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Autore: Lum1ya    27/11/2021    0 recensioni
Dopo qualche minuto che scorreva con il pollice la schermata del suo telefono, Will lo posò sul tavolo con il display rivolto verso il basso. Satura di vedere foto dalle vetrine delle meravigliose vite altrui sui social, decise di fare una cosa piuttosto insolita per quel periodo storico, all’alba del 2020 seduta al tavolo di un caffè-libreria: iniziare a scrivere su un taccuino.
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Attenzione: questa storia tiene conto degli eventi del fumetto solamente fino al termine dell’arco del libro di Ludmoore. Per gli eventi successivi si basa sulla fanfiction “Ritorni” di MaxT, che quindi vi consiglio di leggere prima di questa!
Genere: Fantasy, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cedric, Cornelia Hale, Orube, Wilhelmina (Will) Vandom
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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***AVVERTENZA*** se siete tra i pochi che hanno seguito la storia durante la pubblicazione potreste trovarvi qui al capitolo 20 per sbaglio - i capitoli 16 - 20 sono stati pubblicati tutti insieme perché non ne potevo più, sorry! Se l’ultimo che avete letto è il 15 (quello incentrato su Cedric e Orube) tornate indietro al 16!





«Ce la faccio da solo, Orube!» sbottò Cedric mentre il portone del palazzo si richiudeva dietro di loro. Si aggrappò al bastone di legno scuro e la superò, iniziando a salire i pochi gradini di marmo bianco nel grande ingresso del palazzo in cui viveva Will. Orube lo seguì e raggiunsero l’ascensore dalle porte di vetro, che gli davano un aspetto particolarmente futuristico.

Da quando si era risvegliato dopo l’intervento di Elysa, Cedric aveva recuperato ogni giorno un po’ di forze, grazie ai preparati di Cassandra e agli incantesimi di Galgheita, ma non si era ripreso ancora del tutto e la sua gamba sinistra non recuperava in fretta quanto la destra, per cui doveva muoversi appoggiandosi ad un bastone. 

Avevano deciso di passare un po’ di tempo sulla Terra, almeno finché Elyon e l’Oracolo non avessero elaborato un piano per occuparsi di quei portali. Sarebbe stata una questione diplomatica lunga, considerando che Elyon voleva a tutti i costi coinvolgere l’altro Phobos e tramite lui anche l’altro Oracolo.  

Quando l’ascensore si aprì, i due entrarono e Orube selezionò il decimo piano. Cedric si appoggiò alla parete opposta con la spalla. 

«Sei sicuro che vuoi rimanere qui?» disse lei. Era almeno la terza volta che glielo chiedeva da quando erano tornati sulla Terra. «Forse è ancora presto ed era meglio rimanere a Meridian con Galgheita e Cassandra…» 

«Per l’ultima volta, Orube…» rispose lui, esasperato. «Sto bene, e non ne posso più di Meridian. Sono stanco di avere Elyon attorno, e lo sei anche tu visto come le ringhi contro ogni volta che appare. E sono anche stufo di avere Galgheita e Cassandra sempre addosso, con Zharel che ringhia contro a me. Per me andava bene anche Basiliade, sei tu che hai deciso di venire qui.»

Orube gli prese il braccio libero e gli passò attorno il suo, sorridendo. «Se sei stanco di Elyon e Zharel, quanto tempo credi di poter reggere mio fratello, mia madre e le temperature di Basiliade? E poi abbiamo dovuto interrompere la nostra licenza qui prima del previsto, io voglio mangiare una pizza e andare al gattile con Matt!»

Quando uscirono dall’ascensore, la porta alla loro sinistra era già aperta e Will li aspettava sulla soglia. 

«Bentornati!» disse loro. «Cedric, ti stai riprendendo alla grande!»

«Sì, se non fosse che questa gamba non si decide a collaborare…» disse lui, avanzando zoppicante accanto a Orube. 

Will si fece da parte per lasciarli passare. «Prego, entrate!» 

Cedric e Orube si guardarono attorno nel nuovo appartamento di Will, che non avevano ancora avuto occasione di vedere. Lo stile di quell’appartamento era diametralmente opposto a quello della loro casa terrestre e sembrava quasi provenire da un altro pianeta o da un’altra epoca. Era piuttosto minimalista, non c’erano credenze di legno piene di cianfrusaglie, tavolini inutili e tappeti. Gli arredi erano pochi, dal design sottile e sinuoso e tutti di materiale trasparente, bianco o nero. Cedric sapeva che la compagnia per cui lavorava Will produceva solo dispositivi elettronici, ma non si sarebbe stupito se anche il design di quegli arredi provenisse da lì.

Sedute sui divani, ognuna con un calice di vino in mano, Taranee, Hay Lin e Irma erano chine a osservare qualcosa sullo smartphone di Hay Lin seduta nel mezzo. Su uno degli sgabelli della penisola sedeva Cornelia con Elysa in braccio, e al di là della penisola Matt Olsen si affaccendava in cucina. 

Le donne li salutarono praticamente all’unisono, mentre Cornelia si alzò in piedi, sempre tenendo Elysa in braccio, e si avvicinò a loro. 

Elysa esclamò di gioia nel vederli e Cedric non riuscì a trattenere un sorriso. Aveva uno strano legame affettivo con quella bambina, probabilmente instauratosi le varie volte che lei gli aveva trasferito dell’energia. 

Elysa tese le manine verso di lui, che avvicinò a sua volta una mano a lei. La bambina chiuse entrambi i palmi attorno alle sue dita, e immediatamente si generò un piccolo alone verde attorno alle loro mani. 

«Guarda!» gli disse la bambina.

Un’immagine si formò nella mente di Cedric e durò per un istante: Elysa e Cornelia in un parco quel pomeriggio, mentre facevano un pupazzo di neve. Evidentemente Elysa gli aveva mandato il ricordo. 

Cedric le diede un buffetto sulla guancia. «Ti sei divertita oggi, eh?» 

Elysa batté le manine e rispose con una risata piena di gioia. 

Matt si sporse sulla penisola verso di loro, con in mano due calici di vino. «Bentornati, mi fa piacere che stiate entrambi bene. Prendete!» disse appoggiando i due calici sul bordo della penisola verso di loro. «Ah, Orube, ho fatto spostare la visita al gattile a lunedì, così puoi accompagnarmi.» 

Orube appoggiò il suo cappotto borgogna su uno sgabello della penisola e rivolse a Matt un gran sorriso, mentre afferrava uno dei calici. «Finalmente!»

Cedric fece per prendere l’altro calice, quando Will si affrettò a chiedergli, accigliata: «Ma tu puoi bere, giusto? Non è che con le pozioni di Cassandra…»

«Tsk!» la interruppe Orube. «L’alcol è l’ingrediente principale di quasi tutte le pozioni di Cassandra, e quello di Meridian è molto più forte di questo qui. Il segreto dell’alchimista è mantenere i pazienti ubriachi, altrochè!»

«Mica scema!» commentò Irma, che nel frattempo aveva raggiunto la penisola e si era accomodata sullo sgabello accanto a quello di Cornelia. 

Will fece spallucce, poi prese il suo bicchiere in mano e alzò la voce per farsi sentire anche da Taranee e Hay Lin. «Ora che ci siamo tutti, direi che un brindisi possiamo farlo. Non sappiamo cosa ci aspetta e cosa decideranno Elyon e l’Oracolo, ma per ora…»

«Ehm, Will.» la interruppe Taranee, alzandosi. «Scusami se ti interrompo, ma ci terrei a dire una cosa. O meglio, Irma, Hay Lin ed io vorremmo dire qualcosa.»

Will inarcò le sopracciglia e guardò le tre Guardiane una dopo l’altra. «Certo, Taranee!»

Taranee si schiarì la voce prima di continuare. «Will, Cornelia, ci dispiace.»

Cedric guardò prima Will, poi Cornelia, per studiarne la reazione, mentre si sedeva sull’ultimo sgabello libero della penisola e Orube in piedi si affiancava a lui. Will e Cornelia inarcarono le sopracciglia, sorprese.

«Quando il nostro gruppo ha iniziato a sfaldarsi, voi c’eravate ancora e avete lottato per evitarlo. Siamo state noi ad allontanarci e credo di parlare per tutte e tre quando vi dico che perdere la nostra amicizia è il rimpianto più grande che abbiamo. So che la situazione attuale non è rosea e non escluderei che l’Oracolo ci chiamasse di nuovo a compiere una missione pericolosa, ma sono felice di avervi di nuovo nella mia vita.»

«Anche io.» aggiunse Irma.

«E io.» fece eco Hay Lin, alzandosi dal divano. Si rivolse poi a Orube e Cedric. «Ci dispiace anche avervi trattati con una diffidenza che non meritavate, avremmo dovuto aprire gli occhi prima.»

Quelle parole colpirono Cedric in un modo inaspettato, anche se rimase in silenzio. Passò un braccio attorno alla vita di Orube in piedi accanto a lui a la strinse al suo fianco. C’erano voluti quasi quindici anni, ma alla fine tutte e cinque le Guardiane lo vedevano finalmente come una persona e non come un diavolo. 

Will sorrise e alzò il calice. «Allora brindiamo a un nuovo inizio!»

***

La serata trascorse in un modo inaspettatamente piacevole e spensierato, nonostante la recente avventura che tutti a parte Matt avevano affrontato e l’incertezza su quando e come l’Oracolo avrebbe di nuovo convocato Will e le altre Guardiane. 

Will si sentiva come se avesse improvvisamente ritrovato una famiglia, quella delle sue amiche, e che essa si fosse allargata nel tempo, includendo il suo di-nuovo compagno Matt e anche Cedric e Orube. 

Era evidente che le parole e l’accettazione da parte di Hay Lin, Taranee ed Irma avessero colpito Cedric nel profondo. Will non si aspettava una dichiarazione così esplicita come quella di Hay Lin, ma aveva intuito che qualcosa fosse cambiato nel loro modo di vedere i due alieni quando erano entrate nell’infermeria di Kendrel e avevano trovato Cedric, apparentemente morto e nel suo vero aspetto, e Orube disperata tra le braccia di Cassandra. In quel momento l’avevano visto per ciò che era realmente e non solo per quanto riguardava l’aspetto fisico: avevano realizzato che era stato solo una vittima che Elyon si era divertita a torturare e che alla fine aveva quasi ucciso senza alcun motivo davanti a una donna che lo amava.

Le altre ragazze si ritirarono presto, come Will si aspettava: fra Taranee e Cornelia con le loro responsabilità genitoriali, Irma che aveva un’ora di strada davanti a sè e Hay Lin con un aereo da prendere al mattino presto, non pretendeva di certo che rimanessero fino a notte fonda. 

Quando anche Cedric e Orube fecero per togliere il disturbo seguendo le altre, però, Will insistette perché rimanessero ancora un po’ con lei e Matt a bere qualcosa. 

«Volentieri, ma solo se Cedric se la sente…» disse Orube, lanciando un’occhiata preoccupata al compagno. 

Cedric allargò le braccia, esasperato, anche se a Will sembrava di cogliere una sfumatura divertita nel suo sguardo. «Orube, sei mia moglie, non la mia infermiera! Sto bene, per le folgori di Imdahl!» 

Will rimase di stucco e notò che anche Orube era rimasta interdetta. Era la prima volta che sentiva uno dei due riferirsi all’altro come marito e moglie. 

Si sederono attorno alla penisola, la stanza illuminata solamente dai faretti sotto alla mensola della cucina e dal fuocherello dietro al vetro, in un’atmosfera molto più intima rispetto al grande tavolo della sala da pranzo dietro al camino. 

Matt aprì un’altra bottiglia di vino rosso e lo versò nei quattro calici. 

A Will girava già la testa e sapeva di non poter reggere il confronto con Matt e tantomeno con Orube e Cedric, che sembravano essere totalmente immuni agli effetti dell’alcol terrestre, quindi si promise di controllarsi e centellinare il proprio bicchiere in modo da non doverlo riempire di nuovo. 

«Quindi ora che farete? Continuerete a lavorare per Ipitlos ed Elyon?» chiese Matt, posando la bottiglia sulla penisola e sedendosi accanto a Will, di fronte agli altri due. 

Orube fece spallucce, guardando il marito. «È un po’ difficile fare dei piani ora, almeno finché Cedric non si sarà rimesso del tutto in sesto. Io sarò sempre fedele a mio fratello, e finché l’alleanza sarà in piedi lo sarò anche a Meridian, nonostante Elyon. Ammesso che mantenga la sua promessa di liberare Cedric, altrimenti giuro che le rivolto contro il mio intero pianeta...»

Cedric rialzò lo sguardo dal suo calice di vino, che stava osservando pensieroso e lo rivolse a Orube, andando a stringerle la mano sulla penisola. «Non mi importa se mantiene la promessa o no, se c’è una cosa che ho capito da tutta questa storia è che io sono già libero almeno finché ho te accanto. Se Elyon continua ad avere interesse in ciò che mi passa per la testa, che faccia pure.»

Seguì qualche istante di silenzio, durante il quale Orube strinse la mano di Cedric, guardandolo commossa.

«Wow.» pensò Will, senza rendersi conto di averlo detto anche ad alta voce, interrompendo quel momento così toccante. Realizzò di averlo detto quando Matt, Cedric e Orube si voltarono verso di lei in contemporanea, guardandola a sopracciglia alzate. 

Dopo qualche altro istante di silenzio, scoppiarono tutti e quattro a ridere. 

Will non seppe dire per quanto tempo Cedric e Orube rimasero a casa sua, seppe solamente che il tempo volò via assieme a quel vino, di cui solo lei sembrava accusare gli effetti nonostante il suo buon proposito iniziale. 

Si sentiva in pace e a suo agio, e non riusciva a fare a meno di dispiacersi del fatto che i due alieni non avessero dimora fissa sulla Terra. Si trovava bene con loro e sorprendentemente anche Matt sembrava apprezzare la loro compagnia. 

D’un tratto, mentre Matt esaminava meravigliato le iridi e la dentatura naturale di Orube e ne elencava le somiglianze con l’anatomia felina, Will avvertì un suono famigliare provenire dalla sua camera da letto. Era il brusìo che lo specchio con il portale emetteva quando i saggi di Kandrakar cercavano di contattarla. 

Anche gli altri lo sentirono. Orube drizzò le orecchie e non ci mise molto a capire cosa fosse. «È quello che penso io? Ma che vogliono a quest’ora?»

Will si alzò dallo sgabello per avviarsi verso la camera, ma appena mise giù le gambe si rese conto di quanto in realtà aveva bevuto. «Non lo so cosa vogliono, ma dovranno accontentarsi di una Guardiana ubriaca!» e si avviò leggermente storta verso la camera. 

Gli altri la seguirono, ma rimasero sulla soglia della stanza. 

Nello specchio era apparsa l’immagine di Endarno. 

«Ecco,» sbottò Will, noncurante del fatto che Endarno poteva vederla e sentirla, «Tra tutti proprio lui! Que pasa, Endarno?»

Endarno si accigliò. «Come, prego?»

Will si appoggiò con una mano al bordo dello specchio e appoggiò l’altra mano al suo fianco. «Sappi che non sono in grado di guidare macchinari pesanti, quindi il cuore di Kandrakar è fuori questione!»

Dalla soglia della stanza, Orube e Matt soffocarono una risata, mentre Cedric si coprì gli occhi con una mano, scuotendo il capo. Endarno si accorse della loro presenza e il suo sguardo si fermò su Orube. «Maestra Orube. È possibile parlare con una persona sobria qui?» 

Orube si fece avanti, andando a posare una mano sulla spalla di Will. «Come possiamo aiutarti, Endarno?»

«Deduco che non sappiate cosa è appena successo proprio a Heatherfield, sotto il vostro naso.» disse il saggio.

Anche Cedric fece un passo in avanti, reggendosi al bastone ed entrando del tutto nella visuale di Endarno. 

«Una notizia che certamente non ti piacerà, Cedric di Meridian.» continuò Endarno. «Un portale si è aperto nella tua libreria e dall’altra parte evidentemente c’era un incendio, che ha fatto bruciare il locale da questa parte.» 

Orube trasalì, mentre Will spalancò la bocca. Cedric rimase immobile, apparentemente impassibile come sempre. 

«Un altro portale si è aperto allo Sheffield Institute e un altro ancora nella vecchia abitazione di Elyon, dove c’erano i vecchi portali.» continuò Endarno. «A quanto pare l’instabilità di questa faglia sta crescendo e non c’è più tempo da perdere. Riuniremo il Consiglio al più presto e discuteremo con Elyon il da farsi.» annunciò granitico, poi scoccò un’occhiata severa a Will. «Mi aspetto di trovare te e le altre Consigliere in grado di reggervi in piedi per quando verrete convocate.»

Endarno non diede loro il tempo di ribattere e lo specchio ritornò ad essere ciò che era e a riflettere gli sguardi sconvolti di Will e Orube. 

Matt si avvicinò a Cedric e gli appoggiò una mano sulla spalla. «Tutto ok?» gli chiese.

Cedric non si scompose, o almeno non lo diede a vedere. «Sì, ma non è a me che devi chiederlo. I proprietari sono Josh e Ashley.»

Will si risvegliò come da un sogno ad occhi aperti. «Giusto!» disse, e tirò fuori dalla tasca dei jeans il suo smartphone. «Spero che uno dei due mi risponda, anche se ora avranno altro per la testa…»

Will iniziò ad armeggiare con il telefono, ma si rese conto che tra l’alcol e l’adrenalina del momento non riusciva a trovare il numero di Josh. Esasperata, guardò verso il soffitto e disse a voce alta: «Mira, chiama Josh per piacere e mettilo in vivavoce.»

«Subito, Will.» rispose la voce tranquilla di Mira. Cedric e Orube si guardarono attorno sconcertati, mentre sul display di Will comparve la schermata di una chiamata in corso. 

«Will!» risuonò la voce di Josh dal telefono. 

«Josh! Sono qui con Matt, Cedric e Or-… ehm, Rebecca, abbiamo appena saputo della libreria! Come stai? Come sta Ashley? Eravate ancora lì?»

«Sì, Will, io e Ashley eravamo ancora dentro, avevamo appena chiuso….» iniziò Josh dall’altra parte, con una nota di angoscia ben percepibile nella sua voce. «Per fortuna non c’era nessuno… che disgrazia, non sappiamo che fare…»

«Ma com’è successo?» chiese Matt, «I danni sono molto gravi?»

«Non lo so, Matt, nemmeno i pompieri sono riusciti a capire! Le fiamme sembravano comparire dal nulla giù in cantina, provavano a spegnerle e se ne generavano delle altre, come se entrassero da una porta invisibile! Abbiamo perso quasi tutto il locale…»

Will e gli altri si scambiarono uno sguardo eloquente. Endarno aveva ragione, quindi, le fiamme provenivano dall’altra parte di un portale. 

«Non sappiamo che fare, ragazzi…» continuò Josh con la voce spezzata. «Quelli dell’assicurazione ci hanno messi in croce, sono convinti che l’unica spiegazione sia che abbiamo appiccato noi l’incendio per avere i soldi dell’assicurazione… Abbiamo perso tutto!»

«Non preoccuparti dei soldi e del locale, vi aiuterò io per quello.» intervenne Cedric. 

«Cedric!» esclamò Josh dall’altra parte. «Mi dispiace così tanto, so quanto ci tenevi alla libreria…»

«Non è colpa vostra, credimi.»

«Cercate di riposare,» aggiunse Orube «Noi possiamo darvi una mano a rimettervi in piedi.»

«Grazie Orube,» disse Josh, rimarcando il nome di Orube. Will si batté il palmo sulla fronte: come aveva fatto a dimenticare che Cedric aveva dovuto svelare la loro identità a Josh e Ashley per evitare complicazioni riguardo le loro regolari assenze, la scomparsa di Cassandra e l’impossibilità di rintracciarli? «Grazie davvero, ragazzi. Vi terrò aggiornati.»

Will chiuse la chiamata e il gruppo rimase in silenzio per qualche istante. La testa le girava vorticosamente e non sapeva che pensare. 

«Quindi ci siamo di nuovo.» sospirò. «Nemmeno il tempo di tirare il fiato e l’apocalisse è già arrivata.»

***

«Sembra che tutto stia andando persino meglio del previsto.» disse il consigliere più anziano. 

L’uomo annuì e prese a camminare a grandi passi nella stanza ovale in cui si trovavano, con le mani dietro la schiena. «Decisamente. Cedric ci ha fatto inconsapevolmente un enorme favore mettendo Deimos a contatto con Elyon: sarà lui la nostra chiave.»

L’uomo fece una pausa, mentre raggiunse il bacile che usava per osservare le sue pedine. Vi si affacciò e vide il proprio riflesso: un volto dall’apparenza piuttosto giovane che celava la sua vera età, e sulla tempia un tatuaggio rosso scuro che rappresentava il simbolo del suo regno, il cuore di Kandrakar. «Fate chiamare Phobos. È ora per noi di onorare il nostro patto e che Deimos inizi il suo addestramento a Kandrakar prima che diventi re, come gli abbiamo promesso.»

«Sì, Oracolo.» Il consigliere fece un leggero cenno del capo poi si allontanò. 

«Pensi che funzionerà?» disse una voce femminile, avvicinandosi all’Oracolo. La donna si affiancò a lui attorno al bacile d’acqua. Accanto al riflesso di lui sulla superficie del bacile apparve quello di lei, una donna dai capelli lunghi e bianchi, le orecchie appuntite, le labbra così scure da sembrare nere e alcuni dettagli del viso che la facevano sembrare più a un felino che ad un essere umano. 

«Questa volta funzionerà, Luba.» disse lui. «I portali continueranno ad aprirsi e presto non ci saranno confini tra i due universi. E io avrò via libera per diventare l’unico Oracolo e spazzare via l’altro Himerish, che sta solamente portando disonore al nostro ruolo.»

Luba esitò. «Le vecchie Guardiane però si sono dimostrate all’altezza del compito. E il Cedric di là è furbo almeno quanto il nostro, potrebbero trovare un modo per richiudere la faglia.»

Sul volto dell’Oracolo si dipinse un sorriso beffardo. «Lo è, ma anche lui ha un punto debole. Hai visto come ha perso le staffe quando gli abbiamo toccato la Guerriera. E si dà il caso che il suo punto debole sia uno dei nostri punti di forza.»

Una seconda voce femminile si rivolse ai due dal capo opposto della sala ovale. «Oracolo, mi avete fatta chiamare?»

L’Oracolo e Luba si girarono entrambi verso la provenienza di quella voce. Quella che un tempo era una Guerriera di Basiliade, e ora era la Guardiana delle Stille dopo che Luba le aveva lasciato l’incarico, attendeva in piedi di ricevere ordini. 

«Sì, Orube.» disse l’Oracolo, sorridendole da lontano. «Vieni, abbiamo molto di cui parlare.»




NOTE - grazie a chiunque sia arrivato vivo alla fine della storia, spero che non sia stata una sofferenza leggerla quanto lo è stato pubblicarla! Se vi è piaciuta e volete scambiare due chiacchiere con me a riguardo, non fatevi problemi a contattarmi. Per il momento non ho intenzione di scrivere un seguito, ma ovviamente se qualcuno ha voglia di discutere i possibili sviluppi mi fa piacere. 

Può darsi che scriverò qualche altra one-shot su alcuni missing moments, ma le troverete su AO3 (dove già trovate quella su Cedric e Vathek) - link al mio profilo nella bio.


  
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