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Autore: ferao    02/12/2021    3 recensioni
Raccolta di drabble/flash/oneshot scritta per il Calendario dell'Avvento indetto da Kodama_ nel forum "Ferisce più la penna"
- 1 dicembre: Cosa può desiderare un desiderio? (James/Lily)
- 2 dicembre: Forse non è così male come zio. (Harry&Hugo)
- 3 dicembre: Quello sarebbe il suo colore preferito, secondo loro? (Draco&Teddy + Harry)
- 4 dicembre: «Oh, no. Non di nuovo.» (Percy/Audrey + Molly&Lucy)
- 10 dicembre: «Certo che è colpa mia, Remus. Di chi altri dovrebbe essere? Non c’ero.» (Remus/Sirius) [partecipa ai "Regali d'inchiostro" del gruppo "L'angolo di Madama Rosmerta"]
- 11 dicembre: Perché ho strappato, e ora devo ricucire. (Percy&George) [partecipa ai "Regali d'inchiostro" del gruppo "L'angolo di Madama Rosmerta"]
- 15 dicembre: La prima cosa che Hermione avverte entrando in casa è il silenzio. (Ron/Hermione) [partecipa ai "Regali d'inchiostro" del gruppo "L'angolo di Madama Rosmerta"]
Genere: Angst, Commedia, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het, Slash | Personaggi: Vari personaggi | Coppie: Audrey/Percy, James/Lily, Remus/Sirius, Ron/Hermione
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Edax Rerum'
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God Rest Ye Merry Hippogriffs

2 Dicembre: Deck the halls




 

«Puoi ripetere, scusa?» chiede Harry, certo di non aver capito bene.

Dinanzi a lui, nel bel mezzo della sua cameretta, Hugo si fissa i piedi e dondola sui talloni. Somiglia sempre di più a Hermione ogni giorno che passa, con quei capelli cespugliosi e il viso che sembra riprodotto con un Geminio da quello della madre, eppure Harry non ricorda di aver mai visto quell’espressione insicura nello sguardo della sua migliore amica.

«Ecco…» La voce di Hugo è un bisbiglio, e gli ci vuole un sonoro schiarirsi di gola prima di poter alzare il volume. «Volevo sapere… uhm… la prima volta che hai baciato una ragazza, come hai fatto?» 

Ah. Allora aveva capito bene. Si prende qualche istante per osservare il suo secondo figlioccio, cercando invano di capire dove vada a parare quel discorso.

«Perché questa domanda?» 

Il ragazzino scrolla le spalle e continua a cercare il senso della vita sul pavimento. «Credo… uhm… credo mi serva un consiglio.»

E lo chiedi a me? è il pensiero che sorge spontaneo nella mente di Harry, ma si guarda bene dall’esprimerlo a voce alta. Invece, sospira.

«Vieni a sederti, Hughie.»   

Attende che Hugo si sieda accanto a lui sul letto. «C’è una ragazza che ti piace?»

«Uhm…»

«Va tutto bene. Hai quindici anni, è comprensibile.»

Silenzio. «Hai provato a parlarne con tuo padre?» chiede allora, pur immaginando la risposta: se Ron a quell’età era estremamente a disagio con qualunque discorso riguardasse i sentimenti, suo figlio è ancora peggio. Sembra quasi che Rose alla nascita abbia assorbito tutta l’intraprendenza e la sicurezza di sé a disposizione, senza lasciarne nemmeno un briciolo al fratello.

«N-no. C-cioè… sì, ho chiesto a papà.»

«Oh. E… non ti ha risposto?»

«No. Cioè, sì. Però…» Agita una mano. «Il fatto è… okay, sì, i miei si sono baciati durante la battaglia di Hogwarts, ed è tutto super romantico, ma… ma io non ho mica una battaglia a disposizione, no? E quindi papà ha detto di chiedere a te. Perché dice che quando tu hai baciato una ragazza la prima volta è stato, tipo, normale, e io vorrei sapere come si fa.»

Il tutto viene espresso sotto forma di velocissimo balbettio, come se avesse paura di dimenticarsi le parole prima di averle pronunciate. Harry rimane in silenzio per qualche secondo, giusto per assicurarsi che il ragazzo abbia finito, dopodiché si concede di insultare Ronald Bilius Weasley dentro di sé.

Quel codardo. Invece di parlare a Hugo di Lavanda Brown, o dirottarlo verso altri parenti ben più esperti in materia, ha pensato bene di passare la patata bollente a lui. Si appunta mentalmente di vendicarsi alla prima occasione utile, poi prende fiato. 

«Capisco. Vuoi che ti racconti come è andata.» 

La chioma cespugliosa si agita in un cenno di assenso. «Ecco… beh, a essere sinceri non so se lo definirei normale.» Guarda Hugo, che ricambia con occhi enormi. «Vedi… beh, la mia prima ragazza non è stata zia Ginny. Era… in realtà siamo stati insieme così poco che non so nemmeno se conti. Ad ogni modo, la prima e unica volta che ci siamo baciati è stato sotto il vischio.»

«Il… vischio?»

«Sì, è stato prima delle vacanze natalizie, al mio quinto anno di scuola. Sai, quell’anno io e i tuoi genitori avevamo organizzato…»     

«L’Esercito di Silente,» completa Hugo in modo meccanico. Harry si morde la lingua: dimentica sempre che lui e gli altri ragazzi hanno sentito quella storia miliardi di volte.

«Sì, ecco… per farla breve eravamo soli, nella Stanza delle Necessità, e c’era del vischio sopra di noi. E così… è successo.» 

Il silenzio che cala subito dopo gli fa capire che quella non è la risposta sperata. D’altronde, che colpa ne ha lui? Non era preparato a quel discorso — né James né Al ne hanno avuto bisogno, ai loro tempi — e lui è davvero l’ultimo zio a cui Hugo dovrebbe rivolgersi per faccende di ragazze.

Sarebbe meglio Bill, o Charlie. O letteralmente chiunque. Magari non Percy, ma chiunque.

«Oh,» dice infine suo nipote, le sopracciglia corrugate. «Quindi… non era programmato, o qualcosa del genere?»

«Programmato?» Gli scappa un grugnito. «Macché. Onestamente non mi aspettavo nemmeno che sarebbe successo, è solo… successo.» Ci pensa su. «Anche con zia Ginny, stessa cosa.» 

«Hai baciato zia Ginny sotto il vischio la prima volta?» 

«No, avevamo appena vinto la Coppa del Quidditch. Ma anche lì, nessun programma. È successo e basta.» 

«Oh.»

«Senti…» Harry si passa una mano tra i capelli, pensando in fretta a come uscire da quella situazione.  «Sinceramente, Hughie, non so bene come aiutarti. Non sono mai stato bravo in queste faccende, ma…» Inspira a fondo. «Ma posso dirti che… per esperienza so che a volte non è necessario programmare qualcosa affinché succeda. A volte basta aspettare che arrivi il momento giusto. Può essere il bel mezzo di una battaglia, o una festa di fine partita, o una semplice passeggiata… o trovarsi sotto al vischio per caso. Sta tutto nel saper cogliere l’occasione. E ne avrai, di occasioni, perciò tranquillo. Okay?» 

Hugo annuisce mentre assorbe quelle parole con tutta la concentrazione di cui è capace, e Harry non può impedirsi un moto di orgoglio per aver risolto quella situazione inaspettata. Forse non è così male come zio.

«Capito,» dice infine il ragazzo. «Cogliere le occasioni giuste. Però… posso anche crearle io delle occasioni, no? Se voglio davvero farlo succedere.» 

Preso alla sprovvista, Harry sbatte le palpebre. «Ehm…» 

«Tipo, se io invito una persona a Natale e riempio la casa di vischio, lui sarà costretto a baciarmi, giusto? Insomma, se è successo così per te dovrebbe succedere anche a me, no?» 

La soddisfazione di poco prima si sgonfia, si sfalda, si discioglie miseramente in una pozzanghera di incredulità. Possibile che di tutto il suo discorso Hugo abbia colto soltanto quello? Merlino.

Gli tocca ritirare tutto: fare lo zio è più difficile che fare il padre.

«Hughie…» Harry si passa una mano sul viso. Accidenti a te, Ron! «Come regola generale, e te lo dico sia da padrino sia da Auror, è sempre meglio non costringere nessuno a baciarti. Se vorranno lo faranno. Ma… sì, un po’ di vischio può aiutare, a Natale. Poco, non una casa piena, d’accordo? Non vogliamo che tua madre e tuo padre finiscano a baciarsi in ogni angolo.»

«Ugh, no!» esclama il ragazzo, scatenando in Harry una risata che dura finché una realizzazione non lo colpisce.

«Aspetta… hai detto “lui”?»

Hugo smette immediatamente di sorridere e torna al suo stato di adolescente troppo timido per questo mondo. «Mh-mh.» 

«E… ha un nome questo “lui” o…» 

«Fergus McLaggen.» Un feroce rossore marcato Weasley si fa strada sul viso da Granger. «Gli ho chiesto se vuole venire a trovarmi il pomeriggio di Natale e ha detto sì. Dice che il padre conosceva i miei a scuola, tipo, quindi boh, immagino che per loro non sarà un problema…» 

McLaggen? Oh. Ooooh. Oh, diamine. 

Oh, diamine.

A proposito di occasioni.

«Fergus, eh?» Si sposta sul letto per avvicinarsi a Hugo, quanto basta per dargli una gomitata amichevole. «È carino?» 

Il ragazzo ormai sembra sul punto di andare in autocombustione, nonostante ciò sorride a quel tono cospiratorio. «Sì. Parecchio.» 

«E ti piace davvero molto?»

«Mh-mh.»  

«Beh, allora ritiro tutto: dobbiamo riempire la casa di vischio, su tutte le pareti e in ogni angolo disponibile!»

«…davvero?»

«Certo! Hai creato l’occasione, adesso devi coglierla! Anzi, ti aiuterò io a decorare per bene, così i tuoi non avranno obiezioni. Che ne dici?»   

La risposta di Hugo è un sorriso abbagliante, che prontamente riporta l’orgoglio nel cuore di Harry. «Dici sul serio?»

«Serissimo.» 

Per sottolineare la propria serietà gli scompiglia i capelli, poi lo attira in un abbraccio. «Grazie, zio,» mormora il ragazzo attraverso la stretta. «Non vedo l’ora che venga Natale.»

«Anch’io, Hughie. Anch’io.»

Non vede l’ora. Perché a Natale suo nipote sarà felice, insieme al ragazzo che gli piace e che magari, con una spintarella, potrebbe diventare qualcosa di più; perché lui sarà lo zio che gli ha offerto aiuto e consiglio in quel frangente —  non Bill, non Charlie, proprio lui; e soprattutto, perché potrà vedere la faccia che farà Ron nello scoprire che il suo Hugo frequenta il figlio di Cormac McLaggen.

Ben ti sta, vecchio mio.

«Sì,» sospira. «Sarà un bellissimo Natale.»

 

 









Note: 

Sì, mi rendo conto che è molto stupida, ma per qualche ragione il prompt odierno mi ispirava "dialogo imbarazzante tra zio e nipote". E diciamolo, il fandom si occupa troppo poco di Hugo e del suo rapporto con Harry, perciò qualcuno doveva pur pensarci. Infine, dopo la mazzata di angst di ieri un po' di leggerezza era necessaria :D
(Se vi sembra un po' OOC, questo Harry così "vendicativo"... ricordatevi che per poco non è stato Smistato a Serpeverde :P)
Il prompt era: "
Dici che se riempio la casa di vischio sarà costrettə a baciarmi?"

A domani!

   
 
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