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Autore: VigilanzaCostante    14/12/2021    8 recensioni
Una mattina di luglio, nell'estate del 1991, Lee Jordan corre trafelato verso la Tana con una videocamera babbana in mano. Cinque anni dopo, quando George e Fred devono traslocare a Diagon Alley, si rincontrano nello stesso luogo per dissotterrare la capsula del tempo che avevano girato.
«Per seconda cosa: fate sempre in modo di essere rumorosi e indimenticabili, perché la vita è breve» sentenzia George.
«Oppure rischiate di fare la fine di quel noioso di Percy» si accoda l’altro.
Poi, tutti e due contemporaneamente, voltano la testa verso Lee, in attesa che dica anche lui la sua massima. Una frase che debba essere ricordata, che rimanga impressa nei secoli dei secoli. Una frase che i suoi figli – se ne avrà mai – possano ascoltare con attenzione.

| Regalo d'inchiostro per Sia_ | George/Lee con accenni Fred/Hermione | OS | Partecipa alla challenge "Tre tiri di dado (Multifandom) indetta sul forum "Writing Games - ferisce più la penna |
[Questa storia è candidata agli Oscar della Penna 2023 indetti sul forum "Ferisce la penna"]
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Fred Weasley, George Weasley, Lee Jordan | Coppie: Fred Weasley/Hermione Granger
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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A Silvia.
Ti auguro buone feste, amica mia.
(Perdonami per l’angst, spero ne valga la pena).
 
 
La vita è breve, ricordi?

 




 
Giugno 1996



«George, Lee, smettetela di fare quello che state facendo e venite ad aiutarmi».
Il sole, ancora timido, accarezza debolmente i capelli ramati di Fred che, nel giardino della Tana, si sta alzando le maniche pronto per mettersi a lavoro.
«Cosa vuoi fare?» chiede Lee, sbucando dallo stanzino delle scope. Ha i capelli ancora più elettrici del solito e le labbra gonfie. George, con un sorriso sornione, compare dietro di lui.
«Non so se voglio sapere cosa stavate facendo» sbuffa Fred, fingendosi scioccato, ma con una risatina a nascergli sul volto. «Domani dobbiamo trasferirci nell’appartamento a Diagon Alley, e manca una cosa importantissima».
«Cavolo Freddie, con tutta questa urgenza sembri quasi la Granger quando ha un compito di Trasfigurazione il giorno dopo».
«George, è un affare veramente serio. Si tratta della nostra capsula del tempo».
«Intendi quella che abbiamo seppellito anni fa?».
«Sì, nell’estate del ’91, ve lo ricordate?».


 
Luglio 1991
 
 
«Ragazzi!».
Lee si è fatto accompagnare dai genitori alla Tana, per trovare i suoi migliori amici. Corre trafelato, i ricci al vento, uno sguardo eccitato negli occhi.
«Amico» Fred lo stritola in un abbraccio stretto. «Cos’hai in mano?».
Effettivamente, se lo si osserva bene, Lee stringe tra le mani un aggeggio d’una forma strana, quasi rettangolare. Sembra babbano. 
«Cos’è?» si aggiunge George, curioso. Lui Lee non lo abbraccia, perché l’idea gli provoca un certo disagio. Non sa spiegarsi perché, ma preferisce tirargli un pugnetto sulla spalla ben assestato.
«Me l’ha regalato Katie» spiega, senza in realtà spiegare nulla. «Sapete, la Nata-Babbana del primo anno?».
«Quella che ti piace, no?» Fred accompagna quella domanda con una gomitata. George non se lo sa proprio spiegare cos’è quel leone nel petto che ruggisce arrabbiato a quell’insinuazione, quindi sta un passo indietro, un po’ in silenzio.
«Non dire sciocchezze, Weasley» boffonchia imbarazzato. «Insomma, è una videocamera babbana».
«Una videoche?» dicono in coro i due gemelli. «Se lo vede papà, gioisce come un maghetto a Natale».
«Praticamente possiamo registrarci mentre diciamo qualcosa, insomma noi ci inquadriamo con questo obbiettivo qui» e picchietta nel quadratino in alto alla scatoletta «e poi il padre di Katie fa qualche diavoleria babbana e ne uscirà fuori una videocassetta, in modo che possiamo rivedere quando vogliamo le nostre facce e ciò che abbiamo detto. Insomma, come se fosse una delle foto in movimento nei giornali, solo anche con il suono!».
Fred e George si guardano sconcertati, non sicuri di aver capito. Ma poi, dopo un po’ che le loro testoline iniziano a macinare, esclamano: «Figo! Facciamolo!».


 
Giugno 1996




La pala che Fred ha incantato continua a scavare buca nella terra.
«Ancora niente?».
«No e mamma ci ammazzerà quando scoprirà cosa abbiamo fatto».
«La signora Weasley mi adora, mi risparmierà».
George scoppia a ridere. «Jordan, mi dispiace deluderti ma non sei l’amico di famiglia preferito della mamma. È Harry. E subito dopo c’è Hermione».
«Questo perché ancora non sa che ho conquistato il cuore di suo figlio» gli soffia Lee nell’orecchio, in tutta risposta. George ha la decenza di non controbattere perché, ne è certo, le sue labbra finirebbero incollate a quelle di Lee fregandosene del fratello proprio lì davanti.
«La smettete di flirtare? Siete noiosi».
«Senti chi parla! Quando c’è Hermione in giro vieni inglobato da una nuvola di fumo rosa confetto e galleggi. Non cammini, galleggi.».
Fred non ha tempo di difendersi, perché la pala inizia a sbattere rumorosamente contro una scatola. La scatola che cinque anni prima avevano sotterrato.
Trepidanti si dirigono verso il rumore e, dopo aver lanciato un Finitem incantatem sulla pala, si contendono tra le mani il frutto della loro ricerca. Un contenitore d’avorio che protegge una vecchia cassetta babbana.
«Sentite, ne ho parlato con papà. C’è un incantesimo che può animare l’oggetto babbano e far in modo di rivedere il video che abbiamo registrato senza inserirlo in altri dispositivi babbani».
«Davvero?» chiede George pensieroso.
«Davvero?» si inserisce Lee, entusiasta, come fosse tornato il ragazzino di cinque anni prima.

 

Luglio 1991
 


«3,2,1… via!».
George schiaccia il pulsantino per far partire la registrazione, mentre la videocamera è appoggiata al tavolo della cucina. Si sposta per raggiungere il fratello e l’amico.
«Ciao a tutti, persone del futuro! Noi siamo Fred».
«Lee».
«E George!».
Si stringono vicini vicini sul divano per rientrare nell’inquadratura.
«Siamo nel 1991 e secondo i nostri più recenti calcoli… è l’anno in cui Harry Potter andrà ad Hogwarts!» trilla Jordan, come se stesse facendo il resoconto di una partita.
«Sì, Harry Potter e il nostro fratellino Ron. Ma non abbiamo dubbi che Harry diventerà un nostro grande amico» sentenzia Fred, scuotendo la testa in avanti come approvando le sue stesse frasi.
«D’altra parte, come si può non essere amici dei gemelli più intelligenti…».
«…belli…».
«…talentuosi…».
«...e simpatici, di tutta Hogwarts?».
«Okay ragazzi, ma ci sono anche io, ricordate?» un finto cruccio è dipinto sul volto del moro, proprio seduto in mezzo ai due fuochi.
«Beh, diventerà certamente anche tuo amico, grazie a quella tarantola gigante che ti sei comprato da portare l’anno prossimo!» lo consola George.
«E ovviamente verrai notato anche grazie al fatto che sei amico dei gemelli più intelligenti, belli, talent…».
«Basta! Hanno capito!». Si mettono tutti e tre a ridere.
 
 
 
Giugno 1996
 

«No, non rivediamola» decide Fred, cambiando umore repentinamente.
«P-perché?». L’entusiasmo di Lee s’è afflosciato.
«Perché è troppo presto! L’abbiamo girata per i posteri, per un futuro molto più lontano, capite? Non è il momento questo».
E passa la cassetta al fratello, cercando di incatenare i loro sguardi e fargli capire che è un tesoro da custodire preziosamente, e non da bruciare come se fossero agli sgoccioli della loro vita.
«E chi la tiene nel frattempo?» Lee interrompe quel momento.
«Tu».
George non esita, quando gli passa a sua volta la cassetta. Anzi, gli stringe l’altra mano libera, nascosta dietro la schiena. Fred sa di loro, ma è diventato quasi un gioco tenere per loro quei gesti così intimi.
«Hai avuto tu l’idea iniziale, e poi nel nuovo appartamento la perderemmo sepolta tra tutti i nostri esperimenti».
«Sì, Lee, conservala tu, e fra cinque anni esatti ci rivedremo in questo giardino per riguardarla insieme. Tu devi prometterci che non la vedrai mai da solo».
Sembra un momento sacro, quello che stanno vivendo, una promessa che sa di terriccio e vento estivo.
«Io ci sto».
«Grande!» esclamano i due gemelli in coro.
Mettono tutti la mano al centro – con un fare quasi infantile – e poi alzano le braccia contemporaneamente. Le risate che riempiono il giardino della Tana sembrano già eliminare le urla di Molly in lontananza.


 
Giugno 2001


Lee Jordan è disteso a pancia in su nel suo letto, nell’appartamento nel North Devon che ha comprato da poco. Dopo anni di telecronaca alle partite di Quidditch e come autore radiofinico di diversi programmi, si è guadagnato un discreto cumulo di galeoni da far invidia a parecchia gente.
Sta giocando con un vecchio oggetto, coperto da strati di polvere, noncurante di quanto possa sporcare il letto. È una videocassetta babbana, appartenuta ad anfratti di tempo lontani anni luce da quello. In un’epoca non così lontana cronologicamente, ma distante emotivamente.
«Avevo promesso di non guardarla» sussurra. Non sa se a se stesso o alla tarantola nella teca, sua fedele compagna e amica. «Ma sono passati dieci anni, infrangerei un’altra promessa».
E si sente ridicolo per averlo anche solo pensato, perché se rispettasse i piani dovrebbe smaterializzarsi alla Tana e aspettare l’arrivo di George Weasley. Lo stesso George da cui si è allontanato fin troppi anni prima.
Non che sia stato premeditato. Semplicemente è la vita: un momento prima pensi che sconfiggerai quella guerra, che sposerai l’amore della tua vita, e il secondo dopo il tuo migliore amico muore. E ti lascia solamente l’ombra di suo fratello e una vecchia cassetta babbana senza lettore per rivederla.
«Maledetto Fred Weasley» digrigna tra i denti, ancora incazzato per essere stato abbandonato.
Poi agita la mano, pronuncia l’incantesimo che si erano fatti insegnare da Arthur Weasley e infrange l’unico accordo che non aveva mai pensato di non rispettare.
Scusa, Freddie.


 
Luglio 1991
 


«Comunque vogliamo dare qualche consiglio a chiunque vedrà questo video».
«Sì, per prima cosa: dite tutto quello che vi passa per la mente, anche se stupido, ditelo. È così che si conquistano le donne».
«Fred, hai tredici anni, che ne vuoi sapere tu delle donne?».
«Zitto tu, sei il gemello brutto!».
«Per seconda cosa: fate sempre in modo di essere rumorosi e indimenticabili, perché la vita è breve» sentenzia George.
«Oppure rischiate di fare la fine di quel noioso di Percy» si accoda l’altro.
Poi, tutti e due contemporaneamente, voltano la testa verso Lee, in attesa che dica anche lui la sua massima. Una frase che debba essere ricordata, che rimanga impressa nei secoli dei secoli. Una frase che i suoi figli – se ne avrà mai – possano ascoltare con attenzione.
«E ricordate, per capire se una cosa che fate è giusta fatevi questa domanda: “Quello che farò, farà incazzare la professoressa McGranitt?”. Se la risposta è no, non ci provate neanche».
I suoi amici iniziano a ridere di gusto e Lee si bea di quel suono. Proprio in quel momento, capisce che è quello che loro tre sono destinati a fare. Far ridere la gente. Anche se, se ci pensa bene, gli basta far ridere loro due. I suoi migliori amici.
 

Giugno 2001



Si odia. Si odia per star piangendo su quei ricordi. Si odia perché vedere il volto di Fred fa veramente male. Perché ha riso sentendo le loro battute, ma che senso ha ridere se non ce ne saranno mai di nuove?
“Perché la vita è breve” aveva detto George. L’aveva detto a soli tredici anni, perché era il più intelligente di loro tre anche se né lui né Fred l’avrebbero mai ammesso.
«Hai sempre ragione, Georgie».
Allora si veste di fretta e furia, e non importa che non rade la barba da giorni. Tira su i capelli in una coda strettissima, e senza neanche accorgersi è davanti al negozio dei Tiri Vispi Weasley. Le insegne luminose non hanno mai smesso di brillare, neanche dopo quel 2 maggio.
 
«George, c’è Lee» urla Ron all’indirizzo del fratello. Non ha mai saputo di loro due, a stento si è accorto dell’allontanamento; quindi, non c’è nessuno stupore nella sua voce.
Ma lui, mentre aspetta vicino al bancone, immagina le spalle di George sussultare impercettibilmente.
«Fallo salire su» risponde, dal suo appartamento.
Quindi Lee sale le scale con le gambe che gli tremano, accerchiato da ragazzini elettrizzati di essere nel loro piccolo paradiso. Un tempo era piccolo così, non sapeva ancora di amare e di essere ricambiato, non sapeva ancora quanto avrebbe sofferto.
Quando si trova davanti a George, si sente per un secondo gelare. Ha fatto di nuovo crescere i capelli, è più muscoloso. È più cupo.
«Ho infranto la promessa».
Non dice nient’altro, non lo saluta, nessun convenevole. Soltanto la verità. Loro si erano sempre detti tutta la verità, anche quando l’aveva tradito con Oliver Baston e aveva sancito la fine solenne della loro relazione, anche se s’era sgretolata molto tempo prima. Tira fuori da dietro la schiena la cassetta.
«Ho rivisto il video anche se avevamo promesso di farlo insieme» e mentre lo dice, una lacrima prepotente scivola giù.
«Me n’ero dimenticato» risponde George. «Possiamo rivederla, insieme?».
 
Giugno 1996
 

Lee è tornato a casa sua, mentre George e Fred finiscono di spostare tutto l’occorrente nell’appartamento sopra al negozio.
«Sai Georgie, dovresti dirlo a mamma e papà».
«Che cosa?» George sta svuotando uno scatolone, ma si interrompe a metà.
«Di te e quel bastardello di Lee» continua Fred.
«Lo farò quando ti deciderai a dichiararti alla Granger, fratellino».
«Ma a lei piace Ron».
«Ma vedi con gli stessi occhi con cui vedo io o ti hanno fatto un incantesimo? Quella ragazza ti adora».
Le guance di Fred, probabilmente per la prima volta nella sua intera esistenza, raggiungono quel famoso color rosso Weasley.
«Non stavamo parlando di me, ma di te» tenta di cambiare argomento. «Ora dirò una frase molto stucchevole e di cui dovrai dimenticarti subito dopo, intesi? Che non si sappia che Fred Weasley è un romantico, oltre che uno sciupafemmine». George, in risposta, alza gli occhi al cielo.
«Vai».
«Non farti scappare quello che hai con Lee, intesi? Per nessun motivo al mondo. Prima di lasciarlo, dovrai passare sul mio cadavere».



 
Dicembre 2001


«Ma sei proprio sicuro? Sicuro sicuro sicuro?» l’ansia dipinge la voce di Lee Jordan, che si sta sistemando una cravatta rossa davanti allo specchio. Pensa che quegli alberi di Natale ricamati sopra siano troppo sobri, avrebbe dovuto prendere quella con gli elfi.
«Sì, Lee, sono sicuro. Lo diremo oggi a mamma e papà».
«Ma è Natale… e noi stiamo insieme di nuovo da neanche un anno» sta continuando a maneggiare l’indumento fino a sgualcirlo
George si spazientisce, lo fa voltare verso di lui e finisce per sistemarglielo lui.
«Fred voleva lo facessi anni fa, diceva che era il momento di dirglielo e non dovevo avere paura».
«Forse lui era davvero il più coraggioso di tutti noi» pensa Lee ad alta voce.
«Nah, quando si trattava della Granger se la faceva sotto» ed entrambi scoppiano a ridere al ricordo di quando le chiese di andare ad Hogsmeade insieme.
«Quindi lo diciamo oggi».
«Oggi».
«Anche se è Natale?».
«Soprattutto perché è Natale» ribadisce George, stanco di tutto quel parlare. Lee sa essere davvero logorroico. «La vita è breve, ricordi?».



 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 





 
Angolo dell'autrice:
Questa storia nasce dall’iniziativa “Tre tiri di dado (multifandom)” indetta da Sia sul forum “Writing Games, ferisce più la penna”.
Il pacchetto era questo:

Personaggi: Fred e Lee
Scenario: Persona A sta per lasciare la casa in cui è cresciuta. Prima di andarsene, chiama e invita persona B in modo da poter disseppellire la capsula del tempo che avevano sepolto insieme nel cortile di casa quando
Avvertimento (facoltativo): Genere introspettivo

E ho deciso di regalare questa storia a Sia, per Natale, proprio perché ama la George/Lee ed è stata in grado di farmi innamorare di questi due cretini insieme. Spero che le piaccia, e che piaccia a chiunque capiti di qui per caso.
Un bacio
Mati
   
 
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