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Autore: keli    03/09/2009    0 recensioni
Nella Tokyo dei nostri giorni le vite del vecchio e del nuovo team Konoha, famosa scuderia di macchine da corsa del Giappone, si incrociano dopo diversi anni. Nella storia entra di soppiatto anche una nuova promettente band, gli Alba, che con la loro musica riuscirà ad aiutare più di quanto non si creda la crisi che attraversa il team Yamato. Dopo l'abbandono al team da parte di Sasuke le cose non saranno più le stesse, e il conto alla rovescia incomincerà. Le cose torneranno più come prima?
Dedicata a Saeko e a Nessy.Coppie da decidere.
Genere: Malinconico, Sportivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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~Countdown~





III°Capitolo: Un giorno quasi normale



La pista del Fuoco era il più grande circuito di Tokyo e dintorni. La scuderia Haruno allenava lì i suoi uomini da tempo immemore, quindi era anche conosciuta come la casa della Foglia, visto che i piloti della Konoha passavano più tempo li che nelle loro abitazioni. Appoggiata alla sua auto rossa con inserti verdi, nella tuta color fuoco con il simbolo del suo team sul petto e un casco rosa con un cerchio bianco, vuoto, sotto il braccio, Sakura aspettava pazientemente l’arrivo degli altri quattro. Non era la prima volta che gareggiavano a livello amichevole, quindi non si preoccupava per loro più di tanto. Malgrado non fossero piloti professionisti se la cavavano bene sulle veloci quattro ruote. Il rombo dei motori la riportò alla realtà, facendole ricambiare il saluto esagitato del pilota in bianco con il casco dorato e l’auto che faceva pandan con la tuta. Dietro di lui due piloti in viola e rosso scuro aspettavano impazienti nelle loro auto lilla e giallo/rosso. L’unico che sembrava calmo era il pilota in nero che l’aveva affiancata con una splendida auto color notte con lo stesso simbolo che aveva sulla chitarra, l’occhio rosso, ma sta volta le tre tomoe erano unite assieme. Come lo strumento, anche questa aveva un nome: Amaterasu. Era simile a quella del fratello che differiva solo nelle tonalità di colore e in alcuni particolari. Per un istante pensò che non avrebbe più visto la Sharingan, e le tornò quella fastidiosa sensazione opprimente nel petto, così preferì saltare abilmente nel posto del guidatore, nascondendo il viso sotto il casco che era appartenuto alla sorella. Quando tutti e cinque furono sulla linea di partenza alzò la mano destra per dare il via.

<< Al mio tre scatenate l’inferno! Uno, due… tre! >>

La presero tutti in parola, il rombo dei motori squarciò il silenzio e un polverone si sollevò al loro passaggio. Chi dominava la pista, com’era prevedibile, era una veloce e allenata Sakura, subito seguita(quasi tallonata a dire il vero) dall’Uchiha a cui impediva magistralmente il passaggio evitando di essere sorpassata. Del team Konoha lei era di sicuro la più veloce, come Yamato il più riflessivo, Naruto il più sconsiderato e Sasuke… Mentre si fermava all’arrivo spegnendo il motore della sua fidata auto si ritrovò a pensare che Sasuke non faceva più parte della squadra e basta. Itachi arrivato secondo solo per poco, scese dall’auto levando il casco e gettandolo nel sedile, mentre con nonchalance si accendeva un ennesima sigaretta, appoggiandosi alla portiera di quella dell’Haruno, lo sguardo alle tre auto in dirittura di arrivo.

<< Mio fratello è sempre stato un piccolo idiota, Sakura. Speravo che col tempo cambiasse… ma così non è stato. >>

Ammise, soffiando una nuvoletta di fumo fra le labbra sottili, giocherellando con la sigaretta fra le due dita. Itachi Uchiha, come tutti in famiglia, era un abile corridore, forse più del fratello, ma aveva preferito andare controcorrente consacrando la sua vita alla musica in cui per altro eccelleva nella stessa maniera. La ragazza guardandolo si chiese se Sasuke non fosse andato via anche per quello. Il fratello maggiore era bravo in tutto. Se il minore era bravo a scuola, lui lo era di più. Se aveva successo, lui era idolatrato. Semplicemente Itachi era più in tutto e la convivenza con lui, in una continua competizione che non avrebbe mai vinto, era praticamente impossibile. Eppure in quegli occhi distanti si leggeva il disprezzo per quella bravura, il dolore alla vista della gelosia riflessa negli altri che non avrebbero mai completamente posseduto ciò che lui aveva in abbondanza. Il maggiore degli Uchiha era il migliore, è vero, eppure non ne andava fiero. Avrebbe soltanto preferito essere… normale, ecco.

<< Continuo a chiedermi se avrei potuto fare di più per tenerlo qui. Ma la sua ambizione è sempre venuta prima di me. Prima di tutti >>

Sussurrò lei, con un sorriso amaro sul volto nascosto da alcune ciocche rosate. Itachi non replicò, si limitò a osservare il cielo terso sopra di loro, lasciando la sigaretta penzoloni fra le labbra, per poi socchiudere gli occhi scuri. Sempre silenzioso e riservato, capace di far venire il nervoso a chi non lo conosceva. Ma lei lo conosceva meglio di se stessa e quel silenzio era carico di parole che solo loro avrebbero potuto cogliere. La sigaretta volò con precisione, formando un arco di cenere nell’aria, spegnendosi sul terreno sotto la scarpa dell’Uchiha.

<< Dovremmo uscire uno di questi giorni >>

Non era una domanda, ma una semplice costatazione. Mentre vedeva Deidara e Sasori, rispettivamente arrivati terzo e quarto, sfottere Hidan che era arrivato ancora una volta ultimo, si chiese se non stesse sbagliando.

<< Dovremmo >>



Casa Uzumaki sarebbe stata quanto di più simile a una discarica, se non fosse stato per la mano provvidenziale di Kushina nella vita dei due fratelli biondi. Seduti nell’ampio divano di pelle beige del salotto, le gambe incrociate sulla stoffa, i due ragazzi stavano discutendo della partenza di Sasuke. Da quando era andato via, abbandonandoli senza spiegazioni fondate, non avevano avuto né il tempo né tantomeno la voglia di parlarne. Il dolore per la perdita dell’amico era ancora troppo forte. Ma la capacità quasi assurda di ripresa di Naruto gli aveva permesso di accantonare in un angolino del suo cuore la voglia di piangere e autocommiserarsi, e in quell’istante stava provando ad aiutare l’amica a fare lo stesso. Non era così idiota come si poteva pensare, sapeva benissimo che la giovane Haruno aveva amato (o lo amava ancora?) quello che per gli altri era diventato un traditore in piena regola. Nessuna lettera di scuse, nessun preavviso, nessun licenziamento. Semplicemente era sparito dalla casa che aveva ereditato alla morte della madre, senza lasciare traccia.

<< Quel gran figlio di… Oh ma mi sentirà! Vedrai se non mi sentirà quando andrò a New York e lo farò tornare a casa a calci in culo! >>

Ruggì, convinto, alzando comicamente un pugno in aria. In un'altra circostanza Sakura avrebbe riso, di sicuro l’avrebbe preso a pugni senza troppi complimenti, ma ora il dolore e il terrore l’avevano immobilizzata, impedendole di fare qualsiasi cosa.

<< M-ma Naruto non credi… >>
<< … cosa, Sakura-chan? Vuoi dirmi che dovremmo abbandonarlo al suo destino?! La strada che ha preso… le scelte che ha fatto! Nulla di questo lo porterà lontano, lo sai tu così come lo so io >>

La bloccò lui, guardandola con gli occhi azzurri, per una volta, seri. Sembrava non esserci traccia del ragazzino ingenuo che credeva a tutto quel che gli si diceva. La rosa abbassò lo sguardo, mortificata. Aveva ragione, lo sapeva.

<< Non volevo dire questo, lo sai. Ma sai anche che Sas’ke non ti ascolterà mai! E quell’uomo terribile farà di tutto pur di allontanarti da lui >>

Esitò e vide lo sguardo dell’amico farsi più dolce, comprensivo. Le stava chiedendo aiuto, in quella che era una decisione già presa. Voleva solo la sua comprensione.

<< Orochimaru lo userà e poi lo butterà via come un oggetto vecchio. Lui è nostro amico, Sakura-chan, non possiamo abbandonarlo proprio ora… >>

Si fermò, alzando il viso e sorridendole, il pollice all’insù, come quando erano piccoli. La ragazza cercò nel suo viso abbronzato quello che aveva sempre visto. Ma non trovò più il Naruto bambino, ma un uomo adulto che sapeva quali erano le cose giuste e quelle sbagliate della vita

<< Questa è una promessa, lo riporterò da te, costi quel che costi! >>
<< Ehm, non sapevo foste qua… scusate vado via >>

Si scusò un Minato rosso dall’imbarazzo, con un sorriso accecante simile a quello del fratello, appena entrato. Naruto roterò gli occhi azzurri, sospirando

<< Non ci disturbi affatto, lo sai! Quindi siedi Yondame e non fare troppe storie! >>

L’Uzumaki maggiore annuì, accomodandosi in una delle poltrone ai lati del divano e guardando i due con tristezza e commozione sincera

<< Allora è vero, Sasuke ha abbandonato il team. Non mi sono mai fidato di quel ragazzo, non ha niente di Itachi o Obito! E’ troppo simile a Fugaku e Madara… suo fratello era identico a Mikoto, per questo non ha mai creato problemi >>

Sospirò lui annuendo delle sue stesse parole. Sakura lo guardò silenziosa per qualche istante. Obito. Ancora quel nome che saltava fuori per la seconda volta in una giornata.

<< Minato chi è Obito? So che è il ragazzo nella foto con te Kakashi e Rin >>
<< Ma tu come fai a sapere… Comunque, Obito faceva parte della vecchia guardia. Un gran corridore, un po’ sfrontato ma un bravo ragazzo. Morì che non aveva compiuto vent’anni in un incidente d’auto a seguito di una corsa contro Kakashi. Tua sorella ha visto l’incidente e ne è rimasta profondamente scossa. Lo portarono via in ambulanza che era ancora vivo, ma morì nella corsa. Povero ragazzo, gli e l’avrei augurato comunque. Nell’impatto aveva perso entrambi gli occhi. L’Hatake si salvò ma a che prezzo? Ustioni di terzo grado, Sakura, il suo viso non fu mai più lo stesso. Comunque, come mai lo chiedi? >>

Concluse, guardandola curioso. La giovane si strinse nelle spalle guardando verso Naruto che però sembrava essere calmo, forse perché già conosceva la storia, decidendosi a dirgli la verità, omettendo alcuni particolari.

<< Beh abbiamo incontrato Kakashi al vecchio Konoha’s Pub oggi… >>
<< Kakashi?!KAKASHI HATAKE?!! >>

Urlò il biondo, saltando su dal divano e richiamando dalla cucina la fidanzata, che per quanto riguardava i suoi mobili sembrava avere delle antenne che le dicessero quando questi venivano rovinati dal futuro marito. Anche nei suoi quasi trentacinque anni, Kushina conservava la bellezza che l’avrebbe fatta scambiare per una ventenne. Capelli rossi, lunghi, dissimili da quelli delle sorelle, ma stessi occhi verdi splendenti nel viso a cuore, indosso un grembiule giallo che nascondeva appena il principio di pancione. Spuntata come una furia nel salotto, puntò un mestolo contro l’Uzumaki maggiore, guardandolo come se avesse appena ucciso qualcuno

<< Minato Uzumaki cosa hai fatto di nuovo ai miei mobili?! >>

L’interpellato guardò con timore la sua quasi dolce metà, alzando le mani davanti al viso a mò di difesa, sudando freddo. Yondame poteva essere anche un mito, ma quando si trattava di parlare con la sua irascibile fidanzata diventava meno di un ragazzino spaurito davanti al padre quando ha combinato qualche marachella.

<< Non ho fatto niente Kucchan! Ho solo esultato perché è tornato Kakashi in città! >>

Lo sguardo della donna si addolcì immediatamente, e prese a battere le mani infantilmente.

<< Oh tesoro dovremmo invitarlo al matrimonio! >>

La minore delle Haruno si lasciò scappare una risatina divertita. Da quando era incinta Kushina era di una lunaticità assoluta, cambiava umore così come cambia il vento. Quasi senza pensarci le sorrise

<< Sorellona come va con i preparativi? >>
<< Oh non mi ci fare pensare Sakura! Mamma è un inferno quando si ci mette! >>

In effetti conoscendo il carattere di Tsunade non invidiava proprio la sorella. Per questo lei e Rin avevano deciso di lasciare tutto in mano loro. Lei perché sembrava allergica a tutto ciò che concerneva anche la sola parola matrimonio, la sorella perché, diciamolo, aveva la grazia di un elefante, e questo era solo un eufemismo. Naruto nel suo angolino fece una battuta che sembrò capire solo il fratello e entrambi presero a ridere senza apparente motivo, guadagnandosi un occhiataccia gemella da parte delle due sorelle.

<< Per fortuna manca solo il vestito, ma per quello vorrei che ci foste anche tu e Rin. Sapete quando ci tengo al vostro parere! >>

La rosa sbiancò. Loro due cercare un vestito da sposa per la sorella? Ma stiamo scherzando?! L’espressione di Kushina, un misto fra occhi dolci e una muta minaccia, la fece desistere. Era impossibile dirle di no, purtroppo. Sospirò e gli occhi della sorella parvero brillare a quel tacito assenso.

<< Ok ok… però per Rin non ti assicuro nulla! E’ più facile che scappi in Siberia che farsi fregare da te anche lei! >>



Angolino di Keli

Ed ecco il terzo capitolo! Nel prossimo vedremo il tentativo di Kushina e Sakura di coinvolgere Rin nella scelta dell’abito nuziale, e la partenza di Naruto per New York! Grazie mille a chi a letto e alla Sae che ha recensito (obbligata, la ff in pratica è sua xD) grazie tesoraH per i consigli che mi dai u.u sei cattiva ma ti amiamo per questo, no? *O*
xD Un bacio a tutti! E al prossimo capitolo!
  
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