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Autore: VigilanzaCostante    24/12/2021    3 recensioni
É la Vigilia di Natale. Pansy, con il cuore spezzato, entra come una furia nel negozio di fiori a Diagon Alley dove Neville lavora part-time. Da lì, non smettono di passare il 25 dicembre insieme. Serie di immagini e momenti natalizi che Pansy e Neville si ritrovano a condividere.
|Neville/Pansy| OS | Questa storia partecipa alla "Secret Santa Challenge" indetta da Mari Lace e Sia sul forum "Writing Games - Ferisce più la penna"
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Neville Paciock, Pansy Parkinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Per Cassianai



Dimmelo con un fiore (a Natale)




 

Primo Natale
 

 

Quando aveva deciso di lavorare part-time per il negozio di fiori a Diagon Alley, Neville Paciock non si sarebbe mai aspettato di ritrovarsi come cliente una Pansy Parkinson piangente.
I capelli neri le ricadevano sulle spalle, sempre ordinatamente dritti, ma gli occhi erano chiaramente rossi come la punta del suo naso infreddolito. Aveva idea di dov’era o era entrata di getto per rifugiarsi in un posto caldo e sicuro?

«Posso.. aiutarla?» le diede del lei per rimanere distaccato e professionale, anche se gli sembrava una farsa dato che si conoscevano da anni.
Lei, in risposta, lo fulminò con quegli occhi velati di pianto; frugò nella sua borsetta e tirò fuori un galeone, per poi farlo risuonare sul bancone di legno del locale.
«Dimmi, Paciock, come faccio a dire vaffanculo con un fiore?».
Neville dapprima strabuzzò gli occhi, poi inaspettatamente e senza accorgersene scoppiò a ridere. Era una pazza fuori di testa, o molto più probabilmente era solo una donna con il cuore spezzato. Non sapeva a chi fosse rivolto quel vaffanculo, ma senza battere ciglio si girò e iniziò a prepararle un bouquet.
«Ecco a te» disse non appena ebbe finito, porgendole un mazzo di fiori molto più colorato di quanto ci si poteva aspettare da una richiesta così folle. Pansy non aveva neanche idea del perchè lui avesse acconsentito. Il cliente ha sempre ragione, o sincera pena per quelle lacrime?
«Bocca di leone, il fiore del capriccio, ma anche usato per esprimere disinteresse. L’ortensia, che è simbolo di freddezza. E il narciso, che qui vuole significare un egoismo, sano, nell'allontanarsi bruscamente da questa persona».
«Sei pazzo, Paciock».
«Non vorrei dire, Pansy, ma sei tu quella che è entrata come una furia nel mio negozio la Vigilia di Natale».
Lei, in risposta, ridacchiò rumorosamente, scacciando via l’ultima lacrima che s’era impigliata sotto le sue lunghe ciglia.
«Senti, quando stacchi? Vado a mandare a quel paese quel bastardo e poi, se vuoi, ti racconto com’è andata».

«Mi stai chiedendo di uscire, Parkinson? Stacco tra un’ora».
«Non montarti la testa. Cioccolata calda da Florian Fortebraccio alle 17 in punto. Non fare tardi, so essere molto volubile».
E poi sparì con la stessa fretta con cui era entrata, con quella strana accozzaglia di colori appresso e lasciandosi dietro il freddo galeone sul balcone.
Era una pazza fuori di testa, poco ma sicuro. 


Secondo Natale


Era passato un anno da quando Pansy Parkinson era entrata nella vita di Neville come una folata di vento, e da allora non era riuscito a liberarsi di lei. Anzi, gli aveva reso perfino difficile il corteggiamento. Era finito per innamorarsi di quella serpe dalla lingua affilata e il capriccio facile, e convincerla che non era come il suo ex ragazzo, Theodore Nott, non era stato immediato.. Perché Pansy, sotto quegli strati di cattiveria e testardaggine, era solo una ragazza insicura che aveva bisogno di essere amata, ma che aveva avuto esperienze disastrose con il genere maschile.
Quindi, la dolcezza di un uomo che voleva presentarle sua nonna e le portava ogni giorno un fiore con un significato diverso, era destabilizzante per lei. Doveva fidarsi? Alla fine sì, si era fidata, anche se aveva quel costante bisogno di comandare e di rifiutare categoricamente ogni proposta del moro.
«Non passerò il Natale a Hogwarts tra tutti quei professori e bambocci come accompagnatrice del tirocinante di Erbologia!».

Si era rifiutata in tutti i modi, finché non le aveva promesso che a Capodanno avrebbe potuto scegliere lei che cosa fare, sarebbe stato ai suoi completi ordini.
«Va bene, verrò al cenone della Vigilia e rimarrò a dormire con te la notte di Natale, hai vinto tu».
Così, in quel momento, accerchiato dai suoi colleghi, Neville si stava pentendo amaramente di aver coinvolto la sua partner. Perché lei, che capricciosa era sempre stata a discapito di tutto e di tutti, lo stava facendo impazzire. Con le unghie laccate di nero stava continunado ad accarezzargli la coscia sotto al tavolo, per provocarlo e metterlo in seria difficoltà. Serpe nasci e Serpe rimani, giusto?
Così, deglutiva rumorosamente fingendo di ascoltare Pomona Sprite che blaterava di piante, ma in realtà non faceva altro che prestare attenzione alla leggera pressione delle dita della sua fidanzata. Era brava, su questo non c’erano dubbi. Si avvicinava sempre più lentamente al suo interno coscia, ma poi tornava indietro e ricominciava la salita, con lenti movimenti circolari. Riusciva, allo stesso tempo, a comportarsi da perfetta ospite: dispendiava sorrisi e parlava con il professor Lumacorno del suo percorso alla Gazzetta del Profeta. Come ci riuscisse, non lo capiva proprio. Lo stava mandando fuori di testa e questa era la sua punizione per averla trascinata in qualcosa che non voleva. Maledetta strega. 
Poi, dopo la nona portata, la cena finì e si ritrovarono nella stanza che gli era stata assegnata a inizio anno. E quando furono soli, non riuscì proprio a trattenersi. Le sbottonò quella camicia bianca e le baciò il collo con foga.
«Mi farai impazzire» e nel dirlo riprese a baciarla, prendendola per i fianchi e mettendola sopra di lui.
«Oh Neville, non puoi dire che non lo sapevi» disse lei, ridendo, prima di riprendere ad ansimare per quei tocchi focosi.
«Lo giuro su Godric, ne vale la pena». 


Terzo Natale
 

 

Si stava sistemando la cravatta quando si accorse che, in effetti, era da un po’ di tempo che non sentiva la voce della sua ragazza che, con impazienza e preoccupazione, si lamentava del loro impegno imminente. Per la prima volta, Pansy Parkinson avrebbe conosciuto Augusta Paciock, e quale migliore occasione del pranzo di Natale? Successivamente, sarebbero andati a trovare i suoi genitori, come ogni anno il 25 dicembre, e Neville sentiva che dopo due anni di relazione seria era il momento che la sua dolce metà conoscesse la sua famiglia.
«Pansy, amore, tutto bene?» era davvero preoccupante non sentirla piagnucolare o masticare qualche insulto contrito. La cercò in giro per il suo appartamento – non ancora loro, perchè lui risiedeva la maggior parte del tempo a Hogwarts e non c’era mai stata una proposta ufficiale.
La trovò in bagno, intenta a distruggere con una lentezza sadica i trucchi che aveva scelto per il grande evento.
«Cosa stai facendo?».
Alzò gli occhi e lo guardò con astio, il suo solito meccanismo di difesa quando qualcosa non andava.
«Tua nonna mi odia».
Neville sospirò, capendo che Pansy era tutto fuorché pronta. Ma come poteva dimostrarle che per lui non contava più? Che i dissapori avuti prima della fine della guerra si erano dissolti nel momento in cui ha avuto occasione di conoscerla davvero?
«Pans, mia nonna nemmeno ti conosce… come potrebbe odiarti?».
Lei, che ormai non faceva più finta di essere arrabbiata, tirò rumorosamente su con il naso.
«Tua nonna è una donna forte che ha tirato su un ragazzo coraggioso da sola, ha dei valori solidi e io rappresento tutto quello a cui lei non ha mai creduto».
«Tu non sei quello che credi, Pansy. Avevi diciassette anni, e avevi paura. Ma hai mai avuto direttamente a che fare con Voldemort? Hai mai creduto sinceramente a quello che lui voleva fare? Io credo di no, eri una ragazzina. E mia nonna ha sempre pensato che io avessi bisogno di una donna che sappia tenermi testa, e Merlino lo sa quanto mi tieni testa».

 


Mentre Pansy si presentava, con una timidezza che non le aveva mai visto addosso, ai suoi genitori nella solita stanza del San Mungo, Neville colse l’occasione per rimanere un attimo solo con sua nonna.
«Sai, giovanotto, penso che tu abbia fatto una buona scelta».
«Beh… queste cose non.. nonna insomma, non è che…».
«Oh ragazzo, quando smetterai di arrossire? Hai venticinque anni!» gli tirò uno scappellotto dei suoi soliti, bonari. «Dicevo: non avevo molte aspettative, dato come si è comportata durante il tuo ultimo anno, ma invece penso proprio che tu l’abbia fatta sbocciare come con le tue stupide piante».
Neville rise. Era una donna grezza, sua nonna, non avrebbe mai detto in modo limpido che Pansy le piaceva, ma quella mezza dichiarazione gli bastava.
Di fronte a lui, intanto, sua madre stava infilando nella tasca della giacca di Pansy la cartina stropicciata di una caramella. 


Quarto Natale


Mancava qualche giorno al loro quarto Natale insieme, quando Neville e Pansy organizzarono un piccolo rinfresco nella loro nuova casa. Alla fine, dopo che Pansy gli aveva lasciato intendere in tutti i modi che o si decideva di chiederle di andare a convivere o poteva scordarsi di lei, avevano affittato una graziosa villetta ad Hogsmeade. Era un po’ lontana dalla sede della Gazzetta del Profeta, ma almeno quando Neville finiva con le lezioni poteva tornare a casa.
«E così, se poi ti intrattieni un po’ troppo a lungo in infermeria da quell’insipida della Abbott, lo saprò subito».
Neville arrossiva ogni volta, perché ancora non ci credeva che l’ex Serpeverde fosse così gelosa di lui. Eppure, più di una volta aveva cercato di marcare il territorio.
«Le piaci, ne sono sicura!» sbottava ogni qualvolta che la incrociava. Ma Neville la baciava per tentare di tranquillizzarla, e le preoccupazioni e insicurezze venivano sfilate insieme ai loro indumenti.
Così, alla fine della giostra, Pansy aveva vinto ancora una volta, e quella sera i loro ex compagni e amici avrebbero brindato al loro nuovo piccolo nido.
Grazie alla loro relazione era nata una sorta di pace non detta tra i vecchi Grifondoro e i vecchi Serpeverde. Certo, tra il trio delle meraviglie e Draco vi era ancora qualche dissapore, ma niente che un brindisi o due non potesse cancellare.
E Pansy, che aveva chiuso tutti i ponti con la sua famiglia, nel vedere quello strano e assortito gruppo di amici si sentiva inspiegabilmente a casa, come niente lo era stato prima di allora. Neppure Hogwarts, soprattutto non Hogwarts.
Dopo un bicchiere o due, Harry si alzò in piedi con fare traballante, mentre Ginny lo guardava di traverso.
«Abbiamo un annuncio da fare» disse con un sorrisone a trecentosessanta gradi. Prese la mano di Ginny tra le sue e la baciò proprio sopra a un piccolo anello d’argento.
«Ci sposiamo» esclamò lei, con il suo solito tono spoglio da qualsiasi agitazione. Sicura, ferma, seria. Felice.
E Pansy, che tra gli amici di Paciock preferiva di gran lunga proprio quei due, squittì di contentezza. E si girò subito, di rimando, a guardare Neville. Lui intercettò il suo sguardo, e si sorrisero di sbieco.
Dopo le congratulazioni ai novelli sposi, (e l’«incredibile che Potter si sposi prima di me, puah» di Draco, prima di unirsi ai festeggiamenti) Pansy infilò il gomito appuntito nel fianco del suo fidanzato. Lo fulminò con uno sguardo da bambina che voleva un nuovo giocattolo, perché si era già stufata di quello che aveva ottenuto.
«Ecco Harry, ora hai alzato l’asticella delle aspettative e per il prossimo Natale dovrò organizzare un matrimonio a sorpresa per la principessa delle Serpi».
«Tesoro, che carino! A sorpresa! Categoricamente no, devo essere io a decidere tutto, amore».
E tra le risate generali gli scoccò un rumoroso bacio sporco di rossetto rosso.

 

 

Quinto Natale

 

«Neville, dove hai messo la Metropolvere? Dobbiamo andare, siamo in rit-» e prima di finire la frase cacciò un urletto e si coprì la bocca con le mani. L’ex Grifondoro si era appena inginocchiato davanti a lei, con in mano una scatoletta di velluto verde.
«Quando ho iniziato a uscire con te, Seamus mi disse che poteva piacermi solo una ragazza con il nome di un fiore. E io avevo riso, pensando al nostro primo approccio, in quella fioreria. Ma sei molto più di una ragazza con un nome di un fiore, Pansy Parkinson. E vorrei che tu fossi mia moglie, quindi, ehm» e, come se si fosse dimenticato le battute di un copione improvvisamente arrossì, prima di riprendere. «Vorresti sposarmi?».
Lei gli prese la mano e lo tirò su, per avvicinarlo.
«Ma certo che sì, stupido idiota, che voglio sposarti! Ce ne hai messo di tempo per chiedermelo, eh!».
Ma poi, senza neanche dargli il tempo di ribattere, lo baciò con slancio.
«Come si dice ti amo con un fiore, professor Paciock?» riuscì a bofonchiare, dopo essersi staccati. Erano passati cinque anni da quell’assurda richiesta al contrario che gli aveva posto.
«In mille modi diversi» stette al gioco lui. «Se mi dai, uhm, l’eternità per provarci, te lo dirò in ognuno di questi». 























 
Angolo dell'autrice:

La destinataria del mio Secret Santa Challenge è Cassianai! Non ho avuto molto modo di conoscerla come autrice, ma nella sua letterina ha detto di apprezzare la Neville/Pansy, che è una delle mie ship supreme. Ho cercato di unire tutti i generi che hai elencato, mettendo un bel po' di fluff Natalizio categoricamente post-guerra, un lieto fine e un pizzico di hurt/comfort. Ho anche inserito una scena semi-erotica, mi scuserai se è solo accennata! 
Spero che questa storia ti piaccia! 
Un bacio
Mati
   
 
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