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Autore: Ghostclimber    24/12/2021    2 recensioni
Gokudera ha passato due mesi in Italia nel vano tentativo di dimenticare il Decimo.
Ora è di ritorno, e dovrà decidere se continuare a fingere o guardare in faccia la realtà.
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Genere: Demenziale, Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hayato Gokudera, Tsunayoshi Sawada
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"The steps of this stone church
are peppered with confetti hearts,
like a million little love affairs."






“Tsuna.” chiamò Reborn, “I Bovino vogliono una risposta.”

“Lo so.” rispose lui, meditabondo, asciugando una tazza. Gokudera, che stava finendo di lavare gli ultimi piatti della colazione di fianco a lui, gli lanciò un'occhiata.

“Qual è il problema?”

“Il problema è che non voglio mandare Lambo da solo dai Bovino.” rispose Tsuna, appoggiando la tazza asciutta. Lanciò l'asciugapiatti sul piano della cucina e si sedette nervosamente al tavolo. Gokudera chiuse l'acqua e si sedette a sua volta, e Reborn prese posto dall'altra parte del tavolo.

Tsuna si torse le mani e disse: “Voglio dire... quella è gente che l'ha mandato dall'altra parte del mondo a uccidere un killer professionista. Io non mi fido.”

“La tua preoccupazione è comprensibile.” disse Reborn, annuendo, “Ma è già la terza volta che rifiutiamo. Siamo a corto di scuse, e non possiamo dire esplicitamente la verità.”

“Perché non vai con lui?” propose Gokudera, “Magari ti riesce anche di scoprire che fine ha fatto Viola.” aggiunse, a voce più bassa.

“Tsuna?” ribatté Reborn, rivolgendosi a quello che, tecnicamente, aveva potere decisionale.

“Potrebbe essere un'idea. Ma mi devi promettere di trattarlo bene, non voglio che Lambo passi un Natale schifoso perché dobbiamo rispettare l'etichetta della Mafia.” Reborn esitò.

Sapeva che prima o poi Tsuna sarebbe giunto a quella che era forse l'unica soluzione per accontentare i Bovino e al tempo stesso sapere Lambo al sicuro, ma una parte di lui si opponeva: era consapevole del fatto che Lambo sembrava aver sviluppato una piccola cotta per lui, e non voleva rischiare che, complici le feste e gli ormoni, il ragazzino ci avrebbe provato con lui.

Infine, però, annuì: non c'era davvero altro modo. Bianchi non era bene accetta tra i Bovino, I-Pin era sveglia ma nient'altro che un'altra tredicenne ingenua, e Fuuta era troppo prezioso per mandarlo in un posto simile senza un plotone difensivo.

“Va bene, Tsuna.” confermò, poi cambiò argomento: “Voi cosa farete?” Tsuna arrossì, mentre di fianco a lui Gokudera si trasformava nell'equivalente umano di una lampadina da camera oscura.

“Natale da piccioncini, eh?” li prese in giro. I due cominciarono a balbettare frasi smozzicate su Nana che era in vacanza con Oregano, su Bianchi che si era fatta venire gli istinti materni per i vagabondi di Kokuyo Land e sul fatto che comunque una festicciola con gli altri Guardiani l'avrebbero fatta. Reborn non commentò nulla, né sulla relazione che sospettava esserci tra Nana e Oregano, né sugli istinti tutt'altro che materni di Bianchi per la Kokuyo Gang, né sulla famosa festicciola, che sapeva non sarebbe durata certo tutta notte perché in Giappone il Natale è una festa romantica, e poco ma sicuro né Ryohei né Yamamoto avrebbero rinunciato ad una passeggiata sotto le luci colorate con le rispettive fidanzate.

“Bene, dunque. Chiamerò i Bovino, poi farò le valigie. Dite a Lambo di farsi trovare pronto per il primo pomeriggio.” tagliò corto Reborn, poi lasciò la cucina.

 

Tsuna sapeva che Reborn sapeva, ma onestamente se ne infischiava.

Nana, come preannunciato dal Lambo del futuro, aveva lasciato la casa a lui e Gokudera, per andare ad abitare in un piccolo appartamento non lontano, un posto che non le ricordasse Iemitsu ogni volta che si girava. Con Bianchi a Kokuyo Land, Reborn e Lambo ai Giardini Bovino, Fuuta in Italia e I-Pin in Cina assieme al suo maestro Fon, la casa sarebbe stata tutta per lui e Gokudera.

Il loro primo Natale insieme era trascorso come tutti i precedenti, con la famiglia riunita e loro che forse ancora non riuscivano a rendersi conto del tutto di essere fidanzati, ma questa volta intendeva viverselo con tutti i crismi: una festa con gli amici, dove avrebbero cercato di fare del pollo fritto almeno decente, una fetta di torta alla panna e fragole tutti insieme, e poi spazio alle coppiette.

Tsuna avrebbe staccato la testa a chiunque si fosse fatto venire la malsana idea di andare a bussare il giorno di Natale. La prospettiva che lo facesse Iemitsu gli attraversò la mente, seguita dalla folle immagine di se stesso che apriva la porta in mutande, coperto di succhiotti, e agli auguri di quel coglione rispondeva con un secco “Io e Hayato-kun stavamo facendo l'amore, torna più tardi”. Di base, l'unica cosa che gli avrebbe impedito di agire così era la non del tutto irreale ipotesi che a Iemitsu prendesse un colpo, e che lui e Gokudera avrebbero dovuto rinunciare al resto della giornata a riempire scartoffie e a spiegare al Nono cos'era successo.

 

Tsuna riguardò la camera da letto, poi si richiuse la porta alle spalle.

I loro amici sarebbero arrivati a breve per festeggiare insieme, ma Tsuna doveva fare ancora un'ultima cosa: telefonò a Reborn.

“Dame Tsuna, è la quinta volta che mi chiami, ti prego.” disse il killer.

“Lo so, ma sono preoccupato, è la prima volta che Lambo è così lontano da casa!” protestò Tsuna.

“Senti, ci sono io qui con lui, va bene? Adesso sta parlando un po' con il Boss, ma sono letteralmente fuori dalla porta. Se per qualche motivo è turbato, mi invento qualcosa, lo distraggo.”

“Hayato ha chiesto se c'è qualche notizia di Viola.”

“Don Enrico ha detto che è sotto copertura, mi ha dato tutte le informazioni della missione. Ha lasciato un messaggio dicendo che le dispiace di essere scomparsa in questa maniera.”

“Tu ci credi?” chiese Tsuna.

“Non saprei, Tsuna. Le notizie sono molto precise, ma si tratta di una situazione delicata. Ci sono di mezzo gli Incognito.” la menzione della Famiglia che aveva ucciso il fratello minore di Dino spinse Tsuna a strizzare la ringhiera della scala che stava scendendo.

“E probabilmente, se c'è una persona motivata a sterminare l'intera Famiglia, quella è Viola.” proseguì Reborn, “Io lascerei le cose come stanno. Don Enrico ha detto che manda rapporti regolari e me li ha fatti leggere. Ma se la missione dovesse durare ancora troppo, chiederò a Dino di mettersi in mezzo.”

“Grazie, lo apprezzerei.” disse Tsuna, poi raggiunse Gokudera in cucina.

“Tutto bene?” chiese.

“Sì, Tsuna, sto solo tagliando un po' di fragole!” rispose Gokudera, girandosi verso di lui. Aveva in mano un piccolo coltello da frutta. Proseguì: “Vorrei davvero mangiare la torta insieme a tutti quanti, ma...”

“Lo capisco, anch'io odierei i dolci se fossi cresciuto con Bianchi!” disse Tsuna, poi si piazzò dietro di lui e gli cinse la vita con le braccia, spiando da dietro la sua spalla.

“Quando arrivano tutti?” chiese Gokudera. Tsuna spiò l'orologio del forno e bofonchiò: “Troppo presto per i miei gusti...”

 

Lambo uscì dall'ufficio del Boss e ignorò completamente Reborn che lo aspettava.

Il killer non commentò, si limitò a seguirlo, correndo per tenere dietro alla sua andatura: Lambo aveva avuto un significativo scatto di crescita ed era adesso più alto di lui.

Reborn fermò con una manata la porta della camera a loro assegnata, che Lambo stava richiudendo con violenza dietro di sé.

“Lasciami in pace!” strillò Lambo.

“No, dimmi che cos'hai.” rispose pacatamente Reborn, seguendolo all'interno. Lambo si gettò a faccia in giù sul più vicino dei letti e nascose la testa nel piumone.

“No.”

“Dai...” insistette Reborn. Lambo non rispose, e il killer si sedette vicino a lui. Esitò, poi gli mise una mano sulla schiena e disse: “Avanti... Tsuna mi fa la pelle se scopre che hai pianto e non ti ho consolato. Dimmi cos'hai.”

“Non glielo diciamo.”

“Lambo...”

“E va bene!” il ragazzino si sedette sul letto e disse, nel tono di chi sa di frignare per nulla: “Il Boss mi chiede sempre della mia mamma, quando parliamo, ma io non so chi è. Non so neanche come si chiama, per me era mamma e basta. Ma tutte le volte...”

“Vieni qui.” disse Reborn, poi se lo trasse al petto. Dopo un po', Lambo chiese, stupito: “Non mi prendi in giro?”

“No, è un motivo più che valido per piangere.” disse Reborn. Come se avesse tolto il dito da una diga, Lambo cominciò a singhiozzare. Il killer sospirò, se lo sistemò meglio contro il petto e lasciò che si sfogasse. Quando sarebbe stato meglio, gli avrebbe preparato un po' di pane e Nutella.

Era una tattica un po' infantile, ma Reborn sapeva che funzionava.

 

Quella era una serata di scoperte.

Innanzitutto, Ryohei sapeva cucinare del pollo fritto da manuale.

Certo, se l'avesse fatto senza urlare al mondo che aveva imparato perché Hana è salutista e lui quando torna dalle maratone ha bisogno di calorie, il tutto condito da inutili divagazioni e innumerevoli varianti della parola “estremo” sarebbe stato ancora meglio, ma Tsuna si disse che non si può avere tutto dalla vita.

Un'altra scoperta era stato il talento di Yamamoto con le torte. Ridendo, l'amico aveva confessato di aver imparato con le torte di sushi per poi passare agli ingredienti dolci, poi aveva scatenato l'indignazione di Haru ammettendo di essere un po' geloso del cameriere della pasticceria preferita della ragazza, che secondo lui ci provava.

Nessuno sentì la porta che si apriva: Ryohei stava parlando al suo solito volume, Yamamoto rideva mentre Haru lo rimproverava affettuosamente per la sua gelosia, Hana era bella tranquilla sul divano con i tappi nelle orecchie e Gokudera e Tsuna si stavano baciando come se quello fosse l'ultimo momento della loro vita.

Tuttavia, a nessuno sfuggì l'indignato: “MA CHE DIAVOLO...?!” con cui Iemitsu si annunciò; calò il silenzio e persino Hana dovette accorgersene, perché si tolse i tappi.

“Ah...” disse Shamal, apparendo dietro alle spalle di Iemitsu, “Adesso un sacco di pezzi del puzzle vanno al loro posto.” nonostante il rossore sulle guance, non sembrava turbato.

Invece, Iemitsu sembrava sulle soglie di un colpo apoplettico: diede completamente di matto, coprendo Tsuna di insulti. Gokudera si parò davanti al suo fidanzato ed estrasse la dinamite, pronto a radere al suolo la casa se necessario.

Poi, Iemitsu cadde a terra come una marionetta a cui fossero stati tagliati i fili.

“Si riprenderà tra dieci minuti.” disse con calma Shamal, nel silenzio che a paragone con le urla di Iemitsu pareva quasi assordante.

“Shamal... io...” balbettò Gokudera, ma Shamal alzò una mano con calma e la agitò, come se volesse scacciare un moscerino: “Non devi dirmi niente, era già abbastanza esplicito.”

“YOSH!” sbraitò Ryohei, “Sappi che se non ti sta bene puoi levarti dalle scatole all'estremo!” Tsuna si voltò, il collo rigido, ancora traumatizzato dalle parole di Iemitsu. A sua memoria, Ryohei non aveva mai mandato via esplicitamente qualcuno, non senza cercare un confronto a pugni prima.

“Pace, Sasagawa.” disse Shamal, e finalmente sia Tsuna sia Gokudera parvero realizzare che l'uomo non aveva intenti bellicosi, “Il coglione è Iemitsu, non io.”

“Quindi... quindi...” Gokudera si guardò intorno, nel panico, e vide Yamamoto che lasciava la presa su un ciocco di legno per il camino, che stava impugnando come una mazza da baseball. Al pensiero che quell'ingenuo ragazzo sarebbe stato pronto a fracassare la testa a qualcuno per amore loro si sentì scaldare il cuore.

“Senti, Hayato, sinceramente non capisco. Nel senso, con tanti tipi di tette al mondo non riesco a capire come faccia a non piacertene nemmeno un set, ma...” Shamal fece spallucce, “Contento tu, contenti tutti, no?”

“Io...”

“Sei felice, Hayato?” chiese Shamal.

“Sì, certo che sì.” rispose Gokudera senza la minima esitazione.

“Bene, allora. Porto fuori questo cazzaro, lo faccio ubriacare.”

“Riesci ad abbandonarlo in un fosso?” chiese Tsuna, esausto e demoralizzato.

“Mettiamola così, se ci cade dentro io non lo tiro fuori.” Shamal si sistemò il bavero della giacca, “Insomma, sono vestito di bianco e la tintoria costa un sacco.” Tsuna si lasciò sfuggire una risata strozzata, poi sobbalzò quando Iemitsu emise un mugolio, segno che stava per svegliarsi.

“Lo porto fuori prima che si svegli.” ripeté Shamal, prendendo Iemitsu per la collottola, “Mi raccomando, non fate niente che io non farei.” Tsuna si sedette pesantemente sul divano e si ficcò la faccia tra le mani, gemendo. Gokudera si sedette al suo fianco e gli cinse le spalle con un braccio.

“Naturalmente...” aggiunse Shamal, rificcando la testa in salotto, “Intendo cose che non farei con una donna, di cose che non farei con un uomo mi sa che ne hai già fatte un bel po'.”

“Shamal!” protestò Gokudera.

“In gamba!” si raccomandò l'uomo, poi uscì, trascinandosi dietro Iemitsu.

“Che bello.” commentò Tsuna. Le sue parole caddero nel vuoto: non solo nessuno si aspettava l'arrivo di Iemitsu, che aveva preso accordi per l'indomani e non prima, ma nessuno si aspettava che l'uomo, per quanto notoriamente non fosse di mente aperta, avrebbe coperto il figlio di insulti, così dal nulla, senza nemmeno salutare.

Né Tsuna né Gokudera notarono gli sguardi che si scambiarono i loro amici, troppo intenti ad abbracciarsi a vicenda per ricercare un minimo di conforto l'uno nell'altro.

“Oi, Sawada!” chiamò Ryohei.

“Eh?”

“Io sono stanco all'estremo! Che, ce l'avresti un futon per me e Hana?”

“Maa, maa, se restate voi allora restiamo anche noi!” si intromise Yamamoto.

“HAHI! Facciamo un pigiama party?”

“ESTREMOOO!”

 

Viola avvolse il piccolo Robin in una copertina e lo adagiò sul letto di fianco a sé, poi accese la televisione e si sintonizzò su un film di Natale, tenendo il volume basso per non svegliare il bambino. Anche se, doveva ammetterlo, probabilmente anche una banda non avrebbe interrotto il suo sonno, dopo la giornata di festa e regali che le sue colleghe avevano organizzato a sua insaputa: erano apparse verso le dieci del mattino, inconsapevolmente impedendo a Viola di uscire di casa e di andare a cercare Villa Cavallone, seguite da Suor Aloisia e dal medico della struttura di accoglienza delle suore, vestito da Babbo Natale e con in spalla un enorme sacco carico di regali per Robin. Viola aveva così passato la giornata a guardare il bambino che si divertiva, e verso metà pomeriggio era addirittura riuscita a ridere sinceramente per la prima volta da più di un anno, alla vista del faccino perplesso e contratto che Robin aveva fatto assaggiando un pezzo di ananas.

Quando poi Robin aveva cominciato a rognare un po', chiaro segno che era passata l'ora di andare a nanna, le colleghe si erano congedate con calore, lasciando Viola in quel che restava di un piccolo bozzolo caldo.

Ma ora che era di nuovo sola con il piccolo, davanti a un banale film di Natale, a chiedersi perché diavolo tutti i film del periodo sembravano passare il messaggio che devi per forza trovarti un partner, di nuovo la nostalgia per ciò che era stato la assaliva.

Chiuse gli occhi, si strinse il bambino al petto e immaginò di essere con Dani: sposati ormai da un anno, nella grande villa dei Cavallone, al termine di una noiosa festa con altri boss mafiosi, finalmente liberi da impegni sociali e liberi di godersi il loro bambino.

Viola si accoccolò nel piumone e quasi sentì per davvero le braccia di Dani che la stringevano.

 

Tsuna scavalcò Ryohei che russava come un trombone, Hana serenissima con i tappi di nuovo al loro posto, Haru e Yamamoto che erano un solo essere, abbracciati l'uno all'altro come due koala, e scese silenziosamente al piano di sotto.

Gokudera era sul terrazzo, avvolto in una coperta, e fumava una sigaretta.

“Beh, la serata non è andata come prevista.” disse Tsuna, portandosi al suo fianco. Gokudera voltò la testa per non soffiargli addosso il fumo, fece un ultimo rapido tiro poi aprì la coperta per accoglierlo in un caldo abbraccio. Tsuna si adagiò al suo petto e inspirò: c'era qualcosa di affascinante nell'odore di fumo mescolato a quello della pelle di Gokudera.

“Però abbiamo scoperto una cosa importante.” disse Gokudera, inaspettatamente, e Tsuna sollevò il viso per guardarlo in faccia: era strano che un pessimista nato come lui fosse riuscito a trovare un lato positivo in quel casino.

“Sarebbe?” chiese Tsuna. Gokudera sorrise, e Tsuna notò solo in quel momento che aveva le lacrime agli occhi: “I nostri amici ci difenderebbero senza esitazione, da chiunque.” disse.

Tsuna alzò le braccia e gli asciugò due piccole lacrime ribelli che erano riuscite a sfuggire alla prigione delle sue ciglia: “Hai perfettamente ragione.”

“Ne vale la pena, Tsuna.” aggiunse Gokudera, sorridendo, “Vale la pena soffrire e combattere, se qualcuno ti ama.”

“Buon Natale, Hayato.”

“Buon Natale, Tsuna.”







Buon Natale a tutti, e per citare il piccolo Tim in Canto di Natale, "Che il Signore (inteso come Giotto) ci benedica tutti quanti!"
Divertitevi, mangiate senza pensare alla dieta, non uccidete i parenti che in galera secondo me il wifi fa schifo, vi voglio bene (mandatory una volta all'anno che ve lo dico)
Ciaossu!

 
   
 
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