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Autore: deborahdonato4    15/12/2021    1 recensioni
Leo Valdez, deluso dal suo primo amore Calypso, è tornato al Campo Mezzosangue con suo figlio James. Decide di dedicarsi completamente alla crescita del figlio.
Will Solace, rientrato al Campo dopo un anno passato a lavorare in un ospedale umano, ha una sola missione: confessare il suo amore verso Nico di Angelo. Mal'amore ha promesso per lui, e per Nico, un destino diverso.
Due ragazzi che diventano prima amici, poi qualcosa di più.
Genere: Azione, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Slash, Crack Pairing | Personaggi: Calipso, Leo Valdez, Nico di Angelo, Nuovo personaggio, Will Solace
Note: Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Will si svegliò quel mattino sul divano di Hazel, sentendo uno strano fastidio alla bocca. Impiegò qualche minuto ad aprire gli occhi e riconoscere la stanza. Sentì un rumore e un profumo di caffè provenire dalla piccola cucina e si mise seduto a fatica, passandosi una mano tra i capelli.

«Oh, la principessa si è svegliata.» lo prese in giro Leo dalla cucina, sorridendogli con in mano una tazza di caffè.

«Cosa..?» domandò Will, perplesso, guardando il ragazzo. Dovette sbattere le palpebre più volte per riconoscere Hazel. Come mai aveva pensato fosse Leo?

«Hai dormito tutta la mattina.» aggiunse Hazel, avvicinandosi a lui e porgendogli la tazza. «Dopo aver sporcato tutto il pavimento del bagno di vomito.»

«Oh...» Will socchiuse gli occhi, prendendo la tazza e annusando l'odore del caffè. «Io... io non mi ricordo proprio.»

Hazel lo guardò divertita, e gli sedette affianco. Gli passò una mano tra i capelli arruffati, cercando di sistemargli il solito ciuffo ribelle.

«Bevi il caffè.» disse Hazel, appoggiandogli la guancia sulla spalla. «E se provi l'impulso di rigettare, evita di farlo addosso a me.»

Will annuì e bevve un sorso di caffè, cercando di ricordarsi cosa fosse successo e perché fosse proprio lì, nella cabina di Ade. Si sforzò così tanto di ricordare che dovette smetterla per l'improvviso mal di testa.

«Hai bevuto un sacco, ieri sera.» mormorò Hazel, notando la sua espressione. «Con i figli di Dioniso. Una scena davvero raccapricciante, a parer mio.»

Will bevve altro caffè. «Dove... dove sono le pillole?» chiese, a fatica.

Hazel scosse la testa. «Non ho alcuna intenzione di aiutarti.» sbuffò lei. «Quelle pillole non te le darò. Hai voluto ubriacarti? Bene, ora ne paghi le conseguenze.»

Will annuì. Era proprio una cosa da Hazel. Finì il caffè e lo posò sul tavolino, appoggiandosi allo schienale del divano con gli occhi chiusi. Non si sentiva meglio. Aveva male alla mascella, alla bocca, gli bruciava la gola probabilmente per il troppo vomito, e la testa martellava.

Al suo fianco, Hazel continuò ad accarezzargli i capelli. Ogni minuto che passava, si sentiva più incline a cercare le pillole anti-sbronza nel cassetto del bagno, ma voleva punire Will per quanto accaduto. Non voleva fargliela passare liscia.

«Hai... pulito il bagno?» si sforzò di chiedere Will. Non si sarebbe sorpreso se l'amica avesse aspettato lui.

«Io no.» mormorò Hazel, storcendo il naso. «Ho chiesto ad Raul di farlo. E ho... ehm, accettato di uscire con lui, in cambio.»

Will riaprì gli occhi. La cabina girava sempre di più, ma non gli importò.

«Uscirai con un figlio di Ecate?» si ritrovò a dire.

«E la colpa è tutta tua.» disse Hazel, arrossendo, tirandogli i capelli. «Non accettava altri metodi di pagamento.»

«Oh...»

Hazel aspettò che l'amico aggiungesse un «Mi dispiace» o «Cavoli, non dovevi proprio accettare!» ma Will non disse niente. Sperò che si fosse zittito a causa dell'alcol, d non perché ne fosse felice.

«Mi porterà fuori dal Campo.» aggiunse Hazel, tirandogli un ricciolo. «Penso che mangeremo fuori.»

«Mh...»

«Ti farò sapere come andrà.» continuò la ragazza. «E se allungherà le mani. In quel caso, gli getterò addosso un po' di Foschia e scapperò negli Inferi.»

Will sorrise. «Lo lascerai ad Ade?»

«Non credo di essere così cattiva, ma... potrei farci un pensierino.»

Will ridacchiò e Hazel si alzò in piedi, prendendo una bottiglietta d'acqua e passandola all'amico. Will la aprì, grato, e ne bevve un lungo sorso. Le dita di Hazel tornarono sui suoi capelli e Will sorrise, abbassando la bottiglietta e guardando l'amica in viso.

«Raul è il figlio di Ecate carino, vero?» domandò e Hazel scrollò le spalle.

«So che è spesso in infermeria.» disse lei. «Non mi soffermo mai a guardare la bellezza degli altri.»

Will annuì appena, pensando che era passato solo qualche giorno da quando aveva fatto uscire Raul dall'infermeria. Ripensarci gli fece venire un groppo in gola. Era lo stesso giorno in cui aveva letto il taccuino di Leo e Travis, lo stesso giorno in cui si era sentito così giù ma aveva resistito per non rovinare la giornata ad Hazel.

«Allora, vuoi dirmelo?» gli chiese l'amica, studiandolo con attenzione.

«Che cosa?» domandò Will, fingendosi confuso.

«Il perché hai bevuto così tanto ieri sera.»

Will si strinse nelle spalle, bevendo un altro sorso d'acqua. Aveva fame, ma al tempo stesso la nausea. Voleva tornare a coricarsi e dormire per il resto della giornata.

«Non posso decidere di bere, per una sera?» domandò Will.

«Puoi, certo.» annuì la figlia di Plutone. «Ma non così come ieri. Sembravi disperato. O almeno sembrava che stessi cercando di affogare i tuoi pensieri nell'alcol.»

«Mh...»

«E non credo tu ci sia riuscito.» aggiunse Hazel, osservandolo. «O sbaglio?»

Will non rispose. Certo, aveva bevuto proprio per quel motivo, per affogare le sue preoccupazioni e i suoi pensieri su Leo, Calipso e il loro matrimonio. Gli mancavano anche i suoi fratelli, senza contare che il pensiero di star ferendo i sentimenti di Connor aveva contribuito. In più, mentre accettava la quinta birra, si era reso conto di essere sulla strada dei trent'anni, di avere così tanta voglia di sposarsi e al tempo stesso aveva paura di rimanere da solo.

«Hai anche mandato dei messaggi ai tuoi ex.» proseguì Hazel, prendendo il cellulare dalla tasca. «Me l'hai detto mentre vomitavi.»

«C-Cosa?» disse Will, impallidendo, prendendo il cellulare con mani tremanti.

«Già. Purtroppo era troppo tardi per cancellarli.»

Will andò subito nelle chat e quasi sorrise nel notare di non aver mandato nulla a Leo. Una piccola vittoria. Ma aveva scritto un messaggio a Mitchell piuttosto imbarazzante – “Perché con me non volevi fare sul serio? Cos'ho di sbagliato?!?” – e un altro a Greg – “La maggior parte dei miei ex sono sposati, lo sei anche tu??”. In più, come se non bastasse, ne aveva inviato uno pure a Nico Di Angelo, ma nulla di spaventoso, secondo lui – “Sei felice con Percy?”.

«Non credevo avessi scritto a Nico.» disse Hazel, sgranando gli occhi alla vista del messaggio.

«Già, spero non arrivi qui per uccidermi.» borbottò Will, guardando la chat di Mitchell. L'ex non gli aveva risposto, ma aveva visualizzato il messaggio. Greg, invece, gli aveva scritto di no, che era solamente sposato con il suo lavoro, ma accettava proposte. Will trattenne una risatina. Poteva tornare da lui, se si fosse sentito ancora così solo, in futuro.

Hazel gli tolse il cellulare prima che potesse fare qualcos'altro di cui pentirsi e fu tentata di tirargli uno schiaffo. Will tenne gli occhi chiusi, in attesa che la ragazza lo colpisse. Non voleva essere schiaffeggiato, ma lo avrebbe preferito al suo sguardo di fuoco.

«Credo che tornerò nella mia cabina.» borbottò Will.

«Dovresti.» annuì la ragazza. «Ma puoi rimanere qui. Ti ho preso dei vestiti questa mattina, se vuoi farti una doccia. E ti preparerò qualcosa da mangiare, appena ti sarà passata la nausea.»

Will le sorrise. «Ti amo, lo sai?» le disse.

«Lo so.» annuì Hazel, con un sospiro. «E ora vai, poi ne riparleremo.»

 

Will uscì dalla doccia mezzora dopo, sentendosi molto meglio rispetto a quando si era svegliato. Certo, il fatto di aver scritto a due dei suoi ex più Nico non lo rendeva di buonumore, ma bastava non pensarci. Nessuno dei tre era lì al Campo Mezzosangue, quindi non doveva aspettarsi di incontrarli.

«Ecco qui.» disse Hazel, posando un piatto pieno di pancakes sul tavolo. «Sono con la cioccolata, ma puoi aggiungerci la marmellata, se ti va.»

«Grazie.» Will finì di asciugarsi i capelli e si sedette, giocherellando con la forchetta prima di mangiare un pancakes. Era piuttosto affamato, ma mangiare adagio era meglio che buttarsi sul cibo com'era suo desiderio.

Hazel si sedette di fronte a lui, osservandolo mangiare come una mamma apprensiva. Di tanto in tanto sbatteva la forchetta contro il bicchiere, solo per il gusto di vederlo socchiudere gli occhi per il rumore eccessivo. Will decise di ignorarla.

«Quando uscirai con Raul?» domandò Will, mangiucchiando un pancakes.

«Questa sera.» disse Hazel. «Così poi non dovrò più pensarci.»

Il biondo le lanciò un'occhiata. «Hai almeno intenzione di dargli una chance?»

Hazel arrossì appena. «Non metto in dubbio che sia un bravo ragazzo.» borbottò. «Ma il mio cuore... è di un altro.»

Will la osservò, pensando che se mai avesse visto Frank Zhang, lo avrebbe picchiato per il modo in cui aveva lasciato una donna perfetta come Hazel. Chi altri avrebbe aspettato l'amore della sua vita con così tanta sicurezza, dopo dieci anni di abbandono?

Pensò a Leo. Lo avrebbe aspettato? Provava qualcosa per lui, d'accordo, non poteva non ammetterlo, ma non intendeva perderci altro tempo. Se Leo lo voleva, poteva fare qualcosa per farglielo capire, anziché sposarsi con Calipso.

«Be'...» mormorò Will, mangiando un terzo pancakes. «Perché non tieni il tuo cuore per lui mentre il tuo corpo...»

Hazel lanciò un grido e si infilò le dita nelle orecchie, prima che l'amico potesse finire di parlare. Will la guardò a bocca aperta e scoppiò a ridere. Non si era aspettato quel genere di reazione da parte di Hazel, e fu felice che l'amica non fosse cambiata.

 

 

Dopo quel pranzo che sapeva tanto di colazione, Will aiutò Hazel a cercare qualcosa di adatto per quella sera, qualcosa di non troppo appariscente ma neanche troppo da suora. Will fu felice della sua scelta e si fece promettere sullo Stige che l'altra lo avrebbe indossato quella sera, all'uscita con Raul. Hazel non ne sembrò molto felice, ma ormai era fatta.

Will ciondolò per un po' nel Campo, salutando Amy e le sue sorelle fuori dalla cabina di Afrodite. La ragazza gli dedicò un gran sorriso e Will fu tentato di chiederle come fossero andate le cose con Holly Victor, ma c'erano troppe figlie di Afrodite nei paraggi. Non voleva che gli facessero qualche proposta o che gli parlassero della sua vita disastrosa vita amorosa. Sapeva già da solo quanto facesse schifo.

Camminando si ritrovò nei pressi dell'Arena. Si bloccò. Non andava più da quelle parti da quando aveva combattuto contro Bruno Morgan. I ricordi di quel momento tornarono prepotenti: ricordava ogni colpo subito, ogni parola che Bruno gli avesse detto, le sue labbra ruvide contro le sue. La tentazione di afferrare un'arma e spaccare ogni cosa si fece strada in lui, ma non ne aveva le forze. Voleva andarsene da lì.

«Ciao, Will.»

Will sussultò e si voltò, incrociando gli occhi scuri di Clarisse Le Rue. La ragazza era da sola, con una spada in mano. Doveva aver da poco finito un lungo allenamento.

«Ehi, Clarisse.» la salutò Will, fissando la spada.

«Tutto okay, figlio di Apollo? Sei un po' pallido.» notò Clarisse.

Will scrollò le spalle. L'ultima volta che si era trovato da solo in Arena con un figlio di Ares non era andata per niente bene. Decise di non dirlo ad alta voce, dopotutto la ragazza di fronte a lui era armata.

Ma Clarisse capì lo stesso. Mise via la spada e si passò un fazzoletto sul viso, per togliere via le ultime gocce di sudore.

«Non pensavo che ti avrei mai visto da queste parti.» disse Clarisse, avvicinandosi al tavolo delle armi e sedendosi. «Vuoi allenarti con qualche arma?»

«No, stavo solo facendo una passeggiata.»

Will e Clarisse si scrutarono con attenzione, uno pronto a correre nel caso l'altra si fosse dimostrata violenta, l'altra pronta a scappare se l'altro avesse provato a piangere in sua presenza.

«Come sta Chris?» domandò Will.

«Sta bene.» annuì Clarisse, con un sorrisetto. «Sta dormendo, è stato in missione tutta la notte.»

«Che genere di missione?»

«Un paio dei suoi fratelli si sono persi vicino al Bosco di Dodona e lui è andato a cercarli.»

«Oh. Li ha trovati?»

«Certo, Chris riesce sempre a fare tutto quello che si mette in testa.»

Will guardò la vecchia amica, sentendo male al petto. Ecco un'altra persona innamorata, fiera della propria vita, del proprio matrimonio. Lei e Chris erano sposati già da cinque anni, e non avevano voluto vivere fuori dal Campo. La vita là fuori non faceva per loro.

Non avevano figli. Will era uno dei pochi a conoscere le difficoltà della figlia di Ares di concepire, e non ne aveva mai fatto parola con nessuno. Come non aveva mai parlato di quando Clarisse, anni prima, aveva pianto sulla sua spalla, abbattuta dall'idea che non avrebbe mai dato un figlio al marito. Ogni volta che qualcuno partoriva, Clarisse era una delle prime a vedere il bambino. Come zia, era bravissima, ma Will era certo che, come madre, avrebbe superato chiunque lì al Campo Mezzosangue.

«Allora, Will...» mormorò Clarisse, osservandolo con attenzione. «Come stai?»

«Sto bene.» annuì Will, infilandosi le mani in tasca.

«Mi dispiace...»

«Lo so.» si affrettò a dire il biondo, bloccandola. «Davvero.»

Clarisse sospirò e rimase a guardarlo. Will le sorrise. Gli era sempre piaciuta la figlia di Ares, con i suoi modi bruschi e gli scatti di rabbia improvvisi. Ricordò quando l'aveva afferrato per il colletto e trascinato in infermeria per aiutare Melly a partorire. Non era un ricordo piacevole, ma dopotutto non aveva fatto quasi altro nella vita.

«Ti va di allenarti un po'?» domandò Clarisse, scendendo dal tavolo e prendendo le spade di legno da allenamento. «Con queste, così non ti fai la bua.»

Will fece una smorfia. «D'accordo. Ma sappi che non ci andrò piano con te.»

Clarisse scoppiò a ridere, e continuò a sghignazzare per tutta la durata dell'allenamento.

 

Era ormai passata un'ora quando Will decise di concludere l'allenamento. Clarisse lo aveva colpito su braccia e gambe, e Will immaginò che di lì a qualche ora, avrebbe avuto la pelle ricoperta di lividi. Ma anche lui era riuscito a colpire la figlia di Ares un paio di volte, e voleva scappare prima che la ragazza decidesse di fargliela pagare.

«Vai in infermeria?» domandò Clarisse, massaggiandosi il braccio con una strana luce negli occhi.

«Sì, prima che mi ci mandi tu.» sbuffò Will, mettendo via la spada di legno.

Clarisse sogghignò. «D'accordo. Allora ci vediamo, Solace.»

Will ricambiò il saluto e si allontanò, mentre alle sue spalle Clarisse riprendeva il suo allenamento da sola. Non si voltò a guardarla perché un'ombra tra gli alberi attirò la sua attenzione. Si avvicinò, curioso, e sorrise nel riconoscere Connor.

«Ciao.» si salutarono, e Connor ricambiò il sorriso.

«Sono venuto a cercarti in infermeria.» aggiunse il figlio di Ermes, lanciando un'occhiata in direzione di Clarisse. «E non ti ho trovato.»

«Ho fatto una passeggiata.» disse Will, passandosi una mano tra i capelli. «E sono finito qui. Con Clarisse.»

«Sì, vi ho visto. Sembravate un po' aggressivi.»

«No, non lo eravamo.»

Connor scosse la testa, divertito, e Will pensò all'allenamento con Clarisse. Forse erano stati un po' aggressivi l'uno con l'altra, dopo i primi colpi, ma tutto sommato non era andato male. Una parte di Will si era anche divertita. Per una volta faceva qualcosa di diverso dallo stare tutto il giorno in infermeria.

«Come mai mi stavi cercando?» domandò Will, osservando l'altro. Era strano vederlo all'infuori della sua camera da letto. «È successo qualcosa?»

Connor fece un cenno in direzione del Campo. «Ti va una passeggiata?»

Will annuì e si incamminò al fianco di Connor, lanciandogli occhiate di continuo, sorpreso da quello strano comportamento. Forse il figlio di Ermes voleva dare un taglio alla loro relazione. Lo avrebbe capito, naturalmente. Perché voler stare con lui? Soprattutto dopo che avevano parlato e chiarito la loro relazione. Hazel si sbagliava, dopotutto. Connor non aveva nessuna cotta per lui...

«Come stai?» domandò Connor, guardando il biondo. «Ho visto Clarisse colpirti...»

«Sto bene.» annuì Will, abbozzando un sorriso. «Clarisse non mi ha fatto molto male.»

Connor sorrise a sua volta e gli toccò il braccio, nello stesso punto dove la lama di legno della figlia di Ares era calata. Vide Will sobbalzare e spostarsi, portandosi una mano al braccio con fare protettivo.

«Okay.» borbottò Will. «Questo ha fatto male.»

«Lo immaginavo.» sghignazzò il figlio di Ermes. «Ti ho visto fare una smorfia, prima.»

«Ci stavi osservando da molto?» si incuriosì il biondo.

«Mh, sì, da quando lei ti ha raggiunto. Volevo venire in tuo soccorso, ma ho notato che ti stavi divertendo.»

«Sono pur sempre un semidio.» gli fece notare il figlio di Apollo. «Combattere è anche nella mia natura, sebbene non si direbbe.»

«Okay, sei bravo con la spada, sebbene fosse di legno.»

«Ho avuto dei bravi insegnanti.» mormorò Will, pensieroso, e sospirò. «Allora, Conny, di cosa vuoi parlarmi?»

Connor si guardò attorno. Si erano allontanati dall'Arena e dalle cabine del Campo, diretti verso il campo di fragole. Forse potevano parlare mentre si gustavano una fragola dopo l'altra... Lo avrebbe imboccato volentieri, con una, dieci, cento fragole.

«Volevo parlarti di noi.» disse Connor, dopo qualche altro minuto. Non riusciva a guardare il biondo negli occhi chiari, quindi si limitò a fissare le fragole a qualche metro di distanza.

«Okay.» annuì Will, mettendosi a braccia conserte. «Avanti, dimmi quello che devi.»

Will si rilassò, deciso a non mostrare né la paura né la delusione per le parole che presto l'altro gli avrebbe detto. Se Connor si era davvero deciso a darci un taglio, Will decise che non ci avrebbe più provato con nessun altro. Avrebbe vissuto il resto della sua vita da solo, magari con Hazel. Avrebbero comprato una casa insieme. Forse come coppia di amici potevano anche adottare un bambino oppure, più probabile, un gatto.

«So che ne avevamo già parlato, ma...» Connor si mordicchiò il labbro, sollevando lo sguardo e incrociando gli occhi azzurri di Will. «Ecco, volevo parlare di nuovo di noi.»

«L'hai già detto.»

Connor deglutì. Quegli occhi lo mettevano in soggezione. E anche l'espressione indecifrabile del figlio di Apollo non contribuiva. «Volevo chiederti se tu provi qualcosa per me.» finì di parlare Connor. «Perché io provo qualcosa per te.»

Will sussultò a quelle parole, e la voce di Hazel nella sua testa si mise a ridere. Riusciva quasi a vederla mentre si dava il cinque da sola.

«Come?» disse Will.

«Provo qualcosa per te.» mormorò Connor, arrossendo. «Volevo che tu lo sapessi.»

Will continuò a fissarlo. Non riusciva a crederci...

«Ma...» balbettò Will. «Ma...»

«Non provi lo stesso per me, e va benissimo.» lo anticipò Connor, trattenendo la delusione. «Insomma, è colpa mia, avevo detto niente sentimenti, ma... è impossibile stare in tua compagnia così a lungo e non provare niente. Sei... una bravissima persona, sei speciale. E io... mi sono preso una cotta per te come una stupida ragazzina. Se non vorrai più parlarmi lo capisco, e credo che sia meglio smettere di vederci. Non posso continuare ad essere il tuo trombamico, ci resterei troppo male. E vederti con un altro potrebbe spezzarmi. Quindi Will, penso sia il caso...»

Will continuò a guardarlo, in attesa che Connor finisse di parlare, ma il figlio di Ermes ammutolì per le troppe emozioni. Non voleva finirla con lui, ma ormai era tardi, Connor aveva confessato i suoi sentimenti ed era in imbarazzo per averlo fatto. Lo capiva. Non gli era successo lo stesso con Nico Di Angelo? Non gli aveva fatto una bellissima dichiarazione d'amore? Dichiarazione inutile, visto quello che Nico voleva dirgli?

Prima di capire quello che stesse facendo, Will posò la mano sul viso di Connor e lo guardò negli occhi. Pensare a Nico gli aveva fatto tornare in mente tutto quello che aveva provato per lui, e la sofferenza che ne era scaturita quando aveva scoperto di Percy. E gli tornò in mente anche Leo, con il suo amore così intenso per Calipso.

Erano tutti innamorati, erano tutti felici, e lui era lì, da solo, a soffrire. Qualche giorno prima aveva pensato di poter essere felice, se solo si fosse lasciato il passato alle spalle. E Connor non era la persona perfetta per questo?

Senza una parola, Will gli passò le dita sotto il mento e lo attirò verso le sue labbra. Le guance di Connor si arrossarono prima ancora che si toccassero e Will lo baciò, con tutta la dolcezza di cui era capace. Prese una mano nella sua, stringendola, accarezzandola.

«Provo anch'io qualcosa per te.» mormorò Will contro le sue labbra, e Connor lo guardò, felice e sorpreso al tempo stesso.

Connor lo baciò di nuovo, portandogli il braccio libero attorno al collo. Will lo strinse contro di sé, senza riuscire a capire se provasse davvero qualcosa per lui o se lo avesse detto solamente per non perderlo.

   
 
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