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Autore: Soul Mancini    26/12/2021    2 recensioni
[Scritta per il compleanno di Conor ♥]
Conor sospirò, passandosi una mano tra i capelli scompigliati. “Sentite… non posso. Ho tutte le sere impegnate. Anche se non riuscissimo a festeggiare il mio compleanno, non mi deprimerò né mi suiciderò. Scusate ma adesso è tardi, ne riparliamo in un altro momento. A domani!” li liquidò infine, lasciando la sala prove in fretta e furia.
Nella stanza calò il silenzio e tra i quattro ragazzi presenti volarono occhiate basite e confuse.
“Che cazzo ha adesso?” borbottò Dom.
“Se non lo sapete voi, che lo conoscete da anni.” Price si strinse nelle spalle, si stiracchiò e poggiò le bacchette sul timpano prima di alzarsi dalla batteria.
“Dobbiamo scoprirlo” affermò Phil.
“Ovviamente” concordò Joe.
“Troveremo un modo per fargli sputare il rospo” dichiarò solennemente Dom.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Conor Mason, Dominic Craik, James Price, Joe Langridge-Brown, Philip Blake
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Little green-dressed glittery elf
 
 
 
 
“Ragazzi, ma per il 25 sera avete programmi?” domandò Phil mentre riponeva il suo basso nella custodia.
Un’altra giornata di prove era andata e i componenti dei Nothing But Thieves potevano ritenersi abbastanza soddisfatti: si sentivano sempre più affiatati, nonostante la formazione si fosse completata da poco, ma ancora non avevano fatto significativi passi avanti per quanto riguardava la stesura di nuovi brani.
“Io no… potremmo andare al cinema tutti insieme” propose Price.
“Uh, io ci sto! Sapete già che film danno?” si entusiasmò subito Dom, lisciando fieramente il suo maglione di Natale dei Twenty One Pilots. Da quando era cominciato quel periodo festivo, si presentava una volta sì e l’altra pure con quel capo d’abbigliamento.
“Ehm… veramente io il 25 non posso, ho un impegno” intervenne Conor.
“Mmh… un impegno? E con chi?” insinuò Dom, avvicinandosi al cantante con un ghigno malizioso.
Lui incrociò le braccia al petto. “Che te ne importa?”
“Beh, ma almeno il 26 ci vediamo, vero? Dobbiamo festeggiare il tuo compleanno” affermò Joe, intento a indossare il giaccone.
Conor abbassò lo sguardo. “No, non posso nemmeno il 26.”
“Ma come?!” protestò Price deluso.
“Il 27?” rilanciò allora Phil.
Il viso rotondetto del cantante era ormai diventato rosso. “Sentite: non posso né il 24 sera, né il 25, né il 29, né qualsiasi altra sera. È un periodo incasinato, okay?” sbottò con una leggera isteria nella voce.
Phil aggrottò le sopracciglia; non l’aveva mai visto così, ma che gli prendeva?
“Conor… cosa ci nascondi?” chiese Dom, a metà tra il divertito e il preoccupato.
“Niente. Non vi nascondo niente. Possiamo semplicemente vederci di pomeriggio?” ribatté Conor evasivo, ma la sua fretta nel cambiare discorso smentiva le sue stesse parole. Senza soffermarsi a guardare nessuno, si avviò verso l’ingresso della sala prove e indossò il giubbotto.
“Ma di pomeriggio abbiamo le prove” obiettò Phil.
“Festeggeremo alle prove. Cosa cambia?”
“Che cazzo ti sta succedendo?” domandò Dom, sempre più confuso.
“Niente. È che non mi piace festeggiare il mio compleanno.”
“Non è vero, l’hai sempre festeggiato” lo contraddisse Joe. Forse poteva fregare Phil e Price, che lo conoscevano relativamente da poco, ma non lui e Dom.
“E poi sono vent’anni, si compiono una volta sola” aggiunse Phil deluso.
Conor sospirò, passandosi una mano tra i capelli scompigliati. “Sentite… non posso. Ho tutte le sere impegnate. Anche se non riuscissimo a festeggiare il mio compleanno, non mi deprimerò né mi suiciderò. Scusate ma adesso è tardi, ne riparliamo in un altro momento. A domani!” li liquidò infine, lasciando la sala prove in fretta e furia.
Nella stanza calò il silenzio e tra i quattro ragazzi presenti volarono occhiate basite e confuse.
“Che cazzo ha adesso?” borbottò Dom.
“Se non lo sapete voi, che lo conoscete da anni.” Price si strinse nelle spalle, si stiracchiò e poggiò le bacchette sul timpano prima di alzarsi dalla batteria.
“Dobbiamo scoprirlo” affermò Phil.
“Ovviamente” concordò Joe.
“Troveremo un modo per fargli sputare il rospo” dichiarò solennemente Dom.
 
 
Era la vigilia di Natale e Dom, come da tradizione, non aveva ancora comprato nemmeno un regalo. Non lo faceva apposta; semplicemente il tempo scorreva, lui evitava fino all’ultimo di andare in giro per negozi o centri commerciali e alla fine si rendeva conto all’ultimo momento che il 25 dicembre era dietro l’angolo.
Così nel tardo pomeriggio, approfittando del fatto che le prove con la band erano state sospese, decise di recarsi al centro commerciale per lo shopping sfrenato dell’ultimo minuto; fortunatamente Phil, che era ancora in cerca di alcuni pensierini, si era offerto di accompagnarlo.
Si respirava un’atmosfera di festa: le vetrine erano costellate di lucine e decorazioni rosse e oro, nell’aria si diffondevano canzoni natalizie colme di campanellini e coretti in stile gospel, un sacco di gente sciamava da una parte all’altra dei grandi anditi portando buste rosse con la scritta Merry Xmas. Uno scenario carino quanto apocalittico.
“Per Price secondo te può andare bene un videogioco?” si chiese Dom, scrutando con interesse l’ingresso di un negozio di videogames.
“Perché no?” Phil annuì convinto. “Non so i suoi gusti, quindi prendigli qualcosa che è piaciuto molto a te.”
I due entrarono, il chitarrista fece il suo acquisto e si poté ritenere piuttosto soddisfatto.
“Allora,” cercò di fare mente locale mentre passeggiava senza meta per il centro, le buste che frusciavano tra le sue mani, “per Conor il maglione, per Joe le nuove corde della chitarra, per Price il videogame, per mamma il profumo, per papà lo spazzolino elettrico… manca il resto dei parenti. Cosa posso prendere a tua madre?”
Phil si guardò attorno in cerca di ispirazione. “Non ne ho idea, lo sai che mamma ha gusti complicati… una sciarpa?”
“Gliel’ho regalata anche l’anno scorso” replicò Dom, sollevando il tono di voce per sovrastare una musichetta di Natale sparata a tutto volume.
Erano giunti in un punto più largo, presso una delle uscite del centro commerciale, in cui era stato allestito un enorme albero stracolmo di lucine. Tutt’attorno si era radunata una folla piuttosto nutrita, composta prevalentemente da bambini con i propri genitori al seguito.
“Che cazzo sta succedendo? Danno birra gratis?” Dom allungò il collo per cercare di vedere.
Phil fece qualche passo avanti. “Pare che stiano vendendo stelle di Natale. E forse danno le caramelle ai bambini. C’è pure Babbo Natale.”
Dom allora si illuminò e schioccò le dita. “Una stella di Natale! Ecco cosa posso regalare alle zie e alla nonna! Anche se… non so se sono psicologicamente pronto per affrontare la fila interminabile e tutto questo casino.”
“Dai, non ti lamentare: magari ti regalano pure le caramelle” scherzò Phil, dandogli di gomito.
“Che coglione!”
Dom e Phil si misero in fila e ammazzarono il tempo guardandosi attorno e commentando comportamenti e abbigliamenti della gente.
“Ma secondo te quanto lo pagano per travestirsi da idiota e venire immortalato in centinaia di selfie con i bambini?” domandò Dom, accennando al povero Babbo Natale che veniva sommerso di marmocchi urlanti. L’uomo stringeva in mano un sacco pieno di caramelle e le distribuiva a tutti coloro che gli stavano intorno.
“Siamo sicuri che lo paghino? Magari è un volontario” replicò Phil.
“No, dai, non scherziamo! Se facessi qualcosa del genere, pretenderei almeno duemila sterline per tutto il periodo natalizio!” Il chitarrista affinò lo sguardo. “Ma chi le vende le stelle di Natale? Babbo Natale non ne ha nemmeno una in mano…”
“Vedi quei tizi vestiti di verde accanto a lui? Sono i folletti, gli aiutanti di Babbo Natale; le stanno vendendo loro” spiegò Phil, accennando ad alcune sagome seminascoste dalla calca.
“Ah, non li avevo notati!”
Qualche metro più avanti, Dom esaminò meglio gli aiutanti di Babbo Natale nella speranza di scorgere qualche prezzo: non aveva mai comprato una stella di Natale, non aveva idea di quanto potessero costare.
“Phil!” strillò d’un tratto, facendo sobbalzare e voltare la signora che lo precedeva nella fila.
“Che c’è?”
“Quel folletto!” Il più piccolo afferrò suo cugino per un braccio e lo strattonò più vicino a sé, in modo che potesse seguire la traiettoria del suo sguardo.
Il bassista spalancò gli occhi. “Non ci posso credere!”
“È Conor!”
“Ecco perché non voleva uscire con noi la sera!”
Il cantante non si era accorto della loro presenza, intento com’era a servire un cliente dietro l’altro; indossava un cappellino verde a punta che accentuava ancora di più il suo viso arrotondato e una divisa verde e rossa che fasciava perfettamente il suo corpo minuto. E, dettaglio non trascurabile, era coperto di brillantini da capo a piedi.
Dom e Phil si scambiarono un’occhiata, poi cominciarono a sghignazzare e darsi di gomito.
“Che tenero” commentò Phil con un sorrisetto.
“Io voglio sapere quanto lo pagano per questo!” aggiunse Dom. Poi si voltò nuovamente nella direzione degli aiutanti di Babbo Natale e cominciò a sbracciarsi per attirare l’attenzione. “Conor! Conor Ryan Mason!”
L’interpellato, liquidata una cliente, ebbe appena il tempo di voltarsi in quella direzione e sbiancò nel vedere i suoi amici. Avrebbe voluto sotterrarsi, oppure raggiungerli e sbraitar loro contro, ma in quel momento non poteva proprio: il suo incarico lì era sorridere a tutti e fingersi un perfetto aiutante di Babbo Natale agli occhi dei bambini che lo circondavano.
Dom e Phil continuarono a sbeffeggiarlo e attirare la sua attenzione finché la fila non si smaltì e finalmente arrivò il loro turno.
“Cosa ci fate qui?” quasi strillò il biondino quando li ebbe davanti.
“Ma che carino che sei, follettino!” esclamò Dom, allungandosi per dargli un buffetto sulla guancia.
Conor se lo scrollò subito di dosso. “Sono un elfo, per la precisione.”
“Ma sai che potresti usare questo outfit per i nostri concerti? Secondo me sarebbe un successone!” affermò Phil.
Conor distolse lo sguardo, vergognandosi sempre più per la situazione. “Dietro di voi c’è una fila lunghissima, quindi se siete venuti qui solo per prendermi per il culo…”
“Ma non ti stiamo prendendo per il culo, io sono sincero” si difese Phil.
“E comunque le stelle di Natale le devo comprare davvero. Me ne servono quattro, grazie.”
Mentre il cantante prendeva le piantine confezionate che il suo amico gli aveva richiesto e le posava sul suo banchetto, chitarrista e bassista continuavano a osservarlo e commentare con una certa ammirazione.
“È proprio perfetto! Vero, Phil? Ha il faccino da elfo che farebbe sciogliere i ghiacci della Lapponia!”
“Io l’ho sempre pensato da quando lo conosco! Magari in una vita precedente lo è stato davvero…”
Conor sbuffò sonoramente. “Sono quaranta sterline. Ma poi si può sapere perché, tra tutti i negozi e i centri commerciali di Londra, dovevate venire proprio qui?”
Phil alzò le mani in segno di resa. “Io non c’entro, mi ci ha trascinato lui!”
“E dai, Conor, che permaloso! Non c’è niente di male. Anzi, perché non ce l’hai voluto dire e hai fatto tanto il misterioso?”
“Secondo voi perché? Mi vergogno! Sembro un deficiente! Ma finché non cominciamo a fare qualche live con la band, di qualcosa dovrò pur vivere.” Consegnò a Dom la busta con i suoi acquisti e afferrò le banconote che gli stava porgendo.
“Beh, la prossima volta che facciamo le prove possiamo proporre agli altri di incidere un album natalizio: visti i presupposti, sarebbe un capolavoro!” commentò Dom con un sorrisetto ironico.
“Ma vaffan…”
“Elfo! Aiutante di Babbo Natale!” proruppe una vocina infantile.
Conor represse le altre migliaia di improperi che aveva in mente, si stampò un sorriso sulle labbra e abbassò lo sguardo, trovando una bambina col cappellino rosso e bianco sulla testa che lo fissava ammirata.
“Dimmi, tesoro!”
“Posso fare una foto con te?”
“Ma certo!” Prima di mettersi in posa, si voltò un’ultima volta verso i suoi compagni di band. “Mi raccomando, acqua in bocca. Non ditelo agli altri.”
I due si strinsero nelle spalle e si allontanarono, mentre l’interlocutrice di Conor cercava di estorcergli cosa Babbo Natale le avrebbe fatto trovare sotto l’albero.
“Andiamo, Conor ha una carriera da folletto, è perfetto!” esclamò Dom quando furono fuori dalla fiumana di gente, continuando a ridacchiare tra sé.
“È un elfo, Dom” lo corresse Phil in tono fintamente serio. “Ehi, però non abbiamo pensato di fargli una foto a tradimento!”
“Cazzo!” Il cugino gli diede di gomito. “Bene, ora che abbiamo finito con gli acquisti più urgenti, direi che ci siamo meritati una bella birra… anzi, no! Porca puttana!”
Il chitarrista si era immobilizzato nel bel mezzo del niente, così Phil fu costretto a fare altrettanto e lo guardò stranito.
“Mi stavo dimenticando una cosa importantissima: il regalo per te!”
Lui rise. “Lascia stare, non voglio niente.”
“Ma stai zitto!” Dom si guardò attorno sconsolato. “Beh… te ne devi andare. Buon Natale, buone feste, a domani!”
“Ma come, mi cacci così?”
“Mica posso comprare il regalo davanti a te!”
Il più grande scosse il capo ma fu costretto ad arrendersi. “E va bene… ehi Dom, sai cosa mi potresti regalare?”
Lui sollevò un sopracciglio. “Cosa?”
“Una stella di Natale!”
 
 
Era il 26 dicembre e l’umore di Conor non era esattamente dei migliori: non avrebbe mai pensato di dover festeggiare il suo compleanno travestito da stupidissimo aiutante di Babbo Natale e circondato da bambini urlanti e signore sulla sessantina in cerca di un regalo per la vicina di casa. Certo, tutto sommato servire i clienti non gli dispiaceva, e dopo varie settimane con quel costume da elfo aveva segretamente cominciato ad apprezzarlo, ma ciò non toglieva che continuasse a sentirsi un idiota.
Fortunatamente pareva che Dom e Phil non avessero sparso la voce, anzi, nessuno dei suoi amici aveva sollevato l’argomento negli ultimi due giorni. Avrebbe preferito che nessuno lo venisse a scoprire, ma ormai era andata e non ci si poteva fare niente; del resto aveva tenuto in considerazione il rischio.
Quella sera il centro commerciale era più vuoto del solito: Natale ormai era passato, la maggior parte dei regali era stata comprata e la gente era nel bel mezzo dei festeggiamenti insieme ai propri cari. Solo alcuni ritardatari e alcune famiglie annoiate si aggiravano tra i negozi.
Attorno al banchetto delle stelle di Natale c’era comunque un discreto numero di persone, tra cui molti bambini attirati dalla presenza di Babbo Natale. Conor non sapeva nemmeno che faccia avesse quel tizio, probabilmente non si erano nemmeno mai rivolti la parola nonostante lavorassero fianco a fianco da quasi un mese; non avevano certo tempo da perdere in chiacchiere.
“Come ti chiami, elfo?” Come al solito, mentre cercava di smaltire la fila il più in fretta possibile, un gruppetto di bambini aveva preso a importunarlo.
“Mi chiamo Conor” rispose pazientemente, mentre porgeva una piantina a una cliente.
“E come mai non sei in Lapponia, nella fabbrica dei giocattoli di Babbo Natale?” domandò ancora il bimbo dai capelli rossi.
“Perché a lui serviva aiuto qui e allora mi ha chiamato.”
“E com’è il Polo Nord?” domandò un’altra bambina.
Che diamine ne sapeva lui?
“Beh… fa molto freddo. E ci sono molte renne” inventò, sperando di risultare credibile.
“Elfo Conor! Elfo Conor!” strillò un bambino più piccolo, sovrastando le voci di tutti gli altri. “Quest’anno Babbo Natale non mi ha portato il regalo che volevo! Gli puoi dire che ha sbagliato?”
“Certo, vedremo cosa si può fare” lo liquidò in fretta Conor, per poi rivolgere un’occhiata al nuovo cliente che aveva di fronte. Doveva avere un aspetto terribile, devastato da quelle giornate pesantissime.
Mentre vendeva una stella di Natale dopo l’altra, i bambini saltellavano imperterriti al suo fianco e continuavano a strillare a due centimetri dal suo orecchio.
“Elfo Conor, mio fratello è stato cattivo tutto l’anno ma ha ricevuto una bicicletta!”
“Ma gli elfi sanno guidare la slitta o lo sa fare solo Babbo Natale?”
“Elfo Conor, che cosa mangiano le renne?”
“Elfo, io voglio fare un selfie con te!”
Bisognava ammettere che aveva già un bel po’ di ammiratori, molti più di quanto potesse sperare di averne come cantante. Forse avevano ragione Dom e Phil: era nato per essere un elfo.
Era talmente distratto da quei marmocchi maledettamente invadenti che si accorse della presenza dei suoi quattro compagni di band solo quando se li ritrovò di fronte, tutti sorridenti e con un cappellino di Babbo Natale ciascuno sulla testa.
Per poco non gli venne un colpo e rischiò di lasciar cadere il vaso con la stella di Natale che aveva in mano. “Ma siete impazziti?! Dom, Phil, avevate promesso di non dire niente!” strillò, leggermente nel panico. Aveva gridato così forte che perfino i bambini erano ammutoliti, capendo la gravità della situazione.
“Non esiste proprio che non festeggiamo il tuo compleanno” affermò Joe, poggiando sul banchetto un vassoio e sollevando il coperchio; davanti agli occhi del cantante si presentò una torta decorata con una scritta e dei riccioli di panna sui bordi.
Fortunatamente, vedendo la situazione, Jake – un collega di Conor, anche lui travestito da elfo – aveva fatto cenno alle persone in fila al suo banchetto di avvicinarsi al proprio in modo che il festeggiato potesse avere un po’ di tregua.
Happy birthday to you, happpy birthday to you…” cominciarono a cantare i suoi amici, steccando come in tutte le canzoncine di buon compleanno che si rispettino.
Conor si batté una mano sulla fronte, indeciso se scoppiare a ridere, piangere di gioia o picchiarli.
Happy birthday to Santa Claus Elf… happy birthday to you!
Dopodiché i quattro esplosero in un applauso, con tanto di bambini esultanti.
“Elfo Conor, ma quindi è il tuo compleanno!”
“Quindi anche gli elfi compiono gli anni!”
Alla fine il cantante non poté fare a meno di sciogliersi in un sorriso: non poteva credere che Phil, Dom, Joe e Price si fossero davvero presentati sul suo luogo di lavoro con una torta per lui! Erano pazzi.
“Conor, posso dirti una cosa? Sei uno schianto!” commentò Price con un sorriso.
“Phil, non scherzavi quando dicevi che questo potrebbe essere l’outfit della band: è una figata!” aggiunse Joe, circumnavigando il banchetto per osservare meglio il vestito da aiutante di Babbo Natale.
“Sì, e chi ci crede che saliresti sul palco vestito così?” lo punzecchiò Dom.
“Eviterò di insultarvi solo perché ci sono i bambini qui di fronte!” bofonchiò Conor tentando di risultare minaccioso, ma ormai non riusciva più a trattenere le risate.
“Guarda cosa ti abbiamo scritto sulla torta!” attirò la sua attenzione Phil, accennando al dolce.
Conor si sporse per leggere: buon compleanno al nostro elfo del cuore.
“Siete impossibili, davvero!”
“Elfo Conor, elfo Conor!” strepitò la bambina di poco prima, tirando un lembo del suo maglione verde e rosso. “Possiamo mangiare anche noi una fetta di torta?”
“Ma guarda un po’ ‘sti scrocconi” borbottò Dom a bassa voce, facendo scoppiare a ridere Price.
Conor le sorrise. “Va bene, una fettina di torta per tutti. Ma a una condizione: dovrai scattare una bella foto a me e ai miei amici! Ci stai?”
La bimba annuì convinta, così lui le porse il suo cellulare e invitò i suoi compagni di band dietro il banchetto.
“Sai una cosa, Conor?” disse Phil, mentre si posizionava dietro di lui per la foto.
“Mmh?”
“Sei davvero l’elfo più buono e carino del mondo.”
“Al mio tre dite Christmas Elf!” annunciò la bambina a gran voce, sollevando il cellulare davanti alla faccia.
Uno!”
“Ma sei pieno di brillantini! Mi riempirò tutto pure io!” protestò Price dopo aver circondato le spalle di Conor.
Due!”
“La smetti di tirarmi i capelli? Mi sta per cadere il cappellino” brontolò Joe rivolto a Dom.
“Lo so, lo sto facendo apposta!”
Tre!”
“Siete quattro idioti!” esclamò Conor, prima di scoppiare a ridere.
Click.
 
 
 
 
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AUGURI CONOOOOOOOOR *________________*
E tantissimi auguri di buone feste a tutti voi, lettoriiiiiii!!!!!
Diciamo che questa volta ho preso due piccioni con una fava: ho portato fuori un’idea demenziale per il compleanno di Conor (queste storie di compleanno sono sempre peggio AHAHAHAHAHAH) e ho anche pubblicato la storia natalizia per quest’anno! Incredibile che, per quanto io ami il Natale e queste feste in generale, non avessi ancora scritto niente a riguardo!
Tra l'altro erano tipo ANNI che volevo scrivere una storia sugli esordi dei Nothing But Thieves: questa shot è ambientata nel 2021, quando la band si era appena formata e si stava ancora assestando; appunto, Conor doveva compiere vent'anni, cucciolinooo *-* e, essendo loro dei musicisti poveri e sfigati, dovevano pur trovare un modo per guadagnarsi da vivere XD
Allora! Che ne pensato di Conor in versione elfetto aiutante di Babbo Natale/venditore di stelle di Natale? IO ME LO IMMAGINO PERFETTAMENTE COME SE CE L’AVESSI DAVANTI AHAHAHAHAHAH! CIOÈ DAI È PERFETTO!
Per questa geniale idea devo ringraziare Evelyn, che mi ha implicitamente ispirato grazie a una sua risposta a recensione dove mi diceva che Conor somigliava un po’ a un folletto aiutante di Babbo Natale – che però, Evelyn, è un ELFO, bisogna precisarlo altrimenti Conor si offende AHAHAHAHAHAHAH!
Non ho altro da aggiungere, quindi vi lascio la parola e vi ringrazio tantissimo per essere giunti fin qui! :3
E ancora TANTISSIMI AUGURI a Conor, che con la sua voce è in grado di far tremare i cuori di chi lo ascolta e con la sua dolcezza di farli sciogliere ♥
 
 
   
 
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