Anime & Manga > BeyBlade
Segui la storia  |       
Autore: Chocolate_senpai    29/12/2021    2 recensioni
A dieci anni di distanza dall'ultimo, famoso campionato, la ruota della storia gira di nuovo, di nuovo il perno di tutto è qualcosa che il Monaco stava tramando.
Volenti o meno, Kai, Takao, Rei, Max, e tutta l'allegra combriccola verrà buttata nel mezzo dell'azione, tra i commenti acidi di Yuriy, gli sguardi poco rassicuranti di Boris, i cavi dei computer di Ivan e la traballante diplomazia di Sergej.
Da un viaggio in Thailandia parte una catena di eventi; per inseguire un ricordo Boris darà innesco a un meccanismo che porterà i protagonisti a combattere un nemico conosciuto.
Sarà guerra e pianto, amicizia e altro ancora, tra una tazza di te, dei codici nascosti, una chiazza di sangue sulla camicia e il mistero di un nome: Bambina.
Starete al loro fianco fino alla fine?
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Boris, Kei Hiwatari, Takao Kinomiya, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 29: Il nostro amore avrebbe bruciato una città

 

Che cos’è l’amore?

Avere bisogno di una persona? Non riuscire a vivere senza di essa?

Volerle bene a tal punto da desiderare la sua felicità sopra la propria?

È qualcosa di caldo e rassicurante. Qualcosa che ti fa sorridere quando non ci pensi, accoccolandoti tra le braccia di qualcosa di invisibile.

Ma l’amore è anche una tempesta. Ti spazza via, strappandoti il cuore, pungendoti l’anima come una pioggia di schegge. Non riesci a pensare, a parlare, sei in balia di una forza incontrollabile che ti infuria dentro.

Ci vuole un grande cuore, per essere amici del vento.

 

Sapeva cosa le stava succedendo. Era tutto scritto sul quadernino blu, quello con le immagini raccapriccianti e la calligrafia riccioluta; quello del padre di Rose.

Era scritto chiaro e tondo, schietto, tra le altre pagine, come se fosse una constatazione qualsiasi.

Qualora lo spirito del bit power non entrasse perfettamente in sintonia con il corpo ospitante, l’esperimento avrà una rapida degenerazione, portando alla morte del soggetto.

Rosemary Primerose non era mai stata una ragazza forte.

Rosemary Primerose piangeva durante i temporali.

Aveva sempre fame.

Leggeva le fiabe di nascosto, e parlava sempre sottovoce.

Rosemary Primerose non era un soldato, non una blader, né una guerriera. Era ... Rosemary.

- Ti amo –

Lo disse di slancio, fermo in piedi, spostando il peso sul fianco ancora sano. Sentiva la ferita pulsare e il sangue scorrere, impregnando ancora di più la stoffa.

- Scusami, se non te l’ho mai detto –

La  creatura aveva lentamente smesso di agitarsi. Si stava accasciando a terra piano, appassendo come un fiore d’inverno. Il vento si stava calmando, le ali non vibravano più. Lei cominciò a rimpicciolirsi: l’enorme corpo azzurro dalle membra lunghe si contrasse, raggomitolandosi al suolo in piccoli spasmi.

Boris le si avvicinò zoppicando. Non aveva tirato il fiato per un solo istante da troppo tempo, e poteva sentire il corpo gridare di fermarsi.

Sarebbe bastato reggere ancora qualche istante.

Le si sedette accanto, soffiando uno sbuffo di fatica e dolore. Il fianco non la smetteva di tormentarlo. Lei era lì accanto, riversa su se stessa; la pelle pulsava, facendole vibrare il colorito che diventava sempre più pallido. Sempre più ... umano. Si accasciò al suolo accanto a lei, passando le braccia attorno al corpo tremante, stringendola in un abbraccio così forte che sentì le ossa di lei scricchiolare.

Non ebbe più nulla da dire. Aveva finito le parole tanti giorni prima, quando, dietro le sbarre di un dei laboratori dove l’aveva vista umana per l’ultima volta, lei gli aveva sussurrato il suo amore. E lui non era riuscito a rispondere.

 

҉҉҉

 

- Ma. Che. Cazzo –

Li aveva lasciati soli un paio d’ore. Non un giorno, due mesi, vent’anni o un’eternità. Quando era partito stavano facendo una torta, che diamine!

Lasciò che la borsa della spesa gli scivolasse dalle mani, cozzando contro il parquet. Hilary stava toccando il pizzo rosa del reggiseno a balconcino che Ming Ming sfoggiava con orgoglio, mentre abbassava con le mani lo scollo della maglia. Poco distante sul pavimento faceva capolino un ciuffo di capelli di Max, cappottato a terra in un lago di quel che sperava fosse ganache al cioccolato. Ivan e Kenny si sorreggevano a vicenda, sghignazzando come due idioti, mentre il primo teneva in mano una chiavetta dai dubbi contenuti.

La palpebra destra  di Kai vibrò; più volte.

In quell’istante dalla cucina emerse Sergej, fuori come un balcone ma con in corpo ancora un vago sentore di dignità. Si aggrappò alla parete, alzando un dito verso il padrone di casa.

- Posso spiegare – Biascicò, strascicando le parole ad occhi chiusi nello sforzo di infilare tutte le sillabe.

Quello fu il momento in cui Kai perse ogni briciolo di fiducia nell’umanità.

- Vi ho – Cominciò a scandire – Lasciati soli per andare a fare la spesa. La. Spesa – Sottolineò, la vena che gli pulsava pericolosamente sul collo.

- Siete un  branco di adulti! Che cazzo è successo qui?-

Si sarebbe volentieri messo le mani nei capelli.

Sergej sogghignò, cercando di aggrapparsi all’ultima scintilla di sobrietà.

- Stavamo fac ... Vol ... volevamo fare una torta ... serviva lo sciroppo, sai no ... per bagnare il pan di spagna-

Se avesse avuto un minimo di forza di volontà in meno, Sergej ora si sarebbe ritrovato per terra.

- Poi Max ... poi ... lui ha ... –

- Cosa?- Lo incalzò Kai, lanciando un’occhiata di sfuggita all’amico americano che si fingeva un realistico tappeto.

- Ha trovato la vodka tra gli alcolici ... ci è sembrataunabuonaidea ... – A quel punto la lingua cominciò ad attorcigliarsi.

Kai mollò tutto a terra, cappotto, chiavi e l’ultima busta della spesa rimasta aggrappata ai suoi polpastrelli. Chiuse gli occhi. Fece a mente il conto di chi, più probabilmente, era rimasto sobrio in quella casa, fermo restando che se Sergej era ridotto così, voleva dire che le riserve di alcool del nonno erano state bellamente bevute.

E lui non avrebbe raccolto col cucchiaino quei disgraziati.

In preda alla disperazione, si risolse a invocare l’unico aiuto possibile. Aprì la bocca, incamerò aria, e urlò a pieni polmoni, sicuro che il richiamo sarebbe arrivato a chi di dovere.

- YURIY –

 

Daichi non sembrava turbato. Faceva la spola con gli occhi tra Takao e lo schermo del pc. Sul desktop svettava la pagina di iscrizione al torneo.

Il piccoletto incrociò le braccia, arrovellandosi su cosa avesse fatto infuriare così tanto il suo capitano.

- Ho fatto tutto, no? Non volevi iscriverti? –

Takao alzò gli occhi al cielo. C’era una, una cosa nella vita sulla quale non era disposto a scendere a compromessi, ed era la sua carriera da blader. Non sarebbe certo stato quell’inconveniente a rovinargli i piani, certo; ma con che faccia avrebbe presentato la squadra alle qualifiche?

- Daichi, io ... – Chiuse gli occhi, cercando di contare fino a dieci e mantenere la calma come gli aveva insegnato Kai – Dovevi inserire il nome della nostra squadra. Quello! Nient’altro!-

L’amico lo guardò come se si fosse rincoglionito.

- Ma l’ho fatto!-

- Nessuno ti ha detto che potevi cambiarlo!- Sbottò Takao, mandando al diavolo i dieci secondi di calma – Noi siamo i BladeBreakers!-

- è un nome noioso! Fire Senpai è molto più accattivante –

- Ma non è quello il punto!-

- Sveglia Takao, non avremo più un seguito di fan se non rinnoviamo la nostra immagine! Siamo troppo pettinati, troppo fighetti. Ecco, idea! Che ne dici di scendere sempre in campo con i pantaloni strappati?-

Ma Takao non diceva più nulla; davanti all’estrema semplicità dell’amico gli cedettero braccia, forza di volontà e neuroni. Guardò un’ultima volta la schermata di iscrizione al torneo, dove Daichi, nel tentativo di cambiare nome alla squadra, aveva scritto un convintissimo Fire Senapi, sbagliando l’incrocio di paio di lettere.

Si stava già immaginando Dj Man gridare a squarciagola il loro nome, in un’arena gremita di gente.

- Risolto il problema?-

Rei si avvicinò di soppiatto, facendolo trasalire. Daichi, di sottofondo, stava proseguendo il suo sproloquio.

- Credevo fossi con Mao –

- Sì, credevo anche io di poter stare con lei. Ma è sparita in cucina, e prima l’ho vista aggrappata con Hilary al reggiseno di Ming Ming – Si sedette accanto a Takao, mimetizzando l’imbarazzo.

L'amico emise una risatina.

- Sicuramente sta bene. Vi iscriverete al torneo?-

- Che domande fai? Certo che sì –

Takao gli assestò una pacca sulla spalla – Grande! E degli altri che mi dici?-

- So che i Majestic ci stanno pensando. Gianni e Olivier hanno passato parecchie emozioni, sai. Un po’ di riposo non gli farebbe male. Gli americani sono già iscritti, La B.E.G.A. è in forse ... –

- La Neo Borg? Kai ha detto nulla?-

- Non a me, e adesso ha un po’ da fare – Sorrise, ripensando un po’ imbarazzato alla scena apocalittica che si stava consumando nella cucina.

- E ... mh, beh - Takao attorcigliò le dita fra di loro. Non voleva passare per pettegolo, ma solo qualche mese prima erano tutti sul filo del rasoio, incastrati in una storia assurda, e lui era finito per farsi rapire con Kai e assistere a qualcosa di assolutamente soprannaturale. Sono cose che non si dimenticano tanto facilmente.

- ... Boris? – Chiese infine, con una punta di curiosità.

Non che Rei ne sapesse molto. Ma il giorno prima lo aveva visto fare una lunga chiacchierata con Sergej, che era sicuro fosse completamente sobrio.

- Ah, credo stia ... bene. Certo, non sarà facile lasciarla andare, dopo tutto quello che è successo. Ma sta bene –

- Quando arriverà?-

- Stasera. So che la accompagna in aeroporto, poi viene qui con Andrew e Olivier –

 

 

 

C’era qualcosa di diverso quella mattina.

Qualcosa di inconsueto. Di dolce.

Annusò l’aria, rapito dall’improvvisa ventata di zucchero che lo travolse appena aprì la porta della sua stanza.

Che ci faceva lì un odore così buono?

Scese le scale piano; voleva cogliere di sorpresa l’artefice di quel dolce risveglio. Per i corridoi riecheggiava un vago clangore di oggetti metallici; il profumo di zenzero, noce moscata, cannella e chiodi di garofano aveva impregnato ogni singolo mattone. Silenzioso, si avvicinò alla porta socchiusa della stanza accusata di produrre un così buon profumo. Dallo spiraglio si intravedeva perfettamente una figura girata di spalle armeggiare con una forchetta.

Prese l’iniziativa.

L’uscio si aprì piano, senza emettere un cigolio. Di soppiatto lui raggiunse la ragazza, la sovrastò con la sua altezza, le portò le mani ai fianchi e ...

- Cazz- –

Le fece il solletico.

Presa alla sprovvista, mancò poco che lei lanciasse la ciotola piena di albumi d’uovo in testa a Boris. Si rigirò spazientita tra le braccia che ancora la cingevano, trovandosi faccia a faccia con un sorriso a trentadue denti.

- Ma che cavolo fai!-

- Scusa – il ragazzo alzò le mani in segno di resa – Non ho resistito-

Un ciuffo di capelli color cenere sfuggì allo chignon lento, posandosi dispettoso sulla sua fronte. Boris lo raccolse tra le dita, posando un bacio sullo stesso punto.

 

҉҉҉

 

Non sapeva quanto tempo era passato. Era rimasto lì con lei, ad abbracciarla, sentendo il suo corpo farsi sempre più freddo.

Quando si era accorto che qualcosa vibrava nella sua tasca, gli sembrò di essersi svegliato da un sogno.

Allungò una mano nella giacca, ritraendola subito. Falborg scottava. Lo tolse dalla tasca rapidamente, posandolo sull’asfalto. I suoi occhi vagavano sul bey confusi.

- Cosa stai facendo?- Sussurrò.

Come se volesse rispondere, una colonna di luce si erse dal disco del bit power. Un grido gli sfuggì dalle labbra; l’onda d’urto lo investì, trascinandolo lontano di qualche metro finché non riuscì a riacquistare l’equilibrio. Strinse gli occhi, abbagliato dal lampo improvviso. Non ne fu sicuro, ma gli parve di vedere il suo bey ruotare da solo, avvicinandosi a Rosemary. Nella colonna di luce poteva distinguere vagamente il corpo di un falco.

Poi il lampo deviò su di lei. Vide il suo corpo flettersi, mentre sembrava che Falborg stesse risucchiando qualcosa dalle sue membra pallide. Durò poco più di un istante. La luce cessò all'improvviso; lei ebbe uno spasmo, mentre il bey terminava la sua rotazione adagiandosi, piano, accanto al suo corpo.

Boris non ebbe la forza di muoversi. Si mise in ginocchio, ansimando come se avesse appena corso una maratona.

Perse un battito quando vide il suo corpo muoversi. Una mano tastò piano l’asfalto, facendo da perno per sorreggere il resto del corpo. Con lentezza si alzò, traballando, i capelli arruffati color cenere a penzolarle davanti al volto. La vide tendere una mano nel vuoto, spostando poi le ciocche dai piccoli occhi chiari.

Non seppe come, ma fu sicuro che lei lo riconobbe anche da lontano, anche con quegli occhi malandati con cui aveva imparato a convivere.

La vide sorridere, e gli si sciolse il cuore.

Noi possiamo scrivere la storia da soli, almeno la nostra

Adesso che stava lì, lì davanti a lui, lo sapeva che era vero. Che tutto quello che desiderava stava diventando vero. Perché lo avevano scritto loro, come in un libro.

Era a pochi metri di distanza, il corpo scosso dagli ultimi ansiti.

- Non mi lasciare mai più-

Lo disse lei. Fu la più vera, la più onesta dei due, come sempre. Come sempre era stata la più forte.

Fece un passo in avanti; le gambe le cedettero, e in attimo fu a terra. Lui scattò, senza pensare, mosso da una forza invisibile che gli diede ancora fiato da bruciare. Le fu accanto in un secondo, prendendola tra le braccia con delicatezza, come se fosse fatta di cristallo. Come se fosse un sogno, un fantasma, come se fosse potuta sparire se lui avesse stretto troppo forte.

E lei rise. Gli angoli delle labbra non riuscivano a scendere, gli occhi erano chiusi dagli spasmi del corpo, le mani strette al petto. E rideva, rideva, rideva.

Un nodo grande come l’universo gli si sciolse in gola. Mandò al diavolo tutto, la fatica, le ferite, le sue e quelle del suo angelo, e la strinse come fosse l’ultimo respiro a cui aggrappare la propria vita, fino a sentire il suo volto sprofondare contro di lui, il suo respiro sul suo petto.

- Ti amo –

Questa volta non perse tempo. Non lo avrebbe più fatto. Abbassò il volto sui suoi capelli color cenere, inspirandone il profumo più a lungo che potè.

- Ti amo, ti amo, ti amo –

E rimasero così; due perle in un campo di nulla. In quel tutt’uno di fuoco e polvere, di macerie, di grida che li chiamavano a gran voce per avere un segno che loro c’erano ancora ... rimasero abbracciati, senza dire una parola, respirandosi a vicenda per non perdere un istante di qualunque cosa stesse accadendo in quel momento.

 

҉҉҉

 

- Hai preso tutto?-

- Ancora? Sì, sono sicura di sì –

- Beh ... – Boris mise le mani in tasca, lanciandole uno sguardo di sfida – Se hai dimenticato qualcosa, al massimo tornerai a riprenderlo. No?-

Le lo squadrò severa.

Organizzare quella partenza era stato difficile. Più difficile di capire cosa avesse fatto Falborg per renderla di nuovo ... beh, viva.

- Pare aver risucchiato quella parte del suo DNA che ti avevano impiantato. Senza quello, il tuo organismo ha ricominciato a funzionare normalmente –

Era stata la spiegazione di Kenny, dopo aver speso sette notti insonni su Falborg. Molto generica, semplicistica e che in realtà non spiegava un tubo; ma era l’unica che avevano.

I giorni successivi erano trascorsi tra spiegazioni, riposo e tanti, tanti abbracci. Nessuno ci avrebbe mai creduto ad una fine del genere. Soprattutto lei, che aveva accolto l’idea del termine della sua vita in quel laboratorio parecchi mesi prima, dopo aver sperato con tutta se stessa che i sotterfugi per far trovare il quadernino a Kai fossero serviti a qualcosa.

E ce l’avevano fatta. In modo macchinoso e artificioso, ma c’erano riusciti.

Dopo lunghe giornate passate a raccontarsi la propria storia a vicenda, fu chiaro a tutti che Rose non sarebbe potuta restare con loro. Vorkov era ancora in circolazione, tanto per cambiare, e su quello che era accaduto a Londra erano in corso delle indagini che avrebbero potuto tirarla in mezzo. La soluzione migliore era stata farla allontanare per un po’.

- Andate a casa mia. Non dovrebbe cercarvi nessuno lì –

L’idea di Ivan era stata accolta di buon grado da Rose, e anche da Boris, che non aveva intenzione di lasciarla da sola. Poi, una volta calmate le acque, la sua destinazione sarebbe stata l’Italia. Nemmeno a dirlo, Gianni era stato più che felice nell’offrirsi di ospitarla, almeno per i primi mesi.

- Lo sai che non posso. Non ti ricordi cos’ha detto Yu?-

- Mmmh, sì, ricordo vagamente un borbottio, seguito da un ultimatum e una vaga minaccia di morte se non avessimo seguito i suoi ordini – Giocherellò con i suoi capelli arruffati, seguendola nella fila per il Gate 5.

- Le solite cose –

- Non fare sciocchezze, Bo –

Lui sbuffò.

- Ma sentila. Parla lei –

- Io sarò in buone mani –

- Stai parlando di Gianni?-

- Ottime mani – Sottolineò lei di rimando, per bilanciare lo scetticismo poco velato di Boris.

Il Gate si aprì in quel momento. La fila cominciò a scorrere; Rose scartabellò nella borsa a tracolla alla ricerca di tutti i documenti.

- Quando potremo rivederci?-

Lei sorrise di nascosto.

- Guarda che io sono ancora qui –

- Sì, ma fra un istante non ci sarai più –

- Hei –

Lui abbassò di nuovo lo sguardo, scontrandosi con due piccoli, severi occhi azzurri, e un enorme sorriso. Rose gli prese la mano, dandogli un biglietto un po’ stropicciato.

- Questo numero è per voi. Se succede qualcosa, se avrete bisogno di me, se vorrete fare i biscotti e non sapete la ricetta ... chiamate qui – Concluse alzando il pollice.

Boris strinse il foglio nella mano. Poi ebbe un’illuminazione.

-- Anche io ho qualcosa per te –

Frugò in tasca, fino a scontrare le dita con qualcosa di metallico. Tirò fuori l’anello, e senza lasciarle il tempo di dire nulla glielo infilò al dito. L’oro della fede e il baluginio del solitario si infransero silenziosi sul vetro dei suoi occhiali.

Rose scacciò via una lacrima.

- Lo hai tenuto –

- Pensavi che lo avrei buttato?-

Lei si affrettò a scuotere il capo. Poi, in un ultimo slancio, a due metri dal gate, si alzò sulle punta degli stivali e gli concesse un bacio a fior di labbra.

Fu piccolo, leggero; ma fu il bacio più bello del mondo.

 

 

 

- è andata?-

Yuriy lo aspettava dietro la porta. Andrew entrò senza troppi complimenti, facendo un cenno a Kai che stava andando in salotto con l’ennesima camomilla del pomeriggio. Boris tolse la giacca.

- Andata –

- Tutto bene?-

- Sì. L’ho messa in sicurezza – Concluse sarcastico, beccandosi un pugno sul braccio. Yuriy tornò sui suoi passi, richiamato dall’urlo isterico del padrone di casa che aveva, di nuovo, trovato le mutande sporche di Daichi sul tappeto del salotto.

- Ah, dimenticavo –

Si fermò un secondo, lanciando a Boris un foglietto che gli volò dritto in testa. Lui lo acchiappò, squadrando il capitano con fare interrogativo.

- è per te  -

Boris cominciò ad aprire il foglio – Cos’è, una denuncia per atti osceni in luogo pubblico?-

- Idiota. Me l’ha lasciata Rose. Leggitela, poi sbrigati a raggiungerci. C’è un torneo da organizzare, Kai è già impazzito e io non lo subirò da solo – Concluse agitando la mano, lasciando Boris ad occhi spalancati davanti al pezzo di carta.

La calligrafia sgangherata di Rose svettava sul bianco come onde leggere di un mare calmo. La quiete dopo la tempesta. Scrollò il capo, scacciando il ricordo terribile dell’ultima lettera che lei gli aveva scritto.

Lesse tutto con il sorriso.

Poi la richiuse, infilandola in tasca, accanto a Falborg.

 

 

 

Il nostro amore avrebbe bruciato una città. Non perché fosse fiamma che voleva distruggere, non perché era rabbia repressa e odio.

Avremmo bruciato una città perché siamo fuoco, nulla di più. Non tanto per dispetto verso chi nel nostro amore, così privo di gelosia, non ci credeva. Non li ascoltare.

Ma la città è finita in fiamme

Perché ci amiamo

 

҉҉҉


 

Una conclusione breve per un lungo viaggio. Alla fine, nonostante l'indecisione, sono felice di aver terminato così: con l'amore.

Ringrazio chiunque ha letto, legge e leggerà questa storia. Chissà che un giorno non ce ne saranno altre.

E ringrazio, Kai, Boris, Takao, Julia e tutti quanti i personaggi che accompagnano da una vita le mie fantasie, subendole e assecondandole. Non avrei la stessa moltezza senza di voi.

Buon viaggio a vederci!

Chocolate




  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > BeyBlade / Vai alla pagina dell'autore: Chocolate_senpai