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Autore: Sia_    09/01/2022    4 recensioni
| GeorgexLee |
La scusa che ha trovato per venire lì scompare come una bolla di sapone che raggiunge le foglie più alte degli alberi, ma non riesce proprio a tornare a dormire. Basterebbe così poco, basterebbe aprire la bocca e dirgli che gli piace.
“Resti qui ancora un po’?” gli domanda Lee, “Sei molto comodo.”
George appoggia il capo alla testata del letto e sorride verso il soffitto. “Resto qui.” L’ho già detto, ho già detto che Jordan sarà la sua morte?
[La storia partecipa alla Challenge "Tre tiri di dado" indetta da me sul Forum della Penna.]
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Fred Weasley, George Weasley, Hermione Granger, Lee Jordan | Coppie: Fred Weasley/Hermione Granger
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da V libro alternativo
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La storia partecipa alla Challenge "Tre tiri di dado" indetta da me sul Forum della Penna. Il pacchetto estratto:

Personaggi: Lee, George

Dialogo: "Tieni addosso quei vestiti bagnati e congelerai".

"Se volevi vedermi nudo dovevi solo chiedere".

Avvertimento: Commedia

 

 


Why you gotta hug me like that every time you see me?

Why you always making me laugh

Swear you're catching feelings
 

La risata dei gemelli si quadruplica nel corridoio e Lee, che è qualche metro più avanti, sorride. Infila le mani nelle tasche della mantella e si gira verso i Weasley con un ghigno, “Siete lenti.” 

Fred, che tiene la propria tracolla tra le dita della mano destra e la mano destra sulla spalla, alza gli occhi al cielo e scuote il capo, “Te ne accorgi solo ora?” chiede, il tono è divertito, ma si sforza di aumentare il passo. 

George, invece, si affianca a Lee con uno scatto. Gli passa un braccio intorno al capo e il palmo struscia alla perfezione contro la pelle del collo di Jordan per qualche secondo – crede di perdere un battito, lui – e poi rimane a penzolare nel vuoto, “Non ce la fai proprio a starmi lontano, eh?” gli sussurra, mentre Fred è ancora un po’ indietro.

Lee lo guarda con l’angolo degli occhi e fa di tutto per non arrossire: è per i momenti come quello che ringrazia i suoi antenati africani. Le ciocche del gemello gli ricadono sul viso e alcune arrivano a toccare le lentiggini all’altezza del naso. Perché deve essere così bello? 

“Guardate che io sono ancora qui.” Li interrompe Fred, portando la tracolla in avanti e facendola scontrare sulle cosce con un rumore sordo: è evidente che non ci sia niente dentro la borsa e che sia solo una facciata per far contenta Hermione. Ed è anche probabile che il gemello la riempirà presto in Biblioteca, prendendosi metà dei libri della Granger. 

Jordan prende un lungo sospiro e sorride, scostando la mano di George dalla spalla e tornando dritto, “Eri pesante” si giustifica in un sussurro, in risposta all’espressione oltraggiata che riceve. Poi alza la voce e angola il capo per guardare meglio l’altro, “Fred, muovi quelle gambe da gigante che ti ritrovi o arriveremo in ritardo a lezione.”

“Quando mai siamo arrivati in orario?”

 

George scosta la tenda del letto di Lee e si siede sul bordo del materasso, “Jordan, vedi di svegliarti.” Gli intima con un paio di colpetti sulla spalla. Mentre aspetta gli osserva il volto, soffermandosi sulla labbra piene e sull’accenno di barba che gli sta crescendo tra l'incavo del collo e il mento. Fa per accarezzargli la pelle – chissà che si prova, a toccarlo lì – che gli occhi scuri di Lee si puntano su di lui e la mano gli rimane ferma a mezz’aria. 

“George?” gli chiede in un sussurro assonnato, tirando su le coperte fino a sotto il collo. Un meccanismo infantile, considerando che passano almeno un quarto della loro giornata in camera e che hanno avuto modo di vedere molto più di un paio di spalle scoperte. Infatti George alza gli occhi al cielo e gli fa cenno di spostarsi più verso sinistra. Gli si siede accanto, appoggia la schiena alla testata del letto, ma rimane sopra le coperte. 

“Ho scoperto un segreto” gli sussurra ed è pronto a continuare il suo racconto, se non fosse che il capo di Lee si posa sul suo avambraccio. Le parole gli muoiono nella gola e trattiene persino il respiro: è in momenti come quelli che ringrazia il fatto di essere al buio. Jordan lo prenderebbe in giro fino all’eternità per quel rossore che gli arriva alle orecchie. Piega le ginocchia verso l’alto e punta i piedi. 

Lee sorride, è consapevole dell’improvviso cambiamento d’animo del gemello. “Che segreto?” gli chiede, prendendosi il permesso di alzare l’avambraccio di George. Si appoggia al fianco, nettamente più morbido e gli lascia cadere la mano oltre la sua spalla. 

Sei insopportabile.” 

“Cosa ho fatto?” Lee Jordan sarà la sua morte, arriverà al punto di farlo impazzire. È insopportabile quando s’avvicina così, quando lo tocca così. Ci sono giorni in cui si sveglia la mattina e il cuore gli è talmente leggero e talmente pesante che è lì lì per dirlo. Poi non ce la fa proprio: è come se il suo coraggio da Grifondoro se ne andasse via tutto d’un colpo. 

Prende un lungo sospiro e comincia ad accarezzargli la pelle del braccio con l’indice. “Ho scoperto dove scompare Fred di notte.” E dove vorrei scomparire io ogni notte. Questo non lo dice, ma ha il sospetto che possa essere un pensiero scivolato via dalle sue labbra e che ora si sia messo a ballare con il profumo di fiori d'arancio che riempie l’aria tra quelle tende. 

Lee cerca nel buio l’altra mano del gemello, si mette a giocare con l’unghia del pollice e poi studia col tatto le pieghe sulla sua pelle. “In Sala Comune con la Granger?” Ipotizza, alzando l’angolo della bocca e scrollando il capo per spostare un ricciolo dalla fronte. 

George ride, ma è una risata silenziosa per non svegliare gli altri che dormono. “In Sala Comune con la Granger.” Conferma poi, mordicchiandosi un labbro. La scusa che ha trovato per venire lì scompare come una bolla di sapone che raggiunge le foglie più alte degli alberi, ma non riesce proprio a tornare a dormire. Basterebbe così poco, basterebbe aprire la bocca e dirgli che gli piace. 

“Resti qui ancora un po’?” gli domanda Lee, “Sei molto comodo.” 

George fa aderire il capo alla testata del letto e sorride verso il soffitto. “Resto qui.” L’ho già detto, ho già detto che Jordan sarà la sua morte? 

 

Fred alza il sopracciglio destro e abbassa la rivista di qualche centimetro. “Solo amici?” chiede di nuovo, come conferma. 

George non risponde subito, è impegnato a far svolazzare un pezzetto di carta nel vuoto con la bacchetta. Va su e giù e poi a destra e sinistra e fa anche una capovolta all’indietro. “Solo amici.” 

Il gemello boccheggia un attimo e si nasconde per una manciata di secondi dietro la rivista. Poi la chiude d’impulso e rompe in tal modo anche il giochino di George: il pezzetto di carta cade sul tavolo di legno e non c’è nessuna magia a riportarlo verso l’alto. 

“Cosa?” George appoggia i palmi delle mani alla panchina e inclina il capo. 

“Gli amici non fanno certe cose.” Fred incrocia le braccia al petto. Sono tanto palesi? Il gemello cerca di pensare al modo poco platonico con cui Lee e lui si guardano da una parte all’altra della stanza, il movimento delle loro mani e-

Sorride, “Siamo solo amici.” 

Fred alza gli occhi al cielo e riapre la rivista. “Siete solo stupidi.” 

“Ricordami, fratellino, com’era quella cosa sulla Granger? Quella sul fatto che non era possibile che ti piacesse perc-”

George

“E io ti dicevo che secondo me ci stavi sotto otto treni, andata e ritorn-” 

George

Impossibile, mi hai detto, la Granger? Figurati se… e com’è la parola che hai usato quella volta?” gli chiede, toccandosi un labbro con le dita e aspettando qualche secondo di troppo per far innervosire il gemello, “Amici? Sì, mi hai proprio detto che eravate solo amici.” 

Fred piega l’angolo in basso a destra della rivista e aspetta che George finisca il suo teatrino. “Ho superato quella fase di demenza” argomenta poi. Torna a leggere l’articolo su Viktor Krum, ma a metà dell’ultima frase si ferma di nuovo e alza gli occhi sulla sua esatta copia. “Quindi ti piace?” 

George, colpito al cuore da quella domanda a bruciapelo, arrossisce e si mette a spostare con l’indice il foglietto di carta sul tavolo. Si limita ad annuire: quanto odia Jordan per essere capace di renderlo così. 

“Scusate il ritardo” Lee appoggia la tracolla sul tavolo e s’allenta la cravatta. “Che mi sono perso?” Fa danzare lo sguardo da Fred all’altro e non riesce bene a leggere l’aria tesa della stanza. Si inclina a studiare il rossore delle orecchie di George e ghigna: è tanto bello quando s’imbarazza. “Mi sono perso qualcosa di divertente, vedo.” 

“Merlino, come siete stupidi.”

 

Fred osserva le spalle del gemello sparire dietro l’angolo del corridoio, in direzione del campo di Quidditch. “Cos’ha dimenticato questa volta?” Si informa. 

Lee sistema la tracolla sulla spalla e ricomincia a camminare, “Credo la bacchetta, l’ha lasciata nell’armadietto.” Decide di non aspettarlo, li raggiungerà quando saranno arrivati in camera tra qualche minuto. La verità è che difficile stargli accanto dopo averlo visto nudo dai pantaloni in su mentre si cambiava negli spogliatoi. 

Il gemello che è rimasto con lui gli si avvicina furtivo, infilando le mani nelle tasche dei pantaloni e inclinandosi verso la sua spalla, “Jordan, tanto per sapere, tu e George…” 

A Lee sembra mancare l’aria: che stupida sensazione, visto che stanno passando esattamente davanti ad una finestra aperta. “Io e George?” trova il coraggio di chiedere lo stesso. È così facile leggere i suoi sentimenti? Così facile capire che il gemello gli ha rubato cuore? 

Fred torna dritto, si gratta la guancia e arrossisce un po’ sulle guance. “Ti piace?” 

Lee sorride e inclina il capo prima a destra e poi a sinistra, “Lo conosci meglio di me, è un processo inevitabile, no? Ma siamo solo amici.” 

Il gemello stringe le labbra in una linea e fa per aprire la bocca di nuovo, ma viene fermato da un colpo di tosse di Hermione, che è sempre stata silenziosamente con loro. “Non dovevamo fare quella cosa?” Lo interrompe e gli lancia uno sguardo assassino, come per dire che non sono poi fatti suoi. 

E Fred le risponde in codice che sono un po’ fatti suoi, se deve passare la metà del suo tempo con degli imbecilli. Poi si lascia convincere dal sopracciglio del prefetto e dal cipiglio severo che le riempie il viso, “Quella cosa, sì, quella.” 

 

George gli corre incontro poco dopo e appena lo raggiunge si ferma a prendere aria, piegandosi sulle ginocchia. Poi alza lo sguardo sul suo volto e sorride, “Sono spariti a fare i piccioncini? Nemmeno il tempo di salutarmi, mi sento dimenticato.” 

Lee rimane in silenzio qualche secondo, osserva come la mano del gemello si incastra tra i capelli rossastri e li tira indietro, scoprendo una parte della fronte piena di lentiggini. “Ti va di andare al lago?” domanda d'istinto e spera che il compagno non lo prenda in giro per quella richiesta. 

George ghigna, “Stavo giusto pensando a come riempire il tempo per non fare il compito di Pozioni.” Gli si affianca e scendono insieme fino al grosso portone da cui è entrato poco prima. Lo apre con una spinta della schiena e rimane a fissare l’amico tutto il tempo, gesticolando con le mani per spiegarli l’ultimo problema con un Tiro Vispo. Lee rimane ad ascoltarlo e lo tiene per la manica del maglione nel momento in cui il gemello rischia di scivolare sul fango. Continua a pensare che sono solo amici, proprio mentre le sue dita si incrociano con quelle di George nel tentativo di fargli ritrovare l’equilibrio. Solo amici, eppure non lo vuole lasciare. 

Lo tira verso di lui, quel tanto che basta per incastrate il viso nell'incavo del suo collo. “Sai di polvere da sparo” gli fa notare in un sussurro, quando entrambe le suole di George sono ben ancorate al terreno. “Forse è per questo che non funziona il Tiro Vispo: ce l’hai tutta addosso e non la usi per la pozione.” Ora gli lascia la mano e procede più velocemente verso il lago, concentrato ad ascoltare il suono dei passi del gemello che raggiungono la sua schiena. 

George si porta il maglione al naso e ci nasconde metà del viso. Non va bene. “Sai anche di lavanda.” Lo informa. “E di erba appena tagliata.” 

Il gemello non trova il coraggio di dire niente, si limita a seguirlo lungo la discesa e ad osservare il braccio di Jordan che si allunga ad appoggiare la sua tracolla su una grossa roccia. Gli viene in mente che invece lui sa molto spesso di fiori d’arancio e che è un buon odore. Gli si avvicina e prende una pietra liscia dalla sponda, “A chi fa più rimbalzi?” gli propone, nel tentativo di smorzare quell’atmosfera imbarazzata. 

Lee sorride, si toglie le scarpe e si alza i pantaloni di qualche centimetro per evitare di bagnarli nel lago.  “L’ultima volta che ho controllato, ero una schiappa a questo gioco” gli dice poi: di solito è quello che fa la telecronaca della lotta fra i gemelli.

“Come in ogni altro gioco,” George ride, “ma vedrò di andarci piano.” 

“A cosa devo l’onore?” Al fatto che sa di fiori d’arancio. O al fatto che gli riempie il cuore con uno sguardo. O al fatto che quando gli accarezza la pelle, poi quel punto diventa incandescente e George non capisce più niente. 

Lancia con un movimento rapido di mano la pietra sull’acqua e la guarda fare appena tre rimbalzi, “Sono una persona gentile, tutto qui.” 

Lee stringe le labbra per evitare di ridere: non è tanto che i gemelli non siano persone gentili, è più per il contesto. Più per il fatto che George, se lo guarda così con i suoi occhi marroni e quel sorriso malandrino, non è per niente gentile. Non s’accorge dell’incantesimo che lancia? Scuote il capo e prende una piccola roccia anche lui che, quando la tira, non fa nemmeno un salto. Si limita a cadere verso il fondo del lago con un sonoro plop. “Non ridere” lo implora, ma è troppo tardi. Il compagno è già piegato in due e ha la bocca aperta in un ghigno divertito. Il suono della sua risata si spande per tutto il lago e il cuore di Lee perde un battito. 

“Scusa, scusa…” S’affretta a dire George, tornando dritto e scegliendo con attenzione la prossima pietra. Invece di lanciarla gliela lascia nel palmo della mano, “Ti faccio vedere, dai.” Le caviglie, mentre cammina, spostano il velo d’acqua e creano delle piccole onde concentriche. Lee le studia e poi si trova costretto a fare qualche passo più avanti perché George gli si piazza dietro e fa scontrare il petto contro la sua schiena. Sente le dita del gemello che gli prendono il polso e poi gli accarezzano il dorso della mano. “La devi mettere così quando tiri, se no non rimbalza.” Il ginocchio sinistro del Weasley si infila sotto il cavallo delle gambe di Jordan e gli sposta una gamba, “E abbassati.” La pietra fa esattamente otto rimbalzi, tanti quanti i battiti incessanti del cuore di George. Sente che il suo respiro si infrange sulla pelle del collo di Lee e abbassa gli occhi a guardarla meglio: quanto vorrebbe avvicinarsi un po’ di più e appoggiarci le labbra. Jordan non gliene dà il tempo, perché si gira verso di lui sorridente e alza il capo: è più basso dei gemelli. 

“Un buon tiro.” 

“Un ottimo maestro.” Lee fa un passo nella sua direzione e George se ne accorge solo per il rumore dell’acqua. Il palmo della sua mano aderisce alla guancia del gemello, che inevitabilmente arrossisce: sembra che le sue lentiggini stiano giocando a nascondino. Pensa di volerle scovare tutte e gli lascia un bacio sulla pelle del viso, “Come compenso.” 

L’altro porta le braccia intorno al collo di Jordan e ghigna, “Temo che le mie tariffe siano un po’ più alte.” Inclina il capo e si abbassa per baciarlo davvero: le labbra di Lee sono fresche ed è probabile che la causa sia l’aria di marzo e il venticello sul lago. Stringe la presa e i loro petti si toccano. 

Jordan s'allontana a malavoglia solo perché inizia a piovere e le gocce fanno un rumore insopportabile contro l’acqua del lago. Il suo primo pensiero è andare a ripararsi almeno sotto l’albero, ma quando il suo sguardo finisce per scontrarsi con quello di George rimane lì. Sui capelli del gemello si è già creato uno strato di piccole palline bianche e Lee le porta via con un movimento della mano: i capelli, ormai bagnati, se ne stanno indietro e gli scoprono tutto il viso. Lo bacia di nuovo e appoggia le mani ai suoi fianchi. Il gemello ride sulle sue labbra. 

 

“Corri, Jordan.” George gli stringe la mano e Lee aumenta il passo.

“È stato stupido andare al lago, ricordami di dirti che puoi dirmi che è stato stupido.”

“Temo che fosse impossibile da evitare: siamo molto stupidi.” 

Lee tira indietro la mano e si ferma a metà della salita, costringendo il gemello a voltarsi.

“Mi piaci.”

George sorride, “È naturale, sono bellissimo.”

 

Hermione alza gli occhi dal libro quando il passaggio segreto si apre di colpo: George e Lee, zuppi dalla testa ai piedi, entrano in Sala Comune ridendo. “Granger.” La saluta il gemello con un piccolo inchino, prima di tirare il compagno verso il dormitorio. Non salutano Fred, che è disteso sulle gambe del prefetto mezzo addormentato: dev’essere per le dita della ragazza, incastrate tra le sue ciocche rosse. 

Weasley” risponde lei in un sussurro, tornando alla sua lettura con un sorriso. 

Gli scalini George li fa a due a due e arriva per primo nella loro stanza. La prima cosa che toglie sono le scarpe e poi s’appresta a sfilare il maglione e sbottonare la camicia. Si ferma solo perché si accorge dello sguardo di Lee fisso su di lui. Inclina il capo e sorride malandrino, “Togliti i vestiti bagnati, o congelerai.” 

“Se volevi vedermi nudo dovevi solo chiedere.” Il petto del gemello si alza e si abbassa a ritmo scomposto e lui arrossisce leggermente alla base del collo: gli svantaggi di essere così troppo chiaro di pelle. 

Lascia cadere a terra la camicia, “Lo terrò a mente, Jordan.” Gli è presto vicino, talmente vicino che Lee può contare il numero delle lentiggini sulle spalle. “Ma non prenderti un raffreddore solo perché non riesci a staccare gli occhi da me, d’accordo? Mi dispiacerebbe molto essere la causa dei tuoi mali.”

“Credo che per quello sia già troppo tardi.”  

Cause friends don't do the things we do

Everybody knows you love me too

 
   
 
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