9.
Al
mattino pioveva, come previsto.
Xena
rientrò dalla taverna con una ciotola di latte e lo portò
a Gabrielle, ancora addormentata.
Si
sedette al suo fianco e posò la scodella sul comodino, accanto
al letto, prima di svegliarla dolcemente -Come ti senti?-
-Bene.-
Le sorrise, vedendola, ma il suo tono non era molto convincente.
-Ti
ho portato del latte, è ancora caldo.-
-Grazie...Mi
aiuti?-
-Sì.-
La guerriera la aiutò con cautela a mettersi a sedere. La
compagna era dimagrita molto in quell'ultimo periodo e aveva sempre
timore di stringerla troppo forte -Dopo vuoi la medicina?-
-No.
Voglio restare sveglia, oggi.-
-Se
però peggiorerà me lo dirai, vero? Non serve fare i
testardi...- Le porse la scodella e guardò l'altra annuire,
prima che cominciasse a bere.
-Dopo
vuoi andare da Lyceus e Lila?- I pronipoti portavano lo stesso nome
dei loro rispettivi fratelli.
-Più
tardi, forse.- Era nervosa, non sapeva decidere cosa fosse meglio
fare -Stanotte ti sei annoiata molto?-
-No,
ho dormito quasi tutto il tempo.- Le sorrise. In realtà
l'aveva osservata, preoccupata. Si era agitata parecchio nel sonno.
-Tu hai riposato bene?-
-Credo
di sì.-
-Riempio
la vasca?-
La
bionda annuì, continuando a bere.
Terminato
il bagno, rimasero in casa.
Gabrielle, invece di tornare a letto
come suo solito, si sistemò accanto al camino acceso, con il
gatto in grembo, sbirciando fuori dalla finestra di quando in
quando.
Xena
la osservava, preoccupata e nervosa, seduta al tavolo poco distante.
Non sapeva se chiedere o meno la motivazione di quel
comportamento anomalo da parte della compagna. Temeva di aver capito,
il suo sesto senso vibrava ansiosamente.
Forse
era per quello che aveva deciso di raccontare ad altri la sua storia,
per la prima volta in quarant'anni.
Non ricordava neanche che
Gabrielle avesse mai scritto una pergamena in cui fosse lei la
protagonista e rendersene conto la inquietò ancora di più.
Sentì
un'onda irrefrenabile di determinazione e rabbia farsi largo
dentro di lei, inarrestabile. Se l'arrivo di Einai avrebbe sancito la
sua morte, avrebbe potuto ancora evitarla.
Come
a confermare i suoi propositi, un improvviso formicolio
diffuso si fece largo rapidamente, sotto la sua pelle. Non aveva mai
provato niente di simile, ma dai racconti di Gabrielle sapeva che era
il segnale che tanto temeva.
Il
simulacro con le sue ceneri si stava avvicinando.
Si
alzò di scatto, spaventando la compagna -Vado a prendere altra
legna.- Disse e uscì immediatamente, senza aspettare la
replica della bionda che la seguì con lo sguardo, stupita da
quel modo di fare.
Xena
recuperò la spada, nascosta nella stalla per non farla trovare
ai bambini, e corse a perdifiato sotto la pioggia, nella direzione
che il suo corpo le indicava. Inoltrandosi nel fitto del bosco fino
alle sponde del fiume su cui andava sempre a pescare.
La vide, in
lontananza, guadare il corso d'acqua a piedi, evitando il piccolo
ponte di legno che non avrebbe retto il suo peso.
Indossava ancora
l'armatura nera con cui l'aveva conosciuta, ma portava l'elmo al
fianco, legato con una lunga stringa di cuoio allo spallaccio.
Quando
il simulacro la vide, si fermò.
Xena le si avvicinò,
con la spada sguainata.
-Ciao.- Esordì Einai mostrandole
entrambi i palmi, sorpresa dal suo comportamento.
-Non può
essere già ora. Ti stai sbagliando!- La pioggia battente le
inzuppava i capelli e rivoli d'acqua le scorrevano lungo il volto
-Tu non me la porterai via!- Impugnò la spada con entrambe le
mani, pronta allo scontro.
L'altra guerriera rimase in silenzio,
si sentiva solamente il picchiettare della pioggia sull'armatura -Non
voglio portartela via.-
-Non fare un altro passo.- Le intimò
Xena, estremamente determinata.
-Succederà comunque, con o
senza di me.- Aggiunse Einai, prima di abbassare la voce -Io posso
solo non farle sentire dolore.-
Xena sentì il suolo
mancarle da sotto i piedi. Se le cose stavano realmente così,
se non sarebbe stata Einai a provocarne la morte...Non c'era più
niente che potesse fare.
Il simulacro non avrebbe avuto motivo di
mentire. Era sempre stato leale, le aveva salvato la vita e non aveva
mai chiesto nulla in cambio...E Gabrielle si fidava ciecamente di
lei.
Non la conosceva, ma in realtà le doveva molto. Tutto
ciò che era stata la sua vita, in quegli ultimi quarant'anni.
Abbassò la spada, cercando di non mostrare la paura e lo
smarrimento che provava. Non poteva immaginare la morte di Gabrielle,
rifuggiva quel pensiero con ogni fibra del suo essere.
-Non voglio
che muoia.- Ammise la guerriera.
-Nemmeno io lo vorrei...-
-Non
c'è niente da fare? Possiamo convincere Hecate a darle altro
tempo?!- Era la Dea della Morte, era l'unica a poter fare qualcosa.
-Sarà il fisico di Gabrielle a non reggere
oltre.-
-Quanto, ancora?-
-Quattro giorni, da domani.-
-C'è
tempo! Possiamo darle un altro corpo.- Se Ares si fosse rifiutato,
Aphrodite certamente non si sarebbe tirata indietro.
-Senza Ago
non avrebbe un'anima, non sarebbe lei.- Vide che la guerriera stava
per replicare, ma non occorreva saper leggere la mente per intuire
cosa stava per dire -Gabrielle non vorrebbe mai che tu ti
sacrificassi per lei.-
Xena risollevò la spada, con aria
di sfida.
-No.- Intimò Einai, arretrando di un passo.
La
mora partì alla carica urlando, mirando al busto con un
fendente diagonale dall'alto verso il basso. Il simulacro lo parò
col bracciale dell'armatura e il clangore dell'acciaio risuonò
nel bosco.
Xena
ruotò su sé stessa velocemente e mirò al fianco
opposto. Einai arretrò, schivandola, e roteando su sé
stessa la colpì a mano aperta sulla schiena, allontanandola da
sé -Non incrocerò la mia
spada con la tua!-
-E allora muori!- Caricò fulminea un
fendente al collo di Einai, che non fece in tempo a spostarsi.
Fermò
la lama contro la sua pelle, mentre i capelli del simulacro cadevano
sul terreno, ricoperto di foglie.
-Non sarò io a darti la
morte.- Sancì il Golem. Sapeva che Xena non sarebbe andata
fino in fondo. Se l'avesse uccisa, Gabrielle avrebbe sofferto e la
guerriera non avrebbe fatto un errore simile.
-Tu non puoi
capire.- Sibilò la guerriera con disprezzo, prima di
travolgerla con tutto il peso del suo corpo e costringerla con la
schiena contro il tronco di un albero -Tu non sai cosa vuol dire
veder morire la persona che ami!- Continuava a puntarle la lama alla
gola.
-Sì, invece...-
-Probabilmente non sai neanche
cos'è l'amore, provi solo imitazioni!-
Einai abbassò
lo sguardo, distogliendolo da quello della guerriera che la
squadrò, cercando un appiglio per provocarla -Sei stata
il giocattolino di Ares e ora sei quello di Hecate. Ho ragione?!-
-Smettila Xena...- La supplicò a mezza voce. Sapeva che
era sconvolta dal dolore, ma le sue parole facevano comunque
male.
-Forse non sai neanche cos'è la rabbia...Né
tanto meno l'orgoglio!- Sputò sul tronco, mancandole il viso
di poco -Sei solo un vaso vuoto.-
Einai la colpì al volto
con una testata, fulminea. Liberatasi dalla sua presa l'afferrò
per le spalle e la sbatté contro lo stesso albero, invertendo
le posizioni e facendo cadere la spada di mano alla guerriera,
nell'urto.
Appoggiò l'avambraccio contro la gola
dell'avversaria e iniziò a premere con tutto il proprio peso
-So benissimo cos'è la rabbia!- Tuonò il simulacro -Sei
tu che non capisci! Hai vissuto con lei per una vita intera! Non
capisci che fortuna?!- Gli occhi le si riempirono di lacrime -Non sai
quanto vorrei ucciderti e averla per me!- Gridò, al culmine
del furore.
-Fallo!-
Einai sorrise amaramente, prima di
lasciare la presa e arretrare d'un passo -Pensi davvero che sarebbe
felice, sapendo di non rivederti mai più?...Perché vuoi
farle di nuovo questo?!- Urlò. -Tu non sai cosa vuol dire
vivere senza la persona che ami!- Si asciugò gli occhi con il
palmo della mano -Non hai idea di quanto io ti invidi...E non riesco
nemmeno a odiarti.- Sospirò, restando in silenzio diversi
secondi, cercando di riprendere la calma -Per una volta,
Xena...Ascolta Gabrielle- Sussurrò -Lei è pronta.-
La
guerriera restò in silenzio, sorpresa, non aveva idea di cosa
stesse provando l'altra -La ami?-
Non aveva più senso
negarlo -Sì.-
-Non è un riflesso?-
-No. Il
sentimento che provo per te è un riflesso, quello che provo
per lei è mio. Sarei la prima a cercare un'alternativa, se lei
non volesse, credimi.-
Xena rimase in silenzio, cercando di
riordinare le idee.
-Posso aiutarvi a restare assieme però,
se tu vorrai andare con lei.- Aggiunse il simulacro.
-Come?-
-L'acqua del Lete. Se la berrete passerete subito alla prossima
vita, senza venire coinvolte di nuovo nella guerra tra Paradiso e
Inferno.-
Xena abbassò il capo, la rabbia la stava
abbandonando.
-Hai reso veramente felice Gabrielle. Perfino
adesso è più felice di quanto immagini.- Anche se
Hecate aveva spezzato il vincolo che la condannava all'oblio, in
assenza della ragazza, il loro legame era rimasto, forte e profondo,
e riusciva a sentire i suoi pensieri e le sue emozioni ogni volta che
lo desiderava.
Le sarebbe mancata enormemente. Aveva vissuto tutta
la sua vita assieme a lei, in ogni istante, e non riusciva ad
immaginare il vuoto che sarebbe rimasto dopo la sua morte, sempre
ammesso che fosse rimasto qualcosa di lei. Sarebbe riuscita a
sopportarlo? Sarebbe rimasta in vita? Avrebbe continuato
comunque a provare emozioni proprie? Nemmeno la sua Divinità
Protettrice era riuscita a darle una risposta.
-Sono io che non
sono pronta per la fine.- Ammise la guerriera.
-Nessuno lo è
mai del tutto.- Lo aveva visto accadere innumerevoli volte, durante i
suoi viaggi. -E' la vita, purtroppo. Tu puoi scegliere, ma per
Gabrielle non si può fare altro, se non renderglielo il più
dolce possibile.-
Tornarono
verso casa, camminando spedite sotto la pioggia, in un
silenzio carico di tensione.
-Sta
dormendo.- La avvisò Einai, prima che l'altra mettesse piede
nel portico.
Xena rallentò il passo, per non far
scricchiolare troppo forte il legno, posò la mano sulla
maniglia della porta e si fermò -Forse è meglio se
entri prima tu, ti stava aspettando.-
Einai
sorrise tristemente, negando con il capo -Aspetterò qui fuori,
prenditi il tempo che vuoi.- Aveva visto tante volte il risveglio,
con gli occhi di Gabrielle, e aveva sentito il sollievo che provava
incrociando le iridi della sua anima gemella. Lo stesso sollievo che
poteva intravvedere in quelle di Xena.
Oramai
tutto aveva un'importanza maggiore. Oramai, tutto, poteva essere
"l'ultimo" e lei non voleva derubarle di un solo
istante.
La
guerriera entrò in casa e richiuse la porta, mentre il
simulacro attendeva nel portico, al riparo dalla pioggia.
Guardandosi
attorno riconobbe i luoghi che aveva letto nella memoria di
Gabrielle, chissà se avrebbe avuto modo di incontrare i suoi
nipoti. Sorrise malinconicamente, vedendo le tacche sulla trave del
portico dove i bambini segnavano la loro altezza.
Si sforzava di
pensare ad altro, per essere certa di non seguire i ragionamenti di
Gabrielle e di lasciarle veramente da sole.
Xena
entrò in casa lentamente, non voleva svegliarla di colpo. La
raggiunse e si inginocchiò accanto a lei, disturbando il gatto
sulle sue gambe, che si allontanò indispettito, poi le
sfiorò il dorso della mano.
-Gabrielle?- La
chiamò.
-Mh?-
L'aedo si svegliò quasi subito -Oh...Ti sei inzuppata, piove
così forte?- Chiese sbadigliando.
-Sì.-
Non sapeva come dirglielo -Gaby...-
Vide
che sul volto della compagna c'era preoccupazione -Che c'è?-
-E'...-
Sospirò -E' arrivata.- Non riusciva a rassegnarsi, non voleva
arrendersi.
-Einai?-
Le tremò la voce.
L'aspettava, quasi con impazienza, ma
ebbe un fremito di paura mentre la mora annuiva, senza il coraggio di
guardarla negli occhi.
-Prendi
tu l'Ago di Cibele, Gabrielle...- Non voleva perderla, ma non le
importava di morire, se la compagna fosse stata al sicuro -Non...Non
posso vederti mor...- Le si strozzò la voce, non riuscendo a
terminare la frase.
Gabrielle
la strinse forte a sé -Non voglio, Xena...- Sussurrò,
mentre calde lacrime cominciarono a solcarle il viso, sentendo la
schiena della guerriera sussultare debolmente tra le sue braccia, in
un pianto silenzioso.
Erano entrambe spaventate, ma nel profondo
del loro animo sapevano che era giusto.
Avevano rifuggito in
innumerevoli occasioni la morte, ma quella volta non c'erano trucchi,
non c'erano inganni. La vita di Gabrielle stava volgendo alla
naturale fine, era veramente la cosa giusta da fare.
Xena
realizzò che stava sprecando tempo prezioso e si alzò,
prendendola in braccio e sedendosi sulla sedia, al suo posto.
L'aedo
rimase sorpresa da quel movimento repentino, ma le braccia della
guerriera la sostenevano saldamente, mentre i loro sguardi, lucidi di
lacrime, si incontravano nuovamente.
Restarono a lungo in
silenzio, occhi negli occhi, mentre la guerriera le accarezzava il
volto con la punta delle dita, delicatamente.
-Vuoi ancora andare
ad Anfipoli?- Esordì sussurrando, per non spezzare quel caldo
silenzio che le avvolgeva.
La
bionda annuì, silenziosamente -Cosa farai dopo?- Chiese
timidamente.
-Verrò
con te.-
-No...-
Gli occhi tornarono a velarsi di pianto.
-Sì.
La mia vita è già stata innaturalmente lunga.-
-Il
mondo ha bisogno di eroi.-
-Ce
ne saranno altri. Migliori e più giusti.-
Un
fulmine illuminò la stanza e cominciò a piovere più
forte.
-Ti
amo, Gabrielle.- Nonostante tutto il tempo che avevano trascorso
assieme e la vita piena che avevano vissuto, non era pronta a
separarsi da lei.
I
particolari del suo volto, le screziature delle sue iridi...Le
sembrava quasi di vederli per la prima volta e cercava di riempirsi
il cuore e la mente di quei dettagli, per non dimenticarla mai,
nemmeno dopo la morte.
Si
pentiva di non averlo fatto prima. Di aver considerato, talvolta, il
tempo assieme eterno e di non averne goduto appieno, come se fosse
stato l'ultimo istante.
-Ti
amo Xena.-
****
Note dell'autrice:
Grazie
per aver letto fin qui e grazie mille per le recensioni! Continuate a
farmi sapere cosa ne pensate, anche con poche parole.
Colgo
l'occasione per ringraziare oscuro_errante per essere ancora la mia
fedele Beta Reader. Grazie mille!
A sabato prossimo.
P.S.
Nella mia bio trovate il mio contatto facebook. Se volete
chiacchierare o fare domande, non esitate!