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Autore: Vavi_14    11/12/2021    4 recensioni
«Non posso credere che tu glielo stia lasciando fare».
Jesper agguantò distrattamente uno dei documenti, inarcando le sopracciglia per cercare di raccapezzarsi in quell’ammasso confuso e snervante di numeri: a Wylan sarebbe bastato uno sguardo e, puff, equazione risolta. Il tempo di pensarlo e se lo sentì sfilare bruscamente di mano.
«Perché non vai ad aiutarle?» bofonchiò Kaz in risposta, un’intera sinfonia di sarcasmo a inclinargli la voce.
Jesper incrociò le braccia, sporgendosi all’indietro per far cozzare i piedi sul tavolo. Il fatto che lo spostamento d’aria non provocò mutamenti nella pila di scartoffie davanti a loro fu l’unico motivo che trattenne Kaz dal picchiargli in fronte la testa di corvo.
«Aiutarle ad impacchettarti il Club come un adorabile nido di coppia? Ho giurato di vedere del vischio, prima, in mano a Nina».
«Jesper, se vuoi arrivare a Natale, per Ghezen, trovati qualcosa da fare».
«Guardare la tua faccia contrariata mentre quelle due ti smontano la reputazione vale tutte le minacce del mondo».
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Malincomico agg. (scherz.) Che unisce tratti di malinconia a una vena di comicità.
Genere: Comico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Inej Ghafa, Jesper Fahey, Kaz Brekker
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Freddure malincomiche




  ★



 

 
Se non fosse stato per lo Spettro, Kaz se ne sarebbe rimasto chiuso nel suo ufficio a far tornare i conti della settimana, immerso nell’accogliente e sacrosanto silenzio del pianerottolo, invece che seduto ad un tavolo del Club dei Corvi, con un occhio attento affinché Jesper non gli mandasse all’aria i fogli e l’altro distrattamente occupato ad accertarsi che Nina non trasformasse il suo locale in un’imbarazzante bomboniera natalizia.
«Secondo voi, questo va bene così?»
Era la voce di Inej, occupata – anzi, sequestrata - e in equilibrio precario su una sedia malmessa, per appendere ad una trave l’ennesimo mucchietto di agrifoglio. Nina suggerì di spostarlo un po' più a destra, mentre Kaz pensava che una qualsiasi altra persona sarebbe precipitata con la faccia sul pavimento non appena avesse poggiato il piede su quell’ammasso di legno marcio.
«Non posso credere che tu glielo stia lasciando fare».
Jesper agguantò distrattamente uno dei documenti, inarcando le sopracciglia per cercare di raccapezzarsi in quell’ammasso confuso e snervante di numeri: a Wylan sarebbe bastato uno sguardo e, puff, equazione risolta. Il tempo di pensarlo e se lo sentì sfilare bruscamente di mano.
«Perché non vai ad aiutarle?» bofonchiò Kaz in risposta, un’intera sinfonia di sarcasmo a inclinargli la voce.
Jesper incrociò le braccia, sporgendosi all’indietro per far cozzare i piedi sul tavolo. Il fatto che lo spostamento d’aria non provocò mutamenti nella pila di scartoffie davanti a loro fu l’unico motivo che trattenne Kaz dal picchiargli in fronte la testa di Corvo.
«Aiutarle ad impacchettarti il Club come un adorabile nido di coppia? Ho giurato di vedere del vischio, prima, in mano a Nina».
«Jesper, se vuoi arrivare a Natale, per Ghezen, trovati qualcosa da fare».
«Guardare la tua faccia contrariata mentre quelle due ti smontano la reputazione vale tutte le minacce del mondo».
Il ghigno soddisfatto del tiratore scelto, a quel punto, sarebbe bastato a far esaurire in un sol colpo tutta la pazienza residua del Bastardo del Barile, ma fu quando sentì sbattere sulla propria spalla la mano di Nina, che Kaz avvertì scivolargli via anche l’ultimo barlume di ragionevolezza: nemmeno l’occhiata lungimirante di Inej lo convinse a non fulminare la giovane Grisha come se quell’azzardo avesse appena designato a lettere di fuoco la sua condanna a morte.
«Avanti, Kaz!» esclamò lei, non cogliendo il sottile strato di pericolo che si andava cristallizzando attorno alla figura di Kaz o, molto semplicemente, ignorandolo. Si raddrizzò il cappello rosso sulla testa, facendo tintinnare il pon pon all’estremità. «Frooostyyy the snow maaan -» intonò allegra, fissando un rametto di bacche dietro l’orecchio di Jesper, che gli rispose con un gran sorriso aperto.
«Si è sciolto» fu la continuazione lapidaria di Kaz, deciso più che mai a riordinare i documenti e levare le tende una volta per tutte.
Nina fece un gesto noncurante, mentre tornava ad aiutare Inej. «Come il tuo senso dell’umorismo».
Con un movimento veloce e preciso, i conteggi vennero allineati e raccolti in due colonne alte uguali. «O forse non è per tutti».
Jesper si sfilò le rivoltelle dai pantaloni, deciso a piantare radici lì proprio nel momento in cui aveva iniziato a pensare che, forse, per il suo bene, sarebbe stato meglio impiegare davvero le energie in qualcosa di inutile. Ma dove diamine si era cacciato Wylan? Si stava perdendo un siparietto niente male.
«Stai forse insinuando che sono scema e non arrivo a capire le tue tristissime battute?» sentenziò Nina, infondendo nel tono di voce tutta la sicurezza di cui una Grisha, capace di fermare il cuore altrui in poco più di un battito di ciglia, era in possesso.
Kaz alzò le spalle. «Lo hai detto tu».
«Razza di -»
«Inej, tu le trovi divertenti?» proseguì lui alzando un po' la voce per raggiungere l'udito della ragazza Suli e bloccando così la valanga di insulti che Nina era in procinto di vomitargli addosso.
Lo Spettro rispose senza voltarsi, continuando con zelo il suo lavoro. «Malincomiche».
« - troglodita maleducato!» proseguì invece Nina, come se non fosse mai stata interrotta. «E comunque non esiste quella parola!» berciò poi rivolta a Inej, tradita. L’altra le fece un sorriso lieve, senza aggiungere altro.
Kaz proseguì la sua indagine. «Jes?»
«Beh, veramente…»
«In ogni caso, Nina» riprese, ignorando le lamentele dell’amico per esser stato preso in considerazione e poi bellamente ignorato. «Non mi aspettavo che io e te potessimo condividere la stessa idea di divertimento».
«Non hai chiesto la mia opinione».
L’intervento di Matthias giunse inaspettato, visto che da quella mattina aveva aperto bocca solo per provare ad articolare qualcosa di simile ad un complimento verso Nina, il vestito in velluto rosso che la fasciava così elegantemente, i riflessi lucenti dei suoi capelli e Djel solo sapeva cos’altro gli aveva attraversato la mente prima che impedisse alle corde vocali di dar voce a quei pensieri imbarazzanti e sconclusionati. Il tentativo era quindi fallito e il Fjerdiano aveva preferito tornare a scrutare dalla finestra la neve che cadeva sulle strade e che gli ricordava vagamente Casa, mentre supplicava il proprio sguardo, attirato da lei come una calamita, di non tradirlo. A dire la verità, non sapeva nemmeno il perché si era sentito in dovere di partecipare alla conversazione. Forse non sopportava il modo in cui Kaz si rivolgeva a Nina e niente di più.
L’altro non si scompose. «Vuoi dirmi che tra i ghiacci di Fjerda c’è spazio anche per l’umorismo? Vi raccontate le barzellette tra una battuta di caccia e l’altra?»
Matthias lo guardò in cagnesco. «Chissà, magari ne abbiamo una proprio sulla gente di Kerch».
«Veramente anch’io conosco qualche freddura».
A quel punto Jesper sussultò. Non seppe se per la rivelazione improvvisa oppure perché Wylan era, di fatto, appena apparso con un vassoio di paste in mano e lui non lo aveva nemmeno sentito entrare. Inej saltò leggera giù dalla sedia, intenzionata a mollare lì le decorazioni e concedersi, eccezionalmente, una dolce colazione.
L’ultimo arrivato si ritrovò gli occhi dei compagni puntati su di sé e, suo malgrado, pensò che se avesse potuto si sarebbe rimangiato ciò che aveva appena detto seduta stante. Perfino Kaz lo stava guardando in attesa che continuasse.
«Avanti, mercantuccio» lo incoraggiò Jesper, quando tutti furono intorno al tavolo. «Ti ascoltiamo».
Lo sguardo granitico e lievemente impaziente di Kaz lo faceva raggelare, ma gli bastò incontrare l’espressione giovale e divertita di Jesper per ritrovare un po' di coraggio. Allora si schiarì la gola e cominciò.
«Dovete sapere che ogni mattina, quando mi alzo, ripeto venti volte ciao».
Il silenzio era pressante, ma il tempismo comico costituiva la chiave di tutto. Dopo una pausa pregnante in cui pregustò l’attesa dei suoi ascoltatori, Wylan concluse: «Dicono che sia salutare».
La mano di Nina si fermò a mezz’aria, incapace di completare il gesto che avrebbe portato un gustoso bignè alla crema verso un tragico destino. Matthias sarebbe rimasto statuario, se non fosse stato per lei e per l’incredibile attrattiva che le sue labbra schiuse, a malincuore, gli provocavano. Jesper si ritrovò ad aggrottare la fronte, profondamente indeciso se ciò che aveva sentito fosse inspiegabilmente divertente o schifosamente idiota (o magari tutt’e due), quando un suono gutturale fermò ogni altra possibile reazione tra i presenti.
Dapprima solo un eco accennato, poi si concretizzò e divenne tangibile, un singhiozzo regolare, più chiaro e limpido di quanto la sua voce grezza facesse immaginare: Kaz stava ridendo. E non era un borbottio sommesso, quanto più un’inequivocabile e incontrollabile esplosione d’ilarità. Inej nascose il proprio sorriso dietro il palmo di una mano, soddisfatta dalla reazione che quell’innocente, pessima battuta aveva provocato in Kaz. Non era la prima volta che lo sentiva ridere, eppure quel suono così raro e impetuoso riempì il Club dei Corvi riscaldandolo come nemmeno le loro accortezze per renderlo accogliente avevano saputo fare.
«Adesso sì che le ho viste tutte» mormorò Nina, masticando il bignè, compiaciuta. «A saperlo, ti avrei comprato una raccolta di freddure come regalo di Natale».
«Beh, era divertente» si giustificò Wylan, come se lo stupore generale fosse un insulto alla sua battuta. In realtà, era sconvolto della reazione di Kaz tanto quanto gli altri.
«Certo che lo era, se hai fatto ridere il capo» rispose Jesper sogghignando e indicando con un dito Kaz, intento a sistemarsi una ciocca di capelli scivolata fuori posto per poi chiedere ad Inej il favore di portargli tutte le scartoffie già ordinate nella sua stanza, rifiutando con un cenno della testa un dolce che la ragazza tentava di offrirgli. A Wylan sembrò di sentire Inej sussurrare a Kaz di restare un altro po' con loro, ma non riuscì a captare la risposta. La vide, però, incastrargli un rametto di erica rosso intenso nel fermaglio della spilla che portava sul gilet, prima che lui potesse anche solo pensare di opporsi.
Infine, come se cinque secondi prima non avesse riso a crepapelle della freddura più idiota della storia, Kaz Brekker fulminò tutti – o quasi – con quel suo sguardo amaro, per poi congedarsi armato di un'ultima raccomandazione.
«Sbrigatevi a far sparire quel dannato vischio. È un club d’azzardo, non un fottuto locale d’incontri».
 
 
 
 
 
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Una one shot pullulante di cliché natalizi inesistenti ed headcanon su Kaz, ne sono consapevole, ma volevo dare lo stesso il mio contributo. Collocabile liberamente dove volete. L’ho immaginata forse più nel primo libro in quanto a dinamiche tra i personaggi (perché con la trama, ovviamente, non c’entra un fico secco). Malincomiche, il termine che usa Inej e che trovate nel titolo, non è di mia inventiva, ma è riconosciuto dall’enciclopedia Treccani come “parola macedonia”. Quindi sì, Nina, esiste. XD
Il botta e risposta all’inizio su Frosty, il povero pupazzo di neve squagliato, è il prompt che mi ha dato l’ispirazione per scrivere questo delirio. Lo trovate sul sito “The Chronicles of Exmoor”.
Spero che sia riuscita a strapparvi un sorriso! Grazie per aver letto fin qui e buone feste.

PS. Il capolavoro con i Kanej che vedete qui sopra è stato un regalo speciale e inaspettato da parte di k_Gio_, che ringrazio ancora di cuore <3

Vavi

 



 
  
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