Anime & Manga > Captain Tsubasa
Ricorda la storia  |      
Autore: 404    07/12/2021    5 recensioni
Nella Londra avvolta dalle luminarie Natalizie, possono due persone andare oltre ciò che credono erroneamente l’uno dell’altra?
Genere: Commedia, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Naoko Hyuga/Nathalie Lenders
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Era arrivato a Londra la vigilia del suo compleanno. Almeno lì, visto che in Giappone lo era già. Riaperto il telefono, infatti, aveva trovato i primi messaggi, inviati a mezzanotte, da un paio di amici, ragazzi conosciuti alle elementari.

Buon compleanno Genzo.
Auguri Wakabayashi.
Ehilà, finalmente mi hai raggiunto! Auguri!

Mentre attraversava una zona della città, nella sua mente prese forma un pensiero, nemmeno lì riusciva a sfuggire al Natale. Gli parve immediatamente una cosa sciocca. Era ovvio che tutte le vie della città sarebbero state addobbate, era inizio dicembre. Recuperate le chiavi, il tempo di una veloce perlustrazione all’appartamento preso in affitto per quei giorni, ed era andato a fare un po’ di spesa.
Davanti a una variegata offerta di tè e tisane, si accorse di essere osservato. Non si trattava di una persona qualunque, ma di una giornalista con cui aveva già avuto a che fare. Non era una situazione semplice. La ragazza si era fissata con lui. Doveva scoprire il suo segreto e rivelarlo al mondo.
Doveva ridimensionarla? Sì!
Poteva farlo? No!
Lei, Naoko, era la sorella di Kojiro Hyuga. Questo lo metteva in difficoltà. Non poteva crearle problemi al lavoro, lasciarla fare nemmeno. Evitarla a vita, complicato e stressante.
Che altro gli rimaneva da fare? Inventarsi o crearsi un segreto da farle scoprire?!
Si comportò come se nulla fosse, come se non si fosse accorto di lei.
Uscito dal supermercato non provò a seminarla. Fece un giro più lungo, fingendo di voler vedere o acquistare altro e poi prese un taxi invece di metropolitana o autobus.
Naoko era brava, lo doveva ammettere. Pensò più volte che lo avesse perso, ma sbagliava. Per quanto Genzo, durante quel giro, si fosse divertito a giocare a 007, decise di mettere fine a quella bizzarra situazione. Ci doveva provare almeno.
Lei stava fissando l’edificio, in attesa che si accendesse qualche luce, per capire qual era il suo appartamento.
“Aspetti qualcuno?”
Naoko riconobbe immediatamente la voce di Genzo alle sue spalle. Chiuse gli occhi un istante, prese fiato, per poi voltarsi indossando la sua maschera da ragazza sicura di sé.
“Oh ma chi si vede” gli disse, per poi far sparire il suo sorriso “Ok, beccata” sospirò “Quando ti sei accorto di me?”
“Al supermercato, fra tè e tisane.”
Naoko si strinse, raggiunta da una folata di vento freddo.
“E tu, da quanto mi seguivi?” le chiese.
“Da quando sei uscito per andare al supermercato.”
“Oh. Come sapevi che ero qui?”
“Ho i miei sistemi.”

“Come mai a Londra?” Gli chiese sorseggiando la sua Coca-Cola.
“Ma come, coi tuoi sistemi non lo sai?” La prese prontamente in giro, ottenendo un’occhiataccia.
“Comunque potevi confermare che ho ventun anni” il tono di Naoko era evidentemente seccato.
“Non li hai.”
“Potevi confermare lo stesso.”
Genzo rise “Ti ho almeno salvata dal passare per la viziosa che cerca di violare la legge, precisando che in Giappone l’età minima per bere alcolici è vent’anni e non hai pensato che qui…”
“Potevi prendertela tu una birra” lo interruppe bruscamente.
“Certo, così alla minima distrazione ti saresti presa il mio bicchiere.”

“Ti sembro il tipo?” “Direi di sì”
“Se lo pensi… be’ hai ragione” Naoko abbassò lo sguardo, mettendosi a fissare il cerchio perfetto del suo bicchiere.
“Ora che ne diresti di dirmi perché ti sei tanto fissata con me?” le disse inaspettatamente, tanto da farle rialzare lo sguardo.
“Io non sono…” sospirò “…sono stata messa in mezzo, tutto qui. Stavo facendo solo uno stage.”
“Non mi convinci.”
Naoko mise il broncio, non le piaceva non essere creduta, che dicesse il vero o meno. Anzi, specialmente in quelle occasioni. Non che fosse una bugiarda cronica, ma chi, nella vita, non ha mai utilizzato una qualche scusa?! In fondo, in quel momento aveva semplicemente omesso dei dettagli, distorcendo solo un po’ il quadro completo.
“Un tizio con cui lavoro ha cercato di mettermi in difficoltà. Poi quando ti ho scattato quelle foto, con quella ragazza, se ne è preso il merito, per poi dare la colpa a me quando l’articolo è risultato pieno di inesattezze, avendoci ricamato sopra” lo guardò dritto negli occhi “Lui ci ha ricamato sopra, non io.”
“Che ne dici di fare un passo indietro… perché eri sotto casa mia?”
Lei prese fiato, si guardò attorno; il locale si stava riempiendo, c’era un’atmosfera festosa. Le persone lasciavano il freddo della strada per quel calore artificiale. Bevevano, mangiavano, si divertivano, mentre lei avrebbe solo voluto essere altrove. Non per la compagnia, ma per quella situazione che la metteva a disagio.
“Tu nascondi qualcosa.”
Genzo rise “Ma lo vedi che ti sei fissata! Io non…”
“No, me lo dice l’istinto” le sue guance si erano colorate. Poteva essere il caldo, in effetti ne aveva, ma no, era quella latente timidezza che ogni tanto veniva fuori, con cui spesso lottava. Aveva un carattere forte, forse anche più del fratello, non si faceva mettere i piedi in testa, però preferiva scegliersele le battaglie. La timidezza era una cosa che spesso l’aveva salvata dal parlare a sproposito, ma non sempre. Alle volte era il suo rifugio, alle volte non la sopportava. C’erano però quelle occasioni in cui, sentendosi forse troppo a suo agio, aveva rimpianto che la sua timidezza si fosse messa in pausa. Era un lato del suo carattere su cui stava lavorando. Forse, proprio per questo, aveva scelto di andare lontano da casa, con solo un minimo di appoggio. Una cosa però, su cui aveva sempre potuto fare affidamento, era il suo istinto. Il suo sesto senso.
“Bene, signorina Hyuga, cosa ti dice il tuo istinto su di me? Non mi sto riferendo al mio fantomatico segreto, ma all’idea che ti sei fatta.
Vediamo quanto il tuo intuito è efficace.”
Naoko prese un sorso di Coca-Cola, non togliendogli gli occhi di dosso, come se a studiarlo.
Genzo, per un attimo, immaginò che la ragazza lo stesse analizzando come un Terminator, come se ci fosse un computer nella sua testa.
Naoko posò il bicchiere, ma continuò a stringerlo “Sei un precisino” disse, cosa che lui riteneva abbastanza scontata da capire “Casa tua deve essere in ordine, ma hai una stanza, o un armadio, dove vige il caos.”
Era vero, cosa che Genzo non riusciva a spiegarsi, come faceva a saperlo? “Sopporti bene il freddo, ti piace la neve ma prediligi il caldo. Il mare alla montagna” questa era una cosa che aveva potuto scoprire “Il Natale” Naoko face una pausa.
“Il Natale?” Chiese lui, visto che non continuava.
“Di norma non ti dispiace. Le luci, le decorazioni, le feste. Ma quest’anno ti stanno dando fastidio” Naoko si appoggiò al tavolo “E ora stai pensando ‘e questa fastidiosa ragazza come fa a saperlo?’”
“No.”

“No?” Naoko gli lanciò uno sguardo di sfida “A no?”
“Non ho pensato ‘fastidiosa’.”
Lei sorrise “Non conosco molte parolacce in tedesco.”
“Nessuna parolaccia in tedesco… in inglese” scherzò.
“E questa battuta dovrebbe servire a toglierti dall’imbarazzo.”
Genzo rise “Va bene, hai un buon istinto.”
“Non sei duro con me per via di mio fratello” prima che Genzo potesse replicare, Naoko aggiunse “Questo non me lo dice l’istinto, ma la pura logica” e tornò a fissare il bicchiere.
“Domani mi vedo coi miei fratelli.”
Naoko lo guardò sorpresa.
“È la risposta alla tua domanda. Perché sono a Londra.”
“Vuoi venire a letto con me.”
Genzo sgranò gli occhi.
“L’istinto” chiarì lei, sentendo molto più caldo di quello che avrebbe dovuto. Era vero, di colpo aveva percepito questo da Genzo. Non era pentita di averlo detto ma, allo stesso tempo, avrebbe voluto sprofondare. Aveva fatto trenta, tanto valeva fare trentuno: “Sbaglio?”
Genzo non sapeva cosa dire. Sbagliava? No. La voleva da tempo? No. Quando era iniziata l’attrazione per lei? Durante quella bizzarra conversazione. Quando lui lo aveva capito? Quando lei glielo aveva fatto notare.
“Forse no” le disse invece. Era bella, una cosa oggettiva. Rientrava nei suoi gusti? Non aveva un prototipo di ragazza. Lei però, aveva quel non so che. Non lo aveva mai notato prima. Solo perché in fondo era sempre stata una sconosciuta, sorella di un amico. Aveva provato attrazioni fisiche anche senza conoscere delle ragazze, ma quelle più forti solo dopo averci parlato o averle sentite parlare. Anche se non aveva provato dei veri e propri sentimenti, la personalità, un modo di fare, avevano amplificato o creato attrazione per il corpo, lo avevano reso più bello, più desiderabile.
“Forse…” gli fece eco.
“Questo non significa che intendo provarci con te.”
“Lo so” Naoko avvertì qualcosa di strano dentro. Guardò la linea delle labbra di Genzo, il modo in cui i capelli gli sfioravano l’orecchio, le sue mani, una aveva un grosso graffio sopra.

Naoko non voleva credere a ciò che le stava accadendo. A parte scherzare su chi le faceva sangue, non le era mai davvero capitato, non così. Aveva avuto a che fare, o visto, ragazzi davvero attraenti. Genzo non era certo la prima volta che lo incontrava. Eppure lì, in quel momento, si sentiva scombussolata. Lo desiderava e non lo desiderava allo stesso tempo. Era come se lo volesse, ma la ragione le dicesse di no. Sapeva che se ne sarebbe pentita in entrambi i casi. La cosa migliore era tenere la bocca chiusa, non dire, non fare nulla al riguardo.
Guardò fuori, le luci natalizie esterne si potevano vedere con facilità da lì. Le sembrarono meno artificiali di quelle del locale. Come una componente del panorama, come se si integrassero, come se facessero parte della città.

Si diressero verso l’edificio dove alloggiava Genzo, senza dire più nulla ma, una volta arrivati, erano decisamente zuppi. Fra uno scroscio improvviso e un camion che accidentalmente li aveva schizzati.
“Dove stai?” Le chiese.
“A un paio di fermate di metro.”
“Vuoi… salire? Ho visto che c’è l’asciugatrice.”
“Ti sembra una… buona idea?” il tono alludeva un no implicito.
“No” convenne infatti.
Genzo guardò oltre la strada, mentre Naoko si ritrovò a fissarsi i piedi.
Lei sentiva l’ansia crescere. Non sapeva cosa fare. Temeva le sue azioni, in un verso e nell’altro. Si mosse con quella sensazione di timore nel petto.
Genzo la osservò andare verso l’ingresso dell’edificio, fermandosi lì, a un passo dalla porta, senza sollevare la testa. Le andò vicino.
Estrasse le chiavi.
Nonostante i suoni della strada, entrambi avvertirono come un rimbombo, la serratura.

Naoko fissava quel finto caminetto. Una stufa che simulava le fiamme. Era comodamente sprofondata nella poltrona, indossando solo un accappatoio.
Cosa stava facendo? Doveva scoprire il segreto di Genzo e lo stava per diventare lei?
Non doveva per forza accadere qualcosa. Eppure…
“Vuoi bere qualcosa di caldo?” Le chiese avvicinandosi.
Lo guardò, anche lui in piedi davanti a lei, aveva l’accappatoio. Faceva fatica a rimanere lucida. Era tutto troppo assurdo, non aveva senso. Perché così di colpo avvertiva quel magnetismo?
Gli fece cenno di no “Genzo perché… ti infastidisce il Natale?”
“Chi me lo chiede?”
“Solo Naoko.”
Le sorrise, sedendosi sul divano, che andava a formare un angolo retto con la poltrona, proprio di fronte alla finestra.
“Non lo so. Quest’anno è così. Quando hanno iniziato a decorare la città mi è sembrato troppo presto, ma non hanno affatto anticipato” non la guardava “Mi è sembrato di ritrovarmi dentro una palla di vetro natalizia. Gli amici a parlare di regali, cosa comprare. I biglietti per lo Schiaccianoci. Non lo so, tutto mi ha… non dico infastidito ma… sono come stanco.”
“Forse hai solo bisogno di qualcosa di diverso. Troppi anni tutti uguali.”
“Può darsi.”
“Casa fai di solito durante le vacanze natalizie?”
“Nulla di particolare. Dipende.”
“Cosa ti piacerebbe fare?”
Sorrise “Sono indeciso fra il passare la giornata in pigiama o andare in un posto al caldo.”
“Palme come albero di Natale?”
“Per un anno sì, mi piacerebbe. Ma solo uno. Ormai mi sono abituato alla neve.”
Naoko guardò fuori “Dici che nevicherà nei prossimi giorni?”
“Le previsioni dicono di sì.”
Parlare del più e del meno non stava servendo a nulla, anzi stava solo amplificando quell’attrazione, ma cosa poteva azzeccarci lei con lui? Non aveva mai avuto un’avventura di una notte, ma quella forse sarebbe stata solo una parentesi. In fondo che cambiava? Erano solo più definizioni, la sostanza era la medesima.
Naoko si alzò e si mise davanti a lui. Lì ferma, non avrebbe fatto altra mossa oltre quella.
  Spettava a Genzo.
Sentiva il cuore batterle forte. Nella sua mente si mise a contare. Se fosse arrivata a dieci si sarebbe diretta all’asciugatrice.
Uno… due… tre… quatto…
Genzo si mosse.
…cinque… sei…
Le sciolse il nodo della cintura dell’accappatoio.
…sette… otto…
Forse doveva andarsene comunque.
Le aprì l’accappatoio; non indossava nulla sotto.
Genzo inoltrò una mano mettendola sul suo fianco e le fece fare un passo avanti.
Doveva andarsene, era sbagliato. Non doveva.
Uno… due… tre…
Perché contava di nuovo?
Sentì la mano di Genzo, calda, risalire diretta a un seno. Si mise ad accarezzarlo. Avvertì un fremito.
Ok, si sarebbe fatta toccare, giusto qualche istante ancora, ancora un po’, ancora un po’.
Genzo si alzò.
Era così alto.
Perché stupirsene, lo sapeva, gli aveva camminato accanto. Si abbassò e la baciò.
Un bacio intenso. Passione. Naturalezza.
Naoko capì, non sarebbe scappata via.

Mentre la toccava, l’accarezzava, la baciava, Genzo non riusciva a pensare a nulla. Assaporava ogni sensazione. Prima di farlo, prima di alzarsi, non aveva fatto altro che ripetersi no, non devi. Solo qualche ora prima avrebbe voluto non vederla più. Farla smettere di stargli alle costole. Eppure, dopo quelle parole, così sincere e spontanee, si era sentito a suo agio come… già era tanto tempo che con una ragazza non si sentiva così. Era tutto leggero, non complicato. Almeno questo era ciò che percepiva perché, razionalmente, avrebbe dovuto partire un allarme pericolo lampeggiante.
La pelle era così morbida. Quel seno, non molto grande. Quella timidezza con cui evidentemente lottava. Quella decisone in contrasto con tutto.

Come le labbra si staccarono, lei alzò le mani e, un po’ esistente, gli tolse l’accappatoio. Gli toccò il torace, scese sugli addominali. Andò ancora giù, ma si fermò, non osava.
La vide dischiudere le labbra. Lo guardava negli occhi. Era timorosa eppure sentiva che lo desiderava. Le prese una mano e l’accompagnò in basso.

Naoko non aveva alcun dubbio su cosa le stesse facendo toccare. Dalle guance sentiva sempre più calore. Un crescente desiderio misto ad agitazione in mezzo al petto, nel basso ventre e fra le gambe.
Prese coraggio, o forse era solo l’istinto. Iniziò a muovere la mano di sua iniziativa, senza bisogno di essere guidata.
Si staccò. Spostò Genzo e si distese sul divano. Non aveva tolto l’accappatoio, che continuava a essere aperto, non scoprendola completamente.
Genzo si abbassò su di lei, e la scoprì. La osservava dall’alto. Un corpo sinuoso, proporzionato, senza alcun segno di abbronzatura o altro. Il petto, l’addome, si muovevano su e giù mentre il suo respiro aumentava. Le allargò le gambe. Lei non poté fare a meno di deglutire mentre scendeva verso quella zona così intima. Sentì le labbra di Genzo, la sua lingua, in quella parte così intima.

Fermati Naoko. Fermalo. Tu non sei così. È tutto assurdo. È uno sbaglio.
Ma Naoko non riusciva a dirgli no. Non riusciva a respingerlo. Non riusciva ad andarsene. Non ci riusciva perché lo voleva. Le piacevano quelle sensazioni che le stava dando, le piaceva ciò che le stava facendo. Voleva che le facesse anche altro.

Genzo si sollevò. Naoko era come disorientata. Respirava in maniera irregolare. Lei capì subito cosa le stava chiedendo con lo sguardo. Era la sua occasione. La sua ultima occasione. Non la colse, non volle coglierla. Fece cenno di sì.

Genzo si sporse prendendo qualcosa dalla valigia rimasta aperta quando aveva tirato fuori le ciabatte.
Naoko fissava il soffitto, mentre lui armeggiava. Più attendeva, più desiderava si muovesse. Lottava con le sensazioni del suo corpo. Aveva bisogno di lui. Era in un misto fra desiderio e timore, se non si fosse sbrigato, la ragione avrebbe preso il sopravvento e sarebbe scappata?
Genzo apparve sopra di lei. Un bacio sulla bocca, un altro. Con una mano sulla coscia le sollevò la gamba facendole piegare il ginocchio.
Naoko sussultò nel momento in cui lo sentì entrarle dentro. Strinse un lembo dell’accappatoio. Come riprese a respirare, Genzo avanzò ancora. La cosa la sorprese, anche se lo aveva toccato poco prima, non aveva compreso che non era ancora completamente in lei.

Genzo si era fermato perché l’aveva sentita irrigidirsi. Lo desiderava, quanto lui la desiderava. Forse era l’unica certezza che aveva.
Si guardarono negli occhi, uniti senza muoversi, avvertendone sempre più il bisogno.
Naoko gli mise le mani sui fianchi e poi le fece scendere verso le natiche. Un tocco caldo, leggero, poi divenne deciso e Genzo prese a muoversi. Movimenti prima ampi e lenti, poi sempre più veloci. Genzo stava perdendo ogni possibile delicatezza, facendole perdere il controllo della sua voce. Le piaceva e più sentiva avvicinarsi il punto del non ritorno, più lo voleva ricacciare indietro. Naoko su quel divano non aveva grandi possibilità di movimento. Sollevò le gambe e strinse.
Genzo si sentì percorrere da un brivido che gli partì dalla parte bassa dell’addome e andò verso l’alto. Rallentò per un attimo e poi vennero travolti entrambi, nello stesso momento, da quell’ondata.
Genzo si accasciò su di lei che, istintivamente lo abbracciò. I loro corpi rimasero uniti ancora qualche istante. Poi lei avvertì quel vigore che ancora persisteva in lui, venir meno. Tornarono a essere così due esseri distinti.

Genzo si alzò e la guardò. Nuda, appagata, con le guance rosse. Naoko si mise seduta chiudendosi l’accappatoio, come se col sesso fosse finita anche la sua disinvoltura. Come se non fosse più naturale lasciarsi ammirare.

Naoko avvertiva ogni centimetro del suo corpo. Non si era mai sentita così. Aveva quasi l’impressione di sentire ancora Genzo. Le sensazioni fisiche che le aveva lasciato le davano ancora alla testa.
Si alzò e senza dire nulla si infilò in bagno. Si guardò allo specchio chiedendosi cosa avesse combinato. Eppure il suo viso non era quello di una ragazza che aveva fatto un errore enorme… o forse sì, ma non le importava?

Naoko tolse i vestiti dalla lavatrice e li infilò nell’asciugatrice. Si attardò guardando i panni girare. Non poteva restare lì, ma come sarebbe stato tornare da Genzo? Se almeno i suoi vestiti fossero stati asciutti, avrebbe potuto andare via.
Uscita di lì, ogni timore di disagio svanì, Genzo si era addormentato. Sorrise. Da una parte di sentiva sollevata, dall’altra era una scena molto tenera. Lentamente si mise seduta accanto a lui, appoggiando la testa sul divano, ammirandolo. Non aveva previsto di seguirlo nel mondo dei sogni, si sentiva sveglia, eppure…
Al suo risveglio, le ci volle qualche istante per comprendere dove fosse, perché avvertiva quel piacevole tepore. In qualche modo, nel sonno si erano abbracciati.
Anche Genzo si svegliò più o meno nello stesso momento. Si guardarono come intontiti. Naoko sorrise “Dimmelo.”
“Che cosa?”
“Cosa nascondi.”
A lui venne quasi da ridere “Te-e?”
Lei rise tirandosi su e stiracchiatosi.
“Come non detto” Genzo stava controllando il telefono.
“Come?” “Non sei il mio segreto a quanto pare.”
Lo fissò non capendo.
“Tuo fratello mi ha scritto. Mi chiede di questa foto apparsa online” le porse il telefono.
“Oh!” Si grattò la guancia, fissando l’immagine di loro due in quel locale “Lo sai che ora dovremmo sposarci?”
Genzo rise “Forse sarebbe l’unico modo per evitare di essere tormentato da tuo fratello” scherzò, nonostante un fondo di verità… non così in fondo “Sai non mi dispiacerebbe conoscerti meglio” aggiunse senza traccia di scherno.
“Meglio? Dovresti proprio conoscermi da capo. Sai poco e nulla di me.”
“Mi piacerebbe conoscerti.”
“Se è così… sappi che non ci potrà essere sesso, se mi vuoi davvero conoscere.”
Genzo sorrise, aveva notato quel rossore apparire lieve nel pronunciare la parola sesso.
“E tu non potrai usare nulla di quello che verrai a sapere.”
Naoko lo guardò fisso “E mio fratello dovrà morire di curiosità…” poi sollevò la mano.
“Assolutamente” le rispose stringendogliela.

  
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Captain Tsubasa / Vai alla pagina dell'autore: 404