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Autore: Marti Lestrange    06/12/2021    2 recensioni
[ dal testo: “Questa è l’ultima volta, Prewett.”
“Non ti credo neanche se lo metti per iscritto, Rita.”
“Non chiamarmi Rita.”
“Rita. Rita Rita Rita.” ]
— raccolta di tre flashfic su Rita Skeeter e Fabian Prewett ;
— partecipa alla challenge di Rosmary ‘Questioni di voci e stile’ sul forum ‘Ferisce più la penna’ ;
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fabian Prewett, Rita Skeeter
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Titolo: wild is the wind.
Tipo di storia: raccolta di flashfic.
Rating: arancione.
Genere: angst, drammatico, introspettivo. 
Personaggi: Fabian Prewett, Rita Skeeter.
Coppia: Rita/Fabian.
Tipo di coppia: het.
Contesto: Malandrini/I guerra magica, durante l’infanzia di Harry.
Note: missing moments.
Avvertimenti: tematiche delicate
Altro: la drabble partecipa alla challenge di Rosmary ‘Questioni di voci e stile’ sul forum ‘Ferisce più la penna’; altre note in fondo.

 



TW: nella terza e ultima flash è presente un accenno all’aborto; vi invito a non leggerla nel caso in cui possa turbarvi per qualsivoglia ragione. Grazie. 
 



wild is the wind.

 

1. Rita / 


‘give me more than one caress
satisfy this hungriness
let the wind blow through your heart
for wild is the wind, wild is the wind’1

 

Londra, 1989 ;

Non capito a Clerkenwell2 da qualche anno. Da quando pa’ è morto e ma’ si è risposata, Michael2 ha chiuso la vecchia casa e l’ha venduta. Non mi ha nemmeno chiesto cosa ne pensassi, sapeva che non me ne importava nulla. Una casa è solo un ammasso di ricordi ormai passati, cimeli che non ti sei portato dietro perché alla fine non significano nulla, quindi che importanza ha salvarli ora? Michael ha venduto tutto e adesso nella casa della mia infanzia ci vive una famiglia con tre bambini, che al momento corrono sul prato mezzo incolto lì di fronte. Sembrano felici. Mi accendo una sigaretta e li osservo vivere. 

Cosa ci sei tornata a fare, in questa strada, Rita? Forse per lasciarmi alle spalle ciò che ero e che ancora, a volte, mi attacca alle spalle come un predatore, ricordandomi chi sono e da dove vengo. Mi volto e lascio dietro di me la vecchia Rita, le tinte bionde pasticciate nel lavandino del bagno piccolo, gli abiti di seconda mano lavati col bicarbonato, la macchia di smalto rosso sul tappeto del salotto; la macchina da scrivere che pa’ mi ha regalato quel Natale e che si è rotta da tempo, le lacrime nere di mascara colate lungo le guance dopo un’altra delusione, le sigarette fumate seduta sul tetto con le All Star scolorite sospese nel vuoto; le sere in cui tornavo tardi e le urla in italiano2 di ma’ il mattino dopo, e pa’ che mi chiedeva dei miei voti a Hogwarts il primo giorno di vacanza, seduti al tavolo unto della colazione mentre mio fratello Michael leggeva uno dei suoi giornali socialisti e ma’ preparava il porridge sbattendo le pentole.

Ormai la sigaretta è finita. L’ho fumata tutta e neanche me ne sono accorta. La lascio cadere per terra, la guardo bruciare per un altro attimo e poi la schiaccio con la suola della scarpa. Mi incammino a passo spedito lungo il marciapiede, quindi. Ricordo quando uscivo di casa nei lunghi pomeriggi estivi e mi alzavo l’orlo della minigonna fuori dalla porta, scoprendo le gambe, per poi camminare fino alla fermata dell’autobus. Una volta sopra, tiravo fuori il rossetto e diventavo un’altra persona. Non ero più la Rita di Clerkenwell, ma la Rita Skeeter del mondo. Sognavo che, prima o poi, tutti avrebbero conosciuto il mio nome, e non solo perché ero figlia dello Skeeter di Clerkenwell, la “rana dalla bocca larga” del quartiere, il meccanico squattrinato, e della “figlia di italiani” che faceva le pulizie al Crown Tavern3 di sera e nelle case dei ricchi di Chelsea di giorno. No, tutti mi avrebbero conosciuto per la donna di successo che sarei diventata. 

Guardo l’autobus passare e mi specchio per un momento nei suoi vetri sporchi. Non vedo più quella ragazza con la minigonna e i capelli sciolti, il naso all’insù e gli occhi troppo grandi, e quei vestiti portati con sicurezza e i tanti sogni che le affollavano gli occhi. Vedo solo Rita Skeeter, ora. 

 

[ 497 parole ]

 

 

2. Fabian /
 

‘don't you know you're life itself
like the leaf clings to the tree
oh, my darling, cling to me
for we're like creatures of the wind
and wild is the wind, wild is the wind’1

 

Oxford, 1969 ;

“Sicuro che non ne vuoi?”
“Sicuro”.
Fabian finisce la sua sigaretta e poi la lascia cadere a terra. Il fumo si alza in volute stanche prima che la sua scarpa ponga fine a tutto. 
“Grazie per l’interessante dibattito.”
“Grazie a te per essere venuto.”
“È meglio che vada, domattina sono di turno.”
“Buonanotte, Alastor4.”
“’notte.”

Lo guarda allontanarsi, per poi Smaterializzarsi all’ombra di qualche portone. Fabian rimane appoggiato alla sua macchina (una Morris Minor4 del ’53 che ha comprato in un’officina sgangherata e che Gideon lo ha aiutato a rimettere in sesto) ancora per un po’, assaporando l’aria della sera autunnale, frizzante al fondo della gola. Oxford4 tutt’intorno è silenziosa. Tutti i partecipanti al dibattito se ne sono ormai andati.

È il primo autunno dopo i MAGO, per Fabian, e la guerra sembra incombere sulle loro vite come un’ombra sinistra. Il nome di Lord Voldemort viene mormorato sempre più insistente nelle ristrette cerchie del potere, e ormai puzza di sospetto e pericolose cazzate messe in bocca agli stolti che lo seguono. È nei circoli come il loro che quel nome viene pronunciato non con estatica reverenza ma solo con sconcertante preoccupazione. Il mondo non è pronto a una guerra – e tutti lo sanno.

Suo padre Augustus ha acconsentito che Fabian prendesse parte alla riunione della Merlin Society5, un ristretto gruppo di maghi e streghe puramente accademico che si occupa di studiare gli antichi testi e le tradizioni più ancestrali. Una parte del club si riunisce una volta a settimana, e Fabian ha sempre desiderato prendere parte a quelle riunioni, ma suo padre gliel’ha espressamente negato finché fosse stato ancora a Hogwarts. Ma ora Fabian è fuori, e ha deciso che il suo futuro sarà lì, tra le file dei ricercatori della Merlin.

Comincia a fare freddo ora. Le chiome degli alberi si muovono leggermente; i rami sono quasi tutti spogli ormai: anche le foglie si sono stancate e sono cadute, una a una. 

Fabian entra in macchina. Non sa bene perché non si Smaterializzi e basta, forse perché guidare lo rilassa, e lo aiuta a pensare. Tutto è più rallentato, mente è al volante. E solo Godric sa quanto abbia bisogno di andarci cauto, ultimamente. 

Lancia un’occhiata al suo riflesso nello specchietto e quasi non si riconosce: è cambiato molto, nel corso di una sola estate. Essere diventato un adulto a tutti gli effetti lo ha trasformato.  I capelli rossi sono rimasti, ma ora non è più il dinoccolato Fabian che giocava come Cacciatore nella squadra di Quidditch di Grifondoro, primo della classe a Incantesimi, eccellente studente, ora è Fabian Prewett, il mago, il ricercatore, il combattente. Dimostrerà al mondo - e a suo padre - di cosa è capace. Lo renderà fiero come ha fatto Gideon quando è entrato all’Accademia. 

Mette in moto e ascolta il rombo esaurirsi con un’eco nella notte. Il viaggio fino a Clerkenwell è lungo, è meglio muoversi.

 

[ 481 parole ]

 

 

3. Rita&Fabian /
 

‘love me, love me, love me, love me, say you do
let me fly away with you
for my love is like the wind
and wild is the wind, wild is the wind’3

 

Londra/Oxford, anni ’70 ;

“Questa è l’ultima volta, Prewett.”
“Non ti credo neanche se lo metti per iscritto, Rita.”
“Non chiamarmi Rita.” 
“Rita. Rita Rita Rita.”

I vostri corpi sono allacciati sul letto sfatto. Fuori è l’alba, che tinge di rosa il cielo a est. Fa freddo. Non ve ne importa. Uno addosso all’altro, potete contarvi le ciglia, sentire i vostri respiri sulla pelle, toccare con mano ciò che pensate non sarà mai vostro. 

Vi amate senza saperlo. Vi siete ritagliati momenti sparsi in vite affrettate, attimi rubati al giornale, una Smaterializzazione congiunta nell’appartamento di Fabian a Oxford, e i baci scambiati nel piccolo ingresso, i vestiti che vi togliete pezzo per pezzo, veloci e figli della fretta e di un bisogno che vi accende, gli amplessi condivisi in un letto a volte stretto, o su un tappeto, o contro la cucina nell’angolo. 

Vi amate senza saperlo, ché saperlo è per pochi, e di sicuro non è per voi. Non vi sussurrate parole scontate, forse perché la banalità non è cosa vostra. Non condividete un caffè prima di andare, forse perché la quotidianità vi spaventa. Non cenate insieme, la sera dopo il lavoro, forse perché la tranquillità di una casa al calare della notte ha un significato che entrambi vi rifiutate di vedere. 

Vi amate senza saperlo, anche se pensate di esservene accorti, di volta in volta, quando la vita vi è venuta incontro, e quando quella stessa vita è poi scivolata via, inconsistente come i sogni che avete sognato, uguali, stesi sullo stesso cuscino.

Vi siete amati senza saperlo, ma forse quell’amore non è mai stato abbastanza — non è stato abbastanza per impedirti di disfarti di quell’embrione che ti si era formato dentro, Rita, una visita al San Mungo ed è tutto finito, e sei tornata a casa da sola, come sola sei sempre stata, ti sei rannicchiata sul letto e hai pianto2; non è stato abbastanza per impedirti di buttarti a capofitto nel fuoco, Fabian, e guardare la morte in faccia, e da pari, e lasciare questo mondo col sorriso dei coraggiosi (e degli stolti) sulle labbra, e un nome mai pronunciato a sfiorarti il cuore. 

“Questa è l’ultima volta, Prewett.”
“Non ti credo neanche se lo metti per iscritto, Rita.”
“Non chiamarmi Rita.” 
“Rita. Rita Rita Rita.”

Vi baciate mentre il mondo si ferma e vi aspetta, e il giorno di ottobre si cristallizza fuori dalle finestre offuscate dai vostri respiri. Vi permettete di indugiare, solo per un momento, solo per ora. Vi concedete il lusso di sorridere, e le tue labbra sono piene, Rita, quando ti chini su di lui e gli baci il petto, all’altezza del suo cuore (ancora, per ora) vivo; e i tuoi occhi, Fabian, non riescono ad abbandonare il viso di lei quando si china e le sue labbra ti sfiorano il cuore e ti senti (ancora, per ora) vivo. 

“Chiamami come vuoi, allora.”

Amore — lo pensi ma non lo dici, Fabian. 

Amore — lo pensi ma non lo dici, Rita.

“Rita. Solo Rita.”

 

[ 497 parole ]

 


 

Note:

1. Il titolo e le citazioni arrivano dall’omonima ‘Wild is the wind’ di David Bowie.

2. L’headcanon riguardante Rita è di mia invenzione: Clerkenwell e le origini italiane di Rita, così come l’esistenza di un fratello maggiore di nome Michael; tutta la famiglia di Rita è Babbana, lei è l’unica strega, ma questo potrebbe arrivare, meglio spiegato, in una shot su di lei. 

3. Il Crown Tavern esiste davvero e si trova proprio a Clerkenwell. 

4. L’headcanon riguardante Fabian, così come quello su Rita, è di mia invenzione: la sua amicizia con Alastor Moody, il fatto che a famiglia Prewett abiti a Oxford, e l’automobile (chi ha letto la mia raccolta sui Black, si ricorderà di questo capitolo dove compare proprio Fabian).

5. La Merlin Society è di mia invenzione, e rappresenta un serbatoio dal quale Silente ha poi formato il ramo armato del club, cioè l’Ordine della Fenice.

 

Allora, intanto ringrazio Rosmary per aver lanciato quest’interessante sfida. Il regolamento consiste nello scegliere una coppia (intesa in qualsivoglia senso, romantico e non) e scriverci sopra tre flashfic, due sui due personaggi nella loro individualità, la terza (che deve necessariamente essere messa per ultima) sulla coppia. Ma non finisce qui: ogni flashfic deve avere una narrazione differente, cioè una dev’essere in prima, una in seconda e una in terza persona. Infine, i dialoghi non devono presentarsi con i consueti indicatori propri dei dialoghi, come “disse”, “esclamò”, “concluse”. La terza flash deve contenere obbligatoriamente un dialogo. 

Detto ciò, mi rendo conto quanto questa sia una coppia atipica, penso che nessuno ci abbia mai scritto sopra. Chi mi conosce sa quanto ami esplorare i personaggi e andare al fondo della loro apparenza, cercare di dare loro una tridimensionalità, e ho davvero cercato di farvi conoscere (i miei) Rita e Fabian in 1500 parole (divise in tre flash). Come accennavo sopra, potrebbe arrivare qualcosa di più corposo su di loro, ma non assicuro nulla. 

Per qualsiasi cosa mi trovate nelle recensioni oppure su instagram

Grazie per aver letto questa follia.

   
 
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