglia.
«Cos’è che farei io?» chiese con un sorrisetto. «Guarda che ricordo ancora con precisione dove soffri il solletico…»
«Riku, mollali!» Shiro si avventò sui ragazzi, ma Riku era troppo ben piantato per battere ciglio.
«Okay, ragazzi… TUTTI ADDOSSO A RIKU!» Ventus alzò il pugno al cielo e cercò di placcare Riku con l’intenzione di mandarlo steso sui materassi.
Xion lo seguì immediatamente, così come Kairi, e Shiro, vista la distrazione, diede loro una mano a spingere, e Riku si trovò lungo disteso con Roxas che rotolava via al sicuro e Sora intrappolato da Ventus, Shiro e Xion.
Una volta libero, Roxas scese dall’altro lato dei materassi, ci corse attorno, fece qualche passo indietro e si buttò in cima alla pila urlando: «GERONIMO!»
«Noooooo!» Riku urlò ridacchiando. «Non è così che cade un Maestro del Keyblade!» Fece per tirarsi su sulle braccia e sulle gambe, e tutti gli aggressori si lasciarono scrollare di dosso, in preda alle risa generali.
Ventus si mise rapidamente in piedi, senza smettere un momento di ridacchiare, raggiunse Aqua e Terra che erano rimasti in disparte, e incrociò le braccia dietro la testa rivolgendo loro un sorriso.
«Lo so, lo so, dovrei avere ventisette anni e dovevo fermarli.» Ventus riempì la sua voce di falsa convinzione.
Per un momento, era come se niente stesse andando storto, come se non avessero deciso di dormire su materassi per terra perché avevano ancora stampati nella mente i ricordi della battaglia. Per quanto idiota potesse essere, per quanto stupido, ne sentiva il bisogno in un momento come quello.
Avevano bisogno di ridere, per cacciare via le ombre e la paura.
Passò distrattamente una mano sulla fronte, indugiando sul sopracciglio. Quella forse era la prova che era tutto quanto successo… era sempre stato pieno di cicatrici, fin da quando ricordava, e soltanto di alcune aveva trovato una spiegazione. Aqua e Sora gli avevano immediatamente guarito il taglio al sopracciglio destro, non appena si erano resi conto che non c’erano state lesioni all’occhio, ma quella sarebbe stata un’altra cicatrice che si sarebbe tenuto per sempre.
Nessuna causa è persa finché c’è un solo folle a combattere per essa.
Gli era andata decisamente meglio di Will, ma se non fosse stato veloce abbastanza… no, non voleva nemmeno pensarci.
Erano a casa. Terra era con loro. Avevano vinto.
Gli altri ragazzi stavano ancora bisticciando sul tappeto di materassi, ma Shiro si era rimessa in piedi, e procedeva a passi lenti verso di loro.
Alzò lo sguardo verso Terra e aprì la bocca per sussurrare qualcosa che si perse nel rumore di fondo. Tirò un respiro, strinse i pugni, poi scattò con un salto per stringere il padre nelle braccia. «Terra… Papà!»
Terra prese quasi istintivamente Shiro al volo.
«Hey, gattina. Che mi dici?»
La bambina gonfiò le guance e continuò a fissarlo con occhi lucidi. «Voglio… vorrei…» Scosse la testa. «Sono ancora la tua bambina?»
Terra passò una mano tra i capelli di Shiro. «Non dubitarne mai, va bene?»
Ventus fece un passo indietro, quasi tentato di tornare a ridere con i fratelli e la sorella che aveva scoperto di avere. Scoprire dell'esistenza di Vanitas era stato un brutto colpo per lui, ma avere altre tre persone legate a lui... Qualcun altro con cui aveva di che spartire…
Qualcosa gli premette sui capelli, e il ragazzo girò il capo per incrociare lo sguardo con Aqua.
«Tutto bene, Ven?»
Ventus fu tentato di non rispondere affatto, di dare una piccola spinta ad Aqua verso Terra e Shiro, di lasciare loro il tempo che meritavano… ma aveva imparato la lezione di non trascurare sé stesso davanti ai suoi amici, non tenere segreti, e decise di parlare.
«Ho come… la sensazione che manchi qualcosa.» Si strinse la parte sinistra della giacca con una mano.
«Vanitas ha fatto la sua scelta, lo sai. E per quanto riguarda il maestro… Ven, saremo forti, lo sai, vero?»
Ven sogghignò.
«Vogliamo parlare di Ephemer? Del Maestro Ephemer?» Tirò un sospiro. «Ho ancora tante domande…»
«Per adesso direi sia l'ora di riposare.» Terra suggerì, indicando il punto dei materassi dove Riku stava ciondolando seduto con gli occhi semichiusi.
Gli altri erano ancora quasi tutti sdraiati sul materasso, a parlare tra loro di cosa sarebbe successo nei giorni successivi.
Roxas si tirò su a sedere sul materasso, afferrò una coperta, e guardò tutti quanti con aria triste.
«Siamo sicuri che non sia tutto un sogno?»
«Ma che dici?» Xion scattò a sedere e lo guardò come se avesse appena sputato rospi.
Riku, che si stava cercando di slacciare le scarpe con gli occhi gonfi dal sonno, gli lanciò un’occhiata e borbottò: «Non stavolta, Roxas, o ti avrei già svuotato le tasche.»
Shiro si sedette accanto a Roxas e gli mise un braccio attorno alle spalle.
«Guardami... se fosse un sogno non sarei così felice. Ho una famiglia, sono libera, lo siete anche tu e Xion…» lo guardò negli occhi. «So che Ephemer non c’è più, ma nessuno sarebbe capace di creare un sogno così, neanche DiZ, nemmeno noi.»
Aggrottò la fronte, poi sembrò venirle un’idea. Si tirò di tasca il Legacuori che le aveva dato Sora e lo alzò sopra la testa.
«Cicciomiao, vieni fuori per favore?»
Il Fiormiao apparve in una nuvola di fumo e balzellò fino a Shiro, che non perse occasione per carezzargli la testa e grattargli le orecchie.
«Senti, bello, puoi andare vicino a Roxas e vedere se ha sogni addosso?»
Il Dream Eater trotterellò fino a raggiungere il ragazzo, gli fece un paio di giri attorno annusandogli i piedi, poi prese a rotolarsi sul pavimento mostrandogli la pancia. Quando Roxas allungò timidamente una mano per toccarlo, Cicciomiao si rimise in piedi e prese a leccargli la faccia.
«Niente sogni,» Sora commentò. «Sarebbe già scattato sull’attenti.»
Ventus rimase fermo. Dove aveva già visto quella scena? Gatto. Roxas. O forse non era Roxas? Si ricordava di aver interagito con un gatto in passato, ma non con un Miao Wow o un Fiormiao. La sua mente gli mostrava volti indistinti, bambini della sua età. Ephemer era uno di loro. Ragazzi più grandi, una mano sulla sua spalla. Una palla di pelo calda, che ronfava sulle sue gambe. Il peso familiare del Keyblade nella sua mano.
Nomi. Quali erano i loro nomi?
«Ven, che hai?» Sora gli mise una mano sulla spalla.
«Io…» Non rispose, ma si mise a sedere e si sfilò gli stivali.
«Ti sei irrigidito come un pezzo di ghiaccio. E hai gli occhi lucidi.» Sora si sedette accanto a lui e gli strofinò la spalla con una mano. «Qualcosa non va?»
Ventus si sentì in un momento gli sguardi di tutti addosso.
«Credo…» confessò. «Credo di ricordare qualcosa. O forse… qualcuno
 
«Sora?» Qualcuno lo stava scuotendo.
Il ragazzo aprì gli occhi e mise a fuoco Kairi.
«Qualcosa non va?» Sora si tirò su a sedere cautamente, cercando di non urtare nessuno mentre si muoveva. Riku era alla sua sinistra come sempre, e ci volle un po’ per sfilare i piedi dalla presa delle sue caviglie. Normalmente era un “accorgimento” che prendeva per rendersi conto di quando Sora aveva incubi (la sua festa del dodicesimo compleanno non era stata affatto dimenticata), ma al momento sembrava davvero troppo stanco per svegliarsi. Sora stava quasi temendo che non fosse sonno, ma poi sentì Riku borbottare qualcosa riguardo al nome della zattera di un anno prima e si calmò.
«Non riesco a dormire.» Kairi confessò.
«Ti serve la lucina?» Sora chiese, ma Kairi scosse la testa.
Erano gli unici due svegli – Roxas era al bordo opposto del materasso, in posizione scomposta, pancia all’aria, e con un rivolo di bava che gli colava dalla bocca. Xion era riuscita in chissà quale maniera a finirgli con la testa sulla pancia, con le gambe che spuntavano fuori dai piedi del materasso, e i suoi capelli ricordavano molto un nido di cornacchie. Sembravano due fratellini addormentatisi dopo una giornata a fare la lotta. Dall’altro lato, Terra, Aqua, Ventus e Shiro erano sotto un unico mucchio di coperte. Ventus in particolare stringeva a sé una grigia a stelle bianche che doveva aver recuperato da camera sua. Sembrava quasi volersi tenere in disparte, e aveva ancora la stessa espressione assorta che aveva avuto da sveglio.
«Ha davvero rischiato di perdere l’occhio?» Kairi bisbigliò a Sora, notando che stava fissando Ventus.
«Credo che Xehanort avesse cercato di tagliargli la gola.» Sora rispose con un filo di voce. «Ma Ven è stato un lampo. Si è abbassato, ha fatto una verticale e gli ha dato una pedata alla mano. Tutto questo con la faccia coperta di sangue. Aqua ha dovuto pulirlo per bene prima di capire che era solo il sopracciglio.»
Fece un cenno a Terra, la cui mano fuori dalle coperte era tinta di verde e giallastro per le vestigia di un livido.
«Chissà cosa ha dimenticato. Cosa sta cercando di ricordare.» Kairi commentò.
«Forse so chi.» Sora si mise in piedi e scese cautamente dai materassi, poi tese la mano e richiamò Catena Regale. «Vieni con me?»
Kairi fece sì con la testa, si alzò e gli prese la mano.
Con la mano libera, Sora alzò il Keyblade e aprì la serratura per i Mondi Dormienti.
Sperava solo che non sarebbero spariti abbastanza perché gli altri si svegliassero… o si preoccupassero…
… e poi erano di nuovo lì, a metà tra il cielo e il mare, e Kairi ancora gli teneva la mano.
«HEY, CHIRITHY!» Sora fece un passo avanti e chiamò a gran voce.
«Chirithy?» Kairi lo fissò, perplessa. «Il complice di Ephemer?»
«Mi ha spiegato come…» Sora si strofinò il naso, imbarazzato. «Beh… mi ha detto di avere un amico che lo ha dimenticato.»
La creatura dalle sembianze feline apparve davanti a loro in uno sbuffo di vapore.
«Sei tornato così presto?» Gli rivolse un’occhiata inquisitoria che, su un muso come il suo, era quasi comica.
Sora si chinò per guardarlo negli occhi.
«Sono tornato per te.» Gli spiegò. «Hai detto che il tuo amico non ricorda il suo passato… e se invece ti sbagliassi?»
«Aspetta, Sora, è quello che penso?» Kairi si chinò a guardare Chirithy. «Dici che quel che è successo nel salone…?»
«Anche se non fosse. Kairi, Chirithy ci ha salvato la vita. Non merita di rimanere qui da solo.» Sora girò la testa verso di lei. «E se la mia ipotesi è giusta, sarebbe per decenni
Kairi aggrottò le sopracciglia. «Stai parlando di Ventus?»
«Sì. Hai visto che faccia ha fatto, no?»
Chirithy li stava fissando, il suo nasino rosa che tremava un chiaro segnale di allarme.
«Non sta bene?» chiese, visibilmente preoccupato.
«Era sul punto di piangere.» Kairi disse istintivamente. «Stavamo giocando con lo Spirito di Shiro, e…»
«Chirithy… sta ricordando.» Sora si fece serio. «Credo sia ora di tornare a casa.»
Il cucciolo rimase in silenzio, impietrito come Ventus qualche ora prima, solo il suo naso che tremava leggermente.
«Non va bene. Non va bene per niente. Gli verranno gli incubi se ricorda troppo!» Scosse la testa, poi fece un giro sul posto, e mentre il mantellino gli svolazzava Sora poté giurare di aver visto il simbolo degli Spiriti sulla sua schiena. Un Dream Eater! La cosa aveva senso!
«Quindi è lui che…?» Kairi commentò.
«Avevo un’ipotesi. Ora è una certezza.» Sora tese una mano verso il loro nuovo amico. «Vieni con noi, Chirithy?»
 
Il salone era come l’avevano lasciato.
O meglio, più o meno: se avevano lasciato Terra quasi avvinghiato attorno ad Aqua, adesso il Custode più anziano era a pancia all’aria, con una mano su Aqua e una su Shiro.
Ventus non si era mosso, ma guardando meglio Sora poté notare che il suo volto era rigato da lacrime.
«Che situazione…» Chirithy commentò trotterellando sul pavimento, ma la sua voce rotta tradiva un nodo alla gola. «Credo di sapere perché siate tutti qui nonostante il castello abbia un sacco di stanze.»
Mentre Sora e Kairi tornavano ai loro posti cercando di non calpestare nessuno, Chirithy si inerpicò sul materasso con passo felpato, arrivò alla coperta grigia a stelle bianche e ci si infilò sotto da dove finiva appena prima delle dita dei piedi del suo umano, e finalmente emerse sotto il braccio di Ventus.
«Buonanotte a tutti,» bisbigliò all’indirizzo di Sora e Kairi. «Adesso ci penso io.»
 

 
 
Radiant Garden era addormentata, quasi ignara di tutto quello che era successo quando Lea scese dalla Gummiship alle banchine rosse che davano sul lago e tirò un respiro.
Il Castello. Se Isa fosse tornato, doveva essere lì. Eppure, Lea aveva troppo paura di sbagliarsi e che, se fosse sbarcato direttamente là, avrebbe soltanto trovato Ienzo a fare le ore piccole come suo solito, chiedendosi che cosa aveva intenzione di fare Lea lì a quell’ora della notte.
C’era silenzio, ma tirava quasi un’aria strana. Forse c’era quasi… più luce nel cielo?
No, non poteva essere quello.
Poi, si sentì una voce.
«Cosa è successo?»
Una bambina con i capelli ricci, un paio di jeans e una maglietta a righe, apparve letteralmente dal nulla. Sembrava smarrita e spaventata.
«Papà!» Urlò di nuovo.
Istintivamente – era un Guardiano della Luce! – Lea corse verso di lei.
Bambini che apparivano dal nulla? Stava succedendo qualcosa… prima che Lea facesse in tempo a chiederselo, un uomo alto e imponente, con un braccio solo e la testa coperta da un berretto, comparve a pochi passi dalla bambina.
«Giulietta!» L’uomo corse dalla bambina, stringendola forte. «Siamo… siamo a casa… guarda, Giulietta, è tutto finito…»
Lea non conosceva bene il quartiere delle banchine rosse – Cloud e Tifa ci erano cresciuti, Isa c’era stato un paio di volte con suo padre per una causa riguardante il diritto alla scuola di alcuni bambini – quindi non poteva dire se fossero abitanti del Giardino… ma a giudicare dalle loro reazioni… lo erano.
E gli venne un pensiero in mente – la massa di Heartless e Nessuno che avevano affrontato prima della trappola del tornado. Un milione di nemici. Quanti di quegli Heartless e Nessuno erano stati gli abitanti del Giardino, un tempo…? E quanti di loro erano stati liberati nella battaglia del Cimitero?
Si mise a correre. Il Castello. Isa. Attorno a lui, balenavano altre luci – genitori, figli, amici, amanti… stavano tornando a casa.
Passò davanti al Settimo Cielo. Si era accesa una luce e Cloud, spada in mano, vestiti spiegazzati e occhi gonfi di sonno, uscì dalla porta.
«Che sta… ha iniziato a suonarmi il telefono, sembrava impazzito!» Guardò Lea. «Dimmi che hai una spiegazione per questo!»
«Radiant Garden.» Lea fu solo in grado di dire. «Radiant Garden sta tornando.»
Le persone aumentavano verso i distretti centrali, Lea si rese conto, riapparivano nella posizione in cui gli Heartless li avevano presi. Era quasi arrivato alla casa del giudice quando una donna con i capelli viola e un abito verde comparve davanti a lui, con ancora le mani per terra per pararsi da una caduta.
La porta della villetta dei vicini di Isa si aprì, e un ragazzino – il capoclasse del liceo? – uscì di corsa, una manica del pigiama rimboccata sul braccio destro coperto da un’ingessatura blu.
«Mamma
Lea corse alla porta del giudice, suonando il campanello all’impazzata. Quando Ilyas gli aprì, a stento aveva indosso una vestaglia.
«Lea? Cosa…?» Sembrava principalmente infastidito per essere stato svegliato di soprassalto, ma poi qualcosa saettò fuori dalla porta e quasi gli fece perdere l’equilibrio, e Bolt il cane balzò addosso a Lea e prese a leccargli la faccia.
Ilyas era più sorpreso che mai di vedere l’animale.
«Bolt, giù, sta’ giù.» Dopo un momento, Lea riuscì a tenerlo a bada. «Vostro Onore… io… loro… la città…» Fece gesto attorno a loro. Diverse persone erano riapparse in strada, e altre erano uscite di casa di corsa. Le luci erano accese. Dal piano di sopra, Finn aveva iniziato a piangere.
«Prendete Finn e andiamo. Era… al Castello.»
 

 
Ventus sentiva sulla faccia il calore del sole, ma non voleva aprire gli occhi.
Sarebbe senza dubbio stato un altro giorno di ricerche, e missioni, e…
Un momento. Chi gli aveva tirato la coperta? Terra le avrebbe prese… Un momento. Terra.
E perché non aveva freddo?
«Ven, mi dispiace, Xion mi ha sbavato addosso, ha insozzato tutto il tuo pigiama…» Sentì la voce di Roxas che si avvicinava.
Roxas. Xion.
Allora era tutto successo!
«Grazie tante, Roxas.» Xion aveva preso a commentare.
«Nessun problema, ti ha dato quello a scacchi, no?» Terra si unì alla conversazione, e Ventus poteva benissimo immaginare come sarebbe finita. «Shiro non faceva che sbavarci su quando era piccola!»
Decise di aprire gli occhi, tirarsi su a sedere, e lanciare una cuscinata a qualcuno. Stavano rompendo un po’ troppo le scatole e…
gatto?
C’era qualcosa davanti a lui. Aveva il pelo grigio e il musino bianco. E lo stava fissando.
«Ven?»
«Hey…» Ventus allungò una mano verso il nuovo arrivato. Sembrava quasi impaurito di vederlo, quasi stesse attendendo qualcosa.
Come si chiamava? Ventus sapeva di conoscerlo… ma il nome gli sfuggiva dalla mente. Si sforzò di sorridere, di dare al piccolino una carezza sulla testa. Riusciva praticamente a sentire la paura e l’affetto quasi come se potesse vedere il suo cuoricino.
«Dai, vieni più vicino.» Gli fece gesto con entrambe le braccia, e il micio non se lo fece ripetere, accoccolandosi contro di lui con la testa sul suo petto.
«Quindi… sei stato tu a mandare Ephemer da noi?» Ventus lo guardò negli occhi. Sorrise. «… Chirithy?»
Il piccolino fece di sì con la testa.
A Ventus veniva da piangere. I suoi ricordi di infanzia erano un buco nero, eppure sentiva che Chirithy era stato importante. Che lo era ancora.
Chirithy gli si strinse ancora più forte, quasi come se sapesse cosa fare… perché lo sapeva. Era già successo e anche se Ventus non aveva memoria del come e del perché, non gli importava. Sapeva soltanto che Chirithy era suo amico, ed era finalmente tornato da lui.
 
Sora guardava dal suo angolo del materasso, fianco a fianco con Kairi. Erano i soli due in disparte e zitti mentre tutti gli altri facevano capannello attorno al Dream Eater, riempiendolo di carezze e facendogli domande, e Sora non poteva evitare di sentirsi davvero soddisfatto. Se davvero, come Ephemer aveva detto, era tutto fuorché finita…
BANG!
Sia Sora che Kairi sobbalzarono - Riku aveva menato loro due scappellotti simultanei.
Il ragazzo più grande si infilò tra loro due e stritolò le spalle ad entrambi.
«Qualcosa mi dice che è opera vostra.»
«Cento punti al mio ragazzo.» Sora finse di crollargli addosso mentre parlava. «Comunque, cos’era che dicevi riguardo la zattera stanotte?»
Riku avrebbe ribattuto qualcosa, ma il suono di uno dei cellulari attirò l’attenzione di tutti quanti, e Roxas balzò da un materasso all’altro per recuperare il suo.
«Cos’è quello?» Xion quasi glielo prese di mano.
«Me lo ha dato Ienzo due giorni fa, ne stava tenendo uno da parte anche per te.» Roxas le spiegò. «Axel sta cercando di contattarci, dice che a Radiant Garden è successo qualcosa durante la notte.» Prese a rispondere al messaggio. «Anche… qui… è… riapparso… qualcuno…»
Anche il telefono di Shiro prese a squillare.
«Non c’è scuola oggi!» Annunciò.
Roxas emise un gemito di disappunto.
«Ma volevo sapere come finisce Le Due Torri!» protestò.
«Yuna giura e spergiura che c’è un altro libro dopo, quindi comunque non avremmo saputo la fine presto.» Shiro commentò.
«Direi sia comunque il caso di andare a Radiant Garden. Se Lea ha pensato di avvertirci, ed è qualcosa di serio abbastanza da far chiudere la scuola, potrebbero avere bisogno di aiuto.» Aqua interruppe la conversazione. «Shiro, puoi mostrare a Xion dove sono i bagni? Tra un’ora tutti alla Gummiship. Ci muoviamo assieme!»
 
 
Sembrava quasi che l’intera Radiant Garden fosse in piazza.
Molti erano spaventati, alcuni in pigiama, c’erano bambini che chiedevano dei loro genitori, adulti che cercavano di capire cosa fosse successo.
Merlino, in piedi su un barile, agitava la bacchetta a più tratti nel vano tentativo di mantenere la calma.
Sarebbe stata una giornata lunga, Lea ne era certo. E qualcuno lo aveva persino chiamato Eadmund – non era stata una bella sensazione, proprio no. (A parte che suo padre era stato biondo, da quando in qua…?)
La guardia cittadina – Cloud, Stitch e Genesis perlopiù – stava percorrendo la piazza, prendendo nomi e, nel caso di Stitch, facendo ridere i piccoli, ma anche alcuni civili sembravano essersi rimboccati le maniche.
Tre ragazzini della scuola, una alta con i capelli castani e una treccina lunga che le pendeva dalla nuca, uno basso e rosso con un braccio ingessato, e uno ancora più basso con i capelli ricci e una camicia a scacchi, erano riusciti a ridurre un gruppo di ragazzini all’ordine, a quanto pareva semplicemente spiegando.
«Sì, sono passati dieci anni.»
Un momento! La ragazza alta era Yuna, la vecchia amichetta di Kairi! Il bambino piccolo… Lea l’aveva visto in classe di Shiro, se non ricordava male si chiamava Luca e non era esattamente umano. Ricordava che Isa, anni prima, gli aveva menzionato una causa che suo padre aveva portato a Lord Ansem, sul diritto di una sorta di tribù sotto il lago a mandare i loro bambini a scuola… non ricordava come fossero andate esattamente le cose, ma ricordava Luca perché a scuola, dieci anni prima, ne avevano parlato tutti. Alla caduta di Radiant Garden aveva già avuto tredici anni, ma adesso – come Ventus, come Terra e Aqua probabilmente – non era cambiato di una virgola.
E il ragazzo col gesso – era G’Raha, il vicino di Ilyas, Isa e Finn. Adesso era lui a portare la stola di capoclasse, e adesso, se pur di statura diminutiva e con il braccio appeso al collo, emanava quasi autorità.
Lea si disse che lui, Yuna e G’Raha dovevano contarsi tra i fortunati. Nonostante i dieci anni di esilio – e poteva solo immaginare cosa avessero passato loro, che dieci anni prima avevano avuto cinque e sette anni – adesso sapevano cosa era successo e cosa stava accadendo, e avevano avuto il privilegio di crescere e saper gestire la situazione.
«Presentatevi al cancello, uno per volta!» Cloud aveva finalmente alzato la voce, cercando di mettere gli adulti in fila. «Dite il vostro nome, il vostro mestiere e dove abitavate. Se la vostra casa o la vostra famiglia è ancora dov’era dieci anni fa, tornate a casa. Chi ha perso la casa, o se ci dovesse essere qualcun altro a occuparla, sarete ospitati nel castello fino a quando il Comitato di Restauro non sistemerà la vostra situazione!»
«Wow, non oso immaginare che sarebbe successo senza Merlino e la sua magia.» Aerith commentò, arrivando da un vicolo mentre spingeva un carretto da cui proveniva un forte odore di crostata. «Flora, Fauna e Serenella mandano queste. Avranno pensato che la gente volesse fare colazione.»
Notò l’improvvisata pattuglia degli scolari e rivolse la sua attenzione a loro.
«Ragazzi! Se avete anche voi dei carretti o conoscete qualcuno che li ha, le fate stanno sfornando ancora!»
«Ricevuto, ricevuto!» G’Raha le alzò il pollice con la mano sana, poi si girò verso Yuna. «Tu conosci qualcuno?»
«Giulia ha una bici con il rimorchio. Se se la sente.» Luca intervenne. «Lei, suo padre e suo fratello sono già tornati a casa.»
«E immagino che non hanno il telefono.» Yuna scosse la testa. «Beh, qualcuno deve correre alle banchine. Chi ci va?»
Dopo una breve discussione, fu il più piccolo dei tre a spiccare una corsa verso la periferia, Yuna iniziò invece a prendere un po’ di crostata dal carro di Aerith e a distribuirla in giro.
Lea si chiese cosa stesse facendo Lord Ansem in tutto questo.
La notte prima, aveva chiesto al giudice di restare al castello, tutto questo dopo che avevano ritrovato Isa ancora privo di sensi nella stanza del computer. Davvero, Lea non invidiava Finn, che a stento camminava e parlava e probabilmente doveva sorbirsi da solo una grossa imboccata di gergo politico. E probabilmente in quel momento avrebbe pure voluto fare colazione.
Se Shiro fosse stata lì, almeno qualcuno avrebbe potuto portare via di là il moccioso, anche se conoscendo Shiro, non avrebbe voluto allontanarsi dal clamore proprio adesso che c’era bisogno di aiuto.
«Axel! Axel!»
Roxas e Xion stavano attraversando la piazza di corsa. Roxas aveva addosso i vestiti che aveva avuto a Crepuscopoli e che aveva lasciato al Castello di Partenza il giorno della battaglia, mentre Xion, a parte i familiari stivali neri, portava la camicia e la giacca dell’uniforme scolastica di Roxas e una gonna che le doveva essere stata prestata, probabilmente da Aqua.
«Buongiorno!» Lea non sapeva come avesse fatto a rimanere in piedi dopo che i due lo ebbero placcato simultaneamente, ma ce la fece. Vicino a lui, Aerith soffocò una risata.
Il resto dei Guardiani della Luce – Shiro con Mister Kupò in braccio, Sora, Riku e Kairi, Aqua e Terra che cercavano di non far perdere nessuno in mezzo alla folla, e Ventus, che aveva una specie di gattino aggrappato a una spalla – raggiunsero il centro della piazza, e Lea, con l’aiuto di Aerith, si prese il tempo di spiegare che durante la notte, molti cittadini del Giardino erano riapparsi, a quanto pareva negli stessi punti dove gli Heartless dieci anni prima li avevano presi.
«Era già successo una volta, circa un mese fa, dopo che Sora aveva sconfitto l’Organizzazione, ma non a questi livelli.» Aerith stava spiegando. «Stavolta siamo stati quasi presi alla sprovvista, anche perché è successo in piena notte, mentre tutti dormivano. Molti di noi hanno passato mezza nottata in bianco, ma per fortuna già adesso alcune delle vittime degli Heartless sono tornate alle loro case. È stato più facile per chi aveva già dei familiari superstiti, anche se in alcuni casi non credo sia stato facile per loro vedere i loro cari invecchiati di dieci anni.»
«È una fortuna che ci siano persone che abbiano già passato una cosa simile un mese fa.» Tifa, che stava anche lei pattugliando la piazza, si era fermata riconoscendo Sora. «Ma adesso… non dico che abbiamo di nuovo tutta Radiant Garden… molti non torneranno affatto, ma… credo che questo sarà la cosa più vicina che avremo a quello che eravamo, e prima restituiamo a tutti quanti la loro vita, meglio sarà per tutti quanti. Noi compresi.»
«Va bene. Adesso siamo qui. Come possiamo aiutare?» Aqua concluse.
«Beh, Cloud e Lea hanno bisogno del cambio di guardia, hanno fatto la nottata in bianco.» Aerith sogghignò e guardò Lea di traverso. «Probabilmente il giudice potrebbe giovare dell’aiuto di Shiro al castello. Se non altro per portare Finn a casa, visto che ha dovuto tenerlo con sé, il piccolino la conosce. Flora, Fauna e Serenella stanno cercando di assicurarsi che chi non sia ancora riuscito a tornare a casa abbia almeno la colazione. E Ienzo sta consultando Tron, Otto e Nove per riaggiornare l’anagrafe cittadina e vedere chi risulta. Potreste aiutarci prendendo i nomi e portando gli elenchi ai computer. Dovremmo fare più in fretta in questo modo.»
 
 
Se c’era un modo in cui Ventus avrebbe definito la giornata precedente, avrebbe usato come unico aggettivo “impegnata”. Usare i telefoni era stato enormemente d’aiuto nel raccogliere i nomi della gente, e praticamente tutti, in un modo o nell’altro, avevano riavuto la loro casa, il loro lavoro, e nel caso dei ragazzi il loro banco di scuola.
Shiro e Roxas a un certo punto erano stati chiamati a riunirsi assieme ai tre ragazzi che distribuivano le cibarie. Non era chiaro quel che stesse accadendo, ma a quanto pare riguardava la scuola, anche perché qualche minuto dopo Riku aveva chiesto se poteva essere incluso nel discorso e Sora e Kairi lo avevano seguito. Dopo un po’, anche Xion era stata chiamata, ma aveva esitato un po’ nel raggiungerli.
Se la notte prima avevano dormito nel salone del Castello di Partenza, quella notte invece erano stati assegnati loro dei letti nel castello di Radiant Garden, assieme alle persone che ancora non avevano riavuto la loro dimora.
La situazione era comunque più gestibile, il preside a quanto pareva aveva deciso che la scuola avrebbe riaperto, e la mattina dopo erano tutti davanti alla scuola, più affollata che mai, con Merlino e le fate che facevano avanti e indietro per dare ai ragazzi a cui mancava un’uniforme scolastica.
«Prima media, ci siete? Entrate tutti in ordine, la classe è la stessa degli altri giorni, il professore vi aspetta.» G’Raha correva da una parte all’altra cercando di svolgere il suo ruolo. «Ugh, mi servirà una squadra di questo passo.»
Non gli servì finire di parlare – Luca del gruppo della terza media e Yuna della terza superiore corsero subito da lui e presero a chiedergli di che aveva bisogno. G’Raha indicò a Luca i bambini delle elementari e a Yuna il portone, poi si diresse verso la fila per le uniformi, dove Xion, Sora, Riku e Kairi stavano aspettando le loro, e prese a dirigere verso le aree segnate del pavimento i ragazzi che avevano la loro.
«Quelli che ancora non sanno in che classe dovrebbero andare aspettassero all’uscita della fila, prima di entrare, ci sarà un colloquio con il preside per valutare dove starete meglio.»
Sora, Riku e Kairi, che avevano deciso di iscriversi là dopo aver perso mesi, o nel caso dei primi due più di un anno, si scambiarono un’occhiata tra loro tre e Kairi asserì: «La più bassa in cui mettono uno, ci andiamo tutti e tre.»
Se fosse andata come previsto, Ventus pensò, Xion invece sarebbe dovuta andare in terza media… se non altro perché i suoi amici erano… hey!
Prima che qualcuno potesse reagire, Xion era scappata via dalla fila ed era corsa lontano – verso dove Ventus stava aspettando assieme a Terra, Aqua, Lea e Isa.
«Xion, cosa c’è che non va?» Lea le mise subito le mani sulle spalle. Lei nascose la faccia contro i suoi vestiti e non disse niente. Ventus si accorse che tremava e pensò se non fosse il caso di chiamare Chirithy.
«Valutare.» Isa tirò un sospiro. «Il ragazzino ha usato la parola sbagliata.»
«Il ragazzino non poteva sapere.» Lea lo guardò. «Xion, è tutto a posto. Non è niente che non facciano anche agli altri. Anche Roxas ha parlato col preside, ed è andato tutto bene.»
«E se pensano… che io non…?» Xion lasciò andare Lea e singhiozzò.
Poco lontano, Roxas e Shiro si erano staccati dal gruppo della terza media e stavano dicendo qualcosa a G’Raha, le cui orecchie si erano letteralmente afflosciate per la sorpresa e l’imbarazzo. Li raggiunsero tutti e tre.
«Va tutto bene?» Il ragazzo più grande chiese a Xion. «Non devi aver paura del preside, fa un po’ da nonno a tutti quanti nonostante abbia i suoi, di nipoti.»
Il suo linguaggio del corpo era eloquente quanto le sue parole: non cercava lo sguardo della ragazza, si teneva a una certa distanza, e teneva le braccia vicine al corpo (non che avesse molta scelta con il destro) per evitare di spaventarla ulteriormente.
«Non è quello…» Xion si fissò le scarpe. «Solo che… io non… io non dovrei… essere qui…»
«Huh?» G’Raha scosse la testa, le sue orecchie che sussultavano. «Perché?»
«E se… e se si accorge che…?» Xion esitò, alzò lo sguardo un momento, poi si fissò di nuovo i piedi, facendosi piccola sul posto quasi nel tentativo di sparire. «… non esisto. Non sono una vera persona.»
G’Raha rimase in silenzio, cercando un momento lo sguardo di Roxas.
«Xion, sei vera abbastanza per noi.» Roxas le sorrise. «Io e Shiro ti vogliamo in classe, lo sai, vero?»
«Aspetta, Roxas.» G’Raha fece un sorrisetto. «Adesso le diamo un paio di prove. Va bene, un nome me lo sai dire?» Guardò di nuovo Xion.
Xion fece sì con la testa, e disse il suo nome in un filo di voce.
«Bene. Piacere di conoscerti, Xion. Non ti stringo la mano che mi fa ancora male. Mi sai dire… qual è il tuo cibo preferito?»
Xion fece una smorfia, quasi confusa, poi rispose: «Gelato.»
«Lo sai che un sacco di gente risponde così?» Il capoclasse ridacchiò. «Nel senso, a chi non piace il gelato? Quando il signor De’ Paperoni lo vendeva nel borgo, aveva una fila di chilometri. Va bene, altra domanda. Hai degli amici? Qualcuno a cui vuoi bene?»
Lo sguardo di Xion andò immediatamente verso Roxas e Shiro.
«Roxas, Shiro e Axel.» Disse, quasi senza pensarci.
«E credo che vogliano anche bene a te, a giudicare dalla loro reazione.» G’Raha sorrise, poi si cercò qualcosa in tasca con la mano buona. «Hai un nome, qualcosa che ti piace, qualcuno che ti vuole bene. Questa è un’identità. Questo fa già una persona.»
«Ma io…»
«Xion, ci sono tanti modi di essere persone. Diresti che io non lo sono? Eppure non somiglio molto ai ragazzi nella mia classe. E quando ero piccolo, il padre di Isa qui presente disse a tutta Radiant Garden che non importa il tuo aspetto, non importa da dove vieni, né gli abiti che hai. Se hai un nome, una volontà e una famiglia, sei una persona e questo è il tuo posto.»
Ventus vide con la coda dell’occhio che Isa stava cercando senza successo di celare il suo imbarazzo. Sapeva che Saïx per un certo periodo era stato più che fermo nel negare a Xion un’identità.
«Ora, facciamo una cosa a prova di bomba.» G’Raha trovò quello che stava cercando – un pennarello nero. «Vedi questo? Vorrei che tu lo prenda e scriva il tuo nome qui sopra.» Si toccò il gesso con il pennarello, in uno dei pochi punti rimasti vuoti. Guardando meglio, Ventus notò che c’erano i nomi di Yuna, Luca, Roxas e Shiro tra i tanti.
«Che senso ha?» Xion si girò quasi verso Lea.
«Beh…» Lea le mise una mano sulla spalla. «Di solito è una cosa che le persone chiedono ai loro amici
 

 

 
Molti dei comportamenti descritti nel Castello di Partenza sono ispirati a fatti realmente accaduti. Persino il comportamento di Chirithy… beh, è ispirato al vero Chirithy, che è un “gattino” di un anno e mezzo che di tanto in tanto mi sveglia a fusa e testate.
 
Avrete già capito che molti personaggi sono presi da film Disney e da altri videogiochi Square, in particolare in questo capitolo Final Fantasy X e XIV, e se avete Disney+ consiglio di vedervi “Luca” e “Ciao Alberto” per avere un’idea di chi sono alcuni dei personaggi.
 
Detto questo: comincia un’altra avventura – benvenuti a bordo!
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Kingdom Hearts / Vai alla pagina dell'autore: BeaterNightFury