Erano passate alcune settimane dal mio arrivo in città e oramai stavo riprendendo il ritmo della metropoli francese. Il lavoro da Defois stava andando bene e a volte mi domandavo come avessi potuto metterci tanto ad accettare la sua offerta. Sorrisi al solo pensiero, tornare a collaborare con lui era davvero magnifico, anche se un po’ forse mancava l’autonomia che il Paradiso mi garantiva. Stavamo già preparando un nuovo progetto, che sarebbe stato presentato poco prima delle feste invernali. Anche la gravidanza procedeva; stavo per raggiungere il terzo mese e infatti quello stesso pomeriggio avrei svolto l’ultimo controllo del primo trimestre da un’ostetrica di fiducia della nostra famiglia. A volte mi stupivo ancora di quanta gente potesse conoscere Cosimo in giro per il mondo, infondo io ero pur sempre cresciuta in un’ambiente ristretto, fatto più che altro dei vicini di casa. Il resto del mio tempo era invece dedicato ad aiutare Nicoletta nella preparazione del famigerato matrimonio, il quale si sarebbe svolto da lì a pochi giorni. Per fortuna era riuscita a far desistere la contessa da una cerimonia troppo sfarzosa, preferendo qualcosa di più semplice. Solo la chiesa di Saint-Eustache alla fine era stata imposta, ma grazie allo spazio verde intorno garantiva il pranzo all’aperto che gli sposi desideravano. Dal nostro era passato così poco tempo, eppure avevo già dimenticato quanto lavoro ci fosse dietro. Per la seconda volta mi ero trovata a disegnarle l’abito da sposa. Avevo optato per un modello più leggero rispetto al precedente, il quale potesse esaltare il suo fisico esile e slanciato. La gonna era in chiffon, mentre il corpetto restava più rigido per sostenere la figura. Ero stranamente fiera del mio lavoro e non avevo dovuto rifare il bozzetto come al solito. Forse il piccolo Bregamini che avevo nella pancia mi stava infondendo un po’ della sua sicurezza. Osservai le bomboniere che la futura signora Guarnieri mi aveva lasciato il giorno precedente e sospirai sconsolata.
-Pensa positivo sabato è il grande giorno.- Mi disse una voce alle mie spalle.
-Grazie al cielo. Sono contenta di aiutarla in tutto questo, però sta davvero esaurendo le mie energie. Abbiamo organizzato l’evento in pochissimo tempo.- L’uomo si sedette accanto a me e diede un’occhiata al materiale sul tavolino.
-Se le avessi detto della gravidanza ti avrebbe tolto la metà degli incarichi. Dovresti riposarti.
-No. Stiamo parlando dei nostri migliori amici, non posso non aiutarli.- Mi poggiò una mano sul ventre avvicinandosi.
-Secondo te cosa sarà? Per me una femminuccia.
-Arturo si rivolterebbe nella tomba se fosse così. La vostra famiglia ha solo maschi da quante generazioni?
-Quattro. In ogni caso mia madre ne sarebbe felice invece. Ha sempre desiderato una bambina, o comunque un secondo figlio, però mio padre non era d’accordo e in più non c’era mai. Quindi lei si è dovuta accontentare di me.
-Direi che in ogni caso ha fatto un ottimo lavoro.- Ridacchiai alzandomi in piedi. -Sai che ti dico? Sono sicura che sarà un enfant. Me lo sento.
-Si può sapere dove stai andando?
-Secondo te?
-In chiesa. Ci vediamo più tardi dal dottore o preferisci che ti venga a prendere?
-Ho visto la tua agenda e so che hai una giornata molto impegnativa. Non preoccuparti andrò da sola.- Ridacchiai notando come cercasse di ribattere alla mia più che mai vera argomentazione, capendo però solo dopo diversi minuti che sarebbe stato inutile.
-D’accordo, ma per qualunque cosa non esitare a chiamarmi. Non farti il minimo scrupolo, promettimelo.
-Va bene.- Gli diedi un leggero bacio sulle labbra per congedarmi, dirigendomi poi verso l’uscita.
-Ma lo sposo com’è mai non è venuto?
-Oggi stanno arrivando tutti e lui ha deciso di andarli a prendere uno per uno. È da questa mattina che fa avanti e indietro tra la villa e la stazione.
-Attualmente oltre a tua madre chi c’è?
-Mio padre, Clelia, Carletto e la piccola Vittoria, mentre in questo momento starà di certo aspettando il commendatore e Tu sai chi.- Scoppiai a ridere.
-Si può sapere perché la chiami così?
-Ha ostacolato il nostro matrimonio la prima volta e vivo nella paura che possa riprovarci.
-Non ti preoccupare, andrà tutto a meraviglia. I vostri fratelli ci saranno spero.
-Certo, il loro aereo dovrebbe atterrare questa sera.
-Il ragionier Cattaneo sarà felice di rivedere suo figlio. A quel che so sono passati tanti mesi dall’ultima volta.- Notai comparire sul viso di Nicoletta un espressione strana, come se volesse aggiungere qualcosa ma si stesse trattenendo. Decisi di non indagare, non volevo che si sentisse a disagio. Se avesse voluto parlarmi di qualcosa lo avrebbe fatto con i suoi tempi. Per rompere quel silenzio imbarazzante avevo bisogno di trovare un argomento più interessante con cui coinvolgerla. Mi morsi la lingua, avevo fatto un discorsetto apposta a Cosimo sul non farne parola, però a mali estremi; infondo oramai avevo praticamente superato il primo trimestre. -Ti andrebbe di accompagnarmi dalla dottoressa St. Mor? Ho una visita di controllo tra pochi minuti.- Immediatamente mi guardò preoccupata, visto che molto probabilmente non aveva mai sentito parlare di quella donna.
-Medico? Perché stai male?- Il suo tono era allarmato, proprio come se il suo spirito da mamma avesse preso il sopravvento sulla ragazza.
-Tranquilla, è solo un’ostetrica. Il bambino raggiungerà il terzo mese entro pochi giorni e lei vuole visitarmi per sicurezza.- Notai i suoi occhi illuminarsi di una gioia che non vedevo dalla nascita della piccola Margherita.
-Sei incinta? Si può sapere perché non me lo hai detto prima? Sono così felice per voi.
-Volevamo prima essere certi di non perderlo.
-Aspetta che lo sappia Ric, sarà entusiasta di diventare zio.
-A tal proposito, credo Cosimo ci tenga molto a dirglielo lui, perciò acqua in bocca con tutti. Sei la prima che lo viene a sapere, oltre a Vittorio che era con me quando l’ho scoperto, non lo sa nemmeno Delfina ancora.
-Certo, sarò muta come un pesce. Ora muoviamoci non possiamo fare tardi al tuo appuntamento.