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Autore: _Lightning_    26/12/2021    2 recensioni
Dopo aver lasciato Nevarro, Din Djarin ha ormai poche certezze: è ancora un Mandaloriano, deve trovare il pianeta natale del Bambino, e i compagni sfuggiti al massacro di Gideon sono vivi, da qualche parte nella Galassia. Quest'ultima è più una speranza, e lui non ha idea di come si viva di speranza. Soprattutto quando tutte le altre certezze, quelle che ha sempre custodito tra cuore e beskar, sembrano sgretolarsi con ogni passo che compie.
Non tutti i suoi fantasmi sono marciati via.
Dall'ultimo capitolo: Il Moff lo conosceva – sapeva il suo nome, da dove veniva, chi fosse la sua famiglia.
Anche Din lo conosceva. Ricordava il suo nome sussurrato di elmo in elmo come quello di un demone durante le serate attorno al fuoco della sala comune, l’unica luce che potessero concedersi in quegli anni di persecuzione. Ricordava il Mandaloriano mutilato e con la corazza deforme che narrava singhiozzando della Notte delle Mille Lacrime, quando interi squadroni d’assalto erano stati vaporizzati a Keldabe dalle truppe imperiali.

[The Mandalorian // Missing Moments // Avventura&Azione // Din&Grogu // Post-S1 alternativo]
Genere: Avventura, Introspettivo, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Baby Yoda/Il Bambino, Carasynthia Dune, Din Djarin, Jango e Boba Fett, Yoda
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Episodio 6
LA CACCIA

Parte I

 


 
“Nello stomaco di un drago krayt
troverai più cacciatori di perle divorati che perle di krayt.”

— Proverbio di Tatooine

 


 


Mare delle Dune, Tatooine, 9ABY

La sabbia si agitò in gorghi liquidi, abbattendosi poi contro una duna come un’onda contro le scogliere di Zeffo. Le vibrazioni scuotevano il suolo, basse e potenti, a indicare la stazza della creatura che si muoveva in profondità sotto di loro.

Cal distinse un’increspatura più evidente a qualche centinaio di metri, nella vallata ai piedi dello sperone roccioso su cui avevano trovato rifugio. Sembrava che qualcosa nuotasse a gran velocità sotto al deserto. Una protuberanza spinosa emerse per qualche istante fendendo i flutti sabbiosi, simile a una delle tante rocce che costellavano il Mare delle Dune. Scomparve altrettanto rapidamente, accompagnata da un brontolio di tuono.

L’onda di sabbia si affievolì per poi svanire del tutto, lasciando solo un lieve tremore sotterraneo dietro di sé. 
Cal avvertiva ancora limmensa impronta nella Forza del drago krayt, comparabile solo a quella dei giganteschi binog su Bogano. Mentre quelle erano creature placide e innocue, però, il drago krayt emanava anche una tinta feroce e predatoria che gli fece rizzare i peli sulla nuca.

«Questo sarebbe il tuo piano?» sbottò, con voce più stridula di quanto intendesse.

«È unidea che finora ha funzionato.»

Din nemmeno lo guardò, imperturbabile come sempre.

«Abbiamo appena rischiato di essere inghiottiti» obiettò, supportato da un paio di fischi indignati di BD-1, che saltellava nervoso ai loro piedi.

«Devo concordare con Cal» intervenne Cara, fissando corrucciata il punto in cui era sparita la creatura. «Mi sembra un tiro a sabacc, più che un piano.»

A chiudere quellaffermazione, il Bambino emise un versetto più basso del solito, accompagnato dal cipiglio scocciato che non lo abbandonava ormai da tempo. Din sospirò in modo ben udibile.

«Seguire le piste dei Tusken è sicuro e il territorio di caccia del krayt non va oltre queste montagne. Il terreno diventa troppo roccioso.»

«Cosa impedirebbe a quel cacciatore di volare direttamente fin qui?» chiese Cara, sollevando un sopracciglio.

«Quelle» rispose soltanto Din, puntando lindice dietro di loro.

Cal si voltò, osservando le formazioni rocciose alle loro spalle: alte pareti granitiche e argillose emergevano dal deserto come isole attraversate da profondi canyon. Sulla superficie levigata si distinguevano linee più scure e più chiare, a indicare il trascorrere dei millenni. Cime frastagliate e aguzze seghettavano il cielo, probabilmente pronte a franare, e qua e là si slanciavano sottili archi di roccia attraverso cui fischiava il vento torrido. Il suolo allombra delle montagne era compatto e ricoperto da un sottile velo di sabbia.

«Non cè spazio per far atterrare una nave» concluse Cal rivolgendosi a Din, che annuì. «Ma nel Mare delle Dune...»

«... sarebbe come servirla per cena ai draghi krayt: sentirebbero le vibrazioni a cento klick di distanza» completò Din, avviandosi già verso le rocce con uno scricchiolio di sabbia sul terreno duro. «E nessun jetpack ha abbastanza carburante per coprire una distanza così ampia: dovrà addentrarsi qui a piedi o con uno speeder e rischiare di essere divorato. Oppure abbandonare la caccia e attenderci a Mos Eisley.»

Cal storse la bocca a quella risposta, ma non obiettò. Si abbassò e permise a BD-1 di balzargli in spalla, poi fece cenno col capo di avviarsi a Cara, che sembrava ancora piuttosto restia a seguire il piano. Anche a lui non sembrava così ben congegnato, ma piuttosto frutto di un frenetico bisogno di portarsi in salvo, con lombra di quel cacciatore e di conseguenza dellImpero che incombeva sul Bambino.

«Non possiamo sopravvivere a lungo nel deserto» commentò soltanto lex-Ribelle, seguendo infine le orme del Mandaloriano.

Lombra obliqua del canyon li avvolse, stemperando lintenso calore dei soli gemelli ormai vicini allo zenit. Din tacque per qualche secondo prima di rispondere, mentre discendevano una ripida scarpata che franava sotto i loro passi.

«Il popolo della sabbia ha un vecchio debito con me. i Tusken potranno tollerarci per un breve periodo, per poi indicarci le piste sicure verso Mos Pelgo. Da lì potremo contattare Motto e decidere il da farsi per recuperare la Crest

Stavolta, quellaffermazione fu accompagnata da un trillo vivace del Bambino, che si sporse dalla culla osservando il mondo roccioso attorno a loro, subito frenato dalla mano guantata del Mandaloriano per evitare che scavalcasse il bordo.

«Adesso sembra già più un piano» gli concesse Cara. «Potresti anche provare a condividerli, prima di agire» lo rimproverò subito dopo, non poi così scherzosa.

Cal ebbe limpressione che ci fossero dei trascorsi, su quel tema, e scambiò unocchiata con BD-1, che si limitò a roteare le orbite robotiche.

«Non cera tempo per spiegare» tagliò corto Din. «Adesso troviamo i Tusken.»

Cal non intervenne, facendo morire lì la discussione e lasciando al vento teso lultima parola. I granelli di sabbia gli si posavano sul viso e tra i capelli, fastidiosi, e il baluginio dei soli lo accecava quando non cerano le rocce a ripararli.

Fu un cammino tortuoso, reso massacrante dal caldo e dal terreno accidentato su cui avanzavano. Il Mandaloriano sembrava orientarsi senza difficoltà nel dedalo roccioso, fermandosi solo di tanto in tanto, come in ascolto degli smottamenti e scricchiolii del canyon attorno a loro.

«Ci siamo» disse infine, arrestandosi di colpo dopo aver superato un varco piuttosto stretto.

Davanti a loro, si susseguivano onde solide di roccia che davano limpressione di trovarsi in un vero e proprio Mare delle Dune, circondato da costoni ripidi e spogli.

Cal notò qualcosa giusto alluscita del passaggio sabbioso che avevano appena attraversato, in una zona di terreno più sabbiosa. Si accovacciò sui talloni, osservando la strana montagnola di rocce lucenti impilate in una piramide, di certo da mano umana. Erano di forma sferica, leggermente rosate; avrebbe potuto stringere le più piccole tra due dita, mentre avrebbe dovuto usare entrambe le mani per sollevare le più grandi.

«Non toccarle. È la tomba di un bantha» gli intimò Din, mentre si guardava attorno.

Cal, sebbene incuriosito, seguì il suggerimento, cogliendo un sottotono ammonitore. Lasciò che fosse BD a scannerizzarle a distanza. Perle di krayt, apparve nellologramma informativo che proiettò a mezzaria: preziosissime, a quanto pareva e... prodotte in un modo che avrebbe fatto volentieri a meno di conoscere.

«Ugh. La gente rischia la vita per questa roba?» commentò, allontanandosi con lieve ribrezzo, rispecchiato dai cigolii tremolanti di BD.

«I cacciatori di krayt sì. I Tusken preferiscono il metodo più sporco, ma più sicuro» commentò vago Din.

«Credo che preferirei affrontare un krayt, piuttosto che frugare nei suoi escrementi in cerca di perle..» arricciò il naso Cal.

«Non hai mai visto un krayt» ribatté lui, gli sembrò con unombra divertita nella voce ovattata dal casco.

Cal sorrise, per poi sobbalzare nel percepire un pizzicore nella Forza. Portò la mano allelsa della spada; in quel momento, un acciottolio riecheggiò tra le pareti rocciose, mettendo in allarme anche Din e Cara. La culla si chiuse con un sibilo.

Cal alzò lo sguardo, seguendo la percezione come se un filo lo stesse tirando verso la fonte del pericolo. Due sagome brune e incappucciate si stagliarono su un sentiero quasi invisibile sulla cima dei costoni rocciosi, accompagnate dal riflesso della luce sulle lunghe canne dei fucili.

Predoni Tusken.

Cal serrò la presa sullelsa, imitato da Cara con il suo blaster. Il Mandaloriano fece un brusco gesto, tagliando laria col palmo.

«Niente armi.»

Avanzò poi di qualche passo, portò le dita ai comandi esterni dellelmo e gridò qualcosa che assomigliò al verso rauco e gutturale di un Ithoriano, amplificato dal modulatore. Una risposta altrettanto incomprensibile riecheggiò nellaria tersa, seguita da un tramestio di passi.

Altri Tusken parvero sbucare dal nulla attorno a loro. Cal li percepì solo ora, tanto erano fusi con lessenza stessa del deserto e col suo respiro silenzioso. Erano esattamente come li aveva immaginati dai racconti: completamente avvolti da vesti color sabbia, con il capo spinato fasciato da bende da cui sbucavano unicamente gli occhiali sporgenti e la maschera filtra-umidità. Delle bandoliere fasciavano loro il petto e molti portavano un lungo maglio dallaria letale sulla schiena.

Si assembrarono rapidi attorno a loro, borbottando sottovoce, ma apparentemente senza intenzioni ostili. Un paio di massiff dai dorsi spinosi si avvicinarono, annusandoli incuriositi coi loro musi da rettile. Sia Cal che Cara li lasciarono fare, permettendo sia a loro che ai Tusken di constatare le loro intenzioni pacifiche.

Con sua sorpresa, Din si abbassò invece su un ginocchio, dando una pacca sulla mascella di un massiff e rimediandosi una lieve testata entusiasta contro lelmo. Un Tusken parve commentare la cosa, per poi prendere a comunicare a larghi gesti con Mandaloriano in quella che sembrava una vera e propria lingua.

Din si rialzò e rispose allo stesso modo, più lentamente. Cal e Cara si scambiarono unocchiata, memori dellavvertimento del compagno, ed evitarono di interrompere quello scambio serrato.

Din mostrò loro il Bambino, aprendo la culla con evidente riluttanza e dopo più richieste da parte loro. Dopo un primo momento di curiosità, gli dedicarono la stessa attenzione che avrebbero rivolto allennesima roccia del deserto.

Il Tusken più loquace indicò dun tratto lelmo di Din, al che lui rispose segnando una netta croce a mezzaria e scuotendo la testa, in una risposta inequivocabile. Il Tusken ripetè il gesto e stavolta Din si limitò a indicare lui di rimando, in particolare le bende che gli coprivano il capo. Laltro parve sorpreso, confabulò brevemente con un suo compagno e poi annuì, abbattendo al contempo il pugno nel palmo.

Cal sobbalzò quando un vociare quasi assordante si levò dagli altri Tusken e trattenne a stento listinto di toccare la spada laser. I Tusken, però, non fecero altro che sciogliere i ranghi. Quello che aveva parlato fece un ultimo gesto, agitando velocemente le dita dal basso quasi fossero fili derba e portando infine la mano al petto, a destra. Poi sembrò indicare loro di seguirlo.

«Siamo sotto la loro protezione, per ora» annunciò loro Din, di nuovo in Basico. «QQahme,» accennò al predone con cui aveva interagito, «è il Tusken che ho salvato da un Imperiale anni fa.»

«Sono più pacifici di quanto credessi» commentò Cara, liberando un sospiro sollevato.

«Più o meno. Hanno chiesto il mio beskar come pagamento aggiuntivo per voi» rispose Din, scrollando le spalle. «La trattativa poteva finire male, ma gli ho spiegato che per noi Mandaloriani è sacro quanto le loro vesti. Ha funzionato.»

«Meglio per noi» sbuffò Cal, seguendo i predoni attraverso una spaccatura nella roccia che non avrebbe altrimenti mai notato. «Dove hai imparato il Tusken?»

Din, come spesso accadeva, non rispose subito, come se stesse cercando di comporre la risposta più breve possibile.

«Ho viaggiato spesso su Tatooine.»

Cal annuì, senza indagare oltre, e abbassò lo sguardo: il massiff di prima trotterellava accanto al Mandaloriano, tenendo il suo passo.

«A quanto pare gli piaci» sorrise Cara. «È raro che si affezionino.»

«Avevo un massiff, da bambino» rispose lui, quasi sovrappensiero.

Parve rendersi conto di aver rivelato uninformazione su di sé, perché accelerò di poco il passo, accostandosi alla culla e rivolgendo la sua attenzione al Bambino, che era ancora piuttosto propenso a ignorarlo.

Cal non ritenne opportuno indagare oltre e Cara non insistette.

Din Djarin aveva le sue ombre, come tutti loro – e anche per tutti loro cera stato un tempo in cui non erano stati guerrieri, Jedi o Mandaloriani, ma soltanto bambini. A dispetto delle corazze e delle apparenze, era naturale che a volte dei frammenti della loro vecchia vita riaffiorassero: pronunciarli ad alta voce era un modo come un altro per non dimenticarsi chi erano stati. Valeva per lui, nel ripensare a quando era ancora un giovane padawan, e valeva anche per Din e Cara.

«Dove ci stanno portando?» chiese Cara, dopo una decina di minuti di marcia serrata.

«Al "Cuore del Deserto"» rispose in modo criptico Din.

«Sarebbe?» incalzò Cara.

«Il mio Tusken è arrugginito. Non ho capito esattamente cosa intendano, ma hanno detto che “nessun cacciatore si avvicinerebbe lì”.»

«Perché noi dovremmo, allora?» intervenne Cal, sospettoso.

La situazione cominciava a non piacergli: l
ultima volta che si era avvicinato a un luogo evitato da tutti, su Dathomir, si era trovato intrappolato in un inferno mortale di trappole e nemici determinati a ucciderlo. Rallentò leggermente il passo, per poi rendersi conto che altri predoni avanzavano dietro di loro nella fenditura rocciosa, sbarrando il cammino. BD emise un fievole squittio allarmato.

«I Tusken sono un popolo di parola» ribatté Din, con un velo dirritazione. «Non ci tradiranno.»

«Se avessero voluto ucciderci, lavrebbero già fatto» osservò Cara, sollevando le sopracciglia e rivolgendogli furbamente le stesse parole che aveva usato lui con loro nelle miniere di Kaha.

Cal sbuffò dal naso cedendo il punto a malincuore, affatto rassicurato. Continuò a seguirli in silenzio, tenendo per sé i suoi dubbi mentre i soli gemelli di Tatooine cominciavano a tramontare.

Un fremito nella Forza gli fece pizzicare i polpastrelli: aveva un brutto presentimento.


 

Un fremito nella Forza gli fece pizzicare i polpastrelli: aveva un brutto presentimento


 



Glossario:
binog: enorme creatura anfibia nativa di Bogano. Può vivere millenni ed è considerata sacra.
drago krayt: gigantesco rettile che vive nelle profondità sabbiose del Mare delle Dune su Tatooine. Inghiotte sassi per favorire la digestione e questi, levigati dai succhi gastrici e poi espulsi, si trasformano in perle preziose.
massiff: già citato in precedenza, rettile quadrupede utilizzato come animale da guardia. Il fatto che Din ne avesse uno da piccolo è un mio headcanon per spiegare perché ne accarezzi uno nella seconda stagione.
Tusken: anche chiamato "popolo del deserto", sono per lo più predoni che rifuggono contatti con gli umani se non quando strettamente necessari. Non rimuovono mai le bende con cui si coprono. Venerano il deserto e i bantha e lo conoscono meglio di chiunque altro.

Note dell’Autore:

Salve, cari Lettori, e un tardivo Buon Natale e tutti voi!

Avrei voluto pubblicare il 25, ma mi sono trovata a sperimentare l’ebrezza di lavorare quasi 24/7 nel periodo natalizio, quindi il tempo è stato quello che è stato. Conto però di aggiornare nuovamente prima dell’uscita di The Book of Boba, quindi a brevissimo ;)
Il capitolo è revisionato un po’ al volo perché adesso mi interessa terminare quest’episodio, ma ci tornerò sicuramente su.

È un capitolo di raccordo, me ne rendo conto... ma a me era rimasto qui il vedermi soffiare l’idea del drago krayt dalla seconda stagione di The Mandalorian, quindi ho voluto almeno inserirlo marginalmente ♥ (o forse non marginalmente? Lo scoprirete solo leggendo).
Per chi dovesse avere una memoria di beskar, qui si spiega finalmente perché Ruu sia schifata nel vedere delle perle di krayt in una cantina su Coruscant nell’episodio "Tracce" :’)

Dal prossimo capitolo entriamo nel finale di stagione!
A prestissimo,

-Light-

 

   
 
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