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Autore: VigilanzaCostante    09/12/2021    14 recensioni
Quando Harry aveva trovato quel grazioso appartamento a Godric’s Hollow, non avrebbe potuto immaginare che nel suo stesso pianerottolo, proprio di fronte alla sua porta di casa, vivesse Draco Malfoy.
|Draco/Harry| Vigilia di Natale | OS | Partecipa al "Calendario dell'avvento" indetto sul forum "Writing games" | Regalo d'inchiostro per Asmodeus e Koa
[Questa storia è candidata agli Oscar della Penna 2023 indetti sul forum "Ferisce la penna"]
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Prompt #1 del giorno 9 del Calendario dell’Avvento indetto da Cora nel forum "Writing Games":
Personaggio A ha affittato un appartamento accanto a quello del personaggio B, e siccome i muri sono praticamente fatti di cartapesta ogni giorno B sente A e il suo partner scherzare e ballare, il letto cigolare, eccetera eccetera. B li detesta perché non riesce più a dormire né a godersi un po' di tranquillità. All’improvviso però arriva il silenzio e alla vigilia di Natale B si decide a bussare alla porta di A perché è preoccupatə.


 


 
 
 
A Koa_ e Asmodeus,
sperando che questa storia natalizia e senza troppe pretese li possa divertire. 

 
 




Un Malfoy nell’ appartamento accanto 
 
 
Quando Harry aveva trovato quel grazioso appartamento a Godric’s Hollow, non avrebbe potuto immaginare che nel suo stesso pianerottolo, proprio di fronte alla sua porta di casa, vivesse Draco Malfoy. Purtroppo, l’aveva scoperto troppo tardi, quando la caparra era stata già pagata e il contratto firmato per almeno dodici mesi. E poi, a dirla tutta, il suo orgoglio Grifondoro gli avrebbe impedito di cedere per primo. Godric’s Hollow era il quartiere dei suoi genitori, e per quanto Malfoy avesse assediato quel condominio per primo, doveva andarsene lui.
In fin dei conti, aveva affrontato i Dursley, sei anni tremendi a Hogwarts, una guerra e la rottura con Ginny. Non sarebbe stato Draco Malfoy a farlo arrendere, no signore.
Cosa mai sarebbe potuto succedere di male?


 
ওওও
 
A distanza di tre mesi, Harry era al limite della sua pazienza. Cosa sarebbe potuto succedere di male? Tutto.
Le sue giornate erano una tediosa, lunga routine, che iniziava con la sveglia all’alba, un’intera giornata di lavoro impegnativa da Auror, e tornare la sera senza un brandello di pace. Draco Malfoy sembrava intenzionato in tutti modi a vincere quella guerra condominiale. Harry si chiedeva, con estremo stupore, come gli altri condomini non si lamentassero del rumore. Certo, la coppia anziana aveva qualche problema di udito e quindi poteva ignorare il problema, e la famigliola al piano di sotto era troppo lontana, a differenza sua. Quindi Draco Malfoy era la sua croce, fine della storia.
Aveva anche iniziato a pensare che l’ex Serpeverde lo facesse consapevolmente, tutto quel frastuono, giusto per irritarlo. Per non parlare, poi, delle riunioni di condominio: quel sorrisetto sfacciato, quella postura dritta, quei commenti acidi, gli facevano venir voglia di cancellargli il ghigno a suon di pugni.
Altre volte, invece, Harry pensava che fosse tutto frutto della sua mente. Forse Malfoy si stava semplicemente facendo la sua vita, senza badare a cosa lo disturbasse oppure no. Gli sembrava di essere tornato il sedicenne che si era convinto che quel ragazzino biondo, il cui viso era appuntito come una matita, fosse la causa di tutti i mali del mondo. Solo che ora la guerra era finita, erano passati anni, Ginny lo aveva lasciato ed era solo. E l’apparente serenità con cui Malfoy conviveva con i suoi demoni, lo faceva andare su tutte le furie.
In effetti, non c’era alcuna prova che Draco ce l’avesse con lui. Le uniche volte che si erano incrociati, oltre a qualche battibecco sporadico, erano stati talmente glaciali che sembrava essere sparita anche quella scintilla che caratterizzava il loro rapporto di non sopportazione.
E poi, c’era anche il fattore sesso. Sì, sesso, perché Draco Malfoy sembrava essere in dolce luna di miele con il compagno, quel viscido di Blaise Zabini. Una luna di miele composta da letti che cigolano, ansimi gutturali e oscenità urlate nella camera da letto. Che, guarda caso, era proprio adiacente a quella di Harry.
Prima di tutto: Harry nemmeno sapeva che Malfoy fosse omosessuale. Non che ci fosse qualche problema in merito, questo era chiaro. Aveva lottato per anni contro le discriminazioni, di certo non si metteva a discriminare qualcuno per chi si portava sotto le lenzuola. Ma, in un certo senso, l’aveva un po’ scombussolato. Perché di Blaise, insomma, lo sapevano tutti. Ma con Draco diventava quasi una questione personale. Da quando l’aveva scoperto non aveva mai smesso di chiedersi se per caso quell’ossessione che il biondino aveva per lui potesse scambiarsi per attrazione. E se lo era, era ricambiata? No, no, certo che no. A lui, erano sempre piaciuto le donne.
Eppure, mentre malediceva quei due e deglutiva rumorosamente sentendo quei suoni, non riusciva a non farsi domande su sé stesso. Sul perché fosse così ossessionato da quel biondino smunto.
Ed era giunto alla conclusione che, così abituato a suscitare irritazione e disgusto in Draco Malfoy, gli dava fastidio non avere più quell’acceso confronto che da ragazzino era in grado di farlo sentire vivo. Tutto, nella sua vita, era cambiato. Ron e Hermione, felicemente sposati, li vedeva molto di meno (per quanto l’affetto non fosse mai scemato). I Weasley erano macchiette lontane, da quando Ginny l’aveva lasciato. I suoi punti saldi sembravano pian piano sgretolarsi, e l’odio con Malfoy sembrava l’unica cosa mai immutata. Almeno, da parte sua. E quindi gli piaceva pensare che sì, lo facesse apposta a dargli fastidio, a sorridergli con dei ghigni deformati, perfino a essere così rumoroso a letto.
Al pensarlo, arrossì violentemente. Ma insomma, cosa gli costava lanciare un Muffliato?

 
ওওও

Harry non aveva molti piani per Natale. Pranzo con Andromeda e Teddy, e poi forse sarebbe passato a trovare i Weasley per il tè pomeridiano. La Vigilia, invece, da solo.
Non che gli dispiacesse, anzi, ma gli si dipinse un timido sorriso sulle labbra a pensare che il decantato e venerato salvatore del mondo magico non avesse nessuno di intimo con cui aspettare la mezzanotte e scambiarsi i regali.
Mentre con un colpo di bacchetta fece partire il lavaggio stoviglie, si chiese come mai dal piano di sopra non provenisse il solito chiacchiericcio e le solite ballate melense che Zabini si ostinava a far partire nonostante i borbottii di Malfoy. Se le sue intuizioni erano giuste, la sera prima avevano litigato. Non che si fossero messi a lanciare piatti o a gridare – erano pur sempre Serpeverde – ma lo sbattere della porta di casa e il silenzio che ne seguì, l’avevano fatto giungere a quella conclusione.
Iniziò a mordicchiarsi un’unghia, chiedendosi se fosse il caso di fare il bravo vicino di casa e andare ad accertarsi che andasse tutto bene. Subito dopo averlo pensato, si pentì dell’assurdità della sua idea. Cosa avrebbe potuto dire? “Ciao Malfoy, non ci sopportiamo e vorrei tanto che ti trasferissi, ma ho dedotto che tu e Zabini avete litigato. Posso esserti utile? Ah, a proposito, potreste fare meno rumore quando fate l’amore? State mettendo in dubbio la mia sessualità.”
Un disastro preannunciato, insomma. 
Fece avanti e indietro per un po’, avvicinandosi al pomello della sua porta per poi allontanarsi e ributtarsi sul divano. Magari non c’erano rumori perchè non erano in casa, era più che probabile. Ma, se non fosse stato così, lui e Draco Malfoy avrebbero passato la Vigilia di Natale completamente da soli, con un muro a dividerli. E, in qualche modo, questa prospettiva gli metteva più malinconia del suo piano iniziale. In fin dei conti, come si ripeteva quasi ogni mattina appena sveglio, la guerra era finita, ed era il momento di lasciarsi alle spalle tutti quei demoni che gli impedivano di vivere serenamente.

Così si alzò, definitivamente e una volta per tutte, e senza nemmeno rendersi conto di come aveva mosso i piedi uno dietro l’altro, si era trovato a bussare con le nocche alla porta in mogano vicina alla sua.
Aspettò una manciata di secondi, che parvero interminabili, in cui pensò che alla fine erano davvero fuori casa e il litigio se l’era solo immaginato. Stava giusto per tornare da dove era venuto, quando la porta si aprì, mostrando uno scarmigliato Draco Malfoy.
Non l’aveva mai visto così. Arrabbiato, sì. Infastidito, pure. Triste, anche. Ma mai così accartocciato su sé stesso, così scompigliato. La smorfia sul suo viso sembrava uno scarabocchio mal dipinto e, pur non essendoci lacrime, le borse violacee sotto gli occhi gli davano un’aria più che sbattuta.
«Potter, che cosa ci fai qui?».
«Non sentivo rumori fastidiosi provenienti dal tuo appartamento, e volevo accertarmi che andasse tutto bene».
Un ghigno sembrò illuminargli il viso. «Stai venendo a ballare sulla mia tomba, o sono semplicemente una nuova missione da portare a termine, Potty?».
«Non ti sto proponendo un contratto di amicizia, ma solo di bere una bottiglia di Merlot durante la Vigilia di Natale. Invece di odiarci con un muro di mezzo, odiamoci allo stesso tavolo».
«Non so cosa sia questo Mertzot, ma sembra alcolico, quindi ci sto. Dammi solo un secondo».

Trenta minuti più tardi, era Malfoy a bussare alla porta del suo appartamento. In quella mezz’ora aveva tirato fuori il vino e riscaldato qualche trancio di pizza avanzato. Aveva addosso una tuta vecchia di anni e i capelli erano (come sempre) sottosopra. In quella mezz’ora, invece, Draco s’era agghindato. Fu il turno di Harry di ghignare.
«Come ti sei conciato?».
«Non so chi ti abbia cresciuto, Potter, ma mia madre mi ha insegnato che quando i Malfoy ricevono un invito devono sempre presentarsi in modo più che dignitoso. E stasera è la Vigilia, quindi il dresscode richiede eleganza».
«Sarà, ma avverto il tuo stomaco altolocato che il menù prevede pizza riscaldata».
Alla fine, gustarono quei brandelli di cena come se fossero piatti gourmet, e si ubriacarono al punto giusto. Riuscirono a raggiungere quel limite sottile che separa una sbronza allegra da una disastrosamente triste, e le labbra scarabbocchiate di Draco sembrarono quasi raggiungere la forma di un sorriso. O meglio, di un ghigno.
Ricordarono vecchi episodi scolastici, le litigate più furibonde che avevano caratterizzato maggiormente il loro rapporto, e non mancò qualche insulto lieve ai loro rispettivi amici. Ma della guerra, di Ginny o di Blaise non parlarono nemmeno per un secondo.
Si salutarono poco dopo mezzanotte, dopo aver biascicato degli auguri ben poco gentili.
«Grazie per la pizza, Potter. E non mi è dispiaciuto questo Mertzot, anche se digerisco meglio il vino elfico» decretò in piedi ormai sull’uscio. Poi, un rumoroso singhiozzo uscì prepotente dalla sua bocca, scomponendolo per un secondo. Harry rise di gusto.
«Non preoccuparti, Malfoy. E ti prego, la prossima volta che entri in questa casa puoi evitare di avere addosso uno smoking?».
«Ammesso e non concesso che ci sia una prossima volta, non pensavo che mi volessi nudo, Potty».
Non ebbe nemmeno il tempo di diventare porpora come lo stemma dei Grifondoro, che Draco era già sparito nel suo appartamento.



La mattina di Natale si trovò un pacchetto marrone fuori dalla porta.
Buon Natale, Potter - recitava il biglietto. Lo aprì, curioso, e la sua giornata migliorò improvvisamente nel ritrovarsi tra le mani una spazzola che non aveva mai chiesto. 
 
ওওও
 
Da quel giorno, nacque tra loro un’amicizia disfunzionale. Venne fuori che Narcissa aveva riniziato a parlare con la sorella Andromeda, e quindi era iniziata una strana tradizione basata sul prendere un tè a casa di Draco (non quella di Harry perchè era quasi sempre in disordine e “No, non esiste che fai entrare mia madre in quella topaia”).
Continuavano a insultarsi, perchè non conoscevano altro modo per comunicare, ma raramente questo sfociava in vere e proprie baruffe. Quando si toccavano i Weasley, Harry andava su tutte le furie, e Draco sembrava trattenersi in tutti i modi per non andare a parare lì nelle sue solite battute. Anche Lucius pareva essere un argomento tabù e Harry aveva la delicatezza di non andare ad accarezzare proprio quel punto. Insomma, ci stavano provando, come se quel Natale all’insegna del vino rosso avesse sancito un patto tra di loro.
Era passato quasi un mese, quando si azzardò a chiederglielo: «Come mai è finita con Zabini?».
Era la prima volta che anche solo lo nominavano e Harry temette di aver combinato un guaio, perchè gli occhi di Draco si assotigliarono in una fessura e la sua postura si irrigidì.
«Non era quello giusto» sospirò, lisciando con una mano il divano di velluto, avanti e indietro. «Evidentemente non capisce il concetto di monogamia, lui sostiene che io non concepisco il divertimento, che sono troppo rigido e mille altre cose che non ti sto nemmeno a spiegare».
«Mi dispiace» ed era sincero.
«Per un Malfoy non è facile accettare l’idea di volere al proprio fianco un uomo. Sai, la questione del sangue puro» e fece un gesto con la mano che sottointendeva mille significati. Rientrava un po’ nella categoria tabù “guerra”, e Harry non fiatò, sperando continuasse a parlare. «Quindi per me era una cosa seria. Mi sembrava che dopo aver passato anni ad accettare questa cosa di me, non potevo arrendermi con lui».
Harry capiva cosa volesse dire. Ginny l’aveva lasciato e sicuramente era stato male, però era come se si fosse aggrappato al fatto che doveva stare con lei, che era scritto da anni e tutti se lo aspettavano. Adesso, che era passato del tempo, si rendeva conto che Ginny gli mancava come amica e nulla più.
«Beh, Malfoy, puoi avere di meglio» aggiunse, quando si rese conto che aveva fatto aspettare troppo tempo prima di rispondergli, e che Draco aveva finito di raccontare.
«Oh, per esempio il salvatore del mondo magico?».
Combattè violentemente con le gote che gli stavano diventando rosse, come sempre quando gli faceva quelle battute. Ma stavolta, stette al gioco.
«Mi sembra un’ottima opzione, si dice che abbia tatuato un ungaro spinato dove non batte il sole».
Quando vide Draco ridere - no, ghignare - Harry sentì una strana sensazione di calore nel petto. Non sapeva spiegarsi perchè, ma non gli piaceva vederlo triste.



 
ওওও
 
I mesi trascorsero con la solita impalpabile velocità, come se i giorni si arrotolassero uno dietro l’altro, tra ricorrenze e problemi a lavoro. L’amicizia di Draco e Harry, che ancora riusciva stupire coloro che se ne erano accorti, sembrava star contagiando le persone a loro care. Era successo che una volta avevano organizzato una cena tutti insieme, e Neville ne era uscito felicemente fidanzato con Pansy Parkinson, il chè aveva sconvolto tutti (“Un Grifondoro, Pans, sul serio?” “Tesoro, siamo usciti da Hogwarts da 10 anni!”). Poi, Ron aveva stretto una strana alleanza con Goyle, che si basava sul commentare le partite di Quidditch e le macchine babbane (“Gregory, ma tu che ne sai che cos’è la Fiam?” “Fiat, Draco, Fiat”). E alla fine anche Hermione si era fatta intenerire dai continui tentativi di Theodore di fare una scalata al Ministero (“Bravo Nott, almeno tu sei rimasto un vero Serpeverde!”).
Così, il dicembre successivo, il loro Capodanno era sistemato: tutti in una baita in mezzo alla neve, appartenuta tempo fa alla nonna di Neville. Ma per la Vigilia, il problema si riproponeva.
La mattina del 24 Harry si trovò un biglietto sullo zerbino. Io. Te. Mertzot. A odiarci nel tuo scialbo appartamento. Ci stai?
P.s.: Se vuoi vengo senza vestiti.

Harry, che ormai si era quasi abituato a non arrossire, sperò con tutto il suo cuore che nessuno dei vicini avesse visto quel pezzo di pergamena.

Alla fine, Draco si presentò vestito, ma senza uno smoking.
«Hai imparato, vedo» sogghignò Harry.
«Sono io che ti ho invitato a casa tua, quindi il mio galateo prevede più informalità». Il discorso non aveva alcun senso logico, ma sul suo volto era comunque dipinta la sua solita aria di superiorità.
Il cartone della pizza (stavolta ordinata ex novo e non riscaldata) era già aperto sul tavolo, e il vino già versato.
«Alla nostra vigilia insieme, Potty» disse Draco alzando il bicchiere, e Harry emulò il gesto.
Ma poi i bicchieri divennero due, tre, quattro. E le scuse per brindare innumerevoli.
«A Paciock e Pansy» era ancora accettabile. Ma quando Draco arrivò a «E alle oscene mutande di Merlino!», Harry capì che la cosa stava leggermente degenerando.
Ma la cosa peggiorò ancora, se possibile, perché Draco insistette per mettersi sul divano a giocare a scacchi magici. E poi le mani si sfiorarono nel prendere la medesima pedina, e poi si ritrovarono intrecciati in un groviglio confuso di gambe e braccia. E la cosa più strana di tutte era che, nel trovarsi addosso le labbra di Draco Malfoy, Harry non si sentiva sbagliato. O preoccupato. O stranito. Era come se fosse proprio il punto dove dovevamo essere. E tutti quegli insulti masticati, quell’insistenza a usare il cognome anche dopo mesi di amicizia, quella voglia bruciante di farsi male, si trasformò in passione dirompente.
Un bacio, poi un sussurro osceno, una carezza, poi una risata soffocata.

«Mi fai impazzire» gli disse la mattina di Natale, quando si svegliarono in quel letto da una piazza e mezzo che per troppo tempo Harry aveva occupato da solo. Ed era vero, diamine se era vero, Draco Malfoy l’aveva sempre portato allo stremo delle sue forze, l’aveva fatto arrabbiare, l’aveva fatto dubitare, l’aveva ferito. L’aveva salvato, anche, in quella guerra in cui in fin dei conti erano entrambi due bambini. E ora, aveva scoperto un altro modo in cui Draco era riuscito a farlo uscire dagli schemi. Con dei baci a fior di pelle, con un flirtare tutto contorto, con una pizza condivisa e un tè in famiglia.
E gli sembrò tutto così giusto, anche quando andarono al pranzo di Natale con Andromeda, Narcissa e il piccolo Teddy. Anche quando si scambiarono un bacio di nascosto nel bagno di quella baita, allo scoccare della mezzanotte del primo gennaio, con tutti i loro amici a festeggiare di là. E gli sembrò giusto anche porgergli le chiavi del suo appartamento, e fargli notare che non aveva senso pagare due affitti, dato che l’appartamento di Draco stava diventando sempre più freddo da quanto poco era abitato.
«Vieni a vivere con me, Draco».
«Non so, Potter, devo mettere sulla bilancia rischi e vantaggi».
«Non ti sembra il momento di abbandonare il cognome?» gli chiese posandogli un bacio sul collo.
«Solo se inizi a vestirti come Salazar comanda e a pettinarti quel cespuglio».
E anche se non l’aveva detto, Harry sapeva che quello era un sì.


 
ওওও

Quando Harry aveva trovato quel grazioso appartamento a Godric’s Hollow, non avrebbe potuto immaginare che due anni dopo si sarebbe trovato a condividerlo con Draco Malfoy. E alla fine, pensandoci bene, era una sorta di vittoria. Non l’aveva spinto ad andarsene da un’altra parte, però quello era rimasto il suo quartiere, e in un certo senso Draco aveva ceduto. A diventare suo amico. Ad aprirsi con lui. A cominciare una vita insieme.
E dopo aver affrontato i Dursley, sei anni tremendi a Hogwarts, una guerra e la rottura con Ginny, non sarebbe stata una convivenza con Draco Malfoy a farlo arrendere.
Cosa mai sarebbe potuto succedere di male? 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 




 
 
 


Angolo dell’autrice:
Per chi mi conosce, sa che scrivere Drarry per me è un parto. Li amo, tantissimo, amo leggere storie Drarry, ma ogni parola che scrivo quando apro il documento di Word non mi sembra abbastanza giusta. Questa OS, che alla fine dei conti è solo una commedia romantica, mi è uscita con più facilità di quanto immaginassi, e scriverla mi ha proprio divertito. Quindi spero che sia un regalo gradito per Koa e Asmodeus.
Il titolo inizialmente era “Il Malfoy della porta accanto”, ma si è trasformato in “Un Malfoy nell’appartamento accanto”, perché mi sembrava ancora più trash, e un po’ di trash non guasta mai.

 
   
 
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