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Autore: Sinden    28/11/2021    1 recensioni
Heloise é una giovane studiosa. Il suo sogno é quello di essere ammessa a Orthanc, la Torre di Isengard, in cui vengono istruiti e formati i futuri Stregoni.
Per farlo, dovrà prima superare una difficilissima prova.
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FF tolkeniana, genere avventuroso, basata anche su film Lo Hobbit - La desolazione di Smaug.
Nuovo personaggio.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Compagnia di Thorin Scudodiquercia, Thorin Scudodiquercia
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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"...cosa dicevi di Melthotiel, perché pensi a lei?!" chiese Heloise ad Andriel, mentre si dissetava con un po' di acqua piovana, che si era raccolta nell'incavo di una roccia.

"Beh... ti ricordi quando parlammo della tana di Urgost, e di come raggiungerla?" rispose Andriel. "...e, scusa se te lo dico, non dovresti bere acqua sporca. Puó fare male al tuo corpo."

"Questo, o morire di sete. Non ho grandi alternative, ti pare?" ribatté Helli, pulendosi la bocca. "Dicevi?"

"Parlammo di come raggiungere la tana del Drago. Tu dicesti che solo una grande mente come quella di Galadriel avrebbe potuto farsi venire un'idea." continuó Andriel.

"Già. Peccato che Galadriel non si è fatta venire nessuna idea. O comunque, a me non ha dato alcun suggerimento." Rispose Helli, avvilita.

"Ascolta, c'è una carta in più da giocare. Melthotiel, quando viveva nella Luce, prima della corruzione di Morgoth, era una straordinaria conoscitrice della scienza, e di tutte le creature della Natura. Aveva una grande mente." disse Andriel.

Helli parve sorpresa. "Cioè, mi stai dicendo, che dobbiamo chiedere consiglio a lei?"

"Ti sto dicendo che é stata la più grande maga mai esistita, prima...di tramutarsi in strega. E forse potrebbe trovare un modo." insisté Andriel.

"Scusa, scusa tanto...non sei stata tu a dirmi che non avrei dovuto mai tentare un dialogo con lei? E che non puó  essere curata dalla sua malvagità?!" chiese Helli. "Allora che discorsi sono questi? È assurdo."

"Lo confermo. Non puó tornare a ció che era prima. Non in modo permanente, cioé. Ma, se tu riuscissi a colpirla con questa spada che ho sottratto a Thranduil, per alcuni secondi prima di morire tornerebbe alla sua forma originaria, rivedremmo la bella Melthotiel di un tempo. Libera dall'odio, finalmente. Lei potrebbe aiutarti." riveló Andriel. "É solo un'idea, ed é assurda, hai ragione. Ma date le circostanze, non ci resta che tentare qualsiasi strada, non credi?"

Helli roteó gli occhi, sarcastica. "Questo presuppone che io riesca a colpirla e, prima ancora, a trovarla. Dimentichi che é scomparsa dalla nostra vita da tempo. Da poco prima che incontrassimo il Drago. Non sappiamo cosa ne è stato di lei."

"È andata nell'unico posto dove poteva stare, ormai. Carn Dûm. É tornata al suo sposo. Lì la troveremo." spiegó Andriel.

"Insomma, mi esorti a chiedere aiuto a un demone che ha ucciso mia madre? Che ha tentato di eliminare Isa e me?" chiese la ragazza umana.

"Non a quella che é ora. A ció che era prima della caduta." spiegó di nuovo Andriel.

Helli la osservó per qualche istante, e nei suoi occhi castani l'Elfa lesse scetticismo, e forse, irritazione.

"Senti, quanto manca al confine nord della foresta? Quando arriveremo a quel fiume?!" chiese la donna mortale, cambiando argomento.

"Poco. Tra qualche ora vedremo la luce tenue dell'alba. Ritengo che quando il sole sarà alto troveremo l'uscita del bosco. Ma mi preoccupa una cosa." rispose Andriel, guardandosi intorno.

"...cosa?" volle sapere la ragazza umana.

"...questo silenzio. C'é un pace totale stanotte. Non sento nemmeno i grilli frinire. É strano." confessó la guerriera.

Helli si guardó intorno e realizzó, infatti, che non si udiva alcun rumore. Era come se la pace notturna avesse pervaso ogni angolo della foresta. Vide pochi raggi di luna farsi largo fra le fronde e tagliare il buio con la loro luce azzurrognola.

Lei ed Andriel avevano camminato ininterrottamente per almeno cinque ore.  Lungo il tragitto, l'Elfa le aveva concesso solo brevi soste, per cibarsi di qualche frutto strappato dai cespugli e far riposare le gambe. Quella era la quarta sosta, un po' più lunga delle altre. Andriel ne aveva approfittato per accendere una nuova torcia con alcuni rami secchi, dopo che la prima si era lentamente consumata.

"...ma di cosa hai paura? Dimmelo." la esortó l'umana.

"Credevo che i soldati del Re fossero giá vicini a quest'ora. É sicuro che Thranduil abbia ormai realizzato di essere stato derubato, certamente ha visto la sua teca vuota. Sa che sono stata io, nessuno dei suoi Elfi oserebbe anche solo avvicinarsi a questa spada. Sarà furibondo e avrà dato ordine di inseguirci." spiegó la guerriera. "Ma perché non si ode alcun rumore, né vociare di soldati, né suono di rami spezzati? É tutto troppo tranquillo."

"Come hai fatto a prendere quest'arma?" volle sapere Heloise.

"Ricordi cosa disse Elrond quando ci donó questi mantelli? Disse che all'occorrenza ci avrebbero resi invisibili." disse Andriel.

Helli rimase a bocca aperta. "Cioé... danno l'invisibilitá? Ma é una stregoneria!"

"No. Non per davvero, ovviamente. Ma possono acquisire il colore dell'ambiente circostante. Hai presente i camaleonti? Più o meno, così." chiarì Andriel. "Se io mi accovacciassi a terra avvolgendomi con questo tessuto, tu non sapresti riconoscere una roccia da me. É questo il loro segreto. É un tessuto speciale. Mi é bastato sgattaiolare nascosta dal mantello lungo le pareti in pietra, nelle stanze del Re. Nessuno ha notato niente."

"Straordinario!" esclamó Helli, sbalordita.

"Noi Elfi disponiamo di molte arti. Vedi, in tutto ció che facciamo c'é un po' di magia." concluse Andriel. "...ma torno a dire, che questa quiete mi preoccupa."

"Non ci tenderanno una trappola?!" chiese preoccupata la donna.

"Tutto puó essere. Ció che so per certo, é che gli Elfi Silvani sono agili e velocissimi. Mi sembra irreale che ancora non diano segni del loro arrivo. Noi abbiamo camminato a passo spedito, e ho cercato di seguire percorsi intricati, ma conoscono il loro territorio molto meglio di me. Qui la cosa non mi quadra." rispose ancora Andriel, alzando la torcia. Guardó attorno a lei, la luce arancione tremolante illuminó quella porzione di bosco. Vide le nuvolette di vapore uscire dalla bocca di Heloise. Faceva freddo, e le labbra dell'umana erano violacee.

"Perché non ti copri con il tuo mantello? La temperatura è calata stanotte." le disse l'Elfa.

"Sai, sono così tesa che non me ne sono nemmeno accorta." sorrise Helli. "Comunque, mi stai mettendo ancora più paura. Senti, perché non continuiamo a camminare veloci come abbiamo fatto fino a qui? Senza più interruzioni. Posso resistere fino all'alba. Ma ti prego, usciamo da questo bosco!!"

"Mi sembra un'ottima idea." disse una voce, non molto distante. Andriel ed Helli trasalirono, e sollevarono lo sguardo.

Ritti in piedi sui rami più robusti degli alberi circostanti, una decina di Elfi arcieri puntava su di loro i dardi dorati.

Il cuore di Helli perse un battito, e sentì Andriel imprecare in un bisbiglio.
Il loro comandante, piombando a terra, commentó: "Credo che a Gran Burrone non vi abbiano addestrati a saltare da un albero all'altro per evitare di essere visti e sentiti, vero? Un gran peccato. Prendetele!" ordinó ai suoi soldati.

Andriel ghermì la mano di Helli e urló: "CORRI!!"

🌺🌺🌺

Helli non riusciva pensare.

Mentre le sue gambe macinavano di corsa metri e metri di bosco, mentre dietro di lei una decina di Elfi soldato urlavano nella loro lingua, mentre il fischio di una, due, cento frecce rompeva il silenzio di quella notte nera e fredda, mentre Andriel la tirava senza pietà chissà dove, la più giovane delle sorelle Foley non riusciva a formulare un pensiero. 

Sentiva solo una paura incontrollabile, avvertiva la certezza che tutto stesse per finire perché non c'era modo, non c'era assolutamente modo che le due sfuggissero ai guerrieri di Thranduil. Ci sarebbe voluto un autentico miracolo di Eru, e non era detto che al grande creatore del mondo importasse qualcosa di loro.

Eppure, per qualche misterioso motivo, un colpo di fortuna venne in loro aiuto.  Andriel si era involontariamente spinta verso una fossa nascosta, quella che un tempo doveva essere stato un piccolo lago, ormai totalmente prosciugato.

Aveva gettato via la torcia, per correre più agevolmente, e nel buio non si era accorta di essersi diretta proprio verso di essa. Ma se ne accorsero entrambe le donne, quando il terreno franó improvvisamente sotto ai loro piedi. Con un grido, capitombolarono giù dalla piccola scarpata, scivolando su un letto di foglie accartocciate, terriccio e muschio.

Helli avvertì una radice sfregare contro il suo polpaccio sinistro, e immaginó che si fosse aperta una ferita. Resistette alla tentazione di urlare.

Nella caduta, Andriel aveva lasciato la sua mano ed era scivolata sul fondo, sparendo nel buio. Helli si fece forza e tentó di aggrapparsi a una sporgenza rocciosa, a un tronco d'albero, a qualsiasi appiglio che arrestasse il suo veloce discendere. Trovó infine una radice nodosa e grossa, e ad essa si attaccó disperatamente. Finalmente si fermó, restando sdraiata a terra. Gli Elfi erano ancora alle loro calcagna, e se non si fosse fatta venire una pensata l'avrebbero trovata lì, appesa a una radice, con un polpaccio sanguinante.

Ripensó al discorso di Andriel sul mantello, e decise di tentare il tutto per tutto. Con la mano libera, afferró un lembo dell'indumento e si coprì tutta, ripiegando le gambe sotto di esso. Poi, pregó.

Pregó che gli Elfi non la vedessero, e pregó che la sua amica non si fosse fatta male. Pregó che la ferita al polpaccio non fosse troppo grave e pregó di non morire dissanguata.  Soprattutto, pregó che quella radice non la tradisse sul più bello, staccandosi dal terreno e facendola precipitare sul fondo della conca.

Vi fu silenzio.
Per diversi, interminabili minuti, non sentì niente.

Solo il suo affannoso respirare, e i battiti del suo cuore che pulsava furiosamente per la corsa e per la paura.

E dal nulla, un improvviso scalpiccìo vicino  le fece trattenere di colpo il fiato. Qualcuno era a pochi metri da lei, e camminava sul fogliame. Si chiese se fosse un soldato o magari Andriel.

Poi la creatura parló, ed era una voce maschile, che in elfico chiamava i suoi compagni. Helli tentó di non respirare e speró che il buio unito alle proprietà di quel mantello la facesse sfuggire ai sensi acutissimi degli Elfi.

Le stavano cercando.  Era sicura che le avessero viste cadere nella fossa, e ora stavano perlustrando l'area.  L'Elfo gridó di rabbia e scalció il cumulo di foglie accanto a lei, mancandola di qualche centimetro.  Non riuscivano ad individuarla. Questo ridiede un briciolo di speranza alla ragazza.

Allora, i mantelli di Elrond funzionavano davvero.

L'Elfo urló di nuovo una serie di incomprensibili parole, e altre voci, distanti, gli risposero.  Helli ebbe la sensazione che fossero irritati per il fatto di averle perse d'occhio.  

Forza, muoviti...va' via di qui...allontanati...pensó la ragazza, sperando che un improvviso colpo di vento non facesse volare via il mantello, rivelando la sua presenza. Avvertiva un dolore bruciante alla gamba e una tensione fortissima ai polsi, per lo sforzo di reggersi alla radice.    Se quell'Elfo avesse indugiato altri minuti, Helli non ce l'avrebbe fatta.

Ma l'Elfo decise che ne aveva avuto abbastanza di quella cava scivolosa e piena di muschio maleodorante, e si arrampicò da dove era venuto.  Heloise sentì i passi farsi via via più leggeri, lontani, e infine...di nuovo silenzio.  Se ne era andato.

Forse.

Ma poteva essere un trucco. Magari un espediente per ingannare le due donne, facendo loro credere di essere sfuggite alla cattura e portarle ad emergere dai loro nascondigli, per poi arrestarle, cogliendole di sorpresa.

Helli non seppe cosa fare. Sentiva spalle e polsi farle male, e la scomoda posizione sdraiata le causava spasmi alla schiena.  Inoltre, sotto al mantello l'aria era diventata viziata e irrespirabile. Non volle altro che togliersi quella stoffa di dosso e prendere una lunga boccata di aria fresca. E rimettersi in piedi, in qualche modo. Doveva riuscire ad arrampicarsi fino al bordo di quel fosso.

Ma potevano esserci gli Elfi, in attesa solo di legarle i polsi dietro la schiena e riportarla dal loro Re, che di certo non la stava aspettando per un invito a cena.  L' immagine di lei e Thranduil seduti a un tavolo davanti a una candela accesa, le provocò  un attacco di risa isteriche, come succedeva a volte quando era colta dalla tensione e dall'ansia.  Inizió a ridere e a maledirsi per la sua stupiditá. Era al buio, appesa a una radice, con una ferita al polpaccio e a pochi metri dal fondo di una cava boschiva. Questo pensiero, anziché farla tornare in sé, la fece ridere ancora di più.  Ma poi si mise a piangere, perché infine il dolore e la paura presero il sopravvento. 

"Sto perdendo la testa..." mugoló. "...qualcuno mi aiuti, sto perdendo la testa..."

All'improvviso, una mano strappó via il mantello, lasciandola scoperta. Helli urló, e la stessa delicata mano subito le tappó la bocca.

"Ma che hai? Helli! Stai bene! Accidenti, il tuo polpaccio..." bisbiglió Andriel. "...se ne sono andati!! Ottima pensata quella di nasconderti sotto al mantello."

"Come, se ne sono andati?! Ne sei sicura?? E tu dov'eri?!" chiese Helli, con un filo di voce. "Mi sono ferita."

"Sì, hai un taglio. A quello posso rimediare io, ma dobbiamo andarcene. Ero in fondo alla cava, nascosta in una grotta, quei mammalucchi non l'hanno neanche notata. Sai, erano furiosi per averci perse! Li ho sentiti dire che proveranno a cercarci ad ovest, credono che siamo scappate sull'altra sponda del fosso. Comunque, tu devi davvero essere baciata dagli déi, mortale." riveló Andriel.

"Cosa?! Perché?" chiese confusa la donna.

"...questo incidente ha portato a qualcosa di buono." aggiunse Andriel. "Ascolta. Che suono é questo?"

Helli si concentró. Udì un suono liquido, costante, che da sotto al mantello non aveva potuto cogliere.

"É una corrente d'acqua!" comprese.

"No, amica mia." disse Andriel. "Questo é un fiume."

 

   
 
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