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Autore: evelyn80    15/12/2021    3 recensioni
Per l'ennesima volta, Terry scopre di aver come unica buona azione quotidiana il dover servire nel Paradiso dei cani. Curioso di sapere chi sia la persona che prega così tanto per lui, riesce a strappare il suo nome al responsabile delle buone azioni, e durante la notte sfrutterà un suo sogno per dirle "grazie".
Genere: Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Terry Kath
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Voci dall'aldilà'
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L'unico modo che ho per dirti “grazie”

 


Terry fissò incredulo il foglio con le sue mansioni quotidiane. Per la quinta volta in un mese l'elenco riportava solo la voce: “Prestare servizio nel Paradiso dei cani”.
«Ma è proprio sicuro che non devo fare altro, oggi?», chiese, rivolgendosi con rispetto al responsabile delle buone azioni.
Quello non alzò neanche lo sguardo dai propri fogli, indaffarato com'era. «Sì, signor Kath, sono sicuro. Come le ho già detto anche in altre occasioni, sono giunte molte...».
«Orazioni dall'Italia e bla bla bla... sì, questo l'ho capito». Terry interruppe con malagrazia le parole dell'arcangelo, beccandosi un'occhiata di fuoco da parte di quest'ultimo. «Quello che vorrei sapere, se è possibile», riprese facendosi piccolo piccolo sotto lo sguardo del responsabile, «è il nome della persona che sta pregando così tanto per me. Sa... vorrei ringraziarla».
Il volto dell'arcangelo si addolcì.
«E va bene. Visto che ci tiene tanto, glielo dirò». E, preso uno dei tanti foglietti sparpagliati sulla scrivania, vi scribacchiò sopra un nome per poi passarlo al ragazzone.
Terry lo strinse forte nel pugno, quasi fosse una reliquia. «Grazie infinite, signore».
Ma, poiché non accennava ad andarsene, il responsabile – che aveva ripreso il suo lavoro – alzò di nuovo lo sguardo su di lui.
«Non deve forse andare a svolgere le sue buone azioni, signor Kath?».
Terry sobbalzò. «Ah, sì, certo, subito!». E uscì correndo dall'ufficio per poi dirigersi verso la sua finestra per l'affaccio sull'aldiqua: prima di andare nel Paradiso dei cani voleva dare un'occhiata alla persona che ancora pensava così tanto a lui, nonostante fosse morto ormai da quasi quarantaquattro anni.
Si sporse sul davanzale, leggendo con attenzione il nome scritto sul foglietto. Si concentrò su di esso ed ecco che, in mezzo a tutti i volti confusi che gli fluttuavano davanti, ne apparve uno perfettamente nitido.
Si trattava di una donna sulla quarantina – probabilmente quando lui era morto lei non doveva essere ancora nata, rifletté, o forse poteva avere giusto l'età di sua figlia Michelle – con lunghi capelli castani raccolti in una treccia e occhiali da vista dalla sottile montatura in metallo. Era intenta a scrivere al computer, la faccia a pochi centimetri dallo schermo come se stesse controllando qualcosa con attenzione.
Un sorriso leggero gli comparve sulle labbra. “E così sei tu che preghi tanto per me”, pensò, sporgendosi di più per guardarla meglio. Notò che i suoi occhi, magnificati dalle lenti, erano di un caldo color marrone, e che aveva le labbra serrate per la concentrazione. “Chissà come fa a conoscermi”, rifletté ancora, ma senza riuscire a darsi una risposta. Questo poteva significare solo una cosa: che nell'aldiqua lui era ancora famoso, dopotutto, e non solo negli Stati Uniti.
Una voce lo riscosse dalla sua attenta osservazione.
«Non deve andare a svolgere le sue mansioni, signor Kath?».
Il ragazzone si ritirò di scatto dalla finestra e si voltò, e per poco non andò a sbattere contro uno degli arcangeli di sorveglianza.
«Sì, signore! Vado subito, signore!», rispose mettendosi sull'attenti, per poi allontanarsi in fretta prima che il guardiano potesse aggiungere qualcos'altro.
Mostrando il foglio delle sue buone azioni quotidiane agli arcangeli di stanza al portone, che lo fecero uscire, Terry corse verso il principato più vicino per farsi mandare nel Paradiso dei cani.
Una volta giunto lì – e dopo che si fu rotolato sull'erba con Alaska per dieci minuti buoni – il ragazzone si mise subito a raccogliere le cacche sparse un po' ovunque qua e là e a riempire le ciotole di bocconi e croccantini, attorniato dai cani che scodinzolavano e latravano festosamente.
Terminato il suo compito si accomodò su una roccia esposta al sole, Alaska accucciato ai suoi piedi, e si rimise a osservare il foglietto con sopra scritto il nome della donna che pregava per lui.
Era talmente intento a fissarlo, riesumando nella propria mente il volto che aveva visto dalla finestra, che non si accorse dell'arrivo della signora anziana sempre seguita dal suo meticcio bianco e nero.
L'aveva incontrata per la prima volta durante il suo primo servizio al Paradiso dei cani: la donnina era un'anima del Paradiso che serviva spesso lì e Terry, per suo tramite, aveva mandato i propri saluti a sua mamma. Da allora, ogni volta in cui il ragazzone era stato spedito a lavorare nel Paradiso dei cani si erano incontrati, e lei gli aveva sempre portato i saluti della madre.
Ma, questa volta, la vocina rauca e pacata della donna lo sorprese.
«Quella è mia nipote», disse, e quando Terry si voltò verso di lei vide che indicava il nome scribacchiato sul foglio.
«Davvero?».
La vecchina annuì. «La conosci?».
«In realtà no. L'ho vista stamattina per la prima volta».
La donna si allarmò, perdendo per un istante la sua consueta flemma. «Non sarà mica...».
«No, no!», si affrettò a interromperla Terry. «Stia tranquilla, è viva e vegeta. È stato il responsabile delle buone azioni del Purgatorio a scrivermi il suo nome su questo foglietto, perché è grazie alle sue preghiere se riesco a venire così spesso qui».
La vecchina annuì, rasserenata. «Tua mamma ti manda tanti saluti», aggiunse dopo alcuni istanti di silenzio.
La bocca del ragazzo si aprì nel suo enorme sorriso da cavallo. «Grazie mille! Quando la vede, le dica che mi manca moltissimo».
La donna annuì ancora e poi se ne andò con un cenno di saluto.
Terry la guardò farsi sempre più piccola mentre si allontanava, poi tornò a fissare il nome scritto sul foglio. Se già aveva deciso di ringraziare quella donna che pensava a lui così spesso, ora che aveva scoperto che si trattava della nipote della vecchina che gli portava sempre i saluti di sua mamma non poteva certo esimersi dal farlo al più presto. Già quella notte stessa, decise.

 


Mentre tutte le altre anime riposavano, Terry si alzò dal proprio giaciglio e sgattaiolò dalla sua celletta fino all'affaccio sull'aldiqua. Aveva letto talmente tante volte il nome della donna, durante il giorno, che non ebbe nemmeno bisogno di sbirciare sul foglietto per evocarla. Stava dormendo tranquilla, avvolta tra le coperte, nella sua metà del letto. Nell'altra metà, Terry intravide la sagoma di un uomo immerso in un sonno profondo e immaginò che fosse suo marito. Ma non era a lui che era interessato, quindi dedicò nuovamente la propria attenzione alla donna dormiente intenta a sognare.
L'occasione era propizia: i sogni erano da sempre usati dalle anime come mezzo di comunicazione con i viventi. Era l'unico modo – a parte casi rarissimi in cui veniva concesso di presentarsi di persona – che avevano per poter stare loro vicino e per potergli parlare ancora. Avrebbe sfruttato il suo sogno per poterla ringraziare, anche se non sapeva ancora cosa dirle. Si sporse un po' di più sul davanzale e ci si tuffò dentro.
Non ci fu bisogno di parole. Non appena la donna lo vide e lo riconobbe, gli corse incontro e lo abbracciò. Lui si produsse nel suo miglior sorriso equino e le disse “grazie” nell'unico modo che gli era venuto in mente: portandole il profumo dei fiori del Paradiso dei cani.

 

 

* * *

 


Evelyn si svegliò di soprassalto: aveva sognato di correre incontro a Terry e di abbracciarlo, e il chitarrista era avvolto da un soave olezzo di fiori.
Respirando profondamente, poté avvertire ancora quel profumo. Allora fu certa di una cosa: Terry era davvero stato da lei.

 

 

Spazio autrice:

Questa storia nasce davvero da un sogno, quello che avete letto nel finale. Tempo fa ho sognato Terry che mi abbracciava ed era circondato da questo intenso profumo di fiori, che però non era affatto sgradevole, anzi. Quando mi sono svegliata ho continuato davvero a sentire il profumo. Forse sarà stata suggestione, ma mi piace pensare che Terry abbia veramente voluto farmi visita, a modo suo. E di questo lo ringrazio.
Perdonatemi, quindi, se ho avuto la presunzione di rendermi co-protagonista di questa shot.
Alcuni chiarimenti doverosi: in questa shot ho citato alcuni elementi di un'altra storia presente nella serie “Voci dall'aldilà”, quella in cui Terry presta servizio per la prima volta nel Paradiso dei cani. Lì sono già apparsi i principati, figure angeliche che si trovano oltre il gruppo degli arcangeli e sono guardiani delle nazioni e delle contee, e per questo motivo li ho messi a smistare le anime. E sempre in quella shot è apparsa la donnina anziana che porta i saluti di sua mamma a Terry: si tratta della mia nonna materna. Anche qui chiedo scusa per avere avuto la presunzione di immaginarla in Paradiso. Il meticcio bianco e nero che la accompagna sempre è l'unico cane che ho avuto, Rambo, morto ormai molti anni fa.
Alaska, invece, è stato uno dei cani di Terry, quello che aveva al momento della sua morte.
Grazie a tutti coloro che passeranno da qui a leggere.
UN ABBRACCIO, TERRY, OVUNQUE TU SIA!

  
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