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Autore: eclissidiluna    21/12/2021    0 recensioni
Seguito di "Gratitudine", qualcosa che era rimasto "in sospeso" e che alla fine, nella mia testa, si è concluso. SPOILER SU TUTTA LA SERIE COMPLETA per i vari riferimenti.
Genere: Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio, Ben Breaden, Dean Winchester, Lisa Breaden, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni
Capitoli:
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Fermo. Immobile. Inerte. Non vivo.
Come suo figlio.

Dean non sente nulla. Anestetizzato. Non percepisce la voce rotta di Mary, la mano di Castiel che lo scuote con forza, il respiro corto di Lisa. Dean è immerso in un vortice senza ritorno, uno di quegli uragani rotanti che ti avviluppano, portandoti con sé, travolgendo ogni cosa. Come se non fosse mai esistita.
Dean è altrove. Dean è con Ben.

L’angelo si siede accanto a ciò che resta di Dean l’Uomo che, negli anni, gli ha fatto perdere divinità e acquistare un’umanità autentica, sincera, valorosa. Divina.
“Dean…"
Dean non muta espressione. E’ una diapositiva. Un drammatico fermo immagine. Dio solo sa quanto vorrebbe farsi video. Per riavvolgere il nastro. Per “riavvolgere” il tempo.
Tornare indietro.
Credeva di averlo fatto, avendo una seconda possibilità con Lisa, con Ben. Ma doveva saperlo, "sentirlo" dentro…a Dean Winchester non vengono date “seconde possibilità” se non a caro prezzo.
Mai avrebbe ipotizzato scotto più greve.
 
Sepolto in fondo all’oceano. Con Michele. Lì aveva scelto di essere, lì avrebbe dovuto restare.
Nessuna preghiera-incantesimo di Jack. Nessun “” a cui aggrapparsi come salvagente.

A quest’ora Ben sarebbe vivo. Non ricorderebbe il suo volto. Crederebbe di essere figlio di un tatuato metallaro, amante delle Harley Davidson.
Non si farebbe domande. Non cercherebbe risposte.

Sarebbe al campus, a scherzare con il suo compagno di stanza, a “smanettare” sui social per ottenere “l’amicizia” di quella rossa dagli occhi zaffiro, iscritta al terzo anno. Invece ha navigato in rete per ritrovare un maledetto fantasma.
Ben, dannatamente caparbio, lo ha scovato. Ed ora il fantasma è lui, freddo corpo su di un letto che odora di disinfettante e sangue.

C’è un altro corpo, ancora tiepido, che attende di essere “visto”. Ma per Dean esiste solo Ben.
Perché non esiste più.

Castiel non ha il coraggio di fronteggiare quella nebbia dell’anima che si aggira furtiva, impadronendosi della mente di Dean. Di ogni suo senso.
Ma Mary decide di farsi strada, a fatica, penetrando la coltre che intrappola come bava di arachne. Tocca a lei. Lo sa.
“Dean…Sammy…lui…lui è…” sussurra.

Dean non vuole scostare gli occhi da Ben. Determinati a restare incollati a quelle palpebre che, Castiel, ha chiuso con delicatezza. Fin quando dovrà seppellirlo. Perché in lui scorreva il sangue del cacciatore ma non lo era. Non gli toccherà un giaciglio di fuoco.
Guarda Mary con disprezzo, come se i secondi sottratti a Ben, gli pesassero infinitamente. Eppure deve guardarla…per farle capire che a nulla servirà la sua “difesa d’ufficio”. Dean lo ha già condannato.
Non sa quanto, quella condanna, sia stata tragicamente esecutiva.

“Basta mamma! Non dirmi che è innocente o che non c’entra nulla! Lui mi aveva assicurato che lo avrebbe protetto! Che non gli avrebbe permesso di sacrificarsi per me! Invece Sam, lui…”
“Lui è morto, Dean…Sammy è morto!” e Mary si fa schiaffo sulla guancia accaldata di Dean.
Dean trasalisce, indietreggiando “Cosa…cosa stai dicendo?!” balbetta, sbigottito.
“E’ così, Dean…è così…” conferma Castiel.

Il veleno riprende a fluire lento, non più contrastato da quella linfa di famiglia. Castiel aveva consigliato ancora un paio di “dosi”. Ma Ben non può più essere sorgente a cui attingere. Prosciugato e avvizzito come giovane ramo, spezzato da una gelata primaverile inattesa.
Quel veleno per Dean è benedetto. Ora più che mai. Sammy è morto. La voce di sua madre tuona nelle vene che, gradualmente, ricominciano a ostruirsi.
Dean si guarda le mani. Le immagina intorno al collo di Sam. Può quasi sentire la pressione che ha inferto sull’epiglottide del fratello. Rammenta quegli attimi concitati. Ricorda che voleva solo zittirlo…stringeva sempre più forte, perché Sam non poteva giustificarsi. Perché doveva tacere.

Lo ha zittito.

Dean si guarda le mani. Non riesce a tenerle ferme. Traballanti come le faville dell’Inferno a cui è già costretto. Insieme a Lisa.
“Cas…sono…sono stato io?!”
Castiel tentenna “Dean…non eri in te…eri sconvolto per Ben…”
“Cas…sono stato IO?!!” ripete Dean, in un rantolo disperato.
Il capo di Castiel si muove impercettibilmente, in un assenso reverenziale e sofferto.
Mary si scosta, mostrandogli Sam.
Ora Dean vede ciò che la furia ha schermato.

Uno spaventapasseri crocifisso alla parete. La testa inclinata, la bocca serrata. Non ha più ripreso a respirare. Non ci ha nemmeno provato. Dean gli si avvicina con passi cadenzati, increduli mentre gocce di sudore impregnano il cuoio capelluto.
“Sammy…Sammy!”
Il cuore ormai non regge più. Collassato, come quello di Ben. Soffocato, come quello di Sam. Dean boccheggia, perdendo l’equilibrio. Castiel lo sorregge impedendogli una rovinosa caduta. Ma Dean si è già sbriciolato come vaso di terracotta.

“Castiel…ti prego…” e quell’appello devasta Castiel. Dean non cerca soluzioni per sé. Non ne ha mai cercate. Ha sempre rivendicato la possibilità di salvare, non quella di essere salvato. Castiel sa di “tradirlo” ma decide comunque di “ingannarlo”. Un lieve tocco, mascherato dal gesto solidale di amico fraterno. Non sarà rapido e sicuro come il sangue di un figlio ma può essere l’ultimo atto di generosità di un angelo che, suo malgrado, ha compreso di appartenere a un Padre immondo. Dean è così affranto da non percepire il calore che si frappone tra lui è quel siero resiliente. “Castiel…tu devi fare qualcosa…Sammy deve…lui deve tornare…” singhiozza, Dean, appoggiando il viso alla spalla di Castiel.
“Dean ho tentato… non ho perso un solo secondo…ma…non funziona! E non so il motivo…” ribadisce Castiel, mortificato.
“Lo so io!” e la voce di Chuck irrompe nella stanza come sapiente colpo di scena.

“Chuck!” esclama Dean, felice nel constatare che, Dio in persona, può venirgli in soccorso. Castiel, al contrario, s’irrigidisce. Essere di fronte alla nefandezza che è ormai verità assodata è qualcosa di difficile da gestire per un Angelo che ha scelto di essere valoroso… come un Uomo.
“Ciao Dean…è un brutto momento?” esordisce Chuck, come se avesse sorpreso Dean tra lo studio di un caso da risolvere e un appuntamento galante. Un brutto momento…può definirsi così l’aver perso tutto ciò che ti teneva in vita?!
“Sam…e Ben…mio figlio…ti prego tu puoi aiutarmi, tu puoi!” implora Dean, con gli occhi pieni.
Anche gli occhi di Chuck sono ricolmi…di rabbia, odio, follia.
Ti prego Chuck…ti prego! Povero Dean…l’ateo che prega…devi proprio esser messo male!!” lo schernisce, con la voce in falsetto.
“Chuck…cosa…cosa significa?!” afferma Dean, sorpreso da quell’atteggiamento ambiguo.
“Io non posso far nulla per Sam. E’ il copione.” ribatte Dio, con finto rammarico.
“Quale…quale copione?!”
“Tu e tuo fratello siete segnati come Caino e Abele. In ogni mio Universo finisce sempre nell’identico modo. Un fratello uccide l’altro. Semplice, regolare, per certi versi potrei dire… “rassicurante”, come possono essere le abitudini consolidate.” spiega Chuck come se stesse tenendo una lezione di filosofia teoretica.
“Cosa…cosa stai dicendo?!” esclama Dean confuso. E il caos che disorienta è direttamente proporzionale all’ira che cresce.
“Quanto sei ingenuo Dean! Fai parte del mio show personale! Il mio “The Dean Show”, dovresti esserne lusingato!” precisa Chuck, sarcastico.

Dean riordina le idee. Chuck è uno scrittore…ha scritto le loro vite…a suo piacimento!

“Grandissimo figlio di puttana! La morte della mamma, la vendetta di papà, la caccia, tutta la merda che abbiamo dovuto combattere rischiando la nostra vita ogni volta…ogni dannata volta! E’ colpa tua! Solo tua!” e Dean sembra aver risolto uno di quei rebus che ti tengono sveglio la notte.
“No…non solo mia…voi Winchester siete bravissimi a cacciarvi nei guai, anche senza il mio intervento!”
Dean gli si avventa addosso ma presto Chuck lo mette a tappeto. E Dean comprende che deve restarci.
“Farò…farò qualsiasi cosa! Restituisci la vita a Ben e a Sam! Farò qualsiasi cosa!” supplica Dean, senza porre resistenza.
Mary e Lisa, attonite, si scambiano sguardi terrorizzati mentre Castiel, pronto a quel tiro mancino, si frappone tra Dio e Dean.
“No Dean! Non fidarti di lui! Non accettare nessun patto!” lo allerta, aiutando Dean a rialzarsi e respingendo Chuck con forza.
Chuck sbatte contro il muro di quella stanza che ha trasformato in catacombe. Ma un angelo rivoluzionario può resistere poco alla tirannia di un Dio indegno. Deve soccombere.
“Castiel Castiel…il mio angelo ribelle...quando perderai il brutto vizio di intrometterti in cose che non ti riguardano?!” lo richiama Dio, minaccioso, rimettendosi in piedi.
“La vita di Dean mi riguarda! E’ affar mio! E’ un uomo giusto! E mio amico!”
“L’uomo giusto…il prode, l’eroe della storia, quello che merita addirittura una mano angelica per essere strappato all’Inferno! E cosa ha combinato dopo? Di quale utilità è stata la sua vita, sentiamo?!” lo stuzzica Chuck, con sarcasmo.
“Tu lo hai usato! Hai usato tutti loro…come marionette. Quello che hanno vissuto, patito, dovuto superare…ci sei sempre stato tu dietro ad ogni prova, ad ogni dolore…e dire che ti hanno persino aiutato a sistemare le cose con Amara! Sei un miserabile!” esplode Castiel, come un figlio che disobbedisce a un padre violento e despota.
“Dopo che l’avevano liberata perché…il “povero” Sam non doveva morire, perché il “povero” Dean, schiavo della pelle tatuata che onorava Caino, non doveva finire in un’altra dimensione…come fai ad essere così cieco, Castiel?! Loro mettono gli altri all’ultimo posto, non al primo! Fingono di voler salvare il Mondo, di annullarsi per il Bene comune… in realtà continuano a salvarsi a vicenda, perché fuggono al mio finale, l’unico possibile!” ribatte, Chuck paonazzo in volto. “Mi hai stancato Castiel. E’ ora che tu torni al tuo posto. Non voglio più sentire le tue idiozie.” afferma sprezzante, roteando l’indice nel vuoto.

Ago e filo nero si materializzano, conficcandosi nel labbro di Castiel, cucendo i due lembi di bocca, sotto lo sguardo inorridito di Dean.
“No…cosa…cosa gli hai fatto?!”
“Ciò che avrei dovuto fare tempo fa. Punirlo. Per ora questo lo terrà buono. Poi deciderò cosa farne. Con calma. Non c’è fretta.” sghignazza, Chuck.

Castiel è bloccato. Non può muoversi. Non può parlare. Gli esce fuori un lamento strozzato mentre gli occhi azzurri diventano acqua, pozze di cielo rifratto. Un Cielo che non riconosce. Che abborrisce. A cui si vergogna di appartenere.
Dean parla per lui “Castiel…mi dispiace…è solo colpa mia…nostra…”
Le gambe di Castiel si flettono come spezzate da una mazza da baseball. Invece è lo schiocco di dita di Chuck. Castiel fa uno sforzo indicibile per contrastare il potere che lo vorrebbe con il volto sul pavimento. “No” riesce a “comunicare” con un cenno rapido ed estenuato del capo.
Poi è costretto a ritornare a terra. Perché un angelo, sottomesso da Dio, non può alzare la testa.

“Ti prego…fermati…lascialo andare…perdonalo…” supplica Dean.
Chuck lo scruta con attenzione. Un finale epocale. Imprevisto. Meravigliosamente imprevisto.
“Troppo facile Dean…non c’è il 2x1! E tantomeno il 3x1! Castiel è mio. A te posso lasciare il privilegio di scegliere chi riportare in vita.”
Dean deglutisce. Castiel è perso per sempre. Ma, per qualcuno, non tutto è perduto. Scegliere.

Chi.
Una punizione immane, atroce…scegliere.

“Dean…” sussurra Lisa e Mary, consapevolmente rassegnata, accarezza il volto di Sam. “Fallo, Dean…Sam vorrebbe questo. Lo sai che è così” e Mary è fiera di quel figlio che ha smesso di respirare. Che non ci ha neppure provato.
Dean si affloscia a terra.
Lisa, gli si avvicina “Dean…”ripete e, stavolta, non pare così “ovvia” la scelta.
“E’…è la cosa giusta…Sammy…lui vorrebbe così…” ribadisce Dean, a mozziconi. Poi raduna le forze perché la voce gli esca decisa, chiara.
“Cosa vuoi in cambio?”
“Semplice, non ci arrivi Dean? Tu sei l’attore che improvvisa. Sei l’operaio che si rifiuta di seguire la catena di montaggio. L’ingranaggio che si attarda per puro capriccio. Sei quella molla che si lascia andare come zig-zag impensato, inceppando l’orologio perfetto. Sono anni che mi resisti, che non ti pieghi al mio volere.”
“Lo farò. Lo farò. Restituisci Ben a Lisa.” risponde Dean, risoluto.
“Eccolo il Winchester impavido, arrogante, quello sempre pronto a diventare cenere…e per cosa, Dean?! Per cosa?! A cosa è servito proteggere Sam…anzi, il “tuo Sammy” se poi hai finito con l’ucciderlo con le tue stesse mani?!”
Battiti velocissimi pulsano nelle tempie di Dean, perforandole. Chuck ha ragione e quella verità annienta, ancor prima della punizione divina. Ancor prima del veleno che, seppur gli sembri rallentato, attraversa ogni capillare.
“Facciamola finita, Chuck…” mormora Dean mentre Mary acquisisce la lacerante coscienza che, le pire da erigere, saranno due. Anche per lei il castigo di Dio arriva come mannaia certa. Non più carezze su quelle rughe guadagnate sul campo, tra una caccia e l’altra.

Potrà sfiorare solo freddo marmo.

“Bene, come vuoi Dean Winchester. E sarai tu a farlo, non voglio sporcarmi le mani. Lo farai con il pugnale di Sam…aspetta, aspetta…” e Chuck, nell’ennesima pantomima orchestrata da un pazzo, si avvicina a Sam, profanando quel corpo. Frugando nelle tasche prende il pugnale di Sam “Lo sapevo! Sempre in allerta i Winchester!” e lo porge a Dean, sistemandoglielo nelle mani, come fosse un oggetto di scena “ecco, così...un pochino a sinistra, per far notare il tuo viso che si specchia nella lama…wow! Perfetto! Che tocco da maestro! Che superba, drammatica inquadratura! L’eroe annientato che, come nelle tragedie greche, si toglie la vita. La tua ultima scena, Dean…e non ammetto errori!”

Dean impugna l’arma con sicurezza. Osserva Jack. Il suo sguardo assente e cinico. Di fronte a quell’orrore.

Sam, mucchio di cenci, in un angolo. Mary che, fiera cacciatrice, soffoca i singhiozzi. Lisa in apnea, in attesa di un miracolo che crede irrealizzabile. Ben dissanguato in quelle lenzuola che odorano di morte. Castiel che, tra una tortura e l’altra, allunga il collo, fin quasi a spezzare il proprio tramite, per “restare” con Dean…
che sta per diventare trota sventrata.

E Jack è lì, con un sorriso enigmatico che potrebbe sfidare la Gioconda. E vincerebbe Jack.

Dean non farà errori. Non ci potrà essere un secondo ciak. Ha già detto troppe battute sbagliate. Ne ha in mente di altre, non recitate o interpretate “fuori tempo”, “dietro le quinte”.
Dean prende fiato. Dovrà essere “buona la prima”.

“Ho sbagliato Jack! Ti ho lasciato nelle mani di Chuck. Avrei dovuto rimanere al tuo fianco. Ti saresti svegliato. Saresti tornato da me. Da noi…” sottolinea Dean, con gli occhi lucidi “Perdonami, Jack!”
Jack non ha un’anima. E’ vuoto a perdere. Ma Dean è sorgiva che si spande nel torace deserto. E’ oasi che rinfresca. Che riporta pace e ombra dove c’è solo duna che seppellisce e sole che acceca.
Gli occhi di Chuck ora gli sembrano fessure, fosse chiare eppure buie e inquietanti. Gli occhi di Dean invece sono acquosi, confortanti, fili d’erba intrisi di rugiada.
Alla rugiada del Mattino puoi confidare l’incubo segreto della Notte.
“Io…io ho ucciso Ben…” ammette Jack, in un stertore stremato.

Lisa sussulta e Dean, guardandosi le mani, ha la triste conferma di ciò che, negli ultimi minuti, ha realizzato.
“Sam…lui non c’entra nulla…” prosegue, il ragazzo.
“Lo so Jack…lo so…ti perdono…” afferma Dean, con un coraggio che Lisa non ha. Non potrà mai perdonare. Con in mente i pochi rudimenti della lotta, appena appresi, sta per attaccare Jack ma Mary la ferma. “No Lisa…lui…Jack è l’unica possibilità che abbiamo…per uscirne…” gli intima a bassa voce.
Lisa si fida di Mary. E torna sui suoi passi. Anche se non riesce a capacitarsi di come, chi si è macchiato di un crimine tanto atroce, possa aiutarli.

“Basta! Smettiamola con questa buffonata! O vuoi che mi rimangi il nostro patto e Ben resti dov’è?!” interviene Chuck, rabbioso.
“No…io sono pronto ma dovevo dire a Jack la mia verità. Questo puoi concedermelo, bastardo! Almeno per aver allietato le tue serate da single psicopatico!” esclama Dean,  drammaticamente ironico. Poi, rivolgendosi a Jack aggiunge “Amavo Ben come un figlio, prima di sapere...ricordatelo sempre, Jack…”

Jack avverte la testa farsi pesante. Flashback veloci si rinfrangono sulla sua corteccia cerebrale. Sam che lo incoraggia, Dean che lo prende in giro per la sua ingenuità e poi…lo abbraccia come…come abbraccia Ben. Castiel che gli spiega il libero arbitrio e il privilegio di conoscere e di restare accanto a uomini “giusti” come Sam e Dean.
il video di sua madre in cui lei, sapendo che non potrà crescerlo, gli dice che, affidato ad altri, crescerà.
E sceglierà. Di fare grandi cose.

“Io rivoglio la mia anima!” esordisce Jack, sollevando Chuck da terra, prendendolo per il bavero della camicia.
“Cosa stai dicendo?! Tu sei un fantoccio nelle mie mani! Io ti governo. Tu non puoi fare nulla senza di me!!” sentenzia Chuck, dimenandosi.
Ma Chuck dimentica che ha incautamente donato a Jack un potere assoluto. Jack, al contrario, ricorda di avere quel potere. Gli pone la mano sul cuore e Chuck rimbalza, come manichino di gomma.
“Cosa…cosa stai facendo?! Cosa credi di fare piccolo parassita ingrato?!” e Chuck si stupisce che la voce gli esca così spezzata e affannata.
“Torno a casa!” è la risposta sicura di Jack che con il gesto della mano lo trattiene, emanando un cono di luce che si rinfrange sul petto di Dio.
“Bastardo! Sei un mezzosangue bastardo! La tua parte umana ha inquinato la purezza di Lucifero! Dean ti vuole usare! Non ti ama! Vuole riverti  dalla sua perché sei un ibrido, un moderno Superman che può fargli comodo!”

Jack confuso arretra, perdendo il contatto con Chuck. Osserva Dean, in cerca di conferme.
“Non ascoltarlo Jack…” ribatte Dean, guardandolo dritto negli occhi. Per dieci secondi.

Dieci secondi per lanciare un’occhiata a Mary e dirle addio.
Dieci secondi per spostare lo sguardo verso Lisa, pronunciando “Idem”,
Dieci secondi per conficcarsi il pugnale in pieno petto.
Perché Dean sa dove colpire per non cedere all’agonia che uccide poco a poco.
Il tempo di dire:
 “Io mi fido di te, Jack…”.
 
Jack vede scintillare l’arma che cade accanto al corpo riverso di Dean.
“Noo!” e Lisa e Mary sono, all’istante, fronde piegate che cingono una radice.
Jack non ha più dubbi di fronte quel fuoco d’artificio rosso.
“Io torno a casa!” e colpisce con tale forza Chuck da tramortirlo.

Jack vede. Vede di nuovo. Anche senza anima. Un campo di battaglia con troppi caduti.
“Dean!”
“Va…va tutto bene Jack…io…io sono fiero di te…”
“Dean…la mia anima…”
Dean sorride, ingoiando sangue “Non ne hai bisogno Jack…farai la cosa giusta…anche senz’anima…”
Sono le ultime parole di Dean. E non ha bisogno di un secondo ciak. L’attore che s’impappina che, solitamente, stravolge il copione stavolta non ha dimenticato una sola battuta.
Jack osserva il corpo esanime di Dean. Farà la cosa giusta. Si avvicina a Ben. Il “fratello" odiato. Un bagliore quasi accecante invade il giovane senza vita. E quella vita torna. Come Dean avrebbe voluto.
“Ben!”
“Mamma…”
Lisa abbraccia suo figlio e stavolta è la Gioia raccontata nelle opere di Renoir.

Mentre Chuck sta rinvenendo Mary urla a Jack di liberare Castiel. L’angelo fedele merita fedeltà.

Dio si rialza, per raggiungere Castiel e portarlo con sé ma sottovaluta Mary. “Dove credi di andare?! I Winchester hanno il destino “scritto” ma cosa dice il verbo di Dio sui Campbell?!” Mary lo atterra, aiutata da Lisa. Le due donne lo accerchiano, per consentire a Jack di portare a termine “la missione”.

Castiel, il volto incollato al freddo cotto. Jack lo solleva con garbo e, molto lentamente, lo mette in posizione supina. L’espressione vacua di chi ha subito un martirio acuto, deturpante, seppur breve.
Le labbra tumefatte, sanguinanti. Gli arti molli, scossi da lievi tremori. La grazia sottratta per metà. Chuck “ci avrebbe pensato più tardi” ma Jack non è arrivato…tardi.
“Castiel…mi dispiace…Castiel…”
Le bocca lacerata non può incresparsi in sorriso eppure Jack, tra quei solchi di porpora, intravede qualcosa di simile. Castiel, ad occhi chiusi, cerca la mano di Jack e il nephilim la stringe forte a sé. Un padre ritrovato.
Un altro.

Chuck riesce ad avere la meglio sugli affondi di Lisa e Mary ma Jack ha creato una sorta di barriera che gli impedisce di riprendersi Castiel “Ma che diavoleria è questa?! Io non ti ho dato un prodigio simile…cosa…cosa sei tu?!” e Chuck tradisce paura e smarrimento.
“Sono un Winchester!” esclama fiero, Jack, puntandogli il palmo della mano a pochi metri, facendolo piegare sulle ginocchia e costringendolo alla ritirata.
“Te ne pentirai! Ve ne pentirete! Non finisce qui! Sarà il mio finale, non il vostro!” ma le minacce di Chuck sono presto eco lontana.

Jack, esausto, si trascina verso Sam. Qualunque cosa “sia”…si sta consumando. Non sa se “l’essere diavoleria” basterà per “sistemare le cose”…un campo di battaglia dove non sai chi soccorrere per primo. Qualcuno resterà indietro. Senza cure.

“Ti prego…ti prego Sam…” mormora Jack, sconfitto. E la luce che traspare dalla sua mano è sempre più fioca.
Sam…prova, stavolta ci prova… “Cosa…cosa è…” e rammenta immediatamente la ragione che gli ha fatto accettare, con stoica benevolenza, quella stretta alla gola.
Sam, intravedendo suo nipote in piedi, tra Lisa e Mary, stavolta respira. A pieni polmoni.

Resta lui. Resta Dean, a terra, “esploso” come in un’opera di “Action Painting”, dove le linee si mescolano creando reti di forme e colori. Ma il dominante è uno solo. Quello del sigillo papale, dei cardinali, del palcoscenico quando si fa silenzio in sala e, quel drappo di velluto, si apre sullo lo spettacolo appena iniziato.
Ma qui siamo all’ultimo atto. Non al primo.

Jack non ha più energia a sufficienza. Non per lui.
“Sam…non riesco…non ce la faccio…” piange Jack, disperato e colpevole.
Sam sente il polso di Dean…poco più che un frullar di libellula. Quasi inudibile.
E gli balena l’idea “Jack…va tutto bene…non per riportarlo in vita ma solo per trasportarci…credi di poterlo fare?! Dean e me?!”
Mary scambiando un’occhiata d’intesa prima con Sam e poi con Lisa e Ben, si avvia a prendere le chiavi dell’Impala. Sa su cosa si "concentrerà" Sam. Sa dove Jack li porterà, evitando il traffico dei giorni di festa.
 
Un biglietto da visita torna utile.
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Le luci notturne si sono accese da poco e il reparto appare meno frenetico del solito. Alcuni specializzandi controllano i turni di dicembre, appena usciti. Qualcuno esulta per aver avuto un colpo di fortuna… il Capodanno a casa! Altri si propongono per allestire l’albero, la prossima settimana. Arriverà in fretta il Natale.
In ospedale arriva più in fretta ma scorre più lento. Per personale e pazienti.

Margaret ha ben presente la delusione di chi si aspetta una lettera di dimissione che, suo malgrado, si vede costretta a non firmare, all’ultimo minuto.  Conosce l’amarezza di chi, ricoverato la vigilia, dovrà festeggiare un Natale imprevisto, in una stanza a due letti. Vive, quasi ogni anno, il commovente coraggio di chi sa che sarà “l’ultimo Natale”,  tra camici bianchi e festoni colorati che rendono meno asettiche le porte scorrevoli. Quel comodino, con la complicità della caposala, si trasformerà in un variopinto "bazar", emblema dello shopping natalizio in pillole. La figlia che vuole ancora sperare, la moglie che non si rassegna, il padre che prega…convinti che, quel profumo, potrà essere indossato tutto l’anno.

Invece, il flacone, resterà semipieno.

Arriva in fretta il Natale.
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Margaret osserva la scena dal vetro. E’ riuscita a riservargli una camera da solo, un po’ in disparte. Dean è lì e a Margaret pare un condottiero  valoroso attorniato dai guerrieri della sua guarnigione. E un quadro così profondamente umano. Ha già visto quella scena centinaia di volte. Un uomo in un letto. Circondato da chi lo ama. Eppure…quella stanza ha qualcosa di diverso. Dean è qualcosa di diverso. Speciale.
Margaret non può fare a meno di notare ogni più insignificante movimento, ogni più piccolo gesto che pare raccontare una storia complicata, probabilmente molto più complicata di ciò che Sam vuole farle credere. Margaret “sfoglia” ognuno di quei…personaggi…”in cerca d’autore”…

 Ben ogni tanto tira su con il naso e sembra più giovane dei suoi anni, anche se ha delle occhiaie innaturali. Probabilmente è uno a cui piace tirar tardi la notte.
Lisa, con movimenti continui quasi rituali, gli accarezza i biondi capelli, sudaticci. Non ricorda di averla vista, durante il primo ricovero eppure comprende immediatamente ciò che la lega a Dean. E’ Penelope, accanto a uno sfiancato, ritrovato Ulisse.
Mary un poco più spostata, con le dita che sfiorano la mano di Dean, tra nastro adesivo e tubicini, “scova” centimetri di pelle. Come se fossero carezze a lungo negate e dovessero correre veloci. Contro il tempo.
E poi c’è quel ragazzo che, nonostante i colori che potrebbero ricordare Dean, non sembra “di famiglia” ma il suo sussultare a ogni respiro più grave del “carpentiere”, glielo fa percepire completamente… “in famiglia”…

Margaret riflette. E il suo viso si specchia in quel vetro. All’improvviso non è più sola. Un'altra immagine a fianco a lei si…riflette.
“Tu sai che non posso permettere questa sorta di “party familiare”, vero Sam?” dichiara Margaret non scostando lo sguardo da ciò che vuole analizzare, come se fosse una documentarista intenta a studiare le dinamiche relazionali dei primati, nel bel mezzo di un progetto finanziato dall’Ocean Geographic.
“Certo, lo capisco Margaret…solo che…sono stati giorni difficili…se potessi fare uno strappo alla regola…Ben è suo figlio e anche l’altro ragazzo…sono così legati…” e Sam si mordicchia il labbro, deglutendo.
Margaret abbassa lo sguardo. Ha visto abbastanza. “Seguimi” lo invita, con tono fermo. Sam acconsente, restando sulle spine.
Margaret raggiunge lo studiolo più vicino. Fa accomodare Sam e chiude la porta dietro di sé, con circospezione. Poi, scartabellando un plico di fogli, si rivolge a Sam con fare sospettoso ma comprensivo “Lo vedo dagli esami di tuo fratello che sono stati giorni difficili…è arrivato qui disidratato, molto provato. Posso dedurre che abbia sostenuto un febbrone da cavallo per più di 48 ore, prima dell’incidente… fra l’altro, in queste condizioni, che diavolo ci faceva al lavoro?! Puoi spiegarmi meglio, Sam?! Come ha fatto a cadere su un ferro appuntito e ridursi così?!”
“Te l’ho detto, era su una trave…ha perso l’equilibrio…è…è stato un attimo!”
“Febbricitante, debilitato…perché non lo hai fermato?! Perché lo hai lasciato andare?! Per giunta con la festa del Ringraziamento…quale cliente può essere stato tanto folle da non poter rimandare?! Rifiutandosi di aspettare che stesse meglio?!”
Sam immagina Chuck con gli occhiali, la cartelletta in mano da ingegnere, pronto a far salire Dean sul punto più alto di un grattacelo in ristrutturazione. Senza imbragatura. Senza elmetto. A mani nude. Sotto, al posto di una rete di sicurezza, coni d’acciaio che attendono una schiena o un petto in cui farsi strada.
“Un cliente…un cliente molto eccentrico e terribilmente esigente!” esclama Sam e quasi non si sente in colpa…in fondo non è “mentirle”, è vestire di “normalità” l’assurdo.

"Tuo fratello è davvero uno sfortunato carpentiere! Credo che dovrebbe cambiare mestiere!” ribatte Margaret, scuotendo la testa.

E Sam deglutisce “Lo credo anch’io…ne parleremo…” e, stavolta, sa di essere terribilmente sincero. “Cambiare mestiere”.
Ne parleranno.

“Comunque…tornando a Dean…anche stavolta lo rimetteremo in sesto. Ha perso molto sangue ma ce la farà. Conto che si riprenderà a breve. Ha…un cuore forte, il tuo Dean…”
Gli occhi di Sam si riempiono. “Non immagini quanto…Margaret…”
Margaret annuisce. “Anch’io avevo un fratello…”
E quel “avevo” per Sam è spada che trafigge.
“Mi…mi dispiace Margaret…”
“E’ successo molto tempo fa…ma diciamo che…che tutto ha un senso…forse non sarei un medico se lui fosse ancora con me. E invece…be’ sono qui…a salvare…un fratello dal cuore…speciale. Come il tuo, Sam…”e, quel “Sam” è poco più che un vibrato.

Sam deglutisce e gli esce fuori un imbarazzato “Grazie…grazie Margaret…”.
Lei si aggiusta gli occhiali e si risistema lo chignon spettinato, ritrovando autorevolezza.
“In quanto alla “festicciola” privata…fai in modo che almeno qualcuno torni a casa…o avrò un richiamo ufficiale!”

Sam alza la mano come a dire “parola di scout!”, facendo intendere che farà del suo meglio. Poi, prima di andare, si sofferma sulla porta.

Margaret…è speciale.
 
---
Dean riapre gli occhi ma stavolta non è confuso. Riconosce esattamente dove si trova. Riconosce quel soffitto su cui aveva immaginato i volti di chi, incontrato nel passato, pronunciando quel “”, gli ha concesso il presente.
E una di quelle incaute “risposte affermative” è lì, in piedi, di fronte a lui.
“Ben!” e Dean sente che, dopo averlo rivisto vivo, non potrebbe chiedere null’altro all’esistenza.
“Ciao…ciao, Dean…”
“Sei…sei vivo!”
Ben sorride “Jack mi ha concesso di restarti ancora un po’ tra i piedi…altrimenti chi ci pensa a te?!” scherza Ben.
Dean distingue il viso di Jack, all’altro lato del guanciale. “Jack…grazie…grazie…”
“Hai creduto in me… Dean…” afferma il nephilim con la voce tremante
“Non ho mai smesso” risponde sicuro, Dean.

Lisa si fa largo tra i ragazzi e le sue labbra sfiorano l’orecchio di Dean “Idem…” ma Dean si scosta, preoccupato. Troppi eventi. Troppe situazioni salvate in extremis. Troppa paura. Di ricascarci.

“Lisa dovresti…dovresti tornare a casa…intendo…a casa tua…” sibila Dean, tossicchiando.
“Ci tornerà. Ho chiesto a Bobby di venirci a prendere. Abbiamo del lavoro da fare. Trovare un’abitazione in città, studiare il diario di John e occuparci di Castiel…” sciorina in modo volutamente svagato Mary, ben sapendo che Dean si concentrerà sull’ultima “faccenda” da sbrigare.
“Cas! Come sta?!” domanda ansioso.
“Ancora provato, debole ma si sta riprendendo. Quel bastardo non voleva lasciarlo libero ma gli ho impedito di portarlo con sé!”
“Tu che cosa?!”
E Mary prosegue trionfante “Quando hai perso i sensi, giocando a fare il samurai giapponese, Jack ha sistemato le cose ma non poteva farcela da solo. Chuck aveva bisogno di essere distratto alla “vecchia maniera”… un paio di calci ben assestati per disorientarlo, mentre Jack liberava Castiel!”
“Tu…mamma…tu hai attaccato Dio?! Quel Dio furioso e schizofrenico?!”
“E non ero sola!”
Dean smarrito, incrocia gli occhi di Lisa. “Mary mi ha insegnato un paio di mosse niente male, diciamo per…per difesa personale…potrei averne bisogno anche nel parcheggio sotterraneo del supermercato, quando vado a fare la spesa poco prima della chiusura! Non esistono solo mostri e demoni, Dean, il mondo reale è pieno di malintenzionati!” sottolinea Lisa, sotto lo sguardo divertito di Ben e Mary.
“Mamma…” mormora Dean, sconfitto.
E allora Mary si fa seria “E’ giusto così, Dean. Lisa ha fatto la sua scelta. Non stravolgerà la tua vita ma ne farà parte. E non potrai impedirglielo. Tu hai una famiglia, Dean. Lisa e Ben ti appartengono. E tu appartieni a loro.”
“Tu sei la mia casa, Dean…”
Dean comprende che mai, il significato di “casa” gli è suonato così meravigliosamente prezioso, semplice, significativo.
“…Idem…” e stavolta sa che la paura non vincerà.
Ma manca qualcosa…qualcuno.

Dean deglutisce. Chiude gli occhi e non osa chiedere. Non vuole sapere ciò che già sa.

Mary è forte. Mary è una cacciatrice. Mary è come lui…abituata a vedere il display di quel maledetto calcolatore mentale. I momenti felici… sulle dita di una mano. Il resto… un continuo report di un destino che si prende tutto, lasciandoti le briciole. Ma Mary sa che un figlio e un nipote salvi, un nephilim senz’anima rinsavito e un angelo sopravvissuto che continueranno a combattere al loro fianco…non sono briciole. E’ una grande vittoria.
Lo sarebbe stata anche per…lui.

Il cigolare della porta è stridula colonna sonora della lacrima che, silenziosa, scorre sulla guancia di Dean. Sam ha sentito abbastanza.

“Ciao bell’addormentato! Margaret ha detto che, se continui così, ti fa una scheda raccolta punti con “premio fedeltà” una flebo gratis ogni cinque ricoveri!”
“Sammy!!” e Dean si scopre a pensare che Dio è un figlio di puttana, sicuramente non è merito di Chuck ma, da qualche parte, ce ne deve essere uno vero…da ringraziare infinitamente.
 “Sono qui, Dean…” e anche Sam ringrazia il vero Dio. Perché Dean può ancora chiamarlo “Sammy”.

Mary invita Lisa a seguirla “Andiamo Lisa o sarai troppo stanca per una mezz’ora di palestra…”
Lisa si alza sfiorando le labbra di Dean “Vado a casa. Ma domani sarò qui…a casa…”
Poi stringe la spalla di Sam e Dean scorge un’affinità nuova, probabilmente maturata nei giorni in cui Lisa e Sam hanno combattuto fianco a fianco. Per salvarlo.

“Ragazzi…andate a prendervi un caffè…resto io con Dean…”
“Ma io non ho voglia di un caffè…” esclama Jack, perplesso.
Ben lo invita a seguirlo con modi spicci “Andiamo Jack…vorrà dire che sarà cioccolata calda!”
Dean, vedendoli uscire a braccetto, dalla stanza rincara “A quanto pare è tornato il vecchio Jack!”
“Così sembra ma non dovremo abbassare la guardia, Dean. Rowena medita, attraverso un complesso e antico incantesimo, di capire cosa gli è rimasto del potere assorbito da Chuck e poi...be' ha dimostrato di avere un potere proprio…inimmaginabile. Però la buona notizia è che non ha un’anima ma può controllarsi e…decidere di andare…verso il Bene.”
“E' davvero una buona notizia! Una notizia grandiosa! A proposito di…controllo…”
introduce Dean. “Dean…non vale la pena parlarne…”
“Invece sì…basta silenzi. Pesano più delle litigate, delle scazzottate, dei sacrifici che, a seconda di come gira il vento, facciamo l’uno per l’altro! Ti ho ucciso, Sam. Non mi sono controllato. Non mi sono fermato!”

Sam si arrende. Dean ha ragione. Ha bisogno di "parlarne". E anche lui.

“Dean si trattava di tuo figlio! E poi…e poi…quando mi hai lasciato andare respiravo ancora…”
“Allora?! Che è successo?!”
“Probabilmente Jack ci avrà messo del suo e io…be’…io non è che abbia fatto molto per riprendere fiato…”ammette Sam, abbassando lo sguardo.
“Cosa…cosa vuoi dire?!” e Dean deglutisce.
“Ero certo di aver monitorato attentamente le condizioni di Ben ma, a un certo punto, ho temuto davvero di aver sottovalutato qualcosa…la pressione che scendeva, un battito più lento…ho pensato che potesse essere stata colpa mia. Non avrei potuto Dean…” e Sam s’interrompe perché è difficile continuare.
“Sammy…mi dispiace…io non avrei mai dovuto pensarlo…io ti affiderei Ben oggi stesso! Avrei dovuto capire che non poteva essere colpa tua! Ero solo annebbiato, confuso dal dolore di averlo perso ma poi…mentre guardavo Jack…i suoi occhi che non erano i “suoi”…ho capito che sarei stato condannato in eterno per il crimine che avevo commesso!! Volevo riportarti in vita…riportare in vita Ben…ma Chuck mi ha detto di scegliere…e io sapevo che tu…”
Sam sospira come se stesse uscendo da un incubo. Dean si fidava di nuovo lui. Era già tornato a fidarsi di lui. Anche quando Sam non poteva più usare parole per discolparsi.
“Sapevi che, se avessi potuto, ti avrei chiesto di scegliere Ben…al mio posto…” e Sam piange ed è un pianto liberatorio perché lui era morto certo di esser bambolotto di pezza con cucita addosso la colpevolezza ma, per Dean, era già errore che annienta, era già fratello riabilitato.
Dean lo tira a sé incurante del sondino che si sposta e del dolore che sente al torace, “impacchettato”. Percepisce un tepore strano, minaccioso, mentre un alone più scuro fa capolino sul bendaggio. Un punto saltato. Forse due. Ci penserà dopo. Margaret, in fin dei conti, gli propone una “carta fedeltà”…perché non usufruirne?!
Anzi a dire il vero, prima di pensare alla fasciatura rosso pomodoro…pensa ad un altro…pomodoro.
“Che ne diresti di una pizza per festeggiare?” esordisce allegro, asciugandosi gli occhi e coprendo alla meglio “la prova” di quella graffetta vagabonda.
“Dean! Sei in un ospedale?! Un’ora fa eri morto!”
“Appunto! Un’ottima ragione per godersi la vita! Almeno fin quando Dio in persona non verrà a farcela pagare!”
Nel frattempo entra Ben con la mano sulla faccia e l’espressione di chi ha attraversato il corridoio vergognandosi terribilmente. “Ho detto di pulirti con il fazzoletto non di leccarti fino alla guancia!”
“Ma è buonissima! Perchè sprecarla?!
“Sei davvero imbarazzante!” replica Ben, con un mezzo sorriso.
“Be’ pensa che qui siamo appena resuscitati e ci è venuta voglia di pizza!” esclama Sam, solidale con il nipote. Anche lui si è spesso sentito in imbarazzo per le trovate di Dean.
Ma Ben non trova così strana quella richiesta. Ritrovarsi dopo che si è stati a un passo dal perdersi per sempre. Ritrovarsi grazie al coraggio, alla famiglia…i valori di suo padre. Quegli stessi valori che si intrufolano in una tavola apparecchiata con cura o in una semplice pizza nel cartone.
“E che male c’è?! Vado io a prenderti la pizza… papà!” esordisce Ben e i macchinari che monitorano Dean sembrano impazzire. Ma Sam non si preoccupa. Conosce il motivo di quell’impennata di pulsazioni.
“Vengo con te e guido io!” propone entusiasta Jack.
“Assolutamente no! Non hai la patente!” risponde Ben, coscienzioso.
“Ma Dean mi ha fatto guidare!”
“Che cosa?!”
E Dean fa spallucce “…è vero…ma…era una strada praticamente deserta e credevo che avesse poco tempo da vivere e…”si giustifica.
“Be’…papà ne fa di cazzate! Se vuoi vieni pure con me ma guido io!” chiosa Ben.
E Sam sorride vedendoli allontanarsi, litigando.

“Secondo te torneranno vivi o Jack incenerirà Ben?!” suggerisce Dean.
“Per come la vedo io, Ben potrebbe anche lasciarlo al primo incrocio!” ipotizza Sam.
“Giusto! Ma in fondo non sono male quei due insieme…” afferma Dean, orgoglioso.
“Chi?! Il Nephilim Terminator e l’impulsivo studente di Antropologia?!” ribatte Sam.
“Ti ricordano qualcuno?!” domanda Dean, sornione, ridendo.

E Sam si unisce a quella risata.
---
Dieci minuti dopo

“Allora la pizza me l’ha concessa?”
“Margaret ha detto che quasi sicuramente avrà un richiamo ufficiale dal direttore dell’ospedale…ma te l’ha concessa’! Ma non prima che venga a controllarti i punti…guarda che me ne sono accorto che la fasciatura è macchiata!”
“Wow…che acuto osservatore…non ti sfugge niente, amico!” ride Dean.
“Smettila di fare lo stronzo!”
“Sai che è la cosa che mi riesce meglio…oltre farmi uccidere, finire al Purgatorio o all’Inferno, immolarmi per salvare il Mondo…” rincara il maggiore.
“Dean!”
“Ok…ok…la smetto!” conclude Dean, bonario. “Tornando a cose serie…tu e Margaret...”
“Dean!”
“Dai Sammy…vedo come vi guardate…come ti parla…voi due potreste…” approfondisce Dean, incerto.
“Con Dio che ci vuole morti?!”
“Be…se aspetti il momento “ideale”…” minimizza Dean, strappando un sorriso al minore.

Sam lo scruta. In fondo Dean ha ragione. Perchè aspettare? E Sam stavolta non ha aspettato.

“Giovedì sera, a cena…ho già prenotato, in un posto come si deve!”
“Davvero?! Sei riuscito ad invitarla?! Lo sapevo! Lo sapevo! Ci avevo visto giusto fin dall’inizio! Margaret non è il mio tipo ma è il tuo, fratellino!” esclama Dean, entusiasta.
“Dean fermo, fermo o ti salteranno altri punti! E poi abbassa la voce potrebbe entrare da un momento all’altro!” mormora Sam, fingendosi stizzito. In realtà è felice.
Anche con Dio alle calcagna.

Dean è al settimo cielo.
Per una volta non vince il contatore. Vince la mano aperta.

Fuori ha cominciato a nevicare. Fiocchi di neve minuscoli. Come coriandoli di sogno. Spariranno presto. Resteranno acqua sull’asfalto ma, chi ne ha seguito il volo, da Cielo a Terra, non dimenticherà quella magia.

“Oggi ho capito che la vita è troppo breve per avere rimpianti, Dean…”
Dean annuisce.
Sam ha imparato.
Come lui.
---
Margaret ha appena “rivisto” la medicazione. Lo ha rimproverato con decisione, raccomandandogli di stare il più fermo possibile e poi ha dato tutta una serie di indicazioni a Sam, invitandolo a seguirla nel suo studio, per comunicargli come intende procedere con la terapia endovenosa. Dean vede il minore pendere letteralmente dalle sue labbra e sorride, convinto che non sia un puro interesse medico! Li segue ancora con lo sguardo. Attraverso il vetro.

Intanto immagina Ben e Jack che si azzuffano al primo semaforo. E si augura che la pizza arrivi calda! Potrebbe essere l'ultima pizza.
 
La battaglia è appena iniziata ed è la peggiore. Dio li punirà. Lo punirà.

Un’ ora fa era morto. Fra un’ora potrebbe esserlo di nuovo. Non crede che Chuck sia uno sfegatato del “lieto fine”! Ma Dean è abituato ai finali “strappalacrime”.

Era giovane, davanti a quella porta. Lisa aveva gli stessi occhi di velluto nero, appena più alteri mentre, il verde dei suoi, appariva già rassegnato. Forse troppo. Perché l’anno stava scadendo e i Segugi Infernali non avrebbero concesso proroghe.
Cosa resterà?”
Resterà una macchina, resterà questo”. L’agrodolce risposta che si era dato. Per quanto amasse infinitamente Baby…effettivamente un po’ poco, come “traccia” di sé, in quel mondo.

Stessa domanda poco tempo dopo quando, scampato all’Inferno, era pronto a tornarci, per tentare di salvare Sam e sventare l’Apocalisse. Aveva guidato tutta la notte per vederla un’ultima volta. E la risposta era stata la medesima…sarebbe rimasta lei… una datata e fedele Impala del ’67.

La stessa domanda di oggi.
Cosa resterà?”

 Ma oggi la risposta è diversa.

Resterà un figlio che ha fatto in tempo a chiamarlo “papà” e un nephilim che lo considera padre.
Resterà una madre che è riuscita a restituirgli carezze in sospeso  e un Angelo che ha scelto da che parte stare.
Non a fianco di un Dio ingiusto, ma a fianco di Uomini Giusti.
Resterà Sam con una giacca scura, di quelle usate per fingersi agente dell’FBI. Se lo vede, un po’ nervoso, aggiustarsi la cravatta, in un ristorante con le tovaglie bianche e impettiti camerieri, vestititi da pinguini.
Resterà Lisa che, superando i propri limiti, più ostinata di lui, è tornata a…cercare il verde dei suoi occhi.
 
Dean Winchester.
In molti ricorderanno il suo nome.
Continueranno a pronunciarlo. Con un luccichio negli occhi e un battito più accelerato nel cuore. Ma non di quelli che allarmano, di quelli benevoli che ti fanno sentire vivo. E grato. Come oggi si percepisce lui.
 
Cosa resterà?”
Ciò che è stato, ciò che ha scelto di essere, ciò che continuerà ad essere attraverso… chi resterà.
 
La stanchezza lo sovrasta. Dean si appisola, tra un antibiotico e un antidolorifico.
 
Sogna Ben, professore di antropologia, nel bel mezzo di una lezione sull’origine dei Nephilim.
Sogna Lisa, con i capelli sbiaditi e gli occhi ingrigiti che, chiacchierando di medicina alternativa per fronteggiare gli acciacchi dell’età, passeggia sotto braccio a un Sam “del futuro”, con gli occhiali e la fronte stempiata.
Sogna Jack che, in un’epica battaglia, sconfigge quel bastardo di Chuck…diventando il nuovo Dio. Un Dio che non giudica, non punisce ma accoglie e protegge...facendo grandi cose, insieme a Castiel, angelo fedele all’ Umanità che si fa Divina.
Sogna una villetta in periferia, con una staccionata bianca e uno di quei prati rasi, quasi perfetti che piacciono tanto a Lisa. Ci vede Sam e Margaret, nel bel mezzo di una festa di compleanno…un ragazzino dal caschetto scuro che soffia sulle candeline, circondato da palloncini.

Azzurri.

 
Quando Dean si sveglia, con il vociare delle infermiere impegnate nel passaggio di consegna, si trova a realizzare la propria “assenza”, in quel breve sogno così reale. Ma non se ne cura.
Sorride, immaginando il sapore di quella pizza “conquistata”, “raggirando” le rigide regole dell’ospedale.
 
Arriverà presto il Natale. Una tavola imbandita e un tacchino ripieno. E, alla faccia di Chuck, stavolta farà di tutto per tagliare quel tacchino.

Fuori nevica. Continua a nevicare. Coriandoli di sogno. Svaniranno presto. Ma hanno vissuto. Anche solo il tempo di una notte, provando il piacere di volteggiare tra Cielo e Terra.
Uno “sfortunato carpentiere”, potrebbe essere questo il suo finale, prima o poi. Perché non cambierà “mestiere”.
Ma in fondo, quel finale, è già cambiato.

Resterà di più. Molto di più di un’elegante e affidabile Impala del ’67.


Note dell'autore: grazie a chi mi ha seguito fin qui e..."Arriverà presto il Natale"...quindi non mi resta che farvi gli auguri di un Natale sereno e di un anno che ci porti la rinascita di chi crede...ai sogni, cogliendo l'incanto di un fiocco di neve.

Buon Natale

Eclissidiluna
 
   
 
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