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Autore: VigilanzaCostante    08/12/2021    2 recensioni
«Signorina Brown, che cosa diavolo sta facendo? Metta subito via, per l’amore di Salazar, quella è…».
«Severus, devo dire che hai sbagliato qualcosa, la ricetta originale non era affatto così». Si voltò a guardarlo, le sopracciglia aggrottate, gli occhi marroni leggermente vacui. Poi, sembrò prendere consapevolezza, le guance leggermente arrossate e le labbra spalancate a forma di o.
«…Amortentia, è il filtro d’amore più potente del mondo, non si rende conto di cosa ha combinato?».
|What-if, Severus non muore nella battaglia| Post-guerra| Severus/Lavanda|Regalo d'inchiostro per Lady.Palma
Genere: Commedia, Generale, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lavanda Brown, Severus Piton
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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A Marti,
che oltre a essere un’autrice che ammiro e rispetto, è una grande amica.
Buon compleanno.
 
 



Filtri d’amore e sfere di cristallo


 



Minerva McGranitt, ora preside, aveva insistito tanto e in tutti modi. “Ti prego, Severus” aveva iniziato, e lui s’era fatto facilmente convincere, perché le suppliche sussurrate da coloro che poteva considerare amici facevano più male dell’idea di tornare a Hogwarts. Così aveva accettato di educare una nuova generazione di smidollati, aveva preparato le valigie e lasciato Spinner’s End, che era stato il suo rifugio per tutto il dopoguerra. Era sopravvissuto, certo, ma gli era stato sottratto uno scopo. E forse ricominciare da capo non era un’idea così malvagia.  

 
♠♠♠
 
Quando Severus Piton aveva acconsentito a prendere il posto di Horace Lumacorno, che stavolta con serenità stava affrontando il pensionamento, di certo non aveva pensato al fatto che avrebbe dovuto abituarsi a un corpo insegnanti diverso. A occupare la cattedra di Babbanologia, la più dolorosa a cui pensare dato ch’era appartenuta a Charity, c’era Penelope Light, e Severus si era già sentito male a sapere questo: quanto tempo era passato da quando era stato il suo insegnante? Poi, che Neville Paciock avesse sostituito la Sprite era cosa nota a tutti, e sperava di non doverci a che fare molto: erano numerosi i rancori che il ragazzo ancora gli portava, e non poteva biasimarlo. Ma il colpo, quello che lo lasciò stordito e alquanto esterrefatto, fu scoprire che Sibilla Cooman e Fiorenzo avevano spostato baracca e burattini (la prima s’era andata a trasferire alla Testa di Porco, e il secondo era tornato allo stato brado dei centauri) e lasciato il posto a quella ragazzina riccia e un po’ tarchiata che fino a qualche anno prima andava sospirando il nome di Ron Weasley per i corridoi.  Solo che Lavanda Brown, di quella che era stata un tempo, era solo una scialba copia. Di anni ne aveva ventotto, e le cicatrici bianche sul suo volto lasciavano traccia del passaggio di Fenrir Greyback. Faceva di tutto per nasconderle, sotto strati di quei fondotinta babbani, nei sorrisi mesti che dispiegava agli alunni, nell’eccitazione contrita che esternava in modo quasi più appariscente di quando era ragazza.
Sembrava intenzionata, in ogni modo, a non dar a vedere la sofferenza che si portava dietro e a Severus non importava più di tanto. Andava tutto bene, finché continuava a fare il suo lavoro senza essere scalfito dai piagnistei di ragazzi che erano da troppo poco tempo degli adulti.

Per questo era a dir poco scocciato, quando la mattina del primo dicembre un uragano aveva bussato alla porta del suo studio, mentre era intento a preparare una pozione per la lezione del pomeriggio.
«Buongiorno professor Piton» trillò mentre si aggiustava il cerchietto rosa sui capelli. «Che strano chiamarla ancora così, in fin dei conti siamo colleghi, posso chiamarla Severus?».
Non rispose, alzò solo le spalle impercettibilmente, perché aveva quasi timore di aprire bocca e farle credere che avessero alcuna confidenza. Lui, la confidenza, l’aveva data a pochissime persone e nessuna di queste era viva per testimoniarlo.
«Volevo chiederti» Lavanda si fermò, per pensarci un po’ su. «O chiederle? Insomma, dato che ci siamo posso darti anche del tu, credo. Suona così male però…».
«Signorina Brown, arrivi al punto, sto preparando la lezione per questo pomeriggio».
«Sì, volevo chiederle se può darmi una mano con il gigantesco calendario dell’avvento magico che allestiremo proprio oggi per gli studenti di Hogwarts. Non le sembra una magnifica idea?» e sorrise d’un sorriso a tratti forzato, che rendeva ancora più lucide le sue cicatrici sotto al trucco.
Magnifica idea, per un’iniziativa così sciocca e frivola gli sembrava davvero eccessivo, ma ormai l’ex studentessa aveva iniziato a parlare a macchinetta, a srotolare informazioni e propositi malsani, che c’era davvero da chiedersi perché non s’era mossa qualche giorno in anticipo.
«Ma come, non essere sciocco Severus!» ribattè sorpresa, quando le fece notare il grande difetto organizzativo di questo piano. Sembrava non decidersi riguardo al modo in cui rivolgersi a lui, e la cosa lo irritava non poco. «Ho letto sul fondo delle tazzine da tè, ed è l’occhio interiore che mi ha suggerito proprio questa mattina di organizzare tale evento. Tutto ciò che faccio, lo faccio perché è stato predetto, niente è dato al caso» e concluse la sua spiegazione con un sospiro fin troppo rumoroso.
«Mi dispiace, ma non sono interessato» fu lapidario, conciso e tagliente. Magari, così facendo, l’avrebbe dissuasa da rivolgerle ancora la parola.
Lavanda sembrò incassare il colpo senza battito di ciglia, anche se le sue spalle si afflosciarono leggermente rispetto alla postura eretta e saltellante precedente.
Poi, cambiò drasticamente argomento: «Cos’è questo odore, comunque?» si sporse leggermente verso il calderone in ebollizione.
«Oh, c’è un curioso odore di lavanda, dentro! Non sarà mica quell’acqua aromatizzata? Ne vado matta!».
E poi, prima che Severus potesse rispondere, prima che potesse anche solo girarsi rispetto alla posizione che stava occupando, la professoressa di Divinazione stava sorseggiando un mestolo del miscuglio.
«Signorina Brown, che cosa diavolo sta facendo? Metta subito via, per l’amore di Salazar, quella è…».
«Severus, devo dire che hai sbagliato qualcosa, la ricetta originale non era affatto così». Si voltò a guardarlo, le sopracciglia aggrottate, gli occhi marroni leggermente vacui. Poi, sembrò prendere consapevolezza, le guance leggermente arrossate e le labbra spalancate a forma di o.
«…Amortentia, è il filtro d’amore più potente del mondo, non si rende conto di cosa ha combinato?».



 
♠♠♠
 
In passato, non si era mai interessato alle disgrazie amorose dei suoi studenti. Ma gli sembrava di ricordare, molto vividamente, come Lavanda Brown alla giovane età di sedici anni fosse stralunata e sospirante quando si parlava d’amore. Però, delle sorti di Ron Weasley e di quanto dovesse essere pesante per lui avere una piovra attaccata al fianco, non si era mai veramente preoccupato. Un conto è l’umana empatia, ma compatire il migliore amico di Potter al tempo gli sembrava veramente eccessivo.
Eppure, dopo solo un’ora di Sev Sev e sospiri, sentiva di essere spiritualmente vicino a quel Weasley.
«Ho sempre saputo che tra me e lei c’era un legame speciale, professore». Lavanda era seduta con le gambe incrociate su una sedia traballante, mentre attorcigliava delle ciocche di capelli intorno alle dita. «Soprattutto ora che siamo colleghi, non trova?».
Cosa positiva: quell’impeto d’amore nei suoi confronti le aveva fatto riprendere l’uso del lei. Cosa negativa: l’impeto d’amore nei suoi confronti.
«Non dica sciocchezze, quando avrò finito di prepararle l’antidoto, starà meglio».
«Non ho bisogno della pozione antilupo, non è ancora periodo di luna piena» e per quanto pienamente sincera, la sua voce aveva bruscamente cambiato tono. Severus nemmeno sapeva che ne avesse bisogno, pensava che l’attacco di Greyback fosse stato più superficiale.  
«Non quella pozione» e nel dirlo alzò gli occhi al cielo. «Guardi che si professa innamorata, non ubriaca, può evitare di dire tutto quello che le passa per l’anticamera del cervello».
«Oh, SevSev, vedi che lo riconosci? Sono innamorata, siamo innamorati».
Voleva dirle che aveva amato una sola persona nella sua vita, che anche quando aveva provato a ricostruirsi con qualcun altro aveva finito per auto sabotarsi. Voleva dirle che era una sciocca e che non sapeva nulla dell’amore, che qualche bacio umido scambiato a sedici anni non era nulla in confronto. Ma la realtà, è che d’amore sapeva ben poco anche lui. E, proprio per tale motivo, ritrovarsi in una situazione simile lo metteva in grande disagio.
«Non posso farla andare in giro per il castello ridotta in questo stato, purtroppo devo sospendere la lezione del pomeriggio e risolvere questo problema. Mi passerebbe della pergamena, che scrivo alla preside?».
Lavanda, contenta di rendersi utile, prese della carta, la piegò a metà e ci stampò un bacio sopra.
«Per te» e nel tendergli il foglio arrossì vistosamente. «Non sei immensamente felice di saltare la lezione e passare tutto il pomeriggio con me, Severus?».
La domanda restò sospesa, mentre lei si sporse ancora un po’ e avvolse le sue braccia esili intorno al corpo di Severus Piton, pietrificato di fronte a tale slancio di affetto. Si sentiva in tanti modi, in quel momento, ma di certo felice non si annoverava tra questi.


 
♠♠♠

«Ancora mezz’ora della pozione a riposo, e poi questo strazio sarà finito» esalò con un sussurro, sistemandosi le maniche sgualcite.
«Lei non mi ama, non è vero professore? Perché ho delle cicatrici brutte, e perché non sono nemmeno un vero lupo mannaro, un ibrido nel mezzo che non piace a nessuno» e nel dirlo, Lavanda Brown, accartocciata sulla stessa sedia di prima, sembrava ancora una bambina. E forse, dentro quella scuola, ricca di fantasmi e brutti ricordi, erano proprio loro due quelli più spezzati.
«Brown, nemmeno lei mi è affezionata. E non saranno di certo quelle cicatrici a impedirle d’essere amata, lo sa anche lei».
Lavanda sospirò, e poi alzò di nuovo lo sguardo verso di lui.
«Come fa a sapere che non la amo? E come fa a sapere che lei non mi amerà? Dovremmo poter leggere il futuro per saperlo».
E poi, subito dopo averlo detto, le venne in mente che in effetti sì, lei il futuro sapeva leggerlo, ne era certa.
«Mi dia il palmo della sua mano, professore» ma invece di aspettare che lui acconsentisse, lo tirò verso di lei. «Sa, forse preferisco darle del lei, è più eccitante».
«Per favore, si risparmi. Potrei vomitare» ma dietro alla smorfia disgustata, c’era una parvenza di sorriso. «E la lettura della mano non è divinazione, ma una forma d’imbroglio tipicamente babbana».
Ma fu inutile, perché Lavanda, con le unghie smaltate di lilla, percorreva ogni centimetro del palmo di Severus, con una sicurezza e una sfacciataggine tale da farlo avvampare.
«Come pensavo, lei si innamorerà di me!» e gli mostrò non so quale linea, che si intercettava con un’altra, che voleva dire un’altra cosa ancora, e. E Severus tolse la mano bruscamente e tornò vicino al calderone.
«Mezz’ora è passata, questo è il suo antidoto, e tanti cari saluti».
Si assicurò che bevesse l’intruglio, pulì la postazione, e poi con il suo solito silenzio la invitò a lasciare la stanza.
 
♠♠♠

La mattina della Vigilia di Natale, Lavanda Brown era di nuovo fuori dalla porta dello studio del suo ex professore di pozioni. Si guardava la punta delle scarpe, e si sentiva piccola come non mai. Non riusciva neanche a simulare esuberanza, a causa dell’imbarazzo.
Quando Severus le aprì la porta, inarcò il sopracciglio talmente tanto da farlo quasi scomparire dietro il ciuffo di capelli neri.
«È quasi Natale. Volevo darle un pensiero, per ringraziarla di essersi preso cura di me quel giorno. E, e, scusarmi anche, per tutto ciò che ho detto» le porse un pacchetto color lavanda, con un fiocco oro al centro. «Non che io mi ricordi qualcosa, sono stata stordita per molto tempo, non voglio proprio immaginare…».
«Non si preoccupi, e non c’è bisogno che si scusi». Lapidario, conciso, tagliente. «E non ho bisogno di alcun dono».
«Ti prego, Severus…». Le spalle si afflosciarono di nuovo, l’energia che tanto tentava di ostentare evaporò per un attimo dal suo corpo. Le stava rendendo le scuse difficili.
Allora aprì il pacco con quelle sue mani pallide, con un’attenzione quasi chirurgica.
Filtri d’amore e sfere di cristallo: dialettica tra l’arte delle pozioni e della divinazione per evitare le catastrofi amorose, di Sacharissa Tugwood.
Quando alzò lo sguardo dal titolo del libro che aveva ricevuto, dietro alla smorfia disgustata di Severus c’era una parvenza di sorriso.
«Lei è completamente pazza» poi sembrò pensarci su. «Anzi, tu sei completamente pazza. Forse hai ragione, ora possiamo darci del tu».




 





























 
Angolo dell’autrice:
Questa ship crack (Severus/Lavanda, anche conosciuta come Snavanda) è nata dalla penna e dalla mente di Lady.Palma, alias Martina, la persona a cui è dedicata questa storia. Vi lascio il link di una storia seria e bellissima su di loro [To remember (and let go)] scritta da lei. Questo è solo un tentativo maldestro per dirle che la penso oggi, che è il suo compleanno.
Marti, spero che potrai perdonarmi per aver manomesso una delle tue ship crack che più amo, ma ci tenevo a farti qualcosa di unico.

Ti voglio bene, buddy
Mati.
 
   
 
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