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Autore: ame_vuiller003    09/01/2022    0 recensioni
Quando, il 31 luglio, Lily Evans mise al mondo due gemelli, Harry ed Éméline, non avrebbe mai pensato che quei due piccoli fagottini avrebbero cambiato il corso della storia del Mondo Magico. Eppure, da dopo il compimento del suo sacrificio per la vita dei suoi figli quella notte di fine ottobre, i due piccoli Potter hanno dovuto affrontare un guaio dopo l'altro. Tra donne che diventano gatti, giganti che sfondano porte, goblin che gestiscono banche e una corsa contro il tempo per prendere un treno, i gemelli arrivano ad Hogwarts. Da subito si sentono a casa, ma ben presto apprendono la verità su di loro e i pericoli iniziano a perseguitarli. Cosa succederà una volta appresa la vera ragione dell'immortalità di Lord Voldemort? Come faranno, da soli con i loro migliori amici, a portare a compimento una missione più grande di loro?
[FANFICTION]
A partire dal terzo capitolo la storia si svolgerà dall'inizio del sesto anno in poi.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Dopo la II guerra magica/Pace
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Era il 24 dicembre alla Tana, e tutti si stavano preparando per la mezzanotte.
La base dell'albero di Natale, che occupava gran parte del salotto, era piena di pacchi di ogni forma e dimensione.
La casa era decorata con stelle, ghirlande, palline e vischio. Dei piccoli Babbi Natale incantati giravano per la casa gridando "Oh oh oh, Buon Natale!" a chiunque incontrassero.
Quella sera, per cena, oltre ai Potter e ai Weasley erano venuti Kingsley, i Lovegood, Andromeda e i Longbottom.
La cena era stata fantastica. Ginny, Hermione e Éméline avevano aiutato la signora Weasley con il cibo. Avevano mangiato fino a scoppiare e poi si erano tutti spostati in salotto a parlare.
Stavano parlando di Ted che due settimane prima aveva iniziato a ripetere di continuo piccole sillabe e cercava di chiamare Éméline dicendo ma.
Ora il piccolo si trovava tra le braccia di Éméline che, dopo il funerale di Remus e Tonks, aveva accettato di prenderlo con sé, anche se, visto che lei era tornata ad Hogwarts per prendere i M.A.G.O., stava sempre dalla nonna Andromeda.
Verso la fine di agosto la donna aveva annunciato ai gemelli di aver pensato a lungo alla possibilità di adottarli, ora che erano diventati una famiglia unica a tutti gli effetti, ed aveva domandato loro cosa ne pensassero. Meno di un mese dopo, Harry ed Éméline ebbero per la prima volta una madre a tutti gli effetti.
Éméline ed Hermione avevano ripreso la scuola insieme a Ginny per quello che si era rivelato l'anno più divertente della loro carriera scolastica, nonostante le ferite, ora che non avevano più nessuna vita da salvare o nessun pazzo narcisista da sconfiggere.
Harry e Ronald avevano intrapreso il loro corso da Auror, mentre Fred e George avevano iniziato a progettare l'apertura di una filiale dei Tiri Vispi Weasley ad Hogsmeade, per assicurare un po' di sane malefatte all'interno della scuola.
Bill e Fleur avevano trascorso i primi mesi del dopoguerra a Shell Cottage, la loro villa sulla spiaggia, dove avevano occupato il tempo decorando la cameretta per il futuro nuovo arrivo in casa Weasley, per poi spostarsi temporaneamente a Grimmaul Place, per assicurarsi un sostegno medico più rapido sia un maggior sostegno famigliare durante la gravidanza di Fleur.
Charlie era ripartito per la Romania il prima possibile promettendo di scrivere presto e di tornare a trovare Teddy.
Infine, i signori Weasley avevano accolto Andromeda a casa, sia per starle accanto nel dolore sia per aiutarla con il nipote.
Harry lanciò uno sguardo a quello che era ufficialmente diventato suo nipote. Dormiva tranquillo, succhiandosi la manina, i capelli di un rosa acceso.
Mancavano dieci minuti a mezzanotte.
Harry si alzò e andò in cucina, lanciando uno sguardo ad Hermione. La ragazza annuì. Éméline si alzò subito dopo, adagiando il piccolo tra le braccia di Fred, che era ormai diventato il suo ragazzo da sette mesi.
Raggiunse Harry. Indossava dei jeans e una camicia con un maglione alla Weasley sopra.
In mano aveva una giacca e un cappotto.
-Vieni. Voglio darti il mio regalo di Natale.-
-Ma Harry, mancano ancora dieci minuti. Non vorrai andare contro alla tradizione secolare dei Weasley, credo che Molly ti ucciderebbe.- disse sorridendo.
-Lo so, ma non riuscirà a prendermi. Allora, vieni?- disse ridendo.
-Come posso dire di no al regalo di mio fratello?- disse scherzando mentre Harry le metteva, da vero galantuomo, il cappotto grigio chiaro sul vestito blu notte che indossava. Aspettò che Harry si mettesse a sua volta la giacca e poi gli prese la mano. Harry girò su se stesso e si smaterializzarono.

***

Curiosa, Éméline aprì gli occhi. Erano mano nella mano in un vicolo innevato sotto un cielo blu scuro costellato di tante piccole stelle.
Da una parte e dall'altra della stradina c'erano villette con le finestre illuminate dalle decorazioni natalizie.
Poco più avanti, un bagliore di lampioni dorati indicava il centro del villaggio.
Éméline si guardò intorno senza lasciare la mano del fratello.
-Dove siamo, Harry?- chiese piano.
-A casa, Ne. Siamo a casa.-
Éméline lo guardò.
-Quando dici casa, intendi dire che...?-
Harry annuì con un sorriso tra il dolce e il malinconico.
-Casa. Casa con mamma e papà.- le disse.
Éméline si guardò intorno di nuovo, con il cuore che batteva secondo un'altra frequenza, una frequenza più antica, quasi ancestrale, che si prova solo quando dopo anni di lontananza ci si ricongiunge con il proprio luogo natio.
Harry le offrì il braccio e lei vi si appese, felice che il fratello la sorreggesse visto che non sapeva quanto sarebbe riuscita a stare in piedi con le scarpe col tacco blu che aveva ai piedi.
Sentì freddo e immaginò che le fosse entrata della neve nella scarpe. Fortunatamente, i capelli lasciati sciolti ad eccezione di alcune ciocche raccolte sulla nuca per lasciarsi scoperto il viso impedivano ai leggeri fiocchi che avevano incominciato a scendere di intrufolarsi sotto al suo bel cappotto grigio.
Proseguendo, si imbatterono in diverse villette tutte uguali. Per Éméline, che non era mai stata lì, ognuna di quelle case poteva essere quella in cui un tempo erano vissuti Lily e James Potter, le mura in cui loro erano nati e in cui avevano passato l'anno che, sebbene non se lo ricordassero, era forse stato il più bello della loro vita dopo quelli passati ad Hogwarts.
Éméline osservò i portoni, i tetti carichi di neve e i portici, nella speranza di ricordarsene qualcuno nonostante sapesse quanto quel desiderio fosse irrealizzabile: avevano poco più di un anno quando avevano lasciato quel posto per sempre. Improvvisamente, una domanda le raggiunse le labbra.
-Harry... l'Incanto Fidelius è finito quando sono morti? Noi... possiamo vedere la casa?- chiese al fratello, con la stessa voce timida di un bambino che chiede ai genitori i nomi di persone sconosciute.
-Si, Ne, possiamo.-
Il volto della ragazza si illuminò. Avrebbe visto casa sua, la casa della sua famiglia.
Improvvisamente il vicolo che stavano percorrendo curvò a sinistra e davanti a loro una piccola piazza, il cuore del villaggio, si illuminò. Al centro, illuminato, vi era un monumento ai Caduti parzialmente nascosto da un grosso albero di Natale. C'erano alcuni negozi, un ufficio postale, un pub e una chiesa le cui vetrate rilucevano come gioielli e da cui proveniva un canto sommesso.
Harry e Éméline tesero l'orecchio per carpirne le parole:

Oh sleep, sweet babe,
Though the snow is cold and deep around,
Just sleep, dear babe,
Through the wind's so keen and icy sound,
Oh hush, sweet babe,
There is nothing you should fear,
Just hush, dear babe,
For my love is always here.
And I will hold you, safe in my arms,
So no evil can touch you,
You can come to no harm.
Wake now, dear babe
Now the night is nearly through,
Wake now, sweet babe,
There's a world that's waiting here for you.

Era una melodia bellissima, quasi come una ninna nanna.
Avanzarono sulla neve più compatta, dura e scivolosa dopo che gli abitanti del villaggio avevano passato tutto il giorno a camminarci sopra.
Éméline ebbe per la prima volta paura. Era davvero sicura di voler vedere?
Harry, che conosceva la sorella in modo che nessun altro avrebbe mai potuto neanche lontanante comprende o immaginare, capì immediatamente cosa passava nella testa della ragazza. Le strinse la mano posata sul suo braccio.
-Non preoccuparti, non andiamo subito lì. C'è una cosa che voglio farti vedere prima.- le sussurrò.
Avanzarono ancora fino a quando Harry ruotò su se stesso di 180 gradi portandosi dietro la sorella.
Quello che vide la lasciò senza parole. Sentì gli occhi diventare umidi.
Appena lo avevano oltrepassato, il monumento ai Caduti si era trasformato. Invece di un obelisco coperto di nomi, c'era una statua che raffigurava quattro persone. un uomo alto spettinato e con gli occhiali stava cingendo con un braccio quella che doveva essere sua moglie, i capelli lunghi le ricadevano sulle spalle e un bellissimo sorriso le illuminava il viso. In braccio ai due adulti, due bambini che sorridevano felici tra le braccia dei due adulti. Éméline si avvicinò piano, ammirando ancora una volta la bellezza dei suoi genitori. Era così strano vedersi raffigurata in pietra, senza cicatrice e felice con una famiglia che l'amava. Erano davvero stati così, seppur per un breve lasso di tempo?
Rimasero lì diversi minuti, a guardare e sentendosi un po' più vicina alle loro origini, ora che aveva visto che cosa erano stati.
Quando Éméline decise che potevano continuare, si avvicinarono alla Chiesa. Più si avvicinavano, più il volume del canto aumentava. C'era una cancello all'entrata del cimitero. Harry lo aprì prima di guidare la sorella all'interno. Ai due lati del sentiero scivoloso che portava alla Chiesa, la neve era alta e intatta, perfetta. Passarono dietro all'edificio grazie ad alcuni piccoli sentieri che erano stati evidentemente fatti da coloro che erano andati dai loro cari defunti quel giorno.
Dietro alla Chiesa, fila dopo fila di pietre tombali emergevano da una coltre azzurro pallido colorata di rosso, oro e verde là dove la luce delle vetrate della Chiesa si rifletteva sulla neve. Passarono davanti ad una pietra nera. Éméline si fermò a leggere.
-Kendra Silente e la figlia Ariana. Dove si trova il tuo tesoro, lì sarà anche il tuo cuore.-
Osservò la tomba per qualche secondo, poi continuò a camminare. Mano a mano che si inoltravano nelle file, l'aria si faceva pesante e Éméline sentiva le gambe tremare. Erano così vicini... Harry la guardò e lei capì che mancava poco alla tomba di Lily e James. Annuì al fratello. Mentre avanzava verso un punto ben preciso in fondo a destra, Éméline avvertì la stessa, pressante, sensazione che aveva provato dopo la morte di Severus, un dolore non solo emotivo ma fisico. La lapide era a due fila da quella di Kendra e Ariana. Era in marmo bianco, come la tomba di Silente, motivo per cui era facile leggere le parole incise sopra che sembravano brillare nella notte. Non dovette abbassarsi per leggere:

James Potter, nato il 27 marzo 1960, morto il 31 ottobre 1981
Lily Potter, nata il 30 gennaio 1960, morta il 31 ottobre 1981
L'ultimo nemico che sarà sconfitto è la morte.

Éméline lesse le parole piano, come se avesse un'unica possibilità di comprenderle. L'ultima, la lesse a voce alta.
-'L'ultimo nemico che sarà sconfitto è la morte'... è una frase con un bel significato, non trovi?- chiese un un sussurro mentre una lacrima le scendeva solitaria su una guancia.
-Vivere oltre, dopo la morte. Già... ha un nel significato.- rispose Harry abbracciandola.
Lily e James Potter, ormai ossa e polvere, erano così vicini come non lo erano mai stati. Certo, la pietra aveva fatto in modo che loro rivedessero i loro genitori e che parlassero loro, ma non erano reali. Invece li, davanti a loro in quel cimitero, era proprio lì, un mucchio di ossa che un tempo era stata la loro famiglia.
-Secondo te lo sanno? Voglio dire.. loro sono qui, esattamente qui, davanti a noi. Lo sanno che i loro figli che sono vivi solo grazie al loro sacrificio ora sono qui, a un metro da loro?- sussurrò asciugandosi le lacrime. Harry non rispose subito.
-Secondo me si.- disse infine.
Éméline sciolse l'abbraccio e poi si abbassò quel tanto che bastava per avere la lapide esattamente di fronte agli occhi.
Alzò la bacchetta e la puntò contro.
-Orchideus.- sussurrò e un mazzo di fiori apparve esattamente davanti a lei. Vi erano delle rose rose e dei gigli.
-È molto bello.- le disse Harry, facendola sorridere.
Dopo qualche altro minuto, Éméline si girò e riprese il braccio del fratello.
-Andiamo?-
Harry la guidò fuori dal cimitero e in una strada alla loro destra. La messa sarebbe finita a breve.
Le ville alla loro destra e allo loro sinistra sembravano accompagnare i due fratelli. Ben presto riuscirono entrambi a osservare la loro destinazione.
Sempre sotto braccio con sua sorella, Harry guidò Éméline fino al cancello di quella che era stata la loro casa.
Quando arrivò di fronte alla casa, Éméline riusciva a vederla.
L'Incanto Fidelius era morto con Lily e James. La siepe si era inselvatichita nei 17 anni passati da quando Hagrid era venuto a prendere i due gemelli. Gran parte della casa era ancora in piedi, circondata dalla neve. La parte destra del piano superiore era in parte distrutta, dove anni prima Voldemort aveva ucciso Lily e tentato di uccidere i due bambini.
-Possiamo entrare secondo te?- chiese Éméline.
-È pur sempre casa nostra no? Penso di sì.- le rispose Harry. Appena Éméline posò la mano sul cancello, dal groviglio di rovi e erbacce era emerso un cartello che recitava, a lettere d'oro:

Qui, la notte del 31 ottobre 1981, persero la vita Lily e James Potter. I loro figli, Harry e Éméline sono gli unici maghi mai sopravvissuti alla Maledizione Mortale. La casa, invisibile ai Babbani, è stata lasciata intatta nel suo stato di rovina come monumento ai Potter e in ricordo della violenza che distrusse la loro famiglia.

Tutto intorno a quelle lettere incise con cura, maghi e streghe venuti in pellegrinaggio in quel luogo avevano aggiunto le loro scritte. Alcuni si erano limitati a firmare con inchiostro sempiterno, altri avevano inciso le loro iniziali sul legno, altri ancora aveva scritto vere e proprio frasi.
"Buona fortuna, ovunque voi siate" "Se leggete queste righe, ragazzi, noi siamo tutti con voi!" "Lunga vita a Harry e Éméline Potter"
I due fratelli sorrisero. Era bello sapere che nessuno avrebbe mai toccato quel luogo.
Harry e Éméline si fecero strada verso la casa e, puntando la bacchetta contro la neve, dissero:
-Fuocondro.-
Dalla punta della bacchetta si generò immediatamente calore e dopo qualche minuto la neve si era sciolta a creare un passaggio. Si avviarono verso la porta. Varcarono l'uscio.
Sulla loro sinistra vi era un passeggino, uno di quelli grandi, a due posti. Era ricoperto di ragnatele e negli anni si era rovinato, ma non importava. Di fronte a loro, sulla destra, vi era una scala che portava al piano superiore. Harry e Éméline presero le bacchette e sussurrarono entrambi
-Lumos.-
Seguirono il corridoio che svoltava a sinistra. Sulla loro sinistra vi erano due porte. Entrarono nella prima stanza, trovandosi davanti ad un piccolo salotto. Un televisore era posto sulla parete sinistra, di fronte ad un divano blu. Appena entrati, sulla destra, vi era un camino. Sopra al divano c'era un quadro raffigurante i Malandrini e Lily il giorno del matrimonio di Lily e James. Éméline storse il naso alla vista di Peter Pettingrew. Si guardarono ancora un po' in giro, poi uscirono. Prima di arrivare all'altra porta e entrare nella stanza successiva, si imbatterono in un quadro. Era diviso in cinque parti. Nella prima, vi era una foto di Lily con in braccio un fagotto blu e uno rosa, evidentemente appena tornati dall'ospedale in cui erano nati i bimbi. Nella seconda, c'erano Sirius con in braccio Harry e Remus con in braccio Éméline. Nella terza due bambini tutti sporchi di pappa stavano ridendo. La quarta e la quinta raffiguravano una i due fratelli con i genitori e l'altra i due fratelli con i Malandrini e Lily. Erano già piuttosto grandi e Harry notò la mancanza di Pettingrew. Che fossero le ultime settimane di vita dei Potter, in cui Peter era troppo occupato a stare con il suo Signore? Un odio profondo si impadronì di Harry, che andò avanti. Entrarono nella stanza successiva, ritrovandosi nella cucina. Sulla destra vi era la cucina, il forno e il frigo e sulla sinistra vi era un tavolo con quattro sedie e due seggioloni bianchi. Éméline sorrise al pensiero che anni prima lei era stata seduta su uno dei due e sua madre con amore le aveva dato da mangiare. Sul tavolo videro dei giocattoli sparsi.
Che avessero giocato lì con i genitori un'ultima volta prima di essere irrevocabilmente separati da loro?
Decisero di salire al piano di sopra.
Quando arrivarono in cima alla scalinata, videro immediatamente la parte di casa distrutta. Una parete era andata completamente in frantumi e dava una visuale aperta sulle vie di Godric's Hollow. Il pavimento era giallo e le pareti erano bianche con alcuni disegni e immagini. Su una parete, sopra a due lettini, vi erano due iniziali di legno: una H e una E. Per terra, le macerie si mischiavano con i giocattoli lasciati dai bambini.
Éméline si avvicinò a toccare la sua iniziale e quella che era stata il suo lettino. Lacrime di malinconia e desiderio rigavano le guance dei due ragazzi. Proseguirono. Mancavano due porte. Nella prima trovarono un bagno. In fondo, sotto alla finestra, vi era un fasciatoio con ancora un pacco di pannolini aperti. Gli spazzolini e gli accappatoi erano ancora al loro posto. Se non fosse stato per le macerie e la sporcizia, si sarebbe tranquillamente potuto affermare che quella casa era abitata. Uscirono e si avvicinarono all'ultima porta. La camera dei loro genitori. Quante notti avevano passato in quel letto con loro? Éméline aprì la porta.
Davanti a loro vi era il letto matrimoniale, ai lati del quale due comodini ospitavano alcuni averi dei due coniugi. Sul comodino più vicino alla porta, che doveva essere quello di Lily, vi erano un portagioie e dei libri. Su quello più vicino alla finestra invece, una foto di James e i Malandrini animata e una sveglia. Éméline si avvicinò al portagioie della madre e lo aprì. All'interno, tra i tanti gioielli, un bracciale d'oro bianco con alcuni diamanti incastonati rifletteva la luce della bacchetta. Lo prese in mano e lo osservò meglio. Le pietre non erano molto grandi. Éméline lo aveva già visto da qualche parte, ne era sicura. Ma dove?
Harry, le si avvicinò.
-È quello della foto del matrimonio!- sussurrò sorpreso. Éméline annuì. Ecco dove lo aveva visto. Era un bracciale semplice ma elegante, composto da una serie di piccoli diamanti e chiuso da un grazioso gancetto raffinato.
Harry posò la bacchetta sul letto e prese il bracciale dalle mani della sorella. Le alzò un braccio e poi le mise il bracciale. Éméline lo guardò.
-A loro non serve più. E questo bracciale era suo. È giusto che vada a te, io non metterei mai una cosa del genere.- sussurrò ridente e malinconico al medesimo tempo.
-Tu cosa prendi?- chiese Éméline.
-Ora vediamo, okay?-
Lei annuì. Si guardò intorno. Sulla parete che ora avevano alle spalle, quella della porta, c'era un armadio bianco. Di fronte al letto vi erano altre foto dei due fratelli e una piccola libreria piena zeppa di libri.
Guardarono meglio l'armadio. Aveva quattro ante, e esattamente al centro vi erano delle mensole in cui i coniugi Potter avevano riposto alcuni libri e, come Harry poté notare, un orologio. Si avvicinò e lo guardò meglio. Aveva la cintola di cuoio nero, e il quadrante in argento. Le lancette erano fini e poco decorate.
Éméline gli puntò la bacchetta contro e disse:
-Reparo.-
L'orologio vibrò appena nella mano di Harry e poi ricominciò a scandire il tempo. Sorrisero e Éméline aiutò Harry ad infilarselo.
Rimasero in quella casa per un'eternità. Si chiesero come sarebbe stato crescere lì, amati da due genitori. Mentre scendevano le scale immaginarono due bambini correre fuori e dentro mentre il padre cucinava e la madre rifaceva i loro letti.
Appoggiarono le loro schiene l'una contro l'altra e lasciarono la loro fantasia viaggiare in terre inesplorate e in altre esplorate fin troppe volte. Immaginarono un'infanzia spensierata, serate passate a guardare film tutti insieme sul divano, cene con Sirius e Remus tra risa e mangiare, nottate nel lettone. Immaginarono tutto quello che non avevano
mai avuto e che mai avrebbero potuto avere. Immaginarono quello che la cattiveria e la paura avevano portato viva a due neonati.
E poi si immaginarono adulti, con i loro figli vicini. Bambini dagli occhi verde smeraldo e dai capelli rossi e neri che correvano intorno a loro e si ripromisero una cosa. Anche se non sapevano come essere dei buoni genitori, avrebbero dato a Ted e ai loro figli tutto quello che loro non avevano mai avuto.
L'amore di una famiglia.

 

   
 
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