Anime & Manga > Inuyasha
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Autore: Aranel95    02/01/2022    2 recensioni
Inuyasha è rimasto ormai solo al mondo e il suo unico parente in vita è il suo fratellastro maggiore, Sesshomaru. Nonostante condividano il sangue da parte di padre, il giovane Sesshomaru disprezza Inuyasha la cui unica colpa è stata avere una madre umana. L'astio del principe dei demoni aumenta con il passare del tempo, tutto a causa della spada Tessaiga, una potente arma lasciata in eredità dal padre al figlio minore... Quando Sesshomaru aveva l'occasione di uccidere suo fratello, tuttavia, ha deciso di essere sportivo e di non attaccare il nemico che non era in grado ancora di difendersi.
Il racconto unirà la narrazione degli eventi della serie ai vari flashback dell'infanzia dei due fratelli e di come il loro rapporto sia cambiato nel corso degli anni, nonostante la rivalità tra i due fosse palese e tagliente.
Genere: Azione, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Inuyasha, Sesshoumaru
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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*Inuyasha POV*

Il tempo per un demone non scorre allo stesso modo che per un essere umano: un anno per un demone equivale ad un giorno; per un essere umano, invece, è tempo che viene meno alla propria vita. I mezzosangue avevano il vantaggio di poter lasciare che il tempo scorra senza intaccarli… era una delle poche cose che faceva sentire Inuyasha parte di uno dei due mondi che lo aveva sempre rifiutato e di cui voleva fare parte. E la sfera dei quattro spiriti avrebbe risolto questo spinoso problema ma, finché c’era Kikyo…

Inuyasha scuote la testa, scendendo dal ramo dell’albero su cui era seduto penzoloni come suo solito. Si incammina verso il fiume, passando nelle vicinanze di un villaggio. A causa della sua doppia natura, non poteva di certo passare tranquillamente dentro i villaggi senza essere perseguitato a colpi di sassi, forconi e spade. Odiava sé stesso, odiava sua madre… o forse no. No, sua madre come unica colpa aveva quella di essere un’umana. Ma nella sua breve vita, aveva dato tutto il suo amore per il suo piccolo hanyou, figlio di quel demone forte, potente ma gentile, di cui si era perdutamente innamorata. Inuyasha era tormentato ogni singolo giorno della sua esistenza da questo fardello e, in più, era perseguitato dal suo fratellastro…

“Sesshomaru…” ringhia piano, stringendo i denti.

Odiava quel principe spocchioso, quello che un giorno sarebbe stato a capo della loro famiglia, di quella famiglia di cui il giovane mezzo demone non faceva parte perché suo padre era morto troppo presto per aiutarlo ad integrarsi. La sua matrigna, Inukimi, era tanto gelida quanto crudele come suo figlio Sesshomaru.

“Quella donnaccia… lo ha concepito tale e quale alle sue viscere.”

I suoi pensieri si inaspriscono, non appena, in lontananza, scorge dei bambini del villaggio giocare a palla. Inuyasha detestava anche quello stupido gioco… oltre a ricordare tutte le cattiverie subite dalla corte di sua madre, non poteva fare a meno di pensare all’odioso principino degli Inu yokai. 


La lunga scalinata, l’aria che si faceva pesante tra le nuvole…Sua madre lo teneva per mano, rimanendo in silenzio mentre veniva scortata da due giovani demoni, anch’essi con i capelli argentei e gli occhi ambrati, come tutta la razza degli Inu yokai. In cima a questa lunga scalinata, c’era il sontuoso trono triclinio su cui sedeva fiera e algida la bella ma paurosa Inukimi. La signora dell’Ovest osservò con sufficienza Izayoi che, in confronto, si sentiva piccola e debole, fragile e indifesa.

“Inukimi-sama…” Izayoi mormorò, facendo un inchino e spingendo Inuyasha a fare lo stesso.

Il piccolo hanyou viene distratto da una palla che rotolava verso di lui. Preso dall’istinto di un bambino, si avvicinò alla palla per giocare ma un piede la blocca. Inuyasha alzò lo sguardo, inclinando la testolina bianca e muovendo le orecchie da cane: davanti a lui, un ragazzino che gli somigliava alla lontana, con due occhi ambra in grado di pietrificare chiunque, lunghi capelli d’argento e una mezzaluna in fronte.

“Sesshomaru, fai gli onori di casa.” lo chiamò Inukimi, dal trono.

Sesshomaru iniziò a fissare il fratellastro per un po’. Fece per dargli la palla e invitarlo a giocare e, nel momento in cui Inuyasha decise di accettare allungando le manine piccine, Sesshomaru ritirò la palla verso di sé.

“Io non gioco con i mezzosangue.”

Inuyasha rimase malissimo di fronte a questo gesto… sua madre gli aveva detto che quel Sesshomaru era il suo fratellastro e che, come fratelli, avrebbero dovuto volersi bene. Ma non fu così… 

Inukimi si aspettava una reazione simile dal figlio, così ordinò ad uno dei suoi servi di portare un’altra palla per il piccolo Inuyasha. Izayoi venne fatta accomodare su di un cuscino accanto al trono e le venne servito il tè, come richiesto dalla grande signora.

“Perdonatemi, Inuyasha è ancora piccolo…”

“Non temete, Izayoi.” rispose con freddezza ma senza cattiveria. “Sesshomaru non ha un carattere facile. Sarà difficile farli andare d’accordo.”

Izayoi annuì guardando poi il figlio: giocava tutto solo, ancora intristito per come Sesshomaru l’aveva trattato. Il principino, intanto si era messo in disparte, giocando addirittura con uno dei figli della servitù. Inuyasha lo guardò: aveva preferito il figlio di un servo solo perché era un demone completo, ma questo il piccolo hanyou lo aveva compreso solo da adulto. 

Quella giornata interminabile agli occhi di Inuyasha, giunse al termine quando sua madre si congedò da Inukimi. Inuyasha salutò in silenzio la donna, poi guardò Sesshomaru.

“Se mi inchino, mi saluti, principe?” chiese con tutta la sua innocenza. 

“Ti considero mio inferiore, quindi devi inchinarti. Se ti saluterò, è un affare che non ti riguarda…”

Inuyasha sospirò abbassando le orecchie e andando via. Nel dirigersi verso le scale, sentì madre e figlio parlare.

“Pensi che a me faccia piacere ricevere una semplice umana al mio cospetto? Prova a comportarti civilmente!”

“Tutto questo è successo per colpa di mio padre e del suo stupido affetto per gli esseri umani!”

Inukimi, senza troppe cerimonie, schiaffeggiò Sesshomaru.

“Non permetterti di alzarmi la voce un’altra volta! E la prossima volta che Izayoi e Inuyasha saranno nostri ospiti, dovrai comportarti come si addice ad una persona del tuo rango, Sesshomaru!”

 

Al ricordo quello schiaffo, Inuyasha ride divertito.

“Te lo meriti, schifoso cagnaccio!” urla non appena si allontana dal villaggio.

Stringendo i pugni, sente però la cicatrice sul palmo della mano fagli male. Quel bastardo gli aveva lasciato un marchio a causa del suo sangue acido. Inuyasha guarda quella cicatrice con fare disgustato.

“Sto ancora aspettando quel giorno…spero che nostro padre ti punisca per tutto quello che hai fatto a me e a mia madre…”

Prosegue verso il villaggio di Kikyo, cercando un modo per poter ottenere la sfera dei quattro spiriti… diventare un demone gli avrebbe permesso di mettere k.o. quel bastardo di suo fratello e di vendicare sua madre.

“So che mia madre piangerebbe se sapesse del mio rifiuto verso il sangue umano, ma…io sono troppo debole ancora! E ho una sfida da portare al termine con quel maledetto!”

Diventare un demone completo lo avrebbe portato anche a farsi accettare da Sesshomaru e, anche se non lo avrebbe mai ammesso, Inuyasha un po’ sperava di essere accettato e di essere considerato un suo pari. Magari, avrebbero potuto combattere insieme, fianco a fianco ma… Sesshomaru non provava alcun sentimento all’infuori dell’odio, dell’invidia e del disprezzo.

“Massì, può anche continuare a rifiutarmi… io sto bene anche da solo!”

  
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