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Autore: heliodor    03/01/2022    0 recensioni
Dopo essere stata costretta a lasciare il suo villaggio, Ryhana viene accolta dai ribelli di Malag come una di loro, trova un posto sicuro in cui stare, degli amici e persino l’amore di Kaleena. Ma l’arrivo di un pericoloso monaco eretico e a causa di un antico e misterioso rituale, la sua vita cambia in modo irrimediabile. Costretta ad allearsi agli spietati Vigilanti, diventerà l’arma decisiva in un conflitto tra forze oscure che dura da millenni e dovrà decidere da che parte schierarsi in questo scontro.
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Sofferenza
 
Ryhana rimase immobile, i timpani lacerati da quel grido che risuonò nella sala.
“No” gemette. “Così la farai venire qui.” Fece per muoversi verso Sofion ma lui grugnì qualcosa e si gettò verso di lei, la bocca spalancata. “Fermo” disse cercando di respingerlo. Mosse un passo indietro e inciampò in un gradino. Cadde urtando con la schiena lo spigolo. Sofion si gettò su di lei e le artigliò la gola con le mani.
Erano gelide, come se avesse immerso le dita nel ghiaccio per tutto il giorno e le avesse tolte solo per afferrare la sua gola. Avvertì il fiato mancarle mentre Sofion la fissava con sguardo assente.
“Lasciami” gorgogliò afferrandogli i polsi.
Sofion sembrò spingere più forte e serrare la presa sulla sua gola.
“Basta.”
Ryhana fece leva sui polsi di Sofion fino a girarli nel senso opposto. L’osso scricchiolò sinistro e avvertì lo schiocco di qualcosa che si spezzava.
Sgranò gli occhi per lo sgomento. Non pensava di aver stretto così forte. Non voleva stringere così forte da spezzargli le ossa. Stava quasi per chiedergli scusa ma le dita dello stregone si serrarono ancora di più sulla sua gola.
Non vuole smettere, pensò. E io non voglio morire.
Evocò un dardo magico e lo puntò contro l’addome di Sofion.
“Lasciami andare” si sforzò di dire. “O ti colpirò.”
Sofion gravò con tutto il peso sul suo petto. Ryhana emise un gemito di dolore e frustrazione. Appoggiò la mano ancora chiusa al petto dello stregone e l’aprì di scatto.
Il dardo penetrò nella carne di Sofion e uscì dall’atra parte. Vide il dardo di luce dissolversi nell’aria seguito da una scia rossa di sangue.
La stretta di Sofion si allentò solo un poco.
L’ho mancato? Si chiese sgomenta.
Era sicura di averlo colpito al petto.
Devo avergli bucato un polmone, si disse. Se non il cuore.
Sofion digrignò i denti gorgogliando parole incomprensibili.
Mi sta uccidendo, si disse confusa. Dannazione. Morirò qui. Da sola, senza poter rivedere Kaleena. Riabbracciarla. Baciarla. Kal. Mi dispiace. Sarei dovuta venire a cercarti invece di unirmi a questi vigilanti. Io…
“Lasciala.” Il grido di disperazione la raggiunse prima che un’ombra le passasse accanto. Due mani si protesero verso Sofion e lo spinsero di lato. Lo stregone perse la presa sulla sua gola e lei fu libera di respirare.
Boccheggiò sulle scale, gli occhi che vagavano per la sala.
Yush era accanto a lei, le mani protese come se volesse artigliare qualcosa. O qualcuno. Dalle dita scheletriche scendevano dei fili che brillavano di luce propria. Ognuno di essi, una volta raggiunto il pavimento, si espandeva formando una rete che aveva occupato lo spazio tra lui e Sofion. Quegli stessi fili stavano formando un intreccio luminoso che avvolgeva i piedi e le caviglie dello stregone.
“Lo stai facendo tu?” gli chiese Ryhana.
“Sbrigati ad andare” piagnucolò l’uomo. “Non lo terrò fermo a lungo.”
Sofion si muoveva sollevando a fatica un piede e appoggiandolo nell’intrico di filamenti che si estendevano sul pavimento. A ogni passo i fili strappavano sottili pezzi di carne e si dissolvevano in una cascata di scintille.
Deve fargli molto male, si disse Ryhana.
Dall’espressione di Sofion non traspariva alcuna sofferenza, ma solo ostinata determinazione a raggiungerli. A una decina di passi da loro protese le mani in avanti.
Non mi farò toccare di nuovo da lui, pensò Ryhana. Si sollevò di scatto ed evocò un dardo per ogni mano. Li puntò verso Sofion e li lasciò partire uno dopo l’altro.
Entrambi colpirono lo stregone al petto, trapassandolo.
“Dannazione” sibilò tra i denti.
Altri due dardi magici.
Sofion sembrò inciampare ma si riprese.
Alle gambe, si disse Ryhana. Devo colpirlo alle gambe.
I due dardi successivi trapassarono le cosce dello stregone. Lui cadde in ginocchio ma continuò ad avanzare senza lamentarsi.
Ryhana gli puntò contro le braccia e lanciò una dozzina di dardi.
Urlò di rabbia mentre lo colpiva al collo, al petto e gli trapassava un braccio.
Sofion continuò ad avanzare.
“Perché non si ferma?” gridò Ryhana disperata. “Dovrebbe essere morto.”
“Lui è già morto” disse Yush ridacchiando. “È questo il dono che i servitori del signore della morte ricevono.”
“Morto” disse Ryhana.
L’ho visto venire seppellito questa mattina, prima che gli altri si mettessero in cammino, si disse. Come può essere qui adesso?
Sofion emise un lamento mentre annaspava per raggiungerli.
Devo fare qualcosa, pensò. E in fretta.
“Andiamo via” disse a Yush.
L’uomo sembrò vacillare.
“Ce ne andiamo” aggiunse spingendolo lontano dalle scale.
Lui non si oppose e si lasciò spingere docile. Chiuse le mani e i filamenti scomparvero insieme all’intreccio che aveva coperto il pavimento che si dissolse in una miriade di scintille.
Per un attimo Sofion fu libero di muoversi. Si alzò lamentandosi e subito ricadde, la testa che ciondolava sul collo staccato a metà.
Ryhana decise di ignorarlo e spinse Yush verso l’uscita. Sul rettangolo di luce disegnato dalla porta apparve una figura.
“Il signore della morte” disse Yush crollando in ginocchio.
Ryhana cercò di farlo rialzare ma lui si chinò in avanti, come se si stesse raccogliendo in preghiera, il corpo scheletrico scosso dai singhiozzi.
“Invoco il tuo perdono” stava dicendo. “Invoco il tuo perdono.”
La figura sulla porta fece un passo verso di loro.
E desso che cosa faccio? Si chiese indietreggiando. Si dimenticò di Yush e si girò di scatto, cercando un’altra via per uscire dalla locanda.
Una figura si erse davanti a lei, il viso sfigurato da enormi zanne che sporgevano dalle labbra.
La mutaforma, pensò sgomenta.
La donna le diede una spinta e la buttò a terra. Ryhana atterrò sulla schiena e fece per girarsi, ma lei la colpì alle gambe strappandole un grido di dolore e frustrazione.
Cercò di trascinarsi lontana ma la mutaforma la schiacciò al suolo con il suo peso. Ryhana fece per girarsi ma lei le afferrò il collo e strinse.
“Se ti muovi te lo spezzo” sibilò la mutaforma.
Ryhana rimase immobile.
Sull’entrata, la figura fece un altro passo rivelando il viso di un giovane uomo dalla pelle bronzea e il corpo tozzo e massiccio. Non era più alto di lei ma doveva pesare almeno il doppio.
“Tu” disse puntandole contro un dito grassoccio. “Hai idea del dolore che ho provato mentre colpivi il mio servitore?”
Ryhana si accigliò.
L’uomo indicò Sofion che ancora si dimenava sul pavimento cercando di rimettersi in piedi.
“Ho sentito tutte le ferite che gli hai inferto” proseguì. “E ancora adesso sento quel dolore. Sento il dolore di tutti. Tutti.” Gridò l’ultima parola.
Altre due figure apparvero alle sue spalle. Erano una donna e un anziano, i visi sfigurati e gli sguardi assenti. Alla donna mancava parte della mandibola mentre l’anziano aveva una macchia di sangue al centro dell’addome. Si mossero verso di lei a scatti, trascinando i piedi.
Ryhana cercò di sottrarsi alla presa della mutaforma, ma ottenne solo che lei la schiacciasse di più, aumentando la sua sofferenza e frustrazione.
La donna e l’anziano l’afferrarono per le braccia e la trascinarono sul pavimento verso l’uscita.
“No, no” gridò. “Lasciatemi andare. Lasciatemi.”
“Il dono, il dono” gridò Yush.
La mutaforma gli passò accanto e lo spinse di lato. “Zitto. O diventerai tu il dono.”
L’uomo serrò le labbra e si gettò a terra, la testa nascosta dalle braccia.
L’anziano e la donna trascinarono Ryhana fuori dalla locanda e la lasciarono solo dopo averla portata al centro della strada. Lei cercò di alzarsi ma la mutaforma le diede un calcio all’addome togliendole il fiato.
“Giù” disse la donna con voce rauca.
Ryhana ubbidì e alzò la testa. Attorno a lei c’erano altre figure. Ne contò una dozzina. Erano uomini e donne, ragazzi e ragazze, anziani e anziane. I loro occhi erano spenti, i loro sguardi assenti e la pelle di colore grigio o viola.
Una donna fissava il vuoto con la lingua penzoloni mentre un uomo era nudo dalla cintola in giù e non sembrava importargli. A un ragazzo mancava un braccio mentre a una ragazza qualcosa aveva portato via parte dei capelli.
“Sento il loro dolore” piagnucolò l’uomo che li aveva seguiti dalla locanda. “Sento tutto il loro dolore e non so come farlo smettere.”
“Un dono” disse la mutaforma. “Un dono lo farà smettere.” Afferrò Ryhana per i capelli costringendola ad alzare la testa. “Eccolo il dono, signore della morte.”
L’uomo sospirò. “Preparala, così potrò risvegliarla.”
La mutaforma le passò una mano sul collo. “Se non ti opponi, non sentirai molto dolore. Dopo starai meglio.”
Ne dubito, si disse.
“Sarai risvegliata. Il signore della morte ti farà provare la vera esistenza.”
“Avanti” disse il signore della morte.
“Sì, sì” gridò la mutaforma.
Lasciò per un attimo la presa sui capelli di Ryhana e lei ne approfittò per divincolarsi e rotolare di lato. La mutaforma la seguì annaspando per afferrarla. Lei evocò un dardo magico e lo lanciò, colpendola alla spalla destra. La forza del dardo la spinse un passo indietro.
Ryhana scivolò di lato e balzò in piedi, lo scudo evocato nella mano sinistra.
La mutaforma fece scattare le zanne. “Hai deciso di soffrire. Bene.”
“Yush” gridò Ryhana.
Nessuna risposta.
“Lo so che mi puoi sentire. Mi serve il tuo aiuto.”
La mutaforma fece due passi di lato, fissandola come un animale feroce che si prepara ad attaccare la preda. Con la coda dell’occhio Ryhana notò che le persone riunite nella strada si stavano avvicinando a lei un passo alla volta.
“Yush” gridò. “Se non esci subito, diventeremo entrambi il dono per questi mostri.”
La mutaforma balzò in avanti, le fauci spalancate. Ryhana usò le braccia per difendersi dall’attacco. L’impatto la spinse indietro e di lato ma sbilanciò l’attaccante, che impiegò qualche istante per voltarsi verso di lei.
Ryhana ne approfittò per puntarle contro il braccio e lanciarle un dardo magico. Una mano le artigliò la spalla sbilanciandola e facendole mancare il bersaglio.
Si voltò e ritrovandosi di fronte lo sguardo assente di una ragazza che poteva avere la sua età.
Un altro dono, si disse.
Con la coda dell’occhio vide il signore della morte muovere le dita come se stesse scrivendo qualcosa nell’aria. A ogni suo movimento corrispondeva uno dei suoi doni.
Li controlla in quel modo? Si chiese.
La mutaforma tornò all’attacco e la colpì al fianco. Ryhana gridò e scartò di lato cercando di non cadere. L’avversaria la incalzò colpendola all’addome e al viso. Stavolta perse l’equilibrio e cadde sulla schiena.
“Ora diventerai un dono” disse la mutaforma balzandole addosso.

Nota
Mi scuso per la prolungata assenza, ma dopo 5 anni passati a scrivere senza mai fare una vera pausa, avevo bisogno di staccare. Non è stanchezza né mancanza di idee, solo voglia di evadere un po' dalla routine e fare qualcosa di nuovo. Adesso che ho ricaricato le batterie non mi fermerò fino a che non avrò completato tutte le mie storie ancora in corso e poi chissà...

 
  
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