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Autore: Exentia_dream2    05/12/2021    5 recensioni
Questa storia nasce grazie all'iniziativa "Regali d'inchiostro" del gruppo L'angolo di Madama Rosmerta ed è un regalo per VigilanzaCostante. E per Cora Line, Nao Yoshikawa e Leila.
Dal testo: Marlene è un nome senza volto, James un ricordo che sbiadisce poco a poco, Peter è una mano monca che l'ha condannato, e Remus… Chi è, Remus?
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Dissennatore, I Malandrini, Marlene McKinnon | Coppie: Remus/Sirius
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Più contesti
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Dodici anni

31 Ottobre 1982


Marlene è una notte di lenzuola attorcigliate, nelle pieghe di cui Sirius ha scoperto che il suo seno stretto nel palmo non gli regalava amore; James è un volto che sorride dopo una corsa in motocicletta, quando il pericolo sembrava facesse il solletico; Peter è una mano monca che l'ha condannato; e Remus è una bocca consumata dai baci, la promessa di restare per sempre, qualsiasi cosa accada, un taglio sullo zigomo che è rimarginato grazie alle cure che gli ha dedicato.

"Non me lo merito" diceva sempre Remus.

"È questo che amo di te: il mostro che mi rende umano" rispondeva Sirius.

Sul muro della cella sono incise trecentosessantacinque stanghette.

Un anno intero trascorso a cercare di non dimenticare, di non perdere il riverbero di un sorriso che l'ha tenuto sveglio per troppe notti e una confusione che gli graffia la pelle all'altezza dei polsi — vorrei darti il mio sangue, per non vederti uscire con la luna piena e chiedermi quando tornerai.

 
31 Ottobre 1983


Quando il Dissennatore che stanzia fuori la sua porta si china su di lui, Sirius si ricorda di baci che sembravano sbagliati e niente, niente era più giusto di quelli.

 Marlene è una rassicurazione costante, un affetto che ha promesso di tenere vivo; James è occhi lucidi calati su una culla addobbata a festa per il primo compleanno di Harry; Peter è una mano monca che l'ha condannato; e Remus è una frase che gli si avvolge attorno al collo come una sciarpa di lana in una giornata troppo fredda per essere trascorsa fuori: resta qui stanotte, ho lanciato un muffliato, nessuno ti sentirà ululare.

"Non posso permettermi di farti del male, sei già bravo a farlo da solo."

Sul muro della cella sono incise settecentotrenta stanghette.

Due anni.

 

31 Ottobre 1984


La pioggia che riga le sbarre della prigione somiglia alle lacrime che Sirius non versa mai: suo padre gli ha insegnato che i veri uomini non piangono, ma come si fa, papà, a stare a galla se qualcosa prova sempre a tirarti sul fondo? Se i ricordi non riescono a salvarci, come si fa a trovare un modo per custodirli?

Marlene è un pomeriggio intero a ripassare Aritmanzia, perché ci dev'essere un modo per contrastare gli effetti della luna piena; James è un giorno di marzo (o forse era aprile?) a rincorrere Lily Evans per convincerla a prendere almeno un caffè insieme; Peter è una mano monca che l'ha condannato; e Remus è una mattina trascorsa in Sala Comune a ripetere e ripetere e ripetere.

"Non ho intenzione di vederti ripetere il quinti anno."

"È perché non vivi senza di me, vero?"

"Non dire idiozie, Sirius. E studia!"

Sul muro della cella sono incise millenovantasei* stanghette.

Tre anni.

31 Ottobre 1985


Il tempo si confonde, nella prigione di Azkaban, e lui non ricorda più il prima e il dopo dei ricordi che gli affollavano la mente: quando il viso di suo fratello compare al centro di un pensiero, Sirius si chiede se sia morto prima o dopo la sua fuga da Grimmauld Place — magari è questa, la libertà

E Marlene è un paio di trecce che saltella felice intorno alle serra numero cinque; James è il sostegno nei momenti di sconforto che lo assalgono quando prova a mutare la propria forma di uomo; Peter è una mano monca che l'ha condannato; e Remus è un bambino che se ne sta in disparte in fondo al tavolo dei Grifondoro, con le spalle curve e il viso calato per nascondere le cicatrici sul viso che lo fanno somigliare a un pupazzo marcito in soffitta: li ho già visti prima, i segni che hai in faccia. Li abbiamo visti tutti,  in realtà. Cosa sei, una specie di mostro?

"Lasciami in pace" gli ha risposto quella volta, ma Sirius che della pace non conosceva che soltanto il suono, da quella volta gli è stato accanto come il più fedele dei segugi.

"Non mi faresti mai del male, Lunastorta: ho scoperto il tuo segreto, lo so che mi vuoi bene."

Sul muro della cella sono incise millequattrocentosessanta stanghette.

Quattro anni.


 
31 Ottobre 1986


Sul muro della cella sono incise milleottocentoventicinque stanghette tutte storte, Sirius non ha perso la cognizione del tempo solo grazie a quelle linee che gli hanno tenuto una compagnia muta, ma la forza di resistere è dimezzata dal Bacio che i Dissennatori gli hanno rubato la settimana precedente e le mani tremano senza sosta.

Marlene è il miraggio sbiadito di una bocca sottile (o carnosa? Come sono, le labbra di Marlene?); James è un paio di occhi dal colore indefinito; Peter è una mano monca che l'ha condannato; Remus è la morbidezza di capelli che scivolano tra le dita, ma di chi era quella mano che gli si poggiava sul petto quando la luna piena moriva e lui era lì ad attendere il ritorno che cominciava su una lingua che conosceva a memoria?

Milleottocentoventicinque staghette.

Cinque anni.

31 Ottobre 1987


Combatte con la tentazione di spalancare le braccia e gettarsi nel vuoto — magari è questa, la libertà.

Marlene è un nome senza volto, James un ricordo che sbiadisce poco a poco, Peter è una mano monca che l'ha condannato, e Remus…
Chi è, Remus?

Ha questo nome che gli vortica nella mente, un senso di vuoto che gli piega le viscere ogni volta che i Dissennatori provano a succhiargli l'anima dalla bocca, eppure resta lì, attaccata alle ossa con una forza che lui non sa spiegare.

Non sa quando ha cominciato a farsi del male, quando ha iniziato a non distinguere le sbarre dalle nuvole; quand'è successo che il cielo è diventato umido e ricoperto di muschio, che affacciarsi e guardare giù è diventata l'unica forma di ribellione che conosce persino verso se stesso.

Sul muro della cella sono incise duemilacentonovanta staghette (sempre più tremule, qualcuna quasi sovrapposta).

Sei anni.

 
31 Ottobre 1988


Avverte sotto le dita il terriccio morbido di un prato che non ricorda di aver attraversato — forse in un'altra vita, magari è soltanto un sogno.

Si scuote come fosse un cane, ringhia a ogni Bacio, ha gli occhi sempre aperti e gli sembra di vedere in bianco e nero.

Marlene è una ragazzina che s'accorcia ogni anno la gonna della divisa scolastica; James è un cervo che zampetta in una radura quasi spoglia; Peter è una mano monca che l'ha condannato; e c'è un lupo mannaro con le fattezze di un uomo cucito nella retina, che si piega in due e domanda scusa: non saresti dovuto venire qui, guarda cosa ti ho fatto, perdonami; e Remus… chi è, Remus?

Sul muro della cella ci sono duemilacinquecentosessantasei* stanghette incise.

Sette anni.


 
31 Ottobre 1989


Non c'è quasi più spazio per incidere a linee i giorni che passano, perciò decide di sottolineare quelle già presenti.

Ha dentro l'eco di una frase che gli sconquassa l'anima: ti amo, Sirius.

Si chiede chi gliel'abbia detto, ci prova, si sforza, ma non se lo ricorda.

Marlene è una voce dolce che sembra non avere forma; James è uno sposo che trema d'emozione mentre aspetta che Lily attraversi la navata — come se non fosse stato abbastanza aspettare sette anni per un sì — ; Peter è una mano monca che l'ha condannato; Remus è lo spogliarsi lento di paure che lui non sapeva di provare, il respiro esalato quando finalmente l'ha vestito con la propria pelle e gli ha promesso che non gli avrebbe fatto male.

Sirius si affloscia contro la parete, s'allarga il collo della tunica in cerca di un'aria che si rarefà a ogni battito di ciglia.

Sul muro della cella ci sono duemilacinquecentosessantasei stanghette e trecentosessantacinque sottolineature incise.

Otto anni.


 

31 Ottobre 1990


S'è quasi lasciato morire di stenti il mese di settembre: a cosa serve sopravvivere se si definisce vivo soltanto perché respira?

A cosa serve scampare alla morte se non può mantenere un'unica promessa fatta all'unico cadavere che non  avrebbe voluto vedere?

Se lo chiede spesso e non sa darsi una risposta, ma James è la ragione per cui ha ripreso a mangiare, che l'ha tenuto in vita quando avrebbe avuto solo voglia di chiudere per sempre gli occhi, prendetemi l'anima, prendetela tutta e amen; Peter è una mano monca che l'ha condannato; e Remus… chi è, Remus?

C'è la sbiaditura di un sorriso dolce a scaldargli il sangue, poco più in basso del cuore, ma Sirius non sa d'averlo amato: s'è dimenticato quasi di tutti, tranne di Peter e delle linee che disegna ogni giorno sulla pietra.

Sul muro della cella ci sono duemilacinquecentosessantasei stanghette e settecentotrenta sottolineature incise.

Nove anni.


 

31 Ottobre 1991


Sirius ha il viso scavato e gli occhi rossi: s'è messo a contare ogni singola stanghetta, ogni sottolineatura ( le unghie sono tutte spezzate a causa delle incisioni, la pelle infetta poco più in basso).

Aspetta che il gelo che portano con sé i mantelli neri lo avvolga e lo anestetizzi al dolore che gli fa scoppiare la testa, ma non arriva nessuno, allora si stende e s'immagina il mondo d'estate coperto di neve — magari è questa, la libertà, Sirius: immaginare una vita diversa da quella che ci è stata concessa, gli ha detto Remus mentre aspettava la luna piena, affacciato a una finestra diroccata della Stamberga Strillante.

Ora lo sa, che se quella non è la libertà assoluta, è comunque l'unica che può permettersi.

Marlene è tornata nei suoi pensieri a parlare di sentimenti che fanno male; James è un bambino che ferisce con le parole chi è più debole; Peter è una mano monca che l'ha condannato; e Remus è parole dolci sussurrate dopo l'amore.

Sul muro della cella ci sono duemilacinquecentosessantasei stanghette e millenovantasei sottolineature incise.

Dieci anni.


31 Ottobre 1992


Morde le sbarre della prigione come a volerle sradicare dal cemento, ma hai denti troppo deboli e finisce per spezzarsene un paio; le mani non hanno smesso di tremare e qualche altro brandello d'anima è finito nello stomaco dei Dissennatori.

Sirius è un corpo che va avanti per inenzia e per la volontà di mantenere una promessa, forse due — ti darò la giustizia che meriti, James. Troverò sempre il modo di tornare da te, Remus.

Ma James è un volto familiare che ha il sapore di casa; Peter è una mano monca che l'ha condannato; e Remus… chi è, Remus?

Sul muro della cella ci sono duemilacinquecentosessantasei stanghette e millenovantasei sottolineature incise.

Undici anni.

 
31 Ottobre 1993


Sul muro della cella ci sono duemilacinquecentosessantasei stanghette incise, ci sarebbero state milleottocentoventisei sottolineature se Sirius avesse disegnato l'ultima, ma è riuscito a scappare e dodici anni non saranno mai dodici anni davvero se l'ultimo giorno ha visto da vicino l'acqua gelida che gli ha agitato i sogni ogni notte.

Corre a perdifiato, smarrisce il tormento lungo la strada e tutto torna ad avere il proprio posto nel cassetto delle memorie che credeva d'aver dimenticato.

"Sirius?" chiede Remus con gli occhi che tremano e il cuore che gli occlude la gola.

Lo ha di fronte, adesso, e ogni domanda trova la propria risposta: è sempre stato lui — una bocca consumata dai baci, la promessa di restare per sempre, una sciarpa di lana avvolta intorno al collo in una giornata troppo fredda, una mattina trascorsa in Sala Grande a ripetere e ripetere e ripetere, un bambino seduto in disparte in fondo al tavolo dei Grifondoro, la morbidezza di capelli che scivolano tra le dita, la mano che gli si poggiava sul petto quando la luna piena moriva e lui era lì ad attendere il ritorno che cominciava su una lingua che conosceva a memoria, un lupo mannaro com le fattezze di un uomo cucito nella retina che si piega in due e domanda scusa, lo spogliarsi lento di paure che lui non sapeva di provare, il respiro esalato quando finalmente l'ha vestito con la propria pelle e gli ha promesso che non gli avrebbe fatto male, la sbiaditura di un sorriso dolce a scaldargli il sangue, parole dolci sussurrate dopo l'amore.

"Sei tu."


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Questa storia è un regalo per VigilanzaCostante.

Buon compleanno, Mati.

E per Cora Line, Nao Yoshikawa e Leila.
*Il conteggio dei giorni tiene conto degli anni bisestili.
   
 
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