Mikey
era appena uscito da una caffetteria con delle lattine di caffellatte
per tutti
quanti, provati da tutto quello che avevano passato. Ormai era certo
che era
ora di tornare a casa, e decise di spiegare il perché di
quella scappatella.
Sentiva
il bisogno impellente di cambiare qualcosa nella sua vita, vedere il
posto che
tanto sognava, senza supporto, provare la sensazione di cavarsela da
soli.
Dimostrare qualcosa a Gerard, ai suoi genitori, ma soprattutto a se
stesso.
-Mi
dispiace avervi fatto dannare così…-
-L’importante
è che non dai più colpi di testa del genere-
-Ma
sentitelo, il fratellone! Eri o non eri tu quello che voleva ammazzarlo
di
botte?!-
-D-davvero?-
chiese Mikey col caffè vicino alla bocca
-Mettiti
nei miei panni!- rispose di colpo Gerard.
Un
fischio interruppe bruscamente quella conversazione, mentre sul volto
di Bob si
formava un sorriso amaro
-Il
mio treno sta per partire… Bè,
ragazzi… E’ stato un piacere-
Lo
abbracciarono, tutti un po’ tristi, mentre Mikey provava solo
tanta
riconoscenza –Salutaci il signor Thomas-
-Ah
ah ah ah, come no, contaci!-
-Speriamo
che non sia il nostro ultimo saluto questo…-
-Invece
mi sa tanto che di occasioni per rivederci ce ne saranno ben
poche…- poi si
voltò verso Mikey –E’ stato un piacere
salvarti la pelle. In gamba, okay?-
E
anche per loro era venuto il momento di tornare a casa.
Incredibile
ma vero, quel viaggio era servito a tutti, non solo a Mikey: Frank e
Ray erano
finalmente riusciti ad andare d’accordo, Gerard era dimagrito
(non era forse
quello che voleva?), ma soprattutto era riuscito a trovare un qualcosa
per
essere più vicino a suo fratello.
L’unico
problema che si prospettava, ora, era affrontare la famiglia una volta
tornati.
Suonare
il campanello non fu mai così difficile.
La
vedevano, la loro mamma, stanca, che sembrava non chiudesse occhio da
una vita,
un fazzoletto in mano. Quando vide davanti ai suoi occhi non ci poteva
credere.
-Ciao,
mamma…- disse gerard
-Ma
dove ti eri cacciato?!- sua madre abbracciò subito Mikey.
Gerard sorrise,
sospirando.
-Vieni
dentro…-
Un
caffè, qualche dolce, il calore di casa. Tutto questo non
c’era a New York.
Mikey dovette riconoscerlo.
C’era
comunque qualcuno che mancava all’appello –La
nonna?-
-L’ho
chiamata poco fa, dormiva. Scenderà tra poco-
-Bene!
Ci siamo finalmente tutti, vedo!-
Gerard
fece un sorriso forse esagerato, ma per lui sembrava di non vederla da
una
vita.
-Nonna…-
-Ma
guarda, ci sei anche tu, Gerard! E hai riportato Michael a
casa…- gli accarezzò
la guancia –Sei proprio un bravo ragazzo…-
Gerard
arrossì, prendendo la mano della nonna e staccandola dalla
guancia
-Infatti
ti meriti un premio! Faremo una bella grigliata fuori e…-
-No,
papà, ti prego.. Proprio ora che ho perso un po’
di peso…-
-Non
essere sciocco, Gerard! la carne farà bene alla tua dieta!
In effetti mi
sembravi un po’ diverso… Ma non preoccuparti, ci
penserò io a farti prendere un
peso forma coi fiocchi!-
-Aiuto…-
disse Gerard davanti alle parole di sua nonna.
Ne
era passato di tempo da allora.
Ora
vivevano a New York. Che strana ironia.
Mikey
lavorava, Gerard lavorava, dopo essersi laureato in una scuola
d’arte. Ognuno
inseguiva le proprie passioni, mentre cercavano di rendersi
indipendenti.
E
Frank? Oh, lui per nulla al mondo avrebbe lasciato il New Jersey!
Quando gli
proposero di trovarsi un appartamento tutti insieme dopo il diploma, fu
categorico.
-Vorrete
scherzare, mi auguro! Io dal New Jersey non mi muovo. Mi dispiace, ma
non
saprei vivere senza la sua sporcizia. E poi, stavo pensando di trovare
casa qui
con Jamia- manco fossero sposati.
Anche
ray era momentaneamente rimasto nel New Jersey, aspettando di trovarsi
qualcosa
di meglio.
E
Bob, dopo quella volta, non l’avevano più visto
né sentito.
Era
passato davvero tanto tempo.
11
settembre 2001
Sappiamo
tutti cosa successe.
Qualcosa
in Gerard si era sbloccato. Come se sentiva il bisogno di fare
qualcosa. Chiamò
tutti a rapporto. Mikey, Frank, Ray e Matt, un loro amico.
Quando
spiegò cosa aveva in mente per poco non gli davano del
pazzo. Anzi, Frank era
entusiasta.
-Una
band? Davvero davvero? A me farebbe comodo! Sai
com’è, con dei tatuaggi non
riesco a trovare lavoro tanto facilmente…-
-Ma
tu vivi ancora a Belleville… Poi come fai?-
-Se
guadagniamo bene a ogni serata, non sarà un problema fare
benzina-
-Tu
la fai troppo semplice-
-E
poi non avete un bassista- disse Mikey
-E’
qui che ti sbagli, fratellino-
Mikey
all’inizio non ne voleva proprio sapere –Oh,
no… No, no, no…-
-Ti
prego… Te lo compro io un basso se necessario!-
-Ti
pregooooo…- lo seguì Frank facendo gli occhi dolci
Bè,
alla fine l’avevano convinto.
E
il nome?
Mikey
ebbe l’onore di sceglierlo.
My
Chemical Romance.
Fu
come l’inizio di una nuova vita.
Due
album, concerti ovunque, interviste… Stavano facendo davvero
molta strada.
Ma
quando si raggiunge una certa tappa, le cose sembrano prendere una
brutta
piega.
Matt
se n’era infatti andato. Non andava più
d’accordo con l’opinione degli altri su
certe cose. Venne mandato via senza troppi complimenti.
E
adesso? Senza batterista, che si fa?
-Pronto?-
disse Gerard davanti al cellulare. Capelli lunghi, trucco stravagante,
pesante,
vestito sul nero e il rosso. Guardava con malinconia alcune foto di sua
nonna,
scomparsa da tempo. Matt era andato via, sua nonna non c’era
più… E anche Mikey
cominciava ad avere crisi di nervi. Improvvisamente si trovò
addosso un sacco
di problemi da affrontare.
Ma
per gli amici c’era sempre.
-Geeeeeee?
Sono Bert!-
-Oh,
ciao! Qual buon vento?-
-Ho
saputo che avete dei problemi nella band, no? Una bevuta insieme
è quello che
ci vuole-
-No,
niente, alcol. Quella roba non la tocco più- infatti
mettiamoci tra i problemi
della band la disintossicazione di gerard da droghe e alcol. Ne abusava
in gran
quantità, soprattutto quando era morta la nonna, ci aveva
dato proprio dentro.
Chissà se si poteva andare ancora più in basso.
-E’
un modo di dire, Gee. Ti aspetto con gli altri alla nostra sala prove-
-Va
bene. Ci vediamo tra poco-
-Chi
era, fratellino?-
-Bert-
-Il
cantante dei The Used?-
-Ah
ah. Ci invita a svagarci un po’. Chiama gli altri-
Gli
amici facevano cose miracolose, davvero. O almeno, ti facevano
momentaneamente
dimenticare i problemi.
-A
proposito, a qualche batterista c’avete pensato?-
-No…
Qualcuno si è presentato, ma stare dietro a Matt non
è cosa semplice…-
Una
voce sconosciuta chiamava a gran voce Bert, chiedeva qualcosa su dei
fili.
Quando
videro spuntare la persona che lo aveva chiamato, non ci credevano:
biondo, un
piercing al labbro, occhi azzurri, sempre con quei fili addosso. E
anche lui li
riconobbe
-Noooooooooo!
Gerard coi capelli lunghi! Ma ci siete proprio tutti!-
-Tu,
piuttosto! Che fai qui?!-
-Non
lo sapevi? Sono il tecnico del suono dei The Used! Ah, ovviamente ho
comprato i
vostri dischi! Molto buoni!-
-Vi
conoscete?- chiese Bert
-E’
una lunga storia…- disse Frank
-Sì,
ma ora abbiamo un po’ di problemi… Il nostro
batterista non c’è più…-
-Cavolo,
pace all’anima sua e condoglianze…-
-Non
intendevo che è morto… E’ solo andato
via-
-Oh-
disse Bob cadendo dalle nuvole –Quindi ora non avete un
batterista?-
-Già…-
-Posso
aiutarvi se vi va. Io la suono, d’altronde-
-Ma…-
-Me
lo concedete un provino?-
Bert
aiutò la situazione –Ma sì, fateglielo
fare. Non ve ne pentirete-
In
fondo, che avevano da perdere?
Dopo
l’esibizione di Bob… Bè, cavolo se era
bravo! Mica se lo facevano scappare un
talento simile! Tutt’altra cosa rispetto al tamburello a New
York quella volta!
-Non
c’è bisogno neanche di pensarci! Sei il benvenuto
nella band! Non credo che
troverai difficile imparare i nostri pezzi!-
Quanto
tempo era passato da allora…
Forse
quella volta, quel viaggio, era solo un piccolo filo, un collegamento
che li
portò dove stavano adesso.
Un
qualcosa che ricordano ancora con nostalgia.
-Ehi,
Mikey! Se scappassi da qualche altra parte? che ne diresti di Las
Vegas?-
-Ma
smettila, Frank!-