Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Exentia_dream2    30/12/2021    2 recensioni
Questa storia partecipa all'iniziativa "the Christmas Wheel" indetta dal gruppo Facebook Hurt/Comfort Italia.
Inoltre, partecipa all'iniziativa "Regali d'inchiostro" indetta dal gruppo Facebook "L'angolo di Madama Rosmerta" ed è un regalo per mia la mia Cius.
Dal testo: "Mi pentirò sempre di ciò che ho fatto" confessa. "Non pensavo mi sarebbe mancato così tanto."
"Anch'io credo che non avrebbe dovuto iniettare a me il siero, Capitano Levi."
"Sei comunque un condannato a morte, moccioso."
"Non sono all'altezza di questo compito, non sono capace di sostituire il Comandante Smith."
"Lo so."
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Armin Arlart, Erwin Smith, Levi Ackerman
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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AAA: spoiler stagione finale AoT. 

 
Oltre le mura (il sapore del mare)
 
Nessuno di noi uscirà 
vivo dalla battaglia.



"Merda! Potevamo morire."
Erwin tiene lo sguardo fermo, non si lascia intimorire dalla prospettiva di un destino che non è toccato a loro.
"Era necessario" dice, tuttavia si chiede spesso fino a che punto è pronto a perdere la propria umanità per salvare il genere umano.
Levi è seduto accanto a lui, le mani unite e gli occhi che infliggono ferite che non cicatrizzano mai.
"Hai le bende sporche" sussurra, prima di chinarsi a cambiarle e a disinfettare quello che resta di un braccio dato in pasto ai giganti: le sue mani sono state create per lpessere lame di morte, eppure, mentre è chinato sul letto di Erwin, quelle dita sembrano capaci anche di carezzare e curare.
"Levi, era necessario, lo sai."
"Potevamo morire" ripete il Capitano.
"Sono morti molti dei nostri compagni, di questi non t'interessa?"
Il braccio monco perde ancora sangue, le ferite riportate non sono ancora state medicate a dovere, ma ci sono inquietudini che non riescono a piangere i caduti e domande che non trovano mai voce: e se fossi morto tu, Comandante? Se uno di quei mostri t'avesse staccato la testa e non il braccio?
"Succederà prima o poi: lo sappiamo da quando ci siamo arruolati."
È un filo invisibile che lega entrambi, che s'intrufola nella mente e analizza ogni pensiero.
Erwin serra le labbra quando Levi stringe le bende.
"Ti fa male?" gli chiede.
Il Comandante nega con un movimento della testa: quello che fa male, vorrebbe dire, è la consapevolezza di star perdendo, lo sguardo di un popolo che non hai mai creduto in noi, i segreti nascosti in una cantina che forse non riuscirò mai ad aprire, tu. Tu fai male, Levi, eppure, continui a prendere la mira e a colpire. Vorrebbe dire che e invece resta in un silenzio che pesa di ferite che non cicatrizzeranno mai e nascondono i loro segni sottopelle.
"Armin ha detto che aldilà di queste mura c'è il mare. Mi auguro di vederlo insieme a te."
"Eren è la nostra unica speranza di porre fine a questo scempio."
"Riposa un po', Erwin: viviti questo dolore, penserai più tardi alla guerra. E copriti ché quest'inverno è fatto solo di gelo."

 
~•~

Dovremmo sacrificare la mia vita
 e quella dei nuovi arruolati.



C'è il cielo sopra di loro e sotto centinaia di cadaveri e case ridotte in macerie; le urla in sottofondo di chi prega sono lontane, il tetto su cui poggiano i piedi sembra pietra appuntita che ferisce a ogni respiro. 
"Levi" è il fiato sottile con cui Erwin lo chiama. "Armin sarà in grado di salvarvi."
"Sta zitto, Comandante: non sei nella posizione di darmi ordini adesso" risponde, ma parole e pensieri non si prendono per mano: mi hai affidato il compito più difficile e adesso mi poni davanti l'obbligo di lasciarti morire. Sono macchiato del tuo sangue e per la prima volta non provo ribrezzo a essere sporco di fango che si confonde con quello che resta di te.
Levi stringe tra le mani l'unica dose di siero che hanno a disposizione, è spaccato a metà in quell'umanità che non ha mai perso del tutto, eppure, dopo l'inferno, avrebbe dovuto capire che chi muore si salva, che chiudere gli occhi e smettere di respirare è una benedizione piuttosto che una condanna.
Glielo dice, Erwin, a parole mute quando solleva il braccio e gli chiede di lasciarlo andare: "L'hai detto prima della battaglia: dovevo rinunciare al mio sogno e morire, ho soltanto eseguito il tuo ordine. Sei stato un bravo comandante e io un bravo soldato, non è vero?"
"Sei stato il migliore" risponde, ma il suono del cuore che si squarcia forse inghiotte i suoni di quella frase e l'ultimo respiro del Comandante.

 
~•~


Il mare è una distesa immensa di acqua che si perde oltre l'orizzonte e quando Levi l'assaggia fa una smorfia di disgusto: "É salata!"
Armin è al suo fianco e porta sulle spalle il peso del successore di chi ha combattuto con coraggio, che ha offerto il proprio cuore per il bene comune e per una storia bugiarda scritta sui libri di scuola che raccontava di un mondo che iniziava nei villaggi del Wall Sina e finiva poco oltre il Wall Maria — cosa c'è oltre la linea di confine che separa la terra dal cielo, adesso, lo sa soltanto Levi.
"L'acqua del fiume di Shiganshina sfocia lì" dice, indicando un punto lontano in cui le onde si muovono lentissime.
Levi non lo ascolta, ha lo sguardo perso in quello spazio che gli ricorda gli occhi di Erwin e chissà quante lacrime sono servite a riempire una conca tanto grande.
"Mi pentirò sempre di ciò che ho fatto" confessa. "Non pensavo mi sarebbe mancato così tanto."
"Anch'io credo che non avrebbe dovuto iniettare a me il siero, Capitano Levi."
"Sei comunque un condannato a morte, moccioso."
"Non sono all'altezza di questo compito, non sono capace di sostituire il Comandante Smith."
"Lo so."

 
~•~
 
Questo significa forse che la vita 
è priva di significato? 
Significa che il fatto di essere 
venuti al mondo non ha alcun senso?



Levi ci pensa, sotto di lui Marley giace martoriata da una sconfitta che fa male ed Eren è diventato un guscio vuoto che ride davanti alla morte.
Ha nella testa la promessa che ha fatto a Erwin quand'era ancora vivo, e lo sa che anche lui perirà in una di quelle battaglie, ma il peso della consapevolezza è soltanto una scusa che si racconta in onore del sacrificio del Comandante: li rivede ogni notte, quegli occhi come il mare, che sono alta marea e gli bagnano l'anima di rimpianti e non smettono mai di curare ferite che cicatrizzano comunque male — come quella che lui stesso ha curato sul braccio mozzato — e continuano a infettarsi e a prudere e a bruciare di sale.
Ti avrei salvato, Comandante, ti avrei curato ogni graffio come ho sempre fatto, forse con maggiore attenzione, ti avrei evitato la morte e spalancato la porta di quella cantina che puzzava di merda e invece mi chiedo dove t'hanno portato quelle ali cucite sulla divisa.

 
~•~
 
Noi moriremo qui!
 E affideremo il nostro significato
 a chi è rimasto in vita!



La tomba di Erwin Smith è una lapide anonima su cui nessuno s'è degnato di scrivere lodi, coperta dalla prima neve. Levi rimane dritto e abbassa gli occhi su un nome che è cicatrice invisibile di una ferita che perderà sempre sangue.
È inverno, è trascorso quasi un anno intero da quando il Comandante è stato seppellito e se lui non cammina perché è morto, il Capitano resta fermo perché ha perso dita e gambe: è costretto su una sedie a rotelle che gli fa dolere gli arti che non ha più, che lo incita a procurarsi lesioni soltanto per non provare più alcun tipo di dolore, ma quello più forte non se ne va — il sale non rimargina i tagli— , il giuramento infranto lo paralizza più della sua condizione e allora come si fa, Erwin, ad avere il coraggio di presentarsi qui e curarmi di fronte alla tua tomba? Come si fa a dimenticarsi di tutto e a ricordare solo il bello, seppur poco, che questo mondo ci ha donato? Credevamo che l'inferno fosse soltanto oltre le mura e ce lo siamo trovato fin sotto ai letti in cui speravamo di fare sogni tranquilli e invece.
Invece non ho mantenuto la mia promessa e ho lasciato infettare le mie e le tue ferite, ma t'ho portato il mare in una borraccia: volevo vederlo insieme a te.


 
Grazie, Levi.


Angolo Autrice: 

L’immagine da cui è nata questa storia è stata presa in prestito da Silvia Gazzo, che l’ha pubblicata nel gruppo Facebook Chinpo wo sasageyo!! ÷ Gli stalloni del corpo di ricerca.
 
Questa storia partecipa all'iniziativa "the Christmas Wheel" indetta dal gruppo Facebook Hurt/Comfort Italia in cui le frasi sono state selezionate a caso.

"Potevamo morire" e "Non pensavo mi saresti mancato così tanto" (che ho leggermente modificato) sono le due frasi che ho estratto dal giro di ruota.

Inoltre, partecipa all'iniziativa "Regali d'inchiostro" indetta dal gruppo Facebook "L'angolo di Madama Rosmerta" ed è un regalo per mia la mia Cius.


   
 
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