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Autore: VigilanzaCostante    17/12/2021    4 recensioni
Hermione deve organizzare un Gala di beneficienza con sede ad Hogwarts, Draco Malfoy è uno degli sponsor.
|OS | Draco/Hermione | Partecipa al "Calendario dell'avvento" indetto da Cora sul forum "Writing Games - ferisce più la penna| Regalo d'inchiostro per Legar
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Prompt: A e B si odiano, ma devono organizzare insieme un'iniziativa di beneficenza



 

To Legar, my dear friend.
Buone feste! Dopo Natale, in cui“siamo tutti più buoni”, riprendiamo con le shipwar, giusto?


 

Pregiudizi a specchio 

 

Firmare, sistemare, organizzare. La vita da dipendente del Ministero della Magia e salvatrice del mondo magico, per Hermione, voleva dire questo e molto altro. Il gala di beneficenza, sede a Hogwarts, da organizzare per l’anniversario del 2 maggio era una tediosa e infinita serie di scartoffie. Ma questo era un lato che non riusciva a spaventarla particolarmente. Il meticoloso metodo di studio che l’aveva fatta eccellere era efficace per qualsiasi evenienza: così, da quel punto di vista, era più che in tempo.
La parte complicata, a suo dire, era quella di comunicare con invitati e sponsor, sedersi al tavolo di un bar o un ristorante (a seconda dell’interlocutore) e mettere in gioco la parte sociale di sé.
Ed era proprio per quello che si trovava a tamburellare sul tavolo di mogano di quel locale altolocato in attesa di Draco Malfoy.
«Granger, scusami il ritardo» una voce fredda e irriconoscibile comparve a quel punto dietro di lei. In risposta, si alzò per buona educazione e sorrise in modo impostato all’ex compagno di scuola.
Non sapeva come reagire di fronte al volto appuntito di Malfoy, non riusciva a comprendere se il suo dispendioso aiuto era dovuto a sincera partecipazione o alla voglia di riabilitare il suo nome infangato. Però, come si poteva sindacare sulle motivazioni di un così ingente supporto in galeoni d’oro?
Si sedette e gli fece segno di fare lo stesso. Sarebbe stata una lunga serata.

 

 

♦♦♦


 

Si salutarono fuori dal locale con la stanchezza addosso. Non era facile comunicare con gentilezza, ma ancora più difficile era cercare di vincere un dibattito rimanendo sempre stoicamente professionali. Quindi, a riguardo del buffet, degli invitati, del discorso che Draco Malfoy stesso avrebbe dovuto tenere, si erano distrutti a colpi di parole gelide e “grazie” reverenziali.
Era sempre il solito arrogante, ma con più consapevolezza, con meno infantilità, e Hermione non aveva mai fatto così tanta difficoltà a rapportarsi con uno sponsor, o semplicemente anche con un uomo. Era intelligente, e sapeva come argomentare e quindi, oltre che snervante, era anche stimolante.
«Ci rivediamo la prossima settimana per le ultime firme, e ti sarei grata se riuscissi a inviarmi la bozza del tuo discorso prima della serata».
«Certo, Granger» e poi, stupendo anche la donna di fronte a lui, la linea sottile delle sue labbra si trasformò in un ghigno divertito. «É stato un piacere lavorare con te».
E le guance di Hermione si colorarono di rosso pastello, che con rigida fierezza dissimulò con un saluto composto. 


 

♦♦♦

 

«Lavorare con Malfoy è stato tanto tremendo?» le chiese Harry, mentre le preparava una tazza di the nel suo appartamento a Godric’s Hollow. Lui e Ginny vivevano lì insieme da pochi mesi, nel loro nido d’amore, e Hermione andava a trovarli non appena trovava un attimo libero di tempo. E soprattutto, quando Ron non era nei paraggi.
La fine della storia d’amore con Ron Weasley era stata lenta e dolorosa come era iniziata. Non si capivano, non volevano più capirsi, e così si erano congedati con un abbraccio goffo e la consapevolezza nel cuore d’aver perso un amico. Ora si vedevano solo lo stretto necessario, e questo galà sarebbe stata la prima occasione dopo un secolo.
«Diciamo di sì, più che altro è stato difficile sforzarsi di essere cordiali, ma la professionalità richiede quello» spiegò. «Però non si è comportato male, anzi. Non è un uomo sciocco».
E se ci pensava bene, sembrava anche molto cambiato. Non aveva perso quella sua punta di prepotenza, il voler avere sempre ragione. Ma era in grado di ascoltare, o almeno fingere di starlo facendo. Era furbo, ma non per forza malvagio. Di una cosa era certa, però, non si fidava del tutto delle sue buone intenzioni, e non voleva dargli modo di approfittarsi del suo nome. 

Buffo - pensò mentre Harry blaterava di Quidditch o di qualche altra cosa poco degna di nota - come le cose si siano ribaltate. Un tempo era lei che doveva lottare strenuamente per dimostrare il suo valore, al di là delle sue origini, e ora toccava a lui rendersi degno di fiducia nonostante il suo passato.
Si rimproverò mentalmente: non doveva arrestarsi e farsi condizionare dallo specchio di quei pregiudizi che avevano limitato lei. 


 

♦♦♦

 

Il vestito rosa cipria che, con la dovuta eleganza, fasciava il suo corpo magro gli era stato confezionato proprio per permetterle di partecipare a quella serata. Le sembrava di sentire da lontano l’eco di quel Ballo del Ceppo in cui aveva ballato fino a che le girava la testa, che poi si era concluso con il suo cuore da bambina infranto. E ora, tornata nel luogo della guerra, nel luogo dei suoi studi, nel luogo in cui aveva stretto amicizie e versato lacrime, rischiava di infrangersi al suolo nel rincontrare il suo vecchio amore. Ma non si concesse nemmeno il tempo di pensarci, perchè doveva occuparsi di mille altre cose, insieme agli altri dipendenti del Ministero coinvolti nell’organizzazione. Doveva andare a parlare con gli elfi nelle cucine, per assicurarsi che avessero tutto pronto per il buffet. Doveva andare a salutare cortesemente tutti gli sponsor con le rispettive famiglie, e chiedere loro se i discorsi erano pronti. Doveva assicurarsi che Harry avesse pronto il suo, di discorso, cosa per niente scontata. E poi, doveva prepararsi per salire anche lei su quel soppalco, schiarirsi la voce e ringraziare tutti per la partecipazione.
Posso farcela, si ripetè mentre si sistemava per l’ultima volta i capelli lisciati, nessuna pressione, nessuna ansia.
Ma in realtà le preoccupazioni erano strette insieme a quel corpetto, coperte sotto l’ombretto marrone, pronte ad assalirla in ogni momento.

 

Quando emerse dalle cucine ed entrò nella Sala Grande, il primo volto che si ritrovò davanti era una faccia nemica.
«Granger, ti vedo bene». Era una sorta di complimento?
«Ah Malfoy, eccoti!» esclamò sicura, come se il mare di pensieri che la stava inglobando fino a un secondo prima fosse solo un ricordo lontano. «Ho visto il discorso, sembra calzante. Hai capito qual è il tuo turno per parlare?».

Lui annuì, e le rispose qualcosa, ma Hermione fu catturata da Harry che parlava divertito con Ron. Ridevano di qualcosa che non riusciva a sentire, e si sentì sprofondare per un secondo. Le mancava quella complicità, quell’amicizia solida che li rendeva un trio inseparabile, là dentro.
Draco notò il volto che si spegneva, il sorriso che s’afflosciava e seguì lo sguardo di Hermione con una punta di curiosità avida.
«Ti manca Weasley, davvero?» il tono presuntuoso sembrava essere tornato quello del bambino che era stato. «Credimi Granger, non hai perso niente».
Lei, in risposta, lo fulminò con lo sguardo e si indispettì. Con che diritto entrava in un suo momento di disagio e lo colorava di disprezzo?
«Non immischiarti in questioni che non sai, e torniamo a parlare della serata». E lo disse come se la serata fosse qualcosa di lontano, quando invece era il momento presente. La gente chiacchierava, beveva, mangiava e brindava ai nuovi inizi che la fine della guerra aveva concesso.
«Lungi da me, Granger, scusami se ti ho offeso. Noto il tuo disagio e mi dispiace molto, perchè ti sei letteralmente presa a carico di tutto il Gala, e fartelo rovinare da quel… zoticone pel di carota mi sembra veramente uno spreco».
E suo malgrado, Hermione sorrise. Sorrise per il modo in cui Draco aveva arricciato le labbra prima della parola “zoticone”, come se avesse tentato di trattenersi fino a quando non si era accorto che non c’era parola migliore per descriverlo.
«Insomma, come hai potuto fidarti di uno che ha paura dei ragni e poi dorme con un topo sul comodino tutte le notti?».
Sul volto era dipinto quel terrore misto-panico che gli aveva visto solo nella Foresta Proibita al primo anno. Rise di gusto, perchè quel ragazzino dai capelli laccati e il naso sempre all’insù in segno di disprezzo, era cresciuto in una sua versione adulta ma fondamentalmente non troppo mutata.
«Sei sempre lo stesso, Malfoy».
«Lo prendo come un complimento» e ghignò, che era un po’ il suo modo per sottointendere molto altro. Che sì era cambiato, che non era più quel bulletto presuntuoso, ma che crescere e capire i propri errori non significa stravolgersi e ricostruirsi proprio da capo. Che poteva non esssere più un Mangiamorte, che era fiero di essersi distaccato da chi era stato, ma che non smetteva di essere il Serpeverde viziato che amava i comfort della sua vita da ricco. Ed Hermione questo lo capì, e si diede anche la risposta alla prima domanda che si era posta. Draco Malfoy aveva fatto da sponsor a quel Gala di beneficienza per amore nei confronti della causa o per ripulire il suo nome sporco di fango? Probabilmente, entrambe le cose.

 

♦♦♦

 

Una settimana dopo il Gala del 2 maggio, Hermione Granger aveva aperto a un gufo che batteva sulla finestra della sua stanza, e aveva letto il più strampalato invito a cena che avesse mai ricevuto. 

 

Granger,
Dato che lavorativamente parlando siamo andati alla grande, ti va di vederci per una cena (scelgo io il posto) e riprendere il nostro battibecco da dove si era interrotto?
Un cordiale buongiorno
Draco Malfoy


Ecco perchè, a distanza di due mesi, al sesto apericena in cui era stata costretta, Hermione accettò di sfilarsi quella rigidità e appoggiare una mano sopra quella fredda di Draco Malfoy. In fin dei conti, erano due adulti capaci di intendere e di volere, di prendere le loro decisioni seppur complicate. Ma quella razionalità, a cui era tanto devota, fu ben presto accantonata quando si ritrovò nel suo appartamento con le labbra dell’uomo sopra alle sue, e quel vestito sgualcito ai piedi del letto. E tutto il peso delle sue responsabilità di dipendente del Ministero della Magia e salvatrice del mondo magico, sparì inghiottito da quei baci rumorosi. Il mostro dell’ansia, da sempre acquattato in modo latente dentro di lei, non fece capolino nemmeno per un secondo, quella notte.
La prima di altre. Perchè Hermione Granger, da sempre pronta a dimostrare il suo valore indipendentemente dalle sue origini, aveva imparato a non specchiarsi in pregiudizi simili e avevo deciso di fidarsi di Draco Malfoy. Anche se era arrogante, vanesio e fondamentalmente sempre lo stesso.























 
Angolo dell'autrice:

No, perchè mi segue, no, non sono impazzita. Non ho tradito la Drarry per la Dramione. Ma per fare un regalo a Legar questo e altro, anche scrivere della mia NOTP. 
Spero di non avergliela storpiata e che, questo piccolo pensierino, le possa piacere e possa piacere a chiunque passi di qui. 
Un bacio
Mati
   
 
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