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Autore: Ciarax    01/01/2022    1 recensioni
Dal testo:
'Sei nel territorio dei Quillayute. Da dove vieni? -Il tono era autoritario nella mente di quella creatura straniera.
Lei alzò la testa e incrociò lo sguardo con quelli di un enorme lupo nero che distava a pochi metri da lei, la stazza imponente e il portamento da capobranco.
L'intero branco circondava il lupo dal manto candido come la neve appena caduta, sporcato dal colore più naturale del sottopelo. Enorme come loro, il licantropo era circondavo da una dozzina di altri membri del branco capeggiati dall'enorme lupo nero che guardava a testa alta la straniera.'
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Carlisle Cullen, Clan Cullen, Nuovo personaggio, Paul Lahote, Quileute
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Twilight
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- II -
 
Where in the world did the time go?
 



            L’ultima preda che aveva messo nello stomaco era stato un leone di montagna, tre giorni prima. L’unica cosa che aveva mangiato da quando aveva attraversato il confine del Canada e aveva inseguito senza sosta quei dannati vampiri nomadi. Le mancava il sapore dolce del Bisonte dell’Alaska che aveva imparato a cacciare durante il suo soggiorno in quell'inospitale landa ghiacciata per la maggior parte dell'anno; dove aveva vissuto come un mutaforma e dimenticando quasi totalmente la sensazione di avere di nuovo la possibilità di camminare su due gambe, di sentire i piedi nudi sul terreno o della pelle nuda al contatto con l’aria.
            «Tu devi essere la ragazza lupo, vero?» una voce gentile fece scattare la testa della mutaforma.
Dietro di lei una donna bionda e dall’espressione gentile la guardava a pochi metri di distanza, la pelle naturalmente abbronzata come la sua e le braccia piene di buste per la spesa. La Quillayute annuì leggermente confusa.
            «Io sono Emily… Sam mi ha chiesto di portarti dove si riuniscono tutti gli altri, stavo giusto andando a preparare qualcosa prima che il branco torni più affamato di prima» rise leggera Emily indicando con un cenno della testa la direzione dove si stava dirigendo, seguita a ruota dall’altra donna.
            Emily si era presa qualche istante per osservarla e non poté fare a meno di notare l’incredibile somiglianza di quella nuova arrivata con gli altri membri del branco: la stessa pelle calda e abbronzata come i tutti i membri dei Quillayute, i capelli folti e bruni che ricadevano scomposti dietro la schiena e solo qualche ciocca a contornare il volto quasi perennemente corrucciato. Il fisico era tonico e il tatuaggio circolare spiccava sul braccio, coperto a malapena dall’enorme maglia che uno dei ragazzi aveva prestato lei.
La compagna di Sam sperò che qualcheduno dei suoi vestiti sarebbe potuto andargli bene, non poteva lasciarla con solo quella maglia in mezzo ad un branco di lupi scalmanati e preda dell’adolescenza, sorridendo al pensiero di come non si sarebbe probabilmente dovuta preoccupare affatto vista la linea definita dei muscoli della giovane donna accanto a lei, nient’affatto eccessiva per la linea slanciata della sua figura.
            Anche se il tragitto a casa era stato abbastanza tranquillo, le cose sarebbero sicuramente potute andare molto peggio, almeno a parere della donna che in quel momento guardava con totale annichilimento il rifiuto della mutaforma di assaggiare una fetta di crostata che Emily aveva appena sfornato. All’inizio pensò di aver sbagliato qualcosa nella ricetta ma l’odore era esattamente quello di sempre quindi non capì dov’era il problema.
Non solo era stato difficile riuscire a capire come non ricordasse il nome, ma ora anche la sua diffidenza totale in tutto quello che Emily aveva provato a farle mangiare. Aveva sentito il suo stomaco brontolare ferocemente, avendo già esperienza con la fame che i mutaforma si dimostravano di avere, le aveva gentilmente offerto più di qualcosa da stuzzicare almeno finché non fosse stata pronta la crostata e i muffin che stavano finendo di cuocere in forno.
            Le voci che provenivano da fuori attirarono l’attenzione delle due donne che si ritrovarono piombare senza preavviso due dei Quillayute mutaforma. Uno dei due aveva il braccio attorno alla spalla dell’altro, entrambi con solo indosso un paio di corti bermuda e i capelli freschi di taglio corto.
            «Tu devi essere la ragazza senza nome, eh?» esclamò rumorosamente uno dei due, ricevendo una gomitata in petto dall’altro che diede un piccolo sorriso di scuse.
            «Paul e l’educazione non vanno proprio d’accordo. Io sono Jared, ci siamo già incontrati anche da Billy Black» esclamò invece l’altro prendendo senza troppi complimenti una fetta di crostata prima di venire rimbeccato da Emily.
            «Da dove vieni? Con quel pelo così fitto era sicuro un posto freddo»
Emily, anche se storcendo il naso alla loro maleducazione, non disse nulla e guardò con curiosità l’altra, ansiosa di sapere anche lei qualcosa sulla sua storia.
            «Al Nord -rispose inizialmente concisa la mutaforma, non tanto per maleducazione quanto per la reale difficoltà nel ricordare i nomi dei luoghi in cui aveva vissuto, -Alaska… credo»
            Un fischio sorpreso fece girare i quattro che videro Sam entrare anche lui nella casa, abbracciando Emily con un braccio attorno alle sue spalle minute, «Un bel viaggio fino a qui. Cosa ti ha spinto a tornare indietro dopo tutto questo tempo?»
            «Nomadi» la risposta secca mise per un attimo sull’attenti i tre mutaforma.
            «Li hai seguiti fino a qui?»
La donna annuì prima che Emily si intromise nei loro discorsi, «Penso che di questo ne potete parlare anche dopo, il problema più grande qui è che lei non ha un nome»
            Sam rimase per un secondo in silenzio, ricordandosi in primis il motivo per cui era venuto con così tanta velocità in quel posto.
            «Uno dei pochi nomi che Billy e Harry Clearwater hanno trovato è stato Taima. L’unica mutaforma che abbiamo avuto come capobranco in questi ultimi due secoli» spiegò Sam dopo aver salutato con un bacio Emily, ancorata al suo fianco con un sorriso.
            La mutaforma guardò le mani tenute in grembo, corrugò la fronte ripetendosi quel nome nella mente. Non ricordava esattamente il proprio nome, tanto era che nessuno lo usava e visto che gli ultimi decenni i suoi unici metodi di comunicazione erano stati ululai e ringhi. Non era più abituata alla familiarità di altre persone che non la guardassero con circospezione come un gruppo di vampiri che aveva trovato nel cuore dell’Alaska, che stranamente si nutrivano solo di animali.
Lì gli unici sguardi che sentiva su di sé erano di sincera preoccupazione, e di voglia di aiutare.
            «Taima… andrà bene -disse dopo qualche secondo di incertezza, incrociando lo sguardo dell’attuale capobranco dei Quillayute, -mi piace, andrà bene»
            Sam ricambiò il suo sguardo con un sorriso sincero prima di riuscire a fermare la propria fidanzata dallo sgusciare via dalla sua presa, afferrando Taima per un braccio e portandola nella sua camera da letto sotto le risate di Jared e Paul. Emily non avrebbe lasciato che Taima se ne andasse in giro solo con quell’enorme maglia, intuendo come quella fosse probabilmente l’unica cosa che stava indossando e in mezzo a quegli scalmanati rabbrividì al solo pensiero.
            «Taima giusto?» una voce giovane la distrasse dai suoi pensieri, girando la testa in direzione della foresta dove sbucarono fuori tre adolescenti di poco più di sedici anni. Tutti e tre portavano i capelli lunghi ed erano coperti da capo a piedi in vestiti pesanti visto come erano ai primi di marzo, le temperature piuttosto proibitive.
            Taima invece era comodamente avvolta in una salopette di cotone corta abbastanza da finire a metà coscia e lasciandole così libertà di movimento, rifiutandosi di indossare qualsiasi altra cosa proposta da Emily. Non era riuscita a farle provare un paio di jeans o qualcosa di più aderente, se non era strettamente naturale lo sfregare contro la sua pelle diventata insopportabile e avrebbe probabilmente finito per girare senza nulla addosso, non che si vergognasse di ciò in quel momento.
            Notò lo sguardo dubbioso che i tre si scambiarono una volta notato il tatuaggio sulla sua spalla e l'abbigliamento decisamente fuori stagione. Lei non ci badò molto ma semplicemente li saluto con un sorriso leggero, non percependo alcuna ostilità nei suoi confronti.
            «Io sono Jacob, mio padre è Billy Black... Ci hai già parlato a casa mia se non sbaglio. Loro invece sono Embry e Quil» si presentò Jake affondando le mani nelle tasche del giaccone e ricambiando il sorriso mentre anche gli altri due si presentarono rapidamente a loro volta.
            Anche se non erano diffidenti tutti e tre sembravano comunque cauti, in qualche modo quasi intimiditi dopo aver visto il tatuaggio, automaticamente ricollegandolo al gruppo di Sam. Ai loro occhi quello era solo il simbolo di gruppo di strafottenti che se ne stava sulle sue ma l'atteggiamento di Taima aveva destato il loro interesse.
            Billy non aveva detto loro molto sulla giovane donna, a malapena accennato come fosse tornata dopo parecchio dopo essersi trasferita dall'Alaska. Motivo ulteriore a scusa del suo comportamento poco socievole o comunque impacciato, non c'era stata molta possibilità di contatto tra quelle terre ghiacciate per la maggior parte dell'anno.
            «Discendi da Ephraim Black... Un grande capo» furono le prime parole che Taima rivolse loro e a quello strano complimento Jake arrossì impercettibilmente sotto gli sghignazzi di Embry e Quil che se la ridevano poco dietro.
            «Oh sì, Jake è veramente un grande discendente...» lo rimbeccò Embry divertito beccandosi un'occhiataccia.
   
 
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