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Autore: fiphina    30/11/2021    2 recensioni
"Capisco" proseguì lo sconosciuto "So bene come ci si sente ad essere sottomessi. Quando sei temuto per i tuoi talenti"
"Lo sai davvero?" sussurrò in risposta il ragazzo, sollevando entrambe le sopracciglia, lasciando trasparire una finissima punta di sarcasmo in quella finta domanda.
"Si, lo so. Ed infatti... penso proprio che in te c'è esattamente ciò che cerco per i nostri ranghi, Severus"
Le sopracciglia del giovane serpeverde scattarono nuovamente, ma verso il basso insieme alle palpebre: stavolta le parole che udì suscitarono in lui un punto sospettoso nei riguardi del suo misterioso interlocutore, spingendolo a spostare lo sguardo nella sua direzione.
"Non capisco... di quali ranghi parli? Chi sei tu?"
Lo sconosciuto si voltò lentamente alla sua sinistra, mostrando a Severus il volto pallido e visibilmente intaccato nascosto sotto il cappuccio nero del mantello; lo fissò per diversi secondi, prima di dargli finalmente una risposta.
"Tu sai chi"
Severus non lo sapeva ancora, ma la decisione che prese quella sera avrebbe scatenato una serie di orribili conseguenze; non sapeva ancora di aver commesso il peggior errore della sua vita.
Genere: Avventura, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans, Severus Piton | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Salve a tutti, vi ruberò pochissimo tempo, però questo piccolo avviso era necessario che lo scrivessi...

Per quanto riguarda Harry Potter, dico fin da subito che io purtroppo non ho avuto modo di leggere i libri, per cui mi baserò principalmente sui film (una parte della storia, compresa la descrizione della storia stessa sono basate su un breve film di pochi minuti, intitolato: "Severus Snape and the Marauders" quindi Quei brevi fatti non appartengono a me, ma saranno comunque presenti delle modifiche da parte mia); ciò però non vuol dire che non farò ricerche riguardo i libri in modo che sia più accurato possibile. Quello che cerco di dire è che cercherò di fare del mio meglio... ovviamente ci saranno diversi avvenimenti o modifiche di mia invenzione, quindi in ogni caso non tutto sarà uguale a come lo conosciamo.

Questo avviso vale sia per questo prequel su Severus e i malandrini e sia per il sequel ambientato durante gli eventi di Harry Potter.

Si accettano critiche, purché costruttive.

Vi lascio al prologo che spero vi incuriosisca... grazie a tutti!❤️

 

 

 

 

La città di Londra non era mai stata conosciuta per il suo cielo limpido lasciante spazio ai caldi e decisi raggi solari, piuttosto, nella maggior parte della giornata, minacciose nuvole scure circondavano la cittadina affollata racchiudendola all'interno di una gabbia invisibile.

Le nuvole grigiastre e cariche di pioggia, mescolate ai fumi emanati dalle sporche ciminiere di alcune vecchie fabbriche tessili in disuso ormai da anni, si stringevano principalmente attorno alla piccola e fatiscente cittadinella di Spinner's End, ben lontana dal caotico ambiente londinese: non casualmente la parola Spinner significava tessitore, accompagnata dalla parola End, ovvero, fine; unendo infine le due parole con il genitivo sassone si otteneva un nome dal significato particolare, quasi allusorio.

La fine del tessitore.

Nell'appiccicaticcia area circostante la piccola solitaria volpe drizzò il collo con un rapido scatto, spalancando e puntando i suoi due occhietti vispi alle proprie spalle, dopo aver udito uno scoppiettio sospetto, eppure, gli unici rumori che si udivano erano provocati dai rifiuti che fluttuavano sul pelo dell'acqua scura e puzzolente del fiume che s'incanalava all'interno della città come una vena sanguigna attraversa il corpo che la ospita.

Se Londra era il giorno, Spinner's End era la notte.

Se Londra era il prato, Spinner's End era il letamaio.

Non fu complicato per l'animale ricavare degli avanzi di cibo in quel letamaio: infatti, non appena arraffò il proprio bottino scomparve nella nebbia così come era apparsa.

Dalla finestrella di una casa, l'ultima di una fila intera a schiera, proveniva l'unica fonte di luce, di un verde fluorescente per la precisione, in mezzo al buio tetro: dei piccoli steli d'erba fluttuavano lentamente attorno a delle piccolissime manine che agitavano i ditini, chiudendoli a pugnetto, con l'intento di acchiapparli; uno degli steli solleticò il piccino sulla punta del nasino, di rimando costui l'osservò dapprima con estrema curiosità, poco dopo invece irrigidì le palpebre, socchiuse le sottili labbrucce ed infine emise un versetto di starnuto che gli fece chiudere gli occhietti neri come cristallo di quarzo affumicato e contrarre per alcuni brevi istanti l'intero corpicino.

Le urla provenienti da oltre la porta della camera matrimoniale dove si trovava il neonato cessarono improvvisamente, poco dopo la stessa porta della camera si aprì e si richiuse con un secco sbam, provocando un leggero tremore delle pareti circostanti, seguiti dalla reazione immediata del piccolino sdraiato nella culla che, con il labbro inferiore tremolante, trasformò ben presto i singhiozzi in un pianto disperato a causa dello spavento.

Nemmeno gli steli luminosi riuscirono a calmarlo, in quel caso l'unica che poteva fare qualcosa era solo la mamma.

La giovane donna scostò le dita della mano destra dal sudato volto pallido e allungato, dalle folte sopracciglia nere, e rivolse per un momento lo sguardo provato verso la culla da dove provenivano i pianti: era diventata madre da poco più di un mese e mezzo ed invece che migliorare, la sua vita aveva preso una rapida discesa.

Nella sua adolescenza aveva avuto diverse soddisfazioni, ma ora? Tutto era cambiato, ora.

Come aveva anche solo potuto credere che con la nascita del loro primogenito le cose, o meglio, l'atteggiamento errato del marito sarebbe mutato... era stata una completa sciocca a pensarlo.

Lui non sarebbe cambiato mai e poi mai, benché talvolta i momenti di calma lasciassero trasparire una vaga speranza, ma non era che una misera speranza irrealizzabile.

Che razza di uomo aveva sposato? Uno che invece di preoccuparsi per la famiglia, già in difficoltà, prediligeva l'alcol e serate rinchiuso nei bar a sperperare denaro... e chi poteva negare che lui potesse avere un'amante oppure no... non era nient'altro che un mostro capace solo di urlare perché la cena non era pronta in tavola o perché la polvere non era stata tolta dai mobili o dal pavimento.

Certo, non era dopotutto lui a doversi occupare, da solo, di un bambino nato da pochissimo tempo (forse anche troppo presto) e che richiedeva moltissime cure e attenzioni; non era lui a doversi arrotolare le maniche fino ai gomiti e non sapere da dove tirare fuori il cibo per la famiglia, visto che lui non riusciva a mantenere un lavoro stabile senza farsi licenziare dopo poco tempo, lasciando moglie e figlio neonato sul lastrico.

Troppo innamorata per capirlo prima, ma era molto semplice e veloce cadere in questo errore ed ora si ritrovava, sola (per modo di dire) e con un figlio da crescere.

Di natura era sempre stata una donna fiera e forte, invece ora si sentiva stanca, ad a malapena trent'anni si sentiva come se avesse già vissuto una vita intera fatta solo di estenuanti problemi tra cui il peggiore che avesse mai potuto farsi capitare con le sue stesse mani: sposare Tobias Piton.

Si sentiva rinchiusa in gabbia come un animale, senza alcuna possibilità di fuggire, e questo le faceva ribollire il sangue nelle vene.

O forse un'unica soluzione esisteva ancora, forse... il problema era: fino a quando sarebbe risultata efficace? Infondo Tobias rimaneva, tuttavia, sempre l'uomo di cui si era innamorata da ragazza ed il padre del suo unico figlio...

L'amore... ecco cosa era in grado di fare: anche nelle situazioni più sgradevoli scavalcava persino l'odio più profondo.

Questo la faceva sentire debole, ma allo stesso tempo non cancellava la rabbia che fungeva da panno sugli occhi.

Le urla ed il fracasso ancora provenienti dal salotto mutarono dopo qualche minuto in inutili vibrazioni all'interno delle sue orecchie, oltre a far vibrare letteralmente la porta che li divideva.

Eileen Prince lasciò scivolare le braccia lungo i fianchi magri: voleva solo scacciarlo dalla mente; dopo un paio di secondi si staccò dall'anta su cui era ancora appoggiata con la schiena e trascinando i piedi sul pavimento raggiunse il comodino a sinistra della propria parte di letto, aprì il primo cassetto ed incollò lo sguardo cupo e provato sul lungo oggetto di legno riposto al suo interno, avvolto in un pezzo di stoffa grigia.

Quell'oggetto, per lei così come per molti altri suoi simili, costituiva quanto di più prezioso potesse avere, per questo motivo la stoffa dentro cui lo conservava era pregiata quasi quanto l'oggetto stesso: pelle di drago.

Si, proprio pelle di drago.

Ad un certo punto il pianto del suo unico figlio, divenuto più acuto a causa della mancata presenza materna, la ridestò dai propri pensieri; con un sospiro profondo Eileen afferrò l'oggetto in questione e richiuse il cassetto del comodino, dopodiché si avvicinò alla culla e si chinò verso il piccolino che smise gradualmente di piangere solo quando udì la familiare e tranquillizzante voce femminile.

"Quelli come noi non appartengono a questa normale gente. Né loro saranno mai nostro pari. Mai. Confido che un giorno avremo la supremazia ed il rispetto che ci spetta. Ricordatelo sempre, Severus" ghignò decisa la giovane donna, marcando un tono di puro disprezzo nell'ultima frase, mentre fissava un punto indefinito sul bimbo dai folti capelli neri; suo marito odiava estremamente ciò che lei era e tutto quello che ne derivava, li considerava dei mostri pericolosi, della spazzatura... per questo motivo era convinta, anzi, pregava ardentemente, che il suo unico figlio possedesse invece il dono speciale per poter un giorno inserirsi tra le fila dei maghi e delle streghe per poter imporre la loro supremazia su chi non avesse portato loro il dovuto rispetto.

Quelle persone si sarebbero presto accorte con chi avevano a che fare.

Ma, ci sarebbe mai stato qualcuno in grado di prendere le redini senza alcuna paura e codardia?

 

 

   
 
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